“DEFINIZIONE DI PSICOLOGIA

GIURIDICA E DEI PROCESSI COGNITIVI”

• La Psicologia Giuridica è una Disciplina che studia la persona umana (nei suoi aspetti intellettivi, caratteriologici ed attitudinali):

• sia mentre “svolge la sua personalità” in uno o più contesti, o formazioni sociali;

• sia mentre assume particolari posizioni giuridiche, in specifici procedimenti giudiziari,

La Psicologia Giuridica

• per comprendere gli “stati cognitivo comportamentali” esibiti nella ritualità del Processo ed essere posti al vaglio dall’Autorità Giudiziaria, giudicante.

Tutto ciò

Si definisce, perciò “Psicologia Giuridica dei Processi Cognitivi”

• l’applicazione dei concetti, dei metodi, delle euristiche e degli studi scientifici della cognizione, all’interno delle fasi del Giudizio (civile e penale),

• ove sono trasferiti i metodi della Psicologia per l’analisi delle dinamiche cognitive che si dispiegano in tale ambito.

Anche il “Dibattimento penale”

può essere concepito come il palcoscenico in cui gli interagenti:

• stabiliscono;

• elaborano;

• Attuano;

• utilizzano

variegate e diversificate modalità comportamentali.

(Gibson, 1979)

Già i romani, alla fine dell’età repubblicana

• indicavano con il termine “cognitio” il Processo, nel quale i fatti venivano rimessi, per l’appunto, alla “cognizione” del giudice;

• idearono un nuovo procedimento, definito “cognitio extra ordinem”, all’interno del quale chi era munito di rappresentanza processuale prendeva il nome di “cognitor”

(Sanfilippo, 1986)

Pur potendo la Psicologia cognitiva valutare ogni aspetto del fenomeno giuridico

• l’attenzione di questo corso sarà rivolta all’espressione concreta, all’interno delle dinamiche processuali penali, dell’uso normativo che gli attori del Processo realizzano, come manifestazioni della cognizione.

Questo approccio per la comprensione delle dinamiche cognitivo-rituali in tale contesto

• comporterà l’utilizzo dei metodi della Psicologia ed una contaminazione tra i due ambiti scientifici (giuridico e Psicologico):

• per riguardare con occhi diversi e nuovi il Processo penale e le sue regole;

• per porre una maggiore attenzione alla sistematica del codice di procedura penale in tutte le fasi di cui è composto il processo.

(Alberto De Toni e Comello, 2007)

Si tratterà di mettere in evidenza

• i dati cognitivi che emergono durante tale rigida ritualizzazione, per realizzare un programma di comprensione, mai completamente approfondito, dal nostro legislatore che si è limitato a riguardare i soli aspetti tecnici del processo.

(Fassone, 2002)

Il contesto giudiziario nella sua complessità

• necessita di una nuova comprensione scientifica, risultando l’aula di un tribunale e, più nello specifico, una udienza penale:

• una organizzazione dove più persone, determinate nei comportamenti dalle regole del codice di procedura penale, subiscono modifiche singolarmente prevedibili, ma di cui non è possibile considerarne del tutto lo stato futuro.

Tale motivo ripropone

• l’emergenza di nuove metodologie, strumenti conoscitivi e di valutazione, rispetto al diritto, soprattutto nella:

• comprensione delle tecniche dell’audizione e del linguaggio non verbale, per una maggiore e più opportuna ricerca della verità processuale, a vantaggio della giustizia.

Infatti, la comunicazione giudiziaria

-escusso, parti processuali e risultanze testimoniali- -

• si sviluppa attraverso dinamiche cognitive complesse, con trame comportamentali che si realizzano nell’esibizione di comunicazione verbale e non verbale dell’escusso e degli altri attori del Giudizio, coinvolgendo processi cognitivi quali:

• la testimonianza-acquisizione dell’informazione;

• l’interpretazione-riscrittura;

• la successiva valutazione testimoniale ai fini della sentenza finale.

Chi interroga, infatti

• è portato, anche inconsciamente, ad utilizzare “sistemi persuasivi”, spesso rappresentati dalle cosiddette “domande guidate” che trasferiscono nella mente dell’escusso, magari a motivo del tono della voce o del contatto fisico, l’impressione che la circostanza sia data per scontata.

(Loftus, 2003)

L’intervista, quale strumento di raccolta di informazioni, è tra i più diffusi

• perché si adatta con efficacia alle caratteristiche individuali delle persone interrogate;

• perché consiste in una conversazione tra un intervistatore e un intervistato, registrata da un magnetofono che permette, in una fase successiva, di cogliere le sfumature non messe a fuoco durante l’interazione.

L’intervistatore, che nell’aula di un tribunale penale è rappresentato dal Giudice, dal PM e dalla difesa

• Deve condurre la conversazione senza influenzare il suo interlocutore, né con le sue domande, né con il tono della voce, il comportamento, i gesti e la mimica facciale.

• L’esperienza ha infatti dimostrato le conseguenze negative di tali espedienti, il cui uso andrebbe scoraggiato per far spazio alla spontanea deposizione dell’interrogato, rimettendo le richieste specifiche ad un secondo momento.

(Gazzaniga, 1998)

Tale specificità impone un’analisi degli strumenti da utilizzare in aula

• valutando che la ricerca psicologica, avvalendosi di varie metodologie e prove empiriche che confermano l’ipotesi data, offre, di un preciso fenomeno, un ampio quadro di ricerca per il controllo e la verifica dei diversi e possibili metodi ipotizzati.

Il legislatore italiano per regolare questa complicata materia

• ha posto il divieto nell’esame del testimone “di fare domande che possono nuocere alla sincerità delle risposte” (art. 499 c.p.p., comma secondo),

• seppure la formulazione di questa norma generica ne rende difficile l’adempimento, mancando indicazioni precise che aiutino l’esaminatore a comprendere che cosa renda suggestiva una domanda.

La testimonianza, d’altro canto

• è un evento psicologico che il codice di rito include nei mezzi di prova, senza spiegarne il significato e le attività cognitive dispiegate:

• dai processi percettivi visivo-uditivi, alla realizzazione di comportamenti verbali - non verbali – emozionali - rituali;

• dalla memoria alle false memorie, fino all’oblio;

• dalla messa a punto di strategie di linguaggio–pensiero;

• dall’interpretazione dei dati ai sistemi decisionali per la realizzazione delle sentenze.

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