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INDAGINE AUSER 3 3 ° ° Rapporto su Rapporto su Enti locali e Terzo settore Enti locali e Terzo settore A cura di: A cura di: Francesco Francesco Montemurro Montemurro collaborazione di: collaborazione di: Giulio Mancini Giulio Mancini

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INDAGINE AUSER

33°° Rapporto suRapporto suEnti locali e Terzo settoreEnti locali e Terzo settore

A cura di:A cura di:Francesco Francesco MontemurroMontemurro

collaborazione di:collaborazione di:Giulio ManciniGiulio Mancini

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Federalismo fiscale e amministrativo:vecchi scenari per il Terzo settore

Razionalizzazione e riqualificazione della spesa pubblica, semplificazioni nei livelli istituzionali del governo locale e nella gestione dei servizi, ma anche scarsa valorizzazione dell’esercizio della sussidiarietà orizzontale e delle forme di partecipazione di associazioni e cittadini alle funzioni amministrative degli enti locali.

Gli scenari - Riforma del federalismo fiscale (legge n.42 del 5 maggio 2009)- Riforma degli organi e delle funzioni degli enti locali e il Codice delle autonomie locali, disegno di legge approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri il 19 novembre 2009.

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Federalismo fiscale e amministrativo/1

Il filo conduttore che lega i due provvedimenti, è costituito dalla necessità istituzionale di contenere la spesa pubblica, sia sotto il profilo dell’erogazione dei servizi (attraverso l’introduzione dei meccanismo dei “costi standard”), sia per quanto riguarda i “costi della politica”. Tale necessità è in gran parte condivisibile, tuttavia appare l’unica, tra le tante emergenti, che risulta soddisfatta dal nuovo impianto del sistema delle autonomie locali. Il riordino delle autonomie locali abbandona, rispetto alla prima versione (approvata dal precedente esecutivo con il titolo di Codice delle autonomie), la ricerca di soluzioni istituzionali idonee aimplementare forme di sussidiarietà orizzontale nelle attivitàamministrative locali. In coerenza con questa scelta, viene meno l’interesse per la

realizzazione di un sistema di governance “allargato” (al Terzo settore) del sistema delle autonomie.

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Federalismo/3

Federalismo fiscaleRiordino delle autonomie

locali

Punti di forza

Previsione di “costi standard”, cui tutti gli enti locali dovranno uniformarsi durante un periodo transitorio di 5 anni., ai fini della determinazione dei costi unitari dei servizi.

Semplificazioni dei livelli istituzionali e nella gestione dei servizi pubblici.

Punti di criticità

Rischio di innalzamento della pressione fiscale locale e mancata individuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep).

Scarsa promozione della partecipazione del Terzo settore e dei cittadini all’esercizio delle funzioni amministrative. Mancata valorizzazione delle forme di sussidiarietàorizzontale

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Il paradosso nel rapporto tra Enti locali e Terzo settore

• Al centro delle relazioni tra enti locali e organismi del cosiddetto Terzo settore c’è un enorme paradosso.

• A fronte del rilevante apporto che Associazioni e Imprese sociali forniscono alla gestione dei servizi sociali, le autonomie locali sono ancora inadempienti nella creazione di un sistema di regoledavvero efficiente e trasparenti, per consentire al Terzo settore di erogare servizi di qualità e svolgere una funzione importante anche in termini di programmazione e di sussidiarietàorizzontale.

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Il ruolo del Terzo settore

• La collaborazione con il settore no profit si avvia a diventare “normale prassi gestionale” in particolare nel campo dei servizi alla persona.

• Il Terzo settore è soprattutto soggetto che partecipa all’offerta; poche le opportunità di espressione e protagonismo della domanda.

• Il Terzo settore spesso intraprende la strada della “pubblicizzazione” alla ricerca di finanziamenti pubblici.

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I rischi

• La tutela dei diritti dei lavoratori

• Chi garantisce l’utente del servizio?

• La programmazione sociale zoppa

• Controlli e valutazione della qualità dei servizi resi praticamente inesistenti

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La dinamica delle spese 2008/2009Bilanci di previsione

Nei comuni più grandi (con popolazione superiore ai 30mila abitanti) nel 2009 diminuiscono lievemente le spese per il cosiddetto welfare allargato (cultura, istruzione, sport e tempo libero) rispetto al 2008.

Tuttavia, i servizi sociali in senso stretto (assistenza domiciliare, integrazione delle rette da case di riposo, centri sociali, ecc.) continuano ad attirare risorse a fronte del progressivo aumento della domanda sociale (+ 1,5%).

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La dinamica delle spese 2008/2009 Bilanci di previsione

-0,4%-0,2%-0,4%1,5%Italia

-1,1%-0,4%-1,4%1,9%Sud

-0,4%-0,2%-0,8%1,7%Centro

-0,2%-0,1%0,1%0,5%Nord-Ovest

0,3%0,2%0,3%1,8%Nord-Est

Sport e tempo libero

Istruzione Cultura

Servizi Sociali in senso stretto

(assistenza e beneficienza, asili nido e infanzia,

strutture residenziali)

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La spesa sociale dei Comuni:il ricorso all’acquisto di servizi - Cooperative sociali (in primo

luogo) e Associazioni di volontariato

• Nel 2009, il 51,6% della spesa sociale stanziata dai Comuni con piùdi 30mila abitanti, prevede il ricorso all’intervento delle Cooperative sociale e di altri soggetti del Terzo settore (organismi del volontariato)

• Una percentuale che aumenta fino al 54,8% nelle aree del Sud.

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La quota % di spesa per Acquisti di servizi per grandi aree geografiche

• Incidenza della quota di spesa stanziata per gli acquisti di servizi sociali nel 2009 (Comuni con più di 30.000 abitanti)

• Nord-Ovest 49,10%

• Nord-Est 52,10%

• Centro 51,00%

• Sud 54,80%

• Italia 51,60%

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Trasferimenti monetari o servizi?

Nei Comuni del Mezzogiorno si rileva la bassa incidenza della spesa per il personale (18,80%) a fronte di una più elevata quota di spesa destinata ai trasferimenti monetari (23,80%) e all’acquisto di servizi (54,80%).

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• Nel 2008 le amministrazioni dei comuni italiani con più di 30.000 abitanti si affidano a 122 soggetti per la gestione di servizi nelle funzioni riguardanti l’ambito sociale.

• Il 63% delle esternalizzazioni riguardano servizi che ricadrebbero nella voce di bilancio: assistenza, beneficenza pubblica e servizi diversi alla persona. Circa il 20%, invece, riguardano Asili nido, servizi per l'infanzia e per i minori.

• Per la maggior parte dei Soggetti esterni, si tratta di Aziende Speciali (25,4%) e di Consorzi per la gestione di servizi senza rilevanza economica (17%).

Esternalizzazioni nelle funzioni sociali

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• Nel 2008, il fenomeno risulta più marcato nell’area del Centro Nord, in special modo nel Nord-Ovest dove il 46% dei comuni presi in esame ricorre almeno ad un soggetto esterno.

• Nel Sud solamente 1 comune ogni 17 ricorre all’esternalizzazionedelle funzioni sociali.

• L’amministrazione di Mantova risulta la più “affidataria”, con 12 soggetti esterni nel solo ambito sociale. Seguono Bolzano e Grosseto con 4 esternalizzazioni.

Esternalizzazioni nelle funzioni sociali

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3VENARIA REALE

3SESTO FIORENTINO

3REGGIO NELL'EMILIA

3GALLARATE

3FIRENZE

3ALESSANDRIA

4GROSSETO

4BOLZANO

12MANTOVA

Numero Soggetti

Esternalizzatiper comune

I Comuni con il maggior numero di Soggetti

Esternalizzati

100,0%122Totale

63,1%77Assistenza, beneficenza pubblica e servizi diversi alla persona

13,1%16Strutture residenziali e di ricovero per anziani

4,1%5Servizi di prevenzione e riabilitazione

19,7%24Asili nido, servizi per l'infanzia e per i minori

% di colonna

Numero Soggetti

Servizio

I Comuni con il maggior numero di Soggetti Esternalizzati

Soggetti esternalizzati, per Servizio di collegamento con il bilancio del comune

Esternalizzazioni nelle funzioni sociali(servizio necroscopico e cimiteriale escluso) - Anno 2008

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0,0%0ATO (Ambito Territoriale Ottimale), con un bilancio esterno e separato rispetto a quello del comune.

0,8%1Altre espressioni di esternalizzazioni, con un bilancio esterno e separato rispetto a quello del comune.

0,8%1Fondazione.

1,6%2Altro / non definito

1,6%2Altre forme associative diverse dalle unioni dei comuni, con un bilancio esterno e separato rispetto a quello del comune

1,6%2Consorzio per la gestione di servizi con rilevanza economica (consorzio - azienda) ad eccezione di ATO.

3,3%4Unione dei comuni

9,0%11Istituzioni , con un bilancio esterno e separato a quello del comune

10,7%13Società a responsabilità limitata

13,1%16Società per azioni

14,8%18Azienda servizi alla persona - asp

17,2%21Consorzio per la gestione di servizi senza rilevanza economica (consorzio - ente) ad eccezione di ATO

25,4%31Azienda speciale

% di colonnaNumero Soggetti

Forma Giuridica

Esternalizzazioni nelle funzioni sociali(servizio necroscopico e cimiteriale escluso) - Anno 2008

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Esternalizzazioni nelle funzioni sociali(servizio necroscopico e cimiteriale escluso) - Anno 2008

80,5 %5Veneto

--Valle d'Aosta

100,0 %1Umbria

100,0 %4Trentino-Alto Adige

49,8 %21Toscana

90,4 %1Sicilia

--Sardegna

50,0 %2Puglia

46,6 %19Piemonte

--Molise

76,8 %4Marche

53,1 %32Lombardia

46,0 %1Liguria

53,7 %4Lazio

--Friuli-Venezia Giulia

61,2 %21Emilia-Romagna

50,0 %4Campania

--Calabria

--Basilicata

66,7 %3Abruzzo

Percentuale di attribuzione al comune dei costi e delle spese

del bilancio esterno

Numero soggetti esternalizzatiper raggruppamento

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57,2 %122ITALIA

55,8 %7Sud

56,6 %33Centro

50,6 %52Nord Ovest

69,6 %30Nord Est

52,1 %3Oltre 500.000 Abitanti

68,9 %26100.001 - 500.000 Abitanti

63,0 %3050.0001 - 100.000 Abitanti

49,8 %6330.0001 - 50.000 Abitanti

Percentuale di attribuzione al comune dei costi e delle spese del bilancio esterno

Numero Soggetti esternalizzati per raggruppamento

Esternalizzazioni nelle funzioni sociali(servizio necroscopico e cimiteriale escluso) - Anno 2008

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• Nel 2008 i costi di gestione del servizio o dell’attività del soggetto esterno risultano essere oltre 551milioni di euro. Di questi oltre 400milioni sono concentrati nel Nord Italia.

• 561milioni di euro i ricavi della gestione dei servizi affidati, per un “utile”, a livello italiano di quasi 10milioni di euro.

Esternalizzazioni nelle funzioni sociali

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12.906.0223.834.32211.888.242Veneto

---Valle d'Aosta

2.524.8182.328.0462.328.175Umbria

69.208.0209.669.44269.208.020Trentino-Alto Adige

116.203.74125.627.961114.427.417Toscana

6.05404.500Sicilia

---Sardegna

644.505644.501726.013Puglia

89.778.1449.435.61090.541.958Piemonte

---Molise

7.464.9202.116.3017.235.675Marche

75.959.54312.015.91771.111.426Lombardia

127.4176.10964.648Liguria

8.197.58907.821.540Lazio

---Friuli-Venezia Giulia

162.883.28658.918.159161.340.958Emilia-Romagna

7.397.07807.099.339Campania

---Calabria

---Basilicata

7.732.5361.354.5717.555.314Abruzzo

Totale accertamenti correnti / ricavi di

gestione del servizio del soggetto esterno

Accertamenti correnti / ricavi di gestione del

servizio per corrispettivi versati dall'utenza

Impegni per spese correnti / costi di gestione del servizio o attività del

soggetto esterno

Esternalizzazioni nelle funzioni sociali(servizio necroscopico e cimiteriale escluso) - Anno 2008

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561.033.673125.950.939551.353.225ITALIA

8.047.637644.5017.829.852Sud

142.123.60431.426.879139.368.121Centro

165.865.10421.457.636161.718.032Nord Ovest

244.997.32872.421.923242.437.220Nord Est

24.778.885014.282.220Oltre 500.000 Abitanti

255.000.70964.257.188255.001.843100.001 - 500.000 Abitanti

125.172.53125.980.177121.652.20050.0001 - 100.000 Abitanti

156.081.54835.713.574160.416.96230.0001 - 50.000 Abitanti

Totale accertamenti correnti / ricavi di gestione del

servizio del soggetto esterno

Accertamenti correnti / ricavi di gestione del

servizio per corrispettivi versati dall'utenza

Impegni per spese correnti / costi di gestione del servizio o attività del

soggetto esterno

Esternalizzazioni nelle funzioni sociali(servizio necroscopico e cimiteriale escluso) - Anno 2008

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• L’incidenza dei totale dei ricavi di gestione sul totale dei costi di gestione del servizio dei soggetti esterno risulta superiore al 100% in tutti i raggruppamenti considerati, tranne per i comuni tra i 30 ed i 50mila abitanti (97,3%).

• La compartecipazione ai costi da parte dell’utenza (incidenza % dei ricavi da utenza sul totale dei ricavi di gestione dei soggetti esterni) registra forti differenze geografiche.

Esternalizzazioni nelle funzioni sociali

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29,7%108,6%Veneto

--Valle d'Aosta

92,2%108,4%Umbria

14,0%100,0%Trentino-Alto Adige

22,1%101,6%Toscana

0,0%134,5%Sicilia

--Sardegna

100,0%88,8%Puglia

10,5%99,2%Piemonte

--Molise

28,3%103,2%Marche

15,8%106,8%Lombardia

4,8%197,1%Liguria

0,0%104,8%Lazio

--Friuli-Venezia Giulia

36,2%101,0%Emilia-Romagna

0,0%104,2%Campania

--Calabria

--Basilicata

17,5%102,3%Abruzzo

Incidenza dei ricavi per corrispettivi versati

dall'utenza sul totale dei ricavi di gestione del servizio del

soggetto esterno

Incidenza totale dei ricavi di gestione sul totale dei costi di

gestione del servizio del soggetto esterno

Esternalizzazioni nelle funzioni sociali(servizio necroscopico e cimiteriale escluso) - Anno 2008

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Esternalizzazioni nelle funzioni sociali(servizio necroscopico e cimiteriale escluso) - Anno 2008

22,4%101,8%ITALIA

8,0%102,8%Sud

22,1%102,0%Centro

12,9%102,6%Nord Ovest

29,6%101,1%Nord Est

0,0%173,5%Oltre 500.000 Abitanti

25,2%100,0%100.001 - 500.000 Abitanti

20,8%102,9%50.0001 - 100.000 Abitanti

22,9%97,3%30.0001 - 50.000 Abitanti

Incidenza dei ricavi per corrispettivi versati dall'utenza

sul totale dei ricavi di di gestione del servizio del

soggetto esterno

Incidenza totale dei ricavi di gestione sul totale dei costi di

gestione del servizio del soggetto esterno

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La composizione della spesa sociale corrente dei Comuni più grandi

Analisi dei consuntivi 2008

100%2,2%24,8%25,2%47,8%Venezia

100%4,8%36,2%26,5%32,5%Torino

100%5,9%26,3%14,7%53,1%Roma

100%6,7%22,9%27,9%42,5%Palermo

100%3,9%22,3%18,5%55,3%Napoli

100%2,9%25,9%19,9%51,3%Milano

100%2,7%26,3%12,1%59,0%Firenze

100%8,6%28,7%1,5%61,2%Catania

100%3,5%36,0%12,0%48,5%Bologna

100%3,3%14,8%15,0%66,9%Bari

TotaleAltroIncidenza % spesa per il personale sul totale

della spesa sociale

Incidenza % spesa per trasferimenti sul totale

della spesa sociale

Incidenza % spesa per prestazioni di servizi sul totale della spesa

sociale

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Quota di spesa destinata all’acquisto di servizi e spesa corrente pro capite Aree Geografiche – consuntivi 2008 Comuni con oltre 30.000 abitanti

Nord-EstNord-Ovest

Centro

Sud

ITALIA

43,0%

44,0%

45,0%

46,0%

47,0%

48,0%

49,0%

50,0%

€ 50,0 € 100,0 € 150,0 € 200,0 € 250,0 € 300,0

Spesa Corrente pro-capite per il Sociale

Inci

denz

a %

Spe

sa p

er P

rest

azio

ni d

i Ser

vizi

sul

to

tale

del

la S

pesa

Soc

iale

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Quota di spesa destinata all’acquisto di servizi e quota di spesa destinata ai trasferimenti. Aree Geografiche – consuntivi 2008 Comuni con oltre 30.000 abitanti

Nord-Est

Nord-Ovest

Centro

Sud

ITALIA

43,0%

44,0%

45,0%

46,0%

47,0%

48,0%

49,0%

50,0%

21,0% 22,0% 23,0% 24,0% 25,0% 26,0% 27,0% 28,0% 29,0% 30,0%

Incidenza % Spesa per Trasferimenti sul totale della Spesa Sociale

Inci

denz

a %

Spe

sa p

er P

rest

azio

ni d

i Ser

vizi

sul

to

tale

del

la S

pesa

Soc

iale

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Bandi e capitolati di appaltoin materia di spesa sociale

Nel periodo settembre – dicembre 2009 i Comuni capoluogo e quelli con popolazione superiore ai 30mila abitanti hanno indetto 140 selezioni pubbliche e “ristrette” (cioè con procedure negoziate e a licitazione privata) per appaltare a imprese sociali e associazioni la gestione di servizi sociali quali, ad esempio, assistenza domiciliare ed educativa territoriale, asilo nido e gestione della mensa, ecc.).

L’importo complessivo a base d’asta ammonta a circa 18,6 milioni di euro, di cui:• 4,7 milioni di spesa sociale affidata all’esterno nel

Nord-Ovest per interventi e servizi;• 3,2 milioni nel Nord-Est;• 8,4 milioni nel Centro;• 2,3 milioni nel Sud;

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2%24%74%Isole

1%21%77%Sud

2%16%82%Centro

2%14%84%Nord-Est

2%10%88%Nord-Ovest

Altre imprese

Associazioni e volontariatoCooperative Sociali

I Comuni capoluogo di provincia – anno 2008/2009Sulla base dell’analisi dei bandi, dei capitolati di appalto e di ulteriori dati rilevati presso i Comuni, la quota di spesa sociale comunale affidata all’esterno per la gestione dei servizi sociali, è a favore:

I bandi per l’affidamento all’esternodei servizi sociali

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I Servizi acquistati

• Le cooperative sociali gestiscono in particolare servizi di assistenza domiciliare agli anziani, interventi assistenziali di base (gestione di centri con ospiti residenziali), e servizi all’infanzia, specie quelli a carattere educativo e ricreativo.

• Alle Associazioni di volontariato i Comuni affidano in particolare la gestione di servizi cosiddetti innovativi e integrativi, di supporto agli interventi “complessi”.

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Interventi e servizi sociali gestiti dalle Associazioni di volontariato

• Laboratori di animazione sociale• Interventi di sollievo e supporto psicologico• Trasporti sociali• Accompagnamento• Servizi agli immigrati

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Trasparenza, efficienza ed efficacia dei servizi: prosegue il ricorso agli affidamenti diretti

• Anche a seguito della riforma del Codice degli appalti (d.lgs. 163/2006), nei Comuni, specie nei più piccoli, resiste la prassi degli affidamenti diretti a Cooperative sociali e Volontariato per la gestione di servizi e interventi sociali. Fonte: elaborazione su determinazioni dirigenziali.

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Le procedure di affidamento:

9%22%57%12%Italia

10%12%56%22%Sud

10%20%58%12%Centro

5%30%55%10%Nord-Est

10%20%60%10%Nord-Ovest

AltroProcedura diretta

(asta pubblica, ecc.)

Procedure ristrette e negoziate

Affidamento diretto

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Le organizzazione di volontariato:il ricorso dei Comuni agli affidamenti diretti

• Si stima che il 38% delle Amministrazioni Comunali si accordi con le singole OdV su specifiche iniziative o progetti, privilegiando procedure discrezionali.

• Il 12% delle Amministrazioni ha codificato o regolamentato il rapporto con le OdV, anche privilegiando procedure ristrette e negoziate, in alcuni casi in riferimento ad eventuali dispositivi regionali.

• Il 50% dei Comuni attua un mix di rapporti - regolati o informali - con una strategia flessibile a seconda della situazione o del soggetto con cui interagiscono.

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Le principali categorie di utenti dei servizi/interventi gestiti dal Volontariato

• disabili • anziani • minori e adolescenti • malati • tossicodipendenti • anziani non autosufficienti • immigrati • persone in stato di povertà• vittime di violenza o abuso

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Le modalità del rapportoEnti locali – Terzo settore

• Le Organizzazioni di volontariato in genere non vengono assimilate agli altri fornitori di servizi, come le cooperative sociali, che sono quasi sempre chiamate a dimostrare la loro effettiva idoneità operativa e progettuale attraverso la partecipazione a bandi di gara per l’appalto di servizi o agli inviti pubblici per l’affidamento di questi. Per il Volontariato ciò avviene in misura limitata.

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I criteri di affidamento

• I criteri di affidamento dei servizi sociali comunali sono ancora non pienamente trasparenti.

• La breve durata degli incarichi (al Sud sono ancora numerose le convenzioni con un anno di vita), la carenza di controlli degli uffici comunali sull’operato del Terzo settore e in particolare sul fenomeno del lavoro nero, costituiscono elementi di forte incertezza nella ripartizione della spesa sociale e soprattutto relativamente all’erogazione di prestazioni di qualità.

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Offerta economicamente

• più vantaggiosa 84%• Maggior ribasso 16%

Al Sud (36%) e nelle Isole (25%) cresce in modo significativo la percentuale di bandi che prevedono il criterio del massimo ribasso

I criteri per l’aggiudicazione

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• Fino ad un anno 28,00%

• da 2 a 3 anni 54,00%

• oltre i 3 anni 18,00%

Nelle Isole il 45% dei bandi prevede una durata dei contratti fino ad un anno

Nelle restanti aree del Sud, tale percentuale si abbassa lievemente, fino al 35%.

Durata del contratto

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• “Condizioni minime di carattere economico” necessarie per la partecipazione alla gara 14%

• “Condizioni minime di carattere economico e tecnico” 16%

• Di ordine generale, secondo quanto previsto dalla normativa vigente 36%

• Criteri dettagliati, individuati sulla base delle caratteristiche dei Servizi/Interventi da appaltare 28%

Requisiti richiesti alle imprese sociali per la partecipazione alle gare

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Le regole che disciplinano i rapporti Ente locale – Terzo Settore

• 8 Comuni capoluogo su 10 riconoscono in modo esplicito o argomentato nel loro Statuto la funzione e/o il valore del volontariato.

• 4 Comuni capoluogo su 10 hanno confermato con specifiche linee guida per gli operatori comunali il ruolo e la funzione del volontariato.

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L’esperienza degli Albi

• Un Comune su 3 dispone di un albo delle sole organizzazioni di volontariato (lista dei fornitori e dei soggetti con cui essi hanno un rapporto fiduciario e su cui le Amministrazioni possono contare per specifici interventi) Agli albi specializzati occorre aggiungere quelli “generalisti”, ovvero comprensivi di tutte le organizzazioni nonprofit che realizzano interventi o gestiscono servizi sociali.

• In conseguenza, circa il 50% dei Comuni capoluogo ha adottato unregistro delle organizzazioni di terzo settore operanti nel sociale.

• Un apposito regolamento interviene tuttavia per 4 Comuni su dieci a stabilire modalità e procedure di assegnazione di fondi o contributi,

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Partecipazione delle Organizzazioni di Volontariato ai processi di programmazione

• Una forma di partecipazione del volontariato alla decisionalitàpubblica in tema di politiche sociali consiste nell’istituzione della Consulta del Volontariato. I comuni che l’hanno promossa e realizzata, sono ancora una minoranza: circa il 25% dei capoluoghi di provincia.

• L’ organo di consultazione è raramente sostenuto da un regolamento (2 casi su 10).

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Le regole regionali (che non ci sono)

• Come previsto dall’atto di indirizzo per l’applicazione della legge 328/2000 (Dpcm 30 marzo 2001) , le Regioni avrebbero dovuto disciplinare il ruolo del volontariato nei servizi comunali per dare finalmente certezze e regole trasparenti alle numerose esperienze di partenariato sociale avviate nei comuni.

• Ad oggi, però, sole poche Regioni (tra queste Campania, Molisee Toscana) hanno regolamentato in modo organico l’apporto del volontariato alla programmazione e gestione dei servizi sociali.

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Le regole regionali/1

• In sostanza, per attivare la partecipazione delle associazioni, gli enti locali dovrebbero essere stimolati ad avvalersi di forme di aggiudicazione o negoziali (come l’appalto concorso, la licitazione privata e la trattativa privata) dei servizi sociali, attraverso le quali si tenga conto delle capacità progettuali dei concorrenti del terzo settore, della qualità e delle caratteristiche delle prestazioni, e della qualificazione del personale.

• Le organizzazioni di volontariato possono inoltre essere coinvolte solo nella gestione di servizi che non richiedono una organizzazione complessa (come, ad esempio gli interventi di promozione sociale), e a condizione che l’ente faccia ricorso al criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, evitando, in questo modo, la formula del massimo ribasso.

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Le regole regionali/l’istituto dell’accreditamento

• Sono trascorsi più di 7 anni dall’approvazione della legge 328/2000 e le Regioni non hanno ancora completato le procedure per rendere operativo l’istituto dell’accreditamento dei servizi sociali, necessario a regolamentare il rapporto tra enti locali e imprese sociali e a fissare standard di funzionamento e di gestione delle strutture e dei servizi.

• Fino a oggi solo 3 amministrazioni (le Regioni Marche e Veneto e la Provincia di Trento) hanno concluso il percorso di modernizzazione dei propri sistemi di offerta dei servizi sociali.

• Vi è poi un gruppo di Regioni (Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e la Provincia di Bolzano) che ha avviato le procedure senza però giungere a risultati concreti.

• Solo le Regioni Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Sardegna e Sicilia non hanno ancora definito sistemi di accreditamento.

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Aree problematiche e Opportunitàper il Terzo settore

• Occorre individuare rapidamente livelli essenziali delle prestazioni sociali, assicurando, per l’erogazione di essi, finanziamenti certi; l’ipotesi attuale di federalismo fiscale prevede l’individuazione di funzioni comunali dotate di risorse certe ma in sostanza rinvia il riconoscimento del diritto a prestazioni essenziali per tutti i cittadini.

• Il processo che conduce alla individuazione dei diritti sociali esigibili deve necessariamente fare i conti con la necessità di una nuova lettura dei bisogni (materiali ed immateriali) e con l’evoluzione delle caratteristiche demografiche delle popolazioni (ruolo del Terzo settore).

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Aree problematiche e Opportunitàper il Terzo settore/1

• L’individuazione di “costi standard” (legge n. 42/2009) deve consentire agli enti locali di fornire garanzie al cittadino, sia sul grado di copertura dei servizi, sia rispetto alla qualità dei servizi.

• In questa prospettiva, occorre aprire un dibattito sul ruolo della cooperazione sociale e del volontariato nella gestione dei servizi comunali.

• Servono regole chiare orientate almeno a ridimensionare il fenomeno della gestione di serie B (appalti, personale, prestazioni all’utenza,ecc.) dei servizi socio-assistenziali.

• Tuttavia, occorre che Regioni e Comuni individuino e applichino criteri certi e rigorosi per l’accreditamento delle strutture sociali, che dovranno essere chiamate a svolgere un ruolo di Agenzie pubbliche.