famiglia cristiana per l'unicef dossier adolescenza in bilico

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inserto speciale a cura di ALBERTO CHIARA e MAURIZIO DE PAOLI foto Unicef/ PATRIZIA PATERNÒ Li ha fatti nascere salvando le loro mamme dalla morte per parto. Li ha fatti crescere fino a 10 anni cercando di assicurare vaccini, cibo, cure e istruzione. Non vuole lasciarli soli proprio adesso, mentre affrontano il loro secondo decennio di vita, un’età in bilico tra infanzia e mondo adulto, un’età fragile, minacciata da mille insidie, ma anche ricca di opportunità. L’Unicef sceglie gli adolescenti: a loro (1 miliardo e 200 milioni in tutto il mondo) dedica il Rapporto 2011. Meglio non indugiare. In questo stesso istante, infatti, c’è almeno un ragazzino che sta interrompendo gli studi; un altro, in Africa, cerca di evitare i gruppi armati che vorrebbero arruolarlo; un diciottenne, in Asia, è già sfiancato da anni di lavoro malpagato. In America latina, infine, una minorenne attende con ansia il giorno in cui darà alla luce suo figlio. Adolescenza l’età in bilico RAPPORTO UNICEF 2011

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Li ha fatti nascere salvando le loro mamme dalla morte per parto. Li ha fatti crescere fino a 10 anni cercando di assicurare vaccini, cibo, cure e istruzione. Non vuole lasciarli soli proprio adesso, mentre affrontano il loro secondo decennio di vita, un’età in bilico tra infanzia e mondo adulto, un’età fragile, minacciata da mille insidie, ma anche ricca di opportunità. L’Unicef sceglie gli adolescenti: a loro (1 miliardo e 200 milioni in tutto il mondo) dedica il Rapporto 2011. Meglio non indugiare. In questo stesso istante, infatti, c’è almeno un ragazzino che sta interrompendo gli studi; un altro, in Africa, cerca di evitare i gruppi armati che vorrebbero arruolarlo; un diciottenne, in Asia, è già sfiancato da anni di lavoro malpagato. In America latina, infine, una minorenne attende con ansia il giorno in cui darà alla luce suo figlio.

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Page 1: Famiglia Cristiana per l'UNICEF Dossier Adolescenza in bilico

insertospeciale

Nel prossimo numeroIL CANTICO

DEGLI ARTISTIGuida alle mostre

in calendarionella primavera.

a cura diALBERTO CHIARA

e MAURIZIODE PAOLI

foto Unicef/PATRIZIAPATERNÒ

Li ha fatti nascere salvando le loro mamme dalla morte per parto. Li ha fatticrescere fino a 10 anni cercando di assicurare vaccini, cibo, cure e istruzione.

Non vuole lasciarli soli proprio adesso, mentre affrontano il loro secondodecennio di vita, un’età in bilico tra infanzia e mondo adulto, un’età fragile,

minacciata da mille insidie, ma anche ricca di opportunità. L’Unicef scegliegli adolescenti: a loro (1 miliardo e 200 milioni in tutto il mondo) dedicail Rapporto 2011. Meglio non indugiare. In questo stesso istante, infatti,

c’è almeno un ragazzino che sta interrompendo gli studi; un altro, in Africa,cerca di evitare i gruppi armati che vorrebbero arruolarlo; un diciottenne,

in Asia, è già sfiancato da anni di lavoro malpagato. In America latina, infine,una minorenne attende con ansia il giorno in cui darà alla luce suo figlio.

I Dossierdi Famiglia

Cristianada staccare

e conservare

Adolescenzal’età in bilico

RAPPORTOUNICEF 2011

con un crescendo musicale: un assolo per lavita. Sì, perché ciò che dà estremo coraggio alprotagonista è l’immagine di un bimbo. Do-po aver “visto” genitori, amici, ex fidanzata eaver lasciato a tutti un messaggio del cuorecon la videocamera, chi sarà mai quel ragazzi-no? Il figlio che potrà avere se sopravviverà...E oggi, il figlio di Aron ha due anni.

«Ralston è la testimonianza», spiega Boyle,«del bisogno che abbiamo di emozioni ancheestreme. Del rischio come sfida alla pauradella morte che aleggia su di noi. Il mio cine-ma vuole esplorare proprio gli aspetti spiri-tuali della vita che ci pongono interrogativi». Maurizio Turrioni

Il cinema di Mike Leigh, inglese, 68 anni,è attraversato da una linea rossa che siinsinua fra le zone d’ombra del vissuto,parabole esistenziali intessute diinfelicità e frustrazioni raccontate confreddezza ma sempre circondando dicomprensione e umana pietà i suoipersonaggi. Un libro in cui a Naked,Segreti e bugie, Il segreto di VeraDrake si aggiunge ora Another Year.Due sessantenni, lui geologo e leipsicologa, Tom e Gerri. Come il gatto eil topo dei cartoni animati. Madiversamente dai due antagonisti diHanna e Barbera, la coppia di MikeLeigh è ben assortita, al punto che tuttile ruotano intorno. A cominciare daMary, collega di Gerri in un centro diassistenza pubblica, e da Ken, amico diTom, entrambi rifugiati nell’alcolismoper via di una devastante solitudine.Ci sono anche il figlio di Tom e Gerri,avvocato trentenne che ancora non haincontrato l’anima gemella, e il fratellodi Tom rimasto vedovo all’improvviso,

con un figlio scontroso e irascibile. Per tuttiTom e Gerri rappresentano il parafulminecontro il quale si scaricano ansie, angosce esofferenze. Intanto, di stagione in stagione,another year, un altro anno è passato, econ lui tante storie. Che siano concluse,in sospeso o appena iniziate non conta.Quel che importa è che la vita continui,con Tom e Gerri vigili silenziosi a dirigereil traffico nelle ore di punta.Tocchi dolce-amari, ora ironici oramalinconici, fanno di Another Year unasuperba lezione di cinema dove tutto èridotto al minimo, ma per contro tuttodiventa essenziale e calibrato, grazieall’equilibrio perfetto di una sceneggiatura(non a caso nominata per l’Oscar) dove ilnon detto, l’appena accennato, il suggeritosono ben più efficaci di dialoghi in cui, pervoler spiegare tutto, si cade nel didascalico,e dove l’intesa fra autore e interpretiraggiunge un affiatamento che riesce aconferire alla routine quotidiana il sensodi un’autentica “commedia umana”. Enzo Natta

UNA DELICATA “COMMEDIA UMANA”

ATTUALITÀ CINEMA

ANOTHER YEAR(Gran Bretagna, 2010). Regia di MikeLeigh. Con Jim Broadbent, LesleyManville, Ruth Sheen, Peter Wight.Classifica Cnvf: consigliabile/problematico/dibattiti.

James Franco (AronRalston) con Clémence

Poésy (l’ex fidanzataRana). Franco condurrà

la notte degli Oscar.

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FAME, 3 MILIONIDI MORTI ALL’ANNOIl decesso di un bambinoper polmonite o dissenteriaspesso sigilla, con unatragica fine, una storiapregressa di malnutrizionetrascurata che si confermala prima causa di mortalitàinfantile. Ogni anno nelmondo muoiono 8,8 milionidi bambini prima del quintoanno di età; uno su tresi spegne per colpa del ciboscarso o poco nutriente.Un dato che sgomenta.Non a caso, il primoObiettivo di sviluppodel millennio chiedeai Governi di dimezzare,entro il 2015, la percentualedi persone che soffrono lafame, riducendo del 50per cento il numerodi bambini sottopeso. Su 117Paesi alle prese con questoproblema, 63 sembranoavviati sulla buona strada.

129milionicirca i bambini

sottopeso che vivononei Paesi in via

di sviluppo, quasi 1 su 4

Sa cosa s’aspetta un’Organizzazionenon governativa che opera sul campo,a stretto contatto con chi soffre;sa che cosa può fare uno Stato

e sa anche quanto può incidere l’Onu. Tutto ciò,perché ha collezionato un’invidiabile esperienzain tutti questi campi. Nato a New York il 2aprile 1939, infatti, Anthony Lake ha avutodiversi incarichi di responsabilità prima diessere nominato direttore generale dell’Unicef.Ha guidato l’International voluntary services,ha lavorato come consulente per il Comitatointernazionale della Croce Rossa ed è statonel consiglio di amministrazione di Savethe children. Tra il 1977 e il 1981, poi, durantela presidenza Carter, è stato direttoredel Dipartimento di Stato americanoper la pianificazione politica. Tra il 1993e il 1997, inoltre, con Bill Clinton alla CasaBianca, è stato Consigliere per la sicurezzanazionale. Nel corso degli anni, infine, è stato“inviato speciale” del presidente degli Usa adHaiti, in Etiopia e in Eritrea. «Nella prefazioneal rapporto 2011 dell’Unicef sull’adolescenza»,esordisce in quest’intervista con FamigliaCristiana, «ho raccontato di una giovane donnache, in occasione di una conferenza globale sulcambiamento climatico, ha chiesto a chiguidava quell’assemblea quanti anni avrebbeavuto nel 2050. Proprio come il presidente

di quel meeting, già anziano, temo che nel 2050neanch’io avrò più compleanni da celebrare.Ma la domanda ci ricorda che noi, oggi,abbiamo un obbligo nei confronti del futuro.È responsabilità di tutti noi costruire il mondoche vorremmo lasciare in eredità ai nostri figli».– Cosa sta facendo l’Unicef per migliorarlo?«Se concentriamo i nostri sforzisul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppodel millennio nelle aree e per le popolazionipiù facilmente raggiungibili, possiamo ottenereun successo statistico, ma nascondiamoun fallimento morale: lasciare indietro quelliche hanno più bisogno. Come Unicefintendiamo concentrare i maggiori sforzi

sui bambini dimenticati, facendo sì che sianodavvero al centro dell’agenda dei vari Governi».– Con quale budget?«A differenza di quasi tutte le altre agenziedell’Onu, l’Unicef non è direttamente finanziatodal sistema delle Nazioni Unite. Le sue risorseprovengono interamente da contributi volontaridei Governi e del settore privato (circa 3,256miliardi di dollari nel 2009, con un calo del4 per cento rispetto al 2008). La maggior partedelle risorse a sua disposizione (69 per cento)deriva dai finanziamenti che i Governi dei Paesimembri dell’Onu e le Organizzazioniintergovernative – come l’Unione europea –stabiliscono di versare ogni anno al Fondo.Il 28 per cento del bilancio proviene dal settoreprivato: si tratta di donazioni effettuate

da milioni di cittadini, imprese, associazioni eistituzioni locali, attraverso il canale deiComitati nazionali per l’Unicef; circa il 3 percento, infine, è frutto di altri contributi».– Come vengono utilizzati questi fondi?«I fondi 2009 sono stati così ripartiti:sopravvivenza dei bambini (46 per cento),istruzione (22 per cento), lotta all’Hiv-Aids(7 per cento), programmi di protezione dei piùpiccoli (12 per cento) e promozione dei dirittidell’infanzia (13 per cento)».– Quali sono i Governi e i Paesi più “generosi”?«Nel 2009 i Governi che più hanno contribuitosono stati quelli di Usa, Norvegia, Olanda,Regno Unito e Svezia. I Comitati nazionaliUnicef che hanno raccolto più fondi sono stati,invece, quelli di Giappone, Germania, Olanda,Usa e Italia. Per quanto riguarda il 2010, vorreisottolineare che la generosità e la solidarietànei confronti dei bambini di Haiti ha permessodi raccogliere 298.778.549 dollari in donazioniper l’appello lanciato dopo il terremoto, e unanticipo di 10.757.488 dollari sull’appellolanciato per il 2011, in seguito all’emergenza

IIIfamigliacristiana

9/2011

Parla l’americano Anthony Lake,direttore generale dell’Unicef.«Rischiamo di vanificarei successi ottenuti con chi haun’età compresa tra 0 e 10 anni».

di ALBERTO CHIARA

IIfamigliacristiana9/2011

D o s s i e r / R a p p o r t o U n i c e f 2 0 1 1

«Non più bambini,non ancora adulti:curiamoci di loro»

Alima con la figlia Afrain un villaggio dell’area

rurale di Ghezghiza,nel Nord dell’Eritrea.

Tre studenti di 14, 13 e 12 annidi Medellín, tribolata città

della Colombia. Sotto:Anthony Lake con bimbi indiani.

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48%è il misero tasso

di iscrizione alle scuolemedie superiori nei

Paesi in via di sviluppo

MAI PIÙ RAGAZZINI SOLDATO«Il conflitto è una situazione di violenza

che presenta rischi chiari e inequivocabili pertutti gli adolescenti», osserva il Rapporto 2011

dell’Unicef. «Benché non sia vulnerabile quantol’infanzia rispetto alla morte e alle malattie

provocate dalle guerre, quest’età corre pericolimaggiori d’altro genere. Gli adolescenti possono

essere fatti oggetto di reclutamento da partedi gruppi militari, scelti

per portare armi e parteciparealle atrocità o essere ridotti

a schiavi. Sebbene certeattività possano comportare

delle forme di violenza,vi vengono coinvolti anchein virtù del loro crescente

interesse per la partecipazioneattiva alla vita politica».

17i conflitti che alla finedel 2007 vedevano coinvoltibambini e adolescenti

SCUOLA: ECCO CHIMANCA ALL’APPELLOSono ancora tanti, troppi,i bambini e gli adolescentiche in varie parti del pianetanon ricevono un’adeguataistruzione. «Attualmentesono 69 milioni coloroche non frequentanole elementari e 71 milionii ragazzini che non vannoalle medie», rende notoil Rapporto 2011 dell’Unicef:«l’Africa subsahariana èla zona più colpitada quest’ultimo fenomeno».Le cause vanno ricercatenella persistente povertà,nella sottovalutazionedell’importanza del “sapere”e nelle discriminazioni che,in certe zone, penalizzanobambine e ragazze.L’economia globale richiede,invece, un sempre più altolivello di conoscenze.

colera, per il ragguardevole totale complessivodi 309.536.037 dollari. Oltre due terzi dei fondi,parliamo per la precisione del 70,4 per cento,sono stati raccolti attraverso i Comitatinazionali per l’Unicef. A giugno 2011 saràpresentato il Rapporto annuale con tutti i datirelativi al lavoro svolto l’anno scorso».– Negli ultimi mesi l’Unicef ha soffermato lasua attenzione sugli adolescenti: perché?«Negli ultimi vent’anni, il mondo ha ottenutodegli enormi miglioramenti per l’infanzia.Si è registrata, ad esempio, una diminuzionepari al 33 per cento del numero di bambini chemuoiono prima di compiere cinque anni.Milioni di altri bambini beneficiano di regolarivaccinazioni e hanno accesso all’acqua potabile.Anche il numero di bambini non iscritti a scuolaè diminuito nettamente negli ultimi dieci anni:ora le femmine hanno le stesse probabilitàdei maschi di frequentare la scuola elementare.Purtroppo, però, non si sono ottenuti gli stessimiglioramenti per i ragazzi tra i 10 e i 19 anni,ossia gli adolescenti, e ciò costituisceun motivo di notevole preoccupazione».– Quanti sono gli adolescenti nel mondo?«In tutto il mondo sono circa 1 miliardoe 200 milioni, l’88 per cento dei quali vivenei Paesi in via di sviluppo. Troppi di loro

non stanno in alcun modo acquisendole capacità di cui hanno bisogno per tutelarsie per contribuire a tirar fuori dalla povertà séstessi, le loro famiglie e le loro società.Noi riteniamo che l’adolescenza rappresentiun punto di svolta, un’opportunitàper consolidare i progressi compiutinell’ambito della prima infanzia, che altrimentirischieremmo di vedere cancellati.

Vuole un esempio? In Brasile, tra il 1998e il 2008 la riduzione della mortalità infantileha permesso di salvare la vita a più di 26 milabambini sotto i cinque anni d’età. Questaè una vittoria. Nello stesso periodo, però, 81mila adolescenti brasiliani sono stati uccisi.E questa è senza dubbio una tragedia».– Quali sfide attendono oggi gli adolescenti?«Le sfide che questi ragazzi devono affrontare

sono molte. La più difficile è rappresentatadalla mancanza di opportunità educative,che influisce su ogni aspetto della loroesistenza: dalla capacità di guadagnarsida vivere a quella di proteggersidallo sfruttamento, dagli abusi e dalle violenze,nonché di poter vivere una vita più sana.Attualmente 71 milioni di adolescentinon vanno a scuola, mentre 81 milioni sonosenza lavoro. Dati del genere dovrebberopreoccuparci sul piano umanitario, ancheperché la drammatica situazione di questiadolescenti si riverbera sulle nostre società».– Infanzia negata: salute, scuola, povertà,sfruttamento del lavoro minorile, quali sonoa suo avviso i principali problemi?«Sicuramente dobbiamo investire nell’istruzionee nella formazione per gli adolescenti piùsvantaggiati. L’istruzione ottiene, a catena,effetti positivi soprattutto quando raggiungele adolescenti e le giovani donne. Per esempio,le ragazze istruite sono maggiormente in gradodi proteggersi dall’Hiv. Hanno meno probabilitàdi sposarsi troppo presto o di partorire troppogiovani, due eventualità che figurano tra lecause principali di mortalità sia per le madri

wwwIVfamigliacristiana9/2011

Nasce avendo come primo obiettivo quellodi aiutare i bambini vittime della Secondaguerra mondiale. È l’11 dicembre 1946 quandol’Assemblea generale dell’Onu crea l’Unicef,il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia. Ilprimo direttore generale, l’americano MauricePate, pone una precisa condizione:l’organizzazione deve sostenere tutti i bambini,sia quelli dei Paesi vincitori che quelli dellenazioni vinte, senza discriminazioni di naturapolitica. Con la graduale ripresa dell’economiadei Paesi europei, le attività del Fondo vengonorivolte ai bambini dei Paesi in via di sviluppoin Africa, Asia e America latina e, più tardi,anche nell’Europa orientale. Nel 1953, l’Unicefdiventa un organismo permanente e nel 1965riceve il premio Nobel per la pace per averpromosso la fraternità tra le nazioni.

Oggi, l’Unicef opera in 156 Paesi e territorisparsi in tutto il mondo, dove vivono duemiliardi tra bambini e ragazzi sotto i quindicianni, con programmi nel campo sanitario, delleforniture di acqua, dell’istruzionee dell’assistenza alle madri. Soccorre inoltre legiovani vittime delle guerre e delle sciagurenaturali. In caso di emergenza umanitaria o dicalamità, l’Unicef interviene non solo inviandoaiuti (cibo supplementare per i più piccoli,medicine, vaccini, kit sanitari)che partono dal grande centro di stoccaggiosito a Copenaghen, ma anche con programmi disostegno psicologico per i bambini e direcupero dai traumi. Il 20 novembre del 1989 èstata approvata la Convenzione sui dirittidell’infanzia e dell’adolescenza dall’Assembleagenerale delle Nazioni Unite, per la cuielaborazione l’Unicef ha avuto un ruolo centrale.Il suo sito ufficiale è www.unicef.org

D o s s i e r / R a p p o r t o U n i c e f 2 0 1 1

Vfamigliacristiana

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Approfondisci suwww.famigliacristiana.it

L’Unicef nel mondo

Sopra: test d’ammissione all’Universitàdi Chengdu, nel Sichuan cinese.

A sinistra: studentessa dell’Ecuador.In basso: adolescenti eritrei.

Aiuti alimentari distribuitidall’Unicef. In basso: bimbosoldato in Burundi (2007).

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GLI ALTRI GIOCANO, LUI LAVORASi chiama lavoro minorile. È una piaga tantonota quanto diffusa: sono circa 150 milionii giovanissimi tra i 5 e i 14 anni attualmenteimpegnati in attività di vario genere.Per contro c’è chi si danna perché,pur giovane, il lavoro lo vorrebbe ma nonriesce a trovarlo: la disoccupazione colpiscein maniera crescente coloro che hanno finitogli studi secondari o professionali e dunqueavrebbero le carte in regola per cominciarea rimboccarsi le maniche, guadagnando ilgiusto. Il Rapporto 2011 dell’Unicef riportai dati più significativi dell’Organizzazioneinternazionale del lavoro che documentanocome l’ultima crisi economica abbia infoltitole schiere di giovani disoccupati come mai erasuccesso in precedenza al punto da arrivare,nel 2009, alla ragguardevole stimadi 81 milioni di giovani alla ricerca di un posto.Il tasso dovrebbe scendere a partireda quest’anno, ma la ripresa sarà più lentache per gli adulti. Ciò determina l’incrementodei lavori precari, sottopagati o illegali.

VIIfamigliacristiana

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13%è il tasso della disoccupazione giovanile

registrato in tutto il mondo nel 2009.Era del 12% nel 1998. È in forte crescita

in Asia e nei Paesi più ricchi

20%la percentuale stimatadegli adolescenti che,

nel mondo, ha problemidi salute mentale.

La depressione colpiscemolti tra 15 e 19 anni

PER UNA SESSUALITÀRESPONSABILESono comportamentidiffusi: recenti indaginirappresentative realizzatenei Paesi in via sviluppo(Cina esclusa) rivelanoche circa l’11 per centodelle femmine e il 6 percento dei maschi ha avutorapporti sessuali primadei 15 anni. Tra le ragazzela percentuale più altasi registra in America latinae nei Caraibi, con il 22per cento. La mancanzadi una corretta educazioneaffettiva e sessualecomporta un alto tassodi gravidanze in tenerissimaetà e la diffusionedi malattie sessualmentetrasmissibili, in primo luogoil virus Hiv. In ogni caso,la maternità precoces’accompagna a maggioririschi durante il partosia per le giovani mammeche per i neonati.

sia per i neonati. Inoltre, hanno maggioriprobabilità di mandare i loro figli a scuola.Un recente studio ha dimostrato che un annodi scuola in più per la madre può ridurre finoal 10 per cento il rischio che suo figlio muoiaprima dei cinque anni. Inoltre, dobbiamocontinuare il nostro lavoro per garantire unamaggiore protezione dell’infanzia. In alcunicontesti – come il matrimonio precoce, losfruttamento sessuale a fini commerciali e ibambini in conflitto con la legge – gliadolescenti richiedono ancor più protezione diquanta non necessitino i bambini più piccoli.Eppure questi sono proprio gli ambiti in cui gliinvestimenti e l’assistenza risultano più carenti.L’adolescenza è davvero un’opportunitàda sfruttare. Il che significa anche coinvolgeredirettamente i giovani negli sforzi necessariper esercitare i loro diritti e per trarreil massimo dalla propria vita. Gli adolescentinon rappresentano soltanto il futuro:vivono nel mondo di oggi e noi dobbiamo

investire su di loro anche nel presente».– Si pensa che l’infanzia sia gravementeminacciata solo nei Paesi poveri. Ma l’Unicefpunta il dito anche contro diversi Paesi ricchi,Usa, Gran Bretagna, Cina e Italia compresi…«Di certo la maggiore concentrazione dibambini bisognosi si registra nei Paesipiù poveri del mondo, dove perciò èconcentrata anche la maggior parte del nostrolavoro. Ma le disuguaglianze esistono ovunque.Per realizzare pienamente le loro potenzialità,anche i bambini più poveri e più emarginatidei Paesi industrializzati devono superareostacoli importanti. Penso a un’istruzionedi qualità, spesso inavvicinabile perché troppocara. Problemi gravi come lo sfruttamentoe gli abusi danneggiano i bambini sia nei Paesiricchi che in quelli poveri. Per questo riteniamoimportante attirare l’attenzione sulle violazionidei diritti ovunque siano gli adolescenti».– Gli Usa hanno firmato la Convenzione suidiritti del bambino del 1989 ma non l’hannoancora ratificata. Lo stesso ha fatto anchela Somalia, che però è una nazionesenza Stato a causa della perdurante guerracivile. Il presidente Obama ha promessodi rivedere questa posizione. Perché,secondo lei, gli Usa si comportano così?«Come agenzia dell’Onu, l’Unicef non puòparlare sul conto di un unico Paese. Possiamodire soltanto che quasi tutte le nazionidel mondo hanno ratificato la Convenzionesui diritti dell’infanzia e che l’Unicef continuaa lavorare affinché la ratifica sia universale». Alberto Chiara

VIfamigliacristiana9/2011

È una storia quasi quarantennale. Il Comitatoitaliano per l’Unicef è infatti nato nel 1974.

Nel tempo è diventato una Ong e una Onlus,ovvero un’Organizzazione non governativae un’Organizzazione non lucrativa di utilità

sociale. È presente sul tutto il territorionazionale attraverso una rete di oltre 100

Comitati regionali e provinciali costituitida volontari. In Italia, l’Unicef (www.unicef.it)

non si stanca di richiamare l’attenzione

dell’opinione pubblica e del Governo sui bisognidei bambini e delle donne di tutto il mondoe sugli interventi che possono essere svolti

tramite suo o, più in generale, tramite il sistemadell’Onu. Al fine di rendere sempre più efficaci

i programmi, l’Unicef sollecita offerte, donazionie lasciti. I fondi del Comitato italiano

provengono principalmente da donazionidei privati cittadini e delle aziende,

dalla distribuzione di prodotti e bigliettiaugurali e dalle preferenze che i contribuenti

italiani esprimono tramite il 5xmille.

D o s s i e r / R a p p o r t o U n i c e f 2 0 1 1

L’impegno in Italia

Una bambina a Elabered,in Eritrea. A destra,dall’alto: un adolescentenel Sud del Sudane un giovanissimo operaioin una fabbrica d’alluminioa Dacca, nel Bangladesh.

Accanto: ragazze afghanea lezione di computer.

Sotto: un corsodi educazione per spose

bambine in India e, a destra,un caso di malnutrizione

infantile all’ospedaledi Keren in Eritrea.

Marilena Viviani Dal 2008è vicedirettore dell’ufficio

regionale dell’Unicef peril Medio Oriente e il Nord

Africa, con sede ad Amman,in Giordania. Marilena Viviani

(a destra, a Gibuti) ha trascorsogran parte della sua carriera, 18anni su 24, lavorando all’esteroper l’Unicef. Nata a Udine il 30

settembre 1960, MarilenaViviani è sposata. Ha 2 figli.

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COME CONTRIBUIREConto corrente postale

numero 745000 intestatoa Unicef Italia

Conto corrente bancariointestato a Unicef Italia

presso la Banca Popolare EticaIBAN IT55 O050 1803 2000

0000 0505 010Carta di credito telefonando

al numero verde 800/74.50.00o su www.unicef.it/donazioni

VIIIfamigliacristiana9/2011

L’adolescenzanon è solo un tempocaratterizzatodall’estrema fragilitàe minacciato da tantirischi. Offre anchemolte opportunità.

di VINCENZO SPADAFORApresidente dell’Unicef Italia

D o s s i e r / R a p p o r t o U n i c e f 2 0 1 1

In questi giorni l’Italia intera si è commossaper l’ennesima, insensata tragediadi un’infanzia invisibile. Il rogo tra le baraccheabusive di un campo nomadi, nel quale hanno

perso la vita quattro bambini, parla allacoscienza di tutti. Ci interroga soprattuttosu quanto sia pericolosa l’indifferenzao la negligenza. Non è il primo caso;ci auguriamo che possa essere l’ultimoaltrimenti avremo fallito nel semplice obiettivodi essere buoni cittadini. Lo stato dell’infanziae dell’adolescenza nel mondo è tuttora critico.Il Rapporto 2011 vuole essere innanzituttouno strumento di riflessione e disollecitazione a non rimanere passivi. Ciò dicui abbiamo bisogno è un impegno costante pertutelare i diritti dei più piccoli, dalla loro nascitae fino al momento in cui saranno in grado di farvalere un’opportunità o un sogno nella loro vita.Non ci si deve stupire se ci occupiamo dellenuove generazioni fino alla soglia dei 20 anni.Il rapporto Unicef 2011 presenta l’insiemedei pericoli che gli adolescenti si trovanoad affrontare: gli infortuni che ne uccidono400 mila ogni anno; la gravidanza e il partoprecoci, cause primarie di morte per ragazze;le pressioni che tengono lontani dalla scuola71 milioni di adolescenti; lo sfruttamento,i conflitti violenti e il peggior tipo di abusiper mano degli adulti. Vengono altresìesaminati i pericoli posti sia da tendenzeemergenti come il cambiamento climatico(i cui effetti già minano il benessere di moltiadolescenti), sia dalle storture del modelloeconomico, ad esempio nel mondo del lavoro,dove la mancanza di opportunità d’impiegoper i giovani, soprattutto per quelli dei Paesipiù poveri, è profonda. Ma l’adolescenzanon è soltanto un fragile periodo divulnerabilità, è anche un tempo di opportunità.Ciò vale particolarmente per le adolescenti.

Sappiamo che più una ragazza riceve istruzionee maggiori sono le probabilità che rimandiil matrimonio e la maternità a quando sia piùconsapevole e matura. Dando a tutti i giovanigli strumenti di cui hanno bisogno permigliorare la propria vita e coinvolgendolinell’impegno per migliorare le loro comunità,stiamo investendo nella forza delle loro società.Attraverso esempi concreti, il Rapporto 2011 facapire chiaramente che esiste la possibilità diun progresso sostenibile. Tutelare i diritti deibambini e degli adolescenti è un modo persostenere l’equilibrio futuro di molti Paesi.Un tema che ci riconduce alla stretta attualitàdei moti violenti che stanno attraversandoun’area strategica per gli assetti mondiali,quella della sponda sud del Mediterraneo.Il paradosso di Paesi che sono entrati nel pienodello sviluppo ma che non consentono ai piùdeboli di affrancarsi dalla povertà staemergendo, purtroppo, in maniera violenta.Indugiare ulteriormente significa esserecomplici di un modello non più sostenibilenel lungo periodo. Sono troppe e troppo gravile violazioni dei diritti. Le risposte concretepassano attraverso le piccole cose,soprattutto attraverso ogni gesto che possascacciare l’indifferenza e contrastare quellabanalità del male che costringe molti bambinia non sapere cosa ci sia domani. �

Sierra Leone: VincenzoSpadafora somministra

il vaccino anti-polio.

Gli anni giusti per gettar radici