elementi di scrittura nella sardegna protostorica

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    RIASSUNTO – Nonostante la circolazione dei lingoi “a pelle di bue” nelle fasi mature e tarde dell’età del Bronzoe dei segni scriori egei che li caraerizzano la Sardegna non registra in queste fasi storiche alcuna testimonianzadell’adozione di grammata , neppure a livello sperimentale e non organizzato; le prime aestazioni di segni scrit-tori fanno invece la loro apparizione nei primi secoli dell’età del Ferro quando le comunità indigene, sullo sfondodella circolazione mediterranea dei phoinikeia grammata  legati alle navigazioni fenicie ed euboiche, inizianoad apporre segni scriori e identicativi di peso o di quantità su manufai in ceramica e in bronzo. Neppure perqueste fasi, in ogni caso, sembra legiimo, allo stato auale delle conoscenze, sostenere una diusione organica diun sistema scriorio denito; la problematica, ancora a uno stadio iniziale, impone in ogni caso una certa cautela,anche alla luce della prima comparsa (è il caso dello spillone in bronzo recuperato nel giacimento nuragico del sitodi Antas) di combinazioni di leere che potrebbero indicare la comparsa di vere e proprie iscrizioni.

    Nella Sardegna romanizzata dei seco-li dell’impero la scriura e lo scrivere sonoelementi di una consuetudine e di una tra-dizione ben consolidate, strumenti ormairadicati presso i ceti colti e di discreta dif-fusione anche negli strati sociali esterni allasfera e all’esercizio del potere (Mastino 2005;Dubuisson 1991, pp. 633-647. Prima di que-sti tempi vi è però una storia antichissima eavvincente che inizia con la nascita, la circo-lazione e lo sviluppo delle esperienze e del-le tradizioni scriorie presso le popolazioniindigene dell’isola nel periodo compreso trala fase matura e nale dell’età del Bronzo e i

    primi secoli della successiva età del Ferro1

    .I primi segni scriori che compaiono

    (* Dipartimento di Storia, Università degli Studi diSassari; e-mail: [email protected]

    1 Il presente lavoro riprende ed amplia il contri- buto dal titolo “Segni potenti: la scriura nella Sarde-gna protostorica” edito pp. 32-35 nella piccola guidapubblicata in occasione dell’esposizione dell’epigrafedi Bau Tellas Forci e Zucca 2007, pp. 209-239 nel Mu-seo Civico di Senorbì Solinas, Frau e Forci 2010. Rin -grazio i curatori dell’iniziativa per l’ospitalità che han-no voluto gentilmente riservarmi anche negli ai della

    giornata di studi che ha accompagnato l’esposizione diquesto importante documento epigraco.

    nell’isola sono quelli che distinguono alcu-ni lingoi di rame “a pelle di bue” g. 1, ilcui minerale proviene dalle miniere cipriote

    Lo Schiavo et alii 2009; questi oggei, testi-monianza di una metallurgia egeo-orientaletecnologicamente evoluta, sono legati al cir-cuito e al commercio “internazionale” deimetalli che unisce le coste del Vicino Oriente,l’Egeo, Creta e l’Occidente mediterraneoStampolidis 2003; Bernardini 2010, pp. 35-50. La localizzazione cipriota del rame chearriva nell’isola di Sardegna non è un motivosuciente a restringere l’individuazione deiveori di tale traco alle genti della gran-

    de isola del rame nel Mediterraneo orien-tale; sono infai da valutare con aenzionel’estrema articolazione dei protagonisti delcommercio internazionale dei minerali e losfruamento e la commercializzazione delminerale cipriota da parte di entità palatine ocerchie mercantili di etnia del tuo dierenteda quella alasiota come documenta la localiz-zazione dell’unica matrice di lingoo oxhidenora nota in una sala del palazzo regio diRas Hibn Hani in territorio siriano Lagarce

    et alii 1983, pp. 268-290. In una società salda-mente impegnata nella tecnologia del bronzo

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    come quella nuragica del XIII e XII sec.a.C.Depalmas 2009a, pp. 131-140; 2009b, pp.141-154 i lingoi circolano in abbondanza,spesso accompagnati da arezzi in bronzo

    impiegati per la fusione e la lavorazione deimetalli e da oggei niti di particolare pre-gio come vasi e sostegni a treppiede di bru-ciaprofumi, anch’essi di tradizione cipriotaLo Schiavo, Macnamara e Vagnei, 1985; LoSchiavo 2003, pp. 152-161; 2005, pp. 313-315;2009, pp. 417-431. Questi documenti, chesuggerirebbero un ruolo principale se nonprimario di Cipro nel Mediterraneo centro-occidentale, vanno però considerati con lastessa cautela suggerita nel caso dei lingoi;vi è infai una consistente dispersione egeo-

    orientale nella circolazione di questi manu-fai che propone di nuovo l’inadeguatezzadella ricerca di veori unici di commercio edi trasporto Bernardini 2009 a, pp. 170-177;2010, pp. 46-48. Se alcune analisi condoesul metallo suggeriscono una possibile pro-duzione indigena per alcuni di questi lingoiLo Schiavo 2005, pp. 311-312, la stragrandemaggioranza dei “pani “ di rame rinvenu-ti in Sardegna proviene, come si è deo e agiudicare dal complesso delle analisi di labo-

    ratorio nora prodoe, dai giacimenti mine-rari della grande isola del rame, allora notacon il nome di Alasyia Karageorghis 2004;i segni che vi compaiono sono direamentelegati all’esperienza scrioria della LineareA e della Lineare B, ma anche alle serie dicaraeri in parte ancora geroglici docu-mentati nella stessa Cipro (Guzzo Amadasi2009, pp.; tali simboli graci non aiutano,ancora una volta, a identicare veori preci-si, ribadendo l’opportunità di un riferimento

    ampio all’area orientale del Mediterraneo, incui al protagonismo dei porti del Levante siaanca la corrente cipriota e quella micenea,quest’ultima non connata alla origine grecacontinentale di questa civiltà ma alla sua va-sta e diusa koinè culturale che si estendedal Creta alle coste della Siria, della Palestinae dell’Egio Vagnei 1996, pp. 134-172;Cultraro 2006, pp. 201-220. Il quadro com-posito e variegato dei movimenti e delle in-terrelazioni mercantili che si incrociano nelMediterraneo orientale trova peraltro solide

     basi di analisi e di riessione negli impor-

    tanti relii delle fasi mature e nali dell’etàdel Bronzo restituiti dal mare presso i siti diCapo Gelidonyia Bass 1967; 1997, pp. 153-170 e di Ulu Burun Pulak 1998, pp. 188-224;

    Yalçin et alii 2005 e dalla notevole documen-tazione testuale dell’epoca Baurain 1984;se, su queste basi, volessimo in qualche mi-sura restringere il campo sull’identità degli“egeo-orientali” che circolano in Sardegna,dovremmo considerare il ruolo preminentesvolto dai porti del Levante siro-palestinesenella sfera del commercio che coinvolge lerive orientali del Mediterraneo e che inoltredarebbe sostanza, mi pare, alla signicativaassenza di una soluzione di continuità neitraci che da Oriente muovono verso l’Oc-cidente e la Sardegna nel passaggio dall’etàdel Bronzo a quella del Ferro Bernardini2000, pp. 13-33. I segni riprodoi in alcu-ni dei lingoi a pelle di bue, che iniziano acircolare presso le comunità nuragiche, nonsono quindi aribuibili a gruppi locali mafurono da questi certamente osservati e og-geo di curiosità e di interesse in rapportoalla loro origine e alla loro funzione; in altritermini, per quanto queste cifre o contrasse-gni scriori non origino da un ambito locale

    e da una organizzazione interna produivadelle comunità autoctone, questa situazio-ne niente toglie all’importanza e al valoredi queste prime aestazioni in un ambien-te che, per quanto alieno alla registrazionescria, dovee comunque percepirli comesegni potenti, come strumenti di valenza ri-tuale e ideologica, le impronte di un control-lo umano su un processo tecnologico ancoraintriso di risvolti stregoneschi e magici comequello metallurgico Deixouet 1982; Pugliara

    2003. Si potrebbe sostenere con qualche ra-gione che il rapporto intenso e prolungatotra la Sardegna e l’area egeo-orientale neisecoli centrali e terminali dell’età del Bronzodovee comportare, oltre ai lingoi e ai lorocontrassegni, la circolazione nell’isola di altrecategorie di manufai, no ad ora non docu-mentate dai ritrovamenti archeologici, in cuiil codice scriorio era applicato con funzionidiverse, tra le quali, quella del codice comu-nicativo più ampio del messaggio scrio; èperò estremamente dicile che un fenome-no di questo genere possa avere geato ra-

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    dici e creato un “apprendistato”, anche nonsistematico, all’uso di codici scriori pressole popolazioni indigene senza lasciare alcunsegno di sé sui monumenti e i manufai –so-

    prauo le ceramiche o gli oggei metallici–che esse produssero in questi secoli; questasembra davvero una assenza formidabile,certamente non colmabile facendo ricorsoalle lacune da imputarsi alla casualità dellaricerca archeologica.

    La stele iscria e il più piccolo fram-mento di iscrizione da Nora Lipinski 1992,p. 315; 2004, pp. 234-247, con la loro data-zione uuante tra l’XI e il IX-VIII sec. a.C.,ma probabilmente riportabili con maggioreverosimiglianza alla ne di questa sequen-za cronologica g. 3C-D, documentanola presenza precoce della scriura alfabeti-ca fenicia nell’isola in corrispondenza con itempi delle prime navigazioni fenicie versoOccidente e della fondazione dei primi em-pori e mercati di scambio Bernardini 2009b,pp. 183-191. I segni appartengono a quei

     phoinikeia grammata  che i Greci prenderan-no in prestito per elaborare, dopo la cadutadei palazzi e della cultura micenea, la loroscriura e registrare la loro lingua Baurain,

    Bonnet e Krings 1991, pp. 277-370; BagnascoGianni e Cordano 1998; e phoinikeia gramma-ta , insieme a segni che indicano una quantitào un peso, iniziano a circolare, nella primaetà del Ferro, su ceramiche e pani metallicidi faura indigena g. 2 Ugas 1986, pp. 41-53; Ugas e Usai 1987, pp. 175-191; Lo Schiavo2006, pp. 359-3792 . Sono leere per lo piùisolate o cifre numeriche, talora abbinate asegni scriori, ma non mancano alcune at-testazioni di gruppi di leere in sequenza; è

    il caso dell’iscrizione che appare sullo spil-lone in bronzo rinvenuto ad Antas g. 4Ae recentemente edito Bernardini 2011, pp.356-357: sono i primi balbeamenti di unprocesso cognitivo che sembra non riuscire,almeno a giudicare dallo stato auale delle

    2  Usai e Zucca 2011, pp. 341-342 illustrano di re-cente alcune asce miniaturistiche a tagli ortogonalidalla regione del Sinis con segni forse ponderali di tra-dizione semitica, kaf, X taw?, e motivo a stella, inci-si a freddo; un’ascia con segno kaf in prossimità dellaimmanicatura proviene dal ripostiglio di Sant’Imbenia

    recentemente scavato: Rendeli e De Rosa 2010, p. 14;riprende tua la questione Zucca cds

    conoscenze e prescindendo dalle sconclusio-nate e deliranti aermazioni che impestanouna certa pseudocultura locale, a radicarsi inprofondità nelle compagini sociali autoctone

    e ad accompagnare il loro sviluppo all’in-terno di un Mediterraneo diversamente ein gran parte urbano e “leerato” Baurain,Bonnet e Krings 1991, pp. 615-702; Burkert1992, pp. 9-40. La diusione di segni scrit-tori nella Sardegna nuragica dell’età delFerro non restituisce ancora l’immagine diuna civiltà che adoa in modo sistematicoe organico il codice scriorio; ma in questocaso, e a dierenza di quanto si è deo perla precedente età del Bronzo, la documen-tazione archeologica in continuo aumento e

    alcune caraeristiche delle evidenze noradisponibili inducono alla prudenza e a nonescludere la possibilità che, almeno in alcuniseori dell’isola e in rapporto a fenomeni diriorganizzazione degli assei sociali e pro-duivi di particolare rilevanza, il fenomenosi sia sviluppato in forme più complesse3.La Sardegna dell’età del Ferro, d’altronde,presenta una estrema variabilità e dieren-ziazione nei suoi aspei organizzativi, digestione delle risorse, ostentatori e ideologi-

    ci che consiglia di abbandonare l’immaginedi una cultura nuragica monolitica, sempreuguale a sé stessa e sempre replicata per tut-ta l’isola e di sostituirvi quella di numerosee dierenti “culture nuragiche” dell’età delFerro, secondo quel processo di gradualedenizione dell’emergenza dei gruppi eli-tari che distingue questa fase storica e cherichiede e comporta un’ampia variabilità dirisposte nell’organizzazione di nuovi asseiproduivi e dei connessi fenomeni ideologi-

    ci di ostentazione e di autorappresentazioneBernardini 2011, pp. 365-273; cds. Restain ogni caso la eccezionale importanza del-la circolazione di grammata in ambito nura-

    3  Nel mese di marzo del 2011 il collega Giovan-ni Ugas ha presentato, in un seminario che si è tenutopresso la Scuola di Specializzazione in Archeologia Su-

     bacquea e dei Paesaggi Costieri dell’Università degliStudi di Sassari con sede al Consorzio Uno di Oristanoi risultati, davvero straordinari, dei suoi studi sulla cir-colazione di elementi scriori nella Sardegna nuragicadell’età del Ferro. Si rimanda per i deagli di questa

    problematica al lavoro dello stesso studioso in corso diprossima pubblicazione nella collana Tharros Felix.

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    gico e la sua formidabile testimonianza nelproblema, vasto e intricato, della diusionedelle prime esperienze scriorie in area gre-ca e mediterranea occidentale e, ancora una

    volta, dei suoi possibili veori.I segni che appaiono sulle brocche askoi-di nuragiche rinvenute a Monte Olladiridi Monastir g. 2B Ugas 1986, p. 41, tav.I.5-6, al nuraghe Palmavera e al nuraghedi Flumenlongu presso Alghero g. 2ACaputa 2004, p. 89, g. III.36; 2008, p. 685,g. 4.36 o quello su un frammento vascolareproveniente dal nuraghe S’Uraki di San VeroMilis g. 2C Stigli 2007, p. 92, g. 6.a ealtri ancora inediti distribuiti in varie localitàdell’isola4 testimoniano dell’apparire di rife-rimenti scriori che derivano principalmen-te dal mondo semitico ma anche dall’ambitogreco: le leere impiegate sono verosimil-mente, nei casi ricordati, i fenici taw , kaf  , shin ,zayin  anche documentato su una panellaplumbea Ugas 1986, p. 41 e, secondo alcuneleure, il digamma greco, il vau. Certamentequesti documenti non dimostrano e neppu-re indiziano la circolazione tra le comunitàindigene della pratica scrioria; essi sonoda leggere, in modo più credibile, come ele-

    menti, disordinati e confusi, di una primapercezione dell’uso del segno come marchio,come contrassegno, simile in questo alle no-tazioni di peso e di misura che distinguonoaltri manufai indigeni, come il pane plum-

     beo di Monastir o i lingoi di Sardara g.2D; eppure, il fenomeno è di straordinariaimportanza alla luce della varietà e della ar-ticolazione dei segni circolanti e della specia-lizzazione che, in questo sistema embrionaledi protoregistrazione, sembra assumere un

    tipo determinato di manufao ceramico, la brocca askoide Campus-Leonelli 2000, pp.394-399 appunto. Il contao streo con gen-ti che tali segni impiegavano correntementein sistema coordinato e razionale, applicabi-le a numerose funzioni scriorie, deve averesercitato una certa tendenza imitativa, ac-cresciuta sia dal valore ideologico e socialedel dono tra elites e dal connesso scambio di

    4  In Zucca cds, ad esempio, si dà notizia del ritro-vamento di un frammento di brocca askoide con segno

    a X forse la leera fenicia taw nello scavo del villaggiopertinente al Nuraghe Appiu Villanova Monteleone.

     beni e di materie prime sia dalla necessitàdi disporre di una base di segni signicanticomuni alle varie etnie e culture impegnatenelle transazioni e negli scambi. Magia del

    segno, autorappresentazione ideologica,funzionalità commerciale, adaamento cul-turale araversano, tui insieme intrecciatie correlati, quello stimolante e vivace conte-sto in movimento che è il Mediterraneo delPrimo Ferro, tra il X e l’VIII sec.a.C.; su quelmare non viaggiano semplicemente uominie merci ma il confronto continuo tra culturediverse, l’incontro di tradizioni e di costu-mi, l’acceazione e il riuto dell’altro da séBernardini 2009 c. La scriura e i segni del-la scriura sono il parto fecondo del crogiolo

    mediterraneo che mescola e rimescola l’ere-dità vicino-orientale con l’Egeo e il lontanoOccidente: che siano i segni greci e semiticiche si fondono e si aggrovigliano nell’iso-la di Eubea g. 3F Kenzelmann Pfyer,Theurillat e Verdan 2005, pp. 51-85, terradi mercanti ammaliati d’Oriente Lane Fox2010, o a Pitecusa, dove si scrivono esame-tri omerici e si contrassegnano i vasi in grecoe in aramaico g. 3E Ibid., pp. 157-185, oi segni greci che compaiono nelle necropoli

    laziali Bagnasco Gianni 1998, pp. 85-106,mentre scuole scriorie tenute da maestriorientali si aprono ad Al Mina , a Creta e adAtene e le antichissime saghe epiche mesopo-tamiche si incontrano con le leggende e i mitidella giovane e nuova Grecia Burkert 1992,pp. 25-40; West 1997. Entro questo rutilantecrogiuolo la documentazione sarda potrebbeassumere un peso rilevante nell’indicare al-meno un aspeo dei modi della trasmissionedei grammata che, se le ricerche di Giovanni

    Ugas hanno colto nel segno, non possonopiù denirsi tout court  phoinikeia grammata.Lo studioso sardo ha infai postulato, sulla

     base del riconoscimento di segni vocalici trai documenti aestati nell’isola e del probabi-le – perché in analogia con quanto avvienenel campo delle notazioni di peso e di mi-sura – andamento destrorso del ductus , una“responsabilità” dei Greci dell’Eubea nelladiusione delle prime esperienze scrioriein Sardegna5; fenomeno d’altronde sostenibi-

    5  Si rimanda allo studio di Giovanni Ugas in corsodi edizione citato alla nota n. 3

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    lissimo sul piano storico, visto il ruolo emer-gente della componente greca euboica anchein quei seori dell’Occidente tradizional-mente accreditati alla sfera fenicia Braccesi

    2010, pp. 46-54 e il particolare prolo che glistessi Eubei rivestono nella nostra isola allaluce dell’evidenza incrociata e complemen-tare dei manufai archeologici e delle analisisui miti e le leggende che direamente la ri-guardano Breglia 2005; Rendeli 2005.

    Sulla costa algherese, tra la ne del IX egli inizi dell’VIII sec. a.C., sorge e si sviluppaun importante emporio indigeno, frequen-tato da genti di cultura levantina e greca:Sant’Imbenia Oggiano 2000; é questo ilcaso esemplare di un luogo in cui la sio-nomia commerciale prevalente e la conver-genza di culture di etnia diversa innescanoun forte mutamento interno in cui la circola-zione di segni scriori assume straordinariosignicato Bernardini 2009a, pp. 161-169.Compaiono in questo sito i  phoinikeia  gram-mata , ma anche un sigillo di produzionelocale g. 3A in cui appaiono una serie disegni che sono stati in genere ritenuti prividi uno specico signicato semantico ma in-vece allusivi ai segni potenti, alle leere re-

    ali che facevano bella mostra di sé sui sigillidei mercanti orientali D’Oriano 1997, p. 233,n. 30; Bernardini 2009a, p. 169; il suo pos-sessore, evidentemente un “imprenditore”indigeno, aveva ben presente la forza ideo-logica e sociale del sigillo e questa forza re-clamava per sé araverso il controllo direodell’ecacia dei segni. Oggi si è pensato cheil sigillo in realtà non sia una “invenzione”naive: vi si sono lei tentativamente un ayin eun heth accompagnati da una teoria di punti,

    forse in rapporto con registrazioni di peso odi quantità Zucca cds. Vi sarebbe quindi laregistrazione consapevole, in ambiente indi-geno e in un contesto di aività emporica, disegni in relazione ad una proprietà o un’o-cina, forse accompagnati da determinativi diquantità. Segni più decisamente scriori, delresto, appaiono sulla pancia di un’anfora vi-naria g. 3B, tipologicamente ane ai tipidocumentati e realizzati nell’emporio alghe-rese e rinvenuta in un altro grande emporiodell’estremo Occidente: Huelva, in cui ab-

     bondante è la circolazione di materiale sardo

    (Gonzalez De Canales Cerisola et alii 2004, p.133; per il complesso del materiale nuragico,ivi , pp. 100-105; 206-207. Non sfuggirà il rap-porto streissimo esistente tra circolazione

    di segni scriori e una determinata produ-zione di manufai, le brocche askoidi, colle-gate al consumo del vino da una parte, allaproduzione del vino delle fertili terre sardedall’altro –che si trai della Nurra o dell’Ori-stanese o della costa orientale seentrionale,tui luoghi in cui si impiantano fabbrichedi anfore levantine del tipo documentato aSant’Imbenia Bernardini e Zucca 2009, pp.199-207; Napoli e Aurisicchio 2009; Sanciu2010; e non sarà inverosimile pensare a unrapporto logico tra commercializzazione dialcuni prodoi e dei loro contenitori ed esi-genze di registrazioni relative alla proprietà,alle boeghe e alle quantità. Il quadro di cul-tura materiale aestato a Huelva apre altreprospeive, di grande suggestione: le dueleere incise sull’anfora vinaria di fabbricasarda, un lamed e unbeth , mostrano alcuneirregolarità di graa che potrebbero riportar-si alla mano inesperta di un anonimo isola-no alle prese con un procedimento, per luievidentemente insolito e inconsueto, di regi-

    strazione scrioria Zucca cds; è certo che imateriali sardi circolano in gran numero inun ambiente, quello dell’emporio internazio-nale di Huelva, straordinariamente apertoalle potenzialità e alle lusinghe della scriu-ra, come dimostra la presenza nel giacimen-to di stili in legno ed osso e di una tavoleascrioria in legno g. 4B-C Gonzalez DeCanales Cerisola et alii 2004, pp. 160, 169.

    Allo stesso arco cronologico di Sant’Imbe-nia (ne del IX-inizi dell’VIII sec. a.C.) ap-

    partiene un singolare oggeo restituito dallanecropoli indigena di Antas in territorio diFluminimaggiore: nella terra nera e carbo-niosa che circonda i pozzei funebri e all’in-terno di alcune fossee votive, riempite dicarboni e resti di ossa animali, è stato rinve-nuto uno spillone a capocchia articolata, diun tipo ben noto nella tradizione bronzisticalocale (g. 4A), caraerizzato dalla presenzadi una serie di leere fenicie incise sulla lama(Bernardini 2011, pp. 356-357). La sooline-atura del rango dei personaggi che trovanoposto nelle tombe individuali si accompagna,

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    nel santuario di Antas, alla testimonianza ec-cezionale della scriura, intesa certamentecome elemento di prestigio, segno potente e“magico” che smuove nel profondo le corde

    emozionali e simboliche di una società tradi-zionalmente “illeerata”: la successione delleleere proposta dopo una prima leura, kaf,resh (oppure gimel o pe) , mem, kaf  , sembra fareriferimento a un nome locale, indigeno, tra-sposto nei phoinikeia grammata. In questo caso,e considerata la buona faura del prodoo, ilcommiente indigeno si è forse avvalso dellaprofessionalità e della competenza di un ar-tigiano orientale per ssare sul bronzo il pro-prio nome; ma il processo ideologico che hainnescato questa esigenza è da riportare con

    piena evidenza alla suggestione e alla forzaesercitata sulle comunità locali dal magicodono di Cadmo (Morris 1995, pp. 101-148).La leura aende la valutazione degli spe-cialisti e la prudenza è quindi d’obbligo; mail manufao di Antas, che sembra escludereogni riferimento a marchi o contrassegni oqualicazione di peso e quantità, già si im-pone per il suo eccezionale valore documen-tario nell’ambito della prima diusione disegni scriori nel mondo indigeno nuragico.

    La prospeiva “greca” nell’introduzione deisegni scriori in Sardegna ha prodoo ancheun tentativo alternativo di leura dei segni diAntas, proposto ancora da Ugas: adoandouna successione dei segni da destra a sinistrae leggendoli come “greci”, vi si riconosce ilch (segno a tridente) a inizio e ne di parolae la presenza di un elemento vocalico (iota)nel secondo segno; anche in questo caso, iltermine dovrebbe probabilmente trascrivereun nome personale indigeno6. L’ipotesi “gre-

    ca”, pur con qualche dicoltà, non sembraimpossibile e conferma quanto sperimentalee pioneristica sia ancora la ricerca sulle pro-

     blematiche legate alla diusione in Sardegnadei segni scriori nel corso dei primi secolidell’età del Ferro e quanto sia importantemantenere nell’arontare tale tematica, purall’interno di ragionamenti lologicamentee storicamente proponibili, una mente aper-ta ad un ampio ventaglio di possibilità e diprospeive.

    6  La leura greca è stata proposta da Ugas nel cor-so del seminario ricordato alla nota n. 3.

    Le sintetiche riessioni sulla circolazionedei segni scriori nella Sardegna protostoricache si sono esposte non pretendono di esse-re altro che una semplice introduzione sugli

    aspei di un problematico processo cultu-rale che araversa le società della Sardegnaprotostorica e la loro percezione di sé e delmondo “altro” che le circonda Bernardini ePerra cds; vi è da sperare che nuovi docu-menti e testimonianze possano aumentare ilventaglio delle nostre conoscenze e condur-re ad un sostanziale approfondimento dellariessione in questo campo della ricerca. Il“set” di acceine in bronzo con presenza disegni in codice scriorio di recente resi notida Raimondo Zucca o quella pure in bron-zo con un segno a tridente proveniente dalripostiglio di fresca scoperta al villaggio diSant’Imbenia di Alghero7  danno la misu-ra di quanto velocemente nuovi documentientrino a far parte del dossier sulla “scriu-ra “ nuragica. Non sarà lecito, in ogni caso,utilizzare la presenza o l’assenza dell’espe-rienza scrioria come criterio ideologico divalutazione della complessità e maturità diuna cultura; non sarà banale ricordarlo inun’epoca che ancora molto fatica a liberarsi

    dai ceppi atroci del colonialismo e del raz-zismo Bernardini 2010, pp. 34-35. Neppuresarà lecito arontare questa tematica con su-percialità o con scarso mestiere; se le sto-rie sono molteplici e innumerevoli e innitii “destini culturali”, la frase di Jean De LaBruyere, leggermente modicata per l’occa-sione, ci ricorda che “ gloria e merito di alcuniè scrivere, gloria e merito di altri non scrivereaao” de La Bruyére 1981. A chi invecesi ostina a voler aribuire agli antichi Sardi

    scriure inesistenti e di pura invenzione,come spesso accade ai nostri giorni, lasciouna citazione stavolta per nulla modicata,di Mark Twain che, per quanto mi riguarda,è anche una fervida speranza: c’è gente tantobrava da scrivere due libri contemporaneamente:il primo e l’ultimo Kent Rasmussen 1998.

    7  Cfr. in proposito la nota n. 2.

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    Fig. 1 - Nuragus CA, loc. Serra Ilixi: lingoi di rame del tipo oxhide con segni di scriura egea A; lingoi di ramedi tipo oxhide provenienti dal Mediterraneo Occidentale con segni di scriura egea B.

    A

    B

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    Elementi di scriura nella Sardegna protostorica

    Fig. 2 - Alghero SS, nuraghe Flumenlongu: ansa di brocca askoide con elemento scriorio A; Monastir CA, loc. Monte Olladiri: anse di brocche askoidi con elementi scriori B; San Vero Milis OR, nuraghe S’Uraki , frammento

    di ceramica nuragica con motivo a tridente C; Sardara VS, loc. Sant’Anastasia: pani in piombo con segni indicatividi peso o di quantità D.

    A

    BC

    D

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    P B

    Fig. 3 - Alghero SS, loc. Sant’Imbenia: sigillo in terracoa con probabili segni scriori e determinativi di quantitàA; Huelva Penisola Iberica: frammento di anfora “tipo Sant’Imbenia” con leere fenicie B; Pula CA, loc. Nora:

    stele C e frammento di stele D iscrii; Ischia NA, Pithecusa: grati fenici su parete di anfora E; Eretria Eubea,Grecia: frammento ceramico con iscrizione F.

    A B

    C

    D

    E F

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    Fig. 4 - Fluminimaggiore CI, loc.  Antas: spillone in bronzo e particolare dell’iscrizione collocata sul corpo A;Huelva Penisola Iberica: stili in osso B e tavolea scrioria in legno C.

    A

    B C

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