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Elementi del paesaggio agricolo Siepi Maceri Piantata

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Elementi del paesaggio agricolo

SiepiMaceri

Piantata

La siepe è una struttura lineare,

costituita prevalentemente da

specie vegetali arboree ed arbustive. La sua

architettura le consente un‘ altissima produttività biologica.

I principali benefici sono:

Azione frangivento;Protezione del suolo dall‘ erosione;

Aumento della diversità biologica e stabilità dell‘ agroecosistema;

Funzione estetica e protettiva;Fornitura di prodotti utili come bacche, nocciole, legna da ardere.

I nostri antenati avevano ben chiara l’utilità delle siepi in agricoltura e pertanto ogni campo coltivato era delimitato da siepi sui suoi lati. Con l‘ avvento dell‘ agricoltura intensiva e della meccanizzazione, le siepi vennero distrutte e in pochi anni un paesaggio vario e ricco di elementi naturali è stato fortemente semplificato.

Nuove, moderne forme di agricoltura (agricoltura biologica, agricoltura biodinamica, lotta integrata) richiedono necessariamente che la biodiversità delle campagne sia conservata o ricostituita; le siepi e i corsi d'acqua naturali sono due elementi essenziali in questo contesto.

I maceri sono specchi d’acqua delimitati da siepi o da alberi come pioppi bianchi, salici ed olmi, avevano forma rettangolare, una superficie tra 200 e 1000 m2 ed una profondità variabile fino ai 2 m.

Erano costituiti da due sezioni: una più profonda detta cantina e una più alta. Le sponde erano difese da sassi o da tavole di quercia infisse nel terreno.

Tuttavia il legno in acqua marciva velocemente, così si sviluppò la modalità di porre la canapa per strati a formare delle zattere che venivano affondate con sassi dai tre ai sette Kg.

Venivano utilizzati per la lavorazione della canapa. I più antichi avevano pali di quercia piantati sul fondo attraversati da stanghe anch’esse di legno sotto le quali venivano posti i fasci di canapa.

La canapa veniva lasciata a macerare dai sei ai nove giorni e veniva raccolta da uomini che passavano intere giornate immersi nell’acqua.

Le donne eseguivano poi le operazioni della scavezzatura e della sgremolatura degli steli in un primo tempo a mano, poi meccanizzate.

Prima dell’inverno venivano svuotati dall’acqua tramite dei canali di scolo, poi lasciati sgocciolare ed essiccare nel prato

per essere raccolti e utilizzati come mangime per il bestiame e come vasche per tinche e carpe che contribuivano a mantenerlo pulito dalle piante acquatiche e dagli insetti.

La piantata è un insieme di piante della stessa specie, che occupano una zona di terreno; un filare di viti comune nelle pianure emiliane. La sua tecnica risale ad epoca preromana e nasce per aiutare lo sviluppo della vite potando e riducendo le chiome degli alberi. Dagli alberi infatti venivano tagliati i rami principali ad una certa altezza: la corteccia ottenuta dalla loro ripulitura costituiva il mangime per il bestiame.

Si distinguevano due tipologie fondamentali di piantata:

Quella con filari sostenuti da pali;La “piantamaint” ossia filari di viti

che appoggiavano i propri tralci ad alberi di sostegno (olmi o gelsi).

La distanza tra una piantata e l’altra di solito misurata in 8-10 piedi serviva per non sottrarre luce ai campi coltivati.

Favorisce un ambiente di nidificazione;La vite selvatica,arrampicandosi sui

tronchi cresce più in fretta producendo bacche in quantità e nutrimento per la fauna selvatica.E’ un metodo vantaggioso di coltivazione della vite in terreni forti ed umidi come quelli della pianura padana;