età dei flavi

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CAPITOLO 7 Il contesto storico-culturale CAPITOLO 8 Plinio il Vecchio CAPITOLO 9 Quintiliano CAPITOLO 10 Stazio CAPITOLO 11 Marziale MODULO 2

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Page 1: età dei flavi

◆ CAPITOLO7 Ilcontestostorico-culturale

◆ CAPITOLO8 PlinioilVecchio

◆ CAPITOLO9 Quintiliano

◆ CAPITOLO10 Stazio

◆ CAPITOLO11 Marziale

MODULO 2

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L’etàdeiFlavi(68-96d.C.)

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CAP ITOLO

Cosasiintendeper«anarchiamilitare»?Tra la fine del regno di Nerone e l’inizio della dinastia flavia va collocato un periodo di instabilità po-litica in cui furono le legioni militari stabilite in provincia a proclamare imperatore un generale o un capo militare. Così tra il 68 d.C. e il 69 d.C. (detto infatti «l’anno dei quattro imperatori») si successero al trono, nell’arco di un tempo ridottissimo, Galba, Otone, Vitellio e, infine, Tito Flavio Vespasiano.

QualifuronolecaratteristichedelprincipatodiVespasiano?Alla fine del 69 d.C. il generale Vespasiano venne proclamato dalle legioni imperatore e promosse una politica di risanamento istituzionale e amministrativo necessaria dopo le grandi agitazioni che si erano sollevate durante il periodo dell’anarchia militare: venne infatti promulgata la lex de imperio Ve-spasiani che affidava ufficialmente al nuovo imperatore il pieno potere di azione politica al di sopra, ad esempio, delle decisioni prese dal senato e dai comizi. Vespasiano favorì, inoltre, un processo di ristrutturazione dell’apparato finanziario che si rivelò di grande efficacia e si dedicò all’amministrazio-ne delle province incrementando maggiormente le concessioni della cittadinanza romana.

AcosamiravailprogrammapoliticodiTito?Fu lo stesso Vespasiano, divenuto imperatore, ad attribuire gradualmente titoli e poteri straordinari al figlio Tito così che, alla sua morte (79 d.C.), il figlio poté prendere facilmente il posto del padre. La politica di Tito non si discostò da quella paterna e fu ispirata al consolidamento della pace e del be-nessere dell’impero. Il giudizio dei posteri fu molto positivo: Svetonio, ad esempio, definì Tito amor ac deliciae generis humani («amore e delizia del genere umano», Vita di Tito 1,1). Alla sua morte, avvenuta nell’81 d.C., seguì il principato del fratello Domiziano.

Qualitrasformazionisiebberoconl’ascesaalpoterediDomiziano?Figlio di Vespasiano e fratello di Tito, Domiziano coltivò un disegno politico opposto rispetto a quello degli altri membri della dinastia flavia; con il suo governo fortemente autocratico si generò una forte chiusura verso il senato e le altre magistrature e un ritorno a forme di divinizzazione della figura dell’im-peratore, visto come dominus ac deus. Si risvegliò un clima generale di terrore che si concluse nel 96 d.C., quando una congiura tramata dagli oppositori di Domiziano pose definitivamente fine al suo regno.

Comefucondottalapoliticaesteradurantel’etàdeiFlavi?Nell’ambito della politica estera va ricordata la guerra giudaica, le cui vicende ci sono narrate in lingua greca dallo storico Giuseppe Flavio (I sec. d.C.): la guerra si concluse nel 70 d.C. con l’espugnazione di Gerusalemme e la distruzione del Tempio per opera di Tito, evento che diede inizio alla diaspora ebraica. Domiziano, inoltre, intraprese una campagna contro i Britanni che si concluse nell’84 d.C. con la sottomissione della Britannia grazie all’azione del generale Agricola, di cui Tacito scrisse una biografia. Contro i Daci, invece, guidati dal re Decebalo, Domiziano subì gravi sconfitte e fu costretto a firmare un trattato di pace (89 d.C.) con cui si impegnava a pagare loro un sussidio annuo.

Le vicende politiche: l’anarchia militare e la dinastia dei Flavi

Ilcontestostorico-culturale7

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L’etàdeiFlavi

Qualefuilrapportotral’intellettualeeilpoteredurantel’etàdeiFlavi?Va detto che gli imperatori della dinastia flavia, nell’ambito della politica culturale, seguirono quel-l’orientamento conciliante che aveva guidato le scelte di Augusto: pertanto essi si adoperarono per ottenere un impegno propagandistico da parte della classe intellettuale, dal quale sarebbe derivato un più ampio appoggio dei diversi strati sociali. Nonostante tali sollecitazioni, è possibile registrare per questo periodo l’incremento di una letteratura tendenzialmente disimpegnata e apolitica, lontana dal farsi portavoce delle istanze della casa imperiale.

Aqualiimportantitrasformazionifuronosoggettil’istruzioneel’apparatoscolasticonell’etàdeiFlavi?

Uno dei fenomeni culturali di grande portata che si realizzò durante l’età dei Flavi fu l’istituzione di cattedre finanziate dallo Stato: ciò incentivò l’interesse verso gli studi e, allo stesso tempo, rese la posizione degli insegnanti maggiormente dipendente dal mondo del potere.

Aqualicaratteristichevollerichiamarsilaletteraturadietàflavia?Se nell’età giulio-claudia si era registrato un notevole impulso di sperimentazione volto a sovvertire i canoni estetici e stilistici tradizionali, nella letteratura di età flavia è possibile assistere, invece, alla rinascita del classicismo, alla predilezione per forme stilistiche sobrie ed equilibrate, al richiamo agli incomparabili modelli della letteratura augustea.

Qualiimportantioperearchitettonichefuronocostruitedurantel’etàdeiFlavi?Gli imperatori della casa flavia si impegnarono nel potenziamento dell’assetto urbanistico, a Roma come nelle province, incentivando il sorgere sia di strutture di comune utilità (acquedotti, granai etc.), che di edifici monumentali e grandiosi. A questo periodo, ad esempio, risale la costruzione del famo-so Anfiteatro flavio, o Colosseo, edificato per volontà dell’imperatore Vespasiano, ma completato solo nell’80 d.C. sotto l’imperatore Tito. Fu, invece, l’imperatore Domiziano a erigere il celebre Arco di Tito nel 90 d.C., dedicato al fratello per ricordarne la vittoria nella guerra giudaica.

Perchégliimperatoridelladinastiaflaviarivelaronounaforteavversioneneiconfrontideifilosofi?

Nel generale clima di appoggio e collaborazione che gli imperatori flavi manifestarono verso il mon-do intellettuale va notata una strana eccezione: tutti, infatti, beneficiarono della benevolenza da loro accordata eccetto i filosofi. Per spiegare le cause di questo fenomeno bisognerà ricordare quanto era avvenuto nell’età precedente: lo stoicismo, infatti, aveva costituito lo strumento ideologico dell’op-posizione degli intellettuali al dispotismo di età giulio-claudia. I nuovi imperatori, così, adottarono delle misure di cautela per schivare la genesi di «scomode» forme di dissenso attraverso l’espulsione dei filosofi, la prima avvenuta nel 74 d.C. per opera di Vespasiano, e successivamente nell’89 e nel 95 d.C. per opera di Domiziano.Inoltre circolava l’idea che alla filosofia fosse stato da sempre accordato un primato che non aveva motivo di essere: Plinio il Vecchio, ad esempio, negò a tale disciplina quell’efficienza pragmatica che solo lo studio delle scienze poteva offrire, mentre Quintiliano respinse l’idea della superiorità della filosofia conferendo maggiore importanza alla retorica, essenziale nella formazione dell’individuo.

Le trasformazioni culturali: un ritorno all’età augustea?

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CAP ITOLO

CosasappiamodellavitadiPlinioilVecchio?Le principali notizie sulla vita di Gaio Plinio Secondo, detto il Vecchio, ci sono fornite, oltreché dalla sua stessa opera, la Naturalis historia, dal nipote Plinio il Giovane, che in varie epistole ricorda lo zio e le circostanze della sua morte, fornendo anche un interessante catalogo delle opere, la maggior parte delle quali ci sono giunte solo in forma di scarsi frammenti.Sappiamo che egli nacque a Como nel 23 o 24 d.C. e che apparteneva a una famiglia di rango eque-stre: fin da giovane si dedicò alla carriera militare, partecipò alle guerre contro i Germani, di cui fornì poi un resoconto nell’opera Bella Germaniae, e ricoprì vari incarichi pubblici durante il principato di Vespasiano.

QualetragicoeventoprovocòlamortediPlinioilVecchio?Plinio il Vecchio trovò la morte nel 79 d.C. in occasione della tragica eruzione del Vesuvio che distrus-se Ercolano, Pompei e Stabia: la curiosità scientifica che aveva animato l’intera sua vita e il desiderio umanitario di soccorrere la popolazione in fuga lo spinsero a recarsi con la flotta (a quei tempi Plinio il Vecchio era prefetto navale) a Stabia, dove morì soffocato dalle esalazioni vulcaniche.

La vita: la tragica morte di Plinio il Vecchio

ComeèstrutturatalaNaturalishistoria?La Naturalis historia è un’opera tecnico-scientifica strutturata in 37 libri e si caratterizza per la ricchez-za e la varietà delle discipline e degli argomenti trattati; è l’autore stesso, infatti, che definisce il suo prodotto un inmensus labor (XXII, 15).Dopo il I libro, che fa da premessa all’intera opera, seguono i libri II-VI, dedicati alla cosmologia e alla geografia; il VII libro riguarda l’antropologia, mentre i libri VIII-XIX la zoologia, la botanica e l’agricoltura; segue, poi, una lunga sezione relativa alla medicina, con particolare attenzione ai farmaci tratti dalle piante e a quelli tratti dagli animali (libri XX-XXXII); i libri XXXIII-XXXVII, infine, sono riservati allo studio della mineralogia e della metallurgia. In quest’ultima sezione viene presentato un ampio excursus sulla storia dell’arte, di fondamentale importanza per la ricostruzione delle tecniche artistiche e dei materiali adoperati nell’antichità.

Comevainterpretatoilterminehistorianeltitolodell’opera?Qualèlafinalitàditalescritto?

Il titolo historia non è da intendersi nell’accezione moderna di «storia»: il termine si richiama piuttosto al significato etimologico derivato dalla lingua greca, ossia «ricerca, indagine» e mira pertanto a de-

PlinioilVecchio(23/24-79d.C.)8

La Naturalis historia: struttura, stile e finalità dell’opera

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L’etàdeiFlavi

PlinioilVecchio(23/24-79d.C.)

Karl Briullov, L’ultimo giorno di Pompei, 1830-1833, San Pietroburgo, Museo russo.Una rappresentazione della distruzione di Pompei per opera del pittore russo Briullov, vissuto nella prima metà dell’800.

signare il carattere scientifico ed enciclopedico dell’opera. Va detto, però, che tale scritto non aveva nelle intenzioni dell’autore una destinazione circoscritta alla ristretta cerchia degli esperti del settore, ma era concepito per una fruizione molto ampia. Con le sue trattazioni, insomma, Plinio il Vecchio intendeva fornire delle conoscenze pratiche e concretamente valide e non fare dell’opera uno stru-mento di indottrinamento fine a se stesso.

IndicaicaratteristilisticidellaNaturalishistoria.La prosa di Plinio il Vecchio presenta tratti asistematici e discontinui: il carattere poliedrico delle discipline e degli argomenti trattati, come pure l’interruzione dell’esposizione scientifica attraverso frequenti excursus o digressioni, produce, infatti, una mancanza di fluidità e armonia tra le parti; la cura formale e il ricorso agli espedienti retorici sono elementi sporadici e non trovano uniformità nell’opera.

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L’etàdeiFlavi

QualemetodoadottaPlinionellaselezionedeidatidainserirenell’opera?L’interesse per i più svariati aspetti della natura induce Plinio a comporre un’opera ricchissima di notizie relative ai fenomeni naturali: il criterio mediante il quale viene selezionato il materiale, infatti, si fonda sull’utilità pratica che tali notizie possono avere nei confronti del lettore. Anche nel caso di dati incerti Plinio sostiene che «è necessario che essi siano tramandati perché sono stati tramandati» (prodenda quia sunt prodita, II, 85).

Comesipuòdefinireilrapportouomo-naturadescrittodaPlinioilVecchio?Nel VII libro della Naturalis Historia Plinio il Vecchio propone un’osservazione molto interessante sul rapporto tra l’uomo e la natura: egli, infatti, dice che non è possibile affermare con certezza se la natura sia per l’uomo più una buona madre o una crudele matrigna (parens melior homini an tristior noverca, VII, 1). Questa considerazione deve indurci a riflettere sul pensiero complessivo di Plinio il Vecchio relativamente a tale argomento: se in alcuni punti dell’opera egli mostra, in un’ottica tutta antropocentrica, piena fiducia nella natura, mite e benigna nei confronti dell’uomo, altrove emerge un forte pessimismo che mette in evidenza le difficoltà che l’essere umano, rispetto agli animali, è costret-to a sopportare per vivere. La debolezza dell’uomo si esplica simbolicamente nel pianto che sempre lo accompagna alla sua nascita, immagine, questa, tratta dal filosofo epicureo Lucrezio (I sec. a.C.).

QualefunzionePlinioilVecchioattribuisceallascienza?L’ottica dalla quale Plinio il Vecchio osserva la storia a lui contemporanea è molto tradizionalista: come molti intellettuali della prima età imperiale, infatti, egli evidenzia la corruzione degli attuali co-stumi e rimpiange un passato ancorato ai saldi principi antichi. Il progresso, pertanto, è disprezzato dall’autore nella misura in cui allontana l’essere umano dalla natura, delle cui risorse si abusa impro-priamente, e finisce con l’arrecare all’uomo effetti dannosi e nocivi. Bisogna, piuttosto, saper asse-condare la natura, conoscerne le qualità che possono dare giovamento all’uomo e non sovvertirne i principi in modo irresponsabile: a ciò è finalizzata, per Plinio il Vecchio, la ricerca scientifica, nobile disciplina poiché colui che coltiva tali interessi si impegna per il bene comune.

ComevienedelineatonellaNaturalisHistoriailrapportotrailpoteree lascienza?

Nella Naturalis Historia Plinio elogia più volte l’attività dei sovrani romani che hanno permesso lo svi-luppo della civiltà, l’ampliamento degli spazi di cui usufruire, l’unione di popoli diversi. In un clima di consenso, dunque, Plinio il Vecchio si concede ripetutamente a celebrazioni ed elogi degli imperato-ri, ma c’è un aspetto della struttura dell’impero che lo rende «amareggiato»: il benessere, la prosperità e la pace che accompagnavano l’impero avevano intorpidito le menti, avevano arrestato lo stimolo all’indagine critica, avevano messo in moto un processo «inibitorio» che ostacolava il progredire della ricerca, capace di fiorire più nella mancanza e nella necessità che nell’abbondanza.Si tratta di considerazioni che accompagnano il pensiero di molti intellettuali della prima età imperiale: nel Dialogus de oratoribus, opera attribuita allo storico Tacito, ad esempio, le cause della decadenza dell’oratoria sono rintracciate nella mancanza di una situazione politica idonea; secondo quest’ottica, dunque, l’oratoria, strumento fondamentale in età repubblicana e indispensabile nella mediazione di conflitti e tensioni politiche e sociali, non aveva più motivo di esistere in età imperiale in seguito alla pacificazione realizzata dal regime monarchico.

L’uomo, la natura, la scienza

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CAP ITOLO

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9Quintiliano(ca35-ca95d.C.)

PerchéQuintilianosipuòdefinireilprimodocentepubblico?Marco Fabio Quintiliano, nato a Calagurris nella Spagna Tarragonese intorno al 35 d.C., può essere considerato il primo insegnante stipendiato a spese dello Stato: l’imperatore Vespasiano, infatti, gli affi-dò la cattedra di eloquenza e gli assegnò uno stipendio annuo di centomila sesterzi. Questo episodio rappresenta una testimonianza significativa relativamente alla politica culturale condotta dai Flavi.

Achièrivoltal’Institutiooratoria?Come suggerisce il titolo, ossia «La formazione dell’oratore», l’Institutio oratoria è idealmente dedicata non ad un oratore già «formato», ma a colui che intende intraprendere tale attività: con tale intento vengono spiegate, pertanto, le tappe principali della formazione retorica dai primi approcci fino al raggiungimento della piena maturità oratoria.

Qualeèlastrutturaeilcontenutodell’Institutiooratoria?L’opera si configura come un trattato diviso in dodici libri in cui Quintiliano espone i principi teorici e le tecniche pratiche dell’arte oratoria. L’autore indica così il percorso per diventare un buon oratore a partire dalla prima educazione del fanciullo; si sofferma poi sulla trattazione delle varie parti della retorica; inoltre passa rapidamente in rassegna quegli scrittori greci e latini con cui un buon oratore deve confrontarsi in un approccio di viva emulazione e non di passiva imitazione, fino a delineare complessivamente il modello del perfetto oratore nelle sue qualità di uomo e di professionista.

QualisonolevariepartidellaretoricatrattatedaQuintilianonellasuaopera?Nei libri III-VI Quintiliano tratta della inventio, ossia del reperimento del materiale da impiegare nel-l’orazione. A partire dal VII libro viene invece spiegata la tecnica della dispositio, ossia della distribu-zione del materiale all’interno dell’orazione. Nei libri VIII-IX Quintiliano si sofferma sulla terza parte dell’ars dicendi, l’elocutio: in questa sezione vengono dunque trattati problemi di tipo stilistico relativi alla chiarezza espositiva, all’uso delle figure retoriche e agli aspetti ornamentali dell’orazione. Infine Quintiliano ritorna sulla suddivisione delle varie parti della retorica nell’XI libro quando tratta della memoria e dell’actio: la prima, pur essendo ritenuta una dote naturale, può essere continuamente potenziata mediante l’applicazione e l’esercizio; la seconda, invece, riguarda le tecniche inerenti la gestualità e la modulazione vocale necessarie per una buona performance oratoria.

Qualisonoirapportitraretoricaeoratoria?Etraretoricaefilosofia?Retorica e oratoria rappresentano due discipline complementari: pur essendo entrambe riconducibi-li all’arte del dire, la retorica comprende quel patrimonio di conoscenze e principi teorici che trovano poi un’applicazione pratica nell’arte oratoria. Per quanto concerne, invece, i rapporti tra retorica e filosofia, va detto che l’autore pone le due discipline in una relazione di opposizione e concorrenza: pur riconoscendo l’importante apporto della filosofia nell’educazione dell’uomo, il primato spetta tuttavia alla retorica per il suo elevato valore formativo.

L’Institutio oratoria: struttura e contenuti

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L’etàdeiFlavi

QualisonoleprincipalicausecheQuintilianorintraccianelladecadenzadell’oratoria?Qualialtriautorihannorilevatotalefenomenoeinchemodolohannospiegato?

Quintiliano attribuisce la genesi e lo sviluppo della decadenza dell’oratoria alle carenze della scuola e del metodo di insegnamento in essa proposto. Tale istituzione tende infatti in questo periodo a chiudersi in se stessa, mantenendosi estranea dalla realtà storica e sociale: così le esercitazioni decla-matorie di contenuo fittizio promosse al suo interno, se da un lato permettevano di sviluppare una buona capacità creativa, da un altro lato non potevano di certo preparare l’allievo ad affrontare con prontezza e agilità tematiche legate all’attualità e alla dinamica realtà storica.Tra le altre personalità del tempo che sono intervenute in tale dibattito, vanno ricordati l’autore ano-nimo del trattato greco Del sublime, composto presumibilmente intorno al 40 d.C., il quale ascrive la cause di tale fenomeno alla degenerazione morale dell’epoca, e l’autore (forse Tacito) del Dialogus de oratoribus, che invece rintraccia nella perdita della libertà repubblicana la ragione dell’impossibilità di trattare i grandi temi della vita pubblica.

InchesensoQuintilianopuòesseredefinitounprecursoredellapedagogiamoderna?

Quintiliano assegna all’educazione una funzione di eccezionale rilievo per l’individuo: egli, infatti, sostiene che la formazione di un uomo non abbia inizio a sette anni né si interrompa con la fine degli

studi scolastici; a supportare ta-le idea vi è la convinzione che il desiderio di apprendere è istintivo e innato nell’uomo.Va detto, inoltre, che nel mon-do romano non esistevano la scuola pubblica e quella pri-vata nell’accezione che queste due espressioni oggi ricoprono: non vi erano pertanto, organiz-zazioni scolastiche finanziate dallo Stato o strutture gestite dai privati. Tuttavia era possi-bile distinguere un sistema di istruzione collettivo, che siamo

Formazione ed eloquenza: il ritratto di un oratore ideale

Quintiliano fu un fervente sostenitore della scuola e dell’importanza della formazione. A lato, una scena di vita scolastica a Roma incisa su un sarcofa-go conservato ad Ostia.

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L’etàdeiFlavi

soliti chiamare pubblico, e un’altro basato, invece, sull’insegnamento individuale. Anche in questo aspetto possiamo rintracciare un tratto di forte modernità nella teoria pedagogica di Quintiliano: egli infatti preferisce l’insegnamento pubblico collettivo a quello privato individuale affinché, in un clima di sana competitività, l’allievo acquisisca sicurezza e grinta ed emuli i compagni migliori. Quintiliano, inoltre, sottolinea l’importanza di alternare lo svago allo studio e rifiuta ogni forma di punizione cor-porale come strumento educativo.

NelXIIlibrodell’Institutiooratoriavienedelineatoilconcettodivirbonusatquedicendiperitus:cosasiintendecontaleespressione?

Quintiliano fa propria questa espressione, coniata da Catone il Censore (234-149 a.C.), al fine di met-tere in evidenza che il modello del perfetto oratore si deve fondare su una piena integrazione tra le doti dell’eloquenza (dicendi peritus) e le qualità morali (vir bonus): richiamando così l’attenzione sull’importanza di aderire al mos maiorum, l’oratore ideale non è per Quintiliano un semplice profes-sionista della parola, ma un uomo attivamente impegnato nella società, modello da emulare dal punto di vista etico e comportamentale.Tale pensiero attraversa l’intera opera dello scrittore ed è alla base dell’elevato valore che Quintiliano conferisce alla retorica nella formazione complessiva dell’uomo. Così, infatti, si esprime nel proemio del primo libro: «Intendiamo formare l’oratore perfetto, e questo non può non essere anche un uomo onesto; perciò esigiamo che egli non sia soltanto straordinariamente eloquente, ma che abbia tutte le virtù morali» (I, prooem., 9).

Stile e linguaggio: il modello ciceroniano

Daqualegrandemodellodiscritturaèispiratolostiledell’Institutiooratoria?Lo stile adoperato da Quintiliano si ispira al modello ciceroniano; l’opera, infatti, è interamente pervasa da un principio di misura e decorum e presenta un’equilibrata combinazione tra due diversi elementi: la precisione asciutta delle trattazioni tecniche e la vivacità espressiva riguardante l’analisi di tematiche di più ampio respiro. Quintiliano, infatti, aderisce pienamente alla teoria ciceroniana in base alla quale la perfezione stilistica è raggiungibile mediante la compresenza dello stile subtile medium e grande.

QualetipodigiudiziovieneespressodaQuintilianorelativamenteallinguaggiosenecano?

Il gusto stilistico quintilianeo traspare chiaramente anche dai giudizi taglienti relativi allo stile di Seneca. Pur apprezzando le doti di uomo e di intellettuale (egregius tamen vitiorum insectator – «ec-cellente persecutore dei vizi»), Quintiliano condanna severamente la figura di Seneca come scrittore: il suo stile, corrotto e ricco di oscure sententiae, è pieno di dulcia vitia («vizi attraenti») e, pertanto, pericoloso per chi intenda imitarlo.

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CAP ITOLO

Stazio(40/50-ca96d.C.)10

QualisonoleopereattribuiteaStazio?Tra le opere di Publio Papinio Stazio, nato a Napoli tra il 40 e il 50 d.C. e trasferitosi a Roma dove ri-cevette una formazione di tipo letterario e retorico, vanno annoverati i poemi epici dal titolo Tebaide e Achilleide, dei quali il secondo è incompleto, e i cinque libri di componimenti lirici, le Silvae.

Qualiintellettualidell’etàdeiFlavi,oltreaStazio,sidedicaronoallapoesiaepica?

Oltre ai due poemi staziani, in età flavia va ricordata la composizione delle Argonautiche ad opera di Valerio Flacco: si tratta di un poema in otto libri, dedicato al-l’imperatore Vespasiano, mutilo nell’ultima parte. In esso vengono narrate le avventurose vicende di Giasone e di altri eroi greci in viaggio alla ricerca del Vello d’oro. Flacco prende a modello il poeta greco Apollonio Rodio, vissuto in età ellenistica, il quale aveva narrato le medesime vi-cende mitologiche in un’opera dall’omonimo titolo.Alla stessa epoca appartengono i Punica («Le guerre pu-niche») di Silio Italico: si tratta di un poema epico-storico diviso in diciassette libri, che narra le vicende della se-conda guerra punica e in cui si avverte un forte richiamo all’epica virgiliana.

Qualèl’argomentodellaTebaide?La Tebaide è un poema epico strutturato in dodici libri ed ha per argomento la guerra tra Tebe e Argo, scatena-tasi dalle terribili lotte tra i due figli di Edipo, Eteocle e Polinice. I due fratelli, infatti, si contendevano il governo della città di Tebe poiché, nonstante l’accordo di regnare sulla città ad anni alterni, Eteocle, che prese il regno per il primo anno, non volle più cedere il potere a Polinice. Quest’ultimo, dunque, trovò rifugio ad Argo e si alleò con il re della città, Adrasto. La guerra che ne scaturì si conclu-se con la sconfitta degli Argivi e la reciproca uccisione di Eteocle e Polinice.

Stazio e l’epica: la Tebaide e l’Achilleide

Giovan Battista Tiepolo, Eteocle e Polinice, Vienna, Kunsthistoriches Museum.

Lo scontro tra i due fratelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo, protagonisti del poema staziano Tebaide.

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L’etàdeiFlavi

QualèlastrutturadellaTebaide?Nei primi sei libri dell’opera Stazio si sofferma sui preparativi della guerra, mentre gli avvenimenti bellici occupano la seconda parte del poema: questa «spaccatura» interna all’opera permette di indivi-duarne due parti, dette esadi. Il mito narrato, appartenente al ciclo epico tebano, era stato oggetto di molte tragedie greche e, in ambito latino, delle Phoenissae di Seneca.

Qualèilrapportotral’EneidediVirgilioelaTebaidediStazio?Il richiamo ai modelli classicistici di età augustea, che trova ampia diffusione in tutta la letteratura di età flavia, è fortemente tangibile nel caso di Stazio che si pone, rispetto all’Eneide, in un evidente rapporto di emulazione: l’autore, infatti, a chiusura del poema, evidenzia la sua ammirazione per il poema virgiliano e, rivolgendosi alla propria opera («O mia Tebaide») e chiedendosi fino a quanto po-tesse durare la sua fama, si esprime così: «Non cercare di gareggiare con la divina Eneide, ma seguila da lontano e venera sempre le sue orme» (vestigia semper adora), XII, 816-817.

QualirichiamialBellumcivilediLucanosipossonoosservarenellaTebaidediStazio?

Si è pensato che l’argomento proposto da Stazio, quello delle guerre sanguinarie tra fratelli, abbia risentito del contenuto del poema lucaneo: è stato osservato, infatti, che come Lucano aveva posto a oggetto della narrazione le cognatas acies («lotte tra consanguinei» – I, 5), così Stazio fa riferimento alle fraternas acies («lotte tra fratelli» – I, 1). È possibile, dunque, ammettere che vi sia un’eco del Bellum civile di Lucano: tuttavia, manca alla Tebaide quell’ideologia complessa sottesa all’intera opera lucanea, quella congiunzione tra la narrazione epica e la storia di Roma che è centrale nel Bellum civile, oltreché imprescindibile presupposto di quelle tendenze pessimistiche che Lucano manifesta in modo del tutto singolare nell’opera.

QualeruoloassumeilmondodivinonellaTebaide?Con Stazio fa ritorno sulla scena epica la dimensione divina: l’intervento degli dei, i quali erano stati esclusi da Lucano, dà efficaci svolte all’azione degli uomini, modificandone il destino; alle divinità tradizionali Stazio accosta altre figure, come Concordia e Furor, vale a dire personificazioni di con-cetti astratti.

InqualestatocièpervenutoilpoemaAchilleide?Chièildedicatariodell’opera?L’Achilleide è il secondo poema epico di Stazio: la composizione dell’opera ebbe inizio nel 95 d.C. ma venne interrotta a causa della morte dell’autore. Nell’opera Stazio avrebbe narrato le vicende relative al-la vita dell’eroe greco Achille, dalla nascita fino alla morte. Restano soltanto il primo libro e l’inizio del secondo in cui vengono narrati gli episodi precedenti alla partenza di Achille per la guerra di Troia.Il dedicatario dell’Achilleide, così come nel caso della Tebaide, è Domiziano.

QualielementidifferenzianonettamenteiduepoemicompostidaStazio?Va premesso che, poiché l’Achilleide è un’opera incompiuta, sarebbe improprio dare dei giudizi critici

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L’etàdeiFlavi

di carattere complessivo. Tuttavia, limitandoci a fare delle considerazioni sulla parte dell’opera con-servata, si può affermare che nell’Achilleide la prospettiva dalla quale l’autore narra le vicende è ben diversa rispetto a quella riscontrabile nella Tebaide.Nel primo poema staziano, infatti, viene presentata una guerra catastrofica che sfocia nel tragico an-nientamento di entrambi i protagonisti, vale a dire Eteocle e Polinice: tutto pare immerso, pertanto, in un’atmosfera cupa e tragica. Tale aspetto non si ricava, invece, dall’Achilleide, poema in cui l’autore delinea le vicende della giovinezza di Achille sottolineandone i tratti più umani e sentimentali (si pensi al rapporto di Achille con la madre Teti o all’innamoramento dell’eroe per Deidamia).

La poesia lirica: le Silvae

ComesonosuddiviseleSilvae?Aquandorisalelaloropubblicazione?La raccolta lirica staziana comprende 32 componimenti di metro vario ed è suddivisa in cinque libri: ciascuno dei primi quattro è preceduto da una lettera di dedica in prosa, mentre nell’ultimo essa è as-sente. Contrariamente ai primi quattro, infatti, la pubblicazione del quinto e ultimo libro non avvenne a opera dell’autore, ma va collocata dopo la sua morte.

QualesignificatohailtitoloSilvae?È lo stesso Stazio che attribuisce all’opera il titolo di Silvae («Selve»), termine che, infatti, ricorre più di una volta nella silloge. Con tale formula il poeta intendeva sottolineare i due aspetti che più connota-no l’opera nel suo insieme, vale a dire, da un lato, la varietà e l’eterogeneità della propria produzione poetica e, dall’altro lato, la spontaneità e l’improvvisazione della composizione.

SucosasifondalapoeticadiStazio?Qualetecnicacompositivapredilige?Nella lettera di dedica posta a premessa del I libro, il poeta sottolinea la propria inclinazione per una forma di poesia spontanea ed estemporanea, partorita con estrema naturalezza mediante l’arte del-l’improvvisazione: il ricorso a espressioni come gratia celeritatis («il piacere della rapidità»), subitus calor («l’ispirazione estemporanea») o festinandi voluptas («il gusto di comporre in fretta») è prova tangibile di tale propensione.

QualetestimonianzacifornisconoleSilvaedalpuntodivistastorico-culturale?Le Silvae, negli argomenti trattati e nell’occasione dalla quale la composizione prende spunto, ris-pecchiano complessivamente gli ambienti e il modus vivendi dell’alta società di età flavia: per questa ragione, al di là del loro valore artistico, costituiscono un interessante documento storico-culturale. La poesia composta da Stazio, infatti, è una poesia d’occasione, strettamente legata agli eventi di vita mondana dell’epoca: si possono leggere epitalami (scritti in occasione dei matrimoni), carmi genetlia-ci (composti per celebrare le nascite), epicedi (per commemorare un defunto), propemptici (per accompagnare i viaggi), carmi encomiastici e celebrativi.

Page 14: età dei flavi

CAP ITOLO

63

11Marziale(ca40-ca104d.C.)

AqualifontifacciamoriferimentoperricostruireleesperienzebiografichediMarziale?

Per ricostruire la vita di Marco Valerio Marziale ci affidiamo alla sua stessa opera: i suoi epigrammi, infatti, sono ricchissimi di spunti autobiografici. Sappiamo che egli nacque a Bilbilis, città situata nella Spagna Tarragonese, intorno al 40 d.C.; nel 64 d.C. si trasferì a Roma, dove coltivò i suoi interessi poetici e, non appartenendo ad un elevato ceto sociale, andò sempre alla ricerca di un sostegno economico che gli permettesse di sopravvivere. Si diede, infatti, al ruolo di cliens, ruolo del quale si lamenta così: «Abbi finalmente pietà, o Roma, di uno che è stanco di fare complimenti, stufo di fare il cliente» (X, 74, vv. 1-2). Nel 98 d.C. Marziale abbandonò definitivamente Roma per fare ritorno alla sua terra d’origine, dove morì tra il 102 e il 104 d.C.

QualirapportiintercorserotraMarzialeePlinioilGiovane?Sappiamo che tra Plinio il Giovane e Marziale ci fu un rapporto di stretta amicizia: Plinio aiutò economicamente l’amico per il viaggio di ritorno a Bilbilis e fu proprio lui ad annunziarne ufficial-mente la morte. Nell’epistola III, 21 Plinio il Giovane fornisce un duplice giudizio su Marziale e i suoi epigrammi: da un lato, infatti, egli definisce l’amico homo ingeniosus, acutus, acer e apprezza la sua opera poiché in essa «si riunivano molto sale, molto pepe, ma non minore schiettezza» (nec candoris minus); da un altro lato, però, esita a riconoscere alla produzione epigrammatica di Marziale il pregio dell’immortalità: «Non saranno eterni i versi che scrisse? Non saranno forse eterni, ma egli li scrisse come se fossero tali».

QualioperediMarzialecisonogiunte?Marziale scrisse complessivamente 1561 epigrammi divisi in varie raccolte secondo il presunto ordine cronologico di composizione. La prima opera, il Liber de spectaculis o Liber spectaculorum, risale all’80 d.C. Vanno poi ricordate le due raccolte epigrammatiche di Xenia e Apophoreta, composte tra l’84 e l’85 d.C, mentre per ultimo si colloca l’Epigrammaton liber o Epigrammata, l’opera più densa e più matura di Marziale, composta all’incirca a partire dall’86 d.C.

InqualeoccasionevennecompostoilLiberdespectaculis?CosasonogliXeniaegliApophoreta?

Il Liber de spectaculis, dedicato all’imperatore Tito, comprende 33 carmi in distici elegiaci composti in occasione dell’inaugurazione dell’Anfiteatro flavio (80 d.C.), denominato successivamente Colos-seo, avvenuta durante il principato di Tito.Le raccolte di Xenia («doni per gli ospiti») e di Apophoreta («doni da portare via») comprendono, invece, epigrammi di accompagnamento ai doni: in particolare, gli Xenia erano composizioni di accompagnamento ai doni che i Romani erano soliti scambiarsi in occasione delle feste in onore di Saturno, ossia i Saturnalia; gli Apophoreta, invece, erano abbinati a quei doni che alla fine di un ban-chetto venivano estratti in un sorteggio e portati via dai commensali.

Marziale e il genere dell’epigramma: contenuti e occasioni

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64

L’etàdeiFlavi

Qualèilcontenutodell’Epigrammatonliber?L’Epigrammaton liber è diviso in 12 libri, ai quali la tradizione manoscritta fa precedere il Liber de spectaculis e fa seguire le raccolte di Xenia e Apophoreta, che tuttavia vennero composte anterior-mente. Tra le pagine di Marziale spiccano le descrizioni caricaturali e grottesche: il medico che uc-cide il malato, il truffatore, il depravato che mostra, però, un’apparenza di integerrimo rigore morale. Ma la comicità che caratterizza in modo singolare questo genere di descrizioni scaturisce non soltanto dai soggetti che Marziale prende in considerazione; anche a livello formale, infatti, il poeta adotta una tecnica che favorisce l’emergere dei tratti comici in modo incisivo e pregnante: si tratta dell’effetto di sopresa, o aprosdóketon, derivato dal fatto di creare una spaccatura tra la prima e la seconda parte del componimento e concentrare gli aspetti più divertenti e spiritosi della descrizione solo nella seconda parte dell’epigramma. Non mancano i componimenti in cui viene additata la donna, dedita ai vizi e ai tradimenti; di altro tono, invece, sono gli epigrammi funerari, come l’epitaffio scritto in seguito alla

L’interno del Colosseo in una incisione di Giovanni Battista Piranesi (ca 1750).Il Liber de spectaculis di Marziale fu composto proprio in occasione dell’inaugurazione dell’Anfiteatro flavio, avvenuta nell’80 d.C. ad opera dell’imperatore Tito. La costruzione del Colosseo, il più grande anfiteatro romano, in grado di contenere 50.000 spettatori, fu iniziata nel 72 d.C. per volontà di Vespasiano..

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65

L’etàdeiFlavi

Ironia e realismo: hominem pagina nostra sapit

morte di una bambina di sei anni, Erotion, che così si conclude: «non ricopra le sue tenere ossa una zolla dura, e non pesare su di lei, o terra: ella non pesò su di te» (V, 34 vv.9-10).

InqualeepigrammaMarzialesviluppailtemadelrapportotracittàecampagna?Inqualiterminiaffrontataleargomento?

Nell’epigramma XII, 18, tornato nella propria terra d’origine, Marziale si rivolge al poeta satirico Gio-venale e confronta la vita di Roma e quella della Spagna; la descrizione, pregna di elementi fortemen-te espressivi e incisivi, sfocia così nel tradizionale motivo della contrapposizione tra città e campagna. In quest’ultima, infatti, Marziale ritrova finalmente la pace e la libertà, per tanto tempo negate dagli impegni e dai doveri della città («qui, pigro, me ne sto piacevolmente indaffarato / … / mi godo un sonno enorme e smisurato / … / è ignota qui la toga»)

SuqualeelementosifondalapoeticadiMarziale?La scelta del genere epigrammatico pare essere determinata dall’intento dell’autore di offrire una rappresentazione della realtà schietta e autentica; con grande fierezza, infatti, Marziale difende la propria adesione ad un genere letterario ritenuto minore e, in opposizione alla poesia elevata, in particolare a quella epica e mitologica, afferma quanto segue: Non hic Centauros, non Gorgonas, Harpiyasque / invenies: hominem pagina nostra sapit («Qui non troverai né Centauri, né Gorgoni e Arpie: la nostra pagina sa di uomo» – X, 4, vv. 9-10).

InchemodoMarzialegiustificailcaratteretaglientedegliepigrammi?Marziale si dichiara estraneo a quel mondo deteriorato e corrotto che egli, con realismo e sottile gusto ironico, ama ritrarre; per sottolineare la propria posizione, sostiene che lasciva est nostra pagina, vita proba (I, 4, v. 8).Marziale giustifica, inoltre, l’impetuosità degli epigrammi da lui composti affermando che il suo inten-to è quello di prendere di mira i vizi in sé, di analizzarne i comportamenti scaturiti e gli effetti, ma non coloro che li perseguono: egli, pertanto, si propone di parcere personis dicere de vitiis («rispar-miare le persone e parlare dei vizi», X, 33, v. 10).

QualicaratteristichestilistichepresentanogliepigrammidiMarziale?Lo stile degli epigrammi di Marziale combina opportunamente due diversi aspetti: vi sono, infatti, elementi linguistici «alti», tratti dalla tradizione letteraria e, in particolare, da Catullo (anche lui au-tore di epigrammi) e da Orazio (con particolare riferimento alle Satire); ma ad essi si accompagnano elementi linguistici tratti dal linguaggio quotidiano, talvolta anche volgari, che donano all’epigramma ricchezza espressiva, vivacità ironica e forte adesione alla realtà.

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66

SCHEDEDISINTESI

A lato:l’imponente Arco di Tito, monumento dedicato dall’imperatore Domiziano al padre Vespasiano ed al fratello Tito, edificato dopo la morte di quest’ultimo (81 d.C.).

Sotto:Francisco Hayez, La distruzione del Tempio di Geru-salemme, 1867, Galleria d’arte moderna, Venezia.Il Tempio di Gerusalemme fu distrutto dall’imperato-re Tito nel 70 d.C. durante la guerra giudaica.

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SCHEDEDISINTESI

L’età dei Flavi

Politica estera

raPPo

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ra

int

ellet

tu

ali e Po

ter

e

letteratura ed arte

Lo st

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loso

fia

Vespasiano (69-79 d.c.)Politica di risanamento

istituzionale e amministrativoLex de imperio Vespasiani: potere al di sopra

del senato e dei comiziConcessioni della cittadinanza romana

alle province

tito - figlio di Vespasiano (79-81 d.c.)Consolidamento della pace e del benessere dell’impero

Giudizio dei posteri molto positivo (Svetonio)

domiziano - fratello di tito (81-96 d.c.)Governo fortemente autocratico

Ritorno a forme di divinizzazioneClima di terrore

Guerra giudaicaEspugnazione di Gerusalemme e distruzione

del Tempio (70 dC.)Inizio della diaspora ebraica

Guerra contro i Britanni conclusa nell’84 d.C.

Guerra contro i Daci (85-88 d.C.)

aV

Ver

sio

ne

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l P

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er

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Gli im

peratori si adoperano per ottenereun im

pegno propagandisticoda parte della classe intellettuale

ma

incremento della letteratura

disimpegnata e apolitica

Letteratura:Rinascita del classicismo

Predilizione per forme stilistche sobrie ed equilibrate

Arte:Potenziamento dell’assetto urbanistico

Costruzione del Colosseo (80 d.C.)Costruzione dell’Arco di Tito (90 d.C.)

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68

SCHEDEDISINTESI

Plinio il Vecchio

nasce a Como

appartiene ad una famiglia di rango equestre

si dedica alla carriera militare

partecipa alle guerre contro i

Germani

Ricopre incarichi pubblici durante il principato di

Vespasiano

durante l’eruzione del Vesuvio, si reca nella

zona di Stabia: muore per le esalazioni

vulcaniche

23-2

4 dC

.

79 d

C.

struttura

Opera tecnico-scientifica

Inmensus labor

37 libri

Libro I: premessa

Libri II-VI: cosmologia e geografia

LibroVII: antropologia

Libri VIII-XIX: zoologia, botanica, agricoltura

Libri XX-XXXII: medicina

Libri XXXIII-XXXVII: mineralogia e metallurgiaExcursus sulla storia dell’arte

titolo:Historia Historia non come storia

Il termine è intesonel suo significato etimologico,dal greco: «ricerca», «indagine»

Obiettivo: fornire conoscenze pratiche e concretamente valide

Caratteri stilistici: prosa asistematica e discontinua

temi:rapporto

uomo/natura

Dubbio fondamentale:la natura, buona madre

o crudele matrigna?

Plinio riconosce, in alcune parti dell’opera, piena fiducia nella

natura, mite e benigna nei confronti dell’uomo

In altre parti dell’operaemerge un forte pessimismo

Debolezza dell’uomo simboleggiata dal pianto

alla nascita

temi:funzione

della scienza

Rimpianto di Plinioper un passato

ancorato a saldi principi

Evidenziata la corruzionedegli attuali costumi

Disprezzo per il progresso che allontana l’uomo dalla natura

Assecondare la natura, conoscerne le qualità

Non sovvertire i principi della natura

in modo irresponsabile

temi:rapporto tra

poteree scienza

Elogio dei sovrani di Roma, che hanno consentito

lo sviluppo della civiltà

Amarezza per come il benessere abbia intorpidito le menti e arrestato l’indagine critica

Pericoli per il progredire della ricerca

Naturalis Historia

Page 20: età dei flavi

69

SCHEDEDISINTESI

Quintiliano Modello del Perfetto oratore

iNstitutio oratoria

decadenza dell’oratoriaCarenza della scuola

Metodi di insegnamentoEsercizi su contenuti fittizi

Degenerazione morale dell’epoca

Vir bonus atque dicendi

peritus

retorica Discipline complementari oratoria

Principi teorici Principi pratici

struttura e contenuto

Modello del perfetto oratore

Rassegna di scrit-tori greci e latini

Trattazione della retorica

Prima educazione del fanciullo

Trattato in 12 libri

actioGestualità

e modulazione vocale

MemoriaDote naturale

da potenziare con esercizio

ElocutioStile:

chiarezza espositiva;figure retoriche;

aspetti ornamentali

DispositioDistribuzione del materiale

nell’orazione

inventioReperimento del materiale

da impiegare nell’orazione

• Modello ciceroniano

nello stile

• Rifiuto di ogni forma di punizione

corporale

• Alternare lo svago allo studio

• Predilizione per l’insegnamento

pubblico collettivo

• Desiderio di apprendere è istintivo e innato nell’uomo

• Educazione, una funzione di eccezionale rilievo

Page 21: età dei flavi

70

SCHEDEDISINTESI

Stazio silvaE

32 componimenti in 5 libri

Silvae («Selve»): varietà ed eterogeneità della propria produzione poetica;

spontaneità e improvvisazione

Poetica di Stazio: poesia spontanea ed estemporanea

Arte dell’improvvisazione

Documento storico-culturale

Poesia d’occasione legata ad eventi mondani (matrimoni, nascite, funerali, viaggi, celebrazioni)

Genere lirico

tEbaiDE (80-92 d.c.)

• Poema epico in 12 libri

• Argomento: guerra tra Tebe e Argo

• Protagonisti: i figli di Edipo, Eteocle e Polinice, in lotta acerrima tra loro

• Opera divisa in 2 parti, esadi:libri I-VI: preparativi della guerra;libri VII-XII: avvenimenti bellici

• Emulazione dell’Eneide e ammirazioneper il poema di Virgilio

• Richiami anche al Bellum civile di Lucano:in Lucano, cognatas acies;in Stazio, fraternas acies

• La dimensione divina torna sulla scena epica

• Tema della guerra catastrofica

• Atmosfera cupa e tragica

acHillEiDE (95 d.c.)

• Poema epico incompleto: stesura interrotta per la morte dell’autore

• Il progetto: narrare le vicende relative alla vita di Achille, dalla nascita alla morte

• Restano solo i primi 2 libri:narrano gli episodi precedenti alla partenza

di Achille per la guerra di Troia

• Vicende della giovinezza di Achille

• Rappresentazione del lato umano e sentimentale del personaggio (rapporto con la madre Teti,

amore per Deidamia)

Genere epico

altri autori contemporanei nel genere epico

Valerio Flacco, Argonautiche

Poema in 8 libri dedicato a Vespasiano

Narrate le avventure di Giasone alla ricerca del Vello d’oro, sul modello della narrazione del greco Apollonio

Rodio (età ellenistica)

Silio Italico, Punica

Poema epico-storico in 17 libri

Narrate le vicende della seconda guerra punica

-

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71

SCHEDEDISINTESI

Marziale

Vita

Nato intorno al 40 d.C.a Bilbilis nella Spagna Tarragonese

Nel 64 d.C. si trasferisce a Roma

Di ceto non elevato,sempre in cerca di sostegno

economico

Si dà al ruolo di cliens

Muore nella sua terra d’originetra il 102 e il 104 d.C.

rapporto con Plinio il Giovane

Stretta amicizia

Plinio giudica Marzialehomo ingeniosus, acutus, acer

Plinio apprezza l’opera dell’amico,ma non le riconosce il pregio

dell’immortalità

opere

1561 epigrammi divisi in varie raccolte

Liber de spectaculis (80 d.C.)

Xenia (84-85 d.C.)

Apophoreta (84-85 d.C.)

Epigrammaton liber(a partire dell’86 d.C.)

Epigrammaton liber

• 12 libri

• Descrizioni caricaturali e grottesche

• Personaggi: medici, truffatori, depravati

• Donne dedite a vizi e tradimenti

• Di altro tono sonogli epigrammi funerari(ad es., quello scritto in seguitoalla morte di Erotion,una bimba di sei anni)

Poetica

Epigramma: rappresentazione di una realtà schietta e autentica

Genere ritenuto minore, a cui Marzialeattribuisce grande forza

Marziale estraneo al mondo deteriorato e corrotto che ritrae

Prendere di mira i vizi in sé, analizzare i comportamenti e gli effetti

Stile: combinazione tra linguaggio «alto»e linguaggio quotidiano

liber de spectaculis

• Dedicato all’imperatore Tito

• 33 carmiin distici elegiaci

• Composto in occasionedell’inaugurazionedell’Anfiteatro flavio

Xenia

• «Doni per gli ospiti»

• Composizionidi accompagnamento ai doni che i Romani si scambiavanoin occasione delle festein onore di Saturno(Saturnalia)

apophoreta

• «Doni da portare via»

• Composizioni abbinateai doni che alla finedi un banchetto venivanosorteggiati e portati viadai commensali