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Esploriamo il patrimonio archeologico monumentale del Miglio d’Oro

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Page 1: Esploriamo il patrimonio archeologico monumentale del Miglio d’Oro · 2019. 12. 3. · museo ferroviario di Pietrarsa. Dalla settecentesca chiesa di San Vito, posizionata alle pendici

Esploriamo il patrimonio archeologico monumentale

del Miglio d’Oro

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Miglio d'oro, Miglio d'oro

Cca se 'ncanta tutt'à ggente

Tiene ll'oro overamente

Tiene ll'oro attuorno a tte!

(da Miglio d'oro, parole e musica di Ramir, 1921)

Villa Campolieto9

Maestosità

Natura

Fiume Di Lava, percorso n.915

Spiritualità

Chiesa di San Vito11

Pietrarsa13

Innovazione

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Il progetto si propone di far conoscere il territorio vesuviano attraverso la valorizzazione di un turismo di qualità legato alla storia e alla tradizione di questa terra. La proposta rompe gli schemi rispetto agli itinerari tradizionali che da sempre sono stati proposti in questa zona. L’idea portante è quella di creare un nuovo approccio turistico verso la cultura del luogo attraverso il legame della componente antropologica con quella artistica e naturalistica tipica del territorio.Sono stati, pertanto, tracciati due itinerari distinti tra loro rispetto alla meta ma accomunati da uno stesso concetto di base: “vivere il territorio come parte integrante del paesaggio che lo circonda in quanto esso stesso è identità”. Il primo itinerario “Dalla terra al mare” racconta il Miglio d’Oro attraverso la sua evoluzione storica, artistica ed antropologica e si articola in tre tappe: Chiesa di San Vito, Villa Campolieto e Il museo ferroviario di Pietrarsa.Dalla settecentesca chiesa di San Vito, posizionata alle pendici del Vesuvio, ci muoviamo verso il mare facendo tappa a Villa Campolieto, la cui posizione è emblematica nel percorso proposto. Infatti, la villa possiede due facciate, una anteriore rivolta verso il Vesuvio ed una posteriore che si affaccia sul Golfo di Napoli. Il secondo itinerario “Sentiero=sentire (Fiume di lava)”, consiste invece in un’immersione in natura attraverso un percorso segnato alle pendici del Vesuvio.

Sul modello dell’esperienza vissuta di J. W. Goethe, che l’itinerario ha l’intento di rievocare, viene evidenziata la correlazione tra ambiente e corpo, tra la meraviglia evocata dai luoghi e la percezione del sé, attraverso un percorso guidato: sentiero n.9, propriamente detto “Fiume di lava”. La passeggiata in natura varcherà scorci suggestivi e diversi tra loro. Dalla vegetazione boscosa e dai solchi della friabile terra di montagna, si arriverà ad uno dei paesaggi più peculiari del Vesuvio: Fiume di Lava per l’appunto, un deserto di pietre che evoca un paesaggio lunare. Il sentiero e il cammino si propongono come un’escursione alternativa rispetto a una semplice e inconsapevole passeggiata in natura, divenendo la metafora di un viaggio introspettivo e spirituale.

Il Miglio D’OroIl progetto

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Gli esperti accompagnatori saranno due differenti figure:- Una guida escursionistica per il territorio- Un’artista esperto sui temi del paesaggio e dell’ecologia profonda.Dopo l’immersione nel paesaggio naturale alle pendici del Vesuvio, si parte per il secondo sentiero dalla chiesa di San Vito, luogo scevro di lusso ma pregno di grande spiritualità, per poi arrivare alla massima espressione artistica di una delle maggiori Ville Vesuviane appartenenti al Miglio d’Oro, Villa Campolieto.

Il presente progetto è stato realizzato dagli alunni del triennio dei corsi di grafica e comunicazione ed informatica dell’Istituto “E. Medi” di San Giorgio a Cremano, nell’ambito del progetto “Alla scoperta delle meraviglie del Miglio d’Oro - 10.2.5C-FSEPON-CA-2018-33”, bandito dall’Istituto capofila “ERCOLANO 5 - Iovino - Scotellaro” di Ercolano.In tale ottica la presente brochure rappresenta il prodotto finale del modulo “Esploriamo il patrimonio archeologico monumentale del Miglio d’Oro” a cura dei docenti Prof. Di Gennaro Marco e Prof. Muto Filomena. Per il presente progetto sono stati realizzati altresì i seguenti prodotti:- un sito web (www.migliodoro.altervista.org);- uno spot;- e-book.Visitando il sito web è possibile fruire dei suddetti prodotti multimediali.

Il progetto

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Con il termine “miglio d’oro” si intende quel tratto di strada rettilineo della SS 18 Tirrenia Inferiore che parte dal quarto miglio posto ai piedi della Villa De Bisogno di Casaluce, ubicata sul corso resina a Ercolano in prossimità degli scavi archeologici, fino ad arrivare a Palazzo Vallelonga sito nel comune di Torre del Greco. mandarini, limoni e arance e successivamente per la sfavillante bellezza del complesso architettonico di ville settecentesche nobiliari considerato al tempo unico al mondo . Il percorso collegava idealmente l’area urbana di Napoli, sede principale del regno di Carlo III di Borbone, con l’affascinante e amena area vesuviana, terra ideale ove ubicarvi una residenza estiva del Re. Nei primi anni del suo regno Re Carlo di Borbone, in visita con la sua consorte Maria Amalia di Sassonia presso la Villa del Duca di Elbouef ubicata sulla riviera vesuviana, rimase particolarmente colpito dalla bellezza di Portici, dalle campagne fertili, dall’aria salubre e dal meraviglioso panorama sul golfo di Napoli con vista sulle isole di capri, ischia e procida. Pertanto, nel 1738 il Re decise di edificare la sua reggia estiva, con annesso parco degradante verso i mare, in quello straordinario territorio commissionando la costruzione ad Antonio Canevari architetto di prestigio ritenuto il più idoneo a realizzare l’ambizioso progetto edilizio. La prestigiosa reggia, il fascino degli scavi della citta romana di Herculaneum e la bellezza dei

luoghi spinsero molti nobili napoletani ad edificare lussuose ville e giardini in stile neoclassico e rococò affidando i progetti a famosi architetti tra i quali spiccavano i nomi di Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro e Mario Gioffredo. In seguito alla realizzazione di queste residenze si creò un agglomerato urbano che cresceva vertiginosamente ponendo le proprie basi su salotti aristocratici vissuti all’insegna del lusso, dello sfarzo e della spensieratezza.

Il Miglio D’OroIdentità

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Costruzioni sontuose, decorazioni architettoniche di pregio, ma soprattutto un unico elemento imprescindibile: il giardino.Immancabile all’interno dei giardini delle ville vi era l’effige protettiva anti-Vesuvio di San Gennaro, patrono di Napoli, il quale miracolosamente salvò la città di Portici arrestando il fiume di lava che la stava investendo in occasione dell’eruzione del Vesuvio del 16 dicembre 1631.Molte ville vennero volutamente disposte in successione con affaccio sulla regia strada del miglio e allineate secondo uno schema suggerito dal duca di Caiafa che costituiva un asse ideale che collegava il Vesuvio al mare. Il patrimonio artistico costituito dalle ville vesuviane del XVIII secolo, con la legge n. 578 del 29 luglio 1971, viene tutt’oggi conservato e valorizzato dall’Ente per le Ville Vesuviane.Nel XVI secolo grazie alla bellezza paesaggistica e storico-artistica si sviluppò in Europa il fenomeno del Grand Tour, ovvero viaggi di una elitè di giovani scrittori e poeti del nord Europa che avevano come obiettivo primario il viaggio in Italia. Questi giovani artisti vennero a toccare con mano i resti della cultura classica, ereditata dalla Roma antica, ma anche di Pompei ed Ercolano che erano state recentemente riscoperte.Tra i viaggiatori emerge il nome illustre dello scrittore e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang von Goethe che scelse l’Italia alla scoperta delle sue bellezze storico-artistiche e

naturalistiche ed in particolare Napoli. Qui sostò a lungo affascinato dalla Terra del Sole e dell’equilibrio delle forme, nonché dall’imponente presenza del Vesuvio. Goethe decise di scalarlo fino al cratere perché stregato dalle sue colonne di fumo, dal suolo nero e rovente da lui sentito come la trasposizione terrestre dell’Inferno: “La terribilità contrapposta al bello”.Il declino del Miglio D’Oro coincise con la costruzione nel 1839 della prima linea ferroviaria d’Italia, la Napoli-Portici, che benché portò sviluppo ed industrializzazione di quei luoghi fece svanire l’antico fascino naturalistico e artistico, che aveva da sempre contraddistinto il territorio del Miglio D’Oro.

Identità

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Il Miglio D’Oro

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Villa Campolieto è una delle numerose ville vesuviane sorta lungo il Miglio D’Oro nel nell’attuale comune di Ercolano, su Corso Resina. La villa fu edificata nel 1755 per volontà del Principe Luzio De Sangro, Duca di Casacalenda che affidò il progetto e l’esecuzione dei lavori all’architetto Mario Gioffredo, detto anche il Vitruvio napoletano. Nel 1760 l’architetto, per contrasti sorti la committenza, dovette abbandonare l’opera e fu sostituito dal pittore e architetto italiano Luigi Vanvitelli, considerato uno dei maggiori interpreti del periodo del Rococò, il quale ne diresse i lavori dal 1763 al 1773, anno della sa morte. L’opera fu poi portata a compimento da suo figlio Carlo 1775. Il complesso cominciò a prendere forma intorno ad una pianta quadrangolare ripartita a sua volta in quattro blocchi attigui ad una galleria centrale a croce greca. Ne derivavano due facciate, una anteriore rivolta per l’appunto verso il Vesuvio ed una posteriore affacciata sul Golfo di Napoli. La facciata posteriore, che nell’originario progetto di Gioffredo si sviluppava come un lungo portico coperto e circolare, successivamente assunse la forma ellittica su progetto del Vanvitelli. Tale forma suggerita dal Vanvitelli consentiva un panorama vedutistico e magniloquente con una visione globale dalla campagna al mare. L’androne si estende in profondità verso uno scalone con ingresso ad arco a rampante centrale e gli altri due laterali, l’impostazione tipica dell’architettura vanvitelliana.

Esso dà accesso al piano nobile superiore mediante un atrio impreziosito da stucchi e affreschi valorizzati dalla luce naturale che penetra nella stanza. Le decorazioni realizzate dai pittori Jacopo Cestaro e Fedele Fischetti raffiguravano scenari bucolici che avvolti dalla luce solare fondevano gli interni e gli esterni creavano vedute a prospettiva “infinita”. Era possibile godere di questa suggestiva veduta mediante un portico ellittico (Esedra) a colonne toscane che formava un belvedere coperto terminante su un magnifico affaccio al mare con una fontana inglobata da una scala a forma ellittica che univa il corpo di fabbrica al giardino sottostante. Successivamente a un periodo di abbandono e degrado la Villa Campolieto è stata strappata alla sua età buia, e al suo silenzio, per essere restituita alla cittadinanza in uno stato più che ottimale. Attualmente, oltre ad essere sede di molti centri e attività culturali, è, anche, la sede della Fondazione Ente per le Ville Vesuviane.

Villa CampolietoMaestosità

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La chiesa di San Vito è una piccola chiesa situata nel comune di Ercolano - Località San Vito - sulla strada che da Ercolano porta al Vesuvio.I lavori di costruzione iniziarono nel 1749. La chiesa, in stile Barocco, si compone di un piccolo campanile a pianta rettangolare ed un tempio costruito a pilastri ed archi. La volta è a botte estradossata curva con lastrico in lapillo. Nel 1888 furono effettuate opere di ampliamento. In particolare, la chiesa venne ampliata con la costruzione del nuovo abside e con un braccio di crociera nella parte sinistra. Negli anni successivi furono rifatti l'altare in marmo e il tempio abbellito con decorazioni in stucco ad opera dei maestri stuccatori resinesi. La costruzione della chiesa venne finanziata dalla famiglia del Sacerdote caritatevole Benedetto Cozzolino (Resina , 1757 – Napoli, 1839 ) figura emblematica conosciuta nel mondo come fondatore della prima scuola sperimentale per sordomuti che iniziò la propria opera di accoglienza proprio nella sua casa di Resina. Presso la chiesetta si svolge ad ottobre di ogni anno la celebrazione del "volo degli angeli", durante la quale due ragazzi vestiti da angioletti vengono fatti avanzare con un sistema di carrucole, da opposte direzioni, intonando un inno per la protezione sulla comunità.

San VitoSpiritualità

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Il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa rappresenta un viaggio spazio temporale che permette di ripercorrere un passato ricco di storia ed eccellenze del territorio vesuviano. Il Museo permette, di fatto, di intraprendere un affascinante viaggio nel tempo tra le locomotive e i treni che hanno unito l’Italia dal 1839 ai nostri giorni, in 180 anni di storia delle Ferrovie italiane: dal periodo del Regno dei Borboni, attraverso il Regno d’Italia e fino alla Repubblica. Esso ha sede in Portici nello storico opificio fatto costruire da Ferdinando II di Borbone nel 1840. Nel 1631 la località, anticamente detta Pietra Bianca, fu denominata Pietrarsa in seguito all'eruzione del 1631, quando nello stesso anno, in seguito all’eruzione del vesuvio, la lava del Vesuvio giunse fino alla linea di costa. Le Officine Meccaniche di Pietrarsa sono state il primo opificio italiano specializzato nella costruzione, manutenzione, riparazione di materiale ferroviario. In particolare, anche per la costruzione degli edifici e dei capannoni realizzati in pietra si utilizzarono i più avanzati canoni costruttivi a disposizione come, ad esempio, le grandi capriate in legno a sostegno delle coperture. Il risultato è un'architettura che ha saputo unire estetica e funzionalità. Le Officine di Pietrarsa hanno, senza dubbio, rappresentano un prezioso esempio di architettura industriale della metà dell'Ottocento. La linea Napoli – Portici fu inaugurata da Ferdinando II il 3 ottobre 1839. Lo

stabilimento fu uno degli emblemi del processo di industrializzazione avviato dal sovrano, sulla scia dei successi delle applicazioni della macchina a vapore al settore dei trasporti. Il 18 maggio 1852 viene fusa a Pietrarsa la colossale statua in ghisa di Re Ferdinando II, raffigurato nell'atto di ordinare la fondazione delle officine: è una delle più grandi statue in ghisa fuse in Italia e si trova attualmente nel piazzale antistante il museo. Nel 1853 Pietrarsa, completo di tutti i reparti di lavorazione, con 619 operai, diveniva il primo nucleo industriale della penisola. Con l'unità d'Italia, la fabbrica passò al governo italiano continuando la sua attività di centro di costruzione e riparazione delle grandi locomotive a vapore. Durante il regime mussoliniano, nonostante la dura repressione all'interno della fabbrica, la resistenza al fascismo da parte dei ferrovieri di Pietrarsa, l'ha resa avanguardia del movimento operaio napoletano. Dopo la seconda guerra mondiale, però, la diffusione delle locomotive diesel ed elettriche determinò il declino di Pietrarsa, fini a quando, il 20 dicembre 1975 le Officine cessarono la loro attività con un'ultima riparazione eseguita su una locomotiva - la 640.088. Le Ferrovie decisero, così, di creare a Portici, simbolo della prima ferrovia italiana, e precisamente a Pietrarsa, emblema anche storico di lotte e di conquiste operaie, il Museo Nazionale Ferroviario Italiano, inaugurato nel 1989 in occasione del centocinquantenario delle Ferrovie italiane.

PietrarsaInnovazione

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Il percorso vuole accompagnare il viaggiatore in un cammino attento e consapevole alla ricerca di sensazioni oramai dimenticate. Consente di vivere un’esperienza di “contatto sensoriale ed emotivo” con la natura che evoca e risveglia i canali di percezione spesso poco utilizzati creando grande stupore e coinvolgimento a livello spirituale. Un’oasi sensoriale dove riscoprire i 5 sensi e il rispetto per la natura. Questo breve quanto piacevole itinerario permette di vivere l'emozione di passeggiare su una colata lavica, attorniati da un paesaggio quasi lunare. Il sentiero, ricco di flora e fauna, è un paesaggio luminoso arso di lava del vulcano. L'ambiente naturale che attraversa è caratterizzato dalla presenza di un bosco misto con essenze quali il castagno, il nocciolo, il carpino nero e la roverella. Nel sottobosco si trovano alcuni esemplari di biancospino, di edera e di felce aquilina. Sull’esperienza vissuta da Goethe l’itinerario ha l’intento di correlare ambiente e corpo, tra la meraviglia evocata dai luoghi e la percezione del sé, attraverso un percorso guidato. In particolare Goethe durante il suo soggiorno a Napoli visse un’esperienza molto forte e significativa durante le tre ascensioni al Vesuvio tanto da farne menzione nel suo famoso libro “viaggio in Italia”. Di queste infatti fornisce una descrizione emozionante e suggestiva, l’osservazione del vulcano è scientifica, ma nello stesso tempo il suo sguardo coglie anche gli aspetti umani di vita quotidiana.

Fiume di lava, percorso n.9 Natura

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Caratteristiche del percorso:

- Lunghezza: 1.039 metri a/r- Quota Massima: 568 metri s.l.m.- Tempi di percorrenza: 1 ore a/r- Difficoltà: Bassa- Partenza/Arrivo: Via San Vito (Ercolano)

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