energeo magazine anno v marzo - aprile 2013

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Edipress Communications - Torino - Periodico bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione postale DI 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art 1, comma 1,CB/Torino - (marzo/aprile 2013) - N. 2 - Abbonamento 6 numeri 30 euro. Edipress Communications - Torino - Periodico bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione postale DI 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art 1, comma 1,CB/Torino - (marzo/aprile 2013) - N. 2 - Abbonamento 6 numeri 30 euro. Anno VI - marzo/aprile 2013 - Prezzo di copertina 5,50 euro Periodico per la promozione dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale sulle Conoscenze Tradizionali - TKWB, Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, Distretti Energetici e Ambientali, Poli di ricerca, Rete delle Reti Angelo Vassallo, Osservatorio Europeo del paesaggio di Arco Latino. L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberi Tagliarli o difenderli? Trentino, ecosistema dell’innovazione Al festival della tecnologia è intervenuto Sir Tim Berners-Lee, inventore del web Il linguaggio come identità Il caso del resiano, enclave linguistico Il Premio Eco and the City a portata di click

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ENERGEO MAGAZINE (www.energeomagazine.com) è il periodico delle Comunità energetiche sostenibili che puntano ad una maggiore conoscenza delle attività di un mercato in forte crescita. La mission di Energeo Magazine è quella di raccontare le vicende, le storie e le notizie che animano l’intero territorio nazionale nell’ambito delle iniziative di promozione delle energie rinnovabili

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Page 1: ENERGEO MAGAZINE Anno V Marzo - Aprile 2013

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Anno VI - marzo/aprile 2013 - Prezzo di copertina 5,50 euro

Periodico per la promozione dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali - ITKI UNESCO, Banca Mondiale

sulle Conoscenze Tradizionali - TKWB, Premio Eco and the City Giovanni Spadolini, Distretti Energetici e Ambientali,

Poli di ricerca, Rete delle Reti Angelo Vassallo, Osservatorio Europeo del paesaggio di Arco Latino.

L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberiTagliarli o difenderli?

Trentino, ecosistema dell’innovazioneAl festival della tecnologia è intervenuto Sir Tim Berners-Lee, inventore del web

Il linguaggio come identitàIl caso del resiano, enclave linguistico

Il Premio Eco and the City a portata di click

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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“L’intreccio di Storia, geografia e innovazione è la chiave interpretativa delle

città del futuro, ovvero del territorio, tutt’altro che un fenomeno mera-

mente tecnologico”. Lo ha detto Sir Tim Berners-Lee, l’inventore di

internet, intervenendo a Trento per la presentazione dei progetti ”smart city”

del territorio curata da Trentino Network.

Ed ancora. “La città - piattaforma è una visione che interpreta il nuovo contesto

dello sviluppo e si incarna in una progettazione le cui conseguenze sono destinate

a influire sulla vita degli abitanti per lungo tempo”. Sono scelte consapevoli?

Denominatore comune di tutte queste iniziative è la tecnologia, unita alla possi-

bilità concreta di raccogliere le informazioni provenienti dal territorio, condividerle

attraverso una piattaforma integrata e valorizzarle mettendole a disposizione dei

diversi soggetti chiamati a prendere decisioni strategiche e operative.

Anche quando si parla di futuro, dunque, l’anello di congiunzione rimane il terri-

torio, come ha ricordato Berners-Lee. Cura, gestione e sostenibilità sono le parole

chiave che guideranno le riflessioni da fare. L’interesse è quello di analizzare non

solo quali azioni contribuiscano a creare qualità dei territori, che si trasformano

in “officine del fare”, ma soprattutto quali consentano la gestione, la cura e la

salvaguardia, attraverso piani di gestione e strumenti di pianificazione e processi

di governance. L’azione umana dirige, favorisce o, a volte, ostacola queste ten-

denze. Enti internazionali (come UNESCO), nazionali e locali, amministrazioni e

comunità locali fanno una riflessione su come dovrebbero essere i territori del

futuro. Recentemente l’UNESCO a Firenze ha affermato l’importanza della sal-

vaguardia al fine di incoraggiare il rispetto dei luoghi e processi decisionali che salvaguardano le comunità che tutelano

l’identità e i territori (storia), promuovendo lo sviluppo sostenibile sociale ed economico, estendendo i confini spaziali e

le frontiere concettuali del paesaggio (geografia), promuovere programmi di partecipazione dal basso verso l’alto insieme

a interventi basati sulla riflessione, rivolta alle modalità di fruizione di beni e paesaggi e alla capacità progettuale di creare

nuovi percorsi (innovazione). Prima che l’innovazione corra troppo occorre sintetizzare le più importanti questioni che

l’umanità deve affrontare efficacemente per la salvaguardia del pianeta e la sua stessa futura sopravvivenza individuando

il necessario equilibrio fra l’ambiente e le sue risorse da un lato e la produzione alimentare ed energetica dall’altro.

La candidatura di Expo 2015 a diventare Smarth City a 360 gradi solleva qualche riflessione. Il tema scelto per l’Esposizione

Universale del 2015 “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, sintetizza le più importanti questioni che l’umanità deve

affrontare individuando il necessario equilibrio fra l’ambiente e le sue risorse da un lato e la produzione alimentare ed

energetica dall’altro. Expo 2015 rappresenta comunque, un’occasione unica e irripetibile per l’Italia per realizzare sinergie

e collaborazioni tra le istituzioni pubbliche e la società civile nella sua interezza, per valorizzare le eccellenze culturali,

artistiche, architettoniche e paesaggistiche e quelle, più originali ed esclusive, delle filiere economico-produttive.

La rassegna, nel perseguimento degli obiettivi sopra delineati, intende realizzare l’Esposizione Universale del 2015 con il

progetto “Feeding knowledge” per promuovere una rete di conoscenze, formazione e iniziative di cooperazione per tutti

i Paesi sul tema dello sviluppo sostenibile, anche al fine di costituire un’eredità permanente dell’Esposizione Universale

del 2015. L’obiettivo è quello di illustrare casi concreti di politiche e azioni di tutela, conservazione, riqualificazione, valo-

rizzazione e manutenzione dei beni ambientali e paesaggistici, compresi i paesaggi agrari, in ambito nazionale e interna-

zionale, con particolare attenzione ad esperienze “mature”, dal cui processo temporale (ad esempio la nascita del Centro

Internazionale di Studi sulla Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo” di Pollica o il Premio Eco and the City Giovanni Spa-

dolini) si possano trarre utili indicazioni. Nell’ambito di queste proposte occorre trovare l’ampio consenso e, soprattutto

la capacità di coinvolgere i territori tout court, individuando le azioni per reciproche attività definendo un programma di

lavoro comune ed ottimizzando le risorse destinate al perseguimento dei comuni obiettivi. Ciò ci lascia immaginare un

percorso comune di azione e promozione con il supporto dei territori, in particolare quelli che si vogliono organizzare come

“officine del fare” della cultura italiana nel mondo, per viaggiare insieme, nella stessa direzione, verso il futuro. T.R.

Verso il futuro

Ancel Keys (1904 - 2004), biologo e fisiologo statunitense, fu il primo studioso che diede

visibilità internazionale alla Dieta Mediterranea. Keys, insieme a sua moglie Margaret,

contribuì al consolidamento dell’espressione “Dieta Mediterranea”

e diede dignità medica e scientifica a tale espressione, codificando le

caratteristiche della Dieta. Lo studioso, fotografato nel 1990 da Giuseppe Cucco

sul terrazzo della sua casa di Pioppi, fu il primo nel mondo a descrivere il valore della dieta

e del lifestyle mediterraneo, basato sulla loro ricerca scientifica unita all’arte culinaria.

Insomma, un innovatore sui generis.

Sir Tim Berners-Lee, l’inventore di internet,la grande rete a portata di click, intervenuto a Trento per la presentazione dei progetti ”smart city” del territorio curata da Trentino Network, ha snocciolato tutte le novità che riguardano le città del futuro.

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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ODirettore responsabile: Taty [email protected]

Redazione:Pierpaolo [email protected]

Marketing: Luigi Letteriello - 334.120.71.85

Progetti speciali e Pubblicità:Promedia [email protected]

Segreteria di Redazione:Lucrezia Locatelli

Realizzazione grafica: Stefania De Cristofaro

Comitato Scientifico:• AugustoMarinelli,giàMagnificoRettore dell’Università degli Studi di Firenze, Presidente della Giuria Premio Eco and the City Giovanni Spadolini.•Prof.GiovanniPuglisiPresidente CNI UNESCO e Magnifico Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM.•GiuseppeBlasi,giàresponsabiledellesedeRai della Campania, coordinatore dei corsi della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno.• DarioCarella,MdAMéritEuropeenne, FondationduMériteEuropeenne, Lussemburgo.• AndreaChiaves,progettistaemerito di impianti innovativi di cogenerazione e teleriscaldamento. •StefanoMasini,responsabileAmbiente e Consumi Coldiretti.•FabrizioMontepara,Presidente Res Tipica ANCI.• DomenicoNicoletti, Docente Università degli Studi Scienze Ambientali di Salerno.• AngeloPaladino,Presidente dell’Osservatorio Europeo per il Paesaggio di Arco Latino.

•DipakPant,ProfessorediAntropologia e Economia, fondatore e direttore dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso l’Università di Castellanza.• CarlinPetrini,fondatoreePresidente di Slow Food.•LuigiSpagnolli,PresidenteCommissione Ambiente ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). •PieroSardo,PresidentedellaFondazione Slow Food per la Biodiversità. •AlessandroVercelli,docentediEconomia e Ambiente Università di Siena.

Consulente tematiche e sviluppo azioni:•DichiarazioneUNESCOsulPaesaggio•SistemidiScienzelocali,Tecniche e Conoscenze Tradizionali•BancaMondialeConoscenzeTradizionali (Banca del sapere) - TKWB•PietroLaureano,Presidentedell’Itki International Traditional Knowledge Institute UNESCO

Consulente tematiche e sviluppo azioni:•ripristinocentristorici• restauroconservativo• ediliziasostenibile• ricercadimaterialiidonei• recuperodeicentriabitati• utilizzodeimaterialiMarcello Nepl - Tassullo Materiali Spa

Collaboratori:Maja Argenziano, Michaela Barilari, Gaia Bollini, Gabriele Catania, Serena Ciabò, Claudio Chiaves, Alberto Chini, Leone Chistè, Angela Comenale, Puccio Corona, Filippo Delogu, Marco Devecchi, Pier Fedrizzi, Lello Gaudiosi, Gabriele Maniscalco, VivianaMartini,MariaMazzei,AlessandroMortarino,Isidoro Parodi, Francesca Patton, Adriano Pessina, Marco Pontoni, Angelo Porta, Loredana Renaudo, Paolo Rognini, Federica Rolle, Bernardino Romano, Maurilio Ronci, Carlo Sacchettoni, Alessandro Sbrana, Enzo Siviero, Simone Taddei, FrancescaVassallo,ValeriaZangrandi.

Le fotografie di questo numero Copertina• Copertina:UfficioTurismoProvinciadiLivorno

(Alessandra Gorla, Sara Rebuffo);• EDITORIALE:TrentinoNetwork(MatteoRensi) Ufficio Stampa Comune di Pollica (Giuseppe Cucco); • ISTANTANEE:SerenaCiabò;• PRIMOPIANO:FotoGermogli-JerryAnnone- Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento - Ufficio Stampa Fondazione Casa Enzo Ferrari-Museo; • NUOVESPAZI:ConsorzioComuniTrentini- Struttura di Missione “Rilancio Immagine dell’Italia”; • S.O.S.TERRITORI:ArchivioFondazioneSpadolini Nuova Antologia;• MANIFESTAZIONI:UfficioStampaFondazione Casa Enzo Ferrari-Museo;• ROADMAP:ArchivioOsterialaPiola-Modena;• PAESAGGIAGRARI:SerenaCiabò;• RESTIPICAEDINTORNI:UfficioStampa Associazione Borghi Autentici d’Italia;• PERCORSI:MassimilianoNavarria;• DIALETTI&LUOGHI:ComunediResia; PROVEDIFUTURO:TrentinoNetworkS.r.l. (Matteo Rensi);• ILPUNTODIVISTA:PaoloRognini-SerenaCiabò;• INIZIATIVE:Co.Svi.G.RelazioniEsterne Luca Gabellini;• LABIBLIOTECADIENERGEOMAGAZINE: Ufficio Stampa Fondazione Casa Enzo Ferrari - Museo-WWF e Club di Roma.

Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la direzione e la redazione di Energeo Magazine.

Tutela della Privacy:Energeo Magazine viene inviato in abbonamento postale. Il fruitore del servizio può chiedere la cancellazione o la rettifica dei dati ai sensi della Legge 675/96.Prezzodicopertina:Euro5,50Abbonamento a 6 numeri Euro 30,00

Diffusione on line:www.regione.abruzzo.itwww.comunitrentini.itwww.distrettoenergierinnovabili.it www.ecoandthecity.itwww.energeomagazine.comwww.edipress.netwww.ipogea.org/www.osservatoriopaesaggio.eu (in costruzione)www.restipica.net

Direzione, Redazione, Abbonamenti:Edipress Communications SasCorso Re Umberto, 82 - 10128 Torino(+39)011.568.20.82 - 335.606.04.90334.120.71.85 - [email protected]

Uffici di Corrispondenza:•DistrettoEnergieRinnovabili ViaBellini,58-Firenze Tel. (+39)055.36.81.23 - Fax (+39)055.321.70.26•Trento-ConsorziodeiComuniTrentini ViaTorreVerde,23-Tel.0461987139•ITKIUNESCO-Ipogea(CentroONU) ViaRoma595-50012BagnoaRipoli(Firenze)•OsservatorioEuropeodelPaesaggio Arco latino - Certosa di San Lorenzo 84034 Padula (Patrimonio UNESCO) (+39)366.980.14.55 - Fax 0974.95.38.14

Stampa:Società Tipografica Ianni SrlStrada Circonvallazione, 180 - SantenaTel. (+39)011.949.25.80

Registrazione Tribunale di Torino N° 4282 del 18-12-1990Copyright Energeo MagazineEdipress Communications Sas

Periodico bimestralePoste Italiane SpaSpedizione Postale Dl 353/2003(conv. in L.27.02.2004 n.46) art.1, comma 1, CB/ TorinoAnnoVI-N°2-Marzo/Aprile2013

Il periodico Energeo Magazine è iscrittonel Registro degli Operatori della Comunicazione(ROC)-N°iscrizione17843

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana.

ISTANTANEE6 Un esempio di tutela del paesaggio rurale

PRIMO PIANO8 Scopri il mondo del Premio con un click Un riconoscimento ai giornalisti che sanno raccontare il territorio Il dietro le quinte del Premio Il ruolo strategico di coordinamento La macchina dell’organizzazione Il ruolo dei sostenitori Una squadra fatta da amici13 Le categorie ammesse

NUOVI SPAZI18 Territori, officine dell’accessibilità Una nuova sfida del terzo millennio Comunicare un’azione di civiltà Il mercato dei “bisogni speciali”

S.O.S. TERRITORI20 Tutela dei beni culturali e ambientali: i primi 40 anni Il progetto sarebbe stato particolarmente caro a Spadolini

MANIFESTAZIONI22 Una Festa in giallo Un luogo di ritrovo per gli appassionati di motori Un precursore dell’innovazione

ROAD MAP24 I luoghi del cuore di Enzo Ferrari

PAESAGGI AGRARI26 Il parco agricolo di Atri, un’eccellenza culturale e paesaggistica Il territorio di Atri culla di una storia millenaria

RES TIPICA E DINTORNI30 Sviluppo e innovazione sotto il segno della qualità Un PIL da rottamare e una felicità da ritrovare Un manifesto di intenti come bussola L’innovazione entra a far parte del sistema dei borghi Manifesto dei Borghi Autentici

PERCORSI34 L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberi: tagliarli o difenderli? Una storia ingarbugliata36 IL CASO Ad Asti è stato individuato un metodo sperimentale per salvare le piante

DIALETTI & LUOGHI38 Il linguaggio come identità Imparare giocando Il sistema resiano Le tracce della storia Una situazione genetica da studiare Lingua o dialetto senza confini Questione politica e tutela della lingua Resiana Il significato e la percezione dell’identità di una comunità43 I Resiani? Quelli che cantano e ballano per l’UNESCO…

PROVE DI FUTURO44 Trentino, ecosistema dell’innovazione L’inventore della grande rete del mondo Tra malghe e microchip

INTERVISTA48 Trento, crescere con una visione nuova

Il PUNTO DI VISTA 52 L’Inquinamento visivo, un’alterazione ambientale di grandi proporzioni Cenni sul concetto del bello

INIZIATIVE54 Alla ricerca del cuore caldo d’Italia Un’identità culturale da riscoprire La positiva esperienza dell’Islanda

LA BIBLIOTECA DI ENERGEO MAGAZINE56 Enzo Ferrari “2052: scenari globali per i prossimi quarant’anni”

Capitale di Stato, splendida corte, Saluzzo è diventata, all’epoca dei Marchesi Ludovico I e Ludovico II, uno scenario urbano arioso, elegante e ordinato, che fosse anche decoro e bellezza.

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Un esempio di tutela del paesaggio ruraleN

egli ultimi tempi si parla molto

di paesaggio, soprattutto di

come tutelarlo dopo anni di

scellerata incuria. Servono poche regole

chiare e sicure, ma soprattutto una

grande volontà di agire. Il paesaggio è

una risorsa la cui valorizzazione rappre-

senta una delle sfide più attuali all’at-

tenzione delle politiche nazionali e

comunitarie. Etimologicamente il ter-

mine “paesaggio” deriva dal latino

tardomedioevale pagensis, aggettiva-

zione del latino classico pagus, “pietra

di confine”, quindi “villaggio”, cioè

parte di territorio naturale colonizzato

e abitato permanentemente dall’uomo,

il quale lo localizza come proprio terri-

torio. Il paesaggio non è infatti solo

l’ambiente naturale, ma anche il luogo

dove la storia umana si è sviluppata ed

ha lasciato le sue tracce; in questo

senso il paesaggio può essere definito

come territorio a cui si è aggiunto lavoro

umano, “natura cui si è aggiunta cul-

tura”. Le tante interpretazioni lasciano

spazio a varie descrizioni. Il termine

“paesaggio” deriva dalla commistione

del francese paysage con l’italiano

paese. Il suo significato più tradizionale

è fornito dalla pittura e vuole indicare

una visualizzazione di quella realtà con-

creta che è appunto il paese.

Energeo presenta in questo numero il

progetto di salvaguardia del biotopo

dei calanchi di Atri che caratterizzano

il paesaggio rurale della cittadina abruz-

zese. L’iniziativa rappresenta una con-

creta sperimentazione di un processo

di pianificazione sostenibile mirato a

guardare al futuro, quando le poche

zone rurali preservate rappresente-

ranno un capitale unico e non più ripro-

ducibile. Un modello da replicare. Il paesaggio rurale di Atri, in Abruzzo, caratterizzato dal biotopo dei calanchi che rappresentano un capitale unico e non più riproducibile da preservare. Nella foto piccola l’autrice del servizio a pag. 26 Serena Ciabò.

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La navicella del Premio Eco and

the City ha ripreso la navigazione

verso nuove rotte. Messosi alle

spalle le esperienze delle precedenti

edizioni (Firenze nel 2011 e Trento nel

2012) la manifestazione, che ha otte-

nuto i più importanti patrocini istituzio-

nali, approda a Modena, ospitata nella

struttura polivalente Museo Casa natale

di Enzo Ferrari. L’edizione di quest’anno,

alla vigilia del quarantesimo anniversa-

rio del Ministero per i Beni Culturali e

Ambientali, e della ricorrenza del ven-

tennale della morte dello statista fio-

rentino, costituisce una prima iniziativa

propedeutica alle celebrazioni che

saranno certamente ricordate sul retro

della Medaglia Spadolini nel 2014.

Tutto il percorso da qui all’evento di

Modena (sabato 9 novembre 2013),

sarà a portata di click sul sito www.

ecoandthecity.it e su www.energeo-

magazine.com, il sito del periodico

Energeo magazine che, in una prossima

fase, svilupperà, in maniera sperimen-

tale, l’informazione in Rete, in modo

da rendere ancora più accattivante la

diffusione dei contenuti, molti dei quali

riguarderanno l’attività del Premio.

Il Museo Casa Enzo Ferrari (MEF), che

ha mantenuto un legame costante con

il territorio e le sue principali iniziative

culturali, ospitando il Premio dedicato

a Giovanni Spadolini, fondatore del

Ministero per i Beni culturali e ambien-

tali, ha confermato la sua vocazione di

contenitore polifunzionale, che coniuga

la divulgazione e valorizzazione di un

patrimonio culturale con l’esigenza di

essere un luogo di frequentazione e

aggregazione, anche aprendosi ai temi

di grande attualità che sono i valori ai

quali si ispira l’edizione del 2013 del

Premio. “Identità culturali, ricostruzione

solidale e innovazione” rappresentano

il focus dedicato a Enzo Ferrari, senza

trascurare le tematiche affrontate nel

primo Libro Bianco sul Turismo per

Tutti in Italia 2013; una Sezione Speciale

è dedicata al tema “Accessibile è

meglio”, d’intesa tra la Fondazione

Spadolini Nuova Antologia e la Fonda-

zione Casa natale Enzo Ferrari - Museo,

le due prestigiose istituzioni che hanno

stretto una preziosa alleanza.

LE “OFFICINE DEL FARE”Un’alleanza che si è allargata anche ad

altre strutture (pubbliche o private),

come quella di Missione per il Rilancio

dell’Immagine dell’Italia che, all’interno

dell’attività del Governo (Palazzo Ghigi),

ha istituito il “Comitato per la Promo-

zione del Turismo Accessibile”, e le

cosiddette “officine del fare” che, nate

nel contesto della “Dichiarazione

UNESCO sul Paesaggio” (Firenze 21

settembre 2012) promosse dal Premio

e da Energeo Magazine, stanno proli-

ferando sul territorio nazionale.

Che cosa sono le “officine del fare”?

L’assonanza è un chiaro riferimento

allo “scrigno” che accoglierà il Premio.

E’ l’insolita ribalta di “un’officina”

entrata nella storia (quella dove prese

avvio la magnifica avventura impren-

ditoriale del mitico costruttore Enzo

Ferrari). Oggi questo luogo (Casa

natale-Museo Enzo Ferrari), capace di

parlare di futuro, indica un progetto

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Scopri il mondo del Premio con un clickLa manifestazione, che ha ottenuto i più importanti patrocini istituzionali, approda a Modena, ospitata nella struttura

polivalente Museo Casa natale di Enzo Ferrari. Tutto il percorso, da qui all’evento previsto il 9 novembre 2013, sarà

a portata di click sul sito www.ecoandthecity.it e su www.energeomagazine.com.

Dietro le quinte di un progetto ambizioso che sta coinvolgendo i territori italiani

La foto del compianto giornalista della TGR Rai, scomparso recentemente, è diventata ormai familiare ai lettori di Energeo Magazine. Alla sua memoria sarà dedicata una sezione speciale del Premio che coinvolgerà i giornalisti delle sedi regionali della TGR.Inalto:laCerimoniaconclusivadiconferimentodellaMedagliaSpadolinisisvolgerà,il9novembre2013,nell’avveniristicastrutturadelMuseo

Casa Enzo Ferrari.

Il cervello umano percepisce ed elabora i colori di un sito in meno di un secondo, registrando una sensazione positiva o negativa che poi accompagnerà l’utente durante tutto il resto della navigazione. Il primo sguardo è come la presentazione di uno sconosciuto, le valutazioni iniziali si basano soprattutto su aspetti inconsci, ed i colori sono sicuramente il biglietto da visita più evidente in questo senso. Per la home page del sito www.ecoandthecity.it è stato scelto il colore giallo, che Enzo Ferrari scelse come sfondo del suo celebre marchio con il Cavallino rampante.

che mira a far dialogare i territori vir-

tuosi, luoghi da riscoprire che hanno

saputo rappresentare e valorizzare

l’Italia migliore, quella delle identità

locali e dello sviluppo sostenibile.

“Officine del fare” che offrono diverse

opportunità di coinvolgimento ai

Comuni, ai Sindaci, agli abitanti, alle

aziende agricole, imprese private e

innovative che vanno alla ricerca di

un’identità “virtuosa”, di paesaggi da

tutelare, conoscenze tradizionali da

riscoprire, territori dove andare alla

ricerca delle “migliori pratiche” da

divulgare, cultura materiale da conser-

vare, autentico motore di un Paese

che ha tanta voglia di cambiare pagina.

A tutti i candidati ritenuti idonei sarà

conferito un diploma di partecipazione

in cui si attesta essere il progetto esa-

minato “un’officina del fare”.

UN RICONOSCIMENTO AI GIORNALISTI CHE SANNO RACCONTARE IL TERRITORIOUn’alleanza, invece, intrisa di emozioni

è quella con la famiglia del compianto

Ezio Trussoni, che ha colto le motiva-

zioni con le quali i promotori hanno

dedicato una Sezione Speciale al gior-

nalista della Rai (responsabile della

redazione della TGR di Milano) recen-

temente scomparso, figura di riferi-

mento, per tutti i giornalisti della TGR

Rai (Testata Giornalistica Regionale).

Trussoni, nonostante fosse da tempo

gravemente malato, non ha mai fatto

mancare la sua presenza, la sua dedi-

zione e la sua attenzione scrupolosa

al Tg della Lombardia e alle rubriche

realizzate da quella che continuerà ad

essere la “sua” redazione.

Giovanni Spadolini, appassionato diret-

tore del Resto del Carlino e del Corriere

della Sera, si sarebbe certamente com-

mosso nel leggere la sua toccante

lettera testamentaria. La Fondazione

Spadolini Nuova Antologia, che si

avvale dell’Alto Patronato Permanente

del Capo dello Stato, ha voluto onorare

la figura di Trussoni, immaturamente

scomparso, per far emergere il grande

lavoro che si svolge nelle redazioni Rai,

attraverso i reportage che raccontano

il territorio, facendolo assurgere a pro-

tagonista, con la dignità del bene cul-

turale, cioè come memoria collettiva

formatasiattraverso il tempo: ilpae-

saggio e le tradizioni immateriali, le

vicende, anche negative, come il dis-

sesto ambientale, che caratterizzano i

luoghi, le denunce di mancata tutela

dell’ambiente, le storie di vita e di genti,

che rappresentando uno dei più impor-

tanti momenti di riflessione e dibattito

sul giornalismo d’inchiesta televisivo.

Eccoperchélaprossimaedizionedel

Premio è dedicata alla memoria di

Giovanni Spadolini, Enzo Ferrari ed Ezio

Trussoni, personaggi così “distinti”,

ma non “distanti”, con un “fil rouge”

che li unisce, come ci spiega il profes-

sor Cosimo Ceccuti, presidente della

Fondazione Spadolini Nuova Antologia

che ha promosso il progetto ideato da

Energeo Magazine.

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IL DIETRO LE QUINTE DEL PREMIOIl Premio Eco and the City, dedicato a

Giovanni Spadolini, è nato nell’anno in

cui si celebrava il Giubileo della Nazione,

il 2011. Un progetto esclusivo, partito

con il piede giusto e destinato a cre-

scere ancora, dopo aver ottenuto una

buona visibilità sui media e un successo

senza precedenti con numeri a quattro

cifre di candidature. Il patrocinio delle

più importanti istituzioni e dei più impor-

tanti quotidiani, l’interesse delle prin-

cipali reti televisive, la collaborazione

con la Commissione Nazionale

UNESCO, l’alleanza con l’ANCI e la

collaborazione con l’Associazione Città

di Identità Res Tipica- ANCI, sono ormai

acclarate. Oggi il Premio annuncia un

rapporto destinato a crescere con

l’Enea e una collaborazione (sono stati

già avviati i contatti) con il Gestore dei

Servizi Energetici GSE che promuove

in tutto il Paese modelli ecocompatibili

e diffonde la cultura nel rispetto

dell’ambiente. La Provincia Autonoma

di Trento - che ha dimostrato di essere

un laboratorio in grado di leggere e

anticipare i tempi, essendo riuscita a

valorizzare tutti i suoi punti di forza,

IL RUOLO STRATEGICO DI COORDINAMENTOIl Premio Eco and the City Giovanni

Spadolini, prestigioso riconoscimento

nel settore ambientale, è destinato a

varcare i confini nazionali. Il progetto

non vuole essere solo un evento cele-

brativo, ma propositivo e di riflessione

sull’impossibilità di proteggere il terri-

torio separatamente dall’ambiente e

ignorando i saperi e le pratiche che lo

hanno generato. In quest’ambito, la

Fondazione Spadolini Nuova Antologia

ha già svolto un ruolo strategico di

coordinamento di iniziative locali, come

laRetedelleRetiAngeloVassalloela

sottoscrizione di una Patto per una

nuova Costituente del Paesaggio, atti-

vità propedeutiche e di sostegno alle

iniziative dell’UNESCO. Al Premio va

riconosciuto il merito una prorompente

capacità di coinvolgere l’opinione pub-

blica nell’affrontare problemi di carat-

tere e interesse collettivo e di stringere

significative alleanze. Il grande con-

senso ottenuto ha spinto la Fondazione

Spadolini a sostenere, attraverso il

Premio, un importante ruolo di raccordo

in Italia, con le Regioni, le Province, i

Comuni e le associazioni territoriali

(Res Tipica ANCI, UNPLI che raggruppa

tutte le Pro loco d’Italia, gli Osservatori

del Paesaggio e altri sistemi di aggre-

gazione locali), costruendo una rete di

relazioni anche internazionali.

LA MACCHINA DELL’ORGANIZZAZIONELo strumento fondamentale di comu-

nicazione del Premio è proprio questo

giornale, uno strumento semplice ma

efficace (interagisce con importanti

programmi televisivi e con tantissime

realtà territoriali). Fondamentale il ruolo

della Commissione Giudicatrice, pre-

sieduta dal professor Augusto Marinelli,

ex rettore dell’Università di Firenze,

che ha coinvolto il Professor Giovanni

Puglisi, Presidente della Commissione

nazionale Italiana per l’UNESCO e ret-

tore della IULM e il Prof. Stefano

Masini, responsabile Ambiente e Con-

sumi della Coldiretti. Il Presidente sarà

coadiuvato da un ufficio di segreteria,

coordinato dal Professor Domenico

Nicoletti, che ha avuto l’incarico di

verificare le candidature pervenute,

seguire ogni fase di svolgimento del

concorso, assistere il presidente della

Commissione Giudicatrice.

La preselezione sarà effettuata

mediante una procedura comparativa

nella quale si valuterà l’aspetto moti-

vazionale della proposta e il corretto

inserimento nella rispettiva Sezione

dedicata. Le domande idonee verranno

validate e inoltrate agli esperti di poli-

tiche territoriali chiamati ad esaminare

i migliori progetti.

IL RUOLO DEI SOSTENITORIInfine gli sponsors e i sostenitori, in

particolare quelli della prima ora che

hanno consentito il decollo dell’inizia-

tiva. Ci fa piacere ricordare che un

primo sostegno è venuto dal territorio

geotermico toscano, dove è maturato

il progetto, già nel lontano 2008, dove

è stato tracciato un primo percorso di

Energeo mettendo le basi al Premio,

insieme alla Fondazione Spadolini

Nuova Antologia. Un comprensorio a

cui va riconosciuto il merito di essere

la prima “officina del fare”, grazie al

progetto “Un Patto con la natura”,

avviato in quegli anni. Parliamo del

Distretto delle Energie Rinnovabili della

Toscana considerato il naturale luogo

di sintesi delle esperienze e delle ricer-

che maturate, in Italia e in Europa, per

promuovere la sostenibilità e la diffu-

sione delle energie rinnovabili.

Il Distretto, attraverso il Consorzio per

lo Sviluppo delle Aree Geotermiche

(Co.Svi.G.) ha tracciato la linea di con-

fine in un territorio atipico, meglio noto

come area geotermica tradizionale,

dove si concentra uno straordinario

patrimonio di risorse naturalistiche di

grande suggestione. Un territorio al

centro di un importante progetto di

sviluppo e di ricerca, che negli anni è

diventato un luogo di dibattito e di

confronto sui temi ambientali e che ha

fatto da apripista, coadiuvato da Ener-

geo, al progetto del Premio.

UNA SQUADRA FATTA DA AMICITroviamo tra questi Alighiero Irani,

imprenditore di successo molto attivo

in Toscana, l’ingegner Andrea Chiaves,

innovatore nel settore del teleriscalda-

mento in altura (Gruppo Metan Alpi

Sestriere) pronto ancora a nuove sfide,

Marino Simoni, presidente del Consor-

zio dei Comuni Trentini e Sindaco di

Transacqua, Stefano Pisani, Sindaco di

Pollica nel Cilento (il paese del com-

piantoAngeloVassallo).

dall’importante funzione turistica che

tutela l’identità locale fino all’innova-

zione, senza mai dimenticare il valore

della solidarietà, predisponendo in

maniera concreta iniziative a supporto

della ricostruzione nei territori colpiti

da calamità naturali - ha ispirato con i

suoi principi di grandi valori internazio-

nali ed etici, il nuovo focus del Premio

dedicato ad Enzo Ferrari ed è pronto

ad adottarlo, in quanto“Identità cultu-

rale, ricostruzione solidale e Innova-

zione” rappresentano le basi per

allestire quell’autentica “officina del

fare”, già operativa nella provincia

alpina che sta utilizzando i driver Trento

Rise e Trentino Network, nella trasfor-

mazione del Trentino in una vera e

propria knowledge economy, un’eco-

nomia della conoscenza competitiva a

livello globale, capace di assicurare la

sostenibilità del proprio sviluppo e di

rispondere ai bisogni della società tren-

tina. La Provincia Autonoma di Trento,

che ha ospitato, insieme al Consorzio

dei Comuni Trentini, l’edizione 2012

del Premio, rappresenta, in effetti, un

buon esempio di “officina del fare”,

un modello da replicare.

Scopri il mondo del Premio con un click

AlcunetappesignificativedelpercorsodelPremioEcoandtheCityGiovanniSpadolini.L’iniziativa,decollatainoccasionedei150°dell’unità nazionale, da Pian de Giullari (Casa dei libri), sulla collina di Firenze, si è mossa con sicurezza tra gli stucchi di Palazzo Incontri, in via de Pucci, dove si è svolta la prima edizione (12 novembre 2011).

L’annosuccessivo,l’edizionechehaavutoperfocusil40°AnniversariodellaWolrldHeritageListUNESCO,sièconclusaaTrentonell’affrescata Sala Depero, nel Palazzo della Provincia Autonoma di Trento, il 10 novembre 2012. La terza edizione farà tappa a Modena. Maria Romana De Gasperi, figlia del grande statista trentino e Sara Simeoni, campionessa olimpica sono state le madrine.

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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PRI

MO

PIA

NO

PRI

MO

PIA

NO

La Fondazione Spadolini Nuova Anto-

logia e il Premio hanno intrapreso un

percorso con il Comune di Pollica,

interessando il Ministero delle Politiche

Agricole ed Alimentari, per accompa-

gnare e promuovere la Dieta Mediter-

ranea, attraverso un percorso virtuoso

di consolidamento e rafforzamento

della cooperazione interistituzionale

attualmente in corso con il Comune di

Milano che già si interfaccia con il

Comune di Pollica, dov’è situato il

Centro Internazionale di Studi sulla

Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo”,

in uno scenario integrato di iniziative

da promuovere nell’ambito della pre-

stigiosa occasione dell’EXPO 2015.

Oggi il Premio ha l’obiettivo di trainare

tutte le “officine del fare” e i territori

aderenti alle associazioni Città di Iden-

tità Res Tipica ANCI.

Si tratta di una “finestra di dialogo”

praticamente già aperta con Expo 2015

per offrire una collaborazione concreta

sui temi di sviluppo, sostenibilità ed

accessibilità. Con questa filosofia, in

considerazione della grande capacità

del Premio di creare relazioni con le

istituzioni e i mass media, si è avviata

un’iniziativa congiunta per prepararsi

alla sfida planetaria che l’Italia e Milano

intendono cogliere con l’organizzazione

della rassegna mondiale che sarà anche

ricordata dal focus della Medaglia Spa-

dolini, in quanto occasione di crescita

per tutte le “officine del fare”.

Non dimentichiamo il ruolo strategico

dell’Osservatorio Europeo del Paesag-

gio (l’avvocato Angelo Paladino, presi-

dente e Domenico Nicoletti, segretario)

che ci ha consentito di allargare la rete

a tantissime realtà del sud. Il Primiero

un territorio dolomitico Oil free, l’As-

sociazione Culturale Padre Eusebio

Chini, il Sindaco di Bolzano Luigi Spa-

gnoli, lo staff della Commissione Nazio-

nale Italiana per l’UNESCO che

organizza la Settimana DESS, l’ITKI

(banca del sapere), promosso dall’ar-

chitetto Pietro Laureano, consulente

UNESCO, Andrea Accorigi, Govenant

of Mayors Office de Brussels.

Le “officine del fare” pronte ad entrare

nella “rete di reti” sono il comprenso-

rio di Resia in Friuli, un enclave lingui-

stico ai confini della Slovenia, il Comune

di Atri, in Abruzzo, che ha organizzato

un parco agricolo sul territorio, le

Langhe, il Roero e il Monferrato, in

attesa di una valutazione della proposta

di candidatura dei paesaggi vitivinicoli,

prevista nel giugno del 2014 e il Gal

Mongioie in provincia di Cuneo.

EdinfinebussanoallaportailVerbano

e l’Ossola, ai confini con la Svizzera.

L’Unione Industriale di questa provincia,

particolarmente attiva nella realizza-

zione di specifici eventi per accrescere

la cultura d’impresa sul territorio, con-

siderando il turismo un’impresa turi-

stica non distinta dall’attività della

Confindustria, sta coordinando le ini-

ziative per aumentare l’appeal di questo

territorio e del Lago Maggiore, per farlo

entrare nella rete delle “officine del

fare”. Luigi Letteriello

Scopri il mondo del Premio con un click

L’alleanza con l’UNESCO e il coinvolgimento dei sindaci dell’intero territorio sono state alla base del successo del Premio.

Le categorie ammesseIl Premio Eco and the City Giovanni Spadolini è strutturato in quattro Categorie (Sezioni), che costituiscono la base

storica del Premio. Il bando è stato compilato da un apposito Comitato Scientifico (che fungerà anche da Giuria

del Premio), che ha coinvolto accademici, opinionisti e tecnici di alto livello. La Giuria si avvale del supporto di un

rappresentante dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia). Il questionario dovrà essere compilato con

risposte semplici e chiare, contenute negli spazi previsti nel documento. Il bando e il formulario allegato on-line è

presentesulsitoweb:www.ecoandthecity.itedaltrisitichesarannocollegaticomepartnersdelprogetto.

SEZIONE 1Politiche territoriali integrate e soste-

nibili. Focalizza la propria attenzione

sui progetti che riguardano il concetto

di “Comunità sostenibili”, al fine di

selezionare esempi di eccellenza nel

nostro paese da promuovere per un’i-

donea replicazione su tutto il territorio

nazionale. Le candidature avranno per

oggetto progetti e iniziative che, a

giudizio dei proponenti identificano il

proprio territorio come “sostenibile”.

La sostenibilità va intesa in senso

ampio, toccando le tematiche ambien-

tali ed energetiche, sociali ed econo-

miche, includendo le azioni di

comunicazione e formazione adottate

al fine di attivare un processo parteci-

pativo sempre più ampio della collet-

tività. L’adesione al Patto dei Sindaci,

ovvero l’iniziativa della Commissione

Europea promossa in Italia dal Mini-

stero dell’Ambiente, della Tutela del

Territorio e del Mare, e la successiva

redazione del Piano di Azione per l’E-

nergia Sostenibile (PAES), possono

rappresentare un valore aggiunto inte-

ressante (ma non determinante), in

quanto azioni integrate già riconosciute

a livello europeo.

SEZIONE 2Valorizzazionedeipatrimonipaesaggi-

stici e culturali. La sezione è dedicata

alla “tutela e valorizzazione del pae-

saggio naturale e culturale italiano”:il

tema apre ai progetti e programmi che

sostengono iniziative di valorizzazione

di aree e patrimoni immateriali inseriti

nelle reti dei paesaggi culturali, parchi

culturali, parchi letterari, distretti cul-

turali evoluti, che mettono al centro

della propria azione di tutela e valoriz-

zazione la nozione di patrimonio che,

in questi ultimi anni, ha progressiva-

mente ampliato contenuti, ruoli e utilizzi

nella società contemporanea.

SEZIONE 3Riqualificazione dei territori agricoli. Il

paesaggio è stato introdotto quale

obiettivo del Piano Strategico Nazionale

di Sviluppo Rurale 2007-2013. Si tratta

di una vera e propria rivoluzione nel

concepire la ruralità nel suo complesso,

dal momento che la tendenza è attual-

mente quella di ricercare una sorta di

qualitàintegrale:ciòchepresuppone

il rispetto di due aspetti fra loro inscin-

dibili, la qualità del prodotto e la qualità

del paesaggio (ovvero un “marchio”

nel mercato globale della qualità).

Numerose indagini hanno già indicato

la fondamentale importanza della

dimensione paesaggistica nel valore

di mercato di alcuni prodotti tipici (il

vino, per esempio) e nel turismo rurale

(agriturismi). Non casualmente, il

modello territoriale che oggi più gua-

dagna spazio in Europa sul piano di uno

sviluppo insieme economico, sociale

e demografico è quello dei territori a

debole urbanizzazione (assai spesso a

vocazione rurale), in grado di catturare

più che di produrre ricchezza.

Sono le regioni che si caratterizzano

per un’offerta anzitutto territoriale,

basata sul paesaggio e su attività qua-

lificate nei servizi e nella produzione

agricola di qualità.

SEZIONE 4Il settore privato e le imprese virtuose

e innovative. Un riconoscimento alle

imprese e alle istituzioni del settore

privato che si sono distinte per azioni

e proposte virtuose nell’ambito delle

proprie attività, con una particolare

attenzione ai soggetti attivi in Italia

nell’ambito della campagna Sustainable

Energy Europe (SEE), coordinata a

livello europeo dalla Commissione

Europea e a livello nazionale dal Mini-

stero dell’Ambiente e della Tutela del

Territorio e del Mare. Si intende quindi

valorizzare l’azione di promozione della

cultura ambientale ed energetica soste-

nibile da parte degli attori del panorama

nazionale provenienti da settori diversi

da quello pubblico.

SEZIONI SPECIALI Enzo Ferrari

IDENTITÀ CULTURALELa Sezione intende individuare le azioni

di tutela dell’identità dei luoghi, troppo

spesso frenate dalla mancata capacità

degli enti preposti al dialogo con i cit-

tadini, dando un senso di continuità

alla conoscenza e alla memoria storica

dei territori, anche attraverso il restauro, I

l Tg2, la prima testata generalista Rai digitalizzata (rete due), ha fatto da staffetta nel

sostegno come partnership del Premio, dimostrando di credere nella sua missione

di servizio pubblico con una serie di campagne sull’ambiente, la salute, la tutela del

territorio, il paesaggio, ma anche su enogastronomia (paesaggi agrari) e sul turismo

accessibile, temi che sono al centro delle principali edizioni del telegiornale.

IL TG2 HA FATTO DA STAFFETTA

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Anno VI - marzo/aprile 2013PRI

MO

PIA

NO

Le categorie ammesse

la conservazione e il riuso di siti, centri

rurali fortificati, borghi antichi/medievali

e monumenti. Il Premio vuole indivi-

duare e raccontare storie particolaris-

sime da svelare per coglierne i riflessi

più significativi del passato.

Storie che si fondono con l’identità

culturale dei luoghi dove, nel corso dei

secoli, si sono avvicendate culture e

popoli diversi.

Territori caratterizzati da ambienti tra-

dizionali, patrimoni naturalistici e sto-

rico-artistici particolarmente rilevanti e

degni di tutela e valorizzazione del bene

culturale, dove è stato individuato

quell’intreccio fittissimo di conoscenze

e tradizioni locali, salvaguardato con

soluzioni appropriate, dove è in atto il

recupero delle diversità culturali.

La conservazione passa attraverso l’uso

del bene recuperato, anche attraverso

la modificazione dell’uso originario.

Molto più che nelle vicende politiche

e istituzionali, l’identità italiana si è

costruita entro uno spazio culturale che

nel corso dei secoli ha cementato il

tessuto della nazione. L’ente identita-

rio di base è sempre il Comune, ma

esso tende nel tempo a trasformarsi

in un ente sempre più funzionale per

la gestione dei servizi al cittadino in

applicazione del principio di sussidia-

retà. La scala di identità locale si sposta

entro bacini di continuità più ampi,

aderendo ai processi localizzativi, resi-

denziali e di flussi reticolari già presenti.

Res Tipica per promuovere l’identità

culturale punta sull’autenticità, la bel-

lezza e le conoscenze tradizionali dei

Comuni associati, valorizzandone le

peculiarità, in un’ottica globale. Il

Premio Eco and the City Giovanni Spa-

dolini vuole andare in questa direzione,

dando spazio anche a tutte le strutture

volontarie operative (Pro Loco, Asso-

ciazioni Culturali, Biblioteche, Ecomu-

sei) sul territorio, con il quale le

comunità hanno stabilito un patto di

tutela del patrimonio storico e artistico.

RI-COSTRUZIONE SOLIDALEUna Sezione del Premio è dedicata alla

ri-costruzione solidale, un tema di

grande attualità, anche per via della

location prestigiosa ( Casa Museo Enzo

Ferrari di Modena) che ospiterà la pros-

sima edizione. La ricostruzione nelle

zone colpite da calamità naturali (ter-

remoti, alluvioni, catastrofi naturali) si

profila come un’opportunità ed un

rischio al tempo stesso. Opportunità

di fare meglio di prima, rischio di arre-

care ulteriori danni al territorio. I sindaci

dei Comuni dell’Emilia e dell’Oltrepò

mantovano rappresentano un esempio

sostanzialeperchéhannotenutouna

condotta esemplare, sapendo trasfor-

mare l’emergenza in una grande occa-

sione per ripensare il rapporto con il

territorio ferito: l’uso e la tutela del

paesaggio, l’attenzione al consumo di

suolo, la necessità di investimenti per

la messa in sicurezza e la prevenzione

dei rischi, la ricostruzione in chiave di

sostenibilità. La Sessione Speciale che

riguarda la “Ri-costruzione solidale”

prende spunto dall’appello lanciato da

Francesco Bandarin, vice direttore

Generale UNESCO, per non ripetere

in Emilia l’esperienza dell’Abruzzo,

indicando il cambio di rotta dell’UNE-

SCO, con una risposta adattiva e par-

tecipata ai rischi e alle catastrofi.

L’UNESCO, infatti, ha proposto, attra-

verso l’International traditional

knowledge institute (Itki), il “Patto per

le popolazioni colpite dal sisma”.

Un protocollo che punta a dare “una

risposta rapida, di qualità e partecipata

all’emergenza”, individuando “moda-

lità” innovative di tutela del territorio

“cosi” da “dare nel mondo un’imma-

gine un po’ diversa di un Paese che

mostra non pochi problemi”.

La Commissione Giudicatrice del

Premiointenderilevareche:“la rico-

struzione non porti ad un eccessivo

consumo di territorio o vi introduca

tipologie architettoniche estranee, pri-

vilegiando il recupero dell’esistente

sviluppando tecnologie innovative e

nuovi processi costruttivi finalizzati

all’esecuzione di murature armate por-

tanti e di tamponamento nell’ambito

del miglioramento sismico delle nuove

costruzioni e salvaguardando gli assetti

urbani”. Temi perfettamente allineati

con gli obiettivi del Premio e con le

iniziative dell’UNESCO, partner del

progetto promosso dalla Fondazione

voluta da Giovanni Spadolini.

Questa scelta sarebbe stata apprezzata

da Enzo Ferrari che amava tenace-

mente la sua terra. Un motivo in più

per avvalorare la decisione di effettuare

la prossima edizione del 2013 a

Modena, città natale del mitico costrut-

tore di automobili, nella Casa museo

Enzo Ferrari.

INNOVAZIONEIl Premio ha aperto una finestra sulle

strategie che portano allo sviluppo

dell’innovazione, permeando il mondo

delle imprese, i centri di ricerca e le

aziende operanti nel settore ICT (Infor-

mation and communication techno-

logy), ma anche tutto il sistema della

pubblica amministrazione, in particolare

gli enti che forniscono assistenza stra-

tegica alle aziende lungo tutto il ciclo

di innovazione, per migliorarne la com-

petitività. Essere aperti all’innovazione,

soprattutto sotto il profilo della sicu-

rezza antisismica e della prevenzione

delle catastrofi naturali, senza stravol-

gere il territorio, adottando misure

“virtuose” nell’utilizzo dell’energia,

Page 10: ENERGEO MAGAZINE Anno V Marzo - Aprile 2013

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Anno VI - marzo/aprile 2013PRI

MO

PIA

NO

Le categorie ammesse

rappresenta senz’altro un motivo di

merito che potrebbe essere rilevato

dai membri della Giuria.

Dopo l’identità culturale e la ricostru-

zione solidale, l’innovazione (in parti-

colare quella sociale) è la parola-chiave

perchéimpegnaalavorareinsieme(le

tre sezioni speciali possono interagire),

poichè nel campo dell’innovazione sono

le sinergie a fare la differenza.

Non si può fare vera innovazione se

non ascoltando le istanze delle comu-

nità, delle famiglie, del territorio,

mostrando la capacità di essere effi-

cace, riferendosi all’uso ottimale di

risorse per il conseguimento di un

risultato sociale, in pratica la dimostra-

zione che l’idea funziona meglio delle

soluzioni esistenti e genera valore per

la società; la sostenibilità riguarda una

componente essenziale e tipica dell’in-

novazione sociale che la distingue dalle

pratiche tradizionali di assistenza e

promozione sociale.

La Commissione giudicatrice vuole

verificare come il territorio può diven-

tare uno spazio per la cittadinanza dove

scoprire le nuove tecnologie e realizzare

idee e progetti, ben sapendo che la

geografia e la storia hanno fatto del

paese Italia un luogo privilegiato per

realizzare, in territori che diventano

“officine”, iniziative e nuovi modelli di

sviluppo auspicabili, anche attraverso

l’innovazione.

Le idee progettuali (social innovation),

presentate dagli under 30, saranno

prese in particolare considerazione,

come pure i progetti che riguardano

il mondo della ricerca al femminile, che

rivendica spazi in un settore ancora

troppo a misura di uomo.

ACCESSIBILE E’ MEGLIOin collaborazione con il Comitato per

la Promozione e il Sostegno del Turismo

Accessibile ed ENEA. La Sezione, che

si ispira al primo Libro Bianco sul Turi-

smo per Tutti in Italia 2013, intende

individuare le azioni, i progetti e le

esperienze di realtà o Enti che creano

le condizioni ideali di fruibilità del ter-

ritorio e degli spazi per tutti, senza

barriere sociali che portano spesso alla

discriminazione, all’esclusione sociale

e a situazioni di povertà delle persone

con disabilità, in particolare in funzione

del loro stato di salute, momentaneo

o permanente, delle loro condizioni

fisiche o mentali o delle loro difficoltà.

Poichél’accessibilitàriguardanonsolo

aspetti strutturali e infrastrutturali, ma

anche i servizi offerti ai turisti, occorre

promuovere la qualità dell’accoglienza

per tutti, ovvero incentivare un cam-

biamento culturale che generi profondi

mutamenti dei modelli organizzativi e

gestionali, ancora prima che strutturali.

In collaborazione con la Struttura di

Missione per il Rilancio dell’Immagine

dell’Italia (Presidenza del Consiglio dei

Ministri), il Premio vuole dare spazio,

valutare e incoraggiare politiche di

accoglienza, sensibilizzazione e pro-

mozione culturale, per sviluppare le

tematiche dell’accessibilità e della fru-

izione degli spazi, in particolare quelli

dedicati agli ambiti culturali (Musei,

Gallerie d’Arte, Biblioteche, ecc.), all’ac-

coglienza (alberghiera, agriturismi, spazi

all’aperto) per favorire il turismo per

tutti.

SEZIONE SPECIALE Ezio Trussoni

INFORMAZIONE RADIOTELEVISIVAIn collaborazione con Testata giornali-

stica regionale della Rai

Il Premio ha dedicato una Sezione

dedicata al compianto Ezio Trussoni,

capo redattore della sede Rai di Milano

che aveva ben capito come la presenza

capillare della Rai sul territorio è ele-

mento distintivo importante del servi-

zio pubblico radiotelevisivo.

La TGR intende condividere e soste-

nere sfide dettate dalla passione di

muovere il Paese verso un futuro soste-

nibile. Non mancherà l’interazione con

la TGR, a cui i candidati al Premio

possono segnalare i loro progetti, com-

pilando l’apposita scheda inserita nel

bando ufficiale, attraverso la quale si

possono offrire suggerimenti alle reda-

zioni regionali della TGR per una valu-

tazione (ad esclusivo giudizio dei

responsabili delle sedi locali) di realiz-

zare un servizio dedicato negli spazi

del telegiornale regionale o delle rubri-

che. Il Concorso è riservato ai giorna-

listi, precari e/o praticanti della Rai TGR

(Sedi Regionali), autentico trampolino

di lancio per tanti volti noti dei tg nazio-

nali che hanno realizzato servizi, repor-

tage e inchieste televisive su temi che

riguardano le tematiche del premio,

rilevanti per la vita sociale della Regione

di competenza e che, sovente, vengono

utilizzate anche da tg e/o rubriche Rai

di carattere nazionale.

L’obiettivo è favorire la crescita di una

cultura dell’informazione più attenta

alle problematiche del territorio e, allo

stesso tempo, di far crescere l’atten-

zione dei media verso questi temi.

SEZIONE SPECIALE FUORI CONCORSO*Una Categoria (Sezione Speciale),

fuori concorso, è dedicata ai protago-

nisti della Comunicazione e dei Media

(la selezione sarà effettuata diretta-

mente dalla Commissione Giudicatrice).

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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NUOV

I SPA

ZI

NUOV

I SPA

ZI

Ci potrà essere un mondo pos-

sibile anche per i disabili? La

risposta viene da ”Accessibile

è meglio”, il primo Libro Bianco sul

“Turismo accessibile per Tutti in Italia

2003”, promosso dal “comitato per il

turismo accessibile”, composto da un

gruppo di lavoro ristretto di 20 persone

e quattro gruppi di lavoro allargati, alla

ricerca di strategie per implementare

alcuniaspettichiave:lacomunicazione,

l’informazione, i trasporti e l’acco-

glienza. L’iniziativa è finalizzata ad ispi-

rare l’azione politica e di governo

intorno al tema del turismo accessibile,

per promuovere la cultura dell’acco-

glienza, che rappresenta il livello di

civiltà di un Paese. Una Road map che

sarà condivisa con il Premio Eco and

the City Giovanni Spadolini a seguito

dell’intesa di collaborazione con la

Struttura di Missione per il rilancio

dell’Immagine dell’Italia. Questi inte-

ressanti temi sviluppati in un manuale

frutto dell’impegno del Comitato per

la Promozione e il Sostegno del Turismo

Accessibile, e promosso, nell’ambito

dell’attività della Presidenza del Con-

siglio dei Ministri, sono stati inseriti in

una Sezione Speciale del Premio.

Il Libro Bianco, che raccoglie oltre 350

buone pratiche e progetti sul Turismo

Accessibile, realizzati da associazioni

ed enti pubblici, è anche fonte di diversi

stimoli, in quanto fornisce tutta una

serie di suggerimenti utili alla realizza-

zione del Turismo Accessibile.

UNA NUOVA SFIDA DEL TERZO MILLENNIOIl Turismo accessibile rappresenta una

delle nuove sfide del terzo millennio.

L’obiettivo è di creare un documento

che dia delle indicazioni pratiche, per

passare dalle parole ai fatti. “Turismo

vuol dire accoglienza, ospitalità, cioè

permettere a tutti l’accesso - spiega

Maria Flavia Coccia, coordinatore della

Struttura di Missione per il Rilancio

dell’Immagine dell’Italia e Presidente

del Comitato per la Promozione e lo

Sviluppo del Turismo accessibile - In

Italia questo non è ancora realtà, ma

stiamo cercando di risolvere il pro-

blema. È vero che abbiamo delle punte

di eccellenza, ma in altre zone siamo

ancora indietro. Un cambiamento che

è doveroso affinché i diritti delle per-

sone non siano più da rivendicare ma

semplicemente da esigere, è pratica-

mente in corso”. Flavia Maria Coccia

ha le idee chiare, decisa a portare avanti

la mission del progetto. Ricorda quando

in Italia di turismo accessibile neppure

si parlava, anzi: il fenomeno andava

evitato,negato,rimosso.Edavverte:

“Restano relegati nella nostra memo-

ria episodi plateali di incultura turistica

nei confronti della diversità, di rifiuto

delle persone con bisogni speciali, di

rigetto del problema, come se fosse

una tara che il nostro turismo non

voleva farsi affibbiare. Episodi di questo

tipo avvengono ancora. Non possiamo

essere sicuri che quelle brutte pagine

della nostra storia recente si possono

considerate del tutto superate”.

La soluzione comunque è auspicabile.

Ci fa riflettere. “Dove non hanno potuto

la sensibilità e la cultura, è stata la

convenienza a darsi legge, è stato il

mercato a dettare le regole di convi-

venza e di accoglienza. Gli operatori

turistici lo sanno”.

COMUNICARE, UN’AZIONE DI CIVILTÀRecentementeaVicenza,aGitando,

Salone del turismo e dello sport acces-

sibile, che è l’unica rassegna in Italia

dedicato a tutte le persone con disa-

bilità e alle loro famiglie, mostrando il

video della campagna di comunicazione

appena iniziata, indicando quale dovrà

essere il percorso da seguire, è stata

ancorapiùchiara:“Ci vogliono ancora

tante azioni per lanciare la destinazione

Italia come meta turistica per le per-

sone con disabilità”. A cominciare dalla

comunicazione che prevede altre ini-

ziative, tra cui il Premio organizzato

dalla Fondazione Spadolini Nuova Anto-

logia e da Energeo Magazine. Il video

promozionale è stato realizzato in col-

laborazione con Uildm (Unione Italiana

Lotta alla Distrofia muscolare) dal regi-

sta Aldo Bisacco (al momento in italiano

e in inglese ma sono in preparazione

anche le traduzioni in altre lingue le

immagini, girate a Venezia, Ferrara,

Mantova, Firenze, Bari, Ostuni,

Palermo,Erice,RomaeinValdiFassa,

raccontano il viaggio di una coppia in

cui lui è in carrozzina, che attraversa

tutta l’Italia incontrando l’ospitalità degli

Italiani e le bellezze del nostro Paese.

“Abbiamo fortemente voluto parlare

di ospitalità piuttosto che di accessibi-

lità”,diceRobertoVitali,portavocedel

Comitato per la promozione del Turismo

accessibile.Precisa:“Dietro alle parole

si nasconde tanta sostanza, la persona

con disabilità oltre che un cliente

pagante, deve essere considerato un

ospite a cui far vivere un’esperienza

vacanziera unica”. E conclude:“C’è

voglia di fare, ma fino a oggi ci si è

mossi in ordine sparso, disperdendo

occasioni utili”.

UN MERCATO DEI “BISOGNI SPECIALI”Il primo libro bianco, frutto del lavoro

del Comitato, presentato recentemente

alla Bit di Milano a metà febbraio, vuole

fissare lo stato dell’arte di questi pro-

getti e fornire raccomandazioni, indi-

rizzi, indicazioni utili destinati ad

imprenditori, amministratori pubblici,

formatori, politici, tutti coloro che con

Territori, officine dell’accessibilità

Il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini collaborerà al progetto

della Struttura di Missione per il Rilancio dell’immagine dell’Italia

Maria Flavia Coccia, ricopre il ruolo di coordinatrice della Struttura di Missione per il Rilancio dell’Immagine dell’Italia e Presidente del Comitato per la Promozione e lo Sviluppo del Turismo accessibile.

La panchina Freedom promossa dal Consorzio dei Comuni Trentini con la Federazione Trentina della Cooperazione rappresenta una moderna soluzione di arredo urbano a misura di disabile per un’ospitalità territoriale di eccellenza e di intercooperazione innovativa quale sistema capace di generare nuove opportunità di risposta ai bisogni e alle aspettative dei cittadini.

Il primo libro bianco, frutto del

lavoro del Comitato per il turismo

accessibile, vuole fissare lo

stato dell’arte di questi progetti

e fornire raccomandazioni,

indirizzi, indicazioni utili destinati

ad imprenditori, amministratori

pubblici, formatori, politici, tutti

coloro che con il turismo hanno

a che fare. Allo stesso tavolo

ministeriale si sono seduti i

rappresentanti delle associazioni

dei disabili e quelli della politica,

partendo dall’ANCI (Associazione

Nazionale Comuni italiani),

l’UPI (l’Unione delle province

d’Italia) e rappresentanti della

conferenza delle Regioni.

il turismo hanno a che fare. Allo stesso

tavolo ministeriale, infatti, per la stesura

di questo documento programmatico,

si sono seduti i rappresentati delle

associazioni dei disabili e quelli della

politica partendo dall’ANCI (Associa-

zione Nazionale Comuni italiani), l’UPI

(l’Unione delle province d’Italia) e rap-

presentanti della conferenza delle

Regioni. Un mercato dei “bisogni spe-

ciali” che si traduce in un’opportunità

di business i cui confini sono poco

definiti:èriduttivopensareesclusiva-

mente alle persone con disabilità evi-

denti (siano essere sensoriali, motorie

o cognitive). Secondo gli autori del

Libro bianco, infatti, in questo grande

bacino di clienti andrebbero incluse

anche le persone che hanno difficoltà

alimentari (celiachia, intolleranze ali-

mentari, regimi alimentari iposodici o

dietetici in generale) e coloro che per

motivi di salute si “stancano” a cam-

minare a lungo a causa dell’età o per

colpa di patologie. Soltanto in questo

modo si potranno aprire nuove frontiere

per il prodotto turistico. P.B.

Page 12: ENERGEO MAGAZINE Anno V Marzo - Aprile 2013

20

Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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S.O.

S. T

ERRI

TORI

S.O.

S. T

ERRI

TORI

La parole d’ordine è “conserva-

zione e riuso”, con il concorso

di tutti, ma anche di salvaguardia

del territorio. Ancora una volta pren-

diamo a prestito le parole di Giovanni

Spadolini, fondatore del Ministero per

i Beni Culturali e Ambientali che amava

ripetere:“una moderna politica dell’am-

biente e del territorio richiede il con-

corso di tutte le forze vive della cultura

e della società”. Oggi il Premio Eco

and the City, che da tempo si amalgama

con il territorio e gli abitanti dei luoghi,

nell’ambito delle attività propedeutiche

al buon successo dell’iniziativa, attra-

verso Energeo, lancia un’idea concreta

mirata alla diffusione di una cultura per

il mantenimento del decoro urbano, la

salvaguardia del Paesaggio, e la valo-

rizzazione dei Beni Culturali del

nostro Paese, intesi come patri-

monio comune.

L’iniziativa, avviata alla vigilia del

quarantennale della fondazione

degli attuali dicasteri del

Governo Italiano preposti alla

tutela della cultura e alla con-

servazione del patrimonio arti-

stico e culturale e dei beni ambientali

e della ricorrenza del ventennale della

morte del grande statista, è rivolta a

quanti hanno a cuore i valori della

salvaguardia e della tutela del patrimo-

nio culturale, soprattutto quello consi-

derato “minore”, la cui funzione oscilla

continuamente tra quella di deposito

passivo della memoria storica e dell’i-

dentità culturale e quella, opposta, di

potente stimolo per la creatività del

presente e la costruzione del futuro.

Questa azione, di sicuro impatto media-

tico e di partecipazione, si propone di

coinvolgere direttamente il sistema

delle Sovrintendenze per i Beni archi-

tettonici e paesaggistici. Per questo

motivo è necessaria un’azione urgente,

come ha scritto sul Giornale dell’Arte,

lostudiosoSalvatoreSettis:“In ragione

della cieca politica di drastici tagli al

budget per la cultura, della privatizza-

zione del patrimonio culturale e dell’al-

leggerimento degli enti pubblici di tutela

che caratterizza l’attuale Governo”.

Nella sua analisi il professor Settis

sottolinea come:“su questo tema

abbia una grande importanza, anche

fuori dall’Italia, a causa della conver-

genza di tre caratteristiche storiche:

l’altissima densità del patrimonio in

situ in Italia, il suo intimo legame con

il paesaggio e infine perché è in Italia

(per la precisione negli Stati precedenti

all’unificazione politica del Paese) che

le più antiche regole di salvaguardia

del patrimonio hanno visto la luce”.

Tanti progetti rimangono nel cassetto

e risultano addirittura “dimenticati” in

quanto il patrimonio culturale viene

considerato “un fardello che pesa sul

budget dello Stato e non che possa

divenire una riserva di risorse (PIL) per

i cittadini e per le Nazioni”. L’Italia è

stata la prima a integrare la tutela del

paesaggio e del patrimonio culturale

nei principi fondamentali della sua

Costituzione. La consistenza e la qua-

lità del patrimonio da un lato, la cultura

italiana della salvaguardia dall’altro sono

due facce della stessa medaglia.

Il progetto sarà supportato da qualificati

partners e realizzato in collaborazione

con le principali Reti interessate alla

tutela del territorio. L’iniziativa, tra l’al-

tro, si propone di aiutare a capire come

affrontare le indagini diagnostiche, con

l’aiuto di esperti, al fine di salvaguardare

e tutelare l’enorme patrimonio ambien-

tale, culturale, storico-urbanistico,

architettonico. Un’azione di screening

a campione sul territorio che potrebbe

essere avviata a breve, compilando

l’application form presente sul sito

www.ecoandthecity.it, costituirebbe

la base per avviare l’indagine conosci-

tiva, esperita (sono in corso i contatti)

nell’ambito di un progetto pilota

dell’Associazione Borghi Autentici d’I-

talia, che ha promosso, di recente (vedi

servizio a pag. 31), il progetto strategico

“Rinascimento Urbano”, un’iniziativa

che dovrà coinvolgere tutti i Comuni

aderenti a Borghi Autentici d’Italia,

custodi di un bene storico-culturale,

testimonianza del tempo e memoria

storica dei borghi che necessitano di

restyling.

Si tratta di un esempio lodevole di

attenzione e sensibilità verso il territo-

rio, un’azione su vasta scala che coin-

volgerà tutti i Comuni aderenti a Res

Tutela dei beni culturali e ambientali: i primi 40 anniAlla vigilia del quarantennale della fondazione degli attuali dicasteri del Governo Italiano, preposti alla cultura e alla

conservazione del patrimonio artistico e per i beni ambientali, e della ricorrenza del ventennale della morte dello

statista fiorentino, la Fondazione Spadolini Nuova Antologia, nell’ambito delle attività del Premio Eco and the City

Giovanni Spadolini, intende diffondere una cultura per il mantenimento del decoro urbano e la valorizzazione dei

Beni Culturali e ambientali del nostro Paese, intesi come patrimonio comune.

Progettidimenticati:insiemeperriscoprireetutelareilpatrimoniostorico,

monumentale e artistico e valorizzare il territorio

Prima di assumere le funzioni di responsabile del nuovo dicastero del Governo Italiano preposto alla tutela della cultura e alla conservazione del patrimonio artistico e culturale e dei beni ambientali, il Senatore Giovanni Spadolini ha prestato giuramento, nel Salone delle Feste al palazzo del Quirinale, davanti al Presidente della Repubblica Giovanni Leone, secondo la formula rituale indicata dall’art. 1, comma 3, della legge n. 400/88 come si evince nel documento esclusivo. Il giuramento rappresenta l’espressione del dovere di fedeltà che incombe su tutti i cittadini ed, in modo particolare, su coloro che svolgono funzioni pubbliche fondamentali (in base all’art. 54 della Costituzione).

GiovanniSpadolinièstatounprotagonistadelsecoloscorso:elettosenatore(1972)nelcollegioelettoralediMilanocomeindipendentenellefile delPartitoRepubblicanoItaliano,(nellafotoconaltriduegrandistatisti:UgoLaMalfaeAldoMoro)vennechiamato,dueannipiùtardi,daAldoMoro a far parte del suo governo; gli venne affidato il nascente Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Spadolini inserì la tutela del territorio nell’agenda di Governo, dando inizio a un percorso innovativo per la politica italiana e diventando precursore di un confronto concreto sui grandi temi del nostro tempo.

Tipica ANCI, l’Associazione Città di

Identità.

IL PROGETTO SAREBBE STATO PARTICOLARMENTE CARO A SPADOLINIIl progetto è ambizioso e servirà per

mettere le basi all’edizione del 2014

del Premio. Giovanni Spadolini venne

chiamato da Aldo Moro a far parte del

suo governo, e gli venne affidato un

ministero istituito “su misura”, per cui

lo statista toscano divenne precursore

di un confronto concreto sui grandi

temi del nostro tempo. Spadolini inserì

la salvaguardia dei beni culturali e

ambientali (all’epoca considerate

istanzepressochésecondarie)nell’A-

genda di Governo, dando inizio ad un

percorso innovativo per la cultura poli-

tica italiana. Siamo certi che quest’

iniziativa sarebbe piaciuta a Giovanni

Spadolini, storico, giornalista, uomo

politico e delle istituzioni che si è

sempre battuto per la tutela e la valo-

rizzazione del territorio e dei beni cul-

turali. Tanto per fare un esempio,

raccontiamo il primo intervento in

assoluto del Ministero per i Beni Cul-

turali e Ambientali in soccorso della

Reggia che appariva ormai ruderizzata,

come si evince in un carteggio inedito

conservato presso la Fondazione Spa-

dolini Nuova Antologia, dove assume

particolare rilievo una lettera inviata dal

Presidente del Consiglio On.le Aldo

Moro al neo Ministro dell’Ambiente

Giovanni Spadolini, nella quale si sol-

lecitauninterventosuVenariaReale

che ha avuto una storia tormentata e

complessa. Dai fasti del Seicento al

culmine dello splendore del Settecento,

all’inesorabile declino dell’Ottocento.

La lettera svela che l’interessamento

era stato sollecitato dall’editore pie-

montese Giulio Einaudi e che erano

sue le idee “per un riassetto e una

futura utilizzazione come grande museo

ecologico di questo palazzo e del suo

parco”. Scriveva nella lettera diretta al

senatore Spadolini il presidente del

ConsiglioOn.leAldoMoro:“Gli ho

scritto dicendo di parlare con te che

sei il Ministro competente”.

Lasciando intendere che era la persona

in grado di agire subito. E fu così.

Spadolini si impegnò allora per avviare

i primi lavori al maestoso edificio oggi

restituito all’antico splendore.

Quando nacque con decreto legge nel

dicembre 1974, il Ministero per i Beni

Culturali ed Ambientali, il ministro fon-

datore Giovanni Spadolini pose tra gli

impegni prioritari della neonata ammi-

nistrazione, il recupero, la tutela e la

fruizione del patrimonio culturale e

artistico, e per i beni ambientali, con

una particolare ai luoghi storici che

costituiscono il tessuto della nostra

identità nazionale. A quarant’anni dall’I-

stituzione del Ministero per i Beni

Culturali e Ambientali, una nuova azione

capillare riparte per tracciare “una

mappa dei bisogni” del patrimonio

storico e culturale e dei beni ambientali,

sotto il segno di Giovanni Spadolini. ...(continua) r.e.

Page 13: ENERGEO MAGAZINE Anno V Marzo - Aprile 2013

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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Un museo in giallo a Modena,

non soltanto per un giorno.

La festa di compleanno della

struttura polivalente, considerata tra

le 10 più belle architetture italiane del

XXI secolo, avveniristica, sostenibile

(l’utilizzo della geotermia garantisce

notevoli risparmi energetici per raffre-

scamento e riscaldamento interno) ed

accessibile perché priva di barriere

architettoniche, realizzata nell’edificio

ottocentesco in cui Enzo Ferrari nacque,

è stata l’occasione per vivere in città

una giornata memorabile.

Il museo (MEF), aperto al pubblico il

10 marzo di un anno fa, è stato conce-

pito come un libro a grande scala, che

permette al visitatore la lettura biogra-

fica di Enzo Ferrari, uno degli italiani

più rappresentativi del ‘900.

Questo territorio deve molto ad Enzo

Ferrari, una figura leggendaria che

attraverso gli occhiali scuri guardava il

mondo e immaginava il successo,

dando un’impronta esclusiva allo svi-

luppo di una terra virtuosa, universal-

mente riconosciuta e storicamente

ricca di specificità nel panorama delle

province italiane. Un territorio recen-

temente colpito dal grave sisma, ma

con una marcata identità culturale, oggi

impegnatoinunanuovacompetizione:

la ricostruzione. La popolazione, con

un alto senso civico, ha saputo

mostrare, in un momento particolar-

mente difficile, una gran voglia di rim-

boccarsi le maniche, ritrovare la

tenacia, senza perdere il senso della

dignità, mantenendo una condotta

esemplare che ha saputo trasformare

l’emergenza in una grande occasione

per ripensare il rapporto con il territorio

ferito:l’usoelatuteladelpaesaggio,

l’attenzione al consumo di suolo, la

necessità di investimenti per la messa

in sicurezza e la prevenzione dei rischi,

la ricostruzione in chiave di sostenibilità.

Gli emiliani prenderanno esempio dal

loro concittadino più illustre, sempre

protagonista, con passione, sofferenza,

determinazione, coraggio, ambizione,

orgoglio, dignità e con una rara capacità

di guardare avanti.

I festeggiamenti sono stati un vero

happening, il cui denominatore comune

è stato il colore giallo, che Enzo Ferrari

scelse come sfondo del suo celebre

marchio, con il Cavallino rampante che

quest’anno si è aggiudicato anche il

titolo di marchio più riconosciuto nel

mondo, battendo addirittura quello di

Coca Cola e di Google, il motore di

ricerca più utilizzato su Internet.

E’ stata concepita una manifestazione

unica e irripetibile che ha significato

un caloroso omaggio a Modena, una

città che ha aggiunto due spazi muse-

ali distinti alla già ricca offerta del ter-

ritorio dall’indiscussa, forte identità e

con la grande capacità di mettersi

sempre in gioco, predisposto ad acco-

gliere le novità attraverso l’innovazione

(è stata definita il capoluogo della Motor

Valley).

“I due spazi - ci fa notare l’architetto

Andrea Morgante che ha realizzato la

strutturaideatadaJanKaplický,pre-

maturamente scomparso nel 2009 -

sono collegati al fine di riuscire ad

instaurare un dialogo sensibile fra i due

edifici”. “E’ stato necessario - fa riflet-

tere Morgante che ha curato anche

l’allestimento del Museo - rispettare

la presenza della Casa natale di Enzo

Ferrari e, nel contempo, riuscire a unire

in modo organico un complesso com-

posto da elementi diversi”.

Edaggiunge:“La vista dell’interno del

nuovo edificio, attraverso la facciata

vetrata, inquadra in modo spettacolare

la Casa natale, mentre dall’esterno è

facile intravvedere il contenuto espo-

sitivo”.

UN LUOGO DI RITROVO PER GLI APPASSIONATI DI MOTORIL’avveniristica costruzione espositiva,

grazie a queste importanti soluzioni

costruttive, sta riscuotendo tantissimo

successo tra il vastissimo pubblico di

appassionati. La città di Modena ha

vissuto una giornata memorabile, coin-

volgendo tantissimi giovani che hanno

potuto vivere un’esperienza unica e

ricca di emozioni. Per l’occasione è

stata attraversata da una grande “onda

gialla”, i colori del “Raduno Yellow

MEF!” che ha portato per le strade

della città dove è nato Enzo Ferrari 115

annifa,piùdi100veicolidiognitipo:

MANIF

ESTA

ZION

I

MANIF

ESTA

ZION

I

Il museo (MEF), struttura polivalente, avveniristica e sostenibile, considerata tra le dieci più belle

architetture italiane del XXI secolo, ospiterà la prossima edizione del Premio Eco and the City Giovanni

Spadolini, che punterà i riflettori sulla ricostruzione e la solidarietà, temi di grande attualità nella terra

di Enzo Ferrari, ferita dal grave sisma

E’ stata una vera occasione per tutti gli appassionati di motori, grandi e piccoli, per assistere a una sfilata caratterizzata appunto dal giallo. A destra una fiammante Ferrari nello spazio antistante il Museo (MEF).

I festeggiamenti sono stati un vero happening, caratterizzato dal colore giallo che Enzo Ferrari scelse come sfondo del suo celebre marchio, vi hanno preso parte anche i giovanissimi con le loro caratteristiche automobiline con i colori del “Raduno Yellow MEF”.

autoValley,moto,biciesupercar.

E’ stata una vera occasione per tutti

gli appassionati di motori, grandi e

piccoli, per assistere a una sfilata carat-

terizzata appunto dal giallo.

L’occasione è servita anche per far il

punto sull’attività del Museo (MEF)

che sorge a pochi passi dallo stabili-

mento della Maserati, su una superfi-

cie complessiva di circa seimila metri

quadrati con un’area espositiva di 4400

metri quadrati. Il complesso comprende

la casa in cui nacque il Drake nel 1898

interamente restaurata e, di fronte, una

nuova galleria espositiva caratterizzata

da una grande copertura in pannelli

d’alluminio di colore giallo, le cui aper-

ture per la luce rimandano alle prese

d’aria di auto da corsa.

Al suo interno un unico grande

ambiente dove muoversi tra le auto-

vetture, i motori, i telai e gli oggetti

conservati come vere opere d’arte e

ripercorrere attraverso cimeli, testimo-

nianze, immagini e filmati, la vita dell’in-

ventore del Cavallino e la storia

dell’automobilismo. Modena si con-

ferma così capitale della passione e

della competenza automobilistica.

UN PRECURSORE DELL’INNOVAZIONEL’onda gialla coinvolgerà anche Ener-

geo, che dovrà organizzare la prossima

edizione del Premio Eco and the City

Giovanni Spadolini, puntando i riflettori

sulla ricostruzione e la solidarietà, temi

di grande attualità nella terra di Enzo

Ferrari, ferita dal grave sisma.

La scelta di realizzare la prossima edi-

zione del 2013 a Modena, città natale

del mitico costruttore di automobili,

nella casa museo Enzo Ferrari è stata

accoltaconentusiasmo,ancheperché

Una festa in gialloI festeggiamenti, che hanno significato un caloroso omaggio a Modena, una città che ha aggiunto due spazi museali

distinti alla già ricca offerta del territorio, sono stati un vero happening, il cui denominatore comune è stato il colore

giallo, che Enzo Ferrari scelse come sfondo del suo celebre marchio, con il Cavallino rampante.

il focus del Premio è stato dedicato

alla storia ed evoluzione di questo

territorio che ha dato vita ad intuizioni

tecniche di grande portata e difficil-

mente riproducibili.

Il Premio vuol rendere omaggio alla

figura di Enzo Ferrari, fulgido esempio

della genialità italiana, un precursore

dell’innovazione, un uomo legato alla

propria terra, agli antichi valori, alle

buone abitudini, alla cucina tradizionale

e ai vini tipici, al dialetto modenese.

L’iniziativa potrebbe dare un impulso

più ampio ed articolato a quella base

di conoscenza del MEF anche ai non

appassionati di storia dell’automobili-

smo, quei cittadini che svolgono attività

di tutela del patrimonio naturale e del

territorio. Da un’indagine qualitativa a

campione condotta sul pubblico del

Museo è emerso che l’80% dei visita-

tori ha gradito l’esposizione, il 90%

consiglierà la visita ad altri e il 50%

intende ritornare.

Il Museo è recensito ottimamente su

Tripadvisor ed ha una copertura media-

tica in costante crescita. Pierpaolo Bo

ha collaborato Maja Argenziano

Page 14: ENERGEO MAGAZINE Anno V Marzo - Aprile 2013

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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Forse non tutti sanno che Enzo

Ferrari era solito andare all’An-

tica Trattoria della Piola, la cui

origine risale al 1752, oggi ancora

aperta al nord di Modena, a non più di

mille metri dall’uscita dell’Autosole, in

quella che viene chiamataViazza di

Ramo del Secchia, sede storica del

circolo “Carrettieri e scariolanti Filippo

Turati”. Il locale, già Stazione di Posta,

dove facevano capo le diligenze per

far riposare i cavalli, è stato qualche

anno fa ampliato con una parte in legno,

mentre l’osteria è rimasta com’era,

con il pergolato addossato a muro.

Anche la locanda è stata ristrutturata,

diventando un grazioso mini hotel di

12 stanze. Un tempo era spoglia e

semplice, appena adatta come ricovero

e ristoro per i carrettieri che facevano

tappa per far riposare ed abbeverare i

cavalli, prima di proseguire sulle antiche

strade che portavano all’Appennino

Emiliano. La taverna era un tempo

frequentata da barcaioli, garzoni, fac-

chini, passatori, traghettanti e dagli

scariolanti, che svolgevano un lavoro

molto faticoso, costretti a portare i

materiali raccolti ai vagliatori di sabbia,

risalendo e riscendendo la riva del

Secchia, sabbia che poi veniva caricata

su un carretto trainato dai cavalli.

Quel ramo del Secchia (da qui il nome

della località) da dove si diramano oggi

tra le cave in disuso tanti percorsi natura

e piste ciclabili, non ha perso il fascino

diunavolta:èancoraunicoedesclu-

sivo, anche quando è immerso in una

nebbia palpabile che avvolge sovente

la città e il territorio. In questo luogo,

a qualche centinaio di metri dal fiume

Secchia, circondato da grandi buche

provocate dagli scavi, Enzo Ferrari, che

amava conservare le vecchie, buone

abitudini, nell’intimo è sempre rimasto

una persona di estrema semplicità, un

uomo da osteria, quelle che da piccolo

frequentava con il padre Alfredo.

Ogni sabato andava a mangiare fuori,

in compagnia degli amici più cari. Ener-

geo Magazine, individuando tra le tappe

di avvicinamento al Premio che si svol-

gerà nella vecchia casa-officina del

Drake, trasformata in un avveniristico

museo, ha trovato il luogo e il modo di

descrivere l’ingegnere nel tempo libero,

fuori dall’officina e dall’ufficialità, lon-

tano dalle telecamere, amico fra gli

amici a tavola all’osteria, quando buon

vino e buona compagnia facilitano i

discorsi rilassati e fanno allentare il

nodo della cravatta, affidandosi al

richiamo della memoria di un testimone

d’eccezione:ClaudioCàmola,74anni,

oste simpatico e affabulatore che ha

ereditato l’antica taverna da zia Maria

negli anni sessanta. L’allegra combric-

cola formata da abili narratori di barzel-

lette e buongustai, rimaneva unita

anche nel mese di agosto, quando il

famoso carrozziere restava a Modena.

Del proprio territorio Ferrari amava

tutto, il dialetto, il linguaggio semplice,

le trattorie, le storie dei vecchi, i detti,

gli scherzi, gli aneddoti, e le “chiac-

chere del nulla”, quelle che hanno il

solo scopo di riempire i vuoti fra un

bicchiere e l’altro. Avevano cominciato

a frequentarsi intorno al ‘60, forse nel

‘64. Enzo Ferrari era molto legato a

tutti isuoivecchiamici:siparlavain

dialetto, si stava “alla buona”.

Perché,dopotantostress,dopotanti

incontri di lavoro, a lui piaceva trascor-

rere il sabato in pace, alla periferia della

sua città. Amava il modo di vivere

modenese:tavoloinlegnomassiccio

con sei posti a sedere della storica

Trattoria, autentico del ‘700, con la

tovaglia a fiori in fondo alla sala preno-

tato puntualmente ogni sabato, pareti

addobbate con stampe antiche e foto

ingiallite, in ricordo dei frequentatori

famosi del locale, monarchi, regine e

personaggi della storia, la solita sedia

da cucina in legno scuro con seduta

impagliata, la vecchia stufa a legna in

ghisa accesa d’inverno.

Sul tavolo apparecchiato era pronta

una brocca di fragolone appena spillato,

ROAD M

AP

ROAD M

AP

I luoghi del cuore di Enzo Ferrari

Un uomo, un mito, un territorio

Inalto:EnzoFerrari,concongliamicifidatissimi,amavamangiareipiattidellacucinapoveramodenese,semplicienostranisecondo le antiche tradizioni. In fondo alla sala, con stampe antiche e foto ingiallite alle pareti, veniva prenotato puntualmente ogni sabato, un tavolo con la tovaglia a fiori.

EnzoFerrarieramoltolegatoallasuaterra:inosteriasiparlavaindialetto,sistava“alla buona”.Perché,dopotantostress,dopotantiincontri di lavoro, a lui piaceva trascorrere il sabato in pace, alla periferia della sua città. Claudio Càmola, 74 anni, oste simpatico e affabulatore che ha ereditato l’antica taverna del Secchia da zia Maria negli anni sessanta,

si intratteneva spesso con il Commendatore scambiando le “chiacchere del nulla”, quelle che hanno il solo scopo di riempire i vuoti fra un bicchiere el’altro.Adestra:IltavoloinlegnomassiccioconseipostiasederedellastoricaTrattoria,autenticodel‘700,attornoalqualeamavasedersi da piccolo con il padre Alfredo.

Enzo Ferrari, che amava

conservare le vecchie, buone

abitudini della tradizione

modenese, nell’intimo è sempre

rimasto una persona di una

semplicità estrema, un uomo

da osteria, quelle che da piccolo

frequentava con il padre Alfredo.

Ogni sabato andava a mangiare,

in compagnia dei suoi amici più

cari, all’Antica Trattoria della Piola

per gustare i tortellini come li

preparava sua madre Adalgisa

Bisbini, originaria di Forlì, con un

ripieno di pane grattugiato, gambo

verde di cipollotto e il tosone

che è la rifilatura della forma del

parmigiano reggiano.

A quel tavolo di legno antico con la

tovaglia a fiori è stato visto l’ultima

volta la vigilia di natale dell’87, otto

mesi prima di morire.

prodotto nel vigneto attiguo alla

locanda, dal colore rosso granato,

nutrito e pieno, dal sapore asciutto da

bere con gli amici fidatissimi mangiando

i piatti della cucina povera modenese,

semplici e nostrani secondo le antiche

tradizioni, scegliendo tra i primi, pane

raffermo e fagioli, tortellini vegetariani

o pisarot, pasta fatta in casa con ragù

leggerissimo,le tagliatelle, i boccolotti

conifagioli,glisprécagrògn(malta-

gliati),acuiseguivanosecondiinvitanti:

maialino da latte con purè o al ginepro,

stracotto d’asina con polenta, la cac-

ciatora, i chelzagàt, l’arrost ed panza,

le polpettine con i piselli, la torta dura

e al bensòun e la sbrisolona da intingere

nel vino leggero.

Questo gli piaceva, questo voleva,

questo mangiava! Negli anni sessanta,

ZiaMaria,chetra ifornelliera impa-

reggiabile, preparava all’ingegnere un

piattodellacucinacontadina:tortellini

come li cucinava sua madre Adalgisa

Bisbini, originaria di Forlì, con un ripieno

di pane grattugiato, gambo verde di

cipollotto e il tosone che è la rifilatura

della forma del parmigiano reggiano.

Nell’osteria del Secchia si possono

ancora gustare i tortellini dell’ingegnere

indicati nel menù e segnalati dalle

migliori guide gastronomiche.

L’antica stazione di Posta è diventata

un luogo della memoria e dei sapori

antichi, dove tutto si riflette, con molti

ricordi, nella storia del suo frequenta-

torepiùassiduoefamoso:EnzoFerrari.

L’ultima volta è stato visto a quel tavolo

il natale dell’87, otto mesi prima di

morire, entrando definitivamente mella

leggenda. La storia del Mito dell’auto-

mobile passa anche da qui.

P.B.

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26

Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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In Italia, mai come nell’attuale

periodo di crisi economica, si è

sentito parlare del paesaggio come

risorsa, capitale da potenziare e sfrut-

tare soprattutto in termini turistico-

ricettivi. Sotto questa spinta, anche il

ventennale concetto di sviluppo soste-

nibile sta assumendo nuove declina-

zioni incentrate sulla conservazione del

patrimonio culturale, naturale e pae-

saggistico e sulla conseguente limita-

zione del loro deterioramento e

consumo. Il territorio, nella sua integrità

paesaggistica, acquista un nuovo valore

che è svincolato dalle logiche del pro-

fitto immediato dello sviluppo edilizio

edelmercatoimmobiliare:siravvisa

la necessità di ragionare sul lungo

periodo, guardando al futuro, quando

le poche zone rurali preservate rappre-

senteranno un capitale unico e non più

riproducibile. È in questo contesto

culturale che si inserisce il progetto

del Parco Agricolo del biotopo dei calan-

chi di Atri, in provincia di Teramo, rea-

lizzato all’interno del più ampio processo

di Multilevel Governance (MLG) avviato

dalla cittadina abruzzese.

Il Comune di Atri, che conta 11.225

abitanti, nel ridefinire i nuovi strumenti

urbanistici, ha infatti adottato un

approccio innovativo per l’Abruzzo,

identificato nella Multilevel Gover-

nance, che vede la redazione simulta-

nea, secondo un processo unico e

interdisciplinare, di quattro strumenti

di piano che interessano a vari livelli e

scale il territorio atriano. “Ci siamo

mossi in maniera tempestiva - dice il

Sindaco Gabriele Astolfi - dando ordine

ad alcune priorità che consentono di

tutelare un patrimonio esclusivo del

nostro territorio. Sicurezza, identità e

sostenibilità: sono questi i principi che

hanno guidato gli strumenti urbanistici,

dal Piano Regolatore Generale al Piano

Particolareggiato del centro storico.

La svolta si è poi avuta con l’adozione

del Piano di gestione del SIC IT7120083

“Calanchi di Atri” e del Piano Partico-

lareggiato del Parco agricolo, in attua-

zione all’art.13 delle NTA del PTP della

Provincia di Teramo”.

Questo quadro ha offerto un’occasione

unica per la concreta sperimentazione

di un processo di pianificazione soste-

nibile mirato al coordinamento dei

suddetti piani da parte di un team

multidisciplinare finalizzato a conferire

ai medesimi una visione unitaria e

condivisa dagli attori locali. Ciò ha per-

messo di approfondire le conoscenze

su determinati aspetti e temi sensibili

(il patrimonio storico, il contesto rurale

e l’ambiente naturale) che consentono

di individuare con maggiore accura-

tezza, target specifici di sostenibilità

verso i quali indirizzare in modo con-

creto le scelte progettuali e, perciò, la

normativa, ricercando essenziali aspetti

di coerenza e convergenza progettuali

tra il piano generale e quelli settoriali.

Il raccordo continuo del gruppo di lavoro

incaricato di condurre gli studi specia-

listici con i responsabili tecnici dei vari

piani ha avuto infine il vantaggio di

PAES

AGGI A

GRA

RI

PAES

AGGI A

GRA

RI

Il Parco agricolo di Atri,un’eccellenza culturale e paesaggistica

Un progetto che vuole promuovere la multifunzionalità agricola e al tempo stesso incentivare

la “cura” del paesaggio rurale dei calanchi

Il centro storico di Atri visto dal Parco Agricolo. La signora Bianca Cacciatore, scelta per rappresentare il territorio della Riserva Regionale dei calanchi Atri in uno degli scatti del progetto

“Uomini in oasi” promosso dal WWF e dall’azienda vinicola Caldirola.

AdAtril’attivitàagricolaèfortementecondizionatadallecaratteristichegeomorfologiche:soloneiversantimenoacclivi è possibile utilizzare mezzi meccanici.

Il progetto di salvaguardia

del biotopo dei calanchi

che caratterizzano il paesaggio

rurale della cittadina abruzzese,

rappresenta una concreta

sperimentazione di un processo

di pianificazione sostenibile mirato

a guardare al futuro, quando

le poche zone rurali preservate

rappresenteranno un capitale unico

e non più riproducibile,

da valorizzare soprattutto

in termini turistico-ricettivi.

Il comune di Atri, che si estende

per 92 Kmq e conta 11.225 abitanti

(ISTAT 2011), è localizzato in Abruzzo, nell’area più meridionale della provin-

cia di Teramo, entro la fascia collinare prospiciente la linea di costa, a confine

con la provincia di Pescara. Le origini della città, che sorge su un promontorio

collinare la cui quota massima raggiunge i 464 m, risalgono al X sec. a.C. e le

tracce di questa storia millenaria sono riscontrabili tanto nel centro storico quanto

nella campagna, dove sono stati rinvenuti insediamenti e necropoli preromane

e dove si snoda un complesso sistema di fontane archeologiche e qanat.

Il territorio, che ha visto recentemente la nascita del primo esempio Italiano di

Consorzio di operatori turistici privati, basato sul concetto della Compagnia di

Destinazione, con la creazione del DMC (Destination Management Company)

“Riviera dei Borghi Acquaviva”, è fortemente caratterizzato dalla presenza dei

calanchi, che costituiscono un importante geosito noto a scala nazionale, e da

una notevole componente rurale legata alla produzione di prodotti tipici a filiera

corta. Il paesaggio atriano appare infatti come un “ecomosaico” caratterizzato

da una matrice prettamente agricola nella quale si inseriscono in maniera diffusa

ancora numerosi elementi naturali. A tal proposito basti pensare che il Comune

è l’unico del comparto collinare all’interno della provincia di Teramo ad ospitare

una Riserva Naturale Regionale ed un Sito di Importanza Comunitaria, uno dei

tasselli della rete ecologica europea “Natura 2000”, entrambi denominati “Calan-

chi di Atri”. Molteplici sono le iniziative volte alla valorizzazione delle peculiarità

locali. Tra queste si evidenziano la redazione del Piano Strategico della città di

Atri e la conseguente adesione alla ReCS, Rete delle Città Strategiche, la sotto-

scrizione del Patto Europeo dei Sindaci per il Clima. Si segnala infine la presenza

di un polo universitario, di numerose strutture museali tra cui il museo etnografico,il

Capitolare e l’archeologico, del teatro comunale del 1881.

Il territorio di ATRI culla di una storia millenaria

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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PAES

AGGI A

GRA

RI

ridurre non solo i tempi di elaborazione

dei singoli strumenti, adottati in Con-

siglio Comunale il 24 agosto 2012, ad

appena un anno e mezzo dall’avvio del

processo, ma anche quelli relativi all’e-

spletamento delle procedure valutative

(ValutazioneAmbientaleStrategicae

Valutazioned’Incidenza)stabilendosin

dalle prime fasi un raccordo sui principi

e sui contenuti intersettoriali dei vari

strumenti di piano ed individuando

appropriati indicatori di sostenibilità.

“Le ultime novità sull’iter approvativo

dei piani sono recentissime - ricorda

l’Assessore alla Multilevel Governance

Domenico Felicione - nella seduta con-

sigliare del 23 marzo 2013 è stato

adottato con voto unanime il Piano di

Gestione del SIC e votate le controde-

duzioni alle osservazioni del PRG”.

Nel dettaglio, il Parco Agricolo si

estende per circa un terzo del territorio

comunale ma ospita appena il 17%

della popolazione atriana ed il 16%

dell’intero patrimonio immobiliare.

Esso rappresenta il comparto entro cui

mettere in atto prioritariamente ed in

via sperimentale le nuove politiche di

sostenibilità e multifunzionalità rurale

l’adeguamento dell’impianto di smal-

timento delle acque reflue attraverso

sistemi di fitodepurazione. L’aspettativa

è che tale sistema possa costituire

un’opportunità per la comunità locale

ed il punto di partenza per una migliore

gestione del territorio. Un lusinghiero

riconoscimento per le strategie adot-

tate è arrivato il 10 novembre 2012, a

Trento, quando il Piano Particolareg-

giato del Parco Agricolo è stato insignito

della Medaglia Spadolini per essere

arrivato tra i 5 finalisti della sezione 2

del Premio “Eco and the City - Giovanni

Spadolini”, riguardante la valorizzazione

dei patrimoni paesaggistici e culturali

“per aver coinvolto nella progettazione

i cittadini in un processo partecipato,

anche attraverso la condivisione della

Carta delle Unità di Paesaggio, da cui

discendono le strategie inerenti la sicu-

rezza, la sostenibilità e la valorizzazione

dell’identità territoriale, attraverso la

diffusione delle reti ecologiche, nel

rispetto dei principi della Convenzione

Europea del Paesaggio.” Serena Ciabò

grazie a norme che incentivano la

“cura” del paesaggio agrario dei calan-

chi. Cura che si esplica attraverso l’au-

mento della cultura della sicurezza, la

diffusione di azioni di sostenibilità, il

mantenimento dell’identità di un pae-

saggio non riproducibile. Per trasfor-

mare queste parole in fatti, le norme

del Piano Particolareggiato del Parco

Agricolo prevedono una serie di incen-

tivi urbanistici volti alla diffusione del

verde e delle reti ecologiche, alla rea-

lizzazione di studi specialistici sulle

problematiche territoriali riguardanti la

sicurezza idrogeologica, alla demoli-

zione di edifici incompatibili ed al recu-

pero dell’esistente. A tal proposito basti

pensare che dagli studi effettuati

emerge che ben 119 edifici del Parco

Agricolo rispecchiano i canoni dell’e-

dilizia contadina locale, e rivestono

dunque un importante valore docu-

mentario, ma 40 di essi risultano disa-

bitati, strutturalmente compromessi o

rasentano lo stato ruderale. Altri inter-

venti incentivati riguardano la piantu-

mazione di siepi e filari di alberi, e

Il Parco agricolo di Atri, un’eccellenza culturale e paesaggistica

Domenico Felicione, Assessore alla Multilevel Governance del Comune di Atri, che si è fortemente impegnato per mettere la partecipazione al centro del processo di pianificazione. Il mosaico agricolo della campagna atriana. Forte è la presenza di elementi naturali diffusi.

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30

Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

31

C’è una piccola parte dell’Italia,

un’Italia speciale che vuole

crescere, orientata da precise

motivazioni strategiche per avviare

progetti, iniziative e azioni di sviluppo,

nell’identità, nel paesaggio, nella cultura

produttiva, nel proprio modo di vivere,

nella storia e nelle tradizioni dei luoghi.

È una realtà che considera la comunità

locale un elemento decisivo del proprio

disegno di sviluppo. E’ l’Italia della rete

Borghi Autentici, aderente all’Associa-

zioneCittàdiIdentitàResTipicaANCI:

tanti piccoli comuni, enti territoriali e

organismi misti di sviluppo locale impe-

gnati in un percorso di miglioramento

continuo della struttura urbana, dei

servizi verso i cittadini, del contesto

sociale, ambientale e culturale.

Oggi Borghi Autentici, associazione

nata nel 2002 e costituita con atto

pubblico nel 2007, raggruppa 191 pic-

coli Comuni e altri Enti pubblici e orga-

nismi territoriali. È una rete fra territori

italiani in cui protagonisti sono le comu-

nità, gli amministratori locali e gli ope-

ratori economici e sociali che non si

lamentano del declino e dei problemi,

ma che al contrario sono consapevoli

di avere risorse e opportunità per ripar-

tire da questa condizione di difficoltà

per creare nuovo sviluppo.“Borghi

Autentici è impegnata da tempo in un

percorso di qualità che punta alla valo-

rizzazione dei borghi italiani, sotto mol-

teplici aspetti - confida Ivan Stomeo,

Sindaco di Melpignano, in provincia di

Lecce, da alcuni mesi al timone dell’As-

sociazione - Il tema del recupero dei

centri storici è uno dei principali che

l’Associazione offre ai propri Associati.

Si tratta del progetto strategico “ Rina-

scimento Urbano”, il cui obiettivo è il

recupero di edifici situati nei centri

storici portando avanti ristrutturazioni

coerenti con i canoni architettonici

caratteristici del borgo, con un’atten-

zione speciale ad interventi per miglio-

rarne l’efficienza energetica. Tale

azione, tuttavia, non può essere pro-

mossa in maniera “isolata - precisa il

Presidente Stomeo - il punto di forza

di Borghi Autentici è che un progetto

come “Rinascimento Urbano” viene

pianificato strategicamente per inter-

connettersi agli altri progetti dell’As-

sociazione, i quali vertono sulla

valorizzazione turistica, sulle energie

rinnovabili, sulla messa in qualità del

borgo a 360 gradi.

Solo così è possibile dare ai Comuni

concrete possibilità di sviluppo per

migliorare la qualità della vita dei resi-

denti permanenti e di quelli temporanei,

cioè i turisti”. Come volete agire?

“I borghi italiani posseggono patrimoni

architettonici ed immobiliari che

sovente sono a rischio di degrado

totale: serve partire da tali patrimoni,

avendo in mente un preciso piano

nere di più in termini di “qualità della

vita” e di felicità anche se consumiamo

meno risorse, ma questo solo se, con-

temporaneamente, si attribuisce valore,

anche economico, ad altre componenti

non materiali.

“Attualmente - fa notare il Presidente

Stomeo - non è possibile dire che per

andare in questa direzione esista un

percorso codificato ed univoco: la solu-

zione bisogna ancora individuarla.

Quello che sicuramente è vero, è che

non sono sufficienti piccole correzioni

e modifiche del presente, occorre un

profondo cambiamento che consenta

la transizione da un modello di sviluppo

centrato sul consumo ad uno attento

alla sostenibilità ambientale, economica

e sociale”.

L’utopia “Borghi della Felicità” parte

dal sistema specifico dei valori e delle

risorse locali, volendo fornire risposte

nuove ai bisogni e ai desideri della

collettività, inseparabilmente collegate

al paradigma dello sviluppo sostenibile.

“Si tratta - si legge nel programma - di

progettare e attuare un percorso teso

a raggiungere il benessere di una col-

lettività, quantificabile anche attraverso

l’utilizzo di specifici indicatori di soste-

nibilità non basati solo sulla stabilizza-

zione del PIL, un percorso basato sulla

qualità delle relazioni sociali, la solida-

rietà, la sicurezza, l’inclusione sociale,

la conoscenza diffusa, la preservazione

dell’ambiente e delle risorse naturali,

la qualità e la bellezza del paesaggio,

un’economia che assecondi il territorio

e le capacità delle persone, facendo

attenzione alle fragilità e aiutando lo

sprigionarsi delle potenzialità”.

UN MANIFESTO DI INTENTI COME BUSSOLA Borghi Autentici si presenta come

un’Associazione indipendente sul piano

politico, economico e istituzionale,

aperta a ogni forma di confronto e

collaborazione con altri soggetti pubblici

e privati che siano impegnati su inizia-

tive di sviluppo locale caratterizzate da

obiettivi di valorizzazione delle risorse

e delle identità locali, di sostenibilità e

tutela della biodiversità dei territori, di

promozione della qualità e delle capa-

cità locali, quali opportunità per dise-

strategico, per attuare azioni di recu-

pero finalizzate anche alla rivitalizza-

zione dei centri storici, riportando le

attività commerciali, i servizi e soprat-

tutto le persone a vivere tali luoghi”.

UN PIL DA ROTTAMARE E UNA FELICITÀ DA RITROVAREElanciaun’idea:”L’Associazione Borghi

Autentici ha trovato nel F.I.L. (Felicità

Interna Lorda), un indicatore che può

meglio rappresentare i bisogni delle

comunità rispetto all’ormai obsoleto

PIL. Per questo BAI si è fatta promo-

trice del progetto pilota “Borghi della

Felicità”, che sarà per la prima volta

sperimentato nel mio Comune, Mel-

pignano, nel Salento, e a Saluzzo, in

provincia di Cuneo”.

Il nuovo paradigma è che si può otte-

RES

TIPIC

A E

DIN

TORN

I

RES

TIPIC

A E

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TORN

I

Sviluppo e innovazione sotto il segno della qualità

Una rete di territori italiani dove protagoniste sono le comunità che,

a dispetto del declino, sono consapevoli di avere risorse

e opportunità per creare sviluppo

Cervara si trova a soli 70 chilometri da Roma. Il territorio del comune risulta compreso tra i 419 e i 1.611 metri sul livello del mare, nelpaesaggiomozzafiatosullasottostanteValledell’AnieneenelparconaturaleregionaledeimontiSimbruini.Unborgoveramenteunicoesuggestivo.

Lo scenario affascinante e suggestivo di Pescopennataro, 315 abitanti, nella provincia di Isernia, in Molise, definito il paese della pietra e degli scalpellini. Il borgo, uno dei più piccoli dell’Associazione, è circondato da boschi di abeti bianchi, ma anche da boschi di abete rosso, faggio e cerro.

I Borghi Autentici, aderenti

all’Associazione Città di Identità

Res Tipica ANCI, con un Manifesto

sottoscritto da tutti i 191 Comuni

iscritti, hanno trovato la bussola

che ispirerà il lavoro nei prossimi

anni. Il documento definisce

le prospettive su cui lavorare

insieme, i progetti comuni e le

iniziative in grado di generare

cambiamento e innovazione.

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Anno VI - marzo/aprile 2013

gnare uno sviluppo competitivo basato

sull’innovazione. “Partire dalla propria

identità, dalla propria specificità per

migliorarsi, e cambiare, crescere in

sintonia con l’ambiente e le persone

- spiega Ettore Caroppo, Sindaco di

Minervino di Lecce, Comune green,

tra i primi firmatari del Patto dei Sindaci,

che da anni si batte per attuare piani

di recupero e tutela della cittadina

salentina - rappresenta una grande

opportunità.“

Il Manifesto dei Borghi Autentici (nel

riquadro), recentemente adottato dai

Comuni della rete BAI, è la bussola

che ispirerà il lavoro nei prossimi anni.

Il documento definisce le prospettive

su cui lavorare insieme, i progetti

comuni e le iniziative in grado di gene-

rare cambiamento e innovazione.

Borghi Autentici d’Italia promuove per-

corsi di sviluppo locale partendo dai

patrimoni esistenti per costruire stra-

tegie concrete e attuabili di crescita,

per migliorare le condizioni di vita della

popolazione, di chi sceglie di vivere e

investire le proprie capacità in un borgo,

valorizzando il territorio e rendendolo

sempre più accogliente, per chi stabil-

mente ci vive e per chi lo attraversa

come “cittadino temporaneo”.

L’INNOVAZIONE ENTRA A FAR PARTE DEL SISTEMA DEI BORGHIOltre ai progetti “Comunità Ospitale”

e “Rinascimento Urbano” che hanno

l’obiettivo di accompagnare i Comuni

BAI nell’adozione di politiche pubbliche

locali per il recupero, la riqualificazione

e il rinnovamento urbano allo scopo di

migliorare la qualità estetica, funzionale

e abitativa dei borghi, fervono molte

attività e Progetti Strategici, fulcro delle

azioni e delle linee guida delle politiche

di BAI. Si cerca di rendere un borgo

più bello, sostenibile e attrattivo per

chi potrebbe decidere di visitarlo.

Tra le azioni messe a punto dal pro-

getto, particolare importanza ha l’intro-

duzione di pratiche di bioarchitettura,

così come l’abbattimento di barriere

architettoniche e la riqualificazione degli

spazi pubblici per farli tornare vivi,

vissuti dagli abitanti e dai visitatori.

Come pure è significativa l’idea di

creare “il progetto Borgo Intelligente”;

BAI accompagna (con assistenza tec-

nica, consulenza tecnologica, supporto

alla progettazione, compresa l’assi-

stenza per l’ottenimento delle agevo-

lazioni) i Comuni, singoli o in rete, verso

l’adozione di politiche pubbliche locali

per migliorare la prestazione energetica

ed ambientale della città.

Borghi Autentici d’Italia è riconosciuta

dalla Commissione UE come strumento

di supporto per accompagnare i Comuni

nell’adesione del Patto dei Sindaci per

la diminuzione delle emissioni di CO2

in atmosfera entro il 2020.

Infine, il progetto “Cooperativa di

Comunità”, sviluppato in Italia attra-

verso un protocollo d’intesa con la Lega

Nazionale delle Cooperative Mutue

(Lega Coop), si propone di mobilitare

i cittadini e i gruppi di interesse sociale

ed economico per costruire una stra-

tegia condivisa attorno al tema del

welfare, dello sviluppo locale e alla

gestione di servizi di interesse pubblico.

La Cooperativa di Comunità diviene

perciò lo strumento condiviso per for-

nire una risposta al bisogno di servizi

altrimenti non soddisfatti dalle strutture

pubbliche e private di mercato.

Simone Taddei

e Valeria Zangrandi

“MANIFESTO DEI BORGHI AUTENTICI” Coesione e vita di comunità;

Cultura e identità;

Comunità aperte e solidali;

I giovani sono il futuro

del borgo, senza di loro

il borgo non ha futuro;

Il welfare locale;

Nuove tecnologie;

Paesaggio urbano nei borghi

e qualità territoriale;

Ospitalità e turismo;

Agricoltura e cibo;

Artigianato e sapere

fare produttivo;

Sicurezza e salute;

Un futuro sostenibile;

Governance.

RES

TIPIC

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TORN

I

Sviluppo e innovazione sotto il segno della qualità

Uno scorcio del borgo medievale di San Mauro Forte, 1.718 abitanti, su una collina a 540 metri s.l.m., nella parte centro-occidentale della provincia di Matera. Nelle viuzze riecheggiano le voci degli abitanti che difendono la memoria storica del paese. Ivan Stomeo, Sindaco di Melpignano, in provincia di Lecce, da alcuni mesi al timone dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia.

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

35

PER

CORS

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L’idea più originale è venuta ad

Alberto Imbeni, insegnante di

educazione fisica di Carpi, in

provincia di Modena, il quale per pro-

testare contro l’abbattimento di 35

alberi di elevato valore ornamentale

(sofora del Giappone) che apparten-

gono alla famiglia delle fabaceae, è

salito sulla pianta che avrebbe potuto

raggiungere i 200 anni di vita, alta

almeno 20 metri, con la sua chitarra,

in attesa che arrivassero gli agronomi

conl’incaricodiabbatterliperchésog-

getti ad altissimo rischio di caduta.

Lo strimpellio della chitarra che si accor-

dava con la canzone appena intonata,

non ha coperto il rumore delle potenti

motoseghe utilizzate dagli operai. Una

protesta plateale, con la colonna sonora

di un celebre brano di Adriano Celen-

tano, il cui testo era stato rivisitato per

l’occasione:“In una strada... là dove

c’era l’albero ora c’è un bel parcheggio

magari a pagamento”. Non c’è stato

verso. Le piante sono state inesorabil-

mente mutilate, l’asfalto era coperto

di rami grigio verdastri e foglioline

ovate, diventate in autunno giallo oro.

Uno scempio. Gli abbattimenti degli

alberi quasi sempre suscitano un coro

di proteste. Dallo scorso 14 gennaio

la legge 10 riconosce il 21 novembre

quale “Giornata nazionale degli alberi”

al fine di tutelare, attraverso la valo-

rizzazione dell’ambiente e del patrimo-

nio arboreo e boschivo, le tradizioni

legate all’albero nella cultura italiana e

la vivibilità degli insediamenti urbani.

In sostanza la legge 10 dice stop all’ab-

battimento degli alberi monumentali.

In un recente Convegno tenutosi a

Villafrancad’Asti,moderatadaMarco

De Vecchi, docente universitario e

presidente dell’Osservatorio del Pae-

saggio per il Monferrato e Astigiano,

che ha rappresentato un alto momento

di studio e di riflessione sulla questione,

studiosi, professionisti e ambientalisti,

hanno trovato piena ed unanime con-

divisione sulla linea da seguire d’ora

innanzi. In particolare prima di giungere

alla decisione grave e dolorosa dell’ab-

battimento, ogni possibile alternativa

deve essere sempre e comunque

esperita per evitare di sopprimere un

albero di interesse storico-monumen-

tale o di valore paesaggistico, in quanto

componente di filari e viali alberati e

del patrimonio naturale del nostro

Paese. Dai lavori è chiaramente emerso

come le recenti acquisizioni in campo

scientifico e tecnico consentano oramai

un’accurata e precisa determinazione

della pericolosità dell’albero rispetto al

rischio di schianti e cadute, tanto da

trovare ampia ed affermata applicazione

nella gestione responsabile del verde

urbano, la cui vicina città di Torino

rappresenta un esempio virtuoso a

livello addirittura internazionale. E’ stato

chiaro Massimo Tirone, vice Presidente

dell’Ordine dei Dottori Agronomi e

ForestalidellaProvinciadiTorino:“L’ap-

plicazione di protocolli, ormai ricono-

sciuti a livello internazionale, per la

valutazione della stabilità degli alberi

deve necessariamente trovare puntuale

applicazione così che si possa giungere

in ogni situazione ad assumere le deci-

sioni ritenute più opportune”.Nella sua

analisiTironeèancorapiùesplicito:“La

valutazione della stabilità degli alberi è

una branca specialistica della Fitoiatria,

cioè della disciplina che si dedica alla

profilassi delle malattie e alla cura degli

organismi vegetali e che si occupa dei

mezzi, delle tecniche e delle strategie

volte alla difesa delle piante dalle avver-

sità biotiche e abiotiche”. La valuta-

zione di stabilità è, di fatto, un tassello

del percorso diagnostico applicato alla

salute degli alberi, ovvero una pratica

ispettiva di indagine e valutazione fina-

lizzata all’individuazione dei difetti e

delle problematiche dell’albero, e cioè

del suo stato di alterazione rispetto alla

situazione normale, che quindi deve

essere considerato come uno stato di

“malattia” intesa nella sua più ampia

accezione.

UNA STORIA INGARBUGLIATAFino alla metà del secolo scorso mol-

tissime strade italiane, secondarie o

“statali”, erano ancora abbellite da

alberate a volte secolari, a volte piú

recenti ed impiantate prima della

Seconda Guerra Mondiale. Le alberate

hanno offerto ombra ai carri trainati dai

buoi che portavano le merci dalle cam-

pagne alle città, alle carrozze trainate

da cavalli ed ai viandanti, e sono state

rappresentate nei quadri di molti pittori

italiani e stranieri. Dopo l’ultima guerra,

l’esigenza di allargare le strade per

rispondere all’aumento vertiginoso del

traffico automobilistico ha portato

all’abbattimento di buona parte dei

filari, soprattutto lungo le strade prin-

cipali; a partire dal 1964 - a fronte di

unaseriedigraviincidentistradali-é

iniziata l’eliminazione sistematica delle

alberate sopravvissute al di fuori dei

centri urbani. Il Ministero dei Trasporti,

con la circolare 8321 del 10 Agosto

1966 richiesta a gran voce dal TCI, Italia

Nostra e Pro Natura, ha fermato in

parte gli abbattimenti, prevedendo

distanze minime dal limite della car-

reggiata stradale per le nuove strade,

dettando regole per le strade esistenti

e consentendo in alcuni casi la sosti-

tuzione degli alberi malati nei filari.

“L’attuale Codice della Strada del 1992

non si é pronunciato sugli alberi nelle

fasce di pertinenza che sono le porzioni

della sede stradale comprese tra la

linea esterna che delimita la carreggiata

ed il confine stradale - puntualizza

Angelo Porta, ambientalista convinto

- inoltre il Regolamento di Attuazione

ha stabilito rigide regole per gli alberi

nelle fasce di rispetto (le aree oltre il

confine stradale), prevedendo una

distanza minima non inferiore all’altezza

massima raggiungibile dalle piante se

lasciate libere di crescere”. Il Regola-

mento non differenzia le strade, quindi

laregolaévalidasiaperleautostrade

che per gli “itinerari ciclopedonali”,

sempre all’esterno dei centri abitati;

una delle conseguenze l’impossibilitá

di realizzare piste ciclabili ombreggiate

da alberi fuori dalle cittá. “Il risultato

del quadro normativo - conclude Angelo

Porta - é stato da un lato una serie di

sentenze di condanna dei proprietari

di piante nelle fasce di rispetto, anche

se regolarmente potate o addirittura

coltivate in vaso, dall’altro le soluzioni

all’italiana di alcuni Comuni che hanno

spostato i cartelli indicatori di localitá

(e quindi il limite del centro abitato) per

garantire la possibilitá di reimpianto in

alcune alberate storiche”.

La Corte di Cassazione con la sentenza

17601 del 15 aprile 2010 - condannando

un Capo Cantoniere dell’ANAS per non

aver verificato le distanze di un albero

e provveduto di conseguenza- ha fatto

ripartire gli abbattimenti. La sentenza

si basa su una possibile interpretazione

del combinato disposto dal Codice della

Strada e dal Regolamento di Attuazione

che, dettando norme sulle fasce di

rispetto, “potrebbero” sottintendere

PER

CORS

I

L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberi: tagliarli o difenderli?Fino alla metà del secolo scorso moltissime strade italiane, secondarie o “statali”, erano ancora abbellite da alberate

a volte secolari, a volte piú recenti ed impiantate prima della Seconda Guerra Mondiale. Offrivano ombra ai carri

trainati dai buoi che portavano le merci dalle campagne alle città, alle carrozze trainate da cavalli ed ai viandanti, e

sono state rappresentate nei quadri di molti pittori italiani e stranieri. Dopo l’ultima guerra, l’esigenza di allargare le

strade per rispondere all’aumento vertiginoso del traffico automobilistico ha portato all’abbattimento di buona parte

dei filari, soprattutto lungo le strade principali. Cosa accadrà con la nuova legge?

Una recentissima legge tutela queste piante secolari che ricordano paesaggi da cartolina

Il platano di Napoleone è uno degli alberi più grandiosi d’Italia. La leggenda dice sia stato piantato da Napoleone dopo la famosa battaglia di Marengo, alla periferia di Alessandria, la battaglia che consacrò Bonaparte vincitore. Considerato un liberatore (all’epoca questa parte d’Italia era proprio Francia, non territori francesi) sfilò per la città e, come in molte altre località, piantò un viale di platani, che all’epoca dovevano costeggiare tutta la strada che dal centro città arriva a Marengo.

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Anno VI - marzo/aprile 2013S.

O.S.

TER

RITO

RI

L’annosa polemica sulla pericolosità degli alberi: tagliarli o difenderli?

Il filare di tigli presente lungo la ex strada statale 10 (Padana inferiore).

la loro validitá anche per le fasce di

pertinenza. Gli abbattimenti sono con-

tinuati anche dopo un’interrogazione

parlamentare e la successiva circolare

3224del10Giugno2011chestabilisce:

“gli alberi già impiantati, prima dell’en-

trata in vigore del Codice della Strada,

lateralmente alla carreggiata nella fascia

di pertinenza ad una distanza minore

di quella prevista dall’ art. 26 c. 6 del

Regolamento possono non essere

rimossi”; purtroppo molte Amministra-

zioni non sono a conoscenza della

complessa normativa e in alcuni casi

preferiscono abbattere per evitare qual-

siasi responsabilitá. Non esiste alcuno

studio che abbia messo in evidenza

come la sola presenza di alberi lungo

le strade provochi un aumento degli

incidenti stradali, uno studio francese

nota invece come i filari di alberi

abbiano un effetto di rallentamento sul

traffico e di ausilio al mantenimento

dell’attenzione sulla linea di guida,

diminuendo quindi il rischio di incidente.

Inoltre non esiste alcuna differenza tra

un viale alberato in una grande cittá ed

uno fuori dal centro abitato quando il

limitedivelocitáé inentrambi icasi

70 KM/h. Le norme di altre nazioni

europee permettono di mantenere e

ripristinare le alberate stradali, ad esem-

pio in Inghilterra l’”Highways Act” del

1980 consente all’Ente proprietario di

impiantare alberi lungo le strade, nelle

aiuole spartitraffico e nelle rotatorie,

con l’avvertenza di evitare punti peri-

colosi; cosí come in Francia il “Code

de la voirie routière” del 1992 aggiunge

la possibilitá per i privati di piantare

alberi fino a due metri dal confine

stradale.

M. Dv.

E’ possibile far viaggiare sullo

stesso binario l’esigenza di

sicurezza stradale e la con-

servazione del paesaggio e del patri-

monio arboreo? Pare di si. Il Servizio

Viabilità della provincia diAsti ha

individuato un percorso (la metodo-

logia è in fase sperimentale) per

affrontare il problema delle albera-

ture ai lati delle strade provinciali

situate su proprietà demaniale.

“Si tratta di affrontare il tema non

in modo sommario - dice l’ingegner

Paolo Biletta - ma in veste tecnico-

scientifica. Il progetto sarà sviluppato

lungo i tratti di strada a più elevato

traffico”. In questa fase viene effet-

tuata una specifica schedatura delle

piante che porterà ad individuare gli

interventi da realizzare quali la pota-

tura o l’abbattimento se l’albero sarà

considerato in condizioni di stabilità

precaria. “Occorre individuare gli

alberi che costituiscono un pericolo

per la circolazione stradale anche in

relazione alla loro posizione rispetto

al tracciato della strada” - avverte

Paolo Guercio. I tecnici poi propon-

gono la redazione di una planimetria

del tratto di strada interessato con

l’indicazione degli alberi oggetto

delle analisi, degli interventi da effet-

tuare sugli stessi e quelli necessari

per la messa in sicurezza delle

piante, considerando un eventuale

reimpianto, qualora gli alberi fossero

condannati all’abbattimento.

Ma si tratterà di extrema ratio.

Rimane il problema della sicurezza

e la fluidità della circolazione lungo

le strade. Il nuovo Codice della

Stradaparlachiaro:lacompetenza

(e quindi responsabilità) ricade

sull’Ente proprietario della strada,

corre l’obbligo di vigilare.

AD ASTI È STATO INDIVIDUATO UN METODO SPERIMENTALE PER SALVARE LE PIANTE

IL CASO

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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Wikipedia, la diffusa enciclo-

pedia on line, definisce il

resiano “un dialetto perti-

nente alla famiglia linguistica ( o idioma)

dello sloveno, anche se più parti ne

reclamano il rango di lingua indipen-

dente da esso. È endemico della Val

Resia, in Friuli e si è originato dall’in-

sediamento altomedievale di tribù slave

nelle Alpi e Prealpi Giulie, molto pro-

babilmente contingente alla stessa

ondata migratoria che condusse alla

costituzione del gruppo etnico-culturale

sloveno”. Sergio Chinese, Sindaco di

Resia, piccola comunità di non più di

milleduecento anime, che da anni si

batte per garantire la sopravvivenza

del resiano - lingua del ceppo slavo che

a un primo ascolto ha molte assonanze

con il russo - liquida la questione con

pocheparole:“Il nostro territorio è un

enclave linguistico che conserva le

caratteristiche della parlata degli antichi

avi come se si trattasse di linguaggi

sospesi nel tempo”.

IneffettilaValResiaèrimastasostan-

zialmente isolata rispetto al resto del

bloccosloveno,benchélasuaareadi

pertinenza linguistica confini non solo

ad est con l’area dell’Isonzo sloveno

(per un breve tratto geograficamente

impervio) ma anche, a sud, con la

Benecìa o Slavia Friulana, altra area di

minoranza linguistica slovena.

I resiani hanno sviluppato un’identità

forte, distinta da quella slovena, per

via dello storico isolamento dalla con-

finante popolazione. Per tutelare la

lingua il Comune di Resia, sfruttando

un finanziamento legato ad una legge

regionale, ha realizzato il primo dizio-

nario illustrato di resiano dedicato alle

nuove generazioni, per consentire ai

bambini idi apprendere, attraverso il

gioco, la lingua dei nonni.

IMPARARE GIOCANDOIl dizionario è formato da una serie di

carte da gioco plastificate che rappre-

sentano, grazie a disegni elaborati dai

bambini delle scuole di Resia, diversi

elementi naturali e antropici.

Le parole raffigurate sulle carte sono

più di trecento e consentono ai bambini

di imparare giocando.

In ogni carta, curata graficamente dall’il-

lustratrice Luisa Tomasetig, quello che

è raffigurato con il disegno, è anche

riprodotto in lingua italiana, nello stan-

dard del resiano, corrispondenti alle

forme lessicali delle sei frazioni del

territorio comunale.

Una pluralità di accenti e di modi di

utilizzare questa antichissima lingua

che rende ancora più importante il

dizionario, molto apprezzato dagli alunni

della scuola dell’obbligo, capace non

soltanto di insegnare ai ragazzini la

lingua del territorio, ma addirittura le

diverse varianti di ogni borgata.

A rendere unica quest’opera è anche

il fatto che insieme alle carte, alle

spiegazioni sul progetto e alle indica-

zioni sulla lettura, nel cofanetto che

contiene il dizionario è stato accluso

anche un cd-rom multimediale.

IL SISTEMA RESIANOLa “Val Resia”, che merita una visita

approfondita, ha applicato una politica

strategica sul fronte della sostenibilità

energetica che tiene conto del mante-

nimento e tutela dell’integrità ambien-

tale naturale e della salvaguardia del

sistema sociale e ambientale, di un’a-

deguata conoscenza del territorio e

delle risorse naturali che lo stesso offre.

Grazie al superamento degli ostacoli

tecnici ed economici che potevano

emergere nella realizzazione delle

nuove tecnologie energetiche, sono

state avviate una serie di iniziative

politiche importanti che hanno per-

messo, da un lato, l’avvio di una politica

sostenibile importante per il territorio

e dall’altra il mantenimento delle con-

dizioni ottimali di salubrità e vivibilità

del territorio, con un impatto ambien-

tale praticamente inesistente.

Per queste motivazioni è stato confe-

rito al “sistema resiano”, che caratte-

rizza la parte nord-orientale della

regioneautonomaFriuli-VeneziaGiulia,

la Medaglia Spadolini 2012.

E’ una valle alpina che si estende in

direzione ovest - est per 20 Km.

Ad est la valle è chiusa da un massic-

cio montuoso, del quale il “Monte

Canin” (2587 M) rappresenta il punto

più alto. Tale massiccio segna il confine

fra l’Italia e la Slovenia. Gli abitanti della

ValResiasonocirca1.200esidistri-

buiscono in 5 principali frazioni che

sono, da ovest a est San Giorgio, Prato,

Gniva, Oseacco e Stolvizza, vi sono

inoltre le località minori di Tigo, Pocla-

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Il linguaggio come identità

Intanto i bambini giocano ad imparare la lingua dei nonni

Il Monte Musi si trova in una delle zone più selvagge delle Alpi Orientali, ed è la cima principale di una bellissima cresta di vette che si estende per 6 km tra il gruppo del Plauris ed il confine sloveno. Queste montagne sono molto imponenti, soprattutto se viste dalla val del Torre esonocaratterizzatedaripidissimifianchierbosi.Illatonord,cheèrivoltoversolaValResia,èfortementeincarsitoericcodigrotte e rocce modellate dagli elementi.

Il monte Canin con le cime imbiancate, fu teatro durante la prima guerra mondiale di aspri combattimenti tra l’esercito italiano e quello austriaco. Un canto popolare racconta e documenta ancor oggi le sofferenze degli alpini nel corso dell’estenuante guerra di posizione in cui gli eserciti contendevano palmo a palmo i terreni più impervi, costretti a combattere e a morire di ferite o di stenti a 2.500 metri di quota. In primo piano il torrente Resia.

Esistono diverse accezioni

del termine “identità”, tutte

ugualmente giustificabili, che

sottendono ad un irrinunciabile

diritto dell’uomo che è quello di

potersi esprimere liberamente

nella propria lingua e cultura in

generale, riconoscendosi parte

di un contesto più ampio che

solitamente è inteso con il termine

“nazionalità”, ma che nel caso

di Resia assume un significato

diverso. A cominciare dal dialetto

resiano che, come vedremo,

costituisce un enclave linguistico.

naz, Lipovaz, Crisacis, Gost, Lischiazze,

Coritis e in una adiacente valle più a

sud Uccea. Le risorse economiche

sono relativamente poche e spingono

gli attivi a cercare lavoro in un raggio

che si estende dai 30 ai 60 km.

Le attività agricole sono portate avanti

da alcuni giovani che nonostante le

difficoltà hanno abbracciato questo

difficile mestiere, destinando parte del

prodotto alla vendita.

Da alcuni anni sono presenti diverse

attività produttive che danno occupa-

zione soprattutto a giovani famiglie.

ImportanteperlaVallel’istituzionenel

1996 dell’Ente Parco Naturale delle

Prealpi Giulie che a Resia ha stabilito

la sua sede amministrativa.

La cultura locale ed il folklore, anche

grazie alla locale presenza delle scuole

nel comune, sono mantenuti vivi da

associazioni culturali che coinvolgono

in buona parte i giovani.

LE TRACCE DELLA STORIAI Resiani, come si è visto, sono una

popolazione isolata di antico ceppo

slavo. Mancano reperti archeologici

certi, o d’altra natura, tali da offrire

un’indicazione sulla datazione dell’in-

sediamento slavo nella valle. Resia è

citata nel testamento del Conte Cacel-

lino che verso l’XI sec. d.C. lasciava a

Federico, Patriarca di Aquileia, i beni

allodiali del Friuli e della Carinzia

(regione della vicina Austria) nei cui

confini era compreso anche il sartum

montem. Inoltre rinvenimenti archeo-

logici romani e preromani nella vicina

Resiutta vi testimoniano la presenza

diuninsediamentoantecedentealVI

sec. d. C., mentre si fa menzione di un

documento secondo il quale a Prato,

nel 1098, esisteva una cappella dedi-

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cata alla Madonna. Dopo il loro inse-

diamento, i Resiani seguirono le

vicende storiche legate al Friuli, fino ai

nostri giorni.

Già dalla fine del 1700 di Resia comin-

ciarono ad interessarsi insigni ricerca-

toriestudiosiditradizionipopolari(Jan

Potocki nel 1790, Sreznevskij e Preis

aV.Hanka agli inizi del1800, Jean

Baudouin de Courtenay ed Ella von

Schultz Adajewsky 1870 - 1900, solo

per citarne alcuni) attestandone le par-

ticolarità e peculiarità, stimolando l’at-

tenzione del mondo scientifico per

l’indubbia originalità ed unicità.

I Resiani, secondo il linguista polacco

Baudouin de Courtenay che li studiò a

fondo nella seconda metà dell’800,

“dovevano provenire da diverse tribù

slave con diversi dialetti” e offriva la

seguente classificazione dei principali,

sottolineando l’importanza di questo

fattoanchesottoilprofiloetnografico:

1) di Lipovaz - San Giorgio; 2) di Gniva;

3) di Stolvizza; 4) di Oseacco 5) Uccea.

Resta d’indubbio interesse, sotto il

profilo demografico e antropologico,

la tipologia della popolazione resiana

suggerita dalle varietà delle parlate e

che, comunque, testimoniano per Resia

la presenza di una situazione di accen-

tuato isolamento e di forti localismi

interni.

UNA SITUAZIONE GENETICA DA STUDIARELe recenti indagini antropologico-fisiche

eseguite sulle popolazioni resiane (Cor-

rain e Capitanio, 1987 e le nuove ese-

guite nel 2008 dagli istituti Centro di

Biomedicina Molecolare - CBM, AREA

Science Park, IRCCS Burlo Garofolo,

Università di Trieste e Università di

Udine, Centro Studi Fegato, CNR)

è emerso come “un’inattesa omoge-

neità” interna consente di considerare

valida la proposta di un comportamento

medio della valle agli effetti dei vari

confronti con l’esterno. Per questi

confronti gli abitanti della valle vanno

a costituire un isolato genetico quasi

da manuale. Ciò non toglie che si veri-

fichino, all’interno della valle, diversità

distributiveanchesignificative:acon-

ferma di una divisione in 4 gruppi di

località su basi storiche e demografi-

che. ”Le indagini, rilevano inoltre di

come si fanno tuttora sentire gli effetti

delle poche famiglie iniziali fonda-

trici....”. Si tratta di una situazione

genetica ormai rarissima a trovarsi in

Europa che lo Stato Italiano e Regione

FriuliVeneziaGiuliahannol’obbligodi

tutelare.

LINGUA O DIALETTO SENZA CONFINILingua o dialetto? A lungo si è dibattuto

su questa domanda. La risposta degli

slavisti, finora, è stata incentrata su

ragionamenti di natura linguistica.

Questo particolare atto ha di fatto posto

la ciliegina sulla torta ad un processo,

lento e paziente ma ben pianificato, di

“slovenizzazione” della cultura di Resia,

nel senso che, mancando le basi di

una effettiva cultura slovena a Resia,

si è passati attraverso i canali dello

studio linguistico unidirezionale prima

e politico-legislativo poi, per giungere

all’asserzione di carattere scientifico,

solamente nel 2007, che il resiano è

uno dei dialetti sloveni e quindi Resia

debba intendersi comunità slovena.

Posto che linguisti noi non siamo, è

finisca lingua A e cominci lingua B.

Per stabilire un confine intervengono

fatti di natura sociale, culturale e storica.

Per esempio, i dialetti parlati sul confine

tedesco-olandese sono mutualmente

facilmente intelligibili, però, sulla base

di una divisione politica gli uni vengono

detti dialetti olandesi e gli altri dialetti

tedeschi e ancora altri di ceppo slavo

arcaico come quello Resiano che non

coincide minimamente con le culture

e vulgate delle zone limitrofe.

QUESTIONE POLITICA E TUTELA DELLA LINGUA RESIANACon l’emanazione della legge n.

38/2001, “Norme per la tutela della

minoranza linguistica slovena della

Regione Friuli Venezia Giulia”, il Parla-

tuttavia doveroso rimarcare che la tesi

per cui il resiano è un dialetto sloveno,

va inteso quale teoria/ipotesi linguistica

dove per ipotesi si intende “supposi-

zione che consiste nel proporre un

principio come vero per trarne le con-

seguenze a dimostrare una verità”.

Nel caso di un continuo dialettale, cioè

di un’area linguistica in cui le differenze

tra due punti aumentano proporzional-

mente all’incremento della distanza

spaziale, si ritiene impossibile dire dove

hanno consentito, attraverso l’esame

della distribuzione dei diversi fenotipi

ematologici, di accertare le caratteri-

stiche genetiche delle quattro popola-

zioni anche attraverso confronti con

altre popolazioni, in particolare quelle

dell’Europa centro orientale che risul-

tano negativi. Dai risultati dell’indagine

Il linguaggio come identità

Unavastaraccoltadimaterialefotografico,oggettiesuppellettilinelMuseoEtnograficoricordalavitaruraleecontadinainValResia, come accade ancora oggi.

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mento riconosce i diritti delle comunità

di minoranza linguistica slovena delle

province di Udine, Gorizia e Trieste

dellaRegioneFriuliVeneziaGiulia.

Per l’individuazione dell’ambito territo-

riale di applicazione della legge opta

per un meccanismo riconducibile all’au-

todeterminazione per cui è sufficiente,

tra le varie ipotesi, che il terzo dei

consiglieri dei comuni interessati pro-

pongano di essere inclusi nella tabella

predisposta dal Comitato istituzionale

paritetico per i problemi della minoranza

slovena di cui all’articolo 3, che, come

è successo anche nel caso specifico

resiano (delibera di Consiglio Comunale

n. 65 dell’undici ottobre 2002), quella

stessa comunità si dichiari a tutti gli

effetti “di minoranza slovena”.

Decisione che di fatto ha creato una

frattura tra potere amministrativo e

senso identitario di quella comunità,

ponendosi in antidemocratica antitesi

l’uno rispetto all’altro.

Infatti, la legge non prevede alcun

meccanismo di verifica dei requisiti

formali di appartenenza o meno delle

comunità alla “maggioranza” di riferi-

mento affidando la scelta ad - almeno

- la parte minoritaria della cittadinanza.

Resia, come dimostrano le cronache,

subisce un bilinguismo che si traduce

nel concreto in forti disagi (vedasi - ad

esempio - la raccolta di firme contro

l’applicazione della legge di tutela, la

protesta contro l’affissione dei mani-

festi elettorali in sloveno, lingua asso-

lutamente incomprensibile ai resiani,

la risposta unitaria al questionario iden-

titario in cui un solo cittadino si è

espresso a favore della slovenità,

contro il rilascio del documento di

identificazione per un cittadino, bolo-

gnese, residente nel comune ma asso-

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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lutamente a digiuno di lingua resiana)

laddove invece l’intento del legislatore

è quello di riconoscere diritti - seppur

tardivamente - al fine di colmare anni

di “dimenticanza”.

La normativa non tiene conto, quindi,

dell’identità etnica delle comunità che,

nel caso dei resiani, per similitudine,

si vedono affibbiare una nazionalità

artificiale. Questo è avvenuto a Resia

e non si ritiene giustificabile l’osserva-

zione di quei pochi strenui difensori

della nazionalità slovena che asseri-

scono che ci si è avvalsi solamente

della possibilità di esercitare dei diritti

“a richiesta”. Infatti, per contro, non

vi è al momento possibilità per la con-

troparte, ovvero la maggioranza della

popolazione di Resia, di esercitare i

diritti di appartenenza alla minoranza

etnica resiana, distinta da quella slo-

vena, in quanto questa non è ricono-

sciutaa livello legislativo,néstatale,

né regionale e nemmenostatutario.

Mancato riconoscimento dovuto in

buona parte alla richiesta di applicazione

dell’articolo 3 in questione, che ha

lanciato un messaggio all’esterno di

Se gli altoatesini, di manifesta e una-

nimemente accettata nazionalità tede-

sca, sono stati “costretti” ad assumere

la cittadinanza italiana, ecco che a Resia

si verifica un paradosso ancor più lace-

rante. Infatti, causa i meccanismi di cui

alle leggi statali citate e della legge

regionale 26/2007 (per la parte che ci

compete ovviamente, visto che la legge

è senz’altro positiva per la comunità

slovena), che dovrebbero essere poste

invece alla protezione dei diritti delle

minoranze, Resia si ritrova costretta

ad assumere una nazionalità (recente-

mente ribadita dal Console Generale

della Repubblica di Slovenia a Trieste

nella lettera inviata al Sindaco del

comune di Resia il 23 agosto 2012)

totalmente sradicata dal contesto

storico-culturale almeno degli ultimi

tre secoli. Una nazionalità, quella slo-

vena, che i resiani rifuggono non certo

per motivi di odio o rifiuto mentale e

culturale, come arbitrariamente pale-

sato da alcuni, ma per fedeltà alla

propria intima percezione di identità,

diritto irrinunciabile dell’essere umano. T.R.

sopraggiunto riconoscimento dei propri

diritti, in verità totalmente contrastante

con la volontà popolare.

IL SIGNIFICATO E LA PERCEZIONE DELL’IDENTITÀ DI UNA COMUNITÀEsistono diverse accezioni del termine

“identità”, tutte ugualmente giustifi-

cabili, che sottendono ad un irrinuncia-

bile diritto dell’uomo che è quello di

potersi esprimere liberamente nella

propria lingua e cultura in generale,

riconoscendosi parte di un contesto

più ampio che solitamente è inteso

con il termine “nazionalità”, ma che

nel caso di Resia assume un significato

diverso. Infatti, i resiani, che godono

della cittadinanza italiana la quale nes-

suno mette in dubbio, si riconoscono

non di meno nella comunità friulana

ed italiana in senso nazionale.

E’ così che, al di là degli slogan, l’unico

stato nazionale di riferimento dei resiani

è l’Italia, mentre non lo può essere

nessun altro stato nazionale comune-

mente inteso come tale.

Il linguaggio come identità

I promotori del progetto UNESCO insieme al Sindaco di Resia Sergio Chinese in una fase di promozione del progetto di candidatura, iniziato nel 2011, che ha visto impegnati, oltre ai due gruppi storici da sempre sensibili alla tutela del patrimonio musicale, il Gruppo Folcloristico e il Coro Monte Canin, anche alcuni cultori e giovani locali.

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Attraverso il canto e la musica,

la popolazione resiana ha tra-

mandato, di generazione in

generazione, storie, cronache, favole,

tradizioni religiose e l’essenza stessa

dellaresianità.Perchénonfarlatutelare

dall’UNESCO? Tutti i resiani, dentro e

fuori valle, che appartengono ad un

enclave linguistico con le caratteristiche

della parlata degli antichi avi, quando

odono le prime note della zitira e della

bunkula si commuovono e, trasportati

dal ritmo della propria terra di origine,

danzano insieme sentendosi affratellati.

L’amministrazione comunale, consa-

pevole dell’importanza di conservare

questo ricchissimo patrimonio, ne vuole

promuovere la tutela attraverso l’UNE-

SCO come patrimonio orale e imma-

teriale, il riconoscimento garantirebbe

con un marchio di qualità la conoscenza

universale di queste aree, i paesaggi

e i territori che rappresentano un

“unicum” a livello europeo per quanto

riguarda la musica, la danza, i canti, i

suoni e gli strumenti. Dopo il conferi-

mento della Medaglia Spadolini, fa gola

quel riconoscimento che si identifica

con l’emblema dei SITI UNESCO,

rotondo come il mondo, un simbolo di

tutela globale per il patrimonio di tutta

l’umanità,ancheperchésiconferma

un brand tra i più collaudati al mondo.

Il progetto di candidatura, iniziato nel

2011, ha visto impegnati, oltre ai due

gruppi storici da sempre sensibili alla

tutela del patrimonio musicale, il

Gruppo Folcloristico e il Coro Monte

Canin, anche alcuni cultori e giovani

locali. “A tal fine - spiega il Sindaco

Sergio Chinese - sono state effettuate

videoregistrazioni di eventi spontanei,

di feste e di appuntamenti tradizionali,

registrazioni di sonate, di canti tradi-

zionali e manifestazioni danzanti che

hanno coinvolto tutta la popolazione e

sono state condotte interviste a per-

sone anziane e a suonatori”. I resiani

infatti conoscono e sanno ballare le

musiche che i suonatori, privi di cono-

scenze musicali, si tramandano, a orec-

chio, da una generazione all’altra. Tutto

questo nuovo materiale prodotto, debi-

tamente catalogato, va ad integrare il

vastissimo patrimonio culturale raccolto

dai ricercatori nel tempo. L’amministra-

zione comunale, che ha già siglato

l’ingresso nella “rete di reti”, per can-

didarsi come “officina del fare”, con-

sapevole della serietà del processo

che la candidatura UNESCO lungo e

articolato, intende creare un comitato

composto da cultori locali e da studiosi

qualificati in grado di selezionare il

I Resiani? Quelli che cantano e ballano per l’UNESCO… I ritmi della zitira e della bunkula trasportano i resiani, popolazione friulana di confine, in una danza sfrenata.

L’amministrazione comunale, consapevole dell’importanza di conservare questo ricchissimo patrimonio, ne vuole

promuovere la tutela attraverso l’UNESCO come patrimonio orale e immateriale. Il riconoscimento garantirebbe

con un marchio di qualità la conoscenza universale di queste aree, i paesaggi e i territori .

materiale idoneo. Poi si dovrà fare il

primo passo ufficiale. L’annata in corso,

pertanto, vedrà impegnati gli esperti a

completare la ricerca e la produzione

della corposa documentazione neces-

saria alla candidatura UNESCO per la

tutela del patrimonio documentato

della danza e della musica resiane. Il

nostro Paese, recentemente, ha avuto

la soddisfazione di vedere riconosciuta

tra i patrimoni immateriali UNESCO

anche la dieta mediterranea, terzo

elemento italiano presente nella lista,

insieme all’opera dei pupi siciliani e al

canto a tenore sardo. La dieta medi-

terranea è stata la prima pratica alimen-

tare tradizionale al mondo ad essere

iscritta nel prestigioso elenco. Un club

esclusivo, con 166 soci, tra cui il tango

argentino, il capodanno islamico e la

calligrafia cinese. T.R.

Il brand si conferma tra i più collaudati al mondo

Page 24: ENERGEO MAGAZINE Anno V Marzo - Aprile 2013

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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ATrento, nel prossimo luglio,

sarà inaugurato un museo delle

scienzedinuovaconcezione:

il MUSE, un’avveniristica struttura che

coniuga armoniosamente natura,

scienza e tecnologia, senza trascurare

l’attualità delle questioni etiche e sociali

della nostra vita quotidiana. Sorgerà a

ovest del centro storico cittadino, lungo

la sponda sinistra del fiume Adige, in

un’area ad alta concentrazione tecno-

logica, nel nuovo quartiere residenziale

delle Albere, in uno spazio dismesso

dalla Michelin. Il MUSE sarà un museo

tutto da esplorare per scoprire i feno-

meni del mondo in cui viviamo e con-

frontarci con le sfide della società

contemporanea. Un luogo in cui spe-

rimentare, imparare ma anche divertirsi.

Il Trentino passa così dall’essere la culla

della sociologia ad essere la culla della

scienza e dell’innovazione. Nel mese

di marzo si sono svolti come prologo

a questo atteso evento gli ICT Days,

quattro giorni dedicati all’innovazione

sociale (non solo tecnologica) e alle

nuove frontiere della comunicazione.

Un festival della tecnologia, organizzato

da Trento Rise, l’Università degli Studi

di Trento e la Fondazione Bruno Kessler,

utilizzando in parte i locali del Muse già

pronti, per ribadire i concetti-chiave su

cui il Trentino sta puntando per rendere

più familiari le parole startup e smart

city, e per ricordare come la Provincia

Autonoma di Trento abbia fatto dell’in-

novazione la propria vocazione, inve-

stendo in ricerca il 2% del Pil trentino

e potenziando le infrastrutture del

territorio. In questo modo sono state

avviate nuove alleanze con imprese

del calibro di IBM e Telecom Italia.

L’evento ha inteso, con la sezione

“Semantic ways” proporre il Trentino

quale territorio in grado di attirare i

grandi nomi nazionali e internazionali

del mondo della ricerca e dell’utilizzo

delle tecnologie semantiche.

L’INVENTORE DELLA GRANDE RETE DEL MONDOAlla kermesse, ospite dell’evento “una

finestra sul futuro”, Sir Tim Berners-

Lee, classe 1955, il londinese inventore

del world wide web, la grande rete del

mondo a portata di click, il quale par-

lando dietro la vetrata del Muse dise-

gnato da Renzo Piano, ha snocciolato

tutte le novità che riguardano le città

del futuro. “Non possiamo prevedere

quello che succederà - ha detto - ma

possiamo creare piattaforme che faci-

litano il compito degli innovatori”. Ed

haaggiunto:“Quello che ci aspetta è

una vera rivoluzione, finiremo per avere

una comunità online, capace di colla-

borare e sgretolare le barriere culturali”.

Precisando:“Abbiamo bisogno di col-

legamenti potenti per risolvere i grandi

problemi del mondo, dal surriscalda-

mento globale ai problemi politici,

dovremmo condividere conoscenze

ed esperienze e questo richiederà una

sempre maggiore partecipazione glo-

bale. Il web è lo strumento che ci aiuta

a entrare in contatto con altre comunità,

con altre persone, che ci aiuta ad allar-

gare la nostra conoscenza”.Ribadendo:

“Ora ovviamente la grande sfida che

pone il Web è il problema della privacy.

Dalla conoscenza di alcuni dati si pos-

PRO

VE D

I FUTU

RO

PRO

VE D

I FUTU

RO

Trentino, ecosistema dell’innovazione

La Provincia ha fatto della ricerca e dell’innovazione la propria vocazione

Sulla destra Alberto Pacher, Presidente della Provincia Autonoma di Trento, seduto a fianco a Sir Tim Berners-Lee, ha seguito con attenzione ai lavori, nella consapevolezza che il Trentino, territorio dove ICT genera valore per oltre mezzo miliardo di euro, e occupa oltre 5 mila persone, è in prima fila a partire dalle istituzioni locali che hanno adottato le applicazioni più avanzate nel permettere la partecipazione dei cittadini.

Sir Tim Berners-Lee, classe 1955, il londinese inventore del world wide web (internet), parlando dietro la vetrata del Muse disegnato da Renzo Piano, ha reso più familiari le parole startup e smart city e i segreti del Web, la grande rete del mondo a portata di click. Inalto:ilProfessorFaustoGiunchiglia,presidentediTrentoRise,hacoordinatol’organizzazionedegli“ICT Days 2013”, promossi da Trento Rise

e dai suoi due soci fondatori (la Fondazione Bruno Kessler e il dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento).

Il Trentino è passato dall’essere

la culla della sociologia ad

essere la culla della scienza e

dell’innovazione. A luglio sarà

inaugurato il Muse, un museo

delle scienze di nuova concezione.

Intanto a Trento per gli ICT

Days si è parlato di innovazione

tecnologica e di nuove frontiere

della comunicazione.

Alla kermesse ha preso

parte Sir Tim Berners-Lee,

il londinese inventore del world

wide web, la più grande rete

del mondo a portata di click.

sono trarre anche dei vantaggi. Per

esempio se un’azienda conosce in

anticipo il mio numero di scarpe questo

mi facilita l’acquisto. In futuro anche

nel web dovrà essere fatta una diffe-

renziazione tra web privato e pubblico.

Ci sono dati sensibili e dati meno sen-

sibili”. Applausi e ovazioni al geniale

inventore dell’ormai insostituibile tripla

“www”, lo scienziato che ha contri-

buito in maniera determinante alla

creazione del world wide, quando al

Cern si facevano i primi esperimenti

(ora continua ad occuparsene al Mit di

Boston). Un innovatore che sogna un

mondo tecno-futuristico, che poggia

però su concetti più sociologici che

ingegneristici, e su contrapposizioni

valorialimodernemabenconosciute:

l’intreccio di storia, geografia e inno-

vazione è la chiave interpretativa, ad

esempio, delle smart city, tutt’altro che

un fenomeno meramente tecnologico.

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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PRO

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I FUTU

RO

Poihainsistitosuquestoinvito:“Dob-

biamo scegliere la collaborazione

invece di competizione, mescolanza

invece di isolamento, trasparenza

invece di segretezza”, auspicando un

progresso tecnologico che vada di pari

passo con un progresso culturale ed

umano. Senza dimenticare che il web

è una piattaforma dell’innovazione,

congegnata in modo da motivare la

collaborazione, la nascita di nuove

imprese e servizi, allargando la parte-

cipazione alle decisioni, ben riassunta

dalsuoinventore:“La tecnologia per-

mette a tutti noi di ottenere il futuro

che vogliamo”. Sir Berners Lee utilizza

dueneologismi,perfarsicapiremeglio:

le “half ideas” e gli “stretch friends”

eprecisa:“L’idea del Web, quello che

sta dietro tutto, è che se una persona

ha una mezza buona idea e l’altra metà

sta nella testa di un altro, il Web è il

connettore che permette alle due metà

del cerchio di unirsi e di confrontare le

idee grazie alla velocità del web e

all’apporto della comunità virtuale,

unendo culture, religioni,lingue, vite

gie, ma anche ai temi dell’innovazione

della società e del territorio. Il Trentino,

territorio dove ICT genera valore per

oltre mezzo miliardo di euro, e occupa

oltre 5 mila persone, è in prima fila a

partire dalle istituzioni locali che hanno

adottato le applicazioni più avanzate

nel permettere la partecipazione dei

cittadini mediante l’accesso ai dati

relativi all’attività politica delle istitu-

zioni. Un’opportunità per superare il

divario tra politica e cittadini.

“Il nostro obiettivo - dice Fausto Giun-

chiglia, presidente di Trento Rise - è di

trasformare il festival in un momento

non più solo destinato agli addetti ai

lavori, ma ci proponiamo di affrontare

il cambiamento strutturale della nostra

società anche dal punto di vista socio-

logico.Non ci saranno soltanto giovani

studenti nelle nostre iniziative ma ci

rivolgeremo anche agli adulti”.

Ma cosa è l’ICT? “ICT parla la lingua

del futuro, in un’ottica di sviluppo col-

lettivo - spiega Giunchiglia - l’acronimo

sta per Information & Communication

Technologies, ovvero Tecnologie dell’In-

formazione e della Comunicazione.

Con ICT si definiscono l’insieme delle

tecnologie (programmi Sw, componenti

e sistemi), che consentono il tratta-

mento e lo scambio delle informazioni,

siano esse numeriche, testuali, visive,

sonore o combinazioni di esse (conte-

nuti “multimediali”)”.

Come funzionano? “L’ICT ha come

discipline di base l’elettronica proget-

tazione di computer e altri apparati;

l’informatica progettazione e sviluppo

del software ed infine le telecomuni-

cazioni e la progettazione di apparati e

reti di telecomunicazione”.

Econclude:“Le applicazioni sono indi-

cate in numerosi settori: Bioingegneria

e Biomedicina, Ambiente ed Energia,

Automazione industriale e Robotica,

Sicurezza informatica e di ambienti,

etc. Quanto basta per credere che la

ricerca e l’alta formazione siano una

leva e una prospettiva verso i nuovi

assetti sociali ed economici globali”.

diverse, spesso distanti. L’idea è una

rete da tessere.

Il web ci offre la possibilità di provare

a conoscere il mondo e ad aprirci le

nostre menti”.

Ecirassicura:“Il futuro significa on line

community e la condivisione a livello

globale di ogni tipo di informazione ci

consentirà di risolvere gli enormi pro-

blemi che la modernità ci pone innanzi”.

TRA MALGHE E MICROCHIPIl successo della manifestazione, che

ha visto coinvolti migliaia di giovani, ha

portato il presidente della Provincia

AlbertoPacheradaffermare:“Dopo

decenni di investimento in ricerca, il

nostro territorio è riuscito ad integrare

in un’identità tradizionale, quella delle

malghe, della vita di comunità, del

turismo, anche la dinamica dell’inno-

vazione, tecnologica. Anche se siamo

piccoli, grazie alla connessione, pos-

siamo avere un ruolo di protagonisti”.

Ecco perché l’ICTDays guarda non

soltanto al futuro delle nuove tecnolo-

Trentino, ecosistema dell’innovazione

Studenti, ricercatori e startupper hanno incontrato oltre 60 aziende locali, nazionali e internazionali, tutte attive nel settore dell’ICT. Asinistra:ConfrontodiopinionitraAlbertoPacher,PresidentedellaProvinciaAutonomadiTrento,SirTimBerners-LeeeAlessandroZoner,

amministratore delegato Trentino Network.

Dal 1866 sempre

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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storico bellissimo, la fibra ottica è in

ogni casa. Avete cablato tutto, potrei

vivere qui”, ha detto con un sorriso Sir

Tim Berners Lee. E’ evidente il riferi-

mento alla fibra ottica lunga circa 1000

chilometri, disegnata per supportare

le reti di accesso in tutto il Trentino.

Ne parliamo conAlessandro Zorer,

amministratore delegato della società

Trentino Network che sta completando

il cablaggio di buona parte della città.

Dottor Zorer, farà bene Sir Berners Lee a cercare casa a Trento?Per Trento direi che sarebbe un onore

avere Sir Tim Berners-Lee tra i propri

cittadini, anche se Trento può già per-

fettamente essere uno stretch friend

dell’inventore del Web e dunque non

è necessario che si trasferisca fisica-

mente a Trento per contribuire alla

crescita della nostra città.

A ogni modo, acquistare una casa a

Trento credo significhi scegliere di

abitare in una terra ricca non solo da

un punto di vista paesaggistico ma

anche in grado di rendere le proprie

montagne dei fari verso il futuro.

Montagne che non sono più barriere

alla conoscenza, bensì punti dai quali

poter raggiungere comodamente il

resto del mondo. Grazie al progetto di

connessione dei rifugi dell’arco alpino,

Anche Sir Tim Berners Lee, l’in-

ventore del web, verrebbe a

vivere in questa città. Nell’era

di internet è possibile riscoprire nel

capoluogo trentino una sorta di uma-

nesimo della rete. Al centro c’è l’uomo

con le sue ricchezze e necessità.

I valori umani non vanno reinventati,

ma solo riscoperti e il concetto di smart

city va proprio in questa direzione:

creare una città unita capace di cre-

scere coesa con i suoi cittadini.

“Qui a Trento, dove avete un centro

infatti, in Trentino è possibile navigare

gratuitamente anche a 3000 metri e lo

stesso ora lo si può fare in più di 500

piazze dei nostri comuni.

Per le singole abitazioni, invece, stiamo

lavorando nella direzione di attivare le

centrali telefoniche di Telecom Italia

portando, nelle zone sprovviste, la fibra

ottica. Questo significa che entro la

fine del 2013 il 95% della popolazione

trentina potrà navigare, attraverso i

tradizionali collegamenti in rame delle

linee telefoniche presenti nelle proprie

abitazioni, fino a una velocità massima

di 20 megabit per secondo.

La città intelligente è come una famiglia è stato detto agli ICT Days.Siamo certi che non perda l’anima?L’anima di una famiglia è data dalla

possibilità di crescere assieme condi-

videndo progetti, emozioni, idee ed

esperienze. La città intelligente è dotata

di servizi e tecnologie capaci di raffor-

zare i legami esistenti tra i cittadini.

Nell’era del Web è quindi possibile

riscoprire una sorta di umanesimo della

rete. Al centro del Web c’è l’uomo con

le sue ricchezze e necessità.

I grandi valori umani non vanno rein-

ventati, ma solo riscoperti e il concetto

di smart city va proprio in questa dire-

zione:creareunacittàunitacapacedi

crescere coesa con i suoi cittadini.

Da un punto di vista pratico, per esem-

pio, quante liti sfociano anche solo per

un posto macchina? Liti solitamente

legate a una mancanza di comunica-

zione. Ora grazie a semplici sensori

messi in rete è possibile sapere in

anticipo quali parcheggi sono liberi in

città e al contempo, per il proprio posto

auto di proprietà, utilizzare delle piat-

taforme informatiche che consento di

identificare l’auto del proprietario sem-

plicemente leggendo la targa.

Su un piano puramente economico, lo

sviluppo tecnologico consente di ridurre

i costi dell’amministrazione pubblica

con sistemi di illuminazione intelligente,

conlatelefoniaVoIP,conl’introduzione

del telelavoro e via discorrendo.

Le interconnessioni di sistema sono il segreto dello sviluppo. Cosa si sta facendo in Trentino?Il Trentino ha da poco realizzato una

rete dorsale in fibra ottica lunga 1.000

km e progettata per supportare le reti

di accesso in banda ultra larga in tutto

il territorio provinciale.

Una rete che collega a regime le circa

1.600 sedi della pubblica amministra-

zione e che garantisce servizi sicuri e

veloci alle zone turistiche, industriali e

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TA

INTE

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Trento, crescere con una visione nuova

La città intelligente è dotata di servizi e tecnologie capaci

di rafforzare i legami esistenti tra i cittadini

AlessandroZorer,amministratoredelegatodiTrentinoNetwork,lasocietàacapitalepubblicochegestisceleretiperletelecomunicazionipresenti sul territorio provinciale e, su queste reti, fornisce servizi alle pubbliche amministrazioni del Trentino e agli operatori del mondo delle telecomunicazioni.Inalto:vassoioditerminazionefibraottica.

Lavori di connessione dei rifugi dell’arco alpino.

commerciali già nel corso del 2013.

Per le aree industriali il percorso di

cablatura in fibra ottica, invece, si con-

cluderà entro la fine del 2014 e nel

2018 verranno anche raggiunte tutte

le aree residenziali, consentendo al

nostro territorio di godere per primo di

una infrastruttura di rete in banda ultra-

larga per tutte le aziende e le abitazioni.

Inoltre, per il progetto di connessione

dei rifugi dell’arco alpini e delle 500

piazze comunali della provincia di

Trento, abbiamo realizzato la rete radio

WiNet, una delle più estese d’Europa,

dotata di ben 767 impianti, 1.189 appa-

rati radio e 1530 antenne.

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Avete inventato l’internet di altura?In effetti siamo avanti rispetto alle altre

Regioni d’Italia. Ad oggi sono ben 55

i rifugi connessi e chiunque si trovi

nelle loro vicinanze può navigare gra-

tuitamente in WiFi per scambiarsi

e-mail e attivare videoconferenze tra-

mite appositi programmi, quali Skype.

Il progetto si concluderà nel 2014 rag-

giungendo in tutto 80 rifugi.

La rete viene gestita da Trentino Net-

work, che dal 2009 ne affitta l’utilizzo

a condizioni eque, trasparenti e non

discriminatorie, agli operatori privati di

mercato che a loro volta erogano i

servizi agli utenti residenziali e aziendali.

Questa rete offre anche un accesso a

internet in WiFi su ben 520 Access

Point, che consentono a cittadini e

turisti di connettersi in mobilità all’a-

perto. In modo particolare, per il pro-

getto di connessione dei rifugi dell’arco

alpino, si è rinforzata la rete radio WiNet

con una linea visiva, vale a dire da

antenna ad antenna, per garantire una

connessione efficiente anche ai rifugi

di alta montagna.

Il Trentino rappresenta un’eccellenza anche per la Protezione Civile. La solidarietà, come dimostra l’ultimo terremoto dell’Emilia, è sempre in primo piano. C’entra la Rete digitale in questo contesto?C’entra eccome! La rete di comunica-

zione viene anche utilizzata per la

gestione delle emergenze della Prote-

zione Civile. Abbiamo realizzato la rete

TETRANET, che al momento copre

l’80% del territorio con 50 stazioni radio

e 56 siti, che compongono la dorsale

della rete, interconnessi tra loro tramite

ponti radio e fibra ottica. TETRANET è

unaretedigitaleequindiportaconsé

Trentino prevede la copertura anche

delle aree limitrofe, piccole valli, boschi,

crepacci, ecc. con ponti radio TETRA-

NET e l’avvio della “Centrale unica per

l’emergenza” in cui le varie organizza-

zioni coinvolte troveranno il fulcro del

presidio 24 ore su 24. Per i cittadini,

poi, sarà previsto un unico numero

d’emergenza, 112 europeo, per rag-

giungere l’intero mondo del soccorso

(VigilidelFuoco,forzedell’ordine,soc-

corso sanitario, ecc.).

La città intelligente ha bisogno di un “intelligente” senso della citta-dinanza.Come reagirà la popolazione di Trento?Essere cittadino, sentire il senso della

cittadinanza, significa lavorare per il

bene comune, e il bene di Trento, così

come per la maggioranza delle città

italiane, è dato dalla crescita coesa.

La nostra città ha bisogno di aprirsi ad

altrerealtàperchécrescerevuoldire

confrontarsi e imparare per poi saper

tornare sui propri passi arricchiti di una

visione nuova.

Così in Trentino, a partire dagli inizi

degli anni duemila, è apparso chiaro

che la disponibilità di reti di telecomu-

nicazioni a grande capacità fosse un

fattore non solo abilitante ma determi-

nante sia per il sistema produttivo che

per l’intera cittadinanza. La Provincia

Autonoma di Trento si è quindi resa

protagonista di un processo di progres-

siva digitalizzazione del territorio in

banda larga.

Le infrastrutture digitali e la connettività

di rete sono di fatto diventati strumen-

tali a garantire a tutti i cittadini l’accesso

tutti i cittadini, le imprese e i turisti

delle opzioni disponibili sul territorio

per avere collegamenti veloci e comodi

da casa, delle modalità per garantire

maggiore competitività e sicurezza alle

aziende in rete e per creare nuove

opportunità per i giovani sul web.

(www.trentinoinrete.it).

Insomma, la tecnologia in ogni angolo. Un vantaggio anche per l’economia del Trentino?Quello che abbiamo potuto constatare

è che in Trentino la gente apprezza

questi nuovi servizi. Diverse imprese

raggiunte dalla fibra ottica attraverso

il progetto di connessione dei distretti

industriali, hanno subito apprezzato i

vantaggidellanuovatecnologiaFTTH.

Per esempio l’azienda vitivinicola Cavit

di Ravina, che esporta nel mondo il

ai servizi in termini di conoscenza,

condivisione, partecipazione democra-

tica.

Ma basta?Siamo consapevoli che non basta rea-

lizzare un’infrastruttura innovativa in

fibra ottica, ma è indispensabile che

ciascuna persona sia messa nelle con-

dizioni di usufruire dei nuovi servizi.

Per questo abbiamo promosso il pro-

getto Trentino in Rete per informare

molti vantaggi, come la segretezza che

consente per esempio alle forze dell’or-

dine di agire in sicurezza senza perdita

di informazioni, la possibilità di parlare

in duplex, cioè contemporaneamente

come un normale telefono e consente

anche di trasmettere dati quali testi,

immagini, ecc. Il prossimo passo del

Trento, crescere con una visione nuova

Il MUSE (Museo delle Scienze), centro di diffusione della cultura scientifica di ultima concezione, progettato da Renzo Piano, che sarà inaugurato la prossima estate, affiancherà al tradizionale interesse per la storia naturale e la ricerca, tipica di ogni istituzione legata alle scienze e alla natura, un’attenzione particolare alle tematiche etiche e sociali, all’ecologia ed allo sviluppo sostenibile.

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70% della propria produzione dalla fibra

ottica, ha ricevuto la possibilità di rin-

novare due importanti settori aziendali

quali il monitoraggio della vinificazione

e la gestione delle spedizioni. Inoltre

la disponibilità del collegamento in fibra

ottica nell’azienda ha reso possibile

l’attivazione del progetto P.I.C.A. (Piat-

taforma Integrata Cartografica Agri-

Vitivinicola)cheprevedelarealizzazione

di un innovativo sistema ICT in grado

di collegare contemporaneamente

Cavit con tutte le sue cantine socie al

fine di garantire una produzione e una

viticoltura di maggiore precisione e

sempre più ecosostenibile.

E i giovani?I giovani vanno sicuramente incentivati

a conoscere, esplorare e studiare il

nuovo mondo tecnologico per poi

poterlo completamente rinnovare.

In Trentino ci sono 2500 ricercatori che

lavorano presso i vari centri di ricerca

nelle telecomunicazioni presenti nel

territorio, come la Fondazione Bruno

Kessler, la Fondazione Edmund Mach,

Graphitech, CREATE-NET, Cimec,

Centro ricerche Fiat, e via discorrendo.

Per stimolare i giovani in questa dire-

zione abbiamo da poco lanciato assieme

all’Università degli Studi di Trento, la

Provincia autonoma di Trento, Trento

RISE e CREATE-NET, un concorso di

idee chiamato “Testbed Trentino” che

selezionerà le migliori idee di progetto

basandosisutresemplicicriteri:origi-

nalità, realizzabilità della sperimenta-

zione sulle infrastrutture Testbed e

impatto sul territorio in termini econo-

miciesociali,direttieindiretti.(http://

www.trentinotestbed.eu/it). Inchiesta a cura di: Gabriele Catania,

Pier Fedrizzi, Francesca Patton

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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Come è noto, il concetto di inqui-

namento è ormai entrato a far

parte del lessico quotidiano. Si

parla sempre più spesso di inquina-

mento atmosferico, acustico, elettro-

magnetico, luminoso ecc…

Ma cos’è l’inquinamento?L’inquinamento, secondo una delle più

recenti definizioni, è l’immissione di

agenti chimico-fisici che alterano l’e-

quilibrio interno ed esterno tra l’am-

biente e le specie vegetali e animali in

esso viventi, derivante da azioni cui

conseguono reazioni ricadenti in diversa

misura, in modo diretto o indiretto,

sull’equilibrio medesimo.

Ebbene, negli ultimi anni stiamo assi-

stendo ad un aumento delle forme di

inquinamentoperdueordinidiragioni:

1) da un lato vi è un reale incremento

delle cause che lo determinano, in

quanto il volume di agenti immessi

nell’ambiente è in sensibile aumento;

2) dall’altro, si registra una maggiore

sensibilità individuale nel percepirlo,

grazie alla recente affermazione di una

cultura volta alla protezione dell’am-

biente tout court. In tale prospettiva è

L’inquinamento visivo, un’alterazione ambientale di grandi proporzioni L’impatto dell’inquinamento visivo sull’uomo è di natura estetica ed è tale da incidere negativamente sulla qualità

della vita. Infatti, l’integrazione degli elementi nello spazio che si presentano alla vista è un importante parametro

perilbenesseredegliindividui:tutti,perricrearci,cerchiamoluoghilacuivistadiailsensodiarmonia,divivacitàodi

singolarità; fuggiamo invece i luoghi la cui vista dia il senso di disordine, di piattezza, di prevedibilità. Un paesaggio

equilibrato e ordinato, per esempio, produce calma, sicurezza psichica e godimento estetico.

La Scuola Pitagorica aveva individuato il concetto di bello, buono e vero?

Che fine hanno fatto questi valori?

emblematico riferirci ad una nuova

forma di inquinamento che, pur non

essendo costituita da veri e propri

agenti chimico-fisici, rappresenta

comunque un’alterazione dell’equilibrio

ambientale:l’inquinamentovisivo.

Nella ricerca psicologica si tende a

definire l’inquinamento visivo come la

sovrabbondanza di immagini cui l’oc-

chio umano è sottoposto quotidiana-

mente tale da compromettere la

capacità di gestione delle informazioni

che il cervello opera, al fine di ricono-

scere e classificare le informazioni

medesime in base a criteri soggettivi.

Secondo il nostro punto di vista, invece,

definiamo l’inquinamento visivo come

l’alterazione di qualsiasi unità spaziale,

ad opera di agenti fastidiosi, sgradevoli

per la vista e tali da compromettere la

qualità della vita. L’impatto dell’inqui-

namento visivo sull’uomo è dunque di

natura estetica ed è tale da incidere

negativamente sulla qualità della vita.

Infatti, l’integrazione degli elementi

nello spazio che si presentano alla vista

è un importante parametro per il benes-

seredegliindividui:tutti,perricrearci,

cerchiamo luoghi la cui vista dia il senso

di armonia, di vivacità o di singolarità;

fuggiamo invece i luoghi la cui vista dia

il senso di disordine, di piattezza, di

prevedibilità.

Un paesaggio equilibrato e ordinato,

per esempio, produce calma, sicurezza

psichica e godimento estetico.

CENNI SUL CONCETTO DI BELLOPoiché la determinazionedi inquina-

mento visivo, come abbiamo visto, è

di natura estetica, ovvero di discrimi-

nazione del “bello” dal “brutto”, è

opportuna una breve introduzione sulla

formazione del concetto di “bello”.

Innanzi tutto è necessario abbandonare

l’idea che vi sia un’unica definizione di

bello e che quindi si possa conoscere,

attraverso canoni prefissati, che cosa

siabello:ilconcettodibellodipende

in primo luogo dalle varie civiltà che lo

elaborano; in secondo luogo, ogni

civiltà, ed in particolare la nostra, è

frutto di una serie di stratificazioni

culturali, per cui il bello si potrebbe

definire a grappolo, a costellazione,

ovvero prendendo e collegando fra loro

le varianti principali e considerando le

diverse risposte che sono state date

dalla società medesima.

Trattare il bello implica il riferimento

all’Età Classica ove καλος και αγαθος (kalòs kai agatòs), ovvero il rapporto e

l’influenza dell’estetica (aísthesis =

sensazione) sull’etica (ethikós =

costume) costituisce un fondamento

di tutta la tradizione filosofica antica.

Secondo questo presupposto, il con-

cetto di bello è unito a quello di buono.

Per di più, questa assimilazione la

possiamo rilevare in molte culture

extraeuropee, soprattutto asiatiche,

nelle quali si attribuisce al bello un

valore, quindi qualcosa che merita di

essere perseguito. La Scuola Pitago-

rica,intornoalVI-IVsecoloa.C.,afferma

che il concetto di bello si specifica ed

entra in rapporto al concetto di vero e

a quello di buono, formando ciò che si

definisce una trinità. Tali valori - il bello,

il buono e il vero - porteranno come

caratteristica intrinseca il senso della

misura. Questa particolarità è legata

all’idea di armonia, di proporzione, di

limite, già testimoniata nel Tempio di

Apollo di Delfi, dove si trova scritto che

“la misura è tutto”; ogni aspetto della

vita greca ha come ideale quello della

misura:tantoilbello,quantoilveroe

il buono si basano appunto sulla misura.

E le arti predilette per esplicare le

proporzioni matematiche perfette sono

la musica e l’architettura.

E’soloapartiredallametàdelXVIII

secolo che l’estetica, da sempre impe-

gnata nell’individuazione del bello, non

si riferisce più a concezioni astratte,

ma si impadronisce della dimensione

sensoriale.

La vista, l’udito, il tatto, non rinviano

più oltre se stessi ma legano indisso-

lubilmente l’Uomo al mondo terreno

mostrando il fascino e l’ambiguità dei

fenomeni che si succedono su di esso.

In questo contesto, ogni opera è con-

siderata a sé stante: l’arte, cioè, si

individualizza. Ma quando si comincia

a parlare di bello nella contemporaneità,

ci accorgiamo che esso si lega sempre

più ad un concetto relativistico e sog-

gettivo. Oggi, gli studiosi sono d’ac-

cordo sul fatto che si sono persi molti

punti di riferimento costanti ed è quindi

più difficile l’individuazione del bello

poichéèincrisi lastessanozionedi

bello. Nell’era moderna il bello è stato

sorpassato dall’idea di gusto.

Il bello non è più congiunto ad una

tassonomiarigida:essosièspostato

sul senso di “creazione e impondera-

bilità” (Ferrari, 2004).

Ma è anche ritenuto bello ciò che riesce

a farci pensare a partire da un senti-

mento. Come molti filosofi affermano

la bellezza non è soltanto armonia, non

è il tutto compiuto, ma è anche qual-

cosa che non sappiamo contenere

all’interno di uno sguardo e all’interno

di un giudizio. Bellezza è tutto ciò che

risveglia in noi un’idea di qualità, di

piacere e di pensiero.

Ma allora dobbiamo rassegnarci all’idea

che nel XXI secolo il bello sia una

nozione del tutto indefinibile e arbitra-

ria? Noi riteniamo di no. Certo, esso

varia in funzione del tempo, cresce,

muta a seconda dell’epoca che lo

plasma. Ma, secondo la nostra pro-

spettiva, respingiamo l’idea di accon-

discendere al relativismo estetico

imperante che tutto giustifica e perdona

in nome della libertà di espressione

artistica o della necessità funzionale.

Paolo RogniniProf. a c. Psicologia Socio-Ambientale

Università di Pisa

Il PUNTO

DI V

ISTA

Il PUNTO

DI V

ISTA

Alcuni esempi significativi di inquinamento visivo che deturpano il paesaggio. Il Professor Paolo Rognini.

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Anno VI - marzo/aprile 2013 Anno VI - marzo/aprile 2013

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Una mappa ragionata di un iti-

nerario delle località che “scal-

dano” la nostra Italia, terra dal

“cuore caldo”, non esiste. I luoghi che

hanno in comune uno dei tanti aspetti

naturalistici peculiari della penisola (i

punti caldi) che in situazioni diverse

presentano i “campi di lava”, le distese

di sabbia nera, le fumarole e le pozze

di fango ribollente, i soffioni di vapore,

le imponenti cascate e le lingue di

magma vulcanico che diramano da

crateri ancora in attività, in un prossimo

futuro potranno essere evidenziati

dall’Associazione Città di Identità ANCI-

RES TIPICA che sta esaminando la

proposta di Co.Svi.G, cui aderiscono i

Comuni geotermici Toscani, e di altri

Comuni promotori. Il Consorzio cui

aderiscono i Comuni dell’area geoter-

mica della Toscana ha deciso di condi-

videre le proprie esperienze con tutti

i Comuni d’Italia ricchi di scaturigini di

acque sia minerali che termo-minerali,

ma anche caratterizzati da altri interes-

santi fenomeni, come quello eviden-

Alla ricerca del cuore caldo dell’ItaliaIl Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche, in occasione dei suoi primi 25 anni di attività, vuole individuare

i “punti caldi“ del nostro Paese puntando sul fatto che questi luoghi, apprezzati fin dai tempi dei romani e degli

etruschi, autentici esploratori di queste realtà, rappresentano una preziosa peculiarità naturalistica della penisola

invirtùdeipaesaggimagnificiesurreali:campidi lava,fumarole,soffionidivapore.Loscopodelprogettoèdi

promuovere un’Associazione di identità, aderente a Res Tipica ANCI, dedicata alle “terre dal cuore caldo” senza

scopo di lucro, per la promozione e la valorizzazione di questi territori, luoghi che per la propria natura sono diversi

se non unici ed esclusivi.

Gli aspetti naturalistici e i magnifici paesaggi delle

“terre dal cuore caldo” costituiscono una grande risorsa

da promuovere per scopi turistici

ziato in alcuni comuni del salernitano,

dove si manifesta il degassamento

naturale dal suolo, le cosiddette

Mofete, intendendo con tale termino-

logia una miscela di gas naturali (CO2,

SO2-anidridesolforosa-,H2S-acido

solforico-, elio, metano, azoto, idrocar-

buri aromatici ed altri gas), che risa-

lendo dalle profondità della Terra

trovano, come via preferenziale, faglie

e fratture. Alcuni Comuni hanno già

evidenziato queste forme di promo-

zione del territorio, ad esempio, nel

comprensorio comunale di Oliveto Citra

sono stati organizzati i “sentieri delle

mofete”, dove sono state riscontrate

ben dieci venute di gas, con o senza

la presenza di acqua. Queste “Mofete”

costituiscono un sito di particolare

interesse geologico definito “Geosito”.

In questo particolare fenomeno,

durante la risalita dalla profondità della

Terra, questi gas possono intercettare

la falda acquifera dando vita spesso a

manifestazioni spettacolari con la for-

mazione di soffioni e/o geyser; in altri

casi il degassamento avviene senza

l’intercettazione della falda, in questi

casi si assiste alla visione sul suolo di

zone in assenza completa di vegeta-

zione e con forte odore di zolfo. Tra

queste la più estesa è certamente la

“Varchera” o sorgente solfurea, visibile

persino dalle immagini da satellite.

UN’IDENTITÀ CULTURALE DA RISCOPRIREE’ questa l’indagine che vuole portare

avanti il Consorzio per lo Sviluppo delle

Aree Geotermiche, in occasione dei

suoi primi 25 anni di attività, tra cultura

della sostenibilità e una grande capacità

di creare relazioni con le istituzioni,

mondo universitario e delle ricerca, e

i mass media, in collaborazione con

Energeo, puntando sul fatto che tutti

questi luoghi hanno un “futuro remoto”

che sembra mai stato vissuto e “un’i-

dentità culturale” ben definita che

affonda le radici ai tempi dei romani e

degli etruschi, autentici esploratori di

queste realtà, dando una peculiarità ad

uno dei tanti aspetti naturalistici della

penisola e ai magnifici paesaggi, quasi

sempre surreali ed unici. “Lo scopo

del progetto - avverte il direttore gene-

rale del Consorzio Sergio Chiacchella

- è di promuovere un’Associazione,

dedicata alle Terre dal cuore caldo,

senza scopo di lucro per la promozione

e la valorizzazione di questi territori

ossia luoghi che per la propria natura

sono diversi se non esclusivi”. Il campo

di ricerca si dovrà allargare alle zone

caratterizzate da geyser (fenomeno

che prende il nome dal sito islandese

di Geysir in cui questo getto di vapore

e acqua calda si manifesta da millenni)

e da rocce laviche ricche di muschi e

licheni, dove convivono colonie di

uccelli marini lungo le coste. La dimo-

strazione che esiste un’energia termica

all’interno della terra, è ormai un fatto

certoebenconosciuto.Vulcani,sor-

genti termali, tracce di crateri, soffioni

e geyser documentano bene la pre-

senza di un calore interno alla Terra

che fluisce verso l’esterno.

LA POSITIVA ESPERIENZA DELL’ISLANDASi ricorda ancora l’intervento dell’islan-

dese Olafur Flovenz, Direttore del

prestigiosoIstitutoGeofisicoeVulca-

nologico ISOR, al Convegno “Il calore

della terra: conoscere per capire e

condividerne l’uso”, svoltosi lo scorso

dicembre, nel Teatro Comunale di Pian-

castagnaio, sull’Amiata, che ha spie-

gato:“L’Islanda è un paese che sfrutta

intensamente le sorgenti di acqua calda

presenti, mediante il riscaldamento di

intere città e la produzione di energia

elettrica, ma uno degli effetti più spet-

tacolari dell’Islanda sono i geyser.

I Geyser sono delle sorgenti termali

zampillanti e intermittenti. Essi sono

costituiti da pozzi naturali che raggiun-

gono profondità elevate all’interno del

sottosuolo e che si riempiono d’acqua

grazie alle sorgenti superficiali o alle

acque piovane. I Geyser emettono

vapori e acque calde contenenti

sostanze minerali, costituite da calcare

e da silice, che si depositano intorno

all’orifizio. Questi fenomeni sono stati

studiati soprattutto in Islanda, dove la

popolazione ha creduto nella promo-

zione del territorio, promuovendolo in

tutto il mondo come incomparabile ed

irripetibile, presentando l’ambiente

come competitivo in tutto il mondo. E’

evidente che è stato fatto un grande

salto di qualità nell’affermazione turi-

stica del nostro territorio”.

Questi fenomeni costituiscono l’altra

faccia delle località termali il cui sfrut-

tamento delle sorgenti risale a migliaia

di anni prima della nascita di Cristo ed

è legato alle virtù terapeutiche di cui

le loro acque sono dotate. “Le acque

termali sono abbastanza diffuse proprio

in quelle località dove il magma, nelle

aree vulcaniche e non, è più vicino alla

superficie oppure dove la sismicità

è elevata” ricorda Alessandro Sbrana,

del Dipartimento di Scienze della Terra

dell’Università degli Studi di Pisa .

“Evidentemente - spiega lo studioso

- la conformazione della crosta terrestre

in quei punti comporta la possibilità

che l’acqua, o meglio che alcune falde

acquifere, possono trovarsi in corri-

spondenza di strati profondi di roccia

impermeabile calda. Le falde acquifere

si formano grazie alla proprietà naturale

del terreno e della roccia di essere

permeabili, per lo più per fratturazione

legata ai sismi e quindi di consentire

all’acqua di infiltrarsi durante la sua

discesa in profondità in corrispondenza

delle rocce calde. Le acque dei sistemi

termali si alleggeriscono e risalgono

spesso ricche in gas e vapore. Rag-

giunta la superficie, analogamente ai

fenomeni vulcanici,la miscela d’acqua

idrotermale e gas fuoriesce talvolta in

INIZ

IATI

VE

INIZ

IATI

VE

Il geologo e vulcanologo islandese Olafur Flovenz.LarubricadellaTGRBellitalia,curatadaMarcoHagge(nellafoto)hadatoampiospaziospazioalparconaturalisticodelleBiancaneneipressi di Monterotondo Marittimo dando il via a quello che dovrebbe essere un percorso alla ricerca del cuore caldo d’Italia. Inalto:GiorgioRanallistudiosodifamamondialedelleScienzedellaTerra.

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Anno VI - marzo/aprile 2013

LA BIBLIOTECA DI ENERGEO MAGAZINE

ENZO FERRARIStoria e Glorie dell’AutomobilismoModeneseTesti: Leo Turrini con i contributi di Adolfo Orsi, Raffaele Gazzi,Sandro Grimaldi, Gianni CancellieriEdizione: Museo Casa Enzo Ferrari

“Ogni storia, bella o brutta che sia, ha il suo inizio.

Spesso assolutamente normale, quasi anonimo.

Ed è stato così anche per mio padre, la sua avven-

tura è cominciata tra le mura di questa Casa - Scrive

Piero Ferrari, ricordando suo padre Enzo, nella prefazione

del libro edito da Museo Casa Enzo Ferrari. - “Non è mai semplice, per un

figlio, confrontarsi con la figura del genitore. La vicenda di Enzo Ferrari, poi,

è stata raccontata talmente tante volte da lasciare poco spazio all’ immagi-

nazione. Eppure ,mio padre di immaginazione si è nutrito. Intendo immagina-

zione come capacità di sognare, voglia di osare, desiderio di stupire”. Il racconto

fattodaquest’operaèunico.SicapisceperchélaFondazioneCasaNatale

Enzo Ferrari, la sua città ha voluto dedicargli un Museo nella casa dove nacque

il 18 febbraio 1898. Una storia tutta da leggere.

“2052: scenari globali per i prossimi quarant’anni” Autore: Jorg Randers Edizione Ambiente

Il Rapporto al Club di Roma “2052: scenari globali per i prossimi

quarant’anni” approfondisce le grandi tematiche del nostro futuro

affrontate nel 1972 dallo storico volume “I limiti dello sviluppo” che, per

la prima volta, mise in discussione l’ideale di crescita permanente. In

questo nuovo Rapporto - pubblicato in Italia da Edizioni Ambiente a cura

del direttore scientifico delWWF ItaliaGianfrancoBologna - Jørgen

Randers, uno dei co-autori de “I limiti dello sviluppo”, si focalizza sui

prossimi 40 anni e solleva alcune domande scomode.

Quanti esseri umani potrà sostenere il pianeta? Quali nazioni prospereranno

e quali soffriranno? Crollerà la fede nella crescita infinita? Il passaggio

alla superiorità economica cinese avverrà in pace? Il

cambiamento climatico in atto sarà fuori controllo?

Il Professor Jørgen Randers lavora sulle questioni

climatiche e le analisi di scenario presso la Norwegian

Business School. Svolge attività accademica e

di formazione a livello internazionale in materia

di sviluppo sostenibile e clima, è membro non

esecutivo di un nutrito numero di organi sociali e

autore di numerosi libri e articoli scientifici.

grande quantità e ad alta temperatura.

La possibilità di utilizzare queste emis-

sioni, talvolta ricche di sali, a causa del

contatto ed interazione chimica con

rocce calde di diversa costituzione e

spesso solubili, durante il percorso, ha

sempre incuriosito l’uomo”. Il Profes-

sor Giorgio Ranalli del Department of

Earth Sciences, Carleton University di

Ottawa (Canada), rassicura che non

ci sono rischi di contenimento di queste

manifestazioni spontanee della crosta

terrestre. “Di fatto, - dice - la Terra, la

cui perdita totale ammonta a 42 TW

corrispondenti a 10 23 J/anno, di molti

ordini di grandezza superiore all’energia

liberata dai terremoti, si raffredda

perché il fenomeno è imputabile per

due terzi alla radioattività delle rocce

e per un terzo dal raffreddamento della

litosfera, aspetto comunque assoluta-

mente trascurabile anche in tempi

geologici (< 100 °C/Ga dove Ga = 1

miliardo di anni)”. Quindi? Si fa in

tempo a saperne di più su cosa succede

nelle regioni italiane. Un dato c’è già.

Il territorio, in Italia, più ricco di acque

sia minerali che termo-minerali, con il

numero più alto di “punti caldi” è la

Campania, che risulta essere una delle

regioni più rappresentative in tal senso;

infatti, nella sola isola d’Ischia vi sono,

sia per numero sia per densità, la mag-

gior parte di fonti di acque termali ed

esse rappresentano circa l’80%, di

tutte le autorizzazioni che la Regione

ha concesso nella sola provincia di

Napoli. Il resto lo si potrà conoscere

grazie all’iniziativa presa dal Co.Svi.G.

che insieme ad altri Comuni, vuole

individuare le “terre dal cuore caldo”

del nostro Paese. L’esplorazione può

partire. L.L.

Alla ricerca del cuore caldo dell’Italia

INIZ

IATI

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