esempi di risposte patologia generale

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1 Per una buona risposta: 1.) Definizione 2.) Fattori scatenanti 3.) Caratteristiche del processo Ischemia. E’ una riduzione dell'apporto di sangue, generalmente dovuto a fattori dei vasi sanguigni, con un risultante danno o disfunzione del tessuto. L'ischemia può colpire varie parti del corpo, ma quelle i cui danni sono maggiormente rilevanti sono il cuore ed il cervello. Poiché l'ossigeno è principalmente legato all‘emoglobina nei globuli rossi, l'insufficiente afflusso di sangue rende i tessuti ipossici (scarsi in ossigeno). Questo può causare la necrosi e la morte della cellula. Logicamente il danno da ischemia è reversibile se si attua velocemente un’adeguata terapia, altrimenti diventa permanente. Le cause di ischemia sono varie e vengono distinte in: (1.) Intrinseche al vaso (spasmo della muscolatura liscia dell’arteria; diminuzione del lume in seguito ad endocardite o aterosclerosi; coagulazione del sangue all’interno del vaso; occlusione da corpo estraneo (embolia); ecc…). (2.) Estrinseche al vaso (taglio del vaso; compressione esercitata sul vaso da corpi estranei, ossa fratturate, cicatrici, briglie cicatriziali, malformazioni congenite, processi infiammatori, tumori). Dal punto di vista cellulare le conseguenze dell’ischemia sono le seguenti:

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  • 1

    Per una buona risposta:

    1.) Definizione

    2.) Fattori scatenanti

    3.) Caratteristiche del processo

    Ischemia.

    E una riduzione dell'apporto di sangue, generalmente dovuto a fattori dei vasi sanguigni,

    con un risultante danno o disfunzione del tessuto. L'ischemia pu colpire varie parti del

    corpo, ma quelle i cui danni sono maggiormente rilevanti sono il cuore ed il cervello.

    Poich l'ossigeno principalmente legato allemoglobina nei globuli rossi, l'insufficiente

    afflusso di sangue rende i tessuti ipossici (scarsi in ossigeno). Questo pu causare la

    necrosi e la morte della cellula. Logicamente il danno da ischemia reversibile se si attua

    velocemente unadeguata terapia, altrimenti diventa permanente. Le cause di ischemia

    sono varie e vengono distinte in:

    (1.) Intrinseche al vaso (spasmo della muscolatura liscia dellarteria; diminuzione del

    lume in seguito ad endocardite o aterosclerosi; coagulazione del sangue

    allinterno del vaso; occlusione da corpo estraneo (embolia); ecc).

    (2.) Estrinseche al vaso (taglio del vaso; compressione esercitata sul vaso da corpi

    estranei, ossa fratturate, cicatrici, briglie cicatriziali, malformazioni congenite,

    processi infiammatori, tumori).

    Dal punto di vista cellulare le conseguenze dellischemia sono le seguenti:

  • 2

    1.) Effetti dellanossia a breve e lungo termine: si ha la brusca caduta nei livelli di ATP e

    la perdita dellomeostasi ionica, soprattutto del Calcio citosolico. Laumento di Calcio

    produce la liberazione di specie tossiche dellossigeno che danneggiano lipidi e proteine

    cellulari.

    2.) Effetti della mancanza di substrati metabolici: perdita di glucosio, acido lattico, ecc

    3.) Necrosi e reazione del tessuto circostante la necrosi.

    Le conseguenze dellischemia dipendono da: (a.) entita: sono fondamentali le condizioni

    del circolo nella zona colpita. Se le arterie interessate sono di tipo terminale, le

    conseguenze sono piu gravi poiche il tessuto non puo essere nutrito attraverso una via

    alternativa. Se invece il circolo e provvisto di circoli collaterali le conseguenze sono

    emeno gravi; (b.) esigenze del tessuto ischemico: il sistema nervoso centrale ed il

    miocardio sopportano lischemia per pochi minuti; (c.) stato precedente del tessuto

    ischemizzato: il tessuto precedentemente colpito da processi ischemici e regressivi va

    incontro ad un danno piu elevato rispetto ad un tessuto intatto.

    Lischemia puo essere temporanea in caso di posizioni coatte (formicolii),

    vasocostrizione cutanea da freddo, oppure si manifesta soltanto in seguito a sforzo,

    mentre lapporto di sangue e sufficiente a riposo (ischemia relativa). Un esempio di

    questultima e rappresentato dalla claudicatio intermittens: il soggetto presenta

    unostruzione parziale dei vasi arteriosi degli arti inferiori, che si manifesta con

    sintomatologia dolorosa in seguito a sforzi di vario tipo (lunghe camminate, salire le

    scale, ecc), ossia in seguito ad attivita che richiedono una maggiore quantita di

    ossigeno. Il soggetto, quindi, avverte forte dolore muscolare, inizia a zoppicare, e cade.

    La sintomatologia cessa con linterruzione dello sforzo.

  • 3

    Infarto.

    E la necrosi di un tessuto per ischemia improvvisa e protratta nel tempo. Linterruzione

    del flusso sanguigno deve essere brusca per indurre infarto, dal momento che se questa si

    instaurasse lentamente permetterebbe al tessuto interessato di formare dei circoli

    vascolari collaterali. La causa dellinfarto quasi sempre laterosclerosi. Quando vanno

    incontro ad ulcerazione, le placche aterosclerotiche possono provocare occlusione

    arteriosa acuta (e quindi infarto), sia attraverso la formazione di emboli che attraverso la

    trombosi sovrapposta all'ulcerazione. Linfarto miocardico, dove l'organo interessato il

    cuore e linfarto cerebrale sono le pi frequenti cause di morte nei paesi occidentali; pi

    raramente, si possono avere casi di infarto intestinale, infarto epatico, ecc... Il sintomo

    principale rappresentato da dolore acuto (ad insorgenza improvvisa), di varia intensit;

    per possibile che l'infarto sia clinicamente asintomatico, soprattutto qualora sia di

    dimensioni molto piccole. La regione colpita da infarto, ossia larea a valle

    dellostruzione, diviene necrotica ( la necrosi che scatena i sintomi acuti): se il malato

    sopravvive alla fase acuta dell'infarto, l'organismo riassorbe i tessuti necrotici senza

    rigenerare la parte persa (cosa impossibile senza afflusso di sangue), ma forma in quella

    zona una cicatrice di tessuto connettivo fibroso, e l'organo interessato perde

    definitivamente una parte della sua funzionalit. La zona necrotica tanto pi grande

    tanto maggiore il numero di diramazioni situate a valle del punto occluso.

    Gli infarti vengono distinti in infarti bianchi (anemici) e rossi (emorragici). Linfarto

    bianco si verifica nei tessuti in cui le arterie hanno carattere terminale (cuore, rene e

    milza) e non vi e la possibilita della generazione di circoli collaterali. La zona necrotica

  • 4

    ha colore pallido ed e demarcata da un alone di iperemia. Dal punto di vista

    microscopico, il quadro e quello della necrosi coagulativa. Nella zona intorno allarea

    necrotica si sviluppa un processo infiammmatorio demarcante, con una risposta

    infiammatoria tipo corpo estraneo. I macrofagi ed i PMN vengono richiamati nella sede

    della lesione infartuale e fagocitano le cellule morte. I fibroblasti riempiono i vuoti con

    sostituzione del parenchima con tessuto cicatriziale e, se le lesioni sono estese, si ha

    deposizione di sali di calcio (calcificazione della lesione). Un esempio classico ed

    epidemiologicamente frequente rappresentato dallinfarto del miocardio. L'infarto del

    miocardio si verifica quando l'irrorazione del muscolo cardiaco diminuisce o viene meno

    in seguito all'occlusione di una o pi arterie coronariche. Linfarto rosso , invece, un

    infarto di tipo emorragico, nel quale allocclusione ed allischemia si accompagna

    laumento di contenuto di sangue proveniente da rami collaterali del vaso occluso o dalle

    vene (nelle quali vi e generalmente ipertensione). Locclusione puo essere arteriosa o

    venosa. Tale tipo di infarto e caratteristico di polmone ed intestino. Tale infarto e rosso

    perche le arterie non sono terminali e continua a giungere il sangue dai vasi collaterali,

    che tuttavia e insufficiente alla richieste dellorgano.

    Meccanismi alla base della genesi e del danno nelle malattie autoimmuni.

    Con il termine autoimmunita si intende una risposta immunitaria generata contro

    antigeni propri (self) o autoantigeni. Centrale nel concetto di autoimmunit

    linterruzione della capacit del sistema immunitario di differenziare tra antigeni self e

    non-self. Le malattie autoimmuni sono cioe il risultato di alterazioni a carico dei

    principali meccanismi di tolleranza immunologica. Sono principalmente due i fattori

  • 5

    responsabili dellinstaurarsi dellautoimmunit: (1) predisposizione genetica e (2) fattori

    ambientali. La maggior parte delle malattie autoimmuni mostra una forte predisposizione

    genetica. I geni associati con linsorgenza delle patologie autoimmuni sono i geni del

    maggiore sistema di istocompatibilita, detto anche HLA. Alcune varianti alleliche del

    sistema HLA sono state associate allinsorgenza di malattie autoimmuni. Malgrado

    questa associazione sia stata dimostrata da molti anni, i meccanismi alla base rimangono

    oscuri. Si tratta probabilmente di una predisposizione poligenica, ossia piu geni sono

    coinvolti insieme nella suscettibilita di un soggetto alla malattia autoimmune. Alla

    predisposizione genetica, nellinsorgenza delle malattie autoimmuni, si sommano i fattori

    ambientali. Tra questi ultimi, occupano un ruolo fondamentale le infezioni. Numerose

    patologie autoimmuni sono infatti associate ad infezioni, e le manifestazioni cliniche

    sono spesso precedute da sintomi infettivi. Due principali meccanismi sono stati

    ipotizzati essere alla base del ruolo delle infezioni nella generazione di autoimmunit:

    (1.) induzione di costimolatori sulle cellule che presentano lantigene e (2.) mimetismo

    molecolare. Le infezioni possono indurre lespressione di costimolatori sulle cellule che presentano lantigene. Se le cellule presentanti lantigene presentano autoantigeni, il

    risultato potrebbe essere lattivazione di linfociti T specifici per autoantigeni. Inoltre,

    alcuni microrganismi possono esprimere antigeni che hanno sequenze di amminoacidi in

    comune con autoantigeni. Pertanto, risposte immunitarie contro antigeni di questi

    microrganismi possono causare lattivazione di linfociti auto-reattivi. Questo fenomeno

    viene chiamato mimetismo molecolare. Anche gli ormoni giocherebbero un ruolo

    nellinsorgenza delle malattie autoimmuni: e stato infatti dimostrato che le malattie

    autoimmuni sono molto piu frequenti nel sesso femminile che in quello maschile.

  • 6

    Le malattie autoimmunitarie sono determinate principalmente da tue tipi di danno, a

    seconda del meccanismo patogenetico scatenante: (1) danno da anticorpi rivolti contro il

    self (tali anticorpi sono denominati autoanticorpi) e (2) danno da linfociti T.

    Malattie autoimmuni.

    Numerose patologie sono caratterizzate da unimpropria risposta immunitaria

    dellorganismo contro componenti propri (self), a causa della perdita dei meccanismi di

    tolleranza. Tali patologie vengono pertanto definite autoimmuni. Tutti gli organi ed

    apparati possono essere interessati da malattie autoimmuni. Tra le malattie autoimmuni,

    occupano un posto di rilievo il lupus eritematoso sistemico (LES), la sclerosi sistemica e

    lartrite reumatoide.

    Il lupus eritematoso sistemico e una malattia cronica a insorgenza acuta o insidiosa, con

    remissioni e recidive continue, spesso febbrile, e caratterizzata principalmente da lesioni

    localizzate nella cute, articolazioni, rene e membrane sierose. In questa patologia giocano

    un ruolo fondamentale fattori genetici (predisposizione poligenica allo sviluppo di questa

    malattia) e fattori immunologici. Lelevato numero di alterazioni immunologiche nei pazienti con LES indica che nella patogenesi della malattia ci sia una alterazione dei

    meccanismi di regolazione di base del sistema immunitario. Tali alterazioni interessano i

    linfociti B e T, in particolare i linfociti T helper. Gli autoanticorpi che vengono prodotti

    sono i mediatori della lesione tissutale. Nel LES sono stati identificati anticorpi contro

    una serie di componenti nucleari e citoplasmatici della cellula che non sono organo-

    specifici. Inoltre un terzo gruppo di anticorpi diretto contro antigeni di superficie delle

    cellule ematiche. Gli anticorpi anti-nucleo (ANA) sono diretti contro numerosi antigeni

  • 7

    nucleari. La maggior parte delle lesioni viscerali sono dovute alla formazione di

    immunocomplessi (reazione di ipersensibilit di tipo III). Il legame del DNA cellulare

    agli anticorpi pu verificarsi nei vari organi (glomeruli renali, vasi sanguigni, cute,

    articolazioni, ecc) e risultare nel danno ai medesimi organi o in altre sedi, dove gli

    immunocomplessi giungono attraverso il circolo sanguigno.

    La sclerosi sistemica e una patologia rara che interessa il tessuto connettivo. In questa

    malattia si verifica inizialmente uninfiammmazione, che viene seguita da cambiamenti

    degenerativi ed estesa fibrosi a carico di cute, vasi sanguigni, membrane sinoviali,

    muscoli scheletrici ed organi interni (esofago, tratto intestinale, tiroide, cuore, polmoni e

    reni). In sintesi, la sclerosi sistemica viene intesa come una patologia causata da un

    abnorme accumulo di tessuto fibroso nella cute ed in molti organi. La deposizione di

    tessuto collagene (fibroso) fa seguito allattivazione, da parte di una causa ignota, dei

    linfociti T e B e dei macrofagi, che secernono citochine e fattori di crescita in grado di

    stimolare la proliferazione ed il richiamo (chemiotassi) di fibroblasti. Questi ultimi

    sintetizzano il tessuto collagene che determina la fibrosi con conseguente perdita

    funzionale nella sede di fibrosi.

    Lartrite reumatoide e una malattia cronica, infiammatoria che interessa principalmente

    le articolazioni, ma che colpisce spesso anche cuore, rene, cute, vasi e polmone.

    Leziologia e sconosciuta; probabilmente si verifica unattivazione impropria del sistema

    immunitario, in persone geneticamente suscettibili, che porta ad infiammazione,

    attivazione del complemento e proliferazione cellulare a livello di tendini ed

    articolazioni. Levento patogenetico principale sarebbe rappresentato dallattivazione dei

    linfociti T helper con liberazione di mediatori dellinfiammazione e citochine, che

  • 8

    distruggono larticolazione. Al danno partecipano anche i linfociti B: si verifica infatti

    unelevata produzione di anticorpi IgM contro IgG proprie dellorganismo (tali IgM

    venivano dette in passato fattore reumatoide). Gli immunocomplessi si depositano nei

    tendini ed articolazioni determinando ulteriore infiammazione e danno della cartilagine.

    Reazioni di ipersensibilita di tipo I.

    Sono reazioni immunitarie che provocano nellorganismo in cui si svolgono la comparsa

    di manifestazioni patologiche sia localizzate che sistemiche.

    Le reazioni di ipersensibilita di tipo I sono caratterizzate dalla rapida comparsa delle

    manifestazioni patologiche allorquando un individuo precedentemente sensibilizzato da

    un contatto con un particolare antigene, detto allergene, viene una seconda volta in

    contatto con lo stesso antigene. Esempi classici di ipersensibilita di tipo I sono

    rappresentati da: (A.) Anafilassi; (B.) Atopia.

    Lanafilassi e la risposta immunitaria mediata da IgE specifiche verso lantigene

    piuttosto che da IgG. La reazione di ipersensibilita di tipo I e indotta da 2 successive

    inoculazioni dellantigene, la prima con effetto sensibilizzante, la seconda con effetto

    scatenante. La sintomatologia che il soggetto manifesta e da ricondursi ai seguenti

    fenomeni: vasodilatazione ed aumento della permeabilita capillare e contrazione della

    muscolatura liscia. La reazione anafilattica puo essere scatenata attraverso le seguenti

    vie: inalatoria (polline, polvere, forfora animale, ecc), alimentare (pesce, crostacei,

    frutta, latte, ecc) e transcutanea (punture di insetti, somministrazione di farmaci,

    ecc). Nella reazione di ipersensibilita di tipo I alla penetrazione dellantigene segue la

    sensibilizzazione dellorganismo. Ad una successiva esposizione allantigene il soggetto

  • 9

    va incontro a produzione di IgE attraverso attivazione mediata da linfociti T helper 2

    (Th2). Le IgE prodotte inducono lattivazione ed il reclutamento di basofili ematici e

    mastociti, che liberano una serie di mediatori, contenuti nel loro citoplasma sotto forma

    di granuli, in particolare istamina e prodotti del metabolismo dei fosfolipidi di membrana

    da parte della fosfolipasi A2 (prostaglandine, leucotrieni, PAF). Tali mediatori innducono

    aumento della permeabilita vascolare, vasodilatazione, ipotensione, broncocostrizione.

    Lo shock anafilattico costituisce la pi grave espressione clinica di una reazione

    anafilattica ed caratterizzato da grave ipotensione e difficolt respiratoria. Una rapida

    liberazione di notevoli quantit di mediatori provoca nel soggetto affetto da shock

    anafilattico vasodilatazione, aumento della permeabilit capillare, edema delle mucose e

    broncospasmo che possono portare a shock ed asfissia.

    Reazioni di ipersensibilita di tipo II.

    Le reazioni di ipersensibilita sono reazioni immunitarie che provocano nellorganismo in

    cui si svolgono la comparsa di manifestazioni patologiche sia localizzate che sistemiche.

    Le reazioni di ipersensibilita di tipo II sono reazioni che si verificano in seguito

    allinterazione tra anticorpi circolanti ed antigeni della superficie cellulare o presenti su di

    essa. A tale reazione fa seguito la distruzione delle cellule bersaglio che e mediata da

    complemento o da cellule killer. Le cellule affette da reazioni immunopatogene di tipo II

    sono abitualmente cellule del sangue o endoteliali; le cellule piu coinvolte sono i globuli

    rossi. Questi ultimi presentano sulla loro superficie i sistemi ABO e RH. Per quanto

    riguarda il sistema RH, questo costituito da un mosaico di antigeni. Tra questi antigeni,

    lantigene D e il piu immunogeno; se e presente sulla superficie dei globuli rossi,

  • 10

    questi ultimi sono detti RH positivi (RH+). Gli anticorpi anti-RH non si trovano come

    anticorpi naturali, ma la loro produzione puo essere stimolata in un organismo RH

    negativo (RH-) dal contatto con eritrociti RH positivi (trasfusioni, incompatibilita

    materno-fetale). Nel caso dellincompatibilita materno fetale, si ha la produzione di

    anticorpi anti-RH da parte della madre RH negativa verso gli eritrociti del feto RH

    positivo. Tale immunizzazione avviene in seguito al parto (contatto tra sangue della

    madre e del feto) e porta alla produzione di anticorpi. Alla seconda gravidanza RH

    incompatibile (feto RH+ e madre RH-) si ha elevata produzione di IgG anti-RH che

    attraversano la barriera placentare, raggiungono la circolazione fetale e causano danni

    gravissimi nel neonato con massiva emolisi e, spesso, morte del neonato stesso. Questa

    condizione e detta malattia emolitica del neonato. Il neonoato pu andare incontro a

    morte come conseguenza della forte anemia oppure perch la bilirubina che si produce in

    seguito alla liberazione dellemoglobina da parte degli eritrociti emolizzati va a

    localizzarsi nei nuclei della base encefalica sui quali determina un danno diretto.

    3.) Reazioni di ipersensibilita di tipo III.

    Le reazioni di ipersensibilita o reazioni immunopatogene sono reazioni immunitarie che

    provocano nellorganismo in cui si svolgono la comparsa di manifestazioni patologiche

    sia localizzate che sistemiche. Le reazioni da ipersensibilita sono classificate in cinque

    tipi differenti: (1) ipersensibilit immediata o anafilassi o di tipo I; (2) ipersensibilit

    mediata da anticorpi citotossici o di tipo II; (3) ipersensibilit mediata da

    immunocomplessi o di tipo III; ipersensibilit di tipo ritardato o cellulo-mediata o di tipo

    IV; ipersensibilita stimolatoria o di tipo V.

  • 11

    La reazione di ipersensibilita di tipo III e caratterizzata dalla formazione di complessi

    immuni che, attivando il complemento e provocando il richiamo e lattivazione dei

    polimorfonucleati, determinano danno nel tessuto in cui si depositano. Linduzione della

    malattia da immunocomplessi dipende da: (1.) caratteristiche dellantigene: deve essere

    sufficientemente immunogeno, presente in quantita elevata e per un lungo periodo di

    tempo; (2.) dimensione degli immunocomplessi: gli immunocomplessi molto voluminosi

    vengono rapidamente fagocitati, quelli piu piccoli tendono a depositarsi; (3.)

    eliminazione degli immunocomplessi: dipende da una fagocitosi efficiente e dai livelli

    del complemento. Le malattie da immunocomplessi si manifestano a carico di alcuni

    organi (rene, articolazioni) che favoriscono la deposizione di immunocomplessi per

    particolarita anatomiche (lento flusso sanguigno, scarso numero di fagociti, presenza di

    endotelio fenestrato che intrappola gli immunocomplessi). Esempi di malattie da

    immunocomplessi sono: (1.) malattia da siero: e caratterizzata da lesioni vascolari,

    cardiache, renali, cutanee ed articolari che compaiono in seguito alliniezione di un siero

    eterologo (sieri immuni, fenomeno di Arthus, ecc). Il fenomeno di Arthus e una

    vasculite acuta, caratterizzata da danno a livello delle pareti vasali, indotta dalla

    somministrazione di una certa quantita di antigene nella cute di un animale iper-

    immunizzato. La lesione si sviluppa rapidamente e consiste in edema, emorragia e,

    talvolta, necrosi.

    Nella malattia da siero, il paziente riceve una elevata dose antigenica di immunoglobuline

    (Ig) di cavallo (siero immune), producendo anticorpi contro di essi. I sieri immuni sono

    ricavati dal sangue di un animale o di un uomo immunizzato contro un certo tipo di

    antigene (batteri o loro componenti, virus, ecc.) e vengono utilizzati per la presenza in

  • 12

    essi di anticorpi specifici contro la malattia determinata da quellantigene. Esempi sono i

    sieri contro il botulismo, il tetano, la difterite, la gangrena gassosa, il veleno di serpenti.

    Se le immunoglobuline di cavallo o di altro organismo presenti nel siero immune iniettato

    non vengono eliminate tempestivamente, si legheranno alle IgG ed IgM circolanti

    formando immunocomplessi. Se tali immunocomplessi non vengono eliminati in tempo,

    si depositano a livello dei vasi dei glomeruli renali e membrane sinoviali delle

    articolazioni determinando danno infiammatorio. (2.) Artrite reumatoide: e una malattia

    sistemica di tipo infiammatorio, ad andamento cronico ed ingravescente, che colpisce le

    articolazioni distali, in genere bilateralmente, con periodi di acuzie e di remissione. (3.)

    Glomerulonefrite: comprende un grande numero di lesioni infiammatorie a carico

    dellapparato filtrante del rene, caratterizzata clinicamente dai segni del danno renale

    (ematuria, proteinuria, ipertensione, edema, insufficienza renale).

    4.) Reazioni di ipersensibilita di tipo IV.

    Le reazioni di ipersensibilita o reazioni immunopatogene sono reazioni immunitarie che

    provocano nellorganismo in cui si svolgono la comparsa di manifestazioni patologiche

    sia localizzate che sistemiche. Le reazioni da ipersensibilita sono classificate in cinque

    tipi differenti: (1) ipersensibilit immediata o anafilassi o di tipo I; (2) ipersensibilit

    mediata da anticorpi citotossici o di tipo II; (3) ipersensibilit mediata da

    immunocomplessi o di tipo III; ipersensibilit di tipo ritardato o cellulo-mediata o di tipo

    IV; ipersensibilita stimolatoria o di tipo V.

    La reazione immunopatogena di tipo IV e una reazione eritemato-indurativa evocata

    dalla infiltrazione intradermica di antigeni batterici in soggetti precedentemente

  • 13

    sensibilizzati allantigene in causa. E alla base di meccanismi difensivi contro batteri

    (soprattutto intracellulari, come il micobatterio responsabile della tubercolosi), virus,

    miceti, protozoi, reazioni di istocompatibilita, rigetto di trapianti, reazioni di trapianto

    contro lospite, malattie autoimmuni. E anche detta ipersensibilita ritardata ed e dovuta

    allazione di linfociti T helper (CD4+) e le cui cellule effettrici finali sono i macrofagi. I

    macrofagi stimolati dai linfociti T helper scatenano la risposta infiammatoria. Anche i

    linfociti T citotossici (CD8+) possono indurre il danno in questo tipo di reazione

    immunopatogena. Esempi di questo tipo di reazione immunopatogena sono: (1) reazione

    alla tubercolina: linoculo intradermico o sottocute di derivati antigenici proteici del

    bacillo tubercolare da luogo ad un infiltrato infiammatorio costituito da linfociti e,

    soprattutto, macrofagi. La lesione e visibile ad occhio nudo e rilevabile alla palpazione

    come un indurimento nodulare nella sede dellinoculo. (2) Dermatite allergica da

    contatto: lantigene viene a contatto con la cute, legandosi covalentemente ad alcune

    proteine e formando con esse un neo-antigene. (3) Reazioni di tipo granulomatoso: la

    risposta contro alcuni batteri (micobatterio tubercolare, micobatterio della lebbra,

    treponema pallido responsabile della sifilide, ecc...) conduce alla formazione di

    granulomi, costituiti da linfociti e monociti. I monociti possono dare origine ad altri tipi

    di cellule, quali le cellule epitelioidi e le cellule giganti polinucleate.

    5.) Reazioni di ipersensibilita di tipo V.

    Le reazioni di ipersensibilita o reazioni immunopatogene sono reazioni immunitarie che

    provocano nellorganismo in cui si svolgono la comparsa di manifestazioni patologiche

    sia localizzate che sistemiche. Le reazioni da ipersensibilita sono classificate in cinque

  • 14

    tipi differenti: (1) ipersensibilit immediata o anafilassi o di tipo I; (2) ipersensibilit

    mediata da anticorpi citotossici o di tipo II; (3) ipersensibilit mediata da

    immunocomplessi o di tipo III; ipersensibilit di tipo ritardato o cellulo-mediata o di tipo

    IV; ipersensibilita stimolatoria o di tipo V.

    La reazione di ipersensibilita di tipoV e una particolare reazione di ipersensibilit che si

    verifica quando gli autoanticorpi si legano a recettori sulla superficie cellulare. Il legame

    degli anticorpi a tali recettori cellulari tuttavia non determina la distruzione delle cellule,

    ma porta alla stimolazione o al blocco dei recettori.

    Rientrano in questa categoria di autoanticorpi gli anticorpi stimolanti (LATS, anticorpi

    stimolanti la tiroide a lungo effetto), gli anticorpi anti-recettori dellacetilcolina (ACR),

    gli anticorpi anti-recettori dellinsulina. Si tratta di anticorpi che interferiscono con le

    normali funzioni cellulari, quale la trasduzione di segnali da parte dei recettori ormonali.

    Nella malattia di Graves/Basedow si ha la produzione di autoanticorpi rivolti contro il

    recettore per lormone tireotropo o tireostimolante (TSH) sulle cellule tiroidee. Questi

    autoanticorpi si legano ai recettori per il TSH posti sulle cellule tiroidee e svolgono

    unazione del tutto sovrapponibile a quella del TSH prodotto dallipofisi anteriore:

    stimolano infatti la produzione in eccesso di ormoni tiroidei (T3 e T4). Nel caso della

    miastenia gravis invece, gli autoanticorpi prodotti sono rivolti contro il recettore per

    lacetilcolina posto nelle giunzioni neuromuscolari. Il legame di questi autoanticorpi con

    il recettore dellacetilcolina determina il blocco della trasmissione neuromuscolare.

    Febbre ed ipertermia.

  • 15

    La febbre o ipertermia febbrile un aumento della temperatura corporea al di sopra dei

    limiti fisiologici conseguente allalterazione funzionale dei neuroni dei centri regolatori

    ipotalamici dovuta al rilascio di citochine pirogeniche. E cio un aumento della

    temperatura corporea che non dipende da modificazioni della temperatura ambientale, ma

    dipende invece da una riprogrammazione del centro regolatore ipotalamico. Nella febbre

    l'ipotalamo viene programmato su una temperatura pi alta dei 36,5-37 C e metter in

    atto, perci, quei provvedimenti che normalmente avvia quando l'organismo si trova a

    combattere contro il freddo: aumento di produzione del calore e riduzione delle perdite.

    La febbre pu essere indotta da varie cause: virus, batteri e loro tossine (endotossine,

    lipopolisaccaride), parassiti, reazioni immunitarie, tumori, ormoni, farmaci e sostanze

    sintetiche. Queste agenti in grado di indurre la febbre vengono denominati pirogeni

    esogeni. Sono tutti agenti in grado di determinare una risposta immunitaria e, soprattutto,

    di attivare la risposta macrofagica. Molte cellule dell'organismo, in particolare quelle

    preposte alle difese immunitarie, quando vengono a contatto con tali pirogeni esogeni,

    liberano delle sostanze chiamate citochine (interleuchine 1 alfa, 1 beta, 2, 6, 8, fattore di

    necrosi tumorale alfa o TNF-alfa, interferone) che rappresentano i pirogeni endogeni. I

    pirogeni endogeni (in particolare interleuchina 1 e fattore di necrosi tumorale alfa)

    agiscono sulle cellule endoteliali dellipotalamo anteriore, che vengono indotta a produrre

    prostaglandina E2 (PGE2). Questo determina la riprogrammazione dei neuroni del centro

    termoregolatore ipotalamico per valori di temperatura pi elevati. Una volta stimolato, il

    centro termoregolatore ipotalamico determina: diminuzione della termodispersione ed

    aumento della termogenesi. La febbre ha un fine, quello di creare condizioni sfavorevoli

    alla vita dei virus e batteri che, infatti, ad alte temperature non hanno vita facile. Per

  • 16

    questo non ha senso contrastare la febbre nel corso di malattie infettive poich la febbre

    non la malattia, ma un mezzo che la natura ci ha dato per combatterla. La febbre ha

    pertanto un ruolo cardine nella difesa dellorganismo. Le fasi principali della febbre sono

    tre: (1) periodo iniziale o stadio piretogeno o fase di ascesa; (2) fase di stato o di acuzie;

    (3) fase di defervescenza o di discesa I tipi di febbre sono numerosi: febbricola (febbre di

    poco superiore ai 37 C), continua (temperatura elevata con oscillazioni < 1 C),

    remittente (variazioni di 1-3 C senza raggiungere i valori normali), intermittente (ampie

    oscillazioni con sfebbramento: si possono avere febbri biquotidiane, quotidiane, terzana,

    [1 giorno di febbre, 1 di apiressia] quartana [1 giorno di febbre, 2 di apiressia], quintana),

    erratiche (singolo picco febbrile nel corso della giornata che scompare senza tracce e si

    ripresenta), ondulante (periodi di febbre a curva crescente e calante), ricorrente (periodi

    di febbre continua di alcuni giorni e intervalli di apiressia).

    Lipertermia vera o ipertermia non febbrile e quella condizione caratterizzata da un

    aumento della temperatura corporea non associata ad una riprogrammazione del centro

    termoregolatore ipotalamico. Generalmente dovuta a eccessiva termogenesi o a ridotta

    termodispersione. Le cause di ipertermia vera possono essere varie, tra queste ricordiamo

    quattro condizioni: (1) da ipertiroidismo: il T3 stimola nelle cellule la biosintesi di

    ATPasi con conseguente idrolisi di ATP e produzione di calore; (2) ipertermia maligna:

    viene determinata da un gene autosomico dominante e viene scatenata da anestetici

    volatili come lalotano o dal miorilassante succinilcolina. Questi farmaci causano nei

    soggetti afffetti una prolungata ipercontrazione della muscolatura striata scheletrica, la

    quale risulta la causa dellipertermia. La contrazione pu produrre rabdomiolisi

    (distruzione delle cellule muscolari). Il difetto genetico consiste in unalterazione del

  • 17

    flusso di calcio attraverso la membrana sarcoplasmatica delle fibrocellule muscolari. (3)

    Colpo di calore: dovuto ad inefficacia dei meccanismi termodispersivi in conseguenza

    allelevata temperatura ambientale. (4) Colpo di sole: dovuto a prolungata esposizione

    della testa ai raggi solari.

    Aterosclerosi.

    E una patologia che colpisce prevalentemente la tonaca intima delle grandi arterie di tipo

    elastico e muscolo-elastico (aorta, carotidi, coronarie, iliache comuni ed esterne,

    femorali) caratterizzata da peculiari alterazioni degenerative e produttive.

    Anatomicamente, la lesione caratteristica dell'aterosclerosi lateroma o placca

    aterosclerotica, ossia un ispessimento dellintima (lo strato pi interno delle arterie, che

    rivestito dall'endotelio ed in diretto contatto con il sangue) delle arterie dovuto

    principalmente allaccumulo di materiale lipidico e a proliferazione del tessuto

    connettivo. Le lesioni, che hanno come caratteristica specifica la componente lipidica pi

    o meno abbondante, si evolvono con il tempo: iniziano nellinfanzia come strie lipidiche

    (a carattere reversibile) e tendono a divenire vere e proprie placche aterosclerotiche, che

    nelle fasi avanzate possono restringere (stenosi) il lume arterioso oppure ulcerarsi e

    complicarsi con una trombosi sovrapposta, che pu portare ad una occlusione dell'arteria.

    Lorigine dellaterosclerosi rimane tuttora molto dibattuta. Esistono varie teorie al

    riguardo, ma quella maggiormente seguita rappresentata da quella della risposta al

    danno. Gli eventi iniziali nella formazione dell'ateroma vanno identificati nel danno

    dellendotelio (danno funzionale e/o anatomico) e nellaccumulo e successiva

  • 18

    modificazione (aggregazione, ossidazione e/o glicosilazione) delle lipoproteine a bassa

    densit LDL nellintima delle arterie. La disfunzione/attivazione endoteliale, ad opera dei

    fattori di rischio cardiovascolare, seguita dalladesione e migrazione di monociti e

    linfociti T nellintima richiamati dall'endotelio danneggiato. I macrofagi fagocitano le

    lipoproteine infiltrate ed ossidate nellintima e si trasformano nelle cellule schiumose, che

    caratterizzano le strie lipidiche. La secrezione di citochine e di fattori di crescita induce la

    migrazione delle cellule muscolari lisce dalla media nellintima, dove proliferano e

    sintetizzano matrice extracellulare, determinando la trasformazione delle strie lipidiche

    nelle lesioni avanzate, in cui il deposito di lipidi, tessuto infiammatorio e tessuto

    necrotico circondato da una palizzata di tessuto fibroso e di cellule muscolari lisce.

    Le principali complicanze dellaterosclerosi sono rappresentate da:

    1.) Ostruzione del vaso: lispessimento della placca ateromatosa conduce alla riduzione

    del lume del vaso, fino alla sua completa ostruzione.

    2.) Embolizzazione: talvolta una parte della placca ateromatosa si frantuma e viene

    immessa in circolo. Tale frammneto (detto embolo) si localizzer in vasi di piccolo

    calibro nei quali il suo passaggio viene impedito dalle dimensioni dellembolo stesso.

    Lostruzione del vaso determiner dei fenomeni di ischemia a valle dellostruzione stessa.

    3.) Formazione dellaneurisma: lalterazione della parete arteriosa determina

    indebolimento della parete stessa, con fenomeni di sfiancamento. La pressione arteriosa

    determina unulteriore dilatazione di una porzione della parete, generando un aneurisma.

    Trombosi.

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    E la formazione di masse solide derivate dal sangue (trombi) sulla parete del vaso (cui

    aderiscono) e nel lume vasale, durante la vita. Il trombo va distinto dal coagulo, dal

    momento che il trombo resta aderente alla parete del vaso, risulta friabile e presenta

    superficie irregolare e struttura non omogenea, mentre il coagulo non aderisce mai alla

    parete del vaso, dalla quale si stacca facilmente. I trombi sono di tre tipi: bianchi, rossi e

    vairegati. Il trombo bianco e formato da piastrine, che aderiscono ad una zona lesa della

    parete del vaso. Il trombo bianco contiene fibrina, globuli rossi e globuli bianchi. Il

    trombo rosso contiene un numero di piastrine limitato, un numero elevato di elementi

    corpuscolati del sangue ed abbondante fibrina. Il trombo variegato consiste in una massa

    solida intravasale costituita da zone in cui prevale la componente del trombo bianco ed

    altre in cui prevale la componente del trombo rosso. I trombi possono essere inoltre:

    Completemente ostruttivi (Trombo ostruente).

    Parietali.

    A cavaliere (si formano a livello della biforcazione di due vasi)

    Arteriosi (rari; gravi nelle coronarie e nelle arteriti obliteranti. Sono causati da

    aterosclerosi ed arteriti).

    Venosi (in seguito a processi settici, con moltiplicazione batterica. Inducono

    tromboflebite).

    Intracardiaci: frequenti negli atri in rapporto con disturbi che portino ad un rallentamento

    del circolo, o sulle valvole, per unalterazione della superficie endoteliale.

    Le cause della trombosi non sono note, ma dal punto di vista patogenetico la trombosi

    viene considerata come il risultato della presenza contemporanea di tre alterazioni del

    circolo, che vanno sotto il nome di triade di Virchow. La triade di Virchow comprende:

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    (1) alterazione della parete vasale (endotelio), (2) rallentamento locale del circolo (nelle

    vene la velocita del flusso ematico e prossimo alla stasi) e (3) alterazione primitiva di

    qualche componente ematica del processo coagulativo.

    Queste alterazioni (si parla di condizioni favorenti la trombosi o trombofiliche) facilitano

    il danno endoteliale e favoriscono laggregazione piastrinica. I trombi si trovano piu

    frequentemente nelle vene che nelle arterie per il flusso piu rapido presente in queste

    ultime, che ostacola la deposizione piastrinica.

    Macroscopicamente il trombo presenta una testa, un corpo ed una coda. La trombosi pu

    andare incontro a cinque differenti destini: (1) organizzazione: il trombo si trasforma in

    tessuto connettivo. Cellule endoteliali, macrofagi e fibroblasti della parete vasale

    invadono il trombo e favoriscono la sintesi di collagene attraverso la produzione del

    fattore di crescita dei fibroblasti (FGF); (2) ricanalizzazione: si ha neoformazione di vasi

    allinterno del trombo che non sono tuttavia in grado di indurre recupero funzionale dal

    momento che il nuovo lume non ha dimensioni adeguate (3) rammollimento: si ha

    lattivazione di meccanismi proteolitici da parte di proteasi di origine batterica,

    granulocitaria o plasmatica con conseguente degradazione della fibrina ma non degli

    ammassi piastrinici; (4) riparazione del vaso e risoluzione del trombo: il trombo viene

    eliminato da un efficiente sistema fibrinolitico e sostituito da un ispessimento della

    tonaca intima con deposizione di collagene ed elastina; (5) embolizzazione: il trombo

    puo andare incontro a frammentazione, causando unembolia. Questultima e

    l'ostruzione di un'arteria o di una vena da parte di un corpo estraneo al normale flusso

    sanguigno (embolo). Puo anche essere definito come la presenza in circolo di sostanze

    estranee alla normale composizione del sangue e non miscibili con esso. Lembolo puo

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    essere di natura solida, liquida o gassosa. Lembolo puo circolare liberamente finche il

    suo diametro non arriva ad essere superiore a quello del vaso che lo contiene, e finche lo

    consentano la distensibilita della parete, la plasticita e compressibilita del trombo.

    Raggiunto il punto oltre il quale il trombo non puo procedere, questo genera ostruzione

    nel distretto a valle determinando ischemia.

    Se la trombosi interessa le arterie si ha morte rapida o conseguenze varie (infarto,

    gangrena, embolia, ecc.), se invece la trombosi interessa le vene si ha spesso embolia

    polmonare. Locclusione di un vaso porta alarresto totale o parziale dellafflusso del

    sangue e, quindi, dellossigeno, ai tessuti irrorati dal vaso. Se tale vaso e funzionalmente

    terminale e non vi e possibilita di attivare circoli collaterali, il tessuto va incontro ad

    anossia e necrosi (infarto). Se invece locclusione e parziale o vi sono circoli collaterali

    che parzialmente compensano locclusione, il tessuto subisce danni meno gravi (ipossia e

    mancanza di substrati). Le cellule del distretto a valle in questo caso presentano

    rigonfiamento torbido ed eventualmente ipotrofia o atrofia.