energia - sostenibilità e opportunità di crescita per il paese

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ENERGIA SOSTENIBILITÀ E OPPORTUNITÀ DI CRESCITA PER IL PAESE

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Atti del convegno sul tema dell'energia 12-06-2010

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Page 1: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

EnErgia

sostenibilità e opportunità di crescita per il paese

Page 2: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

INDICE

Introduzione 4

Nucleare, una scelta obbligata Maurizio lupi 6

Italia: un paese a rischio energetico troppo elevatosilvio bosetti 8Direttore Generale Fondazione EnergyLab

è il momento dell’auto elettricaandrea baracco 10Presidente Renault Italia

Formazione e ricerca: base dello sviluppoadriano de Maio 12Presidente Distretto Hi-tech Milano Brianza

Dobbiamo investire nelle fonti rinnovabilistefano saglia 14Sottosegretario allo Sviluppo Economico con Delega ai problemi energetici

Nucleare quale futuroMarco ricotti 17Docente di impianti nucleari al Politecnico di Milano

Favorire la formazione dei tecniciclaudio Maggioni 19Enel Key Account ManagerEmerson Process Management

Una nicchia di facile utilizzodaniele terruzzi 20Amministratore delegato Terruzzi Fercalx

Innovazione e qualitàroberto troveri 21 Senior consultant Fomas Group

Tempistiche certe, iter burocratico favorevoleGraziano tarantini 22Presidente del Consiglio di Sorveglianza di A2A

Le strategie della regione LombardiaMarcello raimondi 24 Assessore Regionale Ambiente, Energia, Reti

Politiche e mercati energetici nell’Unione europea 25

Profilo relatori e aziende 42

collana: enerGiaa cura di

www.bema.itVia teocrito, 47 - 20128 Milanotel. 02252071 Fax 0227000692

stampa e confezione: a.G. bellavite - Missaglia (lc)

ilustrazione di copertina:marcomagni.com

Page 3: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

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INTroDUzIoNE

Hanno partecipato più di 150 persone alla tavola rotonda “Energia: sostenibilità e op-

portunità di crescita per il Paese” organizzata dalla fondazione “Costruiamo il futuro”

che si è svolta nella mattinata di sabato 12 giugno a Villa greppi. Amministratori locali,

presidenti di associazioni di categoria, amministratori di importanti aziende, e ovviamente i

soci della fondazione, sono stati i numerosi partecipanti all’iniziativa che diventerà un appun-

tamento annuale per fare il punto su le diverse problematiche e opportunità legate all’ambi-

to energetico. Nella mattinata di lavoro si sono susseguiti autorevoli interventi, come quello

dell’onorevole Stefano Saglia, sottosegretario allo sviluppo economico con delega ai Pro-

blemi energetici.

Durante la prima sessione di lavori sono intervenuti anche l’onorevole raffaello Vignali, in

qualità di moderatore, Silvio Bosetti, direttore generale fondazione “EnergyLab”, andrea

Baracco, amministratore delegato di Renault Italia, adriano De Maio, presidente del distretto

hi tech Milano Brianza e Marco ricotti, docente di impianti nucleari al Politecnico di Milano.

Durante la seconda parte dei lavori, moderata da Emmanuele Forlani, direttore scientifico

della fondazione Costruiamo il futuro, sono intervenuti alcuni operatori del territorio come

roberto Troveri, senior consultant “Fomas Group”, Claudio Maggioni, Enel key manager

Emerson Process management, e Daniele Terruzzi, amministratore delegato della Ter-

ruzzi Fercalx, che hanno posto alcune domande alle “Istituzioni” intervenute sulle difficoltà e

sulle prospettive che si trovano ad affrontare nel lavoro.

A rispondere ai dubbi e alle loro problematiche sono stati Maurizio Lupi, vicepresidente del-

la Camera dei deputati, Marcello raimondi, assessore regionale con delega all’Ambiente,

all’Energia e Reti e graziano Tarantini, presidente del Consiglio di sorveglianza di A2A.

Page 4: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

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NUCLEarE, UNa sCELTa obbLIgaTaMaurizio Lupi

Le aziende italiane competono sui mercati dovendo

fare i conti con un grave handicap: l’altissimo costo

dell’energia elettrica. Un peso aggiuntivo rispetto

agli altri partner internazionali che si ripercuote ov-

viamente anche sulle famiglie e sull’intero Sistema

Italia. I dati sono chiari: oggi paghiamo il 30% in più

della media europea e il 50% in più della Francia.

Contrariamente a quanto si possa pensare, il vero

problema non è la scarsa concorrenza tra i fornitori

o la mancanza di risorse naturali. Il mercato elettrico italiano, infatti, ha sviluppato una relativa

liberalizzazione mentre la carenza di giacimenti di idrocarburi caratterizza quasi tutti gli Stati

della Ue non risultando dunque come un fattore determinante. A penalizzare le imprese e

le famiglie è in primo luogo il tipo di tecnologia usata o meglio “non usata”. Fuor di metafora,

la rinuncia all’utilizzo del nucleare ha azzoppato l’economia del nostro Paese determinando

uno scarto di competitività strutturale per il nostro sistema produttivo. Se la Francia, come

detto, ha bollette inferiori del 50% rispetto all’Italia, questo è dovuto al fatto che dall’altra parte

delle Alpi ben il 75% dell’energia elettrica proviene dall’atomo.

Come è noto, la decisione di rinunciare in Italia al nucleare è stata presa nel 1987 con un

referendum popolare. La scelta, illogica e irrazionale, fu presa in seguito alla paura scatena-

ta dal disastro di Chernobyl ed è stata sancita da una consultazione popolare che è stata

contraddistinta dalla mancanza di una seria informazione sull’argomento. Quell’errore lo ab-

biamo pagato tutti molto caro: il referendum del 1987 è già costato all’Italia 50 miliardi di euro.

La sconsiderata decisione di allora appare ancor più evidente nella sua gravità alla luce del

fatto che le nuove tecnologie disponibili rendono il nucleare una via assolutamente sicura.

E conveniente.

Dotarsi di una produzione nucleare consentirebbe di tagliare la bolletta energetica nazionale

e di superare la situazione paradossale in cui ci troviamo. Siamo l’unico Paese industriale

che non produce energia elettrica dall’atomo ma importiamo l’8% del fabbisogno dagli Stati

vicini che hanno costruito 13 centrali nucleari a meno di 200 chilometri dai nostri confini. Un

classico compromesso all’Italiana che paghiamo molto caro. Perché quell’energia potrem-

mo costruirla in piena sicurezza in centrali made in Italy a un prezzo ancor più vantaggioso

per le nostre imprese e le nostre famiglie.

Basta allargare lo sguardo per capire che siamo un’anomalia: al mondo ci sono oltre 400

impianti nucleari in funzione e altri 100 sono in via di costruzione o progettazione. Lo stesso

Obama – icona e mito dei nostri progressisti all’amatriciana - ha rilanciato il nucleare negli

Stati Uniti.

Non è un caso dunque se anche alcuni campioni dell’antinuclearismo degli Anni ’80 ora si

sono convertiti a un sano pragmatismo. Ora perfino loro fanno mea culpa rilevando come il

pronunciamento referendario contro l’atomo si sia rivelato del tutto miope e infondato. Il popo-

lo italiano si espresse in quel modo sull’onda emotiva della catastrofe di Chernobyl che tuttavia

è rimasta un fatto unico ma soprattutto irripetibile con le nuove tecnologie disponibili.

Il Governo Berlusconi ha deciso di limitare i danni di quella scelta antimoderna e autolesio-

nista recuperando il tempo perso. Fin dall’inizio della legislatura, dall’Esecutivo è giunto un

impulso a riprendere la via del nucleare. Gli obiettivi strategici sono chiari: dare al Paese più

energia elettrica, abbattere l’inquinamento, diversificare le fonti di approvvigionamento. Su

quest’ultimo punto, in particolare, il governo punta a un mix bilanciato: 50% da fonti fossili;

25% dall’atomo; 25% da fonti rinnovabili.

Oltre a indicare l’obiettivo finale, il Governo ha proceduto con i fatti concreti. Il 24 febbraio

2009 Berlusconi ha siglato con il presidente Sarkozy un accordo di collaborazione opera-

tiva tra Italia e Francia finalizzato alla costruzione in Italia di quattro centrali di terza genera-

zione entro il 2020. Inoltre, sempre nel 2009, il Senato ha approvato il disegno di legge sullo

sviluppo, che a 22 anni di distanza consente il ritorno dell’Italia all’atomo e istituisce l’apposita

Agenzia per la Sicurezza Nucleare che sarà l’autorità nazionale di riferimento per la regola-

mentazione, il controllo, le autorizzazioni, la gestione dei rifiuti radioattivi, la protezione dalle

radiazioni.

Con le sue scelte, il Governo Berlusconi cancella, dunque, un’improvvida decisione del pas-

sato e avvia l’Italia verso un vasto e ambizioso piano di sviluppo delle centrali nucleari che

presto darà al Paese energia pulita e a buon mercato. Imprese e famiglie ringraziano.

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ITaLIa: UN PaEsE a rIsChIo ENErgETICo TroPPo ELEvaToSilvio Bosetti

Vorrei proporre una breve sintesi dello scenario energetico

italiano: fattori di cambiamento, agenda delle priorità, neces-

sità di un maggior coordinamento. Il nostro sistema italiano

presenta delle anomalie tipiche, che si sono determinate

negli ultimi trent’anni, a causa dal mix produttivo, sul quale

si è concentrata anche l’attenzione del governo in questi

ultimi due anni e la necessità quindi di orientare la produzio-

ne dell’energia elettrica nel nostro paese. Noi siamo l’unico

paese al mondo che nella maggior parte delle attività usa

gas naturale. Dagli anni settanta si è fatta la scelta di orien-

tare il nostro reparto produttivo su questa fonte energetica.

Questo ci distingue notevolmente dagli altri paesi del mon-

do che utilizzano altre fonti quali il carbone, oli combustibili e

il nucleare. Siamo una nazione di anomalie e contrasti forti

innanzitutto al livello infrastrutturale, in cui la gran parte della produzione elettrica dipende

dagli idrocarburi, il cui costo è fortemente legato all’andamento del mercato petrolifero, l’in-

nalzamento di prezzo al barile determina un influsso su tutta la catena energetica. Un al-

tro aspetto riguarda l’approvvigionamento: noi siamo l’unico paese al mondo in cui la metà

della produzione elettrica viene realizzate gas naturale e il cui approvvigionamento avviene

a rischio strategico ed economico elevato. Ci riforniamo di gas naturale da altri paesi al di

fuori dell’Europa. Inoltre siamo l’unico Paese al mondo, oltre al Brasile, che non è in grado

di produrre tutto il proprio fabbisogno elettrico al proprio interno. Per quanto riguarda il gas

naturale, l’Italia si e colloca in maniera forte e significativa nell’ambito di tutti i gasdotti interna-

zionali, in particolare le nostre fonti di approvvigionamento sono quelle dell’Est Europa, Nord

Europa e a Sud del Mediterraneo. Eni è fortemente impegnata nella realizzazione di alcune

infrastrutture di collegamento.

Un altro tema che non deve essere sottovalutato è la sensibilità dell’opinione pubblica. C’è

un desiderio da parte della popolazione

italiana di conoscere meglio e di esse-

re più informata sul tema dell’energia.

In una indagine fatta un anno e mezzo

fa, quando si chiedeva al nostro Pae-

se quali fossero le problematiche più

significative per il nostro futuro, le fonti

dell’energia rappresentavano un ele-

mento di forte attenzione ed attrattiva.

Da due anni a questa parte nel nostro

paese si è tornati a parlare delle possi-

bilità di costruzione di impianti nucleari e

già due anni fa si notò che il con-

senso attorno a questa iniziativa

era già significativo e allo stesso

livello degli altri paesi europei

che già usano questi impianti

come fonti per la produzione

energetica. Un consenso che

si aggira in Italia intorno al 50%.

L’energia è una opportunità per

l’industria intera. La realizzazione

di impianti nucleari rappresenta-

no una realtà imprenditoriale e

occupazionale molto significati-

va per il paese. Un impianto elettronucleare richiede un investimento dai tre ai quattro miliardi

di euro.

L’unione europea preposta a regolare il sistema energetico, sta attuando ora il terzo periodo di

regolazione, dopo il primo cominciato nella fine degli anni ottanta, sottolineato dalle parole pri-

vatizzazione e liberalizzazione. La sottolineatura odierna passa ora sotto altri temi quali: il tema

ambientale, diventato nell’agenda delle priorità un aspetto fondamentale e la sicurezza delle

infrastrutture e dell’approvvigionamento. Da due anni si parla di un ritorno dell’Italia al nucleare,

con l’opportunità di avere fino al 20-25% tra quindici anni di produzione di energia elettrica da

fonte nucleare, un incremento significativo di produzione di energia da fonte rinnovabile e una

drastica riduzione delle fonti fossili e di gas naturali in particolare. Resta il fatto che per una serie

di tematiche infrastrutturali tra quindici anni il nostro paese si troverà in forte crisi, diventeranno

obsolete molte centrali realizzate negli anni 60-70, andrà realizzato il sistema di trasporto elet-

trico e quindi viste oggi le tempistiche di realizzazione di queste strutture, bisogna prendere

non solo degli indirizzi ma anche delle decisioni. L’assenza di un ministro dell’economia com-

plica in parte la situazione. In conclusione alcune priorità: l’opzione nucleare risulta abbastan-

za inevitabile, ma impone di proseguire con un quadro di regolamento robusto e con ampia

attività di comunicazione e confronto. Le fonti rinnovabili richiedono di modificare il sistema di

incentivazione, oggi c’è un sistema a pioggia, bisognerà investire su quelle tecnologie che

producono energia a prezzi equi e concorrenziali ( questa è una grande sfida imprenditoriale).

Queste tecnologie creano opportunità imprenditoriali e occupazionali non solo nel nostro pa-

ese. La commissione europea indica il 2020 come la scadenza perché l’80% dei consuma-

tori finali abbiano accesso ad una rete elettrica, detta smart green, che funzioni nella doppia

direzione, per consegnare e ricevere energia elettrica. Bisognerà investire sulle infrastrutture.

L’industria chiede energia elettrica sempre a prezzi più bassi e i consumatori chiedono tariffe

più contenute, maggiore informazione, il territorio chiede impianti e infrastrutture e la finanza,

che preferisce spesso la speculazione sul petrolio, che non gli investimenti infrastrutturali. In

questo scenario ci sono tante regole ma mancano quelle base, gli attori istituzionali ci sono

ma vanno forse rafforzati, siamo in periodo di liberalizzazioni e c’è un incremento continuo in

questo settore di rapporto tra le Regioni e gli organi locali.

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è IL momENTo DELL’aUTo ELETTrICaAndrea Baracco

Tutto il mondo automobilistico sta andando verso il settore

elettrico. Renault come casa automobilistica ne è il porta ban-

diera. A breve partirà un progetto pilota nelle città di Milano

e di Brescia, città che evidenziano la necessità delle società

automobilistiche, delle società energetiche, dei provider, del-

le istituzioni locali, dei sindaci e dei parroci di investire su que-

sto progetto dell’auto elettrica. Ci sono alcuni motivi per cui

adesso è il momento dell’elettrico: è cresciuto nei cittadini il

discorso verso la sensibilità ai problemi ambientali, oggi tec-

nologicamente siamo avanti con le batterie al litio con le quali

stocchiamo energia e un peso poco rilevante. Ci sono però

delle regolamentazione europee che impongono ai costrutto-

ri di guardare al futuro con occhi diversi, quindi la necessità di

una rottura e passare da una mobilità con motore termico ad

una con motore elettrico, in certi casi.

Un falso problema: oggi l’autonomia dei veicoli con motori elettrici è di 160 Km, che sembrano

pochi, ma l’87% degli spostamenti giornalieri in Europa è inferiore ai 60 Km, in Italia il 90% degli

spostamenti quotidiani è inferiore ai 100 Km, se pensiamo alle grandi città che presentano

gravi problemi di inquinamento ambientale, sicuramente 160 Km sono più che sufficienti. Le

persone potrebbero utilizzare tranquillamente un veicolo elettrico per andare a lavorare, se ci

fosse una rete diffusa sul territorio anche le persone che hanno necessità superiori potrebbe-

ro ricaricare il proprio veicolo non solo a casa ma anche al parcheggio della propria azienda,

nei parcheggi privati, nei parcheggi pubblici, al parcheggio del supermercato.

L’impatto effettivo a livello ambientale ci permette di risparmiare dal 30% al 50% di emissio-

ne di CO2 per Km. Se avessimo tutta energia prodotta con il nucleare avremmo un impatto

ambientale ancora migliore. L’emissione annua di CO2 per una vettura che percorre 10.000

Km è pari a 0 per le vetture elettriche, 1350 Kg annui di CO2 per le auto a benzina, il motore

a gasolio è migliore a impatto ambientale rispetto alla benzina. Un auto a benzina ci costringe

a piantare 135 alberi per controbilanciare la CO2 emessa, passando al motore elettrico non

avremmo questa necessità. Zero emissioni inquinanti ed acustiche. C’è anche un vantaggio

economico per chi sfrutta la vettura: apporta un risparmio concreto a livello economico dai tre

a quattro mila euro di risparmio. L’obbiettivo è di giungere a prezzi d’acquisto equiparabili alle

vetture a benzina e gasolio.

Quello dell’auto elettrica deve essere un lavoro di squadra: i costruttori devono impegnarsi

a fare l’auto più bella e performante possibile, ma per quanto riguarda la regolamentazione

necessaria, le infrastrutture, il governo e gli enti locali devono disegnare uno scenario appro-

priato. Da questo punto di vista ci sono delle proposte di intervento. La mobilità delle città è

sull’elettrico, le società sono pronte, anche l’Italia dovrebbe cogliere questa opportunità di

cambiamento che favorirebbe in modo molto positivo il nostro Paese.

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FormazIoNE E rICErCa: basE DELLo svILUPPoAdriano De Maio

Il rapporto tra scienza, mondo industriale, popolazione e decisori

politici è sempre stato problematico, in quanto gli obiettivi e le prio-

rità dei diversi attori spesso possono essere differenti.

La ricerca si può classificare in più livelli, tenendo conto del tem-

po e degli obiettivi: ricerca a lungo termine e ad alto rischio più o

meno focalizzata, ricerca a medio termine sempre focalizzata e

innovazione. Bisogna però considerare che la fonte primaria per

lo sviluppo di un paese e in particolare per la ricerca e l’innovazio-

ne è la formazione. Una ricerca a lungo termine e ad alto rischio è

una ricerca i cui effetti non si hanno sull’immediato e la probabilità

di successo non è grandissima, la mano pubblica quindi risulta essere fondamentale per

l’attribuzione di risorse. La politica deve quindi fornire priorità, non avendo risorse infinite,

nei campi in cui svolgere ricerca. Solo in seguito gli scienziati dovranno assumersi la re-

sponsabilità di individuare campi specifici su cui operare. Quindi occorre che vi sia uno

scambio continuo tra scienza, formazione e politica.

Passando all’energia, non vi sono eccezioni rispetto agli altri settori: non è indicata una

scala di priorità, si fanno piani di ricerca nazionali che somigliano molto ad una lista della

spesa e questo significa sprecare le già non eccessive risorse disponibili. Quindi innanzi-

tutto da parte dei politici si devono individuare le priorità e successivamente gli scienziati

ed i tecnologi devono fornire elementi tali da permettere una valutazione e una scelta.

Questo significa sviluppare un’attività di previsione sull’evoluzione della scienza e della tec-

nologia, individuando i campi più promettenti su cui si sta muovendo la comunità scien-

tifica nel mondo e, successivamente operare uno studio di fattibilità tenendo conto delle

risorse esistenti relativamente sia alle competenze scientifiche sia alle risorse economiche

disponibili.

Nel campo energetico due sono le indicazioni di ricerca, per quanto concerne la produ-

zione di energia. A medio e lungo termine il sole rappresenterà la fonte primaria, ma gli

attuali sistemi tecnologici non sono sufficientemente efficienti e quindi la ricerca in questo

campo deve impegnarsi in quanto si stanno facendo progressi ma non si è raggiunto un

livello di competitività soddisfacente. Nel medio termine lo sviluppo è affidato al nucleare.

Questi sono i due campi principali di ricerca a medio e lungo termine. Inoltre va aggiunto il

discorso sulle smart grid, in quanto il problema attuale e futuro sta nel controllare il sistema

complessivo di distribuzione: anche qui c’è ancora tanto lavoro di ricerca da compiere.

C’è poi il problema delle modalità di utilizzo, in cui non sempre è richiesta ricerca in quanto

le tecnologie principali sono già tutte disponibili. Esempio: il rendimento dei motori elettrici

è molto basso, e quindi modificare questo rendimento vuol dire migliorare enormemente

l’uso dell’energia. Esiste poi tutta la problematica dei trasporti: forse sarebbe buona cosa

trasferire il più possibile il trasporto su gomma a quello su ferro: questa dovrebbe essere

l’infrastruttura principale.

Un ulteriore osservazione riguarda la filiera del settore energia: quando parliamo del nu-

cleare mettiamo in evidenza soltanto le tecnologie più “critiche” dell’ambito produttivo ma

non teniamo conto del fatto che intorno al nucleare si muovono al contrario moltissime

altre novità produttive e tecnologiche. Le nostre imprese italiane incidono fortemente, in

termini di valore, sugli impianti nucleari, già adesso, in tutto il mondo. Bisogna perciò pen-

sare di potenziare tutto il settore industriale composto non solo da grandi ma anche da

piccole e medie imprese collegate alla filiera nucleare.

Un’ultima considerazione: spesso pensiamo alla ricerca, alla tecnologia e all’innovazione

con uno sguardo un po’ miope legato alla comunità e al contesto in cui operiamo. Dobbia-

mo invece pensare di sviluppare ricerca e innovazione in un’ottica di competitività interna-

zionale. E quindi, ritornando ad un tema prima accennato, abbiamo bisogno di formazione

professionale e tecnica a tutti i livelli: questo, a mio avviso, è il fattore di assoluta priorità.

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DobbIamo INvEsTIrE NELLE FoNTI rINNovabILIStefano Saglia

Non abbiamo avuto una politica nazionale sull’energia ma la stiamo

costruendo in questi tempi, abbiamo una politica europea sull’ener-

gia molto difficile da riuscire a comprendere, nel meccanismo eu-

ropeo ogni testa ha un voto quindi l’opinione italiana conta ugua-

le a quella di molti altri paesi e questo è già un limite e poi si tende

ad adottare le politiche che vedono tutti d’accordo e raggiungere

questo punto è veramente difficile. Però non possiamo prescinde-

re dall’Europa e avere una politica energetica che prescinda dagli

altri paesi. Primo problema che dobbiamo affrontare è dare voce

a quei 400 milioni di cittadini europei che non hanno più quasi materie prime e che devono

rivolgersi ad altri per potersi approvvigionare, per questa ragione le priorità dell’Italia e dell’Eu-

ropa sono diventate: approvvigionamenti, sicurezza, ambiente e competitività. L’Europa sta

diventando un po’ italiana nel senso che il parco energetico europeo è un po’ vecchio e sta

diventando sempre più dipendente dagli idrocarburi. Il fatto che in Italia si discuta da tempo

della riduzione degli idrocarburi ci pone davanti agli altri paesi europei, perché per ovvie ne-

cessità ci siamo arrivati prima di altri a questa emergenza e per la nostra posizione geogra-

fica possiamo essere una grande piattaforma energetica, siamo in mezzo al mediterraneo

abbiamo relazioni stabili con la Russia, il medio - oriente. Nei primi anni duemila in Italia l’ac-

cento è stato posto sul problema di produzione di energia, per questo oggi abbiamo un par-

co di produzione energetica molto avanzato ed efficiente. È molto sbilanciato sul gas ma ci

servono anche la strutture che riguardano l’estrazione del gas, abbiamo ancora giacimenti

nell’Adriatico molto importanti che non sfruttiamo per dei pregiudizi di carattere ambientale

abbastanza esigui, mentre i croati a poche miglia nautiche da noi lo fanno. La tecnologia e la

ricerca di ci danno la possibilità di fare molte cose nel rispetto dell’ambiente. Serve un’Euro-

pa più unita sulla politica energetica, serve una politica degli approvvigionamenti nazionale

ed europea, dobbiamo incrementare le fonti rinnovabile e l’energia nucleare. È una strategia

energetica che svilupperemo nei prossimi mesi, dando conto all’opinione pubblica median-

te informazioni. Dobbiamo avere un obiettivo al 2020 e uno al 2030: le politiche energetiche

non si fanno di anno in anno bisogna che si manifestino e si realizzino nell’arco di un venten-

nio, confidando nel fatto che queste politiche di intervento non siano solo compatibili con

l’Europa ma anche con i cambiamenti di governo, se si sta sui dati oggettivi scientifici e di

bisogno della nazione non esiste più destra e sinistra. La strategia energetica che andremo

a comporre è indiscutibile al livello di necessità e bisogno per lo stato e sarà compatibile con

l’Europa. L’Italia quindi può essere un AB, dobbiamo ancora investire sulle infrastrutture per

la rete del gas, perché gli idrocarburi saranno ancora la fonte di approvvigionamento per i

prossimi 30-40 anni, ridurranno la loro influenza quando saremo in grado di costruire delle

alternative, che si costruiscono con il tempo perché sono investimenti importanti e c’è biso-

gno di intelligenza e di denaro.

Fonti rinnovabili: perché investire in esse? Primo perché il mix di un paese deve avere tut-

te le tecnologie e tutte le fonti a disposizione se vuole essere equilibrato, dare sicurezza ai

cittadini e dare competitività di costi. Anche sulle fonti rinnovabili abbiamo delle eccellenze:

siamo presenti in tutto il mondo con aziende idroelettriche in modo significativo, ma dob-

biamo migliorare a livello produttivo nei settori eolico, solare e delle biomasse. L’intervento

che c’è sul decreto legge nella manovra sul tema dei certificati verdi è sbagliato, lo dico da

membro del governo e me ne faccio carico, perché non ha una visione complessiva. È vero

che il meccanismo dei certificati verdi e quindi il ritiro dei certificati verdi al di sopra della quota

d’obbligo è un elemento che va a finire nella bolletta degli italiani quindi è un peso, al tempo

stesso però non esiste paese al mondo che faccia le fonti rinnovabili senza sussidiarle con

degli incentivi pubblici, quindi se non ci sono i sussidi pubblici non ci sono le fonti rinnovabili,

perché il costo chilowatt/ora di una qualsiasi fonte rinnovabile costa di più un’altra qualsiasi

fonte energetica tradizionale.

Primo errore: non dobbiamo inserire interventi di questo genere, che riguardino la manovra

per il contenimento dei costi pubblici e della finanza pubblica, perché questo provvedimento

fatto così non fa risparmiare un centesimo allo Stato. Dobbiamo ridurre l’impatto in bollette

di queste tecnologie, assolutamente lo si sta facendo e lo si fa nella misura in cui queste

tecnologie diventano più competitive. Dobbiamo farlo con un intervento non all’interno di un

decreto legge, ma dobbiamo farlo nel rispetto degli investimenti, sino al giorno in cui questa

normativa rimane in vigore, per cui io proporrò nei prossimi giorni al Ministro dell’economia

e della finanza una correzione di questo articolo all’interno della manovra, perché ci sia scrit-

to che questo sistema, cioè del ritiro dei certificati verdi in eccesso, vada gradualmente a

scomparire, ma lo faccia nel momento in cui avremo recepito la direttiva europea sulle fonti

rinnovabili.

Le fonti rinnovabili così come il nucleare sono un’opportunità interessante. È corretto fare

la scelta del ritorno al nucleare, dobbiamo avere nell’arco di vent’anni un 20% di fabbiso-

gno energetico che risponde da energia nucleare, è un obiettivo ambizioso e realizzabile.

Vuol dire che ci saranno investimenti nel nucleare nell’ordine di 30/40 miliardi di euro, di cui

l’80/70% dobbiamo farlo sul nostro territorio e sarà fatto in Lombardia perché qui ci sono le

aziende strutturate. Questo è un programma a lungo termine, che prevede però di dotare

fin da subito le aziende con certificati, aiutandola con contributi per pagare le certificazioni,

che sono un impegno economico significativo per l’azienda e quindi potremmo immaginare

un intervento pubblico di aiuto per le aziende ad entrare nella filiera. Per quanto riguarda in-

vece i problemi autorizzativi, è un grande problema italiano, reso più complesso dai dati fisici

geografici oggettivi, C’è anche un fattore burocratico eccessivo che va risolto e per questo

nella prossima conferenza Stato-Regione riusciremo a dettare le linee guida sulle fonti rin-

novabili e dare tempi certi sulle autorizzazioni per gli impianti da fonti rinnovabili. Sul nucleare

le autorizzazioni sono complesse, se riusciremo ad ottenere il sistema che si è creato se-

condo la normativa centrale entro tre anni sarà un obiettivo molto interessante.

Ci sono altri strumenti che possono essere messi in campo e in cui la tecnologia italiana può

assumere un ruolo rilevante, ad esempio la CCS, già in Europa alcuni impianti di questo tipo

sono in sperimentazione e costruzione per la cattura e lo stoccaggio della CO2 e in Italia

abbiamo capacità in questo campo. Il tema centrale non è solo quello della produzione ma

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anche del trasporto, sia per il gas che per l’energia l’elettrica e per questo il consiglio europeo

ha messo attive le smart green.

La rete elettrica invece è un grande problema, perché abbiamo fatto le centrali nei luoghi

dove l’amministrazione comunale dice di sì e invece dovremmo farle seguendo il corso della

rete, qui bisogna sbloccare le autorizzazioni, ad esempio il collegamento Calabria - Sicilia è

fermo da 15 anni, che è una rete facile da fare in poco tempo, a causa di discussioni ammini-

strative, tutto ciò comporta che il costo energetico sia totalmente sbilanciato, perché la rete

non dialoga, l’infrastruttura metterà fuori mercato le strutture inefficienti e appianerà i costi.

In conclusione ci sono molte cose da fare, c’è bisogno di continuità. L’energia l’elettrica è

destinata ad avere una domanda sempre crescente, con la crisi è diminuita del 6%, ma

tenderà ad aumentare perché il trasporto andrà verso l’utilizzo dei mezzi elettrici e quindi

è necessario che ci dotiamo di una infrastruttura adeguata alla domanda che è inevitabil-

mente in crescita nel prossimo decennio. Tutto questo comporterà sicurezza per le future

generazioni, avere energia sicura da paesi sicuri, sostenibilità ambientale, competitività nei

costi: questi sono i nostri futuri obiettivi.

NUCLEarE qUaLE FUTUroMarco Ricotti

Vorrei proporre una riflessione su due argomenti: cosa sta

accadendo o potrebbe accadere in Italia sul versante nucle-

are e quali sarebbero le ricadute su territorio, aziende, cittadini

e lavoratori.

Cosa sta accadendo ora a livello mondiale: 400 reattori nu-

cleari in azione, il fattore di utilizzo è passato da una media di

circa 60% a 85%, grazie anche al fatto che sono stati capaci

di sfruttare al meglio i reattori. I nuovi reattori in costruzione

sono oltre 50, solo il 6% dell’energia totale mondiale è coperta

dal nucleare, 1/3 dell’energia elettrica dei paesi più sviluppati,

nel 2030/2040 probabilmente riusciremo a produrre con i reattori nucleari idrogeno e meta-

nolo. Il Giappone e la Corea del Sud in particolare negli ultimi trent’anni non hanno mai fermato

le macchine e costruito nuovi reattori. Negli ultimi anni anche l’occidente sta prendendo que-

sta piega positiva. Attualmente in Cina i reattori nucleari coprono solo il 2% del fabbisogno, ma

hanno intenzione di costruire 50 o più reattori che in vent’anni arriveranno a coprire il 6%, per-

ché il fabbisogno energetico in Cina cresce a ritmi impressionanti, ma anche in campo Statu-

nitense e Inglese le cose si stanno muovendo. Gli Inglesi sono partiti prima di noi nella fase di

riavvio del nucleare con l’obiettivo di riuscire a realizzare nuovi impianti entro un quinquennio.

Anche l’Est Europa è molto interessata a nuove realizzazioni in Romania, Bulgaria, Turchia,

anche i Russi non sono da meno. Anche i paesi arabi come l’Arabia saudita, ricca di petrolio,

ha comprato i suoi primi reattori. I Paesi in via di sviluppo si stanno avvicinando a questa op-

zione, i reattori pianificati e quelli proposti mostrano numeri interessanti: 151 già pianificati, più

di 300 proposti. Non è detto che tutti questi numeri si realizzino dipende dal contorno politico,

economico-industriale ma la stima tra vent’anni del mercato globale è tra i 600 e i 1000 miliardi

di euro, in particolare in Italia 30/40 miliardi di euro. Negli ultimi anni ci si è mossi in direzione di

sicurezza ed economicità nel settore nucleare, attraverso: semplificazione, standardizzazione

e modularizzazione di impianti di si-

stemi, utilizzo di sistemi da sicurezza

attiva, quindi ridondanza, separazio-

ne e segregazione oppure sistemi

di sicurezza passiva, ma soprattutto

imparare dalla esperienza che ab-

biamo ormai sulle spalle. Giapponesi

e Coreani riescono a costruire im-

pianti nucleari in meno di 54 mesi, ad

oggi solo loro riescono a mantenere

questi ritmi, perché sono allenati da

vent’anni di costruzione. I reattori di

nuova generazione hanno come

Page 10: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

18 19

obiettivo la possibilità di costruire moduli o singole unità in tempi che vanno dai 36 ai 50 mesi, è

ovviamente un obiettivo che si può raggiungere con un po’ di allenamento. Un tema interes-

sante per il territorio Lombardo, uno tra i protagonisti per l’Italia, è il tema delle opportunità: sul

territorio i Francesi non parlano di compensazione ma parlano di opportunità, perché reputa-

no un insediamento nucleare un occasione di sviluppo per il territorio; in termini di compensa-

zione in senso stretto il caso svedese può dare un suggerimento importante, hanno deciso di

fare il loro sito geologico profondo e c’erano due municipalità in concorrenza, ebbene il finan-

ziamento è stata data al comune che ha perso, l’altro comune ha avrà tutto il sito e l’altro com-

pensazioni monetarie. Per quanto riguarda lo sviluppo lavorativo: non servono solo ingegneri

nucleari ma servono tecnici e operai molto più qualificati del livello attuale, bisogna sviluppare

e imparare ad utilizzare le nuove tecnolo-

gie, metodi di lavoro di alta qualità e di alta

sicurezza. Costruire un impianto nucleare

significa: 50%-40% è l’isola, quindi le attivi-

tà nucleari, le opere civili sommano ad un

50%-60%, il 30% è associato alle forniture

meccaniche, civile,montaggio, forniture

elettriche e controllo. Gli Inglesi che non

hanno mai spento i loro reattori nucleari,

non sono ancora in grado di raggiungere

l’80%, ma raggiungo per poco il 50% di

capacità realizzativa, ma con il supporto

alle aziende hanno in mente di raggiun-

gere l’80%. Attualmente sono più di trenta

le industrie italiane impegnate nella costruzione delle PR francesi, più del 50% sono imprese

lombarde.

Per quanto riguarda l’impatto socio-economico dell’impianto francese, si stima un totale che

va dai 4 ai 5 miliardi di euro, 8,5 milioni di ore lavorate, 2500 lavoratori sul cantiere, 1500 fornitori

esterni, altri 100 impieghi dati dall’indotto. Il settore degli ingegneri nucleari è molto ridotto, infatti

¼ ingegneri e 374 periti-tecnici. Ci sarà da lavorare molto sulla formazione anticipata perché

prima di poter cominciare a lavorare bisogna assumere e formare, nove anni prima di avviare

un impianto nucleare, quindi forse siamo già in ritardo. Per costruire un reattore nucleare ci

vogliono dai 4 ai 7 anni.

I principali requisiti chiesti all’Italia: la qualificazione e certificazione delle industrie, investire in

formazione, comunicazione e campagna d’informazione. In conclusione nel bilancio tra op-

portunità e rischi il nucleare è possibile. Fare un impianto è un occasione e non un danno,

quindi è bene non parlare di compensazione ma di opportunità, perché anche le parole sono

importanti.

FavorIrE La FormazIoNE DEI TECNICIClaudio Maggioni

Emerson, multinazionale americana con un fatturato nel 2009 di 20,9 miliardi di dollari, con ca.

120 mila dipendenti nel mondo e che si occupa di automazione per l’industria di processo tra

la quale il settore dell’Energia. II gruppo Emerson è costituito da 8 Divisioni dove la più rilevante

è Emerson Process Management. Quest’ultima opera nel settore dell’industria di processo

fornendo prodotti e sistemi per soluzioni di controllo, misura e software di controllo avanzato

per migliorare l’efficienza degli impianti produttivi. Pone molta attenzione agli aspetti tecnologi-

ci e innovativi, dove ha sviluppato riconosciute e innovative soluzioni vincenti. La tecnologia e

la qualità sono fattori chiave anche nel mondo dell’Energia. Da Emerson Sono stati di recente

progettati e forniti anche in questo settore soluzioni di misura con tecnologia wireless, che è la

vera rivoluzione nel campo della strumentazione di misura, ol-

tre a fornire sistemi di analisi e tutti i servizi post-vendita neces-

sari. Per Emerson l’Energia copre un ruolo privilegiato insieme

a Oil &Gas e Chimica, e corrisponde al 14% del fatturato totale.

Questa multinazionale ha una presenza trentennale in Brian-

za, con la Sede Italiana e operativa a Seregno. Per quanto ri-

guarda esclusivamente il mondo dell’energia, Emerson è par-

ticolarmente attiva perché è in grado con le sue tecnologie

ed esperienze di coprire le varie tipologie di centrali, Termiche,

Idroelettriche e Rinnovabili, fornendo soluzioni di automazione

dedicate. La riconosciuta esperienza di Emerson nel settore

Energia proviene anche dal fatto che la stessa ha acquisito negli anni ‘90 la ex Divisione auto-

mazione della Westinghouse, che tra l’altro utilizza ancora per il controllo degli impianti Nucleari

con propria tecnologia AP1000 il sistema di controllo Ovation di Emerson. I nostri sistemi di

controllo dislocati nelle varie Centrali in tutto il mondo controllano fino a 720 GWatt di produzio-

ne elettrica. Emerson inoltre possiede negli Stati Uniti e in Francia anche centri di produzione

per strumentazione e valvole di controllo per il Nucleare oltre ad avere le competenze speci-

fiche per queste particolari applicazioni. Quindi, la nostra società è in grado di fornire soluzioni

complete nel campo energetico, ciò significa che il personale deve avere un grado elevato di

conoscenze tecniche e competenze per fornire soluzioni complete a questo tipo di aziende:

Il mondo dell’energia necessita conoscenze molto approfondite e sono quindi importanti la

ricerca e la formazione del personale.

Page 11: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

20 21

UNa NICChIa DI FaCILE UTILIzzoDaniele Terruzzi

Sono amministratore delegato della Terruzzi Fercalx. Una media-impresa impegnata nella

progettazione e costruzione di impianti industriali, una società molto antica che ha comin-

ciato la sua attività nel 1897. Il settore principale d’impiego è l’impiantistica per acciaierie. Ho

acquisito anche una società in India che rappresenta una notevole occasione di sviluppo per

le prospettive future volte alla realizzazione di impianti di gassificazione per rifiuti, biomasse e

depurazione acque. Una nicchia di mercato di cui si parla poco perché questa tecnologia

non è esattamente disponibile. Con la nostra tecnologia portiamo

tutti questi materiali una forma unica: un gas sintetico chiamato sin-

gas che viene utilizzato o come energia termica a livello industria-

le oppure per fare energia elettrica. È un sistema che in Italia viene

utilizzato pochissimo, quasi per niente, ma noi stiamo iniziando un

cammino di consolidazione della tecnologia che sembra essere

particolarmente adatta. Per quanto riguarda la sostenibilità e l’op-

portunità di crescita per il paese, l’opportunità legata a questa tec-

nologia è sostenibilità a livello ambientale, sociale ed economica

perché consente di eliminare dei rifiuti, introducendo delle energie

che diversamente non potrebbero essere utilizzate e un fattore di

crescita, perché attraverso questo sistema sia le imprese quanto le amministrazioni pubbli-

che possono produrre energia elettrica ad un costo inferiore se non addirittura divenire una

fonte di reddito. C’è ancora diffidenza da parte del mondo in generale però è un sistema che

permette di avere un impatto ambientale pari a zero. Uno dei problemi riguarda le autorizza-

zioni, è uno dei grossi ostacoli. Un altro aspetto riguarda il fatto che gli impianti dovrebbero ave-

re una normativa adeguata alla realtà. Da ultimo: questo sistema non è in antitesi al nucleare

ma rappresenta una nicchia di facile utilizzo e di creazione di quella economicità ricercata e di

riduzione dei costi di produzione.

INNovazIoNE E qUaLITàRoberto Troveri

FO.M.A.S. acronimo di Forgiatura Moderna Acciai Speciali nasce nel

1956, proprio qui in Brianza, tra Osnago e Merate, dove è tutt’ora pre-

sente la sede centrale.

L’azienda, nel corso degli anni, risponde alle richieste del mercato con

importanti acquisizioni e nuovi stabilimenti (nel mondo) che la portano

nel 2000 ad essere un Gruppo consolidato con un trend di crescita (a

partire dal 2005 ad oggi) del + 58%.

Oggi FOMAS Group è una realtà di circa 1350 dipendenti nel mondo,

in grado di operare con altissimi livelli di qualità nelle tecnologie di Fuci-

natura e della Laminazione circolare per i mercati dell’oil & gas, dell’energia (dal nucleare all’eolico),

automotive, aerospace e delle trasmissioni industriali.

Questa continua attenzione alla crescita, ma soprattutto all’innovazione e alla qualità ha portato al

lancio di due importanti progetti in territorio italiano: FOMAS 2012 e ASFO Villamarzana (Rovigo).

Due progetti che insieme raggiungono un investimento di più di 200M€, indice del continuo lega-

me del Gruppo con il territorio, e dimostrazione che il Made in Italy è rappresentato anche da eccel-

lenze manifatturiere. E’ con questi investimenti locali che difendiamo il nostro Know How; che può

essere alimentato solo attraverso la continua ricerca e l’innovazione. Infatti grazie ai nuovi impianti

saremo in grado di rifondere l’acciaio (grazie al procedimento ESR - Electro Slag Remeltig) otte-

nendo in questo modo un materiale con elevato gra-

do di purezza, con una struttura uniforme e maggiori

caratteristiche di resistenza. E questo, ovviamente,

è solo un esempio di quello che saremo in grado di

realizzare. Ma queste nuove tecnologie comportano

anche un aumento della potenza installata di 30MW,

infatti partiamo da 5MW per arrivare a 35MW.

E questa crescita esponenziale di consumo ener-

getico è per noi fonte di preoccupazione, in quanto

è noto che la produzione manifatturiera italiana ha

delle aggravanti in termini di costi energetici rispetto

alla concorrenza negli altri paesi europei *(per non parlare di raffronti in termini di costi di ener-

gia elettrica, con paesi come la Cina, il Giappone e gli Stati Uniti). Dati che minano pesantemente,

soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, la competitività delle aziende italiane. E’ per

questo motivo che invitiamo il Nostro Sistema Paese a trovare delle soluzioni tempestive in cam-

po energetico, che possono essere svariate come l’Idroelettrico, il Geotermico, l’eolico; ma per

risultati più efficienti a lungo termine, bisogna pensare al nucleare. Mercato, quello Nucleare, che

noi di FOMAS conosciamo molto bene, vi lavoriamo da oltre 40 anni, all’inizio in Italia e poi con con-

tinui riconoscimenti all’estero. A questo proposito auspichiamo anche la creazione di una Filiera

Italiana del Nucleare, per far si che con la ripresa di questo mercato in Italia, vengano supportate

quelle eccellenze industriali già presenti nel territorio nazionale.

Page 12: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

22 23

TEmPIsTIChE CErTE, ITEr bUroCraTICo FavorEvoLEGraziano Tarantini

Da un anno guida il Consiglio di Sorveglianza di A2A, la più grande multiutility quotata alla Borsa Ita-

liana, la cui attività si sostanzia in quattro settori portanti: energia, ambiente, teleriscaldamento e reti.

“A2A – ricorda l’avv. Graziano Tarantini – nasce dalla fusione di due storiche aziende municipalizzate,

fortemente radicate nei territori di appartenenza: ASM Brescia e AEM Milano, che hanno via via ag-

gregato altre realtà locali in una logica federativa di crescita. Oggi A2A è un gruppo leader nel nostro

Paese, che ha preservato e continuerà a preservare quella che rimane la sua vocazione originaria:

l’attenzione alle istanze del territorio, la responsabilità sociale verso le comunità di riferimento, la fedel-

tà alle proprie radici in un quadro fortemente concorrenziale e globalizzato. Nel quale, per inteso, A2A

vuole giocare un ruolo da protagonista”.

Sottolinea il Presidente Tarantini: “A2A si trova oggi di fronte a due questioni che definiranno strategi-

camente il suo futuro e in qualche modo anche il suo ‘status’ nel panorama italiano ed europeo. Da

un lato: ha ancora un senso continuare ad essere una società pluriservizi? In passato prevaleva la

tendenza ad unificare, oggi a dividere, a distinguere i diversi

ambiti. La sfida di A2A rimane, invece, quella di continuare

ad essere una grande impresa multiutility. Perché non biso-

gna mai dimenticare un dato essenziale e imprescindibile:

A2A non è solo una società quotata, che guarda ai risultati

finanziari, ma è anche infrastrutture e servizi, e vuole esse-

re un vettore trainante di sviluppo per la nostra regione. Per

mantenere viva una tradizione, però, non basta raccontarla,

né ovviamente rimpiangerla, occorre al contrario rinnovarla

quotidianamente aggiornandone i modelli culturali. Il secondo tema riguarda il consolidamento di

una cultura d’impresa che ci permetta di essere altamente competitivi, anche a fronte di maggiori

concentrazioni a livello europeo. Per scongiurare il rischio di venire inglobati, o peggio ‘colonizzati’,

esiste una sola strada che va perseguita con determinazione: creare un modello societario innova-

tivo. A2A può e deve diventare un polo aggregante sul territorio, qualificando e valorizzando le azien-

de che sono o possono essere utili partner. Sono questi i valori aziendali nei quali ci riconosciamo e

che sono finalizzati a creare un sistema connettivo forte, che sia in grado di mantenere alti livelli di

eccellenza. Un esempio a sostegno di questa tesi – evidenzia il Presidente Tarantini – deriva dall’inve-

stimento effettuato di recente da A2A in Montenegro, nel settore dell’energia idroelettrica: in un Pae-

se straniero ci si misura con maggiore efficacia non solo esportando il proprio know how, le proprie

competenze ed esperienze, ma anche e soprattutto generando e realizzando una grande rete di

collaborazione e di sinergie con le aziende locali. E’ questo il valore aggiunto di una multiutility legata

al proprio territorio e aperta all’incontro con nuove realtà. A Brescia verrà presto aperta una scuo-

la nella quale si promuoverà formazione e addestramento del personale, prequalificazione delle

aziende che lavorano per A2A, ricerca e innovazione. Tecnici preparati, con solidi fondamentali: per

le esigenze del proprio territorio e per realtà, come il Montenegro, che presentano ancora carenze

in termini di preparazione professionale e cultura d’impresa. Aziende qualificate, con potenzialità di

crescita: per lavorare e progettare insieme. L’innovazione è un tema fondamentale, anche se le resi-

stenze sono forti, anche se subiamo ancora le inadeguatezze e le lentezze del sistema Paese”.

“Una storia ci fa capire meglio ciò di cui sono convinto” aggiunge l’avv. Tarantini: “negli Stati Uniti quan-

do entri nei luoghi di lavoro capisci l’importanza delle persone dai metri quadri degli uffici e dal numero

di piano dove sono collocate. Al New York Times hanno insediato agli ultimi piani dei giovani che non

c’entrano nulla con il quotidiano, ma che hanno chiamato e voluto per inventare il giornale del futuro,

perché anche in quel grande giornale, ‘giornale-istituzione’ per definizione, hanno compreso che

per continuare non solo a crescere, ma a vivere nell’era delle nuove tecnologie e dei nuovi media,

occorre guardare il mondo in modo nuovo, con occhi diversi, da un’altra prospettiva, da una diver-

sa angolazione. E così anche in Italia: bisogna creare qualcosa di nuovo, che possa diventare una

valida proposta imprenditoriale per il futuro. Per A2A la sfida è impegnativa: conciliare la forma della

multiutility con l’azienda quotata, con la sua natura pubblica, e far cogliere agli investitori le potenzialità

di un gruppo che guarda al futuro, che persegue logiche solide e durevoli nel tempo. Dobbiamo vei-

colare l’idea che il modello che perseguiamo è un modello nuovo d’impresa: forse molto più difficile

da realizzare, perché implica processi più complessi, ma che può diventare un modello alternativo

vincente anche contro la crisi di questi tempi. Da ultimo: occorre comprendere che aziende come

A2A sono un bene per il Paese e che per questo vanno sostenute, per questo occorre garantire le

migliori condizioni per poter fare impresa. Le aziende italiane devono potersi confrontare ad armi pari

a livello europeo. Altrimenti il concetto di italianità diventa una parola vuota, senza contenuto”.

E il nucleare? Il Presidente Tarantini non elude la questione: “E’ quanto mai evidente che l’energia ha

assunto un ruolo rilevante e strategico nel nostro Paese, che i costi energetici – del petrolio, in parti-

colare – costituiscono una voce che incide pesantemente sul sistema delle imprese, che il nucleare

è un tema cruciale. Dobbiamo trovare alternative per il futuro, riformulando i modelli e i parametri di

produzione di energia. Il nucleare potrà offrire le risposte di cui abbiamo bisogno? Quale fabbisogno

potranno soddisfare le energie rinnovabili? Riusciremo progressivamente ad affrancarci dai com-

bustibili fossili? Sono domande dalle cui risposte passa la crescita e lo sviluppo del nostro Paese. Ciò

che è positivo, e che registro, è che oggi esistono minori preconcetti e rigidità ideologiche rispetto

agli anni Ottanta, che il dibattito può svilupparsi in forme più concrete e convincenti. Un dato è in-

confutabile: oggi paghiamo l’energia a costi superiori alla media europea. E scontiamo l’abbandono

di settori importanti della ricerca e della formazione, avendo accumulato un forte gap in termini di

innovazione e tecnologia”.

Il Presidente del CdS di A2A ne è convinto: “Il nostro Paese ha grande bisogno di energia e que-

sto bisogno crescerà ulteriormente. In questa chiave, l’investimento in Montenegro assume una

particolare valenza: parte dell’energia idroelettrica prodotta, infatti, verrà convogliata verso l’Italia

attraverso un cavo sottomarino che arriverà sul litorale d’Abruzzo e che contribuirà a potenzia-

re strategicamente l’area della dorsale adriatica. Circa il nucleare: non è un fatto automatico che

un’azienda come A2A si impegni nel nucleare. La decisione dipenderà dalle volontà degli azionisti,

dall’andamento delle vicende politiche nazionali, dalla possibilità di rendere compatibile il nucleare

con la nostra struttura finanziaria e il nostro sistema di business. Ciò che è importante è che anche

A2A sia in grado di misurarsi su questo terreno, se e quando maturerà questo indirizzo, che continui

a sviluppare l’attitudine a diversificare i propri settori di attività e di intervento, che sappia ricoprire un

ruolo da protagonista in più ambiti. Senza allentare, anzi rinforzandoli costantemente, i propri legami

con i territori d’appartenenza”.

Page 13: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

24 25

LE sTraTEgIE DELLa rEgIoNE LombarDIaMarcello Raimondi

Il tema della semplificazione e della burocrazia è un mondo complessissimo, derivato dal fatto che

la gente non fa il proprio mestiere, ad esempio lo Stato ha latitato molto in questi anni dal punto di

vista dell’incentivazione a tutte le procedure che afferiscono alle attività economiche ed energeti-

che, per lunghi anni subendo in modo passivo un’attività dalla unione europea, la quale ha sfornato

moltissime iniziative su questi temi per le quali tutto ricadeva sui territori ed è sorto un gran casino,

si sono cominciate a fare cose che non andavano fatte, ad esempio la provincia si è messa ha

fare l’operatore energetico. Questa confusione di ruoli nelle istituzioni determina molto spesso che

ciò che si deve fare non si fa, allora il tema delle autorizzazione comporta: ciò che attivamente si

può fare per semplificare, la regione Lombardia è stata la prima a fare un regolamento di que-

sto tipo, questa è una cosa davvero all’avanguardia che permette anche il rilancio dell’edilizia in

un periodo così delicato, è stata anche la prima a fare le linee

guida sul fotovoltaico che sono le più avanzate in Italia, quin-

di c’è una parte attiva quindi che si può fare per accelerare

le tempistiche, però la stragrande parte del lavoro deve farlo

lo Stato collaborando con l’Europa. Altrimenti poi si subisco-

no le decisione europee e diventa difficilissimo trovare una

modalità italiana per rendere compatibili norme massimaliste

come quelle fatte da chi ha una provenienza culturale diversa

dalla nostra. C’è anche una parte passiva, in presenza di que-

ste norme. La strada intrapresa dalla regione Lombardia per

quanto riguarda le infrastrutture, ha cominciato a procedere

in questo modo: prima le procedure autorizzative venivano

gestite in sequenza, ora si è cominciato a mettere in contem-

poranea queste procedure, si sono messe in sincro cose che

andavano linearmente, è un lavoro molto impegnativo. Con

queste modalità estenuanti dal punto di vista della realizzazio-

ne si è riusciti ad ottenere un taglio significativo dei tempi, una

riduzione fortissima dei contenziosi e quindi la possibilità di realizzare le opere. Anche sulle politiche

di incentivazione ambientale si deve ancora di più andare in questa direzione. Si potrebbero usare

anche gli accordi di programma che hanno egregiamente funzionato per le infrastrutture anche

per le autorizzazioni ambientali connesse ad attività industriali. In conclusione il tema della forma-

zione: il nostro sistema industriale ha bisogno di tecnici. La regione Lombardia ha una tradizione

consolida nella formazione professionale importantissima, si vuole procedere in questa direzione,

se potessimo mettere in campo delle sperimentazioni nel campo energetico di formazione pro-

fessionale tema , la regione è molto disponibile ad attivarsi. C’è bisogno di un maggior impegno

anche da parte del governo su questo tema della formazione professionale, bisogna rimettere

mano ai sistemi degli istituti tecnici guardando anche a quelle regioni che già sono in grado di farlo,

come la nostra. I nostri percorsi professionali hanno una caratteristica di innovazione ed eccellen-

za e più avanzati degli its, tanto che forse non ha più senso mantenere le due realtà.

Camera dei deputatiXVI LEGISLATURA

Politiche e mercati energetici nell’Unione europea

n. 115 9 giugno 2010

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea (tel. 2145)

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l’attività degli organi parla-mentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

Page 14: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

26 27

INDICe

La politica energetica europea

Domanda globale di energia: principali tendenze 27

La domanda e l’offerta di energia nell’UE 27

Sicurezza e vulnerabilità energetica 28

L’approccio strategico dell’UE 28

Gas e petrolio 29

Ruolo delle infrastrutture 30

Energia e ambiente 31

Il pacchetto energia clima 32

Promozione dei veicoli puliti 32

Nucleare 33

Documenti

Statistiche della Commissione europea

EU energy and transport - Statistical pocketbook 2010 34

La PoLITICa ENErgETICa EUroPEa

Domanda globale di energia: principali tendenzeLo scenario energetico globale delineato dall’agenzia internazionale per l’energia (“World

Energy Outlook 2009”) offre un quadro puntuale sulle tendenze dei prossimi decenni:

• la domanda globale di energia dovrebbe aumentare dell’1,5 % annui tra il 2007 e il 2030, con un

aumento complessivo di circa il 40%, in gran parte a causa di una maggiore domanda di energia

da parte dei paesi asiatici e del Medio Oriente non appartenenti all’OCSE, tra cui la Cina che si

prevede raddoppierà il suo consumo energetico annuo fino al 2030;

• i combustibili fossili continueranno a essere la fonte principale per la produzione di energia

primaria, fino a coprire l’84% dell’incremento della domanda di energia fino al 2030;

• in termini assoluti, il tasso di crescita più elevato riguarderà la domanda globale di carbone,

anche se il petrolio dovrebbe rimanere la principale fonte di energia a livello mondiale, no-

nostante si preveda che la sua percentuale scenda dall’attuale 34% al 30%;

• la domanda di carbone e gas aumenterà a causa di accresciuto fabbisogno energetico

per la produzione di energia elettrica. La domanda globale di energia elettrica dovrebbe

aumentare su base annua del 2,5% fino al 2030 con oltre l’80% dell’aumento nei paesi

non appartenenti all’OCSE;

• la quota di energie rinnovabili non idroelettriche nella produzione complessiva di energia

elettrica crescerà dal 2,5% del 2007 fino all’8,6% nel 2030; l’aumento assoluto più consi-

stente riguarderà l’energia eolica;

• per soddisfare la domanda di energia prevista fino al 2030, nello scenario di riferimento,

occorreranno in media 1100 miliardi di dollari statunitensi l’anno (ossia l’1,4% del prodotto

interno lordo globale). Oltre la metà di tutti gli investimenti in ambito energetico riguarderà i

paesi in via di sviluppo nei quali la domanda crescerà più rapidamente. Allo stesso tempo,

in tutto il mondo gli investimenti nel settore energetico sono diminuiti nel 2009 a causa del-

la crisi finanziaria globale. Secondo le stime, gli investimenti per la prospezione di petrolio e

gas sono diminuiti del 19% nel 2009 rispetto al 2008, comportando una riduzione di oltre

90 miliardi di dollari;

• l’aumento entro il 2030 della domanda di energia dei paesi asiatici e del Medio Oriente

non appartenenti all’OCSE avrà come conseguenza un maggiore contributo alla crescita

delle emissioni di CO2: Cina, India e Medio Oriente saranno responsabili dell’aumento di tre

quarti dell’intera crescita di emissioni dal settore energetico;

• per la prima volta dal 1981, nel 2009 il consumo globale di energia è diminuito significativa-

mente in conseguenza della crisi finanziaria mondiale, tuttavia, si prevede che ricomincerà

rapidamente a crescere dopo la ripresa economica.

La domanda e l’offerta di energia nell’UELe decisioni e le linee strategiche adottate dall’UE in materia si ispirano a un duplice obiettivo:

a) per un verso, assumere le iniziative idonee ad ampliare l’offerta di energia necessaria a garan-

tire soddisfacenti prospettive di sviluppo all’UE, diversificando le rotte e i fornitori, in primo luogo

attraverso il potenziamento della rete infrastrutturale;

Page 15: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

28 29

b) per altro verso, incidere sulla domanda di energia in modo da ridurre l’impatto ambien-

tale delle emissioni, attraverso il risparmio energetico e lo sviluppo delle fonti alternative e

meno inquinanti.

I due obiettivi, nella logica dell’UE, sono strettamente correlati e devono essere perseguiti

contestualmente.

Sicurezza e vulnerabilità energeticaGarantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico nell’Unione europea, in uno spi-

rito di solidarietà tra Stati membri, è una delle finalità della politica energetica europea rico-

nosciute dal Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009 (art. 194 del Trattato sul

funzionamento dell’Unione europea).

La sicurezza energetica, intesa come certezza sulla disponibilità di energia a prezzi ragione-

voli, assume una valenza particolare dal momento che il fabbisogno energetico del nostro

continente dipende in parte significativa dall’importazione da Paesi terzi. Attualmente l’UE

importa il 90% del petrolio, l’80 % del gas e il 50 % del carbone, ovvero poco di più del 50%

dei suoi bisogni energetici. La Commissione calcola che, entro il 2030, tale percentuale è

destinata a salire fino al 70%.

La vulnerabilità energetica per l’Europa nel suo insieme è elevata, specie per alcuni dei Paesi

membri che registrano una più marcata dipendenza da singoli fornitori.

Dipendenza UE dall’importazione di energia nel 2007 (tutti i combustibili in % )

EU27 EU25 mT LU CY IE IT PT Es bE aT sK EL LT

53,1 53,6 100 97,5 95,9 88,3 85,3 82 79,5 77,2 69,1 69 67,3 62,3

Lv hU DE FI sI bg Fr NL sE ro EE PL Cz UK DK

61,5 61,4 58,9 53,8 52,5 51,9 50,4 38,6 36,1 32,0 29,7 25,5 25,1 20,1 -25,4

Fonte: Energy Statistical pocketbook 2010, European Commission, 20/05/2010

Le due “crisi del gas”, nel 2006 e nel 2009, dovute alle tensioni tra Russia e Ucraina, hanno

accentuato l’attenzione delle istituzioni europee sulla vulnerabilità europea in tale settore. In

particolare, l’UE importa l’85% del suo fabbisogno di gas naturale da soli tre fornitori.

Importazioni di gas nell’UE-27 ( in % )

russia norvegia algeria altri totale

2007 40,8 26,7 16,9 15,6 100,0

Importazioni di petrolio nell’UE-27 ( in % )

russia norvegia libia arabia saudita

altri, Medio oriente

iran Kazahkhstan nigeria altri totale

2007 34,0 15,5 10,2 7,2 6,3 6,2 3,4 2,8 14,3 100,0

Fonte: Energy Statistical pocketbook 2010, European Commission, 20/05/2010

L’approccio strategico dell’UELo scenario energetico del 21º secolo, che individua nella sicurezza dell’approvvigiona-

mento energetico l’elemento essenziale per la stabilità del sistema economico e produttivo

europeo e lo svolgimento regolare della vita civile, è stato definito dai vertici europei di ottobre e

dicembre 2005, nel corso dei quali i capi di Stato e di Governo concordano che l’azione dell’UE

basata sulla sommatoria di diverse politiche energetiche nazionali è una strategia non più suffi-

ciente.

Nel marzo 2006, il Libro verde sull’energia1 ha delineato, per la prima volta, le condizioni per una

risposta europea comune, attraverso una strategia coordinata che riunisce tutti gli aspetti con-

nessi alla politica europea dell’energia che abbracciano un’ampia gamma di temi trasversali a

moltissime politiche.

Sulla base delle proposte della Commissione, nella primavera del 2009 il Consiglio europeo ha

approvato il secondo riesame strategico della politica energetica dell’UE per il periodo succes-

sivo al 2010 che contiene un piano d’azione dell’UE per la sicurezza e la solidarietà nel settore

energetico2.

Il secondo riesame strategico considera prioritario far fronte alla crescente precarietà dell’ap-

provvigionamento energetico: a questo scopo si individuano 5 ambiti in cui l’intervento dell’UE è

particolarmente urgente per evitare il rischio di crisi. Si tratta di:

• realizzare nuove infrastrutture;

• sfruttare al meglio le risorse energetiche interne dell’UE, sia rinnovabili che fossili;

• dare maggiore spazio alla solidarietà, compresi i meccanismi di crisi di cui dispone l’UE (le scorte

petrolifere e vari meccanismi di intervento in caso di eventuali interruzioni nella fornitura del gas);

• attivarsi con maggiore impegno per migliorare l’efficienza energetica. Strettamente connesso

a tale priorità è la maggiore attenzione che l’UE intende assegnare alle relazioni con i paesi forni-

tori attraverso un più stretto coordinamento tra gli Stati membri e con la Commissione;

• migliorare l’efficienza energetica.

Gas e petrolioTali proposte politiche sono state accompagnate da alcune misure da parte della Commissione

tra le quali si segnalano:

• la direttiva 2009/119/CE che stabilisce l’obbligo per gli Stati membri di mantenere un livello mi-

nimo di scorte di petrolio o di prodotti petroliferi, da attuare entro il 2013, che armonizza le nor-

me e le pratiche dell’UE in materia di mantenimento di stock di sicurezza di petrolio con quelle

dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) al fine di garantire una risposta coordinata tra l’UE

e l’AIE in caso di crisi petrolifera. Conformemente alla pratica dell’AIE, gli Stati membri avranno

l’obbligo di mantenere stock di sicurezza equivalenti ad almeno 90 giorni di importazioni nette di

greggio, o ad almeno 61 giorni di consumo medio;

• il pacchetto complessivo di proposte sulle infrastrutture della Commissione del 16 luglio 2009

che comprende, tra l’altro, una proposta di regolamento concernente misure volte a garantire

la sicurezza dell’approvvigionamento di gas (COM(2009)363). La proposta intende favorire un

funzionamento del mercato interno del gas corretto e costante tale da consentire alle autorità

competenti di far fronte a situazioni di emergenza attraverso misure di mercato prima di ricor-

rere a misure diverse. Il regolamento, altresì, prevede che ciascuno Stato membro predisponga

1 (COM(2006)105)2 Sulla base di una proposta presentata dalla Commissione nel novembre 2009 (COM(2008)781).

Page 16: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

30 31

un piano d’azione preventivo sui rischi nonché un piano di emergenza contenente le misure da

adottare per attenuare l’impatto di un’interruzione dell’approvvigionamento di gas. La proposta,

infine, assegna alla Commissione il ruolo di garante del funzionamento del mercato interno, ri-

conoscendole il compito di coordinare le autorità competenti a livello comunitario attraverso il

gruppo di coordinamento del gas, in particolare in caso di emergenza comunitaria.

Il terzo pacchetto sul mercato interno dell’energia3, che promuove la sostenibilità stimolando

l’efficienza energetica e rimuove gli ostacoli alla creazione di un mercato (interno) competitivo,

contiene inoltre disposizioni relative alla sicurezza dell’approvvigionamento. In particolare, vi sono

delle disposizioni che migliorano le condizioni per gli investimenti in centrali elettriche e in reti di tra-

smissione, nonché disposizioni rafforzate che garantiscono un’equa concorrenza con imprese

di paesi terzi.

Ruolo delle infrastruttureNel programma di lavoro per il 20104 della Commissione, sono inserite tra le iniziative strategiche la

presentazione di un pacchetto di misure relativo alle infrastrutture dell’energia contenente:

• una comunicazione sullo sviluppo delle infrastrutture dell’energia per il periodo 2020/30 incen-

trata sull’approfondimento delle esigenze di investimento relativamente alle reti di distribuzione

per il gas, il petrolio o il CO2;

• un documento di lavoro dei servizi della Commissione sull’infrastruttura dell’energia che valuterà

le sei azioni infrastrutturali prioritarie. Si tratta in particolare, di: collegare i mercati energetici tuttora

isolati in Europa; realizzare un corridoio meridionale di trasporto del gas; promuovere infrastruttu-

re per il gas naturale liquefatto; completare l’anello mediterraneo dell’energia; sviluppare le inter-

connessioni nord-sud di gas ed elettricità nell’Europa centrale e sudorientale; sviluppare una rete

di trasmissione offshore nel Mare del Nord;

• una comunicazione sull’elaborazione di un progetto per reti offshore nei mari del Nord Europa;

• una relazione sulla situazione delle reti intelligenti in vista di una proposta legislativa da presentare

entro il 2011.

Tra i sei progetti infrastrutturali prioritari individuati dalla Commissione figura lo sviluppo di un corri-

doio meridionale per il gas finalizzato a importare risorse di gas naturale di provenienza non russa.

A tale proposito, costituisce una priorità chiave. Il corridoio Sud trasporterà il gas naturale dal Ca-

spio attraverso la regione del Mar Nero fino all’UE. Il corridoio Sud è in realtà composto da diversi

progetti, i più importanti dei quali sono il gasdotto Nabucco, il gasdotto Georgia-Ucraina-UE (“Whi-

te Stream”) e il dispositivo di interconnessione tra Turchia, Grecia e Italia (ITGI).

Il 13 luglio 2009 Bulgaria, Romania, Ungheria, Austria e Turchia hanno firmato un accordo inter-

governativo per favorire la costruzione di Nabucco, permangono, tuttavia, delle preoccupazioni

relative alle risorse di gas naturale disponibili per sostenere la capacità annua di 31 miliardi di metri

cubi. Si prevede che Nabucco sarà operativo nel 2014 con una capacità iniziale del gasdotto di 8

miliardi di metri cubi.

Ai fini della diversificazione degli itinerari di transito dell’energia verso l’UE, grande importanza rive-

stono due progetti che dovrebbero aumentare le possibilità di importazione dalla Russia. Si trat-

ta del progetto congiunto russo-italiano Gazprom-ENI per la costruzione del South Stream, un

gasdotto sottomarino che dovrebbe attraversare il Mar Nero dal territorio russo fino in Bulgaria

e proseguire fino all’Europa centrale e meridionale, e del gasdotto North Stream, che dovrebbe

trasportare fino a 55 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia alla Germania attraverso il mar

Baltico. Mentre il North Stream dovrebbe diventare parzialmente operativo nel 2011 e raggiungere

la piena capacità nel 2012, si prevede che il progetto South Stream, al cui consorzio si prevede

possa aderire, entro giugno, anche l’azienda francese EDF, sarà completato nel 2015.

A tale proposito, si ricorda che il 27 aprile la Commissione ha presentato una relazione sull’attua-

zione del programma energetico europeo per la ripresa (European Energy Programme for Re-

covery, EEPR) (COM(2010)191) nell’ambito del quale sono stati stanziati 3 980 milioni di euro per

progetti infrastrutturali, circa 400 dei quali destinati ai 5 progetti che interessano l’Italia: gasdotti ITGI

- Poseidon (Turchia-Grecia-Italia) e GALSI (Algeria-Sardegna); interconnessioni elettriche Sicilia-

Calabria e Italia-Malta; impianto CCS di Porto Tolle per lo stoccaggio in un acquifero salino offshore

nel mare Adriatico di gas di combustione prodotti da un nuovo impianto a carbone da 660 MW

(corrispondenti all’uscita di 250 MW di energia elettrica).

Alla stessa logica di coerenza e organicità degli interventi si ispira la politica europea in materia di reti

trans europee dell’energia (TEN-E). Il 4 maggio 2010 la Commissione ha presentato una relazione

sull’attuazione TEN-E nel periodo 2007-2009 (COM(2010)203) che definisce nuove priorità stra-

tegiche dell’UE in materia di infrastrutture energetiche:

• dare alle reti una dimensione più europea, studiando nel contempo la dimensione esterna delle

infrastrutture e la diversificazione delle rotte e delle fonti di approvvigionamento, in particolare nel

settore del gas e del petrolio;

• riunire i progetti in iniziative regionali, secondo l’approccio proposto dalla Commissione nella se-

conda analisi strategica della politica energetica europea;

• migliorare la cooperazione fra gli Stati membri che partecipano a singoli progetti di interesse

europeo;

• attrarre investimenti in materia di infrastrutture proporzionati alle sfide.

Energia e ambienteCon il piano d’azione approvato dal Consiglio europeo nel marzo 2007 si sanciva l’impegno

dell’UE a trasformare l’Europa in un’economia dal profilo energetico altamente efficiente e a basse

emissioni di CO2. In particolare, l’Unione europea si è proposta di assumere la leadership mondia-

le al fine di catalizzare una nuova rivoluzione industriale che acceleri il passaggio ad una crescita

economica a basso tenore di carbonio, in cui la produzione e il consumo di energia locale a bas-

se emissioni aumenti drasticamente. La strategia europea per l’energia e i cambiamenti climatici,

pertanto, pone la crescita sostenibile è posta al centro di una visione volta a trasformare l’Europa

nella regione in assoluto più compatibile col clima, proiettata verso un’economia a basse emis-

sioni di carbonio, efficiente in termini di risorse e resiliente sotto il profilo climatico. Tale obiettivo si

riflette nella strategia “Europa 2020”, che intende trasformare i rischi legati a un aumento dei prezzi

dell’energia, a un regime restrittivo per le emissioni di carbonio, e alla lotta all’accaparramento di

3 Regolamento (CE) n. 714/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativo alle condizioni di accesso alla rete per gli scambi transfrontalieri di energia elettrica. Regolamento (CE) n. 715/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativo alle condizioni di accesso alle reti di trasporto del gas naturale.4(COM(2010)135).

Page 17: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

32 33

risorse e mercati in un’opportunità per creare una nuova economia europea che goda di un forte

vantaggio competitivo a livello globale.

La strategia UE 2020 propone, sia a livello europeo sia a livello nazionale, di includere la dimensione

climatica nelle politiche atte a promuovere l’ecoinnovazione, i prodotti, e i sistemi efficienti sotto il

profilo energetico che, in tale prospettiva, dovranno tenere conto delle questioni legate allo scam-

bio delle quote di emissione, agli incentivi fiscali e finanziari, agli investimenti e agli appalti pubblici,

così come agli stanziamenti mirati alla ricerca e all’innovazione.

Il pacchetto energia climaIl Consiglio europeo del marzo 2010 ha inserito tra gli obiettivi della strategia UE 2020 gli obietti-

vi del pacchetto clima-energia ovvero: ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20%

rispetto ai livelli del 1990; portare al 20% la quota delle fonti di energia rinnovabili e puntare a un

miglioramento del 20% dell’efficienza energetica. In assenza di analoghi impegni comparabili da

parte degli altri attori mondiali, e perdurando la crisi economica, la Commissione non propone, per

ora, di modificare l’attuale obiettivo del 20% fornendo, tuttavia, un’analisi attualizzata dei costi e dei

benefici dalla quale risulta che dal 2008 i costi assoluti per l’obiettivo del 20% sono scesi da 70 a

48 miliardi di euro l’anno (pari allo 0,32% del PIL) fino al 2020, mentre quelli connessi all’obiettivo del

30% sono stimati a 81 miliardi di euro l’anno, ovvero che l’obiettivo del 30% costerebbe 33 miliardi

di euro (0,2% del PIL) in più rispetto alla stima del costo per l’obiettivo del 20%.

Sul fronte interno, la Commissione è dunque impegnata nella piena applicazione del pacchetto

energia/clima attraverso interventi trasversali per definire questioni inerenti aspetti quali, ad esem-

pio, il sistema di scambio delle quote di emissioni (aste, attribuzione di quantità gratuite ai settori

industriali esposti un rischio significativo di “fughe di carbonio”), e per impostare la strategia che

permetterà la transizione dell’UE a un’economia a bassa emissione di carbonio per il 2050 (ossia,

una riduzione delle emissioni compresa tra l’80% e il 95% per il 2050 rispetto al 1990).

La Commissione prevede l’elaborazione, per il 2011, di una strategia che prenda in considerazione

la riduzione delle emissioni nelle altre politiche settoriali e negli strumenti finanziari dell’UE, corredata

di un esame delle diverse politiche (l’agricoltura, l’acqua, la ricerca, i trasporti, l’energia, la fiscalità),

nonché di interventi nel settore dei trasporti (il futuro libro bianco, limitazione progressiva delle emis-

sioni dei veicoli commerciali leggeri).

Promozione dei veicoli pulitiTra le principali proposte della Commissione per attuare gli obiettivi del pacchetto clima-energia

si segnala, in particolare, la strategia (COM(2010)186) intesa ad incoraggiare lo sviluppo e la diffu-

sione di veicoli puliti sul piano energetico presentata dalla Commissione il 27 aprile 2010. Al fine di

garantire la sostenibilità della mobilità nel lungo termine, soprattutto in vista del consistente futuro

incremento del parco auto e della carenza crescente di risorse energetiche, la Commissione si

prefigge l’obiettivo di valorizzare appieno le potenzialità dei veicoli verdi nella lotta contro il cam-

biamento climatico, ridurre la dipendenza dell’UE dal petrolio e fare in modo che l’industria auto-

mobilistica europea rivesta un ruolo di primo piano a livello mondiale nello sviluppo di tecnologie a

propulsione alternativa.

Sulla proposta della Commissione si è pronunciato favorevolmente sia il Parlamento europeo (6

maggio) sia il Consiglio (25 maggio) che nelle sue conclusioni invita la Commissione a presentare

proposte legislative per promuovere la realizzazione e la distribuzione di veicoli elettrici.

Altro versante fondamentale, secondo la Commissione, sarà lo sviluppo di infrastrutture energe-

tiche innovative al fine di realizzare una “rete intelligente” per l’energia che renda possibile, tra l’al-

tro, l’integrazione della generazione distribuita e di quella rinnovabile. Obiettivo dell’UE e degli Stati

membri dovranno essere investimenti strategici mirati a conseguire l’obiettivo di produrre, entro

i primi mesi del 2020, due terzi dell’elettricità in condizioni più sicure e con emissioni di carbonio

limitate. Il Consiglio di primavera del 2010 ha inserito fra le priorità di discussione dei prossimi vertici

le riflessioni su ricerca e sviluppo, innovazione, e politica energetica.

NucleareLa comunicazione relativa all’aggiornamento del aggiornamento del programma indicati-

vo per il settore nucleare nel contesto del secondo riesame strategico delle politica energetica

(COM(2008)776) evidenzia il ruolo dell’energia nucleare come una delle fonti energetiche in gra-

do di aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti energetici dell’Europa, visto che le fonti di

uranio sono ampiamente distribuite su tutto il pianeta, in zone geopoliticamente stabili. La minore

sensibilità alle variazioni del prezzo dei combustibili, inoltre, la mette in condizione di proteggere le

economie dell’UE contro la volatilità dei prezzi delle materie prime.

Le differenze nelle politiche nazionali in materia di energia nucleare, tuttavia, non hanno consentito

all’UE, finora, di sviluppare una politica comune per l’energia nucleare: su 27 Stati membri, attual-

mente 15 sono dotati di centrali nucleari.

La questione dei rifiuti si affianca a quella dello smantellamento degli impianti nucleari esistenti (de-

commissioning), affrontata dalla Commissione in un documento di lavoro (SEC(2007)1654) pre-

sentato nel dicembre 2009. Per ciò che riguarda l’Italia, il documento riporta l’inventario dei rifiuti

radioattivi presenti nel territorio (esclusi quelli provenienti dal centro di ricerca di Ispra), e valuta in

circa 4 miliardi di euro i costi (calcolati nel 2004) per lo smantellamento di tutti gli impianti nucleari,

che dovrà essere realizzato entro il 2024. Secondo il documento, tale impegno non compren-

derebbe i costi per lo smaltimento di rifiuti ad alta attività e del combustibile esaurito in assenza di

un sito definitivo di stoccaggio. La Commissione ricorda, inoltre, che un terzo dei reattori nucleari

attualmente in funzione nell’UE dovrà essere smantellati entro il 2025.

La questione dei costi e della complessità dei finanziamenti per il settore nucleare non riguarda

solo il decommissioning, ma anche i costi ingenti derivanti dall’avvio della produzione in una cen-

trale nucleare e i costi per la ricerca.

A tale ultimo proposito, si ricorda che il piano strategico europeo per le tecnologie energetiche

(piano SET), inteso a promuovere la ricerca di tutte le tecnologie a bassa intensità di carbonio,

comprende anche la fissione nucleare, per la quale l’UE è impegnata a finanziare il progetto ITER,

che prevede la costruzione di un reattore sperimentale a Cadarache (Francia) entro il 2012. Il 4

maggio la Commissione ha presentato una comunicazione (COM(2010)226) relativa allo stato di

avanzamento del progetto ITER sulla fusione nucleare, nella quale si prospetta la necessità di un

finanziamento aggiuntivo di 1,4 miliardi di euro nel periodo 2012-2013 che potrebbe essere coper-

to aumentando il massimale previsto nel quadro finanziario dell’UE 2007-2013, oppure attraverso

un contributo addizionale da parte degli Stati membri.

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DocumentiStatistiche della Commissione europea EU energy and transport - Statistical pocketbook 2010

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ProFILo rELaTorI E azIENDE

sTEFaNo sagLIa

Dal 1995 al 1999 Consigliere Provinciale a Brescia.

Dal 1999 al 2001 Vice Presidente della Provincia di Brescia e Asses-

sore alla Formazione e alle Attività Produttive.

Eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel maggio del 2001,

è stato confermato nelle Elezioni Politiche sia del 2006 che del 2008.

Nella XV^ Legislatura è stato Vice Presidente della Commissione At-

tività Produttive della Camera. E’ componente dell’Intergruppo Parla-

mentare sulla Sussidiarietà.

Relatore alla Camera di importanti riforme tra le quali il riassetto del

settore energetico in Italia, la legge sulla tutela del Risparmio e quella sull’Impresa Sociale.

Rieletto nelle Politiche del 2008 alla Camera, viene designato Presidente della XI^ Commis-

sione Lavoro Pubblico e Privato. Il 30 aprile 2009 viene nominato Sottosegretario allo Svilup-

po Economico del IV Governo Berlusconi con delega sui problemi energetici.

marCELLo raImoNDI

Nel 2000 eletto Consigliere Regionale per la Provincia di Bergamo

nelle liste di Forza Italia. Durante il mandato ricopre la carica di Vice-

presidente della II Commissione “Affari istituzionali”. Tra le leggi di cui

è stato relatore, spiccano quella che ha istituito il “Buono Scuola” e

le leggi di semplificazione che hanno dimezzato il corpus normativo

della Regione Lombardia. Nell’aprile 2005 viene rieletto in Consiglio

regionale nelle file di Forza Italia e, fino a luglio 2008, ricopre l’incarico

di Presidente della V Commissione consiliare “Territorio, Infrastruttu-

re, Trasporti, Edilizia”. Diviene anche Presidente del gruppo di lavoro

inter-commissioni sulla sicurezza stradale. Assume poi il ruolo di Sottosegretario alla Pre-

sidenza della Regione Lombardia per l’Attuazione del Programma e Vicepresidente della I

Commissione “Bilancio” e Vicepresidente della Giunta delle Elezioni. A marzo 2010 ha otte-

nuto il terzo mandato come Consigliere Regionale e viene nominato dal Presidente Roberto

Formigoni Assessore all’Ambiente, Energia e Reti all’interno della sua Giunta.

maUrIzIo LUPI

Eletto nel 1993 Consigliere comunale a Milano. Dal 1993 al 1996 rive-

ste il ruolo di Vicepresidente, e dal 1996 al 1997 quello di Presidente

della Commissione Urbanistica. A partire dal 1997 ricopre il ruolo di

Assessore comunale allo Sviluppo del Territorio Edilizia privata e Arre-

do urbano sotto la giunta Albertini. Nel 2001 viene eletto per la prima

volta eletto alla Camera dei Deputati nel collegio 15 di Merate dove fonda

e presiede una realtà di presenza politica territoriale chiamata Associa-

zione Costruiamo il Futuro. Diviene membro della VIII Commissione (Am-

biente, Territorio e Lavori pubblici). Viene confermato nelle elezioni politiche del 2006 nel collegio

Lombardia 1 e anche nelle elezioni dell’aprile 2008, ottenendo l’incarico di Vice Presidente della

Camera dei Deputati della sedicesima legislatura. E’ fondatore dell’Intergruppo Parlamentare

per la Sussidiarietà e promotore della proposta di Legge sui Piccoli Comuni, nonché della Legge

sui Principi di Governo del Territorio. E’ membro della Commissione Parlamentare per l’indirizzo

generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. E’ infine membro della Sezione giurisdizionale

dell’Ufficio di Presidenza.

raFFaELLo vIgNaLI (moderatore)

Ha iniziato a svolgere attività di ricerca e di didattica presso il Diparti-

mento di Sociologia (Facoltà di Scienze Politiche) dell’Università di Bo-

logna, occupandosi di sociologia dell’organizzazione e di sociologia

economica.

Dal gennaio 1997 viene chiamato all’IReR, l’Istituto Regionale di Ricerca

della Lombardia, dove, dall’aprile del 1999 fino al giugno 2004, ricopre

l’incarico di Direttore Generale, continuando anche a svolgere attività

di ricerca, con particolare riferimento ai temi della ricerca e innovazio-

ne, dello sviluppo locale e del non profit.

Dal settembre 2003 a marzo 2008 riveste l’incarico di Presidente della Compagnia delle Ope-

re, associazione di piccole e medie imprese e realtà non profit.

Nel 2002 ho partecipato alla costituzione della Fondazione per la Sussidiarietà, di cui sono sta-

to Vice Presidente fino al 2005. Nel 2008 viene eletto alla Camera dei Deputati, XVI legislatura,

nella circoscrizione IV (LOMBARDIA 2), composta dalle Province di Bergamo, Brescia, Como,

Sondrio, Varese e Lecco. Dal maggio 2008 ricopre il ruolo di Vice Presidente della X Commis-

sione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati.

grazIaNo TaraNTINI

Professore di Corporate e Investment banking - Università degli Studi di

Bologna, facoltà di Economia (Clasfim) è anche membro del Comitato

scientifico dell’Executive Master in Business Development della Facoltà di

Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

E’ anche docente esterno dell’area Finanza Aziendale e Immobiliare del-

la Divisione Master (MBA e Master Piccole imprese) presso l’Università

Bocconi Milano e membro della Consulta per l’offerta formativa dell’Uni-

versità Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Presidente, dall’ aprile 2000, di Banca AKROS SPA Presidente, dal giugno

2009, del Consiglio di Sorveglianza di A2A SPA.

Vice Presidente, dall’aprile 2009, e già Consigliere di Amministrazione, dall’aprile 1998, della Banca

Popolare di Milano SCRL Consigliere, dal marzo 2004, di ESN Inc. – North America – New York:

broker dealer e corporate finance.

Commissario, dal dicembre 2000, della Fondazione CARIPLO Componente, dal giugno 2009,

della Giunta di Assonime – Associazione fra le Società per Azioni.

Page 23: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

44 45

EmmaNUELE ForLaNI (moderatore)

Ha ricoperto l’incarico di responsabile organizzativo del Crisp

(Centro di ricerca interuniversitario sui servizi di pubblica utilità alla

persona) e di responsabile di progetto per il primo Osservatorio re-

gionale sulla sussidiarietà della Regione Emilia Romagna.

Ricopre l’incarico di Direttore di Asso (Associazione scuole di sussi-

diarietà orizzontale) e responsabile dell’Ufficio studi e membro degli

organi centrali della Compagnia delle Opere.

Diviene membro della Commissione di riforma del codice civile

all’interno della Commissione Pinza.

Dal 2003 è Coordinatore della segreteria dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidia-

rietà. Dal 2002 al 2008 è stato segretario generale della Fondazione per la Sussidiarietà

Attualmente ricopre l’incarico di Capo Segreteria Politica del Vice Presidente della Came-

ra dei Deputati, on. Maurizio Lupi.

E’ infine Direttore Scientifico della Fondazione Costruiamo il Futuro.

marCo rICoTTI

Professore Ordinario di Impianti Nucleari dal 2009 e Docente e Ri-

cercatore al Politecnico di Milano dal 1993.

Competenze e campi di ricerca: Reattori Nucleari di nuova gene-

razione, Sistemi e Analisi di Sicurezza, Termoidraulica, Simulazione

Dinamica ai fini di Sicurezza e Controllo.

Cariche ricoperte: Senato Accademico, Rappresentante d’Area

(2007-2010), Vice-Direttore del Dipartimento di Energia (2008-

2010), Membro del Nucleo di Valutazione di Ateneo (2003-2006),

Senato Accademico, Rappresentante dei Ricercatori (1999-2002).

sILvIo bosETTI

Dal 1991, per oltre 10 anni, è stato dirigente nel gruppo Aem, dove ha

completato il progetto di metanizzazione, riorganizzando una strut-

tura di oltre 1000 dipendenti, sviluppando la campagna di marke-

ting per il riscaldamento e collaborando al progetto di unbundling.

Dal 2002 è Ad di Agam (Società dei Servizi di Monza), controllata dal

Comune di Monza e partecipata al 25% da A2A.

Dal 2006 è presidente della Fondazione ordine degli ingegneri della

Provincia di Milano.

È stato presidente di Confservizi Lombardia e membro della Giunta

di Confservizi nazionale con delega alla qualità ed ai consumatori (triennio 2003-2006).

Ha ideato e avviato la Fondazione Energy Lab, con soci università milanesi, Regione Lom-

bardia, la Fondazione Aem ed Edison.

aDrIaNo DE maIo

Professore incaricato (dal 1969) poi Associato, poi Ordinario di Ge-

stione Aziendale e di Gestione dei Progetti Complessi. Diviene - Pro-

Rettore Vicario dal 1991 al 1994 e Rettore dal 1994 al 2002.

E’ stato Rettore della LUISS Guido Carli Roma dal 1992 al 1995.

Commissario straordinario CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

dal 1993 al 1994.

Ha ricoperto il ruolo di Presidente del TIME (Associazione di Univer-

sità Tecniche europee) dal 2000 al 2002 e di Presidente della Com-

missione Ministeriale per l’Università dal 2002 al 2005. Per la Regio-

ne Lombardia ricopre l’incarico di delegato per l’Alta Formazione, Ricerca ed Innovazione

(2005-2008). Attualmente è Professore ordinario di Gestione dei progetti complessi al Poli-

tecnico di Milano e, dal 1999, Presidente IReR (Istituto di Ricerca della Lombardia).

E’ infine Presidente del Collegio Ingegneri ed Architetti di Milano dal 2007, Vicepresidente

SEMM (Scuola di dottorato in Medicina Molecolare) e, dal 2008, Presidente Fondazione Di-

stretto Hi Tech della Brianza.

CLaUDIo maggIoNI

Enel Key Account Manager Emerson Process Management La Emerson Process Management ha sede a Seregno nella Pro-

vincia di Monza e Brianza. E’ fornitore di soluzioni per la gestione di

processo ed è costituita da un’ampia famiglia di marchi riconosciuti

internazionalmente: Fisher-Rosemount Systems, AMS Suite, Daniel, Fisher Controls, Rose-

mount, Mobrey Solartron, Metco, CSI, Brooks Instrument, Micro Motion, Saab Rosemount,

Uniloc, Power&Water Solutions (ex Westinghouse Process Control) sono alcuni esempi

che chiariscono il livello delle varie realtà di cui è composta.

Oggi queste aziende sono state riunite sotto il nome Emerson Process Management, com-

pagnia di automazione leader del mercato mondiale. La nuova organizzazione, avvalendosi

della competenza maturata da altri marchi di Emerson, fornisce servizi integrati di automa-

zione, ingegneria, consulenza, progettazione e servizi di gestione, e consolida l’evoluzione

da semplice costruttore a fornitore di soluzioni complete.

aNDrEa baraCCo

Director Communication & Public Affairs Renault Italia S.p.A.Renault vanta una presenza industriale e commerciale in 118 pae-

si. Progetta, fabbrica e commercializza in tutto il mondo autoveicoli.

Un’azienda che si pone come gruppo automobilistico estremamente

competitivo, puntando ad una forte internazionalizzazione ed allo svi-

luppo di nuovi mercati, anche grazie ai marchi Dacia e Renault Sam-

sung Motors. L’Azienda si è consolidata nel marzo 1999 con l’Alleanza Renault-Nissan. Tale

accordo, permette ai due co struttori di occupare il quarto posto al mondo per volumi di

vendita, con oltre 5.000.000 unità l’anno. RENAULT ITALIA, costituita nel 1958, è una delle

Page 24: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

46

Filiali europee più importanti del Gruppo. Con sede centrale a Roma, si articola sul territorio

nazionale attraverso le Direzioni di Area (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud), il Centro Distri-

buzione Europeo di Ricambi a S. Colombano al Lambro e le società del gruppo RENAULT

(RCI Banque Succursale Italiana, Renault Consulting, Sodicam e Renault Retail Group Italia).

La rete di vendita che si struttura nelle 4 Filiali di Renault Reta il Group Italia, più di 150 Conces-

sionarie e circa 900 Centri di Assistenza.

DaNIELE TErrUzzI

Amministratore Delegato Terruzzi FercalxLa conquista dei mercati emergenti non è un’esclusi-

va dei grandi gruppi industriali. Anche le aziende di pic-

cole-medie dimensioni, quando sono ben strutturate,

possono giocare la propria partita. Lo ha dimostrato la Terruzzi Fercalx di Spirano, azienda

bergamasca che progetta e fabbrica impianti industriali con 60 dipendenti, un fatturato rad-

doppiato quest’anno a 25 milioni e una quota di export dell’80%: con un’annuncio a sorpre-

sa, la Terruzzi ha lanciato un’Opa sulla Vulcan Engineers (impiantistica industriale), una so-

cietà indiana quotata al Bombay Stock Exchange di Mumbai. L’operazione è impegnativa,

ma permetterà all’azienda italiana di garantirsi una posizione importante in settori strategici

dell’economia indiana come le infrastrutture e l’acciaio, e soprattutto di entrare nel mercato

degli appalti pubblici indiani, da dove finora è stata esclusa perché straniera. La lezione della

Terruzzi è chiara: si può essere piccoli ma al tempo stesso lungimiranti.

robErTo TrovErI

Senior Consultant Fomas GroupFOMAS Group è un gruppo industriale attivo su scala inter-

nazionale, in grado di operare con altissimi livelli di qualità nelle

tecnologie di Fucinatura e di Laminazione circolare. I principali

mercati applicativi, che il Gruppo serve, sono quelli dell’oil &

gas, dell’energia (dal nucleare all’eolico), automotive e delle trasmissioni industriali. Sin dalla

fondazione, nel 1956, il Gruppo si distingue per la produzione di fucinati ad alto contenuto

qualitativo-tecnologico, (unica realtà negli anni ’50 a produrre piccoli rotori a vapore senza

avere una propria acciaieria integrata) e per la vocazione a competere sui mercati interna-

zionali. Nel corso degli anni il Gruppo si struttura per poter operare anche nel campo della

produzione di anelli laminati, di piccole e grandi dimensioni, allargando sia la gamma dei pro-

pri prodotti sia quella delle applicazioni.

Page 25: ENERGIA - Sostenibilità  e opportunità di crescita per il paese

La Fondazione Costruiamo il Futuro nasce nel 2009

su iniziativa di Maurizio Lupi, oggi Vice Presidente della

Camera dei Deputati.

La Fondazione si prefigge come obiettivo “lo studio e

lo sviluppo di una cultura politica che si fondi sul princi-

pio di sussidiarietà” (art.3 dello Statuto).

Per il raggiungimento del proprio scopo la Fondazio-

ne esercita attività di studio e ricerca, informazione,

formazione e divulgazione, contribuendo al dibattito

politico-amministrativo e ponendosi come punto di

raccolta del contributo delle realtà locali per l’elabora-

zione di proposte specifiche da sottoporre nelle sedi

istituzionali più opportune.

Costruiamo il Futuro è una fondazione con una spic-

cata attenzione al territorio; recupera e sviluppa infatti

la presenza e le attività delle Associazioni Costruiamo il

Futuro a Merate ed a Seregno.

La peculiarità della Fondazione Costruiamo il Futuro

è riscontrabile sin dal momento costitutivo. Essa in-

fatti ha come soci fondatori oltre cento esponenti del

mondo imprenditoriale, artigianale, culturale, liberi pro-

fessionisti e amministratori estremamente legati ed

innamorati del proprio territorio.

La Fondazione gode del Riconoscimento Naziona-

le previsto dal Codice Civile a testimonianza di una

vocazione nazionale e rivolge la propria attività a tutti

quei cittadini che a livello locale e nazionale, sociale

e politico, con il proprio studio e la propria intrapresa,

intendono impegnarsi nello studio e nell’applicazione

di modelli di sussidiarietà, impegnandosi anche nella

raccolta fondi e nel sostegno di esperienze sociali che

studiano o realizzano il principio di sussidiarietà.