elementi di semiotica generativa

Upload: simone-citrani

Post on 13-Oct-2015

138 views

Category:

Documents


12 download

TRANSCRIPT

ELEMENTI DI SEMIOTICA GENERATIVA - MARSCIANI ZINNA

ELEMENTI DI SEMIOTICA GENERATIVA - MARSCIANI ZINNA

INTRODUZIONE

DAL SEGNO AL LINGUAGGIO. La semiotica ha mosso i primi passi con PEIRCE (scienza dei segni) e SAUSSURE (lingua come sistema di segni). La visione sistematizzante di SAUSSURE ha preso il sopravvento con HJELMSLEV, che port alla sostituzione dei segni con i linguaggi (la struttura di ciascuna semiotica). I linguaggi sono sempre sistemi di segni, ma non tutti i loro elementi sono riducibili a degli insiemi di significante e significato, come nel caso delle composizioni musicali. Secondo HJELMSLEV, le semiotiche hanno uno dei cardini del loro funzionamento non solo nellopposizione significante/significato, ma anche in quella processo/sistema.

DAL LINGUAGGIO AL TESTO. Allinizio degli anni 60, la ricerca semiotica ha iniziato ad incentrarsi sullanalisi dei testi, basate, ancora senza piena coscienza, sulla dialettica strutture pi superficiali/strutture pi profonde. Il discorso articolava la superficie dei testi, mentre la riflessione sulle unit del racconto portava ad ordinare la trama testuale in strutture cronologiche pi astratte e profonde.

Lo spostamento pi recente ha portato alla nascita di una semiotica che si interroga sui sistemi di significazione, che condivide ancora i principi della linea SAUSSURE/HJELMSLEV. Essendo sottoposta a criteri di verifica, essa (la semiotica generativa) pi vicina alla linguistica che alla filosofia del linguaggio.

GENERAZIONE E INTERPRETAZIONE. Si distinguono due semiotiche: generativa e interpretativa. La prima non una simulazione del percorso di generazione del testo da parte del suo autore, ma un quadro generale dove si tenta di posizionare reciprocamente gli strumenti dispone la teoria. La seconda, invece, ricostruisce i movimenti cooperativi di Autore e Lettore (ECO).

I.FONDAMENTI DI SEMIOTICA STRUTTURALE

La semiotica degli ultimi decenni cerca di ricostruire le differenze tra i diversi tipi di linguaggio, ma soprattutto le identit che permettono in ogni caso di parlare di linguaggio.

LA STRUTTURA DI BASE DEI LINGUAGGI. Nel saggio The basic structure of language, HJELMSLEV aveva individuato cinque punti che caratterizzano la struttura base dei linguaggi propriamente detti:

1. Piani2. Assi3. Commutazione4. Reggenza e combinazione5. ConformitLa lingua naturale non ha alcun altro vantaggio sugli altri linguaggi, se non quello, non trascurabile, di permettere di parlare di quasi tutte le organizzazioni significanti e costituisce perci un metalinguaggio.

1. I PIANI

Secondo HJELMSLEV, ogni linguaggio fatto di due piani: espressione e contenuto, che sostituiscono i saussuriani significante e significato. Il rapporto diretto fra espressione e contenuto detto denotazione,, mentre la connotazione stabilisce una relazione di contenuto su una prima semiotica denotativa.

2. GLI ASSI

I due assi sono il processo (orizzontale) e il sistema (verticale). La rappresentazione grafica dei due assi puramente convenzionale e si riferisce a processi che hanno una espressione lineare e cio una progressione nel tempo e nello spazio.

Caratteristiche del processo sono la linearit (o successione o ordine posizionale) e la direzione (orientamento del processo nello spazio e nel tempo).

Lorientamento temporale non ha altre possibilit di manifestazione, anche se possibile invertire in una frase lordine dei segni e anche quello degli elementi che compongono i segni.

Un caso tipico di inversione la registrazione di un film che procede dalla fine allinizio, causando effetti imprevedibili sulla riconoscibilit delloggetto e sul senso da attribuire alle sue parti.

LA PARTIZIONE DEL PROCESSO. Dal punto di vista della successione, il processo pu essere identificato con una gerarchia di funzioni logiche del tipo e...e denominate funzioni di relazione. E questa la partizione del processo.

La partizione ci porter a riconoscere delle catene e a suddividere le catene in parti. Catene e parti non coincidono con le unit delle lettere e dei segni, ma sono dei criteri relazionali: i singoli segni possono essere catene, in cui le lettere sono parti, ma anche parti di catene come le frasi e i periodi.

LARTICOLAZIONE DEL SISTEMA. Stabilisce le classi di elementi che possono occorrere in una stessa posizione. Ad un elemento in una frase non possiamo sostituire un qualunque altro elemento, pena la scorrettezza semantica e/o sintattica della frase. Anche gli elementi interni al singolo segno possono essere sostituiti.

Un sistema si pu definire come una gerarchia di funzioni di correlazione del tipo o...o.

Tra gli elementi di taglia diversa allinterno di un testo, HJELMSLEV riconosce tre tipi di correlazione:

QUALITATIVA (contrariet): due membri della stessa categoria vengono opposti luno allaltro attraverso il riconoscimento di due propriet qualitativamente diverse.

PRIVATIVA (contraddizione): due membri vengono opposti luno allaltro attraverso la negazione di una propriet.

PARTECIPATIVA: un membro del paradigma opposto a se stesso pi uno, diversi o tutti i membri dello stesso paradigma.

Lipotesi del sistema rettifica lidea di associazione dei segni di SAUSSURE. Alla base dellidea del sistema vi la possibilit di scelta da parte del parlante tra una serie virtuale di alternative.

Un sistema si articola in questo modo:

MEMBRI

PARADIGMA

CATEGORIE

SISTEMA

Nel caso dei linguaggi linguistici, il processo prende il nome di testo, mentre il sistema prende il nome di lingua.

Con GREIMAS, il termine testo stato usato anche per indicare il processo delle semiotiche non linguistiche (testo verbale, visivo, sonoro...).

IMMANENZA E MANIFESTAZIONE. Il processo sicuramente pi vicino al dato immediato di quanto non sia il sistema. Lordine posizionale una sua propriet logica, che prescinde dalla sua manifestazione nello spazio e nel tempo.

Dunque, limmanenza il livello di costruzione in cui poniamo la struttura delloggetto. La manifestazione , invece, il livello apparente delloggetto. La convergenza di espressione e contenuto nel livello manifesto d origine alla semiosi, mentre la relazione semiotica si colloca sul livello immanente.

3. LA COMMUTAZIONE

La prova di commutazione mette in rapporto i primi due tratti della struttura dei linguaggi, cio piani ed assi: inventariando il sistema, si producono dei cambiamenti nel processo sia dellespressione che del contenuto.

ES: data una frase, che costituisce una catena lungo lasse del processo, sostituiamo ogni sua parte con unaltra parte:

Se un cambiamento determina variazioni sia nel piano dellespressione che nel piano del contenuto, parleremo di MUTAZIONE.

Se, invece, il cambiamento non determina variazioni in entrambi i piani, parleremo di SOSTITUZIONE, in quanto lelemento sostituito una variante dellelemento di cui ha preso il posto.

Le variazioni che non producono effetti sul piano del contenuto non sono semioticamente pertinenti: un esempio di questo tipo di variazioni sono quelle dovute al tipo di pronuncia nelle diverse regioni. Esse non sono pertinenti a livello denotativo, ma a livello connotativo.

Una mutazione che non riguarda il sistema, ma il processo consiste nello scambiare le posizioni degli elementi di una frase: invece di . Si tratta di una PERMUTAZIONE.

SEGNI E FIGURE. I segni sono ulteriormente scomponibili in parti che non hanno alcuna significazione propria e, cio, le figure.

Esistono figure dellespressione (|u| e |n| per un) e figure del contenuto (singolare + indeterminato). Le figure dellespressione e del contenuto non hanno funzione semiotica. Le figure hanno solo funzioni omoplane, mentre i segni hanno funzioni eteroplane (o funzioni tra piani).

DAI SEGNI AL DISCORSO. I segni vengono arricchiti semanticamente dal loro inserimento in un discorso. Il senso, secondo HJELMSLEV, contestuale, nel fatto che, interagendo con altri segni, alcune propriet del contenuto mutano, o si trovano specificate allinterno del contesto.

Tra figure, segni e intere proposizioni esistono due funzioni cui HJELMSLEV d il nome di:

4. REGGENZA E COMBINAZIONE

La prima un legame di necessit tra figure dellespressione, che si verifica quando un elemento implica necessariamente la presenza di un altro elemento. Es: in italiano, la |q| richiede necessariamente la presenza della |u|, regge la |u|.

La seconda, invece, sempre sul piano dellespressione, la possibilit di un grafema di accordarsi con altri grafemi. Questa propriet vale anche per la combinazione dei segni.

Combinazione e reggenza sono presenti anche nel piano del contenuto: la combinazione semantica riguarda la possibilit o limpossibilit di due o pi parole di accordarsi fra loro dal punto di vista del significato.

La coerenza o lincoerenza di un enunciato , comunque, sempre contestuale. Un enunciato inaccettabile nel contesto della vita quotidiana pu essere accettabilissimo nel contesto di una favola.

5. LA CONFORMITA

E la rispondenza termine a termine tra elementi dellespressione e elementi del contenuto. Quando questa propriet manca, si ha la non conformit tra i piani. La non conformit pu essere dimostrata attraverso la prova di commutazione: se le figure del piano dellespressione non possono essere commutate senza provocare una mutazione nel piano del contenuto, allora non c conformit tra i piani.

Un sistema in cui non vi conformit tra i piani si dice biplanare.

Un esempio di linguaggio che presenta i cinque elementi analizzati finora quello del semaforo: esso rappresenta, inoltre, un sistema monoplanare, in quanto, eseguendo il test della commutazione al piano dellespressione, notiamo che alterazioni nel cromatismo non hanno alcun effetto sul piano del contenuto.

LA MANIFESTAZIONE NON LINEARE

La linearit una caratteristica dei linguaggi linguistici, dei linguaggi dei semafori, del sistema morse..., ma non del linguaggio della moda o dei linguaggi iconici. Questi ultimi, infatti, non sono delle successioni di posizioni, ma delle posizioni senza successione. Queste posizioni sono definite da Greimas categorie topologiche.

Tuttavia, unopera pittorica, ad esempio, viene dipinta su una tela, che, ancor prima che lopera sia realizzata, organizzata in posizioni: sinistra/destra, alto/basso, centro/periferia (esistenza di un processo). Inoltre, la possibilit di scelta tra infinite alternative che ha lautore ci porta a considerare anche lesistenza di un sistema.

La differenza con le lingue naturali consiste nel fatto che in esse linsieme delle alternative inventariabile, mentre nei linguaggi iconici, il sistema deve essere creato di volta in volta per ogni singolo processo.

Nonostante ci, le categorie topologiche, cromatiche (dei colori) e eidetiche (delle linee e delle forme) hanno sicuramente portata generale per lanalisi delle semiotiche planari.

LA TIPOLOGIA DEI SISTEMI. Processo, sistema, espressione e contenuto sono le condizioni necessarie per dire che ci troviamo in presenza di un linguaggio. Commutazione e conformit, invece, sono le caratteristiche che permettono di diversificare i tipi di sistemi.

Possiamo individuare essenzialmente tre tipi di sistemi linguistici, i primi due dei quali sono stati descritti da HJELMSLEV:

1) SISTEMI MONOPLANARI (SIMBOLICI): comprendono tutti i sistemi che presentano conformit tra i piani e non commutabilit tra gli elementi (linguaggi logici, musica e, sotto certi aspetti, pittura)

2) SISTEMI BIPLANARI (SISTEMI DI SEGNI): non conformit tra i piani e commutabilit tra gli elementi (lingue naturali)

3) SISTEMI SEMI-SIMBOLICI: micro-linguaggi composti in prevalenza da due soli elementi per piano; presentano conformit tra i piani e commutabilit fra gli elementi. A differenza dei sistemi simbolici, in cui gli elementi risultano avere funzione semiotica uno a uno, i sistemi semi-simbolici stabiliscono la relazione semiotica tra elementi dei piani che possiedono gi correlazione, dunque tra categorie e non tra elementi isolati.

THURLEMANN ha dimostrato come in un acquerello di KLEE, sia reperibile un esempio di sistema semi-simbolico nellopposizione tra figure plastiche a carattere |curvilineo| (associate al celeste) e a carattere |rettilineo| (associate al terrestre

LIPOTESI GENERATIVA. Questi fondamenti di semiotica strutturale rappresentano la base comune tra SAUSSURE/HJELMSLEV e GREIMAS, che per aggiunge a questa base unipotesi che permette di guardare in maniera completamente alla produzione del senso

Questa ipotesi consiste in una relazione generativa tra gli elementi minori (figure) e gli elementi maggiori (segni): gli elementi minori e immanenti generano gli elementi maggiori del discorso manifesto, sia per il piano dellespressione, che per quello del contenuto.

Si distinguono due livelli di immanenza: quello profondo e quello di superficie.

LIVELLO femi

PROFONDO

PIANO DELLESPRESSIONE

LIVELLO DI fonemi sillabe

SUPERFICIE

FONEMI

REALIZZATI catena fonica

realizzata

PIANO DELLA MANIFESTAZIONE

LESSEMI discorso

REALIZZATI realizzato

LIVELLO DI enunciati

SUPERFICIE sememi semantici

PIANO DEL CONTENUTO

LIVELLO semi

PROFONDO

Nel passaggio da semi a sememi, il percorso di generazione del contenuto indipendente da quello dellespressione. Successivamente, questo schema sar complicato con lintroduzione della sintassi del contenuto (enunciati).

Una teoria strutturale del piano dellespressione non ancora stata sviluppata.

II. SEMIOTICA NARRATIVA E DISCORSIVA

La prima delle opere maggiori di GREIMAS, Semantica strutturale rappresenta un tentativo di fondare e sviluppare teoricamente una metodologia di indagine sul piano del contenuto dei sistemi significanti.

SEMI E SEMEMI. Loggettivazione del contenuto di unoccorrenza semiotica comporta lo stabilirsi di una distanza tra descrizione e discorso descritto, che coincide col cosiddetto rapporto metalinguistico.

La prima ipotesi che si possa procedere nei confronti del piano del contenuto nello stesso modo in cui si proceduto per quello dellespressione, stabilendo un metalinguaggio adeguato e corrente e ricercando un repertorio di tratti distintivi minimali. Questa ipotesi si basa sul parallelismo dei due piani.

Lanalisi fonologica aveva messo in evidenza come fosse possibile giungere alla realizzazione di fonemi attraverso la combinazione di tratti distintivi dellespressione.

I fonemi, infatti, risultano costituiti da fasci di tratti distintivi che non sono unit di manifestazione; possono comparire cio nella catena parlata soltanto se si combinano ad altri tratti simultaneamente. I tratti distintivi sono categorie del metalinguaggio teorico, come ad es. vocalico, consonantico, grave...

I tratti distintivi del contenuto saranno chiamati semi, mentre le unit minimali di manifestazione semantica saranno detti sememi. Anche i semi, come i femi, hanno esistenza puramente relazionale e strutturale. Il loro valore si determina in una relazione che deve essere considerata come una categoria semantica.

Lanalisi semica non pu condurre a un inventario preciso, come avvenuto nel caso dellespressione. Gli inventari semici rimangono inventari aperti e la marca di minimale riconosciuta al sema rimane sempre relativa e subordinata alla pertinenza della descrizione e alla delimitazione delluniverso di indagine.

UNA TIPOLOGIA DEI SEMI. GREIMAS individua tre classi fondamentali di semi:

1) SEMI FIGURATIVI (o esterocettivi): grandezze del piano del contenuto delle lingue naturali che corrispondono a elementi del piano dellespressione della semiotica del mondo naturale (orizzontalit/verticalit, esteriorit/interiorit)

2) SEMI ASTRATTI (o interocettivi): grandezze che non fanno riferimento ad alcunesteriorit e che, al contrario, servono a categorizzare il mondo e a renderlo significante (relazione/termine, oggetto/processo)

3) SEMI TIMICI (o propriocettivi): articolano i sistemi semici secondo la categoria euforia/disforia e fanno di essi dei sistemi assiologici.Unaltra importante classificazione dei semi quella che distingue tra:

4) SEMI NUCLEARI, che consentono di individuare gli elementi invarianti, legati allapparizione di un lessema, quei tratti che possono essere considerati specifici di un lessema dato.

5) SEMI CONTESTUALI (o CLASSEMI), che rendono conto delle specificazioni di senso cui va incontro lapparizione manifesta di un lessema. Dipendono dal contesto e rendono possibile la selezione e la realizzazione di alcune tra le virtualit di un lessema.

Secondo GREIMAS, il semema la somma di una figura semica (i semi nucleari) e di una base classematica, che dipende dal contesto e dai classemi che si possono individuare come comuni ad almeno due termini contigui nella catena sintagmatica.

SEMEMA vs LESSEMA. Il lessema ununit di contenuto, che pu dar luogo, una volta inscritto nellenunciato, a una o pi unit di contenuto chiamate lessemi. Il semema , appunto, la specificazione di un lessema in un contesto.

Il lessema appare come una serie di virtualit, che, partendo da un nucleo comune, conducono ogni volta ad altrettante realizzazioni.

Il lessema si presenta come prodotto della storia e delluso, piuttosto che della struttura.

Si veda lanalisi di GREIMAS del lessema testa.

LA NOZIONE DI ISOTOPIA. GREIMAS definiva in un primo tempo lisotopia come la ricorrenza, in un testo dato, dei classemi che assicuravano al discorso la sua omogeneit.

Negli sviluppi successivi della sua semiotica, GREIMAS allargher il concetto di isotopia, prevedendo la possibilit del costituirsi di isotopie figurative e non soltanto di isotopie astratte. Questo comporta una riconsiderazione della distribuzione stabilita tra semi astratti e semi figurativi e la possibilit per entrambe le classi di occupare le posizioni di semi nucleari e di semi contestuali.

Linterprete di un testo tende a considerarlo sempre il meno ambiguo e il pi omogeneo possibile. Intesa come ricorrenza di semi contestuali, o, pi in generale, come ricorrenza di categorie semiche, lisotopia consente la disambiguazione di un enunciato, cos come la manifestazione di un semema specifica alcune virtualit semantiche del lessema (isotopia : enunciato = semema : lessema).

Lisotopia attraversa lintero testo nel suo insieme, ma ci non significa che a un testo corrisponda una e una sola isotopia.

Esistono testi pluri-isotopici al cui interno si possono riconoscere isotopie concorrenti, isotopie che entrano in rapporti gerarchici con altre isotopie, isotopie generali, parziali...

IL QUADRATO SEMIOTICO. Il quadrato semiotico, o struttura elementare della significazione, costituisce lo sviluppo formale del sistema categoriale delle opposizioni, e , cio, la rappresentazione visiva dellarticolazione logica di una categoria semantica qualunque (GREIMAS e COURTES).

E anche larticolazione della prima componente strettamente sintattica della teoria.

La sua struttura si basa su opposizioni qualitative e privative: le prime sono relazioni tra due termini qualitativamente diversi, che prendono il nome di contrari. Le seconde sono correlazioni tra termini per negazione di propriet e che come tali prendono il nome di contraddittori.

Il quadrato semiotico rappresenta la forma semiotica della differenza in quanto tale ed uno sviluppo dellintuizione di SAUSSURE sul valore come differenza strutturale:

S = categoria semantica ASSI = contrariet

S1 e S2 = termini semici SCHEMI = contraddizione

S DEISSI = complementarit

S1 Contrari S2

Non S2 subcontrari Non-S

Non S

Il quadrato semiotico organizza un universo di senso sulla base di un pacchetto di relazioni interdefinite. I termini da esso generati appaiono come fasci di relazioni.

Esso non rappresenta il sunto del contenuto di un testo, n lo schema essenziale di un universo culturale. Esso non coincide con una dimensione testuale, ma pu essere applicato in quanto forma a porzioni diverse della sostanza semantica. Pu servire per organizzare i termini semici di una categoria semantica molto specifica o di una categoria classematica pi generale.

Pu essere inteso come una struttura statica, in quanto generatore di tassonomie, e come una struttura dinamica, in quanto reticolo percorribile secondo regole operative. I due aspetti sono complementari.

Da un punto di vista dinamico, il quadrato si basa sulla duplicazione di un sistema operativo binario che sfrutta lopposizione categoriale affermazione/negazione: tramite la negazione di un termine, si genera il suo contraddittorio e, a partire da questa negazione, si genera un termine positivo, contrario al primo termine.

Le operazioni che si possono compiere sul quadrato costituiscono un vero e proprio percorso. I termini che fanno parte del quadrato sono omogenei e coerenti: ci significa che le due operazioni di negazione e affermazione devono effettivamente generare i due termini contrari e solo se lo fanno si pu dire che i due termini sono i poli di una categoria semantica..

Un testo utilizza una determinata isotopia se al suo interno sono riconoscibili alcune occorrenze segniche inscrivibili nel paradigma organizzato dal quadrato semiotico che si origina da una certa categoria semantica. Un termine si dir complesso se rappresenta gli investimenti di una data categoria nellasse dei contrari, mentre si dir neutro se rappresenta gli investimenti di quella categoria nellasse dei subcontrari.

Si possono incontrare anche investimenti negli schemi e nelle deissi.

Il caso degli schemi lo si riconosce in quei discorsi in cui si manifestano le cosiddette opposizioni graduali, in cui un termine non si contrappone a un contrario, ma alla sua stessa maggiore o minore presenza o alla sua relativa assenza (il caso della luce).

Per quanto riguarda le deissi, lesempio migliore quello rappresentato dal cosiddetto quadrato della veridizione (vedi fig.). In esso, non solo i termini complesso e neutro sono suscettibili di denominazione, ma anche la deissi positiva e negativa. Il quadrato della veridizione una struttura che organizza i tratti semici essere e sembrare sulla base della categoria della manifestazione. Esso articola due schemi tra loro distinti: quello della manifestazione (sembrare/non sembrare) e quello dellimmanenza (essere/non essere). Si ipotizza che un soggetto possa portare dei giudizi di valore veridittivo, cio possa esercitare un sapere o un credere, assumendo che il gioco delle relazioni possibili sia ricostruibile sulla base della struttura semiotica rappresentabile col quadrato.

La veridizione semiotica il tentativo di rendere conto dei fenomeni discorsivi in cui si manifestano giudizi relativi al valore di senso dei fenomeni significati, spesso sfumati e contraddittori.

La natura del quadrato non pu essere intesa in senso strettamente logico. Esso si distingue dalle costruzioni logiche in quanto queste ultime sono costruzioni di pura sintassi, indipendenti dalla componente semantica. Il quadrato rappresenta la forma generale della strutturazione paradigmatica, connette relazioni interdefinite in un sistema strutturale. E quindi lorganizzazione elementare di un universo di senso.

ENUNCIATO E SINTASSI NARRATIVA DI SUPERFICIE. Se, da un punto di vista semantico, il testo la progressione di diverse linee isotopiche, dal punto di vista sintattico pu essere visto come una serie di enunciati.

La grammatica narrativa di superficie la scansione della sintassi del contenuto in enunciati narrativi raggruppabili in sintagmi narrativi, detti prove.

ENUNCIATO E PREDICAZIONE. A differenza dei segni, gli enunciati sono delle osservazioni circa gli stati di mondi. La riflessione sugli enunciati ha visto lalternarsi di due posizioni:

1. La divisione tra tema e rema, cio tra ci di cui si parla e ci che se ne dice, posizione che va dai greci ai logici di Port Royal a CHOMSKY.

2. La funzione predicativa dellenunciato e non di un singolo elemento al suo interno, posizione di HJELMSLEV e TESNIERE. Questa posizione implica che anche i linguaggi non verbali, che non sono scomponibili nettamente in elementi, sono in grado di adempiere alla funzione predicativa.

Secondo TESNIERE, la prima posizione ha il difetto di attribuire troppa importanza al soggetto, negandola agli altri attanti della frase, che, cos, si trovano riassorbiti nel predicato.

Per il linguista francese, centrale nella costruzione della frase il nodo verbale, che un piccolo dramma, contenente un processo, degli attori e delle circostanze. Trasposti sul piano della sintassi strutturale, gli attori, il processo e le circostanze diventano attanti, verbo e circostanti.

I verbi esprimono un predicato che crea relazioni tra un certo numero di termini. Tali termini sono gli attanti, che risultano dalla funzione del verbo.

In base alla valenza del verbo, si hanno:

PREDICATI A ZERO ATTANTI: piove

PREDICATI A UN ATTANTE: Mario corre

PREDICATI A DUE ATTANTI: Mario picchia Giovanni

PREDICATI A TRE ATTANTI: Mario d un dono a Giovanni

Le circostanti sono tutte le determinazioni di tempo, di luogo e di mezzo.

Lenunciato unespansione relazionale del predicato.

Nella sintassi attanziale, il soggetto chi compie lazione, anche se questultimo espresso da un complemento dagente. Infatti, la sintassi attanziale attribuisce i ruoli (destinante, oggetto e destinatario) dopo una riflessione semantica sulle relazioni che intercorrono tra gli attanti.

LENUNCIATO ELEMENTARE. GREIMAS considera il testo come formato da una successione di enunciati elementari, cio da una serie di unit ridotte al predicato e agli attanti con esclusione dei circostanti. La sintassi degli enunciati comune a semiotiche linguistiche e non linguistiche. GREIMAS considera fondamentali due tipi di enunciati:

1) Quelli binari: EN = funzione (A1; A2) oppure funzione (S; O)2) Quelli ternari: EN = funzione (A1; A2; A3) oppure funzione (D1; O; D2).Gli enunciati binari sono a due attanti, di cui uno compie lazione (attante soggetto) e laltro la sopporta (attante oggetto).

Gli enunciati ternari sono, invece, a tre attanti, di cui il primo il destinante, il secondo loggetto e il terzo il destinatario.

PREDICATI STATICI E DINAMICI. Gli enunciati si differenziano a seconda che il predicato appartenga ad una classe statica o dinamica. Poich la funzione predicativa non necessariamente delegata al verbo-predicato, ma pu essere presente in altri elementi frastici, dal punto di vista semantico sarebbe corretto parlare di sememi predicativi statici o dinamici.

Verbi che esprimono azioni, come correre, prendere, scrivere appartengono alla classe dei predicati di trasformazione o dinamici, mentre verbi che esprimono attribuzione attraverso essere o avere appartengono alla classe dei predicati statici o giuntivi.

EN = F(trasformazione) (S O) trasformazione

EN = F(stato) (S O) giunzione

Gli enunciati a struttura ternaria sono retti esclusivamente da predicati di trasformazione e sono detti enunciati traslativi.

ENUNCIATI DELLESSERE: LO STATO. Enunciati dellessere o di stato sono quegli enunciati elementari che stabiliscono una relazione di giunzione tra un attante soggetto e un attante oggetto.

La giunzione una categoria semica che si pu articolare in congiunzione e disgiunzione.

Vi sono quindi enunciati congiuntivi (S ^ O) e enunciati disgiuntivi (S u O).

La predicazione giuntiva attraverso lavere crea valori attribuiti in maniera oggettiva, mentre la predicazione rispetto allessere crea valori attribuiti in maniera soggettiva.

Mentre lenunciato elementare rappresenta un rapporto costante tra un soggetto e un oggetto, i circostanti sono sottoposti a possibili scelte figurative e, quindi, a variabilit.

Nello stesso testo, un enunciato congiuntivo e un enunciato disgiuntivo sono collegati da una trasformazione.

EN1 EN2 EN3

(congiuntivo) (disgiuntivo)

La trasformazione , quindi, il passaggio da uno stato di congiunzione ad uno di disgiunzione e viceversa.

La proiezione sul quadrato semiotico della categoria della giunzione permette di ricavare altri due tipi di enunciati, quelli non congiuntivi e quelli non disgiuntivi:

ENUNCIATI DELLESSERE

giuntivi (o di stato)

congiuntivi disgiuntivi

(S1 ^ O1) (S1 u O1)

non disgiuntivi non congiuntivi

(S1 O1) (S1 _^ O1)

non giuntivi (o sospensivi)

Questi stati intermedi caratterizzano il momento di passaggio da uno stato di congiunzione a uno di disgiunzione. Essi, infatti, creano una sospensione del rapporto tra soggetto e oggetto durante la trasformazione.

ENUNCIATI DEL FAR: LA TRASFORMAZIONE. Lipotesi forte della sintassi narrativa che la trasformazione operi sulla relazione di giunzione tra soggetto e oggetto. Di conseguenza, se esistono due forme di giunzione, esisteranno anche due forme di trasformazione: trasformazioni congiuntive e trasformazioni disgiuntive.

Anche un enunciato del fare contiene un soggetto e un oggetto della trasformazione. Questo soggetto pu, perci, non coincidere con il soggetto di stato, in quanto un soggetto pu trasformare la situazione in cui si trova o pu vederla trasformare dallintervento di un secondo soggetto. Pu perci verificarsi che esistano un soggetto del fare e un soggetto di stato.

Se il fare consiste nella trasformazione di un enunciato di stato, allora latto pensabile a partire dalla relazione gerarchica fra fare e essere.

Come per gli stati, anche per il fare esistono enunciati subcontrari, una volta che la categoria della trasformazione viene proiettata sul quadrato semiotico:

ENUNCIATI DEL FARE

trasformativi (o funzionali)

fare congiuntivo fare disgiuntivo

S1 (S2 ^O) S1 (S2 u O)

fare non disgiuntivo fare non congiuntivo

S1 | (S2 u O) S1 | (S2 ^ O)

non trasformativi (o di mantenimento)

LESISTENZA SEMIOTICA. Fare lanalisi di un testo vuol dire stabilire una serie di stati e di relative trasformazioni, legandole tra loro come tappe che intrattengono una relazione logica in vista della trasformazione finale. Gli enunciati, ordinati attraverso una logica di successione, danno origine a quello che conosciuto come lo schema canonico delle prove.

Gli stati possono essere:

Virtuali: il soggetto e loggetto sospendono qualsiasi rapporto di giunzione

Attuali: soggetto e oggetto sono disgiunti

Realizzati: soggetto e oggetto sono congiunti

Virtuale, attuale e realizzato costituiscono tre modi di esistenza semiotica.

IL MODELLO ATTANZIALE. Lanalisi greimasiana della proposizione si coniuga con gli studi proppiani sulla fiaba.

Lidea di fondo che la proposizione linguistica sia a tutti gli effetti una narrazione nella sua forma pi semplice e, di contro, la narrazione sia pensabile come lespansione delle due forme di enunciato elementare.

Se la proposizione organizzata come un racconto, allora qualsiasi discorso pensabile come strutturato in forma narrativa.

La distanza tra lanalisi proppiana e quella greimasiana non incolmabile: PROPP riconosce nella struttura della fiaba 31 funzioni, che vengono da GREIMAS ridotte a 20. La riduzione dei personaggi in sette sfere dazione da parte di PROPP d invece origine al modello attanziale, basato su sei categorie attanziali.

GLI ATTANTI NARRATIVI. Gli attanti che compaiono nel modello attanziale sono gli stessi di quelli che compaiono negli enunciati elementari, con la sola aggiunta della coppia aiutante/opponente. La rappresentazione che GREIMAS ne d la seguente:

DESTINANTE OGGETTO DESTINATARIO

AIUTANTE SOGGETTO OPPONENTE

SOGGETTO E OGGETTO. Nelleconomia del percorso narrativo, il soggetto si definisce unicamente per la sua relazione giuntiva con loggetto, relazione caratterizzata dallasse del desiderio o dallasse dellavversione. Mentre la relazione di desiderio d origine a trasformazioni congiuntive, la relazione di avversione d origine a trasformazioni disgiuntive.

Il desiderio pu essere inteso come una lessicalizzazione del volere, mentre lavversione pu essere vista come una lessicalizzazione del volere contrario.

Loggetto definito come ci che voluto. Pu essere di natura soggettiva o oggettiva, a seconda che sia attribuito secondo lessere o secondo lavere: quando attribuito in maniera oggettiva, si situa in una dimensione pragmatica, mentre quando attribuito in maniera soggettiva, si situa in una dimensione cognitiva.

DESTINANTE E DESTINATARIO. Scritti in maiuscolo, Destinante e Destinatario si diversificano dai medesimi attanti presenti negli enunciati elementari.

Il Destinante corrisponde alla sfera dazione del mandante, mentre il Destinatario , in generale, il soggetto-eroe, cui viene assegnato il compito di riparare al danneggiamento subito o di liquidare la mancanza che si venuta a creare.

I due attanti non sono sullo stesso livello: il Destinante si colloca su un livello trascendente, mentre il Destinatario-soggetto occupa una posizione immanente. Al Destinante pertiene il volere, comunicato attraverso un oggetto di natura linguistica, mentre al Destinatario compete il dovere circa lazione da portare a termine.

Tra Destinante e Destinatario si stabilisce un contratto nel quale il Destinatario si impegna a realizzare il volere del Destinante attraverso la prova, ricevendo poi dal Destinante una sanzione positiva o negativa dellazione compiuta. Bisogna, quindi, distinguere il Destinante manipolatore dal Destinante giudicatore.

AIUTANTE E OPPONENTE. GREIMAS giudica Aiutante ed Opponente come delle proiezioni della volont dagire e delle resistenze immaginarie del Soggetto. Queste due figure hanno goduto di pi fortuna critica di quanta lautore stesso fosse disposto ad accordarvi. Infatti, in un primo tempo, essi erano nominati circostanti.

E possibile interpretare laiuto o limpedimento che il Soggetto assume su se stesso come un poter fare o un non poter fare.

CONSIDERAZIONI PARADIGMATICHE. Inserendo le figure attanziali nel quadrato semiotico, si ottengono quattro posizioni per ciascuna categoria attanziale. Per lanalisi narrativa, sono considerati di maggior interesse i termini negativi che si originano sullasse dei contrari.

Gli attanti negativi (anti-Soggetto, anti-Oggetto, anti-Destinante...) non hanno alcuna colorazione moralistica, ma conservano il valore posizionale assunto nel quadrato semiotico.

Lanti-Soggetto lattante che si oppone al congiungimento tra Soggetto e Oggetto.

La distinzione tra anti-Soggetto e Opponente si basa sul momento in cui compare lazione di ostacolo: se compare al momento dellacquisizione della competenza, lattante negativo sar lOpponente; se, invece, si presenta al momento della performanza, lattante negativo sar lanti-Soggetto.

VERSO UNA SINTASSI NARRATIVA DEGLI ENUNCIATI. Tre frasi sintatticamente diverse, ma che esprimono la stessa idea sono, da un punto di vista narrativo, identiche, perch esprimono lo stesso enunciato.

Quando un enunciato di stato viene omesso, perch logicamente implicato dallenunciato successivo, si dice che si verificata unellissi, un sistema di costruzione discorsiva che economizza sugli enunciati. Lanafora grammaticale , invece, luso del pronome per rinviare allattore apparso nella proposizione precedente.

Lanalisi delle singole proposizioni e quella dellintero discorso sono due operazioni diverse: pu, infatti, capitare che gli attanti del discorso e gli attanti narrativi non coincidano.

ATTANTI, ATTORI E FIGURE. Quando apriamo un libro, non incontriamo attanti e predicati, ma personaggi e temi, nomi propri e situazioni. Ci imbattiamo, cio nella forma manifesta del discorso.

Le relazioni tra sfere dazione e personaggi che le ricoprono sono state messe in evidenza da PROPP, che distingueva tre casi:

1. La sfera dazione corrisponde esattamente al personaggio

2. Un solo personaggio abbraccia pi sfere dazione

3. Una sola sfera dazione ripartita fra pi personaggi.

GREIMAS chiama attori le unit lessematiche di superficie, che ricoprono gli attanti, eliminando lambiguit di una nozione come quella di personaggio.

Lo schema di PROPP pu essere cos integrato nellanalisi greimasiana:

1. A1 2. A1 A2 A3 3. A1 a1 a1 a1 a2 a3

A= attante; a= attore

In un testo, secondo lipotesi di PROPP, alcuni ruoli attanziali rimangono invarianti, mentre di volta in volta variano gli attori che li vanno a ricoprire.

Un ruolo attanziale si definisce sintatticamente in funzione della posizione dellattante allinterno del percorso narrativo.

Il ruolo attanziale si distingue dal ruolo tematico in quanto questultimo comporta un investimento semantico che permette di manifestare lattore.

Mentre i ruoli attanziali rimangono fissi, garantendo la coerenza nella progressione dellisotopia del testo, i ruoli tematici variano (da poveri a ricchi, da prigionieri a uomini liberi...). Il testo mette in scena anche la trasformazione dei ruoli patemici. (i personaggi mutano da tristi a gioiosi, da calmi a ansiosi...)

ENUNCIATI E DISCORSO. Il discorso gode della propriet dellelasticit, che consente allenunciato di esprimere unidea o condensandola in un singolo predicato, oppure sviluppandola in pi frasi, periodi o interi capitoli. Si parla a tal proposito di condensazione o espansione.

Un segmento testuale pu, poi, presentare un sincretismo tra livello narrativo e livello profondo, oppure pu presentare lassenza di ununit narrativa, che pu essere presupposta per catalisi (esplicitazione degli elementi frastici impliciti) a partire dalla condizione venutasi a creare successivamente. Si dice, in questo caso, che si verificata unellissi sintagmatica.

Lellissi paradigmatica, invece, consiste nellevitare di raccontare lazione contraria dellanti-Soggetto.

Il meccanismo di catalisi funziona anche per descrivere la struttura narrativa di un dipinto figurativo.

La manifestazione discorsiva pu anticipare il racconto di cose che accadranno dopo (catafora) o posticipare il racconto di eventi gi accaduti (anafora).

GLI OGGETTI DI VALORE. La possibilit di dare senso ad un testo si fonda sulla sua continuit, che gli conferisce omogeneit, nonostante la presenza, al livello della manifestazione, di elementi eterogenei. La relazione tra soggetto e oggetto governata dalla categoria del valore. Prima che rispetto a un oggetto, un soggetto si congiunge o si disgiunge rispetto a un valore semantico e narrativo, che trova la sua incarnazione in un oggetto.

Nel congiungimento con loggetto, il soggetto vede un puro pretesto per il raggiungimento di un valore semiotico. Linvestimento in valori variabile e dipende dalle determinazioni semantiche e narrative attribuite al soggetto dal discorso.

Lo stesso valore pu essere riconosciuto in oggetti diversi.

Esistono due accezioni del valore:

STRUTTURALE: il valore ci che rende pertinente e semioticamente riconoscibile lapparizione di un oggetto.

FENOMENOLOGICA: il valore ci che rende conto dellintenzionalit di un soggetto proteso verso la propria realizzazione.

Unificando queste due accezioni, possiamo dire che il valore ci che consente sia la determinazione della soggettivit, sia la selezione delloggetto. Il valore ci che rende possibile per soggetto e oggetto lesistenza semiotica.

La congiunzione tra soggetto e oggetto-valore consente la realizzazione, mentre la disgiunzione uno stato virtuale e il processo che la produce detto processo di virtualizzazione.

A questo punto, nascono tre problemi:

Circolazione dei valori Ingresso e uscita dei valori Trasformazione dei valoriLA COMUNICAZIONE TRA SOGGETTI. Il primo caso riguarda il trasferimento di valori da un soggetto allaltro, per mezzo dellazione di un terzo soggetto incaricato del fare trasformativo. Se si tiene conto del fatto che S3 pu essere in sincretismo sia con S1 che con S2, si possono avere le seguenti quattro combinazioni:

REALIZZAZIONE RIFLESSA, quando S3 = S1 virtuale APPROPRIAZIONE REALIZZAZIONE TRANSITIVA, quando S3 = S2 realizzato ATTRIBUZIONE

VIRTUALIZZAZIONE RIFLESSA, quando S3 = S1 realizzato RINUNCIA VIRTUALIZZAZIONE TRANSITIVA, quando S3 = S2 virtuale SPOLIAZIONELA COMUNICAZIONE PARTECIPATIVA. Nel caso in cui irrompano nuovi valori, o si perdano valori precedenti, o si trasformino valori nelluniverso narrativo, rispetto a soggetti immanenti dobbiamo postulare altri soggetti trascendenti, che possiamo chiamare Destinanti.

In questo caso, lattribuzione di un valore non richiede la rinuncia a quello stesso valore da parte di un altro soggetto. Questa forma di comunicazione consente laumento dei valori in gioco.

Il soggetto realizzato resta tale anche dopo avere adoperato la trasformazione che fa s che un altro soggetto si trovi congiunto con lo stesso oggetto.

Oggetto e valore devono essere tenuti distinti, in quanto il secondo pi astratto e generale del primo e consente la costruzione di una logica semiotica del funzionamento narrativo della significazione. Gli oggetti sono secondi rispetto ai valori nel processo di generazione del senso.

LORGANIZZAZIONE CANONICA DEGLI ENUNCIATI. La riflessione sul raggruppamento delle unit narrative ha permesso di individuare nel contratto, nella prova e nel dono tre dei sintagmi a pi alta ricorrenza nella struttura del racconto.

Il contratto la forma di accordo con cui due soggetti stabiliscono degli obblighi reciproci sul modo in cui regolare il flusso di circolazione degli oggetti. Mentre il dono implica simultaneamente unattribuzione e una rinuncia, la prova una figura discorsiva del trasferimento degli oggetti di valore che suppone in modo concomitante unappropriazione e una spoliazione e per questo rappresenta una relazione intersoggettiva di natura polemica.

IL CONTRATTO, IL DONO, LA PROVA. La struttura narrativa del mito dellEden costituita da quattro funzioni poste in successione:

dono divieto infrazione punizione

Dono e divieto fanno parte del contratto in cui Dio dona alluomo il paradiso terrestre e luomo si impegna a non mangiare la frutta di un albero prescelto.

Linfrazione una forma di prova negativa, mentre la punizione finale rappresenta la sanzione con cui Dio giudica loperato di Adamo ed Eva.

Se, da un punto di vista schematico, il mito dellEden pu essere equiparato a una qualsiasi favola proppiana, sono gli investimenti tematici specifici a renderlo unico.

Quindi, allinterno dei sintagmi narrativi, saranno riconoscibili delle funzioni tematiche, a loro volta specificabili in temi.

IL CONTRATTO. La relazione contrattuale si oppone alla relazione conflittuale come una forma di accordo sulle azioni da compiere si oppone a una forma di disaccordo. Se non passa per una struttura di comunicazione, il contratto si dice implicito.

I contratti possono essere:

1. unilaterali: uno dei soggetti emette una proposizione e laltro un impegno.2. Bilaterali o reciproci: le proposizioni e gli impegni si incrociano.Il contro-dono loggetto che viene richiesto dal Destinante e verso cui muove lazione del Destinatario-soggetto.

LE TRE PROVE. GREIMAS ha identificato nella successione di tre prove quelli che si possono considerare come i tempi forti dellinsieme del racconto.

Prova qualificante: il soggetto acquisisce la competenza per portare a termine la successiva prova decisiva; in questo sintagma compaiono adiuvante e opponente. Nello schema proppiano, la qualificazione coincide con lacquisizione del mezzo magico.

Prova decisiva: il soggetto impegnato nella lotta contro lanti-soggetto, che gli contende loggetto di valore. Essa costituisce la dimensione veramente polemica del racconto.

Prova glorificante: il soggetto riceve un giudizio sul suo operato nei termini di una sanzione a carattere pragmatico o a carattere cognitivo, positiva (premio o riconoscimento) o negativa (punizione o disconoscimento).

GLI ENUNCIATI COSTITUTIVI DELLA PROVA. Il sintagma della prova pu essere diviso nei sotto-sintagmi di confronto, dominio e conseguenza.

In linea teorica, possibile pensare che, se c stato un dominio, ci sar stato anche un confronto. Ma questa perfetta successione logica che permette di andare a ritroso non sempre presente nel mondo reale.

LA TEORIA DELLE MODALITA. Le ipotesi narrative della semiotica generativa finora esaminate si distaccano di poco dai lavori di PROPP e LEVI-STRAUSS sulle fiabe e sui miti e avrebbero molte difficolt se fossero applicate allanalisi di testi pi complessi come quelli del Novecento, che, pi che rappresentare le azioni dei personaggi, ne rappresentano i conflitti interiori. Per questo la teoria ha dovuto dotarsi di altri strumenti, sfruttando la parallela riflessione di AUSTIN sugli atti linguistici, secondo la quale il dire costituisce la dimensione cognitiva del fare.

Lipotesi generativa era ferma al livello pragmatico e non si interrogava sulla dimensione cognitiva del soggetto che agisce: latto era visto esclusivamente come ci che fa essere.

La teoria delle modalit rappresenta, invece, una vera e propria teoria dellatto, che descrive i sintagmi di contratto come delle azioni persuasive volte a trasformare gli atteggiamenti modali dei soggetti che interagiscono.

LA DEFINIZIONE SINTATTICA DI MODALITA. Un predicato prende il nome di modale quando modifica un secondo predicato, semplicemente perch lo precede nella catena sintagmatica della frase. Questa modificazione chiamata modalizzazione.

Il predicato che modifica si chiama modale, mentre quello modificato si dice descrittivo.

Poich esistono enunciati dellessere e del fare, che possono essere modali o descrittivi, si potranno avere quattro combinazioni:

1. Il fare che modalizza lessere = PERFORMANZA2. Lessere che modalizza il fare = COMPETENZA3. Il fare che modalizza il fare = MANIPOLAZIONE o PERFORMANZA COGNITIVA4. Lessere che modalizza lessere = SANZIONE o COMPETENZA COGNITIVAQueste combinazioni ci permettono di distinguere tra latto inteso come la performanza di un soggetto che modifica uno stato (far essere) e la competenza allatto, considerata come quel modo di essere che ci permette di eseguire un atto (essere del fare).

La competenza un presupposto dellatto; si pu, inoltre, rendere conto dei conflitti interni di un soggetto, facendoli apparire come conflitti di competenza (tra un voler fare e un non dover fare impersonati dallo stesso soggetto).

Il fare che modalizza il fare suggerisce lesistenza di azioni traslative in cui lattante del primo predicato trasformativo un soggetto distinto dallattante del secondo predicato (manipolazione).

Lessere che modalizza lessere rappresenta, infine, ladesione o meno del destinatario ai contenuti della comunicazione proposta (sanzione veridittiva).

COMPETENZA E PERFORMANZA. CHOMSKY ha definito la competenza come la capacit di produrre performanze al di l della conoscenza esplicita delle regole. Se la performanza ci che fa essere, la competenza lessere del fare, cio ci che mette il soggetto in condizione dagire.

GREIMAS ha elaborato una rappresentazione delle quattro strutture modali:

MANIPOLAZIONE SANZIONE

far fare essere dellessere

performanza cognitiva di S2 competenza cognitiva di S2

COMPETENZA di S1 PERFORMANZA di S1

essere del fare far essere

atto pragmatico

Latto pragmatico , quindi, linsieme di una competenza e di una performanza, in cui il soggetto di stato e il soggetto del fare sono in sincretismo in uno stesso attore.

Le posizioni superiori, performanza cognitiva e competenza cognitiva, rappresentano i due momenti del contratto. Il primo pertiene al Destinante-mandante o manipolatore, il secondo al Destinante- giudicatore.

Questo modello tende a soppiantare lo schema canonico delle prove.

LA SURMODALIZZAZIONE. I valori modali del volere, dovere, potere, sapere hanno grandissima importanza nellorganizzazione discorsiva e narrativa:

COMPETENZAPERFORMANZA

MODALITA VIRTUALIZZANTIMODALITA ATTUALIZZANTIMODALITA REALIZZANTI

Voler fare

Dover fareSaper fare

poter farefar essere

Ciascuna delle modalit del fare (vedi tab.) o dellessere pu essere proiettata sul quadrato semiotico.

LA SINTAGMATICA DELLE MODALITA. Un soggetto pu passare alla performanza solo se possiede la catena sintagmatica di modalit necessarie allatto. Quando affermiamo che la competenza lessere del fare, intendiamo con il primo predicato una catena di predicati. Infatti, la competenza pu presentarsi nella successione volere-sapere-potere/fare o nella successione dovere-sapere-potere/fare. Lazione pu essere distinta in unoperazione, se rivolta a un oggetto, o in una manipolazione, se rivolta a un soggetto.

LA MANIPOLAZIONE. La manipolazione una forma di persuasione nei confronti di un altro individuo. Ma si pu possedere qualcuno a fare o a non fare qualcosa.

Se la persuasione a fare modifica la competenza modale del soggetto secondo il volere, si avranno la seduzione e la tentazione. Se, invece, la manipolazione secondo il dovere, si avranno la provocazione e lintimidazione.

Mentre seduzione e tentazione manipolano attraverso la proposizione di un oggetto sapere e di un oggetto potere positivi, provocazione e intimidazione lo fanno attraverso la proposizione di un oggetto sapere e di un oggetto potere negativi:

VOLERE DOVERE

SAPERE

POTEREseduzione provocazione

tentazione intimidazione

Persuadere vuol dire far compiere allaltro un atto cognitivo di adesione alla proposizione che gli comunichiamo. Questa adesione un creder essere.

IL PROGRAMMA NARRATIVO. Il programma narrativo (PN) una configurazione di natura non discorsiva, ma sintattica costituita da un enunciato di fare che regge un enunciato di stato e situata sul livello semio-narrativo. Si tratta di affrontare lazione dei personaggi come dei programmi dazione finalizzati al raggiungimento di oggetti-valore.

Vi sono programmi semplici e programmi complessi: questi ultimi si servono di sotto-programmi che prendono il nome di programmi narrativi duso, investiti di valori modali, mentre i PN di base sono investiti di valori descrittivi.

La mancanza di una delle modalit necessarie per realizzare lazione richiesta dal PN di base spinge il soggetto a intraprendere uno o pi sotto-programmi dazione. Questi programmi hanno come fine il congiungimento con gli oggetti che sono investiti dei valori modali di cui difetta la competenza. Poich ogni nuovo oggetto potrebbe determinare dei difetti di competenza e la ricerca di una competenza specifica, lespansione dei PN potrebbe proliferare vertiginosamente.

LASPETTUALIZZAZIONE DELLE FUNZIONI. Il compimento della funzione del PN di base risulta dilatato dalla presenza dei PN duso.

Secondo BARTHES, la dilatazione di una funzione pu dar luogo a un effetto-suspense.

Lacquisizione delloggetto-sapere ci dice che siamo ancora lontani dal momento della performanza, mentre lacquisizione delloggetto-potere ci dice che il momento che abbiamo atteso per tutta la progressione del testo sul punto di arrivare. La suspense data proprio dal durare di qualcosa che sappiamo essere nel suo stadio terminativo.

La tensione narrativa, prodotta tramite la condensazione o lespansione dei programmi solo una delle possibilit che il testo ha di produrre effetti tensivi.

Laspettualizzazione la trasposizione sul livello discorsivo degli stessi effetti tensivi, attraverso luso delle marche aspettuali, che hanno la funzione di modulare la temporalit interna dellazione. Marche aspettuali sono, ad es., i verbi incoativi, che, a loro volta, possono essere coniugati al passato remoto o allimperfetto, a seconda che si voglia rendere la puntualit o la durativit dellazione.

IL PROGRAMMA NARRATIVO DELLANTI-SOGGETTO. Unimportante differenza tra la teoria di PROPP e quella di GREIMAS consiste nellintroduzione, da parte di questultimo, della prospettiva, attraverso la quale una stessa azione pu essere vista a partire da PN diversi.

Loggetto rappresenta il legame sintattico che permette lincontro e lo scontro di soggetti dai PN contrari.

Luso della prospettiva orientata sul valore pu portarci a condividere gli intenti del personaggio, anche quando questi sono negativi, procurando degli insoliti effetti morali (come nel caso del fumetto DIABOLIK).

Quando ci troviamo di fronte a due soggetti in relazione polemica, come il soggetto e lanti-soggetto, i programmi narrativi diventano delle vere e proprie strategie, basate sul calcolo della competenza altrui. Il confronto polemico si sposta, cos dalla dimensione pragmatica a quella cognitiva, con la conseguenza che le lotte non avvengono tra soggetti del fare, ma tra simulacri di soggetti (che GREIMAS chiama soggetti di rappresentazione).

LA MODALIZZAZIONE DELLESSERE E IL VALORE. Le modalizzazioni dellessere sono modificazioni dello statuto delloggetto. Poich sappiamo che il soggetto esiste solo in virt delloggetto con cui mira a congiungersi, queste modificazioni dello statuto delloggetto-valore avranno come conseguenza delle modificazioni dello statuto del soggetto. Ci permette di distinguere tra competenza modale (voler fare) e esistenza modale (voler essere): se, dal punto di vista della competenza modale il soggetto vuole loggetto, dal punto di vista dellesistenza modale egli vuole il valore di cui quelloggetto portatore (es. mela/immortalit).

Il valore viene ad essere una modalizzazione dellesistenza di una grandezza semica qualunque:

V = m + e (s)

LE ASSIOLOGIE SEMICHE. La modalit del voler essere attivata da un livello pi profondo in cui risiede la tima del soggetto. Sul livello profondo, il valore si presenta come ununit semica assiologizzata.

Una categoria semantica pu essere assiologizzata attraverso la proiezione, sul quadrato che larticola, della categoria timica, i cui termini sono denominati euforia/disforia.

La categoria timica una categoria propriocettiva, poich descrive il modo in cui un essere vivente percepisce se stesso e reagisce al mondo che lo circonda.

Leuforia espressione del desiderabile, mentre la disforia espressione del nocivo. Possiamo definire il valore assiologico come la proiezione della categoria timica su ununit semica, secondo la seguente formula:

v = t (s)

La conversione permetter poi il passaggio dal livello profondo al livello narrativo di superficie, nel quale lunit semica non si presenta pi come assiologizzata, ma come modalizzata:

V = m + e (s)

TEMATICO E FIGURATIVO: LA SEMANTICA DISCORSIVA. Dire che le strutture semio-narrative (quadrato semiotico, grammatica degli enunciati, schema narrativo e teoria delle modalit) fanno parte della competenza universale dei soggetti significa adottare un punto di vista che consiste nel prendere in considerazione quel tipo particolare di azione che lenunciazione.

I soggetti dellenunciazione sono gli operatori della produzione discorsiva, intendendo per produzione discorsiva linvestimento in strutture pi articolate dei valori semiotici e narrativi pi astratti e generali.

Il passaggio a un livello discorsivo avviene nel momento in cui vi il riconoscimento di unit del contenuto, che, per la loro produzione e descrizione, richiedono il riferimento a un soggetto dellenunciazione.

Nel momento in cui un soggetto dellenunciazione produce un discorso, ci che egli fa consiste in una sorta di messa in scena nella quale possibile riconoscere due gruppi di problemi:

Da una parte, egli colloca il discorso rispetto a se stesso, costruisce soggetti e oggetti, spazi e tempi componente sintattica.

Dallaltra, riempie il valore e i posti, previsti dalla grammatica narrativa, di contenuti semantici condivisi componente semantica.

IL LIVELLO TEMATICO. GREIMAS e COURTES definiscono tema la disseminazione, lungo i programmi e i percorsi narrativi, dei valori gi attualizzati (in giunzione col soggetto) dalla semantica narrativa.

La tematizzazione, invece, una procedura che, facendosi carico dei valori gi attualizzati dalla semantica narrativa, li dissemina in maniera pi o meno diffusa o concentrata, sotto forma di temi, nei programmi e percorsi narrativi, aprendo la strada alla loro eventuale figurativizzazione.

Essa pu sia concentrarsi sui soggetti, gli oggetti o le funzioni, sia distribuirsi ugualmente sui diversi elementi della struttura narrativa.

Ad es., il valore libert, proiettato sul quadrato semiotico del poter fare, viene messo in giunzione con il soggetto e pu diventare loggetto con cui questultimo tende a congiungersi. Nel passaggio alle strutture discorsive, il valore astratto libert pu trasformarsi in ununit di significazione pi concreta, come evasione. Levasione un tema, il prodotto di una tematizzazione come conversione nelle strutture discorsive di un valore riconosciuto nella semantica fondamentale.

La nozione di tema acquista, cos un ruolo di cerniera. Esso convoglia in unit discorsive i tratti che la grammatica semio-narrativa ha stabilito essere pertinenti per la significazione e funge da base per una serie di operazioni discorsive pi specifiche.

Il ruolo tematico la rappresentazione di un tema sotto forma attanziale. Es: il tema dellevasione si concentra nella figura dellevaso.

Il ruolo tematico viene ottenuto grazie a due procedure complementari:

1. la riduzione della configurazione discorsiva a un solo percorso figurativo (realizzato o realizzabile nel discorso)

2. la determinazione della sua posizione nel percorso dellattore.

La riduzione di una configurazione discorsiva la selezione di un solo percorso specifico fra i tanti percorsi tematici possibili.

La configurazione discorsiva corrisponde, nel piano del discorso, al ruolo tematico come il lessema corrisponde al semema nel quadro dellenunciato.

Lattore viene definito dalla congiunzione di ruoli attanziali e ruoli tematici.

Le nozioni di tema, ruolo tematico e attore svolgono una funzione di mediazione tra le strutture profonde e le strutture del discorso. Sono il luogo in cui si rende comprensibile la determinazione dei valori discorsivi da parte delle strutture narrative, soprattutto in virt dellimportanza rivestita dal concetto di ruolo attanziale.

Al momento del suo incontro con almeno un ruolo tematico, il ruolo attanziale pu dar luogo a quellunit pi concreta e individuata che lattore, luogo di passaggio tra la grammatica semio-narrativa e la semantica del discorso.

IL LIVELLO FIGURATIVO. Possiamo chiederci se i temi riconosciuti e gli attori che ne assumono i ruoli sono passibili di ulteriori investimenti semantici. Ci ci permette di comprendere deduttivamente e in maniera generativa quelli che vengono chiamati processi di figurativizzazione.

Si intende per livello figurativo quella posizione del percorso di produzione del senso in cui sono riconoscibili figure in quanto sememi il cui nucleo semico rappresentato da una categoria semica di tipo figurativo, ovvero corrispondente sul piano del contenuto ad ununit del piano dellespressione della semiotica del mondo naturale.

Le figure del contenuto articolano concretamente i momenti e i passaggi del percorso tematico.

Es: le figure del contenuto del tema dellevasione saranno sbarre segate, filo spinato, lenzuola calate, sirene, oscurit...

La problematica della figurativizzazione il luogo privilegiato per spiegare la variabilit testuale. Un solo tema pu essere figurativizzato da numerose configurazioni discorsive. La scelta di una figura comporta lallestimento di un campo figurativo compatibile e la scelta di un tipo di percorso, di valori incassati e di prove, ogni volta determinati e vincolati.

La scelta di una figura discorsiva consente, tuttavia, in molti casi pi sviluppi figurativi: il caso della metafora, della parabola, dei discorsi allegorici, in cui sono facilmente riconoscibili due o pi strutture tematiche fra loro alternative, anche se coesistenti. Sono, questi, discorsi bi o pluri- isotopici.

A questo punto si pone il problema del rapporto tra universo semantico organizzato nel e dal discorso e realt esterna: contenuto del testo non la realt esterna (che, in quanto referente, deve essere espulsa da ogni semiotica), ma un universo semantico che produce effetti di realt, cio effetti che suscitano nellenunciatario diversi gradi di adesione alluniverso semantico organizzato dal discorso.

Il livello figurativo sar articolato in due fasi principali:

1. figurativizzazione: conversione dei temi in figure

2. iconizzazione: investimento nelle figure gi costituite di contenuti semantici particolarizzanti e pi specifici.

La semiotica strutturale considera liconicit non come un punto di partenza, ma come un punto darrivo del percorso di generazione del senso. Gradi di maggiore o minore iconizzazione possono essere facilmente riconosciuti non solo nelle semiotiche pittoriche, ma anche in quelle letterarie, scientifiche...

Meccanismi tipici delliconizzazione sono lintroduzione, allinterno di un discorso, di toponimi, crononimi, antroponimi. Il discorso si riferisce a queste figure come a un piano di realt costruito di cui eventualmente supporre laccettazione da parte dellenunciatario. Esso costituisce un piano referenziale interno.

LENUNCIAZIONE. Il problema della realt pu riproporsi anche sotto langolatura dellenunciazione. Questo concetto pu essere inteso in due modi:

1. come struttura non linguistica e non semiotica sottesa alla comunicazione

2. come istanza semiotica logicamente presupposta dallesistenza dellenunciato.

Solo la seconda definizione interessa la semiotica strutturale, in quanto consente la conversione in discorso delle virtualit del sistema semiotico.

Lenunciazione promuove il passaggio tra competenza e performanza linguistiche, permettendo la realizzazione nei testi (performanza enunciazionale) delle strutture semio-narrative che costituiscono la competenza enunciazionale.

BENVENISTE ha inteso lenunciazione come il passaggio dalle strutture virtuali della langue saussuriana alle realizzazioni nella parole, ovvero il passaggio dal sistema al processo.

Lenunciazione comporta unistanza radicale di soggettivit e coincide con il senso stesso nel momento in cui sul punto di articolarsi in significazione.

Il soggetto dellenunciazione si costituisce solo negativamente, dal momento che lapproccio semiotico ha sempre a che fare con tutto ci che il soggetto dellenunciazione non , con tutto ci che soltanto lo presuppone, cio lenunciato.

Di qui deriva la distinzione tra dbrayage (proiezione) e embrayage (reiezione).

IL DEBRAYAGE. Il soggetto dellenunciazione, inteso come pura istanza di produzione, al momento di compiere latto di linguaggio, proietta fuori di s alcune categorie correlate alla propria struttura di base (io, qui e ora) e questoperazione gli consente di costituire gli elementi fondamentali dellenunciato discorso. Questa proiezione chiamata dbrayage.

Lenunciato viene articolato nelle tre categorie semiotiche di persona, spazio e tempo, che caratterizzano lorganizzazione elementare del discorso.

Il dbrayage configura la scissione tra enunciazione ed enunciato. La proiezione dellenunciato nelle categorie dellenunciazione produce le tre operazioni tipiche della sintassi discorsiva: attorializzazione, spazializzazione e temporalizzazione.

Il dbrayage attanziale la disgiunzione dallistanza dellenunciazione e la proiezione nelle strutture dellenunciato di un non-io

Il dbrayage spaziale la proiezione di un non-qui

Il dbrayage temporale linstaurazione di un non-ora enunciato, separato dallora enunciazionale.

1. DEBRAYAGE ATTANZIALE. Il soggetto dellenunciato non coincide mai con il soggetto dellenunciazione. I termini io e tu costituiscono le rappresentazioni enunciate degli attanti dellenunciazione, che chiamiamo enunciatore e enunciatario e che costituiscono unarticolazione della categoria della persona. Essi ci permettono, inoltre, di distinguere tra dbrayage enunciazionale e dbrayage enunciativo.

Il primo caso si presenta ogni volta che compaiono morfemi personali come io, tu, come nei discorsi in prima persona, e d vita allenunciazione enunciata.

Nel secondo caso, invece, lenunciato prodotto assume una forma oggettivata. Gli attanti e i predicati, che ne costituiscono la struttura semio-narrativa, vengono prodotti e colti nella loro distanza categoriale rispetto alle strutture dellenunciazione, alla quale rimandano in maniera puramente negativa.

Possono verificarsi anche dbrayages interni (di secondo o di terzo grado): infatti, ogni interlocutore pu facilmente debraiare, dando vita a un racconto, che, a sua volta, pu installare un secondo dialogo.

Nel caso in cui gli attanti dellenunciazione enunciata corrispondono allenunciatore e allenunciatario del discorso prenderanno i nomi di narratore e narratario e, nella struttura dialogica di secondo grado, di interlocutore e interlocutario.

Poich gli attanti di un enunciato possono essere distinti in pragmatici e cognitivi, anche il dbrayage attanziale pu riguardare attanti cognitivi quanto pragmatici. Un caso tipico di attante cognitivo quello dellattante informatore, un soggetto dotato di un certo sapere che lenunciatore utilizza in funzione di mediazione con lenunciatario.

Un altro esempio lattante osservatore, che ha il ruolo di recepire e interpretare, e quindi di informare cognitivamente, i programmi narrativi che lenunciato dispiega.

2. DEBRAYAGE SPAZIALE. Ha la funzione di proiettare nel discorso prodotto la categoria del non-qui, producendo cos uno spazio oggettivo, o spazio dellaltrove.

GREIMAS ha suggerito lipotesi di articolare la categoria topologica del qui/non-qui nei tre assi cui essa pu dar vita (verticalit, orizzontalit e prospettivit) con una posizione spaziale zero allincrocio dei tre assi. Ma lo stesso GREIMAS si rese conto che i fenomeni di spazialit discorsiva comportano altre e pi complesse articolazioni. Cos ha proposto di prendere in considerazione categorie relative ai volumi (inglobante/inglobato) e alle superfici (circondante/circondato). La localizzazione dei programmi narrativi si basa sulla distinzione proppiana tra spazio del qui (familiare) e spazio estraneo (in cui si svolge lazione). La semiotica greimasiana ha sviluppato questa intuizione articolando lo spazio narrativo in topico (quello della prova decisiva delleroe) e eterotopico (spazi allintorno, di dietro, davanti, di provenienza dei valori, spazi della passione). In funzione del percorso narrativo del soggetto, lo spazio pu ancora essere suddiviso in utopico (sotterraneo o celeste) e paratopico (spazio dellacquisizione della competenza).

3. DEBRAYAGE TEMPORALE. D luogo alla temporalizzazione discorsiva. Esso proietta nellenunciato in prima istanza la categoria del non-ora, interpretabile come un allora e stabilisce lautonomia temporale dellenunciato dellenunciazione.

Unarticolazione della temporalit discorsiva possibile grazie alla categoria topologica della concomitanza

CONCOMITANZA / NON CONCOMITANZA

ANTERIORITA / POSTERIORITA

Questo schema rende conto dei rapporti di successione, simultaneit e anticipazione dei programmi narrativi.

LEMBRAYAGE. Ai tre dbrayages sono da collegare le tre analoghe forme di embrayage. Lembrayage leffetto di ritorno allenunciazione, prodotto dalla sospensione dellopposizione tra alcuni termini delle categorie della persona e/o dello spazio e/o del tempo. Ogni embrayage presuppone un dbrayage che gli logicamente anteriore.

Gli elementi che permettono il ritorno allistanza dellenunciazione sono:

i pronomi io, tu, qui e ora

i nomi propri e le locuzioni che designano enunciatore e enunciatario

il tempo o il luogo dellenunciazione.

Tali elementi vengono chiamati deittici. La produzione di dbrayages una produzione di effetti di senso legati alle strategie veridittive degli attanti dellenunciazione.

III. CONCLUSIONI : IL PERCORSO GENERATIVO

COMPONENTE

SINTATTICA COMPONENTE

SEMANTICA

STRUTTURE

SEMIO-NARRATIVELIVELLO sintassi

PROFONDO fondamentale

LIVELLO sintassi

SUPERFICIALE narrativa

di superficieSEMANTICA FONDAMENTALE

SEMANTICA NARRATIVA

SINTASSI DISCORSIVA

Discorsivizzazione

a) attorializzazione

b) temporalizzazione

c) spazializzazione SEMANTICA DISCORSIVA

Tematizzazione

Figurativizzazione

STRUTTURE TESTUALI

Il percorso generativo un modello generale che rende conto della forma della teoria e allinterno del quale si dispongono i problemi e gli elementi giudicati pertinenti dallanalisi della significazione

Al suo interno, prendono posto dei livelli di pertinenza, ciascuno dotato di unorganizzazione relativamente autonoma, ma tutti coordinati da una logica di presupposizione per cui un livello pi superficiale acquista valenza esplicativa in quanto conversione di valori allestiti a livelli pi profondi ed astratti.

Nelle parole di GREIMAS e COURTES, il percorso generativo la forma stessa della teoria semiotica, cio la disposizione generale delle sue componenti nella prospettiva della generazione, secondo la quale le componenti che intervengono in questo processo si articolano le une con le altre in un percorso che va dal pi semplice al pi complesso, dal pi astratto al pi concreto.

Il modello generativo e non genetico, perch ricostruisce le condizioni di possibilit semiotica di un testo, di un segno e non considera la genesi di un oggetto come una sequenza di operazioni successive, in relazione con circostanze esterne.

Il percorso generativo distingue:

1) STRUTTURE SEMIO-NARRATIVE

2) STRUTTURE DISCORSIVE

3) STRUTTURE TESTUALI

LE STRUTTURE SEMIO-NARRATIVE. Sono le strutture pi astratte e raccolgono le operazioni che si possono compiere sul quadrato semiotico e gli investimenti di valore sui termini che il quadrato articola.

Il valore semiotico si costituisce come differenza.

A questo livello, si ha lassiologizzazione delle relazioni secondo la categoria timica (euforia/disforia) e si determina lorientamento dei percorsi dei soggetti narrativi.

Nelle strutture narrative si ha lorganizzazione della narrativit secondo il modello delle prove e delle strutture modali.

Si sviluppano nozioni come quelle di ruolo attanziale, fare, essere, programma narrativo.

Le strutture semio-narrative sono la competenza semiotica generale che ogni enunciatore trova gi predisposta dal sistema semio-culturale di cui fa parte e che egli ha il compito di attivare in forme sempre rinnovate.

LE STRUTTURE DISCORSIVE. La messa in discorso costituisce il passaggio dalle strutture semio-narrative a quelle discorsive, attraverso lenunciazione, che si colloca a cavallo tra i due campi.

Le strutture discorsive possono essere divise in una componente sintattica e una semantica. La componente sintattica costruisce unattorialit, una spazialit e una temporalit che costituiscono il quadro per linserimento nel discorso degli attanti e dei programmi narrativi di provenienza semio-narrativa.

La componente semantica determina il tipo di discorso secondo lopposizione discorso astratto/discorso figurativo e attraverso la tematizzazione e la figurativizzazione.

LE STRUTTURE TESTUALI. Ancora poco studiate, non partecipano dello stesso tipo di verticalit generativa e possono intervenire a qualunque livello del percorso generativo.

|Un| |artigiano| |leviga| |la| |torta|

|Il falegname pialla la porta|

Il falegname pialla la porta

Un artigiano leviga la torta

processo

processo

s

istema

Complementari

VERITA

essere sembrare

SEMBRARE

non sembrare non essere

FALSITA

MENZOGNA

SEGRETO

C

E

514