fad e apprendimento in rete: nuovi modelli per la formazione del futuro

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Tratto da: Learning Audit. Auto-valutazione per l’istruzione e la formazione nell’era della conoscenza, a cura di Marco Guspini, Roma, Anicia, 2003, pp. 69-111.

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Tratto da: Learning Audit. Auto-valutazione per listruzione e la formazione nellera della conoscenza, a cura di Marco Guspini, Roma, Anicia, 2003, pp. 69-111. Capitolo terzo FaD e apprendimento in rete: nuovi modelli per la formazione del futuro di Eleonora Guglielman 3.1 Tecnologie delleducazione e formazione a distanza

Nel secolo appena trascorso abbiamo assistito a uno sviluppo delle tecnologie della comunicazione che ha mutato i mezzi e le modalit di trasmissione del sapere, coinvolgendo nella trasformazione la scuola, le altre agenzie formative e tutti i processi educativi e culturali; il campo della formazione a distanza (FaD) stato quello maggiormente toccato dall avvento di Internet e delle reti ISDN, le dorsali a fibre ottiche a larga banda e la tecnologia wireless su satellite. Oggi la telematica, come possibilit di interazione in tempo reale e di condivisione e accesso a risorse remote, appare un campo emergente nellambito delle tecnologie educative, in particolare per le esigenze della formazione continua, della riqualificazione e della flessibilit professionale, dove i processi di apprendimento si svincolano sempre di pi dai luoghi e i tempi delleducazione tradizionale. La formazione a distanza ha origine nel XIX secolo, e nella sua forma rudimentale iniziale (sistemi FaD di prima generazione1) si limita alla distribuzione di materiale didattico attraverso la corrispondenza, con uno scambio tra docente e allievo limitato alla correzione degli elaborati: in pratica, una forma di autoapprendimento assistito. Nella seconda met del secolo successivo si sviluppano i sistemi di FaD di seconda generazione, basati sulla multimedialit, che fanno ricorso a materiali cartacei e audiovisivi, in qualche caso alluso di computer, e lausilio di comunicazioni telefoniche; nel 1969 viene inaugurata la prima Universit per corrispondenza, la Open University di Londra, unistituzione destinata ad avere grande successo e diffusione in tutto il mondo. In queste prime due fasi lapprendimento visto come processo individuale e non socializzante, con un marginale ricorso allassistenza del tutor. La FaD si presenza a tutti gli effetti come un sistema educativo, con alcune caratteristiche di base: la separazione fra chi eroga la didattica e lutente; la presenza di unorganizzazione didattica che supporta il percorso, organizza i materiali e struttura gli

I tre modelli di formazione a distanza di prima, seconda e terza generazione, cui qui si fa riferimento, corrispondono a tre momenti storici dello sviluppo tecnologico, rispettivamente produzione, distribuzione e comunicazione. I primi due si caratterizzano per la produzione e distribuzione di materiali per linsegnamento e apprendimento agli studenti, mentre la comunicazione con gli insegnanti scarsa e quella fra studenti pressoch inesistente; nel terzo appare lidea di comunicazione e di apprendimento come processo sociale. Cfr. S. Nipper, Third Generation Distance Learning and Computer Conferencing, in R.D. Mason, A.R. Kaye (eds), Mindweave: communication, computers and distance education, Oxford, Pergamon Press, 1989, pp. 63-64.

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interventi, la valutazione in progress e la certificazione finale, a differenza di quanto accade nello studio privato; luso di mezzi tecnici che collegano insegnante e studente; la possibilit di comunicazione a due vie; la possibilit di incontri in presenza; la partecipazione di una forma industrializzata di istruzione2. Le tipologie di FaD pi ricorrenti sono riconducibili a tre modelli di base: 1. lautoapprendimento assistito (centralit del soggetto, destinatari adulti, ruolo del tutor come aiuto, consulente e valutatore, tecnologie come strumento di comunicazione); 2. classe virtuale, che ricrea il modello dellaula tradizionale (centralit del docente, che trasmette i contenuti e coordina lintervento, tecnologie come strumento di comunicazione); 3. apprendimento collaborativo in rete, fondato su un gruppo di pari che interagisce e condivide esperienze e conoscenze (tutor come animatore, utenza scientifica, tecnologie come ambiente integrato di apprendimento)3. La terza generazione di sistemi FaD caratterizzata, al contrario delle prime due, da un alto grado di interazione fra i partecipanti al processo educativo, tramite la strutturazione in rete e la costituzione di comunit di apprendimento resa possibile dalle tecnologie telematiche e dai corsi on line, oltre allalta flessibilit e la possibilit di personalizzazione dei percorsi formativi. I sistemi cos sviluppati permettono la condivisione di risorse e dati, oltre a facilitare la comunicazione integrata e limplementazione di risorse informative e umane, e i primi sistemi di teleconferenza segnano lavvio di una sperimentazione didattica in ambiti formativi aziendali e istituzionali. La rete viene dunque a rappresentare, anche come metafora, il luogo in cui non esiste una gerarchia o un centro dominante, ma tutti i nodi sono connessi luno con laltro in un rapporto paritetico4. Oggi si sente sempre pi spesso parlare di e-learning di seconda generazione come nuovo paradigma formativo, le cui caratteristiche salienti possono essere cos riassunte: superamento della fase sperimentale e messa a regime delle attivit di formazione on line; maturit del mercato, pronto ad accogliere le nuove modalit formative, e conseguentemente ruolo non pi marginale delle-learning rispetto alla formazione tradizionale; certificazione in base a standard internazionali; 2 3

ampie popolazioni di utenza, rispetto ai gruppi ristretti di clienti della prima generazione; offerta basata su corso personalizzati; apprendimento cooperativo e comunit delle pratiche;

D. Keegan, Principi di istruzione a distanza, Scandicci (Firenze), La Nuova Italia, 1994. Cfr. Cerfad, Guida alla qualit nei servizi di erogazione e supporto della formazione a distanza, Bologna, 2000, pp. 12-15. 4 La rete come metafora il crocevia profondo della nostra epoca, in cui si rispecchiano la crisi diffusa degli aspetti sequenziali-lineari e laspirazione a forme di organizzazione sociale e cognitiva pi aperte e flessibili. A. Calvani, Manuale di tecnologie delleducazione, Pisa. ETS, 1995, p. 51.

completa multimedialit in rete, resa possibile grazie alle tecnologie odierne e allestrema velocit di trasmissione dati; promozione sistematica a livello aziendale.

Al superamento del modello di autoistruzione si accompagna unofferta formativa pi complessa e differenziata, con corsi a struttura modulare e articolata, in piattaforme integrate di nuova concezione5. Nella gestione della didattica la telematica pu contribuire in modo significativo in termini di distribuzione del materiale didattico, distribuzione della risorsa docente, controllo a distanza del processo di apprendimento e valutazione dei risultati. La semplificazione dellaccesso alle informazioni organizzative e allautomazione dei processi gestionali ha permesso il potenziamento di energie e risorse in molte agenzie formative, fra cui le Universit, che hanno introdotto servizi on line sul piano amministrativo6 e sul piano didattico. In Italia linsegnamento-apprendimento in rete (e-learning) ormai decollato, e si stanno avviando con successo numerose iniziative da parte di scuole, Universit, istituti e aziende pubbliche e private7. 3.2 La FaD nel quadro istituzionale italiano ed europeo

Nello scenario di un nuovo modo di intendere la formazione come attivit continua e permanente lungo tutto larco dellesistenza, la FaD appare una risposta alla necessit di una modalit formativa aperta, flessibile e personalizzata. Nel 1991 la Commissione delle Comunit Europee ha definito questi principi nel Memorandum sullinsegnamento aperto e a distanza nella Comunit Europea: Il raggiungimento degli obiettivi suddetti (qualificazione dei lavoratori esistenti e di nuova immissione sul mercato del lavoro, accesso di gruppi sottorappresentati, sinergia fra istruzione, formazione e vita economica) richiede strutture pi differenziate, pi aperte e pi flessibili di istruzione e di formazione. Queste strutture vanno progettate in conformit alle esigenze degli utilizzatori e devono essere adattabili al loro lavoro, alle loro condizioni sociali e educative.

Cfr. F. Garbolino, S. Bronzino, Il passaggio dalla prima alla seconda generazione di e-Learning. Lesperienza di Isvor Fiat, Professionalit, n. 64, luglio-agosto 2001. 6 Ne un esempio il libretto on line, che certifica le competenze e i crediti acquisiti documentando il percorso formativo dello studente e favorisce, in linea con le normative comunitarie, lintegrazione con altre istituzioni e il trasferimento verso altri sistemi formativi; tutto ci oltre allevidente vantaggio di alleggerire le procedure amministrative e abbreviare i tempi burocratici. 7 In Europa esiste, dal 1987, lAssociazione Europea delle Universit a Distanza (EADTU); in Italia le prime esperienze di didattica universitaria in rete sono sorte alcuni anni fa ad opera di due consorzi, il CUD e il Consorzio Nettuno. Attualmente tutte le Universit sono dotate di un portale Internet e molte di esse offrono la possibilit di frequentare corsi on line (il numero di Atenei che offrono didattica in rete cresce di anno in anno). Fra le prime esperienze interessanti della scena italiana citiamo quella di Learning on line (del Dipartimento di Scienze dellEducazione e della Formazione dellUniversit di Torino); il Sistema Orfeo di Educazione degli Adulti, nellarea di ricerca dei sistemi informativi dellIsfol; il progetto pilota Polaris, una collaborazione tra il Ministero della Pubblica Istruzione e lIstituto Tecnologie Didattiche del CNR, da molti anni attivo nel campo.

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Linsegnamento aperto e a distanza considerato come la componente principale nella creazione di tali strutture8. Lesigenza di una FaD integrata con la formazione in presenza stata successivamente recepita nei Programmi e nelle Iniziative comunitarie, in particolare nei programmi Socrates e Leonardo da Vinci. Lo stesso Memorandum sullistruzione e la formazione permanente9 sostiene la necessit di un sistema di formazione a distanza (messaggio chiave n. 6: un apprendimento sempre pi vicino a casa) che raggiunga tutti gli utenti realizzando una rete di formazione permanente con lausilio delle nuove tecnologie dellinformazione e delle comunicazione (TIC). La forte valenza, in questo senso, delle tecnologie on-line come strumento di comunicazione nella FaD, stato ribadito nel Piano dazione eLearning del 2001, che ha lobiettivo di mobilitare i soggetti attivi nel campo dellistruzione e della formazione nonch i protagonisti in ambito sociale, industriale ed economico per fare dellapprendimento permanente il motore di una societ solidale e armoniosa in uneconomia competitiva10. Il Piano parte di unazione pi estesa di sviluppo della societ dellinformazione e della comunicazione, eEurope, concepito nel 2000 e ripresentato nel 2002, con programmazione triennale, per dotare gli Stati membri delle infrastrutture e degli strumenti necessari a fare dellEuropa, entro il 2010, leconomia basata sulla conoscenza, pi competitiva e pi dinamica del mondo, migliorando il livello di occupazione e di coesione sociale11 In Italia la normativa istituzionale rimasta a lungo legata ai contesti tradizionali di insegnamento in presenza, e la FaD non ancora oggetto di un intervento legislativo integrato riguardante lintero sistema formativo. I Fondi Strutturali europei hanno dato a molte agenzie formative lopportunit di confrontarsi con i temi dellinnovazione tecnologica e dellinsegnamento a distanza, realizzando piani sperimentali ed esperienze interessanti nei Programmi Operativi Multiregionali, coordinati dal Ministero del Lavoro12. Proprio questultimo ha varato nel 1999 il progetto FaDol, una rete per la formazione a distanza on-line per i formatori della formazione professionale, basata su un portaleCommissione delle Comunit Europee, Memorandum sullinsegnamento aperto e a distanza nella Comunit Europea, Bruxelles, 1991. 9 Commissione delle Comunit Europee, Memorandum sullistruzione e la formazione permanente, Bruxelles, 2000. 10 Gli strumenti indicati dalla Commissione Europea per lattuazione del piano sono i programmi comunitari, il Programma quadro di ricerca e sviluppo 1998-2002, i Fondi strutturali, gli Orientamenti per loccupazione, la Banca Europea per gli Investimenti; v. Commissione delle Comunit Europee, Piano dazione e-Learning. Pensare allistruzione di domani, Bruxelles, 28 marzo 2001. 11 Commissione delle Comunit Europee, eEurope 2005: una societ dellinformazione per tutti, Bruxelles, 28 maggio 2002. Il Piano prevede la messa a punto, entro la fine del 2002, di una proposta di uno specifico programma eLearning, e una serie di interventi atti ad assicurare la diffusione dei collegamenti a banda larga, la diffusione di campus virtuali per tutte le Universit, la formazione degli adulti in termini di riqualificazione e una piattaforma comune di condivisione delle risorse fra Universit e centri di ricerca a livello europeo. 12 Con la Circolare Ministeriale 43/99 si definiscono i parametri per gli interventi di formazione a distanza nelle attivit finanziate dal FSE e le relative modalit di monitoraggio e valutazione. Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Uff. Centrale per lOrientamento e la formazione professionale dei lavoratori div. VI Circ. Min. n. 43/99 dell8 giugno 1999: Attivit corsuali effettuate nello svolgimento dei moduli di formazione a distanza (FAD) per i Programmi Operativi multiregionali e per le Iniziative Comunitarie, cofinanziati con il FSE.8

web con accesso a formazione su intranet, con postazioni fisiche di lavoro su tutto il territorio nazionale. Il portale permette la connessione e linterazione tra Ministero, istituzioni locali e centri di formazione13. Il Ministero della Pubblica Istruzione, dal canto suo, nel 1997 ha avviato PSTD, Programma di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche con lobiettivo di introdurre in tutte le scuole le tecnologie informatiche per i processi dinsegnamento e la formazione dei docenti.

3.3

Dal comportamentismo al costruttivismo

Le prime tecnologie dellistruzione, relative alle macchine per insegnare e allistruzione programmata, si sviluppano in ambiente comportamentista, secondo un modello di base derivato dalle ricerche sul condizionamento del comportamento animale, in cui lapprendimento umano viene favorito dal rinforzo positivo; in questo paradigma il sapere strutturato verticalmente e nel processo di apprendimento si individuano stadi successivi. Il rapporto tra studente e agente istruzionale visto in termini dinterattivit, ossia con la possibilit di un feedback che consente il controllo immediato delle conoscenze acquisite e che permette un rapporto interattivo con la macchina, cosa che non era consentita nel caso del libro o di mezzi multimediali come la televisione. Una simile concezione improntata alloggettivismo e teorizza la distinzione fra mente e macchina, proponendo un modello dualistico in cui la realt esterna al soggetto che conosce e in cui comunicazione, conoscenza e tecnologia rimangono differenziati e separati. La prima macchina per insegnare viene sperimentata nel 1924 dallo psicologo Sidney Pressey nellUniversit dellOhio, sotto forma di pulsantiera sulla quale gli studenti possono scegliere la risposta a un quesito e ottenerne limmediata verifica. Si tratta di una forma rudimentale di istruzione programmata, il sistema di programmazione degli insegnamenti successivamente messo a punto da Skinner, che presuppone la scomposizione dei contenuti di apprendimento in unit minime e struttura il percorso educativo in maniera lineare, dal pi semplice al complesso, utilizzando il rinforzo positivo e la correzione immediata dellerrore per rendere efficace linsegnamento14. Negli anni 60, con lo sviluppo dellinformatica e la realizzazione su larga scala dei calcolatori, viene proposto e adottato un modello didascalomorfo di attivit didattica assistita da elaboratore, in cui il media considerato un emulatore del docente, che trasmette conoscenze allallievo proprio

Cfr. Isfol, Le buone pratiche nella formazione per la creazione dimpresa, nella certificazione e nella formazione a distanza, Roma, Ministero del Lavoro Commissione Europea, 2000. 14 B. F. Skinner, La tecnologia dellinsegnamento, Brescia, La Scuola, 1970 (5a ed. 1984), p. 69. (or. The technology of teaching, New York, Appleton-Century-Crofts, 1968).

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come linsegnante nella didattica tradizionale15. Gli anni 80 vedono farsi strada luso delle nuove tecnologie nel campo della formazione aziendale, con metodologie Computer Assisted Instruction (CAI), ossia istruzione assistita dal computer: si tratta di programmi in cui predomina una didattica di tipo sequenziale, e che inizialmente possiedono uninterfaccia molto semplice e somigliante alla struttura del libro cartaceo, e solo in seguito si evolvono in direzione ipertestuale e multimediale. Utilizzati prevalentemente per trasmettere nozioni tecniche e procedure (ad esempio per laddestramento alluso di linguaggi informatici), i programmi CAI presentano lo svantaggio della mancanza di interazione e di confronto con altri allievi, oltre a quello di non essere adatti alla trasmissione di atteggiamenti e comportamenti. Le diverse strategie che fanno capo alla CAI assumono denominazioni diverse a seconda dei contesti: Computer Based Learning (CBL), Computer Assisted Learning (CAL), Computer Based Education (CBE) e Computer Based Training (CBT), espressione, questultima, pi diffusa in ambito aziendale16. La limitazione dei sistemi CAI viene avvertita per la prima volta nel 1970, quando lo studioso di intelligenza artificiale Jaime Carbonell propone un nuovo modello di sistema in grado di coniugare la didattica assistita dal computer con lintelligenza artificiale. Nasce cos Scholar, il primo ITS (Intelligent Tutoring System, sistema di tutoraggio intelligente) per linsegnamento della geografia, secondo una sequenza di domande e risposte; concepito secondo una logica cognitivista lITS aspira a sostituire il docente con la macchina, ma gli alti costi di sviluppo e lestrema complessit non sembrano compensati da reali vantaggi in campo educativo17. Oggi lapproccio tradizionale di matrice comportamentista appare superato, alla luce degli sviluppi della psicologia cognitiva e del costruttivismo, che evidenzia limportanza delle interazioni fra i soggetti dei processi formativi; attualmente la tecnologia sempre pi spesso impiegata per creare ambienti e contesti innovativi dapprendimento, in cui la realt un ambiente artificiale, non pi una copia del mondo reale, come nel caso dellapprendimento on line della fisica tramite modelli artificiali. Allemulazione del tradizionale rapporto docente-allievo si va sostituendo la progettazione di situazioni di apprendimento. La logica della rete permette la modularizzazione degli argomenti, lottimizzazione e la razionalizzazione del lavoro del docente, il miglioramento dellorganizzazione delle lezioni e dei materiali e lindividualizzazione didattica, facilitando le

Risale agli anni 60 il sistema 1500 dellIBM, costituito da un elaboratore con un terminale che veniva utilizzato per attivit didattiche; successivamente lUniversit dellIllinois speriment il sistema PLATO, in cui veniva utilizzato un calcolatore con periferiche multimediali quali videoproiettori. 16 Cfr. M. Morandini, Le nuove tecnologie per la formazione aziendale, in A. Calvani, Manuale di tecnologie delleducazione, cit., pp. 100-103. Nella tecnologia CAI troviamo attualmente sistemi di apprendimento integrato, multimedialit interattiva, ambienti di apprendimento interattivo, micromondi. 17 Cfr. J.R. Carbonell, AI in CAI: An Artificial Intelligence Approach to CAI, IEEE Transactions on Man-Machine Systems, 11(4), 190, 1970. Lintelligenza artificiale si propone di ricreare lintelligenza umana nelle macchine, teorizzando un modello di intelligenza astratta.

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relazioni allinterno del gruppo di apprendimento e modificando il ruolo del docente in direzione di facilitatore dellapprendimento. Jerome S. Bruner introduce lespressione amplificatore per definire lo strumento tecnologico con il cui ausilio luomo pu implementare il proprio processo evolutivo: [] luomo pu essere descritto come una specie che acquista specializzazione attraverso luso di strumenti tecnologici. [] Noi ci muoviamo, percepiamo e pensiamo in una maniera che dipende dalle tecniche piuttosto che da collegamenti presenti nel nostro sistema nervoso18. Giorgio Olimpo ricorre allo stesso termine nel definire la tecnologia come amplificatore delle possibilit umane, distinguendo quattro modalit: amplificatore cognitivo (per facilitare e favorire i processi di apprendimento); amplificatore cooperativo (interazione, confronto, componente collaborativa); amplificatore informativo (accesso alle informazioni, ai materiali, condivisione delle esperienze); amplificatore espressivo (uso di immagini e suoni in un contesto interattivo)19

. Lincontro fra educazione e

tecnologia si attua dunque in una pluralit di valenze: educare nella tecnologia e alla tecnologia, per mezzo della tecnologia, studiare gli ambienti formativi della tecnologia e progettare leducazione tecnologica20. Lapprendimento viene cos a configurarsi come situated learning, ossia come conoscenza collegata al contesto reale; questo reso possibile facendo ricorso alle comunit di pratica, gruppi di persone che praticano quella conoscenza21. Gli orientamenti dei progetti attualmente in corso individuano tre tipologie di ambienti di insegnamento-apprendimento in supporto alla didattica (learning environments): ambienti per la condivisione di risorse ed esperienze: spazi informativi e relazionali legato a una rete di esperti e docenti che si occupano delle tecnologie educative; ambienti integrati-distribuiti per lestensione della didattica presenziale: le tecnologie supportano la didattica in rete; ambienti collaborativi e cooperativi: la collaborazione viene attuata fra soggetti di gruppi diversi e distanti tra loro, e allinterno del medesimo gruppo di lavoro22.

18 J.S. Bruner, Lo sviluppo cognitivo, in J.S. Bruner et al., Studi sullo sviluppo cognitivo, Roma, Armando, 1968, p. 73. Bruner distingue tre forme di amplificazione: 1. amplificatori delle capacit motorie umane (arnesi per tagliare, leva ruota, ecc. fino agli arnesi moderni); 2. amplificatori delle capacit sensorie (dai segnali di fumo ai sistemi moderni, come lingrandimento e il radar); 3. amplificatori delle capacit raziocinative umane (dal linguaggio al mito, la spiegazione, la teoria ecc.). (ivi, pp. 72-73). 19 G. Olimpo, Multimedialit a scuola: i modelli didattici e le implicazioni per laggiornamento, sul sito del Progetto del Ministero della Pubblica Istruzione Netform, http://www.netform.org/ScuolDem.htm. 20 A. Calvani, Manuale di tecnologie delleducazione, cit., p.22. 21 G. Olimpo, Nascita e sviluppo delle tecnologie didattiche, TD, n. 1, aprile 1993. 22 G. Bonaiuti, Internet come strumento di supporto alla didattica presenziale, in A. Calvani (a cura di), Innovazione tecnologica e cambiamento dellUniversit. Verso lUniversit virtuale, Firenze, Firenze University Press, 2001, pp. 153-154.

3.4

Il successo delle strategie collaborative

Negli anni 80 nasce larea di sviluppo riguardante il groupware, il software usato dai gruppi per implementare linterazione al loro interno, e che trova piena applicazione nel campo del Computer Supported Collaborative Learning (CSCL), o apprendimento collaborativo basato sul computer. Nel CSCL lapprendimento considerato un processo sociale, in cui attraverso la discussione e linterazione di gruppo viene attivata la costruzione di nuove conoscenze; la comunit collaborativa caratterizzata dal rapporto di interdipendenza che si instaura tra i suoi membri, dallimpegno e la responsabilit nei confronti del gruppo e del compito che ci si prefissati, nella condivisione di un obiettivo comune, dove il tutor gioca il ruolo di facilitatore e organizzatore. In tale contesto lapprendimento individuale il risultato di un processo di gruppo. 23 Anthony Kaye classifica in tre categorie le tecnologie che, integrate fra loro in un unico ambiente, supportano i processi di apprendimento collaborativo: 1. sistemi di comunicazione: a) sincroni (testo, audio, grafica, comunicazione video) b) asincroni (e-mail, teleconferenza, fax); 2. sistemi per la condivisione di risorse: a) sincroni (condivisione di schermo e lavagna elettronica24, strumenti per rappresentare progetti), b) asincroni (accesso a files e banche dati); 3. sistemi di supporto a processi di gruppo (sistemi per la gestione di progetti, calendari condivisi, sistemi per la produzione, strumenti di votazione, strumenti per la generazione di idee e per discussioni aperte)25. Una serie di considerazioni ci aiuta a definire lapprendimento collaborativo. Innanzitutto, la natura intrinseca del processo di apprendimento individuale e non collettiva: il singolo apprende, con lausilio di fattori esterni, fra cui cono comprese le interazioni di gruppo e interpersonali; queste interazioni vanno a costituire, per mezzo del linguaggio, un processo di ristrutturazione e riorganizzazione delle conoscenze acquisite individualmente, facendo cos che lapprendimento venga a configurarsi come processo privato e sociale al tempo stesso. Lapprendimento cooperativo necessita di uno scambio e uninterazione tra pari e dello scambio di ruoli allinterno del gruppo; la collaborazione consente un apprendimento pi fruttuoso rispetto a quello conseguito singolarmente.Michael Schrage individua i seguenti fattori che definiscono ogni forma di successo della collaborazione: la competenza dei membri del gruppo; un obiettivo condiviso e compreso, raggiunto il quale il gruppo termina il suo compito e si scioglie; mutuo rispetto e fiducia; creazione e uso di spazi condivisi; molteplici forme di rappresentazione; comunicazione costante; ambienti formali e informali; responsabilit chiare ma non restrittive; accettazione che le decisioni non devono essere basate sul consenso e che la presenza fisica non necessaria; ricorso ad esperti al di fuori del gruppo. Cfr. M. Schrage, Shared minds: the new technologies of collaboration, New York, Random House, 1990, cit. in A. Kaye, Apprendimento collaborativo basato sul computer, TD, n. 4 autunno 1994, p.11. 24 In termini tecnici si parla di SIS Shared Information Space (spazio informativo condiviso), per indicare larea di lavoro comune per la condivisione delle risorse. 25 A. Kaye, Apprendimento collaborativo basato sul computer, TD, n. 4 autunno 1994, pp. 15 ss.23

Non sempre lapprendimento collaborativo ha successo: si devono mettere in conto le possibilit del fallimento a causa di diversi motivi (incomprensioni allinterno del gruppo, mancanza di sinergia, ecc.). Non detto che lapprendimento richieda la presenza di un gruppo strutturato e organizzato, ci che conta il livello di interazione fra le persone, la capacit di offrirsi reciproco supporto e feedback in un ambiente non competitivo. Infine, ogni compito o processo collaborativo ha una durata definita nel tempo26. I fattori che facilitano lapprendimento nei gruppi collaborativi sono riconducibili alla creazione di un clima emotivo e intellettivo che porta allapprendimento, e lattivazione di processi cognitivi che comprendono verbalizzazione, ristrutturazioni cognitive, soluzioni di conflitti. Lapprendimento collaborativo si pu realizzare in differenti livelli di interazione: nella metodologia shared minds assistiamo a una condivisione del lavoro attuata secondo una stretta collaborazione; nella division of labour (divisione del lavoro) i membri del gruppo sono impegnati in singole attivit indipendenti27. Tra queste due polarit troviamo una serie di strategie intermedie che possiamo cos delineare: strategia parallela: il lavoro viene suddiviso in sotto-compiti affidati ai singoli membri, che espletano la loro attivit in maniera indipendente aggiornando periodicamente il resto del gruppo; strategia sequenziale: ogni membro lavora, a turno, su un elaborato grezzo prodotto da un collega, apportandovi le modifiche che ritiene opportune; strategia di reciprocit: tutti i membri del gruppo lavorano su una versione base del prodotto, interagendo continuamente fra loro. Fra le altre strategie in uso negli ambienti collaborativi il metodo jigsaw (mosaico), utilizzato nella Community of Learners, prevede la divisione della comunit in sottogruppi fino ad arrivare a unit formate da un singolo individuo-esperto per ogni parte dellargomento da studiare; al termine del ciclo, della durata di dieci settimane, i singoli elaborati vengono assemblati per costituire il quadro dinsieme. Nel reciprocal teaching (insegnamento reciproco), invece, la classe viene organizzata in26 A. Kaye, Apprendimento collaborativo basato sul computer, cit. nota la definizione che Kaye d dellapprendimento collaborativo: Collaborare (co-labore) vuol dire lavorare insieme, il che implica una condivisione di compiti, e una esplicita intenzione di aggiungere valore per creare qualcosa di nuovo o differente attraverso un processo collaborativo deliberato e strutturato, in contrasto con un semplice scambio di informazioni o esecuzione di istruzioni. Unampia definizione di apprendimento collaborativo potrebbe essere lacquisizione da parte degli individui di conoscenze, abilit o atteggiamenti che sono il risultato di uninterazione di gruppo, o, detto pi chiaramente, un apprendimento individuale come risultato di un processo di gruppo (ivi). 27 Vittorio Midoro in maniera analoga distingue due modalit, rispettivamente lapprendimento individuale come risultato dellattivit del singolo allinterno del gruppo (dove il gruppo orientato alla realizzazione di un compito in base al quale strutturato il lavoro, e la risposta finale un prodotto della collettivit) e lapprendimento collettivo del gruppo (dove ciascuno esegue il proprio compito individualmente, sincronizzandosi col resto del gruppo); nella prima modalit la strutturazione in sottocompiti individuali fa pensare alle tecniche Jigsaw. Le strategie suddette vanno a costituire lapprendimento cooperativo, inteso come apprendimento riguardante linterazione con il contesto sociale la cui componente fondamentale lapprendere con gli altri. V. Midoro, Per una definizione di apprendimento cooperativo, TD, n. 4, autunno 1994.

gruppi, ognuno dei quali guidato da uno studente che, a turno, ha il ruolo di leader e si incarica di leggere, incoraggiare e moderare la discussione. Linda Harasim propone uninterpretazione in cui leducazione on line costituisce un dominio a s stante, che si differenzia dalleducazione a distanza per la caratteristica di essere uninterazione molti-a-molti, anzich uno-a-molti o uno-a-uno, e dalleducazione in presenza per il fatto di essere indipendente da luogo e tempo. Lapproccio predominante nelleducazione on line rappresentato dalla computer conferencing, o teleconferenza, che facilita la condivisione di conoscenza e comprensione tra membri di un gruppo geograficamente o temporalmente distanti. La teleconferenza di natura asincrona: il lavoro viene costruito e condiviso dai membri del gruppo, interventi e commenti vengono memorizzati nel sistema per permetterne la consultazione in qualsiasi momento. Attraverso il computer gli individui si incontrano, si aggregano in piccoli gruppi, eseguono compiti, discutono fra loro. Le strategie collaborative possono seguire diversi schemi: seminari on line, gruppi di lavoro on line, apprendimento in associazione, dibattiti di gruppo28. Quantit e qualit delle interazioni sono misurabili, anche a livello statistico, in quanto rimangono archiviate e memorizzate nel sistema sotto forma di testo. Negli scambi verbali sono gli studenti a prevalere sui tutor, contrariamente a quanto avviene nelle classi tradizionali; il sistema, inoltre, attivo senza limiti di orario, permettendo una partecipazione elevata e continua, e ciascun individuo dispone di una maggior attenzione da parte del tutor e di unassistenza personalizzata29. Fra le altre metodologie di apprendimento ricorrenti si segnalano la classe virtuale, struttura telematica che consente lo svolgimento delle tradizionali attivit di aula in situazioni in cui docente e studenti non sono presenti fisicamente nello stesso posto, e i learning di circoli, che interagiscono in rete, forma un gruppo di apprendimento. 3.5 Modelli didattici circles o circoli di apprendimento, ciascuno dei quali composto da una classe di studenti e un insegnante; un insieme

La concezione costruttivista vede nei processi conoscitivi unattivit di strutturazione interpersonale, di interazione e interdipendenza fra lindividuo, lo strumento tecnologico e la collettivit; lattenzione si sposta dallobiettivo al soggetto che apprende, e la conoscenza intesaL.M. Harasim, Online education: a new domain, in Mason R.D., Kaye A.R. (eds), Mindweave: communication, computers and distance education, Oxford, Pergamon Press, 1989, pp. 50-53. 29 Derek Rowntree, della Open University inglese, riassume cos i punti di forza della teleconferenza: 1. il server centrale memorizza in archivio i messaggi di insegnanti e studenti; 2. la consultazione dellarchivio indipendente da luogo e tempo; 3. vengono prodotti solo testi, che possono essere rivisti a proprio piacimento; 4. la comunicazione molti-a-molti, quindi collaborativa e interattiva; 5. il mezzo indipendente dal materiale di studio, quindi pu essere impiegato per condividere altri materiali o esperienze; 6. i corsi in rete sono flessibili e adattabili alle esigenze degli studenti; 7. i costi sono inferiori rispetto allorganizzazione di conferenze in presenza. D. Rowntree, Insegnamento e apprendimento in rete: la didattica per corrispondenza del XXI secolo?, Tecnologie Didattiche, n. 10, autunno 1996, pp. 29-37.28

come continua attivit di strutturazione e ristrutturazione di significati. I pi noti modelli attuati su base costruttivistica comprendono lapprendistato cognitivo (Cognitive Apprenticeship), gli ambienti per lapprendimento generativo del Cognition and Technology Group della Vanderbilt University (Generative Learning Environments), le comunit di apprendimento (Community of Learners) e gli ambienti di apprendimento intenzionale sostenuto dal computer (Computer Supported Intentional Learning Environments, o progetto CSILE), la Cognitive Flexibility Theory e il modello di apprendimento significativo di Jonassen. Questi modelli mettono laccento sulla dimensione metacognitiva e sulle conoscenze ancorate a contesti concreti e significativi. Lapprendistato cognitivo si basa su unintegrazione tra le modalit didattiche tradizionali e quelle tipiche dellapprendistato, dal quale vengono mutuate quattro strategie: il modelling: lapprendista osserva il maestro e lo imita; il coaching: il maestro assiste lallievo; lo scaffolding: il maestro fornisce allapprendista un sostegno, aiutandolo a ricordare le tecniche apprese e dandogli laiuto di cui ha bisogno; il fading, in cui la figura del maestro si ritira gradualmente dalla scena per lasciare spazio allallievo. Rispetto allinsegnamento tradizionale vengono messe in atto strategie metacognitive e di autocontrollo (con attivit di auto-correzione e auto-monitoraggio); lapprendimento si realizza attraverso lesperienza guidata e losservazione diviene il mezzo principale per costruire il modello concettuale di una determinata capacit complessa. Gli allievi vengono incoraggiati a verbalizzare le proprie esperienze, a confrontarsi con un esperto e a risolvere problemi in forme nuove30.

A. Collins, J.S. Brown, S.E. Newman, Lapprendistato cognitivo. Per insegnare a leggere, scrivere e far di conto, in C. Pontecorvo, A.M. Ajello, C. Zucchermaglio (a cura di), I contesti sociali dellapprendimento. Acquisire conoscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana, Milano, Led, 1995, pp. 181-231 (or. in L.B. Resnick (ed.), Knowing, Learning, and Instruction. Essays in Honor of Robert Glaser, Hillsdale NJ, Erlbaum, 1989, pp. 453-494).

30

Contenuto

Metodi

Sequenza Aspetti sociali

Conoscenza del campo Strategie euristiche Strategie di controllo Strategie di apprendimento Modellamento Assistenza Scaffolding e fading Articolazione Riflessione Esplorazione Aumentare progressivamente la complessit Aumentare progressivamente la diversit Capacit generali prima che specifiche Apprendimento situato Cultura della pratica esperta Motivazione intrinseca Valorizzazione della cooperazione Valorizzazione della competizione

Caratteristiche di un contesto ideale di apprendimento secondo Collins, Brown e Newman.

Gli ambienti di apprendimento generativo, sviluppati dal Technology & Cognition Group at Vanderbilt (CGTV) seguono un percorso analogo, muovendo dalla convinzione che la conoscenza astratta dal contesto rimane inerte: lapprendimento deve essere attuato tramite linserimento degli allievi in contesti e situazioni reali (la cosiddetta istruzione ancorata), nei quali interagiscono e propongono nuove soluzioni ai problemi (da qui il termine apprendimento generativo). Le tecniche in uso prevedono la proiezione di video che presentano una situazione reale, al termine dei quali si propone un problema cui dare una risposta; il gruppo ha finora realizzato diversi strumenti per lapprendimento della matematica31. Il progetto Community of Learners inizia sul finire degli anni 80 nellUniversit di Berkeley in California, sotto la direzione di Ann Brown e Joe Campione. un ambiente di ricerca cooperativa, in cui lallievo costruisce attivamente la conoscenza, con una particolare attenzione alle dimensioni dellauto-controllo, dellauto-direzione e lauto-valutazione dellapprendimento. Nella Community of Learners (COL) gli studenti stessi partecipano alla progettazione dei curricoli, ogni membro contemporaneamente allievo e insegnante e condivide con gli altri le proprie conoscenze; la COL ha per modello la comunit scientifica, e attribuisce a ciascun individuo un ruolo in relazione alle competenze individuali. Il progetto si svolge su classi di bambini fra i 9 e gli 11 anni, situate in zone a rischio di devianza minorile. Le strategie messe in atto sono il metodo jigsaw, il reciprocal teaching (gi ricordati) e lattivit al computer: ogni classe dotata di sei o sette computer, con

31

A. Calvani, Manuale di tecnologie delleducazione, cit., pp.135-136.

accesso a rete locale (LAN) e a Internet; le attivit si svolgono in piccoli gruppi o a turno32. Nella COL si verificano le seguenti dinamiche: 1. viene sottolineata la natura attiva dellapprendimento e il ruolo della metacognizione; 2. ci sono parecchie zone di sviluppo prossimale33 che arricchiscono di risorse la comunit; 3. la base dialogica molto forte; 4. laccesso indifferenziato alle pratiche garantisce la legittimazione delle differenze individuali; 5. lapprendimento contestualizzato e situato, lo scopo consapevole, teoria e pratica sono in azione34. Il progetto CSILE (ora rinominato Knowledge Forum), di Bereiter e Scardamalia, un ambiente integrato basato su un modello distribuito di conoscenza nel quale la cooperazione prevede la diversificazione delle conoscenze dei partecipanti in una comunit di costruzione delle conoscenze o knowledge building community. Il software di supporto stato sviluppato dallOntario Institute for Studies in Education, e consta di una rete che permette la consultazione in contemporanea di una banca dati costruita e organizzata dagli studenti stessi e dei commenti che vanno a incrementarla. Lapprendimento viene a configurarsi come attivit intenzionale, che mette in gioco fattori metacognitivi che si accompagnano alla riflessione e allelaborazione personale di significati; il carattere asincrono della comunicazione presenta i vantaggi di permettere a tutti, a turno, di partecipare alla discussione e di incoraggiare linterazione35. La Cognitive Flexibility Theory (teoria della flessibilit cognitiva) un approccio di tipo costruttivistico che parte dallassunto che il fallimento di molti sistemi educativi sia dovuto alla loro eccessiva e irrealistica semplificazione delle rappresentazioni del mondo, che impedisce di applicare la conoscenza acquisita a nuovi contesti e situazioni. I processi conoscitivi devono avere unalta flessibilit cognitiva, ossia la capacit di rappresentare la conoscenza da differenti prospettive e, quando si tratta di metterla in pratica, di costruire ulteriori rappresentazioni della conoscenza e cucirle insieme secondo la situazione da comprendere o da risolvere. La teoria che viene proposta in grado di rappresentare la complessit del mondo reale e la strutturazione difettosa di molti campi conoscitivi, in ambienti di apprendimento flessibili, quali quelli offerti dal32 33

M.B. Ligorio, Community of Learners. Sistemi e metodi per imparare collaborando, TD, n. 4, autunno 1994. La zona di sviluppo prossimale, secondo Vygostkji, una zona cognitiva metaforica, in cui lo studente con il sostegno di un adulto riesce a svolgere compiti che non sarebbe in grado di svolgere da solo. 34 B.M. Varisco, I nuovi orientamenti metodologico-didattici, in B.M. Varisco (a cura di), Nuove Tecnologie per lapprendimento. Guida alluso del computer per insegnanti e formatori, Roma, Garamond, 1998, pp. 43-45. 35 M.B. Ligorio, Community of Learners. Sistemi e metodi per imparare collaborando, cit.

computer, e in particolare dagli ipertesti multimediali e non lineari (la tecnologia dei CFHs, Cognitive Flexibility Hypertexts)36. Il tecnologo delleducazione David Jonassen propone un modello di apprendimento significativo in cui le qualit fondamentali dello studente vengono potenziate, rendendolo attivo, costruttivo, collaborativo, intenzionale, complesso, contestuale, conversazionale e riflessivo: 1. ATTIVO: il processo di apprendimento impegna gli studenti nellattivit di trattamento mentale delle informazioni, nella quale sono responsabili dei risultati. Nelle situazioni naturali di apprendimento (es. imparare a giocare a baseball) si acquisiscono capacit e conoscenze avanzate senza sottoporsi a studi teorici, ma partecipando attivamente al processo conoscitivo. 2. COSTRUTTIVO: gli studenti integrano le nuove idee nelle conoscenze pregresse, per creare significati, risolvere problemi e soddisfare curiosit. 3. COLLABORATIVO: gli studenti apprendono naturalmente costruendo comunit, condividendo abilit e competenze, offrendosi reciproco supporto, modellando il proprio comportamento con losservazione del comportamento degli altri. Questo il modello pi spontaneo di apprendimento, che per nellinsegnamento tradizionale oggetto di rimprovero anzich di incoraggiamento. 4. INTENZIONALE: ogni comportamento umano indirizzato a un fine; quando gli studenti perseguono un obiettivo nel loro studio, pensano e apprendono in misura maggiore. 5. COMPLESSO: lo sbaglio peggiore degli insegnanti semplificare eccessivamente le idee nellintento di trasmetterle meglio agli allievi: cos facendo, per, comunicano loro la convinzione che le parole trasmettano concetti inequivocabili. In realt le parole esprimono problemi complessi, e gli studenti vanno incoraggiati a risolvere questioni complesse e mal strutturate, accanto ai problemi facili. 6. CONTESTUALE: molte ricerche dimostrano che un apprendimento situato nel mondo reale permette di imparare meglio e di applicare le competenze acquisite in contesti reali e nuove situazioni. 7. CONVERSAZIONALE: lapprendimento intrinsecamente un processo sociale e dialogico, ed naturale, dato un problema o un compito, cercare opinioni e idee altrui. La tecnologia pu facilitare questo aspetto mettendo in contatto studenti in tutto il mondo. 8. RIFLESSIVO: nellapprendimento basato sulle tecnologie gli studenti dovrebbero imparare ad articolare ci che stanno facendo, ivi incluse strategie, decisioni e risposte. Una simile riflessione aumenta lapprendimento e la spendibilit delle competenze acquisite in nuove situazioni37.

36 Spiro R.J. et alii, Cognitive Flexibility, Constructivism and Hypertext: Random Access Instruction for Advanced Knowledge Acquisition in Hill-structured Domains, Educational Technology, 31, 5, 1991, pp. 24-35.

Lapprendimento significativo secondo Jonassen

3.6

Misurare lefficacia dei corsi in rete: lapproccio valutativo

A questo punto sorgono alcuni interrogativi: quali sono i criteri di progettazione e organizzazione di ambienti di apprendimento on line? Come si pu stabilire lefficacia di un modello didattico telematico? Come possiamo monitorare e valutare processi di insegnamento/apprendimento in rete? Lipotesi di fondo che gli ambienti formativi telematici permettono un apprendimento di efficacia pari o superiore rispetto alle modalit della didattica tradizionale, a condizione di essere integrati in un sistema innovativo di didattica interattiva e multimediale, progettata secondo la teoria costruttivista; in altri termini, si ipotizza che un ambiente telematico in cui la formazione sia messa in atto mediante un sistema di apprendimento collaborativo che favorisca scambi comunicativi e interazioni, abbia una maggior efficacia nel processo di insegnamento-apprendimento rispetto a un ambiente che non operi secondo questi parametri, producendo risultati migliori (pi studenti meglio preparati, con minore dispendio di tempo e di costi).

37 D.H. Jonassen, Supporting Communities of Learners with Technology: a Vision for Integrating Technology with Learning in Schools, Educational Technology, july-august 1995, pp. 60-63. In questarticolo Jonassen cita solo sette categorie dellapprendimento significativo; nelle revisioni successive del modello aggiunge la complessit come ottava categoria, probabilmente alla luce della Cognitive Flexibility Theory. Lo schema che ne risulta riprodotto sul sito di Jonassen, http://www.coe.missouri.edu/~jonassen/.

Fasi della valutazione Azione Valutazione di progetto Descrizione Giustificare lintervento formativo e definirne gli obiettivi, il target di utenza, le risorse, gli strumenti metodologici, gli strumenti tecnologici, i costi, i criteri di valutazione Valutare i prerequisiti (valutazione diagnostica e accertamento del livello di soglia) Definire il modello didattico Progettare lintervento, la sua articolazione, il calendario operativo Monitorare il processo in ogni fase del corso Dare feedback Analizzare il livello di partecipazione e dinteresse Quantificare le interazioni Misurare il livello collaborativo Valutare la congruenza dellambiente prescelto con gli obiettivi del corso e il target di utenza Valutare la metodologia, loperato dei docenti e dei tutor, i contenuti e i materiali del corso Valutazione formativa Valutazione sommativa Strategie di new assessment Strumenti Check list Questionario dingresso Analisi dei fabbisogni formativi

Monitoraggio

Valutazione della partecipazione e dellinterazione Valutazione dellambiente di apprendimento Valutazione della didattica Valutazione dei risultati dellapprendimento

Diario di bordo Report periodici Approccio Audit Rilevazioni di osservatori esterni Analisi della messaggistica

Scale CLES e SCALE Scala di Reeves Autovalutazione Questionari strutturati Scale Likert Produzione di testi, progetti, materiali Web folio Check list del Progetto Edol

Valutazione della tecnologia Valutazione di sistema

Valutare se la piattaforma prescelta risponde alla metodologia e gli obiettivi del corso Valutare laccessibilit e la facilit duso Analisi dimpatto Follow-up dei risultati dellapprendimento Valutazione economica Analisi della ricaduta nel sistema formativo Individuazione delle buone prassi Modellizzazione dellintervento

Autovalutazione Valutazione esterna Pratiche di benchmarking ROI

Quello che si vuole proporre non un nuovo paradigma valutativo, ma un modello integrato di valutazione che analizzi le componenti della realt complessa e multidimensionale rappresentata dai corsi di apprendimento on-line. Il modello valutativo che presentiamo e che viene riassunto nella tabella articolato nel modo seguente: una fase riflessiva preliminare al corso, la valutazione di progetto; unattivit di monitoraggio, trasversale a tutte le fasi del percorso formativo; unattivit di valutazione volta ad analizzare cinque dimensioni: lambiente di apprendimento, il livello dinterazione e partecipazione, la didattica, i risultati dellapprendimento e la tecnologia usata; una fase posteriore alla conclusione delle attivit formative, la valutazione di sistema. Occorre evidenziare che si tratta di unarticolazione strumentale nella quale le diverse dimensioni hanno dei momenti in comune e in alcuni casi delle sovrapposizioni anche spazio-temporali, e che lo schema proposto pu essere accresciuto e ampliato. 3.7 La valutazione di progetto

La realizzazione del progetto didattico va preceduta da una fase esplorativa preliminare che ha lo scopo di giustificare lintervento formativo e articolarlo, definendone gli obiettivi e le competenze che dovranno essere acquisite a fine corso, il target di utenza, le risorse umane e strutturali, la scelta della metodologia didattica (quale modello si vuole seguire, quale sar il ruolo del docente, come verranno strutturate le lezioni, ecc.), i mezzi e le tecnologie, i costi e i criteri valutativi38. Si deve prevedere unazione di valutazione diagnostica e di accertamento del livello di soglia, per verificare i prerequisiti degli allievi e poter cos procedere alla progettazione didattica dellintervento coerentemente con il modello teorico e metodologico che si intende seguire. Un possibile elenco degli indicatori pu essere il seguente. 1. giustificare lintervento formativo: perch questo corso? Quali sono i presupposti teorici? Quali sono gli output attesi? 2. Definire il target di utenza: a chi si rivolge questo corso? 3. definire gli obiettivi; 4. indicare la durata nel tempo; 5. definire il modello didattico: la scelta del modello va giustificata relativamente al target, agli obiettivi, ecc.; 6. individuare le risorse: i docenti, i tecnici, gli esperti, ma anche le strutture, i materiali, ecc.;38 Per unanalisi dettagliata delle fasi progettuali v. G. Trentin, Dalla formazione a distanza allapprendimento in rete, Milano, Angeli, 2001, pp. 99-119.

7. individuare la tecnologia e gli strumenti: il sistema, la piattaforma, il software, lorganizzazione dei supporti e gli aiuti on line; 8. strutturare lintervento, stabilendo: i contenuti; larchitettura delle lezioni, unit o moduli; i tempi di apprendimento previsti; il ruolo delle risorse umane impiegate (docenti, tutor, esperti, ecc.); le attivit, secondo un calendario operativo; un periodo preliminare di training per familiarizzare lutente con il sistema; i materiali didattici e la loro modalit di erogazione; 9. definire i criteri valutativi: quando e come valutare, con quali strumenti, a quale scopo (valutazione formativa, sommativa, certificazione delle competenze, ecc.); 10. definire i prerequisiti e gli strumenti per misurarli: stabilire il livello di conoscenze informatiche minime dellutente39 e delle conoscenze pregresse nella materia oggetto del corso; approntare uno strumentario per misurarle; prevedere una forma di valutazione diagnostica delle aspettative e delle motivazioni degli utenti; 11. valutare i costi: predisporre un budget dettagliato dei costi delloperazione e dei ricavi attesi. Pu essere utile verificare il processo progettuale con una check list che preveda una serie di item che spaziano nelle dimensioni che abbiamo sopra elencato. Nella progettazione didattica telematica emergono alcuni punti chiave: la cooperazione e interazione fra esperti di diverse discipline (metodologo, informatico, psicopedagogista, ecc.); laccesso a risorse remote (materiali didattici, banche dati, ecc.); la riusabilit del software didattico e la sua condivisione fra pi progetti, che permette di abbattere i costi di sviluppo, particolarmente elevati per i prodotti informatici40. La scelta del modello di corso che si vuole proporre rilevante per la progettazione dellarchitettura globale dellintervento formativo. Robin Mason, dellInstitute of Educational Technology dellOpen University, suggerisce tre modelli di corsi in rete: 1. Modello contenuto-supporto: la prima e pi estesa categoria di corso on line, basata sulla separazione fra contenuto del corso (spesso consistente in materiale a stampa) e supporto del tutor (che nella forma pi semplice costituita da e-mail o computer conferencing). Il contenuto relativamente statico e lattivit collaborativa tra studenti piuttosto rudimentale; la componente on line non supera il 20% del tempo di studio. il modello pi usato nei corsi della Open University del Regno Unito. 2. Modello avvolgente: i corsi consistono in materiali elaborati su misura (guide per lo studente, attivit, discussioni) rivestiti da materiali gi esistenti (libri, CDrom, tutorials). Linterazione e la discussione on line occupano il 50% del tempo dello studente, il materialeUn corso che si rivolge a unutenza di specialisti informatici, ad esempio, presuppone un livello di competenze informatiche di gran lunga superiore a quello di unutenza che abbia scarsa familiarit con il computer. 40 G. Olimpo, G. Trentin, La telematica nella didattica: come e quando. Unanalisi dei possibili ruoli e significati che la telematica pu assumere nei differenti momenti della didattica, TD, n. 2 - Autunno 1993, pp. 4-17.39

predeterminato occupa il restante 50%. Il modello tende a favorire un approccio basato sulle risorse, dando allo studente pi responsabilit e libert dinterpretazione; anche il ruolo del docente si estende, poich il corso si sviluppa in modo creativo mediante attivit e discussioni. Spesso si ricorre alla condivisione di spazi on line per attivit di problem solving e allutilizzo di modalit multimediali. 3. Modello integrato: consiste di attivit collaborative, discussioni e lavori di gruppo; il corso si basa su attivit on line e i suoi contenuti sono fluidi e dinamici e largamente determinati dal lavoro individuale e di gruppo. In tal senso questo modello rappresenta lantitesi del primo, e si basa sulla creazione di una comunit di apprendimento41. 3.8 Il monitoraggio

Il monitoraggio accompagna il processo formativo in ogni sua fase. Pu essere tacito (una semplice raccolta di dati con evidenziazione delle tendenze emergenti), reattivo (correzione dellintervento se non viene riconosciuta la sua adeguatezza) o dinamico (modifica del percorso e cambiamento degli obiettivi)42. Le fasi del monitoraggio sono le seguenti: a) rilevazione dellandamento dellintervento; b) descrizione dellandamento dellintervento; c) rilevazione dello scarto esistente tra landamento previsto e quello effettivo; d) segnalazione di tutti gli scarti rilevati.

41 42

R. Mason, Models of Online Courses, ALN Magazine, 2 (2), 1998. A. Calvani, N. Rotta, Fare formazione in Internet. Manuale di didattica online, cit., p. 262 ss.

Valutazione dellambiente di apprendimento

Valutazione dei risultati dellapprendimento Valutazione della tecnologia

Valutazione di progetto

Valutazione dell interazione

Valutazione di sistema

Valutazione della didattica

Modello integrato di valutazione delle-learning necessario che il monitoraggio sia costante per poter intervenire sulle situazioni critiche in tempo reale; i dati raccolti devono essere organizzati in forma tale da poter essere agevolmente consultati. Il diario di bordo consiste nella registrazione di tutte le fasi di avanzamento del corso, delle difficolt e le problematiche riscontrate, le soluzioni adottate, i contributi dei singoli e del gruppo di lavoro. La registrazione deve seguire un ordine cronologico e deve essere costante nel tempo; pu essere realizzata sotto forma di diario tenuto dal docente o tutor, o sotto forma di riflessione di gruppo o archivio collettivo tenuto a turno da un membro della comunit, come documentazione di tipo critico e metacognitivo. Una forma pi semplice e rapida di diario del corso la scheda riassuntiva delle attivit, da elaborare periodicamente. Lapproccio audit consiste in una metodologia di valutazione qualitativa del sistema per migliorare qualit e prestazioni. Prevede lauscultazione sistematica del funzionamento dellintervento formativo con strumenti quali questionario, interviste, osservazioni sistematiche, ecc. Vengono messi in evidenza i problemi, per i quali sono elaborate proposte operative orientate alla loro risoluzione e allappianamento delle difficolt. Uno strumento di autovalutazione della didattica per formatori e tutor stato recentemente messo a punto da Will Thalheiner con il nome di E-learning Quick-Audit. Consente di monitorare il processo didattico attraverso otto steps metodologici: rendere il contesto dellapprendimento simile al contesto nel quale avverr la prestazione; offrire attivit che permettano di recuperare e testare le informazioni acquisite;

dare feedback; dare lopportunit di ripetizione dei concetti appresi; inserire un lasso di tempo tra apprendimento e pratica; presentare i contenuti in modi differenti; utilizzare solo le informazioni rilevanti; aiutare lallievo a mettere a fuoco le informazioni pi importanti43.

Lefficacia della metodologia didattica pu essere oggetto di una forma di autovalutazione da parte degli studenti, tramite la compilazione di un questionario telematico costruito per rilevare la qualit didattica del corso in diversi aspetti: qualit dei materiali didattici, contenuti delle lezioni appropriati, flessibilit del corso, qualit delle competenze e della disponibilit dei docenti e dei tutor, qualit dellorganizzazione del corso, qualit delle strumentazioni tecnologiche hardware e software, livello della interazioni fra corsisti e tutor e fra corsisti stessi. A partire dalle metodologie di learning audit stato elaborato, sulla base dei lavori di Thalheimer, un modello di autovalutazione relativo allapprendimento in rete, che ha preso il nome di e-learning audit. Il processo di valutazione prevede 5 fasi: 1. Identificazione degli obiettivi. Attraverso le interviste ai dirigenti dellorganizzazione vengono individuati gli obiettivi finanziari, aziendali, delle-learning e lallineamento. 2. Valutazione delle capacit e degli strumenti tecnologici. Lo scopo quello di chiarire quali siano le capacit della sezione dellazienda che si occupa di formazione, le capacit tecniche delle infrastrutture, le capacit-disponibilit degli utilizzatori attraverso interviste o indagini; viene inoltre effettuata lanalisi SWOT (forza/debolezza, opportunit/rischi) 44. 3. Valutazione del contenuto: pregresso, attuale, in via di realizzazione; analisi delle modalit di trasmissione della conoscenza (argomenti, moduli, curricoli). 4. Raccomandazioni strategiche: modellamento del software e dei materiali, Learning Management System, hosting, sviluppo attuale, formazione, portale web, modello formativo (preconfezionato, cartaceo, aula, on line), obiettivi del contenuto desiderato, formazione peer-topeer, integrazione. 5. Management dellimplementazione: misurazioni delle prestazioni del business (metrics), controllo di qualit, ROI (Return on Investment)45. Altri strumenti del monitoraggio sono il ricorso a osservatori esterni, i report periodici del tutor o del gruppo, strumenti di autovalutazione, triangolazioni, valutazioni di osservatori esterni,43 W. Thalheimer, E-learning Quick-Audit, Work-Learning Research Publications, april 2002 (www.worklearning.com). 44 Abbiamo tradotto i termini corrispondenti a quelli inglesi dellacronimo SWOT: Strengths, Weaknesses, Opportunities &Threats. 45 www.trainersoft.com

focus group in presenza, forum telematico, analisi dei testi prodotti in base alle diverse componenti cognitiva, affettiva, sociale, metacognitiva, partecipativa. 3.9 Valutazione dellambiente di apprendimento

Gli ambienti di apprendimento si possono definire come luoghi studiati e progettati da unquipe costituita da esperti di vari settori (pedagogisti, psicologi, metodologi, progettisti multimediali, sociologi, tecnici, esperti di dominio), in cui lefficacia didattica soggetta ai principi teorici su cui la sua progettazione si basa, e strettamente connessa ai processi di apprendimento che vengono messi in atto nellambiente stesso. La progettazione di un ambiente di apprendimento costruttivista costituisce una fase complessa e delicata. Al costruttivismo, infatti, non corrisponde un modello didattico predefinito, da riempire di volta in volta con contenuti diversi, dal momento che i processi conoscitivi sono inseriti in contesti specifici: la fase progettuale diviene dunque unoperazione flessibile, adattata alle diverse situazioni. Il ruolo del progettista cambia dal creare situazioni di apprendimento prescrittive allo sviluppo di ambienti che coinvolgono attivamente gli allievi, portandoli alla costruzione di conoscenze significative; pi precisamente, gli ambienti costruttivisti coinvolgono gli allievi nella costruzione della conoscenza attraverso attivit collaborative che incastonano lapprendimento in un contesto significativo e attraverso la riflessione su ci che stato appreso con la conversazione tra pari46. Lambiente di apprendimento diviene cos uno spazio progettato in cui il soggetto si muove, si integra e interagisce: un ambiente cos strutturato pu rendere la formazione pi accessibile, annullando gli effetti della distanza, della carenza di docenti e di sedi sul territorio. Laccento posto sul concetto di apprendimento, e quindi sul ruolo attivo del soggetto che pu calibrare lintervento educativo secondo i propri bisogni, interessi e ritmi, scegliendo il percorso pi confacente47. Vengono integrate conoscenze epistemiche (assunzione di una data concezione della conoscenza), semiologiche (ricerca di un equilibrio tra le possibilit offerte e la loro comprensibilit per lutente), contenutistiche (riorganizzazione dei contenuti allinterno di una struttura a rete) e tecnologiche (padronanza del software, conoscenza dellhardware, ecc.)48. Nella progettazione di un domande: ambiente di apprendimento si devono tenere presenti una serie di

Cfr. D.H Jonassen et al., Constructivism and Computer-Mediated Communication in Distance Education, The American Journal of Distance Education, 9(2), 1995, pp. 7-26. 47 Il progetto Edol dellUniversit di Torino propone una classificazione degli stili cognitivi in base ai quali operare attivando, oltre alle conoscenze, una serie di competenze. Si tratta di un progetto finalizzato allintroduzione di metodologie didattiche basate sullutilizzo della telematica. I documenti si trovano allindirizzo Internet http://hal9000.cisi.unito.it/wf/CENTRI_E_L/Centri_Int1/Progetti/Il-Progett2/edol/. 48 A. Calvani, Manuale di tecnologie delleducazione, cit., pp. 127-129.

46

lambiente che sto progettando fornisce un modello operativo adeguato che consente di operare sulla realt? In altre parole, in grado di sollecitare lallievo a formarsi un modello operativo delle risorse di cui dispone?

rappresenta lorganizzazione che apprende in una forma spaziale a pi dimensioni? favorisce linterazione individuo/collettivit? mette il soggetto in condizioni di operare sia con modelli scientifici sia con modelli empirici? ha una base multidisciplinare?49. la scala CLES, Constructivist Learning Environment Survey50, uno

Nel 1991 alcuni ricercatori della Curtin University Technology in Australia hanno elaborato, in una prospettiva costruttivista, strumento applicato a classi di bambini fra gli 8 e i 10 anni per valutarne cinque aspetti: la rilevanza dellapprendimento sulla vita personale, il poter esprimere opinioni critiche, la partecipazione ai processi educativi e valutativi, la flessibilit nella comprensione e la negoziazione. La sperimentazione della scala ha condotto alla messa a punto dello SCALE, Social Constructivism and Active Learning Environments, un tentativo di definire e misurare gli ambienti di apprendimento costruttivisti: gli allievi, bambini fra i 6 i 12 anni, devono rispondere a un questionario di 40 item riguardanti lambiente di apprendimento che preferirebbero e quello in cui sono attualmente inseriti. Le domande riguardano otto dimensioni: 1. chiarimenti dellinsegnante: la misura in cui agli studenti vengono fornite spiegazioni, esempi e pluralit di modi di comprensione; 2. centralit dello studente: la misura in cui lo studente ha sotto controllo il processo di apprendimento e le decisioni da prendere; 3. guida del docente: la misura in cui linsegnante illustra le fasi di un problema e fornisce sostegno (scaffolding); 4. priorit della conoscenza dello studente: la misura in cui le attivit di apprendimento sono personalmente rilevanti e prioritarie: 5. generazione di nessi: la misura in cui lo studente costruisce i collegamenti nella conoscenza; 6. porre domande/discutere: la misura in cui sono incoraggiate ipotesi, discussioni, domande e richieste nella classe; 7. esplorazione dei media e delle risorse: la misura in cui vengono usati strumenti tecnici e altre risorse;49 Cfr. L. Gallino, Gli ambienti di apprendimento nella scuola e nel lavoro, Tecnology Review, Suppl. n. 5, Sett.-Ott. 1998. 50 P.C. Taylor, B.J. Fraser, L.R. White, CLES: An instrument for monitoring the development of constructivist learning environments. Paper presented at the annual meeting of the American Educational Research Association, New Orleans, LA., April 1994.

8. collaborazione e negoziazione: la misura in cui gli studenti interagiscono socialmente per costruire significati e ottenere consenso. La scala stata sviluppata come strumento per gli insegnanti, con lobiettivo di comprendere la pratiche sociali costruttiviste e il modo in cui tali pratiche sono considerate dagli studenti. La maggiore difficolt, per, sta nel fatto che si tratta di una scala oggettiva per misurare ambienti costruttivisti e quindi dinamici, oltre alleccessiva lunghezza rappresentata dai quaranta item 51. 3.10 Valutazione della partecipazione

Per valutare in che misura gli allievi si sono resi partecipi del processo formativo a distanza vengono utilizzate alcune tecniche, quali lanalisi della messaggistica, le date di accesso e la durata dei collegamenti, la pagine visitate, la presenza nelle discussioni sincrone, il numero totale degli accessi. Lanalisi delle interazioni porta a rilevarne il livello, in una scala che va dalla semplice interazione dellindividuo con il docente, le risorse e i materiali fino al grado pi elevato e complesso di interazione del gruppo come comunit collaborativa. Il livello collaborativo include diverse dimensioni, fra le quali: interattivit del corso; capacit di interagire con i compagni e lavorare in gruppo; qualit della partecipazione (accessi in rete, interventi, commenti, numero di messaggi scambiati); rapporto tra i docenti e gli studenti (comunicazione con gli allievi, disponibilit, capacit di fornire supporto, di ispirare fiducia, ecc.); qualit delle attivit di gruppo (esercitazioni, simulazioni, sperimentazioni); lapplicazione di strategie collaborative in ambiente telematico (teleconferenza, spazi telematici condivisi, classi virtuali, comunit di apprendimento, ecc.)52; il livello di interesse. 3.11 Valutazione dei risultati dellapprendimento

Nel caso della formazione on line, non potendo contare sulla presenza fisica degli allievi, lapparato di controllo costituisce la principale fonte di informazione sui risultati dellapprendimento: la fase valutativa deve perci fornire dati e informazioni che possano essere classificati e archiviati, anche con la collaborazione attiva degli allievi, e deve articolarsi attraverso le fasi di valutazione ex ante, in itinere, ex post, con un particolare rilievo alla valutazione formativa. Nellistruzione a distanza la valutazione consente di procedere alle correzioni e agli adeguamenti necessari per lo svolgimento del percorso didattico e, proprio per tale motivo, essa comporta livelli, dimensioni, e fasi differenziate lungo tutto litinerario dello stesso percorso.51 C. J. Bonk, E. J. Oyer, P. V. Medury, Is this the S.C.A.L.E.?: Social constructivism and active learning environments, Paper presented at the annual meeting of the American Educational Research Association, San Francisco, April, 1995. Una sintesi e una discussione sugli aspetti dello SCALE si trova nel sito della comunit di apprendimento del Progetto CIST dellUniversit di Firenze, http://www.unipd.it/cist/homepgit.htm. 52 Sullargomento cfr. anche G. Trentin, Dalla formazione a distanza allapprendimento in rete, cit., pp. 122 ss.

Alcune recenti teorie sulla valutazione in ambiente anglosassone volgono in direzione del new assessment, un insieme di metodologie e procedure che si possono cos riepilogare: valutazione e monitoraggio costante del processo dinsegnamento-apprendimento (valutazione formativa); lettura diacronica e longitudinale della valutazione di prodotto della singola performance (rendendola cos una valutazione di processo); suddivisione delle responsabilit dei risultati dellapprendimento tra insegnante e discenti, in un clima collaborativo; partecipazione attiva degli studenti alle pratiche valutative (autovalutazione); coinvolgimento della valutazione nelle pratiche quotidiane dapprendimento relative a unarea specifica53. Oltre alle strategie di autovalutazione, che vedono la collaborazione attiva degli allievi, vengono poste in atto metodologie classiche come prove oggettive, produzione di testi o progetti, lavori di gruppi, ecc.; nel caso dei questionari di tipo chiuso a scelta multipla le prove vengono somministrate a un campione di studenti estratto in modo casuale dalla popolazione che frequenta il corso on line, assumendo come gruppo di controllo un campione di studenti non frequentanti; prevista la somministrazione di un pretest che attesti le condizioni dingresso dei due gruppi. I dati cos raccolti vengono sottoposti a unanalisi statistica che permette di compararli e rilevarne le differenze statisticamente significative54. In molti casi larchitettura del corso prevede un incontro in presenza con il docente per la prova finale desame, mediante la quale vengono valutate e certificate le competenze acquisite. 3.12 Valutazione della didattica

La qualit della didattica si pu valutare secondo una serie di dimensioni relative alla capacit dellintervento formativo di promuovere forme di apprendimento efficaci. Le aree fondamentali di indagini sono tre: valutare loperato del tutor/docente: le sue competenze, la sua disponibilit, la capacit di offrire supporto, il livello dinterazione con gli allievi; valutare la strutturazione del corso: larticolazione in lezioni, unit o moduli, la flessibilit del programma, il livello di personalizzazione, le difficolt rispetto alle conoscenze e competenze

53 B.M. Varisco, Tecnologie didattiche, apprendimento e valutazione, in D. Persico (a cura di), Tecnologie didattiche e scuola. Atti del Convegno TED, Genova, 12-14 febbraio 2001, Ministero della Pubblica Istruzione CNR, Istituto Tecnologie Didattiche, 2001, p. 229. 54 Unesposizione sintetica delle tecniche di valutazione degli apprendimenti si trova in F. Benedetti, M. Guspini, La didattica modulare: un approccio sistemico e integrato, 2a ed., Roma, Anicia, 2002, a cui rimandiamo.

dei partecipanti, la chiarezza dei compiti da svolgere, lattivit/passivit dellallievo, la formulazione esplicita di obiettivi e contenuti, la possibilit di avere feedback in ogni fase; valutare i contenuti e i materiali: la coerenza tra obiettivi e contenuti e il livello di difficolt di questi ultimi, la facilit di accesso dei materiali didattici, la loro validit scientifica, il costo di acquisto e download, la presenza di materiali realizzati appositamente, la possibilit di accedere a documenti, risorse bibliografiche, banche dati e altri materiali. Tom Reeves propone un modello di valutazione dei corsi in CBE (Computer Based Education) fondato su 14 dimensioni pedagogiche, ciascuna delle quali si riferisce alla capacit della CBE di intraprendere interazioni di istruzione potenti, monitorare i progressi dellapprendimento, aumentare il rendimento degli insegnanti, ridurre le differenze individuali, promuovere lapprendimento cooperativo. 1. Epistemologia: oggettivismo vs. costruttivismo. Fa riferimento alle teorie sulla natura della conoscenza in possesso di chi ha ideato il programma. Nel contesto CBE loggettivismo sostenuto dai promotori degli Integrated Learning Systems (ILS), il costruttivismo dai fautori dei mindtools elettronici. Gli ILS sono sistemi a rete su larga scala che integrano le funzioni di istruzione, valutazione e gestione; i docenti sono relegati al ruolo di facilitatori. Nella visione costruttivista, secondo cui non esistono conoscenze assolute ma diverse prospettive valide su un argomento, i mindtools elettronici, quali ipertesti e multimedia, consentono a docenti e studenti di collaborare a costruire ununica rappresentazione della conoscenza. 2. Filosofia pedagogica: istruttivismo vs. cognitivismo. Listruttivismo in pedagogia sottolinea limportanza di finalit e obiettivi che esistono al di fuori di chi apprende, e che una volta delineati vengono organizzati gerarchicamente in complessit crescente; il costruttivismo punta invece sullintenzionalit del discente, sulle sue capacit e strategie metacognitive nella costruzione della conoscenza, assicurandosi che lambiente di apprendimento sia quanto pi ricco possibile. Allistruttivismo fanno riferimento i tutorials basati sul computer (CBT), i drilland-practice e gli ILS; al costruttivismo gli ambienti di apprendimento interattivi, i micromondi e i mindtools (strumenti cognitivi). 3. Psicologia di sfondo: comportamentismo vs. cognitivismo. Sebbene orami sostenuto da uno sparuto gruppo di difensori, il comportamentismo molto diffuso in ambienti CBE e ritiene che il fattore importante dellapprendimento sia il comportamento, che direttamente osservabile. La psicologia cognitiva presta maggior attenzione agli stati mentali interni; le strategie di apprendimento variano a seconda del tipo di conoscenza da costruire. 4. Orientamento a un fine: obiettivi focalizzati con precisione vs. obiettivi non focalizzati. Finalit e obiettivi nella CBE possono spaziare da quelli definiti con precisione (es. protocolli

medici rigorosi in situazioni di emergenza) a quelli meno definiti o indefiniti (es. imparare ad apprezzare larte moderna). In alcuni campi conoscitivi un insegnamento tramite istruzioni dirette appare inappropriato, in quanto non richiesta la trasmissione di una serie di nozioni. 5. Validit esperenziale: astratto vs. concreto. Se conoscenza, abilit e attitudini vengono apprese in un contesto duso, saranno pi facilmente spendibili in un contesto simile; listruzione tradizionale presenta dei contenuti astratti, costringendo lo studente a sforzarsi di generare connessioni tra condizioni (es. un problema) e azioni (es. usare la conoscenza come strumento per risolvere quel problema). La CBE pu essere pensata per presentare un evento o una situazione come ancora alla realt fattuale, per uno sforzo collaborativo di studenti e docenti per costruire conoscenze; cos avviene nel Cognition and Technology Group della Vanderbilt University (CGTV), che parla di istruzione ancorata per definire il processo di costruzione di nuove conoscenze situato o ancorato in contesti significativi e rilevanti. 6. Ruolo del docente: didattico vs. facilitativo. Alcuni sistemi di CBE concepiscono il docente come facilitatore, altri lo considerano in un ruolo pi tradizionale di insegnante. Nel ruolo didattico prevale lattivit di spiegazione agli studenti; in questo caso la CBE supporta, rinforza ed estende lesposizione dellinsegnante. Il docente come facilitatore diventa una risorsa che viene consultata dallo studente e a volte si fa studente egli stesso. 7. Flessibilit del programma: programma a prova dinsegnante vs programma facilmente modificabile. Si tratta di capire se il programma a prova dinsegnante, nel senso che il docente non pu intromettersi e modificarlo, se non a rischio di comprometterne lefficacia, o se facilmente modificabile. I pi ferventi sostenitori del primo approccio auspicano la completa sostituzione del docente con CBE sempre pi umanizzati; daltra parte proibire degli adattamenti pu fa perdere loccasione di modifiche creative che possono migliorare il programma. 8. Valutazione degli errori: apprendimento privo di errori vs. apprendimento dallesperienza. Lapprendimento per prove ed errori ci permette di imparare dai nostri errori; al contrario alcuni teorici, in particolare i sostenitori dellistruzione programmata, sostengono che lapprendimento ideale privo di errori. Alcuni programmi ricalcano i principi dellistruzione programmata; altri sono altamente simulativi di contesti reali, in cui le scelte sbagliate permettono di apprendere determinati contenuti. 9. Origine della motivazione: estrinseca vs. intrinseca. La motivazione rappresenta il fattore primario dei modelli istruzionali. Una motivazione pu essere estrinseca (esterna allambiente di apprendimento) o intrinseca (integrata ad esso). I nuovi approcci si propongono come

intrinsecamente motivati, ma poche ricerche indagano il motivo per cui dovrebbero esserlo. Attualmente la motivazione estrinseca rimane un fattore critico in molti contesti educativi. 10. Aggiustamento delle differenze individuali: inesistente vs. multisfaccettato. Non sempre la CBE riesce a ridurre le differenze individuali tra discenti: alcuni programmi prestano scarsa attenzione a tali differenze, mentre altri tengono conto delle diversit di carattere, affettive e fisiologiche. Limpatto delle differenze individuali un fattore primario nella CBE; molti modelli di apprendimento considerano le differenze determinanti per i risultati educativi. Per affrontare il problema opportuno fare ricorso a strategie di scaffolding, reset cognitivo, e altri tipi di supporto metacognitivo. 11. Controllo del discente: inesistente vs. illimitato. Si riferisce alla possibilit di chi apprende di decidere quale sezione studiare o quel percorso seguire nel materiale interattivo. Teoricamente un maggior controllo permette lindividualizzazione dellistruzione e una pi alta motivazione, ma gli esperimenti condotti non hanno avvalorato questa tesi. 12. Attivit dellutente: attivit che fanno nascere lapprendimento vs. attivit generativa. Gli ambienti che permettono a chi apprende di accedere a varie rappresentazioni del contenuto vengono etichettate mathemagenic, ossia attivit che rendono possibile la nascita dellapprendimento55; quelli che lo coinvolgono nel processo di creazione, elaborazione e rappresentazione delle conoscenze sono detti generativi. I primi fanno riferimento alla pedagogia istruttivista, i secondi a quella costruttivista. A volte le due dimensioni sono presenti simultaneamente nel programma. 13. Apprendimento cooperativo: non supportato vs. integrale. Fa riferimento al metodo per cui i soggetti che apprendono lavorano insieme a coppie o a piccoli gruppi condividendo gli obiettivi del lavoro, e che consente di raggiungere risultati migliori a livello distruzione e a livello sociale. 14. Sensibilit culturale: inesistente vs. integrale. Le dimensioni succitate hanno un elemento culturale che non va trascurato (ad es. in certe culture inappropriato fare domande incalzanti); la CBE dovrebbe mostrare pi attenzione possibile nei confronti di culture ed etnie diverse56.

55 Termine coniato da Rothkopf nel 1970: cfr. E.Z. Rothkopf, The concept of mathemagenic activities, Review of educational research , vol. 40, 1970, pp.325-336. 56

T. Reeves, Evaluating what really matters in computer-based education, 1994, http://it.coe.uga.edu/~treeves/

Modello di valutazione di ReevesEPISTEMOLOGIA OGGETTIVISMO COSTRUTTIVISMO

FILOSOFIA PEDAGOGICA ISTRUTTIVISMO COSTRUTTIVISMO

PSICOLOGIA DI SFONDO COMPORTAMENTISMO COGNITIVISMO

ORIENTAMENTO A UN FINE OBIETTIVI FOCALIZZATI CON PRECISIONE VALIDIT ESPERENZIALE ASTRATTO RUOLO DEL DOCENTE DIDATTICO FACILITATIVO CONCRETO OBIETTIVI NON FOCALIZZATI

FLESSIBILIT DEL PROGRAMMA A PROVA DINSEGNANTE FACILMENTE MODIFICABILE VALUTAZIONE DEGLI ERRORI APPRENDIMENTO PRIVO DI ERRORI APPRENDIMENTO DALL ESPERIENZA ORIGINE DELLA MOTIVAZIONE ESTRINSECA INTRINSECA

AGGIUSTAMENTO DELLE DIFFENZE INDIVIDUALI INESISTENTE CONTROLLO DEL DISCENTE INESISTENTE ATTIVIT DELLUTENTE MATEMAGENICA APPRENDIMENTO COOPERATIVO NON SUPPORTATO SENSIBILIT CULTURALE INESISTENTE INTEGRALE INTEGRALE GENERATIVA ILLIMITATO MULTISFACCETTATO

3.13

Valutazione della tecnologia

Una valutazione a livello tecnico dovr esplorare una serie di dimensioni riguardanti: la valutazione del software (funzionalit, fruizione, produzione); la facilit di addestramento alluso delle interfacce; i requisiti di sistema necessari per accedere ai portali e ai corsi in rete; la compatibilit con altri software; la presenza di un sistema di tutoraggio o di aiuto in linea; il livello dei prerequisiti richiesti per operare sul computer; la velocit del software impiegato; il costo del software; i costi di connessione, della strumentazione, dei materiali duso (periferiche, supporti CDRom, carta, dischetti57, ecc.). Un esempio di scala valutativa del software didattico, elaborato nellambito del progetto Edol dellUniversit di Torino, prevede una serie di domande riguardanti la produzione, lopportunit di valutazione e limplementazione, classificando le risposte in una scala di intervalli da 1 a 10.

3.14

Valutazione del sistema

Tutte le azioni valutative fin qui descritte vanno a innestarsi su un processo di valutazione che riguarda in maniera globale lintervento formativo, da effettuarsi dopo il termine del corso. Si tratta, in sostanza, di valutare se gli obiettivi del corso sono stati raggiunti con successo e se lintervento modellizzabile per essere riutilizzato in altri contesti. LUniversit del Maine fa uso di una scala valutativa dei criteri contenutistici dei corsi in rete, strutturata in intervalli da 1 a 5: gli obiettivi sono chiaramente definiti? il livello di difficolt appropriato agli obiettivi del corso? la lunghezza e la profondit dei contenuti appropriata? i soggetti cui il corso destinato possiedono i prerequisiti e le competenze necessarie? a conclusione del corso gli obiettivi sono stati raggiunti? vengono apprese conoscenze, competenze o attitudini appropriate? i soggetti conservano le conoscenze acquisite a lungo termine? lapprendimento superiore rispetto ad altre forme distruzione? altre forme distruzione sono altrettanto sicure? altre forme distruzione sono altrettanto economiche?58

Una prima fase della valutazione di sistema identificabile come analisi dimpatto, attuata nel momento immediatamente successivo alla fine del corso. Gli indicatori cui si fa riferimento sono i seguenti:Questo punto va considerato, in particolare, nel caso in cui il materiale duso sia totalmente a carico dellallievo e non, ad esempio, dellazienda che eroga il corso. 58 http://www.ume.maine.edu/cev/. un database di valutazione di corsi elaborato dallUniversit del Maine.57

adeguatezza dei corsi rispetto al problema formativo: se la scelta dei corsi in rete ha prodotto dei risultati pari o maggiori rispetto a quelli che si sarebbero ottenuti impiegando modalit formative di tipo tradizionale; successo dei corsi: rapporto quantitativo tra gli studenti che completano il percorso formativo e quelli che lo abbandonano prima della conclusione; successo delle metodologie usate: percentuale di studenti promossi rispetto agli iscritti; ottimizzazione dei tempi: periodo necessario per completare la formazione in rete, possibilit di accedere alla formazione secondo orari e tempi personalizzati, qualit della preparazione nel rapporto tempi/risultati; qualit dei servizi offerti: livello di soddisfazione degli utenti relativamente a strutture, infrastrutture, organizzazione, segreteria, comunicazione, ecc.; flessibilit: livello di soddisfazione degli utenti riguardo le possibilit di adattare il corso alle proprie esigenze; obiettivi: se sono state raggiunte le mete prefissate allinizio del corso, ovvero se la valutazione di sistema congruente con la fase progettuale59 o se sono intervenute modifiche o, in ogni caso, gli obiettivi iniziali sono stati disattesi; capacit di adattamento: in che misura lorganizzazione del corso ha saputo fare fronte a ostacoli inattesi, problemi logistici, didattici, interpersonali, mutamenti di rotta di piccola o grande portata; risposta ai fabbisogni formativi: successo del sistema nel rispondere alle richieste formative da parte del mondo del lavoro e delle altre agenzie formative; rapporto costi-benefici: vantaggi del sistema formativo in rete rispetto ai sistemi tradizionali di formazione in presenza; prestigio e qualit della certificazione: riconoscimento dei titoli rilasciati al termine del corso on line da parte di altre istituzioni educative di grado parallelo o superiore, riconoscimento da parte del mondo del lavoro (aziende, istituzioni, imprese) e considerazione accordata allistituzione che rilascia i titoli in questione60. A medio termine si possono misurare gli effetti con unanalisi follow up che misuri la permanenza delle conoscenze acquisite a distanza di tempo e con analisi mirate a quantificare la ricaduta dellintervento formativo nel tessuto sociale ed economico. Si prenderanno quindi in considerazione la presenza di eventuali cambiamenti operati dal corso in integrazione con il sistema formativo nazionale, la sinergia con il territorio, con le istituzioni, con le amministrazioni, con le parti sociali e le imprese, il contributo alla crescita economica di settori produttivi tradizionali e innovativi, la59 60

A. Calvani, N. Rotta, Fare formazione in Internet. Manuale di didattica online, cit., p. 263 n. Cfr. D. Keegan, Principi di istruzione a distanza, cit.

rilevanza sociale e culturale, lapprezzamento da parte di osservatori ed esperti esterni, il successo dei modelli proposti, delle metodologie usate, dei risultati disseminati, la riusabilit del progetto corsuale in altri contesti e situazioni. A lungo termine lanalisi pu evidenziare i cambiamenti permanenti che si verificano nellorganizzazione scolastica e formativa, lattivazione di strategie di benchmarking, lindividuazione e la diffusione delle pratiche ottimali. La formazione on line pu rispondere con efficacia alle nuove esigenze formative che richiedono una costante crescita di conoscenza e adeguamento in tempo reale ai cambiamenti tecnologici, l dove la formazione tradizionale impiega troppo tempo per modificare contenuti e materiali didattici, che nel momento della loro introduzione appaiono gi obsoleti. In conclusione, la valutazione di sistema dovrebbe assumere la forma di monitoraggio costante, che documenti il processo e i risultati dellapprendimento, con uso di rilevazioni e osservazioni esterne, comparazioni con altre esperienze, analisi economiche e sociali61. 3.15 Due casi di successo nell e-learning: Telecom Italia e Isvor Fiat

Fin dal 1988 la Telecom Italia62 (allora Sip) ha sperimentato con buoni esiti la formazione in rete, servendosi di Fortel, un sistema FaD concepito per laggiornamento a distanza di grandi numeri di lavoratori. Si trattava di una piattaforma di rete con accesso tramite Itapac, il protocollo di comunicazione che precedeva Internet, con terminali distribuiti nelle sedi di lavoro; il materiale didattico era di tipo testuale e il livello di interattivit molto modesto. In ogni unit aziendale era presente un Responsabile Didattico Locale, garante dello standard qualitativo del servizio. Il settore che ha realizzato Formet successivamente andato a costituire Trainet, la web learning company di Telecom Italia, che ha dato vita a un sistema formativo di cui gli esempi pi probanti sono Campus Telecom e Hypercom Virtual Campus. Campus Telecom, attivo dal 1997, un luogo di virtuale di formazione accessibile via intranet aziendale e via Internet con accesso riservato; in esso il tutor ha un ruolo intermedio tra il docente tradizionale e il facilitatore di processi apprenditivi. Hypercom Virtual Campus, creato per la formazione specialistica e manageriale, offre un ambiente di apprendimento personalizzabile a seconda delle proprie esigenze formative: possibile aggiungere funzioni, modificare lordine gerarchico, aggiungere nuovi profili, il tutto in uninterfaccia multilingue. La metafora quella del campus universitario, che viene riprodotto nei suoi fisici e spaziali.

61 62

A. Calvani, M. Rotta, Fare formazione in Internet. Manuale di didattica online, cit., pp. 260-264. Le informazioni riportate sono tratte dal sito www.trainet.it

I corsi di Trainet sono basati sul metodo didattico MUST (Modelli di Universi Simulati e Tutoriali), ideato dalla Mafrau63: nelluniverso di simulazione lutente inserito in un contesto situazionale simulato, nel quale deve raggiungere obiettivi e risolvere problemi sfruttando le proprie abilit e competenze; nel sistema tutoriale troviamo un ipertesto ad albero che permette di accedere a informazioni, casi aziendali, interviste, materiali, video, ecc. Lutente ha piena libert nei ritmi e tempi di apprendimento e pu scegliere i contenuti allinterno del percorso predisposto. Ci si serve regolarmente della dissonanza cognitiva: le situazioni problematiche stimolano lallievo verso lapprendime