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STUDI DI SPIRITUALITÀA cura dell’Istituto di Spiritualità della Facoltà di Teologiadell’Università Salesiana

23.

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TEOLOGIAE SPIRITUALITÀ

OGGIUn approccio intradisciplinare

Atti del Simposio organizzato dall’Istituto di Teologia spiritualedell’Università Pontificia Salesiana (Roma: 9-10 dicembre 2011)

A cura di JESÚS MANUEL GARCÍA

LAS - ROMA

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Al prof. Don Agostino Favale,primo direttore dell’Istituto di Teologia spirituale

© 2012 by LAS - Libreria Ateneo SalesianoPiazza del l’Ateneo Salesiano, 1 - 00139 ROMATel. 06 87290626 - Fax 06 87290629 - e-mail: [email protected] - http://las.unisal.it

ISBN 978-88-213-0842-0–––––––––––Elaborazione elettronica: LAS Stampa: Tip. Abilgraph - Via P. Ottoboni 11 - Roma

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ELENCO DEI COLLABORATORI

García Jesús Manuel – prof. nella Facoltà di Teologia UPS.Zas Friz De Col Rossano – prof. nell’Università Gregoriana di Roma.Asti Francesco – prof. nella Facoltà teologica dell’Italia meridionale.Borriello Luigi – prof. nella Facoltà teologica «Teresianum».Escudero Antonio – prof. nella Facoltà di Teologia UPS.Carlotti Paolo – prof. nella Facoltà di Teologia UPS.Sala Rossano – prof. nella Facoltà di Teologia UPS.Favale Agostino – docente emerito dell’Istituto di Teologia spirituale

dell’UPS.

COMUNICAZIONI

Belda Manuel – prof. nella Pontificia Università della Santa Croce.Bissoli Cesare – prof. nella FSE dell’UPS.Boracco Pier Luigi – prof. nella Facoltà di Teologia Italia Settentrionale.Maritano Mario – prof. nella Facoltà di Teologia UPS.Nuvoli Ruggero – direttore spirituale nel Seminario Arcivescovile di Bo-

logna.Picca Juan – prof. nell’ISET (Buenos Aires - Argentina).Secondin Bruno – prof. nell’Università Gregoriana di Roma.Torcivia Mario – prof. nello Studio Teologico San Paolo di Catania.

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ABBREVIAZIONI E SIGLE

AAS = Acta Apostolicae Sedis, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vati-cana, 1909ss.

BIS = Bibliographia Internationalis Spiritualitatis, Milano, Ancora, 1969- [Dal 1970 si pubblica a Roma, Edizioni del Teresianum].

CIC = Codex iuris canonici, in AAS 75 II (1983) 5-355DES = Dizionario Enciclopedico di Spiritualità, a cura di E. Ancilli, 3

voll., Roma, Studium, 1992.DIM = Dizionario di Mistica, a cura di L. Borriello et al., Città del Vati-

cano, Libreria Editrice Vaticana, 1998.DSp = Dictionnaire de Spiritualité. Ascétique et mystique. Doctrine et his-

toire, M. Viller (ed.) et al., 19 voll. et des Tables générales, Paris, Beauchesne, 1932-2000.

DoV = Dominum et vivificantem, Enciclica di Giovanni Paolo II sullo Spirito, 18 maggio 1986, in AAS 78 (1986) 809-900.

DTI = Dizionario Teologico Interdisciplinare, a cura di L. Pacomio, 3 voll., Casale Monferrato, Marietti, 1977.

EV = Enchiridion Vaticanum, Bologna, Edizioni Dehoniane, 1967ss.GS = Gaudium et spes, Costituzione pastorale del Concilio Vaticano

II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, 7 dicembre 1965, in AAS 58 (1966) 1025-1120.

LG = Lumen Gentium, Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla Chiesa, 21 novembre 1964, in AAS 57 (1965) 5-75.

NDS = Nuovo Dizionario di Spiritualità, a cura di S. De Fiores - T. Gof-fi, Cinisello Balsamo (MI), Paoline, 1989.

NDT = Nuovo Dizionario di Teologia, a cura di G. Barbaglio - S. Dia-nich (edd.), Cinisello Balsamo, Paoline, 61991.

OT = Optatam totius, Decreto del Concilio Vaticano II sulla formazione sacerdotale, 28 ottobre 1965, in AAS 58 (1966) 713-727.

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8 Abbreviazioni e sigle

PdV = Pastores dabo vobis, Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II sulla formazione dei sacerdoti, 25 marzo 1992, in AAS 84 (1992) 657-804.

PG = Patrologiae cursus completus. Series graeca, a cura di J.-P. Migne, Paris 1857ss.

PL = Patrologiae cursus completus. Series latina, a cura di J.-P. Migne, Paris 1841ss.

PO = «Presbyterorum Ordinis», Decreto sul ministero e la vita dei pre-sbiteri, 7 dicembre 1965, in AAS 58 (1966) 991-1024.

SC = Sacrosanctum Concilium, Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla liturgia, 4 dicembre 1963, in AAS 56 (1964) 97-138.

UR = Unitatis redintegratio, Decreto del Concilio Vaticano II sull’ecu-menismo, 21 novembre 1964, in AAS 57 (1965) 90-112.

VD = Verbum Domini, Esortazione apostolica postsinodale di Benedet-to XVI, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2010.

VS = Veritatis Splendor, Enciclica di Giovanni Paolo II a tutti i vesco-vi della Chiesa Cattolica circa alcune questioni fondamentali dell’insegnamento morale della Chiesa, 6 agosto 1993, in AAS 85 (1993) 1133-1228.

INTRODUZIONE

Il tema proposto in questo volume vuole riprendere una problema-tica presente negli ultimi convegni programmati, in ambito italiano, sull’identità della teologia spirituale oggi.1 Nelle relazioni e nel suc-

1 Cito alcuni seminari di studio, tra quelli che considero più significativi, dagli anni ’90 in poi, sull’argomento della epistemologia della teologia spirituale: M. Gioia (ed.), La Teologia spirituale. Temi e problemi. In dialogo con Charles-André Bernard, Seminario interdisciplinare organizzato dalla Sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, 1-2 maggio 1990, «Saggi» 29, Roma, AVE, 1991; Ch.-A. Bernard (ed.), La Spiritualità come teologia, Simposio organizzato dall’Istituto di Spiritualità dell’Università Gregoriana, Roma, 25-28 aprile 1991, Cinisello Balsamo, Paoline, 1993; La teologia spirituale, Atti del Con-gresso internazionale OCD (Roma 24-29 aprile 2000), Roma, Teresianum/OCD, 2001; Sentieri illuminati dallo Spirito, Atti del Congresso internazionale di mistica, Abbazia di Münsterschwarzach, OCD, Roma, 2006; M.G. Muzj (ed.), Teologia e mistica in dialogo con le scienze umane, Primo Convegno Internazionale Charles André Bernard, San Paolo, Milano, 2008; P. Martinelli (ed.), Esperienza Teologia e Spiritualità, Relazioni al Seminario di studio sulla teologia spirituale promosso dall’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum di Roma e dalla Philosophisch-Theologische Hochschule di Münster, in «Italia fran-cescana. Supplemento» (2009) 3, numero monografico; La spiritualità in Italia. Il suo studio e il suo insegnamento, Atti del Convegno tenuto alla Facoltà Teologica di Milano (15-16 settembre 2009), in «Teologia» 35 (2010) numero monografico; M. Szentmártoni - F. Pieri (edd.), Spiritualità e teologia, Simposio in occasione del 50° anniversario dell’Istituto di spiritualità della Pontificia Università Gregoriana (1958-2008), Roma, GBP, 2010; R. Gerardi (ed.), Insegnare la prassi cristiana. Percorsi di Teologia morale, spirituale, pastorale, Atti del IV Seminario di Studio per Responsabili e Docenti degli Istituti collegati alla Facoltà di S. Teologia della Pon-tificia Università Lateranense (Roma, 15-17 settembre 2010), in «Lateranum» 77 (2011) 1, numero monografico; P. Martinelli, La teologia spirituale oggi. Identità e missione, [Atti della giornata di studio, in occasione dei 40 anni di attività dell’Isti-tuto francescano di spiritualità], Bologna, Dehoniane, 2012.

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10 Jesús Manuel García

cessivo dibattito al Convegno tenutosi presso la Facoltà teologica di Milano, nei giorni 15 e 16 settembre del 2009, con la partecipazione di una quarantina di docenti di spiritualità, rappresentanti delle varie istituzioni teologiche italiane, circa lo studio e l’insegnamento della spi-ritualità in Italia, si è sentita la necessità di elaborare una riflessione chiara e sistematica sul tema irrinunciabile dell’esperienza cristiana e di una ripresa della questione epistemologica.2

La problematica non è nuova. Una battuta di Giovanni Moioli († 1984),3 ricordata anche durante il seminario, ci introduce subito nell’argomento: «Continuo a fare il corso di teologia spirituale, ma sa-rei disposto a vederlo scomparire, qualora il tema del vissuto spirituale della fede cristiana e la sua comprensione teologica diventasse una co-stante di tutta la teologia». Ancora oggi, a mio avviso, in quest’espres-sione si nasconde la questione a cui vorremmo dare risposta in queste pagine. Si tratta anzitutto di approfondire il significato e le modalità della comprensione teologica dell’esperienza cristiana, nel complesso delle discipline teologiche che fanno dell’esperienza uno dei campi privilegiati della loro ricerca, e di comprovare poi se le diverse disci-pline, radicate nella ricchezza inesauribile di dati e fonti della nostra tradizione, riescano ad interloquire tra di loro per rispondere meglio alle domande della cultura contemporanea.

Per evitare equivoci, ed entrare subito in argomento, mi permetto di ricordare tre premesse di carattere generale:

Bisogna distinguere i diversi livelli di riflessione sulla spiritualità. Infatti, un problema ricorrente è la relazione tra la spiritualità vissu-ta e la sua riflessione critica. Il presente volume si colloca in questo

2 Editoriale, in La spiritualità in Italia. Il suo studio e il suo insegnamento, in «Teologia» 35 (2010) 6-7.

3 È in programma un Incontro dei docenti di Spiritualità (14 settembre 2012) su: La teologia spirituale dopo Giovanni Moioli: bilanci e prospettive. «Don Giovanni Moioli è scomparso ormai da 28 anni; la sua proposta non è mai arrivata ad una definizione completa e organica, benché le basi che sono state poste siano più che sufficienti per comprendere il suo progetto, ed anche i suoi limiti. Intanto, altre proposte sono emerse, e soprattutto è andato mutando il quadro generale del modo di intendere il fenomeno “spiritualità”»: dai Materiali per una discussione in vista dell’Incontro dei docenti di spiritualità dell’Italia Settentrionale - Milano, 14 settem-bre 2012.

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Introduzione 11

secondo livello, cioè nella riflessione critica sulla “personalizzazione della vita nello Spirito”. Tuttavia converrà non dimenticare che, se certamente non esiste dubbio sul fatto che vivere la vita spirituale ha una priorità ontologica ed esistenziale sullo studio della stessa,4 è an-che vero che la ricerca e lo studio nell’ambito della teologia spirituale è autocoinvolgente e quindi ha il suo riverbero sulla stessa spiritualità vissuta. Anzi lo studio della spiritualità è parte essenziale della mede-sima spiritualità vissuta.

La seconda preoccupazione è quella di delimitare il campo di stu-dio, nel contesto di un mutato quadro storico culturale,5 e di fronte ad un riemergere della cosiddetta nuova domanda di spiritualità la quale, al di là delle forme, rimane istanza fondamentale della cultura contemporanea. A tale scopo, basterebbe entrare in una libreria, per capire il forte aumento di pubblicazioni nell’ambito della spiritualità. Questo fatto può portare alla luce la posizione ambivalente in cui si trova oggi la disciplina che studia la spiritualità.6 Da una parte, essa ha una lunga storia: la riflessione infatti sulla spiritualità vissuta risale ai primi secoli del cristianesimo. D’altra parte, da un semplice sguar-do ai libri che si presentano con la nota «spiritualità», si può capire quanto l’oggetto di studio della spiritualità si sia espanso e così radi-calmente separato dal suo contesto originario, da creare difficoltà nel definire l’oggetto formale della scienza che studia la spiritualità. Con-verrà quindi precisare subito che l’oggetto formale del nostro studio è la spiritualità cristiana in quanto scienza, o meglio, come diremo di seguito, l’esperienza spirituale cristiana in quanto disciplina teologi-ca. Questo oggetto formale, comune alle varie discipline teologiche, come deve essere definito oggi? Che rapporto stabilire tra la teologia spirituale e le altre discipline?

4 Cf. S. Schneiders, Spirituality as an academic discipline, in «Christian Spiri-tuality Bulletin» 1 (1993) 2, 11-12.

5 Si veda la pubblicazione di Rossano Zas Friz De Col, Teologia della Vita cristiana. Contemplazione, vissuto teologale e trasformazione interiore, Cinisello Bal-samo, San Paolo, 2010, 9-38. Nel primo capitolo «Il contesto socio-religioso post-cristiano. La globalizzazione dell’individualismo», il teologo gesuita presenta una sintesi personale e originale della situazione attuale.

6 Si veda la recente pubblicazione di B. Secondin, Inquieti desideri di spiritua-lità. Esperienze, linguaggi, stile, Bologna, EDB, 2012.

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12 Jesús Manuel García

Un ulteriore elemento di cui conviene tenere conto è la delimita-zione della nostra riflessione in ambito italiano. Agire diversamente, significherebbe rimanere nell’universale astratto. Diventa difficile ca-pire il vissuto cristiano se esso non viene presentato nel contesto delle problematiche concrete di una specifica cultura o regione ecclesiale.

Fatte le premesse, che ci hanno permesso di circoscrivere l’oggetto di studio, presento i nodi fondamentali del problema che vogliamo affrontare in questo volume.

Malgrado le diverse accentuazioni, credo sia ormai pacifico, nella riflessione teologica odierna, il rapporto inscindibile tra l’evento della rivelazione (fides quae) e la mediazione pratica della fede, personale ed ecclesiale (fides qua). Volendo esprimerci, rispettando il lungo, lento e travagliato percorso del costituirsi della teologia spirituale come scien-za teologica nei confronti prima della cosiddetta «teologia scolastica» e, più recentemente, in contrasto con la teologia dogmatica e con la teologia morale, possiamo imparare dalla storia che dobbiamo evitare la separazione tra «teologia della rivelazione» e «teologia pratica della fede», tra il dato rivelato e l’appropriazione di esso da parte del sog-getto credente, perché l’intera teologia è derivazione e partecipazione della divina Sapienza.7

La missione quindi del teologo, speculativo e pratico, è quella di trasmettere questa sapienza, e sua condizione soggettiva è quella di “contemplare le cose celesti” (conversatio in caelis), per cui sono pos-sibili la participatio aeternitatis e la illuminatio per il magistero. La lezione del grande teologo “speculativo” san Tommaso, è più che mai attuale oggi. Tommaso infatti rimane fedele sulla strada della “con-templazione”, fino alla vigilia della sua morte, quando a Reginaldo, che lo sollecitava a terminare la Summa Theologiae, ripeteva: «Raynal-de, non possum [...] non possum quia omnia quae scripsi videntur mihi paleae respectu eorum quae vidi et revelata sunt mihi».8 Quindi l’oriz-zonte ultimo della più alta speculazione teologica per san Tommaso

7 Cf. M.-D. Chenu, La teologia come scienza nel XIII secolo, Milano, Jaca Book, 139.

8 Sono le parole riferite da Bartolomeo di Capua: Processus canonisationis S. Thomae, Neapoli, c. 79, 376.

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Introduzione 13

è legato all’ideale di una vita mistica.9 Contemplazione e teologia ri-mangono per san Tommaso, sia pure coi loro dislivelli epistemologici, in omogeneità continua.

Dello stesso san Francesco si dice che «non aveva primariamente un’idea di Dio, ma un’esperienza, e se dimostra di averne anche una, certamente l’aveva soprattutto sulla base di un’esperienza. Una tale esperienza è anzitutto relativa allo Spirito: si tratta di quell’avere “lo Spirito del Signore” […] che trasforma i nostri occhi in occhi spiri-tuali, capaci di “vedere e credere”, e dunque riconoscere che tutto “de Te, Altissimo, porta significatione”».10

La teologia quindi che parla di Dio e avvicina a Lui deve essere, per restare fedele al proprio oggetto, non solo una conoscenza ma anche e soprattutto una esperienza di Dio11 perché, come ci ricorda sant’I-gnazio, «non è l’abbondanza del sapere che sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose internamente».12 Oppure, parafrasando Divo Barsotti, per conoscere l’Unità del Mistero divino è necessario per l’uomo esservi immerso. Una teologia che non fosse “spirituale”, cioè che non ci aiutasse a contemplare l’invisibile, non sarebbe più vera, nel senso evangelico del termine.

All’interno di quest’unicità della fede, il rapporto tra fides quae e fides qua va tenuto in costante tensione dialettica, non contrapponen-do i poli, ma permettendo la sua complementarità: interazione vicen-devole tra dottrina e vissuto; tra considerazione teologica del vissuto cristiano e riflessione critica sulla dottrina pratica della fede. La con-

9 Cf. M.-D. Chenu, La teologia è una scienza?, Catania, Paoline, 1958, 41.10 Paolo Martinelli nel volume La teologia spirituale oggi. Identità e missione,

Bologna, Dehoniane, 2012, cita C. Vaiani, Teologia e fonti francescane. Indicazioni di metodo, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 2006, 65-66.

11 In questo senso Benedetto XVI afferma: «I santi sono gli autentici interpre-ti della Sacra Scrittura. Il significato di un’espressione si rende comprensibile in modo più chiaro proprio nelle persone che sono state completamente conquista-te e l’hanno realizzata nella propria vita. L’interpretazione della Scrittura non può essere una faccenda puramente accademica e non può essere relegata nell’ambito esclusivamente storico. La Scrittura porta in ogni suo passo un potenziale di futuro che si chiude solo quando le sue parole vengono vissute e sofferte fino in fondo»: J. Ratzinger/Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, Milano, Rizzoli, 2007, 102.

12 Ignazio Di Loyola, Esercizi spirituali, Roma, Civiltà Cattolica, 2006, 2.

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14 Jesús Manuel García

cezione dottrinale della rivelazione non può ignorare infatti l’atten-zione alle forme della sua appropriazione pratica e alla sua dimensione storica. Senza la dimensione della fede vissuta non c’è una completa e piena comprensione della rivelazione di Dio, in Cristo, nello Spirito. È dunque fondamentale che la necessaria distinzione funzionale, in vista dell’insegnamento della teologia, rispetti questa tensione verso l’unicità della fede, oppure, secondo l’espressione del Moioli, verso l’esperienza dell’accesso alla Verità.13

A questo punto diventerà fondamentale lo studio dell’esperienza spirituale in ambito interdisciplinare.14 L’interdisciplinarità, meglio sarebbe dire, nel nostro caso, l’intradisciplinarità,15 dovrà riguardare

13 Sono queste alcune delle idee che stanno alla base della riflessione teologica del Moioli. Cf. G. Moioli, Il problema della teologia spirituale, in «Scuola Cattolica. Supplemento» 94 (1966) *1-*26; Id., Teologia spirituale, in DTI, 36-66. Per un giu-dizio sull’opera di Moioli si veda G. Colombo, La lezione di un teologo. Giovanni Moioli (1931-1984), in «Teologia» 10 (1985) 1, 3-15. Alla fine dell’articolo c’è tutta la bibliografia di Moioli, in ordine cronologico, a cura di Franco Gallivanone ( 15-22). Per un aggiornamento sulla figura di Moioli si veda G. Como (ed.), Giovanni Moioli. Profilo di un uomo spirituale, Milano, Ancora, 2010.

14 L’interdisciplinarità è comunemente intesa dai ricercatori come un approccio “orizzontale” tra discipline che permette una comprensione più adeguata di un dato oggetto il cui studio, per la sua complessità, difficilmente potrebbe essere colto con un singolo metodo disciplinare. L’interdisciplinarità presuppone una certa integra-zione del diverso sapere, delle procedure e dell’elaborazione di un linguaggio, che permette gli scambi concettuali e metodologici. In altri termini l’interdisciplinarità può essere definita come unitarietà del sapere attraverso la trasversalità delle compe-tenze. Cf. S. Rondinara, Dalla interdisciplinarità alla transdisciplinarità. Metodolo-gia della ricerca multidisciplinare, interdisciplinare, transdisciplinare, in M. Bay - M. Toso (edd.), Questioni di metodologia della ricerca nelle scienze umane. Paradigmi, esperienze, prospettive, Roma, LAS, 2009, 69-70.

15 «La transdisciplinarità – di cui oggi sempre più spesso si parla, in particola-re come via più efficace dell’interdisciplinarità per superare il riduzionismo dello scientismo empirista – è di casa nelle Università ecclesiastiche, specie nelle Facoltà teologiche. Infatti, in queste, dato l’orizzonte sapienziale della Rivelazione di cui usufruiscono, si vive uno spazio di sapere e di senso superiore a quello delle singole scienze umane»: M. Toso, Prefazione, in Bay - Toso (edd.), Questioni di metodolo-gia, 18. «La transdisciplinarità viene concepita come lo stadio più elevato di inte-grazione tra discipline in cui le relazioni avrebbero luogo all’interno di un sistema senza frontiere stabili tra le materie stesse. Essa dà luogo ad un orizzonte unitario partecipato e mette in opera una assiomatica comune ad un sistema di discipline.

Introduzione 15

non soltanto la ratio delle diverse discipline teologiche ma soprattutto la “mente” del docente di teologia. Infatti anche il teologo corre il ri-schio di non alzare lo sguardo al di là delle frontiere della sua specifica disciplina e di interrogarsi sulla propria identità: in che cosa il suo modo di fare può essere qualificato come teologico? Qual è il princi-pio di unificazione del suo lavoro?16

Proponiamo quindi l’istanza di rivolgere la riflessione critica verso il vissuto spirituale cristiano in quanto dimensione trasversale di tutta la riflessione teologica, «punto di vista sintetico» (Moioli), o «punto critico per la teologia dogmatica» (Theobald)17 o, ancora, come suo «orizzonte ultimo»,18 a condizione che la fede sia pensata non solo come fides quae ma anche come fides qua anzi, meglio ancora, come esperienza cristiana.19

All’interno di questo quadro di riferimento, la teologia spirituale, fedele allo sviluppo del suo specifico carattere esperienziale e mistico, in forza del quale si differenza sia dalla teologia sistematica sia dalla teologia morale, è chiamata a fondare il suo credo in riferimento alla propria esperienza, fecondando lo stesso rinnovamento teologico e contribuendo efficacemente allo sviluppo delle funzioni proprie della

Si tratta quindi di una integrazione globale all’interno di un sistema. La categoria fondamentale operante in questa prospettiva è quella di integrazione»: Rondinara, Dalla interdisciplinarità alla transdisciplinarità, in Bay - Toso (edd.), Questioni di metodologia, 72.

16 Cf. Ch. Theobald, Il cristianesimo come stile. Un modo di fare teologia nella postmodernità. 1, Bologna, EDB, 2009, 357.

17 Si veda il capitolo «La “teologia spirituale”, punto critico per la teologia dog-matica» della pubblicazione di Theobald Il cristianesimo come stile, 334-355.

18 «Abbiamo creduto all’amore di Dio – così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. Nel suo Vangelo Gio-vanni ha espresso quest’avvenimento con le seguenti parole: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui... abbia la vita eterna” (3,16)»: Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est [25.12.2005], 1, in EV 23, 1539.

19 Cf. G. Moioli, Dimensione esperienziale della spiritualità, in B. Calati - B. Secondin - T.P. Zecca (edd.), Spiritualità. Fisionomia e compiti, Roma, LAS, 1981, 45-62.

16 Jesús Manuel García

teologia sistematica. Una teologia spirituale, inoltre, che non sia sol-tanto «accademica», sensibile dunque alle grandi strutture della vita nello spirito, ma anche sappia rispondere ai bisogni dell’uomo mo-derno.20 La funzione quindi della teologia spirituale, all’interno della teologia, è quella di riflettere sull’appropriazione che l’uomo fa del dato rivelato («vissuto cristiano»), al fine di indicare la strada per arri-vare all’esperienza del Mistero («mistagogia»), spiegato dalla teologia. In realtà questa preoccupazione non è di oggi, ma è stata sempre pre-sente nella storia della spiritualità. In questo senso, il progetto di te-ologia spirituale non dovrà scoprire, ma ricuperare la dimensione del vissuto esperienziale della fede cristiana per essere fedele a se stessa.

Nel proporre la riflessione critica sul vissuto cristiano come dimen-sione o qualità trasversale della teologia, si dovranno evitare due ri-schi: il primo, quello di enfatizzare l’insegnamento della teologia spi-rituale facendola diventare “autoreferenziale”, disattendendo quindi la necessaria interazione e reciprocità tra la dimensione pratica della teologia spirituale e quella fondante della teologia sistematica; secon-do, di emarginare la teologia spirituale, sia sotto il profilo della sua legittimità teorica, sia sotto quello della sua proposta accademica.21

Le pagine di questo volume rispondono alle istanze appena accen-nate sopra. Anzitutto, nella prima parte, i teologi della spiritualità (J.M. García, dell’Università Pontificia Salesiana; F. Asti, della Pon-tificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale; R. Zas Friz De Col, della Pontificia Università Gregoriana; L. Borriello, della Facoltà Teo-logica “Teresianum” e Promotore Generale della Fede, nella CCS) tentano di dare una risposta alla domanda: Quale teologia spirituale? Per affrontare la questione, i quattro teologi approfondiscono il rap-porto tra spiritualità-mistica e santità; ossia tra teologia del vissuto cristiano, teologia della vita mistica e santità come teologia.22 Un esempio concreto della santità come luogo teologico viene proposto dal prof. Agostino Favale.

20 Cf. Ch. Theobald, Il cristianesimo come stile, 352.21 Cf. C. Stercal et al., La collocazione della spiritualità nell’assetto complesso

della teologia, in «Teologia» 35 (2010) 45-86. 22 H.U. von Balthasar, Teologia e santità, in Verbum Caro, Brescia, Morcellia-

na, 41985, 200-229; F.M. Léthel, Connaître l’amour du Christ qui surpasse toute

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Introduzione 17

Nonostante le evidenti convergenze tra i teologi della spiritualità (teologia spirituale intesa all’interno della teologia; oggetto della teo-logia spirituale recepito come fatto cristiano in quanto vissuto cristia-no; suo metodo integrale o interdisciplinare; necessità di un dialogo con le scienze umane, ecc.), le pubblicazioni sui recenti sviluppi della teologia spirituale23 suscitano alcuni punti interrogativi che meritano la nostra riflessione. Elenco alcuni di essi:

– Ammessa la pacifica accettazione dell’unità tra teologia e spiri-tualità e il nesso tra teologia e esperienza spirituale, ci domandiamo: un progetto di teologia spirituale trova nel vissuto cristiano la sua nota identitaria oppure conviene far confluire la riflessione esperien-ziale sulla vita cristiana in un progetto di teologia mistica?

– Consideriamo l’esperienza mistica come un particolare vissuto dell’esperienza cristiana, con le sue caratteristiche specifiche (passività attiva, unificazione, semplificazione, particolare tipo di conoscenza…) e quindi pensiamo al trattato di teologia dell’esperienza spirituale cri-stiana mistica in linea di continuità con la teologia dell’esperienza spirituale oppure, considerando la vita cristiana come vita mistica, pensiamo piuttosto alla costruzione di un progetto di teologia mistica in discontinuità con il progetto di teologia spirituale? 24

connaissance. La théologie des saints, Venasque, Éditions du Carmel, 1989; D. Sor-rentino, Teresa di Lisieux dottore della chiesa. Verso la riscoperta di una teologia sa-pienziale, in «Asprenas» 44 (1997) 483-514; G. Lombarda, La santità vissuta come «locus theologicus», Milano, Glossa, 2006; R. García Mateo, La espiritualidad en el estudio de la teología, in «Gregorianum» 90 (2009) 3, 586-591: «Dios, sujeto de la teología; los Santos, sus mejores intérpretes».

23 Si vedano i capitoli II e III della recente pubblicazione di R. Zas Friz De Col, Teologia della Vita cristiana. Contemplazione, vissuto teologale e trasformazione interiore, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2010; Id., Identità e missione della teologia spirituale: bilancio e prospettive dal Vaticano II a oggi, in Martinelli, La teologia spirituale oggi, 15-52.

24 Di speciale interesse, per la sua originalità, è la proposta di Zas Friz de Col il quale, sulla rilettura fatta di alcuni autori come lo pseudo Dionigi, Gerson, Gio-vanni della Croce, Mouroux, Chalmers, Lonergan, Borriello, Asti ed alcuni teologi della morale (Bastianel, Molinaro e Majorano), propone quattro livelli per armoniz-zare il momento del vissuto e quello sistematico a partire dall’esperienza: il primo li-vello fenomenico/acategoriale corrisponde all’esperienza trascendentale; il secondo livello, quello della consapevolezza o livello fenomenologico/ermeneutico è il livello

Estratto della pubblicazione

18 Jesús Manuel García

– Ci domandiamo: il progetto di teologia spirituale non dovrebbe lasciare da parte una serie di temi teologici, studiati tanto dalla dog-matica quanto dalla morale, e concentrarsi sulla dimensione mistica della vita cristiana, tracciando, a partire da essa, il cammino spirituale che culmina nell’unione con Dio, come propongono i mistici? Se-guendo questa ipotesi, ha senso distinguere «spiritualità» da «mistica», «teologia spirituale» da «teologia mistica»? In altre parole, riorganiz-ziamo i contenuti della teologia spirituale sulla base dell’esperienza mistica,25 oppure organizziamo il progetto di teologia spirituale sulla base del vissuto cristiano che ha nel vissuto dell’esperienza mistica il suo punto culminante, con le caratteristiche proprie della fenomeno-logia mistica?

– La convinzione, almeno come ipotesi, che il vissuto di santità, nel quale ciò che conta è l’esperienza del Mistero ottenuta non sol-tanto con la conoscenza razionale, ma soprattutto con l’affettività e l’amore, diventa luogo privilegiato per fare scienza teologica, e coin-cide poi con l’incidenza reale che ha la «teologia vissuta dei santi» nell’elaborazione della riflessione teologica?

Questo volume vuole essere un contributo nella ricerca di risposta a questi interrogativi.

Nella seconda parte del volume, la nostra preoccupazione è quella di interrogarci sulla qualità spirituale dell’insegnamento teologico. Al centro quindi della discussione si pone la questione dell’interdiscipli-narità anzi, meglio ancora, della intradisciplinarità perché si tratta di un dialogo all’interno sempre dell’area teologica.

del racconto dell’esperienza; il terzo livello riflessivo corrisponde alla tematizzazione critica; il quarto livello appartiene alla morale, e cioè, il momento della scelta, della libertà e della responsabilità. Questo approccio unitario all’esperienza cristiana si configura metodologicamente come diverso da quello della teologia sistematica. Cf. R. Zas Friz De Col, La collocazione della spiritualità nell’assetto complessivo della teologia, in «Teologia» 35 (2010) 83-84; Id., Identità e missione, in Martinelli, La teologia spirituale oggi, 15-52.

25 Questa è la proposta, ad esempio, di C. García, La teología espiritual. Auto-nomía e interdisciplinariedad in La teologia spirituale 466-479; Id., Mística, miste-rio y teología. Historiografía y criteriología de la mística, edizione extracommerciale, Burgos, Facultad de teología del norte de España. Sede de Burgos, 2004. Su questa linea, a mio avviso, si incamminano anche i lavori di Zas Friz e di Asti.

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