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ESERCITAZIONI DI ANALISI 1FOGLIO 1FOGLIO 2FOGLIO 3FOGLIO 4FOGLIO 5FOGLIO 6FOGLIO 7SVOLTI
Marco Pezzulla
21 gennaio 2015
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FOGLIO 1
1. Determinare il dominio e il segno della funzione
f(x) = arccos(√
x2 − 1− x+ 1)− π/3
2. Sia f(x) una funzione tale che limx→∞ f(x) = +∞. Studiare, al variaredel parametro c, il seguente limite:
limx→+∞
f(x)(c+ sin(x))
3. Dimostrare che ∀q 6= 1 e ∀n ∈ N, si han∑k=0
qk =1− qn+1
1− q
4. Dimostrare, mediante la definizione di limite, che
limx→+∞
x3
1− x= −∞
5. Sia limn→+∞ an = −∞ e an ≥ bn,∀n ∈ N. Dimostrare che
limn→+∞
bn = −∞
6. Dimostrare che ∀n ∈ N0, n ≥ 3, vale:
n2 > 2n+ 1
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SVOLGIMENTO
1. Per studiare il dominio della funzione f(x) dobbiamo imporre che l’ar-gomento della radice quadrata non sia negativo e l’argomento dellafunzione arccos sia compreso tra −1 e 1.Dunque dobbiamo intersecare l’insieme delle soluzioni della disequa-zione x2 − 1 ≥ 0 con quello delle soluzioni delle due disequazioni−1 ≤
√x2 − 1−x+1 ≤ 1 (è equivalente studiare |
√x2 − 1−x+1| ≤ 1).
In particolare x2 − 1 ≥ 0 ha come insieme delle soluzioni l’insieme
S1 = (−∞,−1] ∪ [1,+∞)
. Mentre per trovare le soluzioni di
−1 ≤√x2 − 1− x+ 1 ≤ 1
bisogna studiare due equazioni irrazionali e intersecare le loro soluzioni.Le due disequazioni sono
√x2 − 1 ≤ x
e √x2 − 1 ≥ x− 2
La prima disequazione è equivalente al seguente sistema di disequazioni:
{ x2 − 1 ≥ 0x ≥ 0x2 − 1 ≤ x2
che ha come insieme delle soluzioni l’intersezione
S1 ∩ [0,+∞) ∩ R = [1,+∞)
Allo stesso modo la seconda disequazione ha come soluzioni l’unionedelle soluzioni dei seguenti due sistemi di disequzioni:
{ x2 − 1 ≥ 0x− 2 ≥ 0x2 − 1 ≥ x2 − 4x+ 4
{x2 − 1 ≥ 0x− 2 < 0
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il primo ha come insieme delle soluzioni l’intersezione
S1 ∩ [2,+∞) ∩ [5/4,+∞) = [2,+∞)
Il secondo ha come insieme delle soluzioni l’intersezione
S1 ∩ (−∞, 2) = (−∞,−1] ∪ [1, 2)
L’unione dell’insieme delle soluzioni dei sue sistemi è quindi S1.
Intersecando ora gli insiemi delle soluzioni delle due disequazioni tro-viamo che il dominio della funzione f(x) è la semiretta [1,∞).Studiamo ora il segno della funzione f(x). Studiamo quindi primala disequazione f(x) > 0, poi l’equazione f(x) = 0 e, andando peresclusione, troveremo anche le x per cui f(x) < 0.
f(x) > 0⇒ arccos(√
x2 − 1− x+ 1)− π/3 > 0
⇒ arccos(√
x2 − 1− x+ 1)> π/3
ed essendo 1/2 = cos(π/3) si ha
√x2 − 1− x+ 1 < 1/2
(si inverte il segno della disequazione perché la funzione arccos(x) èstrettamente decrescente)
Dunque dobbiamo risolvere la seguente disequazione irrazionale
2√x2 − 1 < 2x− 1
che è equivalente al seguente sistema di disequazioni{ x2 − 1 ≥ 02x− 1 > 04x2 − 4 < 4x2 − 4x+ 1
che ha come soluzioni l’intersezione
S1 ∩ (1/2,+∞) ∩ (−∞, 5/4) = [1, 5/4)
Quindi la funzione f(x) è positiva per x ∈ [1, 5/4). Studiamo ora dovela funzione si annulla, cioè dove
arccos(√
x2 − 1− x+ 1)− π/3 = 0
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con lo stesso ragionamento fatto per la disequazione, questa equivale a√x2 − 1− x+ 1 = 1/2
che è verificata per x = 5/4.
Di conseguenza possiamo concludere chef(x) > 0 se x ∈ [1, 5/4)f(x) = 0 se x = 5/4
f(x) < 0 se x ∈ (5/4,+∞)
2. Innanzitutto notiamo che, essendo −1 ≤ sin(x) ≤ 1, abbiamo chec− 1 ≤ c+ sin(x) ≤ c+ 1, dunque
f(x)(c− 1) ≤ f(x)(c+ sin(x)) ≤ f(x)(c+ 1),∀x ∈ (δ,+∞)
dove con δ abbiamo indicato un numero sufficientemente grande ta-le che f(x) > 0, ∀x > δ (sappiamo che esiste perché, per ipotesi,limx→∞ f(x) = +∞). Ora si prospettano 5 casi per la costante c.1 caso. Se c − 1 > 0, cioè c > 1, f(x)(c − 1) → +∞ per x → +∞.Quindi, dal Teorema del confronto,
limx→+∞
f(x)(c+ sin(x)) = +∞
2 caso. Se c + 1 < 0, cioè c < −1, f(x)(c + 1) → −∞ per x → +∞.Quindi, dal Teorema del confronto,
limx→+∞
f(x)(c+ sin(x)) = −∞
3 caso. Se −1 < c < 1 il Teorema del Confronto non è applicabile.Peròpossiamo notare che
∀δ > 0,∃x′, x′′ ∈ (δ,+∞) : sin(x′) = −1 e sin(x′′) = +1
cioè tali chef(x′)(c+ sin(x′)) = f(x′)(c− 1)f(x′′)(c+ sin(x′′)) = f(x′′)(c+ 1)
Quindi @ limx→∞ f(x)(c+ sin(x).4 caso. c = −1; in questo caso possiamo scrivere direttamente
−2f(x) ≤ f(x)(−1 + sin(x)) ≤ 0,∀x ∈ (δ,+∞)
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Anche in questo caso non si può applicare il Teorema del Confronto mapossiamo dire che
∀δ > 0,∃x′, x′′ ∈ (δ,+∞) : sin(x′) = −1 e sin(x′′) = 1
cioè tali chef(x′)(−1 + sin(x′)) = −2f(x′)f(x′′)(−1 + sin(x′′)) = 0
e quindi anche in questo caso possiamo concludere che@ limx→∞ f(x)(c+ sin(x).5 caso. c = 1; in questo caso possiamo scrivere direttamente
0 ≤ f(x)(1 + sin(x)) ≤ 2f(x),∀x ∈ (δ,+∞)
Anche in questo caso non si può applicare il Teorema del Confrontoma possiamo dire che ∀δ > 0,∃x′, x′′ ∈ (δ,+∞) : sin(x′) = −1 esin(x′′) = 1, cioè tali che
f(x′)(1 + sin(x′)) = 0
f(x′′)(1 + sin(x′′)) = 2f(x)
e quindi anche in questo caso possiamo concludere che @ limx→∞ f(x)(c+sin(x).
3. L’idea per dimostrare questo esercizio di carattere teorico è utilizzareil principio di induzione.
Innanzitutto verifichiamo il passo iniziale del principio: n = 0.
In effetti0∑
k=0
qk = q0 = 1
e1− q0+1
1− q= 1
Di conseguenza, per n = 0, l’uguaglianza è soddisfatta.
Dobbiamo ora dimostrare che se per un generico n è verificata la se-guente uguaglianza (ipotesi induttiva)
n∑k=0
qk =1− qn+1
1− q
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alloran+1∑k=0
qk =1− qn+2
1− q
cioè l’uguaglianza vale anche per il passo n+ 1.
A tal proposito possiamo scrivere
n+1∑k=0
qk =n∑k=0
qk + qn+1 =
per l’ipotesi induttiva
=1− qn+1
1− q+ qn+1 =
=1− qn+1 + (1− q)qn+1
1− q=
=1− qn+2
1− qche è ciò che volevamo dimostrare. Dunque per il principio di induzioneabbiamo dimostrato che ∀n ∈ N e ∀q 6= 1
n∑k=0
qk =1− qn+1
1− q
Osserviamo che, naturalmente, il valore q = 1 è da escludere perché ildenominatore del membro di destra dell’uguaglianza è q − 1.
4. A partire dalla definizione dobbiamo dimostrare che
∀k > 0,∃δk > 0 : ∀x > δk,x3
1− x< −k
Nei casi più semplici la strategia è quella di cercare di risolvere ladisequazione x
3
1−x < −k e controllare se nell’insieme delle soluzioni c’èun sottoinsieme del tipo {x > δk}. Tuttavia ci sono casi in cui ledisequazioni con cui abbiamo a che fare non sono di semplice soluzione.E questo esercizio ne è un esempio.
Notiamo innanzitutto che, volendo studiare il comportamento della fra-zione per x che tende a +∞, possiamo assumere il denominatore ne-gativo, in quanto stiamo trattando valori di x molto maggiori di 1.
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Dunque possiamo riportare la nostra analisi allo studio della disequa-zione x3 − kx+ k > 0 che è equivalente a x3
1−x < −k sotto l’assunzione1 − x < 0 (è stato portato il −k a sinistra ed è stato fatto il minimocomune multiplo).
Tuttavia anche x3−kx+k > 0 è una disequazione che non è immediatorisolvere. Conviene considerare una funzione ausiliaria g(x) = x3− kx,che minora la funzione x3 − kx + k e si ottiene da essa eliminando lacostante k > 0. Dunque
x3 − kx+ k > x3 − kx > 0
Ora x3 − kx > 0 è di facile soluzione. Infatti si riduce a
x(x2 − k) > 0
e, poiché stiamo trattando valori di x grandi e positivi, possiamo diret-tamente studiare
(x2 − k) > 0che ha, come insieme di soluzioni positive S ′ = (
√k,+∞).
Ora è importante notare che se abbiamo una relazione d’ordine deltipo f(x) > g(x) > 0 e indichiamo con S l’insieme delle soluzionidella disequazione f(x) > 0 e con S ′ l’insieme delle soluzioni delladisequazione g(x) > 0, allora S ′ ⊆ S. Infatti se x̄ è un punto fissatotale che x̄ ∈ S ′ allora, per definizione di S ′, g(x̄) > 0; ma allora f(x̄) > 0(perché f(x) > g(x)), dunque x̄ ∈ S; quindi S ′ ⊆ S.Dunque, tornando all’esercizio, S ′ = (
√k,+∞) ⊆ S e di conseguenza
possiamo prendere δk =√k.
5. Dobbiamo dimostrare che limn→+∞ bn = −∞; dunque, per definizione,dobbiamo dimostrare che
∀M > 0,∃n0 ∈ N0 : ∀n > n0, bn < −M
ma d’altronde sappiamo, per ipotesi, che
limn→+∞
an = −∞
Dunque∀M > 0,∃n0 ∈ N0 : ∀n > n0, an < −M
E, per ipotesi, abbiamo che an ≥ bn,∀n, quindi
∀M > 0,∃n0 ∈ N0 : ∀n > n0, bn ≤ an < −M
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Segue che∀M > 0, ∃n0 > 0 : ∀n > n0, bn < −M
che è quello che volevamo dimostrare.
6. Dimostriamo per induzione. Verifichiamo innanzitutto il passo iniziale:n = 3.
32 > 6 + 1
Supponiamo che la relazione valga per n con n ≥ 3 (ipotesi induttiva)e verifichiamo che vale per n+ 1.
(n+ 1)2 = n2 + 2n+ 1 >
per l’ipotesi induttiva
> 2n+ 1 + 2n+ 1 = 4n+ 2 ≥ 2(n+ 1) + 1
per n ≥ 1. Sembrerebbe, quindi, che la relazione vale ∀n ≥ 1, tuttavial’ipotesi induttiva vale ∀n ≥ 3, di conseguenza non possiamo includerei valori n = 1, n = 2.
Dunque abbiamo dimostrato che la relazione n2 > 2n+ 1 vale ∀n ≥ 3.
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FOGLIO 2
1. Determinare (se esistono) l’estremo inferiore, superiore, il massimo e ilminimo assoluti della successione
an =3 + 4n
2n
2. Sia
f(x) =
{|x2−2x−3|+| ln(−x)|
|x+1| se x ∈ (−3, 0) \ {−1}α se x = −1
Determinare il valore da assegnare al parametro reale α affinché f ri-sulti continua in (−3, 0). Per tale valore di α determinare l’insieme diderivabilità.
3. Stabilire l’invertibilità delle funzioni f(x) = cos(3x) eg(x) = x + f(x) nell’intervallo I =
[π3, 2π
3
]. In caso affermativo deter-
minare l’espressione esplicita della funzione inversa di f , l’insieme diderivabilità di g−1 e calcolare, se esiste, dg
−1dy
(π/2).
4. Sia f una funzione continua in x0 e sia f(x0) > 0. Dimostrare cheesiste un intorno di x0 tale che f(x) > 0 in tale intorno.
5. Dimostrare o confutare (giustificando la risposta) la seguente afferma-zione: sia c = supA con A illimitato inferiormente. Allora ∀ε > 0 si hac− ε ∈ A.
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SVOLGIMENTO
1. Possiamo notare innanzitutto che an > 0,∀n e che
limn→∞
an = 0
Da questo possiamo sicuramente concludere che @minn an e che
infnan = 0
Per trovare l’eventuale massimo una strategia spesso valida è quelladi costruire una funzione f(x) associata alla successione an, ottenutada quest’ultima semplicemente sostituendo la variabile naturale n conuna variabile reale x. In questo caso, quindi, la funzione associata allasuccessione an sarebbe
f(x) =3 + 4x
2x
Una volta fatto questo avremmo tutti gli strumenti necessari (derivataprima e seconda) per studiare il massimo della funzione f(x) ; il mas-simo della successione an spesso (dipende dall’andamento globale dellafunzione associata) coincide con il più grande tra i due valori assuntidalla successione nel naturale precedente e in quello seguente il punto dimassimo (in generale non naturale) della funzione f(x); questo perchéf(n) = an,∀n.Nel caso specifico del nostro esercizio non serve questa costruzione. Perstudiare la monotonia della successione possiamo studiare la disequa-zione
an+1 > an
e trovare per quali n è soddisfatta. Studiamo quindi
3 + 4(n+ 1)
2n+1>
3 + 4n
2n
(3 + 4n+ 4)
2> 3 + 4n
7
2+ 2n > 3 + 4n
1/2 > 2n
n < 1/4
Da questa soluzione notiamo che se la successione parte da n = 0allora la successione è crescente tra 0 e 1 e poi decresce; mentre se la
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successione parte da n = 1 la successione è monotòna decrescente. Inentrambi i casi il massimo si ha per n = 1, dove la successione valea1 = 7/2.
Quindi possiamo concludere che la successione non ha minimo, il suoestremo inferiore è 0, mentre l’estremo superiore e il massimo coinci-dono e sono uguali a 7/2.
2. Osserviamo dallo studio del segno delle funzioni all’interno dei tremoduli che
|x2 − 2x− 3| =
{−(x− 3)(x+ 1) se x ∈ (−1, 0)(x− 3)(x+ 1) se x ∈ (−3,−1)
| ln(−x)| =
{− ln(−x) se x ∈ (−1, 0)ln(−x) se x ∈ (−3,−1)
|x+ 1| =
{x+ 1 se x ∈ (−1, 0)−x− 1 se x ∈ (−3,−1)
Quindi se x ∈ (−1, 0) allora per esplicitare il modulo dobbiamo cam-biare segno al numeratore e lasciare invariato quello del denominatore,mentre se x ∈ (−3,−1) allora dobbiamo cambiare segno al denomi-natore e lasciare invariato quello del numeratore. In entrambi i casi,quindi, l’espressione della funzione è la seguente:
f(x) =
{x2−2x−3+ln(−x)
−x−1 se x ∈ (−3, 0) \ {−1}α se x = −1
Affinché la funzione sia continua nel punto −1, dobbiamo imporre
α = limx→−1
f(x)
Applicando il Teorema di De l’Hospital possiamo dire che
limx→−1
f(x) = limx→−1
2x− 2 + 1/x−1
= 5
Concludiamo che per α = 5 la funzione f(x) risulta essere continuaanche nel punto −1. Sia quindi
f(x) =
{x2−2x−3+ln(−x)
−x−1 se x ∈ (−3, 0) \ {−1}5 se x = −1
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L’unico punto in cui potrebbe non esistere la derivata nell’intervallo(−3, 0) è il punto −1. Ma calcolando prima
f ′(x) =−x2 − 2x− 2− 1/x+ ln(−x)
(x+ 1)2
e applicando due volte il Teorema di De l’Hospital scopriamo che
limx→−1
f ′(x) = limx→−1
−2x− 2 + 1/x2 + 1/x2(x+ 1)
=
= limx→−1
−2− 2/x3 − 1/x2
2= −1/2
Quindi per α = 5 la funzione f(x) è continua e derivabile nell’intervallo(−3, 0). In particolare f ′(−1) = −1/2
3. La funzione f(x) è la composizione della funzione h(x) = 3x e dellafunzione k(t) = cos(t). Notiamo inoltre che se x varia in [π/3, 2π/3]allora t varia in [π, 2π]. Sia la funzione h(x) che la funzione k(t) sonomonotòne crescenti negli intervalli appena specificati; quindi anche f(x)lo è, essendo f(x) = k(h(x)). Per trovare f−1(y) dobbiamo trovare siak−1 che h−1. Infatti f−1(y) = h−1(k−1(y)). Innanzitutto dobbiamoinvertire k(t) = cos(t) con t ∈ [π, 2π]. La funzione cercata non èt = arccos(y), perché questa è l’inversa di cos(t) con t ∈ [0, π]. Lanostra funzione si ottiene o riflettendo la funzione arccos(y) rispettoall’asse t e traslarla di π verso l’alto, o riflettendo la funzione arccos(y)rispetto all’asse y e traslarla di 2π verso l’alto. La funzione inversa dih(x) è facile da trovare ed è x = h−1(y) = y/3. Possiamo concludereche
x = f−1(y) =− arccos(y) + 2π
3=
arccos(−y) + π3
Passiamo ora alla funzione g(x). E’ somma di due funzioni x e f(x), en-trambe monotòne crescenti nell’intervallo [π/3, 2π/3], dunque anch’essasarà una funzione monotòna crescente nel suddetto intervallo, e quindiè invertibile. Il dominio della funzione inversa è il codominio di g(x),che è
Cg = [g(π/3), g(2π/3)]
Poichè g′(x) = 1− 3 sin(3x) 6= 0 in I, allora per il Teorema di Deriva-zione della funzione inversa
D(g−1)′ = Dg−1
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edg−1
dy(ȳ) =
1
1− 3 sin(3x̄)dove x̄ è il punto tale che x̄ = g−1(y), che è il punto x̄ tale che g(x̄) =ȳ. Nel nostro caso ȳ = π/2, quindi dobbiamo trovare x̄ che soddisfal’equazione
π/2 = x+ cos(3x)
La soluzione di questa equazione si trova con l’intuizione, ed in questocaso è x̄ = π/2.
Dunquedg−1
dy(π/2) =
1
1− 3 sin(3π/2)= 1/4
4. Per ipotesi, dalla definizione di continuità in un punto, abbiamo che
∀ε > 0,∃δε | ∀x ∈ (x0 − δε, x0 + δε), f(x0)− ε < f(x) < f(x0) + ε
e dobbiamo dimostrare che
∃σ > 0 | ∀x ∈ (x0 − σ, x0 + σ), f(x) > 0
ma scegliendo, ad esempio, ε = f(x0)2
, si ha, dall’ipotesi, che
∃δ f(x0)2
| x ∈ (x0 − δ f(x0)2
, x0 + δ f(x0)2
),f(x0)
2< f(x) <
3
2f(x0)
In particolare, f(x) > f(x0)2
> 0. Quindi scegliendo σ = δ f(x0)2
si ha
la tesi. Abbiamo quindi dimostrato che ∀x0 che soddisfa le ipotesi deltesto, nell’intorno (x0−δ f(x0)
2
, x0+δ f(x0)2
) la funzione è positiva, dunque
l’intorno cercato è proprio questo.
5. L’affermazione è FALSA. Un controesempio è l’insieme
A = (−∞, 0) ∪ {1}
Infatti il supA = 1 ed ∃ε > 0 | 1− ε /∈ A, ad esempio ε = 1/2.
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FOGLIO 3
1. Provare la seguente disuguaglianza:
ln(1 + cos(x)) +x2
4≤ ln 2,−π < x < π
2. Dire per quali valori di a > 0 l’equazione x = loga x ammette soluzionie in tal caso stabilirne il numero. (suggerimento: distinguere i casicorrispondenti ad a > 1 e a < 1)
3. Studiare l’insieme di derivabilità della funzione f(x) = arctan(√|x2 + 3x|
).
Classificare gli eventuali punti di non derivabilità.
4. Verificare, mediante la definizione di estremo inferiore, se risulta
infR\{0}
(1
2
) 1x
= 0
5. Dimostrare che per ogni intero non negativo n vale l’uguaglianza
n∑k=0
1
2k= 2− 1
2n
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SVOLGIMENTO
1. Per provare la disuguaglianza, possiamo definire la funzione
f(x) = ln(1 + cos(x)) +x2
4− ln 2
Se riusciamo a verificare che f(x) ≤ 0 per x ∈ (−π, π) abbiamodimostrato automaticamente la disuguaglianza.
In effetti
f ′(x) =1
1 + cos(x)(− sin(x)) + x
2
ed
f ′′(x) =−1 + cos(x)2(1 + cos(x))
Allora f ′′(x) ≤ 0 per x ∈ (−π, π), perché −1 ≤ cos(x) ≤ 1 e si annullasolo per x = 0. Dunque f ′(x) è una funzione decrescente perx ∈ (−π, π). Notando che f ′(0) = 0 possiamo dire che 0 è puntomassimo assoluto di f in (−π, π). f(0) = 0, quindi f(x) ≤ 0 perx ∈ (−π, π) e la disuguaglianza è provata.
2. Innanzitutto poniamo f(x) = x − loga(x) e distinguiamo, come dasuggerimento, i casi a < 1 e a > 1. L’equazione ammetterà tantesoluzioni quanti sono gli zeri della funzione f(x).
Supponiamo, inizialmente, che a < 1. f ′(x) = 1 − 1x ln a
= x ln a−1x ln a
.Allora f ′(x) > 0 per x ∈ (0,+∞), dunque la funzione è crescente inquesto intervallo e siccome risulta
limx→0+
f(x) = −∞
f(1) = 1
E’ chiaro, per il Teorema dell’esistenza degli zeri, essendo f una fun-zione continua, che ∃! zero della funzione f(x), soluzione dell’equazionedata.
Sia ora a > 1. Dallo studio della derivata prima si evince che x = 1ln a
è il punto di minimo assoluto della funzione f in R+. Ora
f
(1
ln a
)=
1
ln a− loga
(1
ln a
)
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Se f( 1ln a
) > 0 allora @ zeri per f ; se f( 1ln a
) = 0 allora ∃! zero dellafunzione f ; se f( 1
ln a) < 0 ∃ due zeri per la funzione f .
f
(1
ln a
)> 0⇒ 1
ln a− loga
(1
ln a
)> 0
1
ln a> loga
(1
ln a
)1
ln a>
ln(
1ln a
)ln a
1 > ln
(1
ln a
)1
ln a< e
a > e1/e
Quindi, se a > e1/e allora non esistono zeri per la funzione f e diconseguenza nemmeno soluzioni per l’equazione data. Se, invece, a =e1/e esiste un solo zero per la funzione f e, conseguentemente, una solasoluzione per l’equazione data. Infine, se a < e1/e esistono due zeri perla funzione f e di conseguenza due soluzioni per l’equazione data.
3. Dallo studio del modulo possiamo dire che
f(x) =
{arctan(
√x2 + 3x se x ∈ (−∞,−3] ∪ [0,+∞)
arctan(√−x2 − 3x se x ∈ (−3, 0)
Quindi f sicuramente è derivabile in R \ {−3, 0} e continua in tutto Rperché composizione di funzioni continue. ∀x 6= −3, 0 possiamo scrivere
f ′(x) =
{2x+3
2(1+x2+3x)√x2+3x
se x ∈ (−∞,−3) ∪ (0,+∞)2x+3
2(x2+3x−1)√−x2−3x se x ∈ (−3, 0)
Nei punti −3, 1 dobbiamo studiare la derivabilità. Notiamo che
limx→−3−
f ′(x) = −∞; limx→−3+
f ′(x) = +∞
limx→0−
f ′(x) = −∞; limx→0+
f ′(x) = +∞
Dunque possiamo concludere la funzione non è derivabile nei punti−3, 0, quindi Df ′ = R \ {−3, 0} e i due punti sono due punti cuspidali,come si evince dallo studio dei limiti appena fatto.
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4. Dalla definizione di estremo inferiore dobbiamo verificare che 0 è ilmassimo dei minoranti dell’insieme
A = {y : ∃x ∈ R \ {0} : y = (1/2)1/x}
cioè dobbiamo verificare che
(a) 0 è un minorante dell’insieme A
(b) se z > 0 allora z non è un minorante dell’insieme A, cioè ∃h ∈ A :h < z
Il punto 1. è facilmente verificato notando che tutti i punti che si espri-mono come (1/2)1/x, x ∈ R \ {0} sono strettamente positivi, dunque 0è un minorante dell’insieme A.
Per verificare il punto 2. dobbiamo verificare che ∀z > 0,∃x ∈ R\{0} :z >
(12
) 1x . Il numero cercato è un qualsiasi numero reale non nullo tale
che x < 1log 1
2(z)
, che effettivamente appartiene all’insieme R \ {0}.
5. Dimostriamo per induzione. Verifichiamo quindi che l’uguaglianza èvera per n = 0.
0∑k=0
1
2k= 1
e
2− 120
= 1
Dunque l’uguaglianza è verificata.
Supponiamo ora l’ipotesi induttiva, cioè che l’uguaglianza sia vera pern e dimostriamo che allora è vera per n+ 1.
n+1∑k=0
1
2k=
n∑k=0
1
2k+
1
2n+1=
che per ipotesi induttiva
= 2− 12n
+1
2n+1= 2− 1
2n(1− 1/2) =
2− 12n
(1/2) = 2− 12n+1
Dunque, per induzione, possiamo concludere che è vera l’uguaglianzan∑k=0
1
2n= 2− 1
2n
17
-
FOGLIO 4
1. Provare la seguente disuguaglianza:
xx ≥ x, x > 0
2. Determinare l’espressione esplicita e l’insieme di derivabilità della fun-zione f(x) = max(arctan(x), x), con x ∈ R. Stabilire l’invertibilitàdella funzione g(x) = x + f(x) e determinare l’insieme di derivabilitàdella funzione inversa g−1. Calcolare
dg−1
dy(−1− π/4)
3. Dimostrare che ∀x ∈ [0, 1) vale l’identità:
arccos(x) = 2 arcsin
(√1− x
2
)
4. Dimostrare o confutare, mediante la definizione di funzione convergenteche
limx→0−
(1
2
) 1x
= 0
5. Dimostrare o confutare la seguente affermazione: sia f derivabile nelsuo dominio e sia f ′(x) < 0,∀x ∈ Df , allora f è strettamente decre-scente in Df .
18
-
SVOLGIMENTO
1. Come nel primo esercizio del foglio 3 poniamo f(x) = xx − x. Osser-viamo prima di tutto che xx = ex lnx. Dimostrare la disuguaglianza∀x > 0 equivale a dimostrare che la funzione f(x) è non negativa.Allora scriviamo la derivata prima
f ′(x) = ex lnx(lnx+ 1)− 1
il segno della derivata prima è difficile da studiare. Cerchiamo diricavare informazioni dalla derivata seconda.
f ′′(x) = ex lnx[(lnx+ 1)2 +
1
x
]che è positiva in R+. Dunque la derivata prima è crescente in R+.Inoltre, osservando che f ′(1) = 0, allora 1 è il minimo assoluto di f perx > 0.
Ma f(1) = 0 dunquef(x) ≥ 0, x ∈ R+
xx − x ≥ 0, x ∈ R+
xx ≥ x, x ∈ R+
che è quello che volevamo dimostrare.
2. Per ogni punto x, la funzione max(x, arctan(x)) associa x, se x ≥arctan(x), mentre associa arctan(x) se x < arctan(x). Possiamo de-finire la funzione h(x) = x − arctan(x). Notiamo che h(0) = 0,inoltre
h′(x) = 1− 11 + x2
Dunque h′(x) > 0,∀x ∈ R. Quindi la funzione h(x) è crescente perx ∈ R. Quindi, in particolare, h(x) > 0, x ∈ R+ e h(x) < 0, x ∈ R−.Quindi x > arctan(x), x ∈ R+ e x < arctan(x), x ∈ R−. Dunque
f(x) =
{x se x ≥ 0arctan(x) se x < 0
Innanzitutto notiamo che la funzione e’ continua in 0 e derivabile inR \ {0}; inoltre essa risulta derivabile anche in 0 poiché f è continua e
limx→0+
f ′(x) = limx→0−
f ′(x) = 1
19
-
Dunque Df ′ = R e
f ′(x) =
{1 se x ≥ 0
11+x2
se x < 0
Passiamo ora alla funzione g(x) = x + f(x). Dalla scrittura di primapossiamo scrivere
g(x) = f(x) + x =
{2x se x ≥ 0arctan(x) + x se x < 0
La bisettrice del primo quadrante è monotòna crescente; dalla formadi prima ci accorgiamo anche che f(x) è una funzione crescente, diconseguenza anche g(x), essendo somma di funzioni crescenti, è unafunzione crescente. Dunque è invertibile nel suo dominio. Il dominiodella funzione inversa è il codominio di g(x). Dunque Dg−1 = Cg = R.D’altronde
limx→0+
g′(x) = limx→0−
g′(x) = 2
e
g′(x) = f ′(x) + 1 =
{2 se x ≥ 0
11+x2
+ 1 se x < 0
quindi g′(x) 6= 0,∀x ∈ R e D(g−1)′ = Dg−1 e
dg−1
dy(−1− π/4) = 1
g′(−1)=
1
1 + 1/2= 2/3
infatti per il Teorema di derivazione della funzione inversa l’equazione
−1− π4
= x+ f(x)
ha come unica soluzione x = −1.
3. Per dimostrare che ∀x ∈ [0, 1)
arccosx = 2 arcsin
(√1− x
2
)
ci possiamo servire della funzione ausiliaria g(x) := arccos x−2 arcsin(√
1−x2
).
Dimostrare l’uguaglianza equivale a dimostrare che la funzione g èidenticamente nulla. Calcoliamo la derivata di g:
g′(x) =−1√
1− x2− 2√
1− 1−x2
−1/2
2√
1−x2
=
20
-
=−1√
1− x2+
1/2√1−x2− (1−x)2
4
=
=−1√
1− x2+
1
2√
1−x2
(1− 1−x
2
) == − 1√
1− x2+
1
2√
1−x24
= 0
Quindi g′(x) = 0, possiamo concludere che g(x) è costante. Ma
g(0) =π
2− 2π
4= 0
Quindi la funzione g è costante e in 0 vale 0; possiamo concludere che∀x ∈ [0, 1), g(x) = 0. Quindi ∀x ∈ [0, 1)
arccosx− 2 arcsin
(√1− x
2
)= 0
arccosx = 2 arcsin
(√1− x
2
)4. Esplicitiamo la definizione di limite:
∀ε > 0,∃δε > 0|∀x ∈ (−δε, 0)⇒ −ε <(
1
2
) 1x
< ε
Cioè (1
2
) 1x
< ε
1
x> log1/2 ε > 0
Assurdo perché 1/x < 0 e loga ε > 0, per ε piccolo.
Quindi l’asserzione è falsa.
5. L’affermazione è falsa e un controesempio è f(x) = 1x. Infatti questa
funzione è definita in R \ {0}, nel suo dominio f ′(x) è negativa perchéf ′(x) = − 1
x2ma non è descrescente, o meglio, è descrescente nella se-
miretta negativa e nella semiretta positiva considerate separatamente,ma
limx→0−
f(x) = −∞
21
-
limx→0+
f(x) = +∞
quindi per passare dalle x negative alle x positive la funzione cresce.
22
-
FOGLIO 5
1. Calcolare
limx→0+
ex2 − 1− x sinx
x2 ln(1 + x2)− cos(x2) + 1
2. Costruire il polinomio di MacLaurin di ordine 2 della funzionef(x) =
√1 + x. Calcolare, inoltre
limx→0
x2 + 2(sinx− x√
1 + x)
x(1− cosx)
3. Calcolare, al variare del parametro reale positivo α
limx→+∞
(x− xα ln
(1 +
1
x
))
4. Calcolare, al variare del parametro reale α
limx→0
eαx2 − 1 + x2
x(sin(3x)− 3x)
5. Calcolare
limx→0+
1− cos(3x) + x3
x1/3 sinx5/3
6. Calcolare, al variare del parametro reale positivo α
limx→1+
arctan(x− 1)(x− 1)α
23
-
7. Siano f(x) = o(sinx) e g(x) = o(x), per x→ 0. Dimostrare o confutareche
f(x) + g(x) = o(sin(x) + x), x→ 0
8. Siano f(x) = o(g(x)) e g(x) = o(h(x)), per x → x0. Dimostrare oconfutare che
(a) f(x) = o(h(x)), x→ x0(b) f(x) = o(g(x)h(x)), x→ x0
24
-
SVOLGIMENTO
1. Per calcolare il limite dato dobbiamo scrivere lo sviluppo di McLaurindelle funzioni ex
2, sin x, cos(x2) e ln(1 + x2).
Sviluppando la formula del polinomio di McLaurin otteniamo, ponendot = x2, per x→ 0:
et = 1 + t+t2
2+ o(t2)
cioè
ex2
= 1 + x2 +x4
2+ o(x4)
sinx = x− x3
3!+ o(x3)
cos t = 1− t2
2+ o(t2)
cioè
cos(x2) = 1− x4
2+ o(x4)
ed infineln(1 + t) = t+ o(t)
cioèln(1 + x2) = x2 + o(x2)
Sostituendo nel limite:
limx→0+
ex2 − 1− x sinx
x2 ln(1 + x2)− cosx2 + 1=
= limx→0+
1 + x2 + x4/2 + o(x4)− 1− x2 + x4/6 + o(x4)x4 + o(x4)− 1 + x4/2 + o(x4) + 1
=
= limx→0+
2x4/3 + o(x4)
3x4/2 + o(x4)=
= limx→0+
2/3 + o(1)
3/2 + o(1)=
4
9
25
-
2. Innanzitutto scriviamo il polinomio di McLaurin di ordine 2 della fun-zione
√1 + x; ricordando che
(√
1 + x)′ =1
2√
1 + x
(√
1 + x)′′ = − 14√
(1 + x)3
possiamo scrivere per x→ 0:
f(x) = 1 +x
2− 1
4
x2
2+ o(x2) =
= 1 +x
2− x
2
8+ o(x2)
Per calcolare il limite sviluppiamo il polinomio di McLaurin delle fun-zioni sin x e cos x:
sinx = x− x3
3!+ o(x3)
cosx = 1− x2
2+ o(x2)
Ora che abbiamo trovato tutti gli sviluppi di McLaurin che ci interes-savano possiamo sostituirli nel limite da calcolare:
limx→0
x2 + 2(sinx− x√
1 + x)
x(1− cosx)=
limx→0
x2 + 2(x− x3/6 + o(x3)− x− x2/2 + x3/8 + o(x3))x3/2 + o(x3)
=
= limx→0+
−x3/3 + x3/4 + o(x3)x3/2 + o(x3)
=
limx→0+
−x3/12 + o(x3)x3/2 + o(x3)
=
limx→0+
−1/12 + o(1)1/2 + o(1)
= −16
26
-
3. Vogliamo trasformare, attraverso un cambio di variabile del tipot = f(x), il limite per x→ +∞ in un limite per t→ 0+.In questo modoper calcolare il limite possiamo sviluppare il polinomio di McLaurin diogni funzione al suo interno. Ci riusciamo ponendo t = 1
x. Ricordando,
poi, il seguente sviluppo di McLaurin
ln(1 + t) = t+ o(t)
Possiamo andare a sostituire nel limite ottenendo:
limt→0+
(1
t− 1tα
(t+ o(t))
)=
limt→0+
1
t
[1− 1
tα−2(1 + o(1))
]=
limt→0+
1
t
[1− t2−α(1 + o(1))
]=
=
00
forma indet. se α = 2
+∞ se 0 < α < 2−∞ se α > 2
Il primo caso dà origine a una forma indeterminata, che dobbiamorisolvere. In questo caso può essere utile sviluppare ln(1 + t) fino alsecondo ordine. Infatti:
ln(1 + t) = t− t2
2+ o(t2)
E sostituendo, con α = 2:
limt→o+
1
t
[1− (1− t
2+ o(t))
]=
= limt→0+
(1
2+ o(1)
)=
1
2
Dunque possiamo concludere che il limite dato è uguale a12
se α = 2
+∞ se 0 < α < 2−∞ se α > 2
27
-
4. Innanzitutto sviluppiamo vicino a 0, attraverso la formula di McLaurin,le funzioni eαx
2e sin(3x). Ponendo t = x2 abbiamo:
eαx2
= eαt = 1 + αt+α2t2
2+ o(t2) =
= 1 + αx2 +αx4
2+ o(x4)
sin(3x) = 3x− 27x3
3!+ o(x3) = 3x− 9x
3
2+ o(x3)
Ora che abbiamo trovato gli sviluppi cercati, possiamo sostituirli nellimite, che calcoliamo:
= limx→0
1 + αx2 + α2x4
2+ o(x4)− 1 + x2
3x2 − 9x42
+ o(x4)− 3x2=
=(α + 1)x2 + α
2x4
2+ o(x4)
−9x42
+ o(x4)=
=(α + 1) + α
2x2
2+ o(x2)
−9x22
+ o(x2)=
=
−1
9se α = −1
+∞ se α < −1−∞ se α > −1
5. Dobbiamo sviluppare vicino a 0 le funzioni cos(3x) e sin(x5/3):
cos(3x) = 1− 9x2
2+ o(x2)
e, ponendo t = x5/3,
sin(t) = t+ o(t) = x5/3 + o(x5/3)
Ora, come fatto negli esercizi precedenti, sostituiamo gli sviluppi nellimite:
limx→0+
1− cos(3x) + x3
x1/3 sinx5/3=
= limx→0+
1− 1 + 9x22
+ o(x2) + x3
x1/3(x5/3 + o(x5/3)=
28
-
= limx→0+
9x2
2+ o(x2)
x2 + o(x2)=
= limx→0+
92
+ o(1)
1 + o(1)=
9
2
E’ da notare che nel terzultimo passaggio abbiamo inglobato il terminex3 nell’o(x2).
6. Riportiamo il nostro studio vicino a 0 ponendo t = x− 1. Cos̀ı facendoinfatti si ha:
limx→1+
arctan(x− 1)(x− 1)α
=
= limt→0+
arctan(t)
tα=
dallo sviluppo dell’arcotangente arctan t = t+ o(t),
= limt→0+
t+ o(t)
tα=
= limt→0+
1 + o(1)
tα−1=
=
1 se α = 1
+∞ se α > 10 se α < 1
7. Dalla definizione di o(sinx + x) dobbiamo verificare o confutare chevale:
limx→0
f(x) + g(x)
sinx+ x= 0
Ma questo limite è uguale a
limx→0
o(sinx) + o(x)
sinx+ x=
= limx→0
o(sinx)
sinx+ x+ lim
x→0
o(x)
sinx+ x=
limx→0
o(sinx)sinx(
1 + xsinx
) + limx→0
o(x)x(
1 + sinxx
) =29
-
= 0 + 0 = 0
Perché in entrambi i membri dell’addizione il numeratore tende a 0per ipotesi, mentre il denominatore tende a 2 per il limite notevoleseguente:
limx→0
sinx
x= 1
8. 1. Come nell’esercizio precedente dobbiamo dimostrare o confutare che
limx→x0
f(x)
h(x)= 0
Ma questo limite è uguale a
limx→x0
o(g(x))
h(x)=
= limx→x0
o(g(x))
g(x)
g(x)
h(x)= 0
perché limx→x0o(g(x))g(x)
= 0 e, per ipotesi, limx→x0g(x)h(x)
= 0.
2. Al solito dobbiamo dimostrare o confutare che
limx→x0
f(x)
g(x)h(x)= 0
Questo limite è uguale a
limx→x0
o(g(x))
g(x)h(x)
che non è detto che sia uguale a 0, perché è vero che limx→x0o(g(x))g(x)
= 0
per ipotesi, ma diviso per una funzione incognita h(x) non è detto cheil limite resti 0.
Per trovare un controesempio possiamo prendere le seguenti tre funzio-ni:
f(x) = (x− x0)α, g(x) = (x− x0)β, h(x) = (x− x0)γ
con α > β, β > γ, α ≤ β + γ.Ad esempio α = 3, β = 2, γ = 1, quindi
f(x) = (x− x0)3, g(x) = (x− x0)2, h(x) = (x− x0)1
Infatti
limx→x0
(x− x0)3
(x− x0)2(x− x0)1= 1 6= 0
30
-
FOGLIO 6
1. Studiare il carattere della serie
∞∑k=1
arctan
(1
k√k + 1
)
2. Studiare il carattere della serie
∞∑k=1
1√k ln k
3. Studiare il carattere della serie, al variare del parametro reale x
∞∑k=1
cos2(kx)
ek − 1
4. Studiare il carattere della serie
∞∑k=1
(π2− arctan(
√k + 1)
)
5. Studiare il carattere della serie
∞∑k=1
esin k sin
(1
k2
)
6. Studiare il carattere della serie, al variare del parametro reale α
∞∑k=0
2k(α2−3α)
31
-
7. Studiare per quali valori del parametro reale positivo α la serie
∞∑k=1
sin
(1
k3α
)k3/2−2α
converge.
8. Studiare al variare del parametro reale x il carattere della serie
∞∑k=0
(|x− 1| − 1)k
9. Studiare il carattere della serie
∞∑k=0
2k+1
3k+3
ed eventualmente calcolarne la somma.
32
-
SVOLGIMENTO
1. Per studiare il carattere della serie possiamo utilizzare il Criterio delconfronto asintotico. In particolare vorremmo confrontare la serie datacon la serie
∑+∞k=1
(1k
)α, α > 0, di cui conosciamo il comportamento al
variare di α: per α > 1 converge mentre per α ≤ 1 diverge.Quindi dobbiamo studiare
limk→+∞
arctan(
1k3/2+1
)k−α
=0
0
Applicando il Teorema di De L’Hospital, e riportando il nostro studioalle funzioni associate delle successioni numeriche
= limx→+∞
1
1+
(1
x3/2+1
)2 · − 32x1/2(x3/2+1)2−αx−α−1
=
= limx→+∞
3
2α
x3/2+α
x3 + 2x3/2 + 2
Questo limite è uguale a 1 se 32+α = 3, cioè se α = 3
2, che è maggiore di
1. La serie data, dunque, ha lo stesso comportamento asintotico della
serie∑∞
k=1
(1k
)3/2, che converge, essendo 3/2 > 1, dunque converge.
2. Anche in questo esercizio vogliamo applicare il Criterio del confrontoasintotico. Come prima vogliamo confrontare la serie data con la serie∑+∞
k=1
(1k
)α, α > 0. Quindi andiamo a studiare
limk→+∞
kα
k1/2 ln k=
= limk→+∞
kα−1/2
ln k
Ora, se α ∈ (0, 1/2], il limite è 0, se α ∈ (1/2, 1] il limite è +∞,ed infine se α > 1 il limite è +∞. Nel primo e nel terzo caso nonpossiamo dedurre nulla, in quanto nel primo caso la serie con cui stiamoconfrontando diverge ma il limite del rapporto tra le due successioni ènullo e nel terzo la serie con cui stiamo confrontando converge, ma illimite è +∞. Il caso che ci permette di concludere è il secondo; infattiper α ∈ (1/2, 1] la serie
∑+∞k=1
(1k
)αdiverge e il limite del rapporto tra
33
-
le successioni viene +∞, dunque possiamo dire che anche la serie datadiverge:
∞∑k=1
1√k ln k
= +∞
3. In questo esercizio possiamo applicare il Teorema del confronto tra leserie; infatti
cos2(kx)
ek − 1≤ 1ek − 1
,∀x ∈ R
Il membro di destra della precedente disuguaglianza è asintoticamenteuguale a 1
ek, perché
limk→+∞
1ek−11ek
= limk→+∞
ek
ek − 1=
= limk→+∞
(1 +
1
ek − 1
)= 1
Sappiamo che∑∞
k=11ek
converge, dunque possiamo concludere che laserie data converge ∀x ∈ R.
4. Vogliamo applicare il Criterio del confronto asintotico. Studiamo, quin-di
limk→+∞
π/2− arctan(√k + 1)
k−α, α > 0
Questa è una forma indeterminata 0/0, dunque proviamo a risolvereil limite attraverso il Teorema di De L’Hospital e le funzioni associatealle successioni all’interno del limite:
= limx→+∞
− 11+(√x+1)2
· 12√x
−αx−α−1=
limx→+∞
1
2α· x
α+1/2
x+ 2√x+ 2
=1
2α
Questo limite è uguale a 12α
se α + 1/2 = 1, cioé α = 12. Quindi, per il
criterio del confronto asintotico, possiamo concludere che la serie data
asintoticamente si comporta come la serie∑∞
k=1
(1k
) 12 , la quale diverge,
dunque diverge.
34
-
5. Possiamo dire che:
esin(k) sin
(1
k2
)≤ e sin
(1
k2
)essendo ex una funzione crescente.
Ora ci chiediamo se converge∑∞
k=1 e sin(
1k2
). Questa serie converge
perché
limk→+∞
e sin(
1k2
)1k2
= limh→0
e sin(h2)
h2= e
Dunque applicando il criterio del confronto asintotico, possiamo con-cludere che la serie
∑∞k=1 e sin
(1k2
)si comporta asintoticamente come
la serie∑∞
k=1
(1k
)2, la quale converge, dunque converge. Ma essendo la
serie∑∞
k=1 e sin(
1k2
)una maggiorante della serie data, possiamo dire
che anche quest’ultima converge.
6.∞∑k=0
2k(α2−3α) =
∞∑k=0
(2(α
2−3α))k
Il membro di destra della precedente uguaglianza è una serie geometricadi ragione 2(α
2−3α). Dunque
• Converge se−1 < 2(α2−3α) < 1
Cioè0 < α < 3
• Diverge se2(α
2−3α) ≥ 1Cioè
α ≤ 0 o α ≥ 3
• E’ indeterminata se2(α
2−3α) ≤ −1cioé per nessun α ∈ R.
Nel caso in cui converge, cioè per 0 < α < 3, possiamo calcolare ilvalore della somma della serie geometrica
∞∑k=0
(2(α
2−3α))k
=1
1− 2(α2−3α)
35
-
7. Vogliamo utilizzare il Criterio del confronto asintotico. Quindi studia-mo
limk→+∞
sin
(1
k3α
)k3/2−2α+β, β > 0
che, ponendo h = 1k
e sviluppando sin(h3α) con la formula di McLaurin,diventa
limh→0+
sin(h3α)
h3/2−2α+β=
= limh→0+
h3α + o(h3α)
h3/2−2α+β= 1
Se 3α = 32− 2α + β, cioè
β = 5α− 32
Quindi, se β > 1, converge, mentre se β ≤ 1 diverge.Possiamo concludere, quindi, che la serie converge se 5α − 3
2> 1, cioé
α > 12, mentre diverge se 5α− 3
2≤ 1, cioé α ≤ 1
2.
8. La serie in questione è una serie geometrica di ragione Q = |x− 1| − 1.Dunque
• Diverge se Q ≥ 1, cioè se x ∈ (−∞,−1) ∪ [3,+∞)• Converge se −1 < Q < 1, cioé se x ∈ (−1, 3) \ {1}• E’ impropria se Q = −1, cioè se x = 1
9. Riscriviamo la serie come segue
∞∑k=0
2k+1
3k+3=
2
33
∞∑k=0
(2
3
)kDunque converge perché è una serie geometrica di ragione minore di 1.Essendo una serie geometrica possiamo anche calcolare la somma:
2
33
∞∑k=0
(2
3
)k=
2
27· 1
1− 2/3=
2
9
36
-
FOGLIO 7
1. Determinare in R tutte le primitive della funzione
g(x) = |x− 1|
Calcolare l’espressione esplicita della funzione integrale
f(x) =
∫ x−1g(t) dt
2. Sia f(x) = cos(1− e−x). Senza calcolare esplicitamente le derivate suc-cessive della funzione, calcolare f (6)(0).
3. Risolvere nel campo complesso l’equazione
z|z|2 − 9iz̄ = 0
4. Stabilire per quali valori del parametro reale α converge la serie
∞∑k=1
(e1/k
2 − 1)k3/2−α
5. Dimostrare che
1
1 + x2= 1− x2 + x4 + o[x5], x→ 0
37
-
SVOLGIMENTO
1. Esplicitando il modulo si ha
g(x) =
{x− 1 se x ≥ 11− x se x < 1
Poiché g è continua in R, tutte e sole le primitive di g differiscono peruna costante arbitraria e sono continue. Esse hanno espressione
G(x) =
{x2
2− x+ c se x ≥ 1
−x22
+ x+ α(c) se x < 1
∀c ∈ R e α(c) tale che G(x) risulti continua in 1, cioè
limx→1−
G(x) = G(1)
che vuol dire
−12
+ 1 + α(c) =1
2− 1 + c
cioè α(c) = c− 1.Quindi tutte le primitive di g(x) in R sono le funzioni
G(x) =
{x2
2− x+ c se x ≥ 1
−x22
+ x+ c− 1 se x < 1
∀c ∈ R.Dal II Teorema fondamentale del calcolo integrale si ha
f(x) = G(x)−G(−1)
Ora G(−1) = −12− 1 + c− 1 = −5
2+ c. Dunque
f(x) = G(x)−G(−1) =
{x2
2− x+ 5
2se x ≥ 1
−x22
+ x− 1 + 52
se x < 1
cioè
f(x) = G(x)−G(−1) =
{x2
2− x+ 5
2se x ≥ 1
−x22
+ x+ 32
se x < 1
38
-
2. Per calcolare f (6)(0) senza calcolare esplicitamente le derivate succes-sive della funzione, l’idea è quella di costruire lo sviluppo di McLaurindi ordine 6 di f(x) e considerare il coefficiente di x
6
6!, che rappresenta
proprio f (6)(0).
Cominciamo, quindi, costruendo lo sviluppo di McLaurin della funzionecos(t).
cos t = 1− t2
2+t4
4!− t
6
6!+ o(t6), t→ 0
Poi
et = 1 + t+t2
2+t3
3!+t4
4!+t5
5!+t6
6!+ o(t6), t→ 0
Quindi
1− e−x = x− x2
2+x3
3!− x
4
4!+x5
5!− x
6
6!+ o(x6)
Ed infine, ponendo t = 1− e−x otteniamo
cos(1− e−x) = 1− 12
[x2 +x4
4+
x6
3!3!+
2
5!x6 − 2
4!x5 +
2
3!x4 − x3+
1
4!x6− 1
3!x5+o(x6)]+
1
4![x4+x6+
1
2x6+
4
3!x6−2x5+o(x6]− 1
6![x6+o(x6)]
Il coefficiente di x6 è
− 12 · 3! · 3!
− 15!− 1
2 · 4!+
1
4!+
1
2 · 4!+
4
4! · 3!− 1
6!=
=1
6!
(− 6!
2 · 3! · 3!− 6!
5!+
6!
4!+
6!
3! · 3!− 1)
=
=1
6!(−10− 6 + 30 + 20− 1) = 33
6!
Dunque possiamo concludere che f (6)(0) = 33.
3. Moltiplicando ambo i membri per z si ha
z2|z|2 − 9i|z|2 = 0
|z|2(z2 − 9i) = 0
z = 0 è una soluzione; ora studiamo
z2 − 9i = 0
39
-
che ha come soluzioni z = 3√i. Le radici di i sono
√i = cos
( π2
+ 2kπ
2
)+ i sin
(π4
+ kπ), k = 0, 1
per k = 0 abbiamo la radice w0 =√22
(1 + i). Per k = 1 abbiamo la
radice w1 = −√22
(1 + i).
Dunque possiamo concludere che le soluzioni dell’equazione sono 3:
• z1 = 0• z2 = 3
√2
2(1 + i)
• z2 = −3√2
2(1 + i)
4. Per risolvere l’esercizio vogliamo sfruttare il seguente limite notevole
limx→0
ex − 1x
= 1
Dunque trasformo la serie data, in questo modo
∞∑k=1
(e1/k
2 − 1)k3/2−α =
=∞∑k=1
e1/k2 − 1
kα−3/2=
=∞∑k=1
e1/k2 − 1
k−2+α+1/2=
=∞∑k=1
e1/k2 − 1
k−2 · kα+1/2
Quest’ultima serie si comporta come
∞∑k=1
1
kα+1/2
perché, come dicevamo all’inizio,
limk→+∞
e1/k2 − 1
1/k2= 1
Ma la serie armonica generalizzata∑∞
k=11
kα+1/2converge per
α+ 1/2 > 1, cioé per α > 1/2. Quindi anche la serie data nell’esercizioconvergerà per α > 1/2.
40
-
5. E’ equivalente dimostrare che
1
1 + x2− 1 + x2 − x4 = o[x5], x→ 0
Ma1
1 + x2− 1 + x2 − x4 = − x
6
1 + x2
Per dimostrare l’uguaglianza dobbiamo quindi verificare che
− x6
1 + x2= o(x5)
cioè
limx→0
− x61+x2
x5= 0
E questo è vero perché
limx→0
− x61+x2
x5= lim
x→0− x
1 + x2= 0
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