fashion illustrated - soccer illustrated

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Eric Cantona by Nadav Kander pubblicata da Duncan Hull La serata del 27 gennaio presso il Teatro Dal Verme di Milano è davvero speciale. Il Gran Galà del Calcio è una grande festa che cele- bra le eccellenze dello sport numero uno in Italia. Durante la soireé verrà composta una ipotetica squadra che mette assieme gli 11 migliori talen- ti calcistici. La giuria si compone di allenatori, arbitri, giornalisti, C.T. ed ex C.T. della Nazionale, oltre a circa 600 votanti. La serata più glamour dell'anno accoglie, anche in questa seconda edizione, un parterre vip con i nomi più noti del calcio e dello spettacolo. Pag. 10 GRAN GALà DEL CALCIO UOMINI DI SPETTACOLO Cosa hanno in comune il mondo del calcio e quello del cinema? Che en- trambi fabbricano sogni e creano (o distruggono) miti. Nel caso di Eric Cantona si può dire che sia riuscito a fare goal sia nel calcio sia nel cinema. Considerato il calciatore più amato (e, sorpresa, non George Best o David Beckham) dai tifosi del Manchester Utd - dove ha giocato dal 1992 al 1997 conquistando 5 scudetti - il francese Cantona è stato addirittura eletto dai suoi sostenitori “calciatore del seco- lo” del club nel 2001. Dopo il ritiro dall’attività agonistica si è dedicato al cinema come attore accanto a Monica Bellucci in Le Deuxieme Souffle e come produttore e attore nel film, uscito nel 2009, Il mio amico Eric, dedicato ai tifosi del Manchester Utd, con la regia di Ken Loach e presentato in concor- so alla 62sima edizione del Festival di Cannes. In quella occasione ha vinto il premio Magritte alla migliore copro- duzione. Quale ruolo più azzeccato se non quello di questo film, che racconta la storia di un calciatore e un suo fan che diventano amici, dove Cantona interpreta se stesso. Sempre a proprio agio, di fronte alla macchina da presa, come lo era quando scendeva in cam- po davanti ai suoi sostenitori, e come avvenne anche nei numerosi spot pub- blicitari di Nike con altri suoi illustri colleghi. Dal calcio alla pubblicità, un percorso quasi obbligato per molti cal- ciatori carismatici che sono diventati testimonial dei più prestigiosi brand di moda sia sula carta stampata che in televisione. Meno scontato invece l’ingresso nel grande schermo – Can- tona ha recitato già in una quindicina di film -, un traguardo non per tutti, anche se non mancano illustri esem- pi. Pelè in Fuga per la vittoria, un film del 1981 diretto da John Huston, Beckham Zidan & Co con brevi ap- parizioni in Goal! del 2005, primo film di una trilogia sul mondo del calcio. Fino ad arrivare al recentissimo film diretto da Gabriele Muccino “Quello che so sull’amore” che racconta la sto- ria di un ex-calciatore professionista (interpretato dall’attore Gerard But- ler) che decide di allenare la squadra del figlio destando molta “attenzione”. Il calcio, oltre che oggetto di pas- sione, è anche una questione di denaro. Capitali sempre più in- genti che servono a finanziare le squadre, a comprare i giocatori migliori, a sostenere quel calcio che fa spettacolo e che genera il ritorno sui capitali che ogni in- vestitore cerca. Negli ultimi anni la mappa degli investitori del calcio è però cambiata; agli im- prenditori locali (come i nostrani patron di Milan e Inter), si sono dapprima affiancati i miliardari russi e, infine, gli emiri del medio oriente. Squadre blasonate, come Manchester City e Paris Saint Germain sono state acquistate e finanziate a suon di petro-dollari con un flusso di capitali all’appa- renza infinito. Ma non sono sem- pre rose e fiori: il flusso a volte si interrompe ed anche il più dana- roso degli investitori si attende i risultati (quelli di campionato si intende) e se questi non arrivano, può riconsiderare le proprie deci- sioni. L’Italia, con le sue squadre e i suoi campioni, resta per ora ai margini di questo fenomeno; se però è vero che gli emiri tardano a sbarcare, lo hanno invece fatto gli americani nella Roma di Totti, a segnare forse l’inizio di una nuova fase. Pag. 14 Grande calciatore e bravo attore. Ma anche uomo immagine in spot pubblicitari. Eric Cantona ha fatto goal. E non solo nel calcio. www.fashionillustrated.eu Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013 Direttore responsabile Flavia Colli Franzone CALCIO&CINEMA “Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO-MI” I NUOVI PADRONI SCENDONO IN CAMPO LOVE THE W RLD THE W W RL RLD D WE LOVE THE W RLD THE W W RL RLD D WE Soccer LEGENDARY ACCESSORIES Scarpini che fanno storia. I grandi brand fra passato e futuro Pag. 12 POST STADIUM LOOK Stile fuori campo. Hipster e sofisticato oltre il tempo Pag. 20 SOCCER PASSION Il bello dei tifosi. Pubblico blasonato e non allo stadio Pag. 24 DIGITAL Calcio e social network. Uno sport da condividere anche sul web Pag. 26 Roman Abramovich

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Allegato #19 Fashion Illustrated - Soccer Illustrated

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Page 1: Fashion Illustrated - Soccer Illustrated

Eric Cantona by Nadav Kander pubblicata da Duncan Hull

La serata del 27 gennaio presso il Teatro Dal Verme di Milano è davvero speciale. Il Gran Galà del Calcio è una grande festa che cele-bra le eccellenze dello sport numero uno in Italia. Durante la soireé verrà composta una ipotetica squadra che mette assieme gli 11 migliori talen-ti calcistici. La giuria si compone di allenatori, arbitri, giornalisti, C.T. ed ex C.T. della Nazionale, oltre a circa 600 votanti. La serata più glamour dell'anno accoglie, anche in questa seconda edizione, un parterre vip con i nomi più noti del calcio e dello spettacolo. Pag. 10

Gran Galà del

calcio

Uomini di spettacolo

Cosa hanno in comune il mondo del calcio e quello del cinema? Che en-trambi fabbricano sogni e creano (o distruggono) miti. Nel caso di Eric Cantona si può dire che sia riuscito a fare goal sia nel calcio sia nel cinema. Considerato il calciatore più amato (e, sorpresa, non George Best o David Beckham) dai tifosi del Manchester Utd - dove ha giocato dal 1992 al 1997 conquistando 5 scudetti - il francese Cantona è stato addirittura eletto dai suoi sostenitori “calciatore del seco-lo” del club nel 2001. Dopo il ritiro

dall’attività agonistica si è dedicato al cinema come attore accanto a Monica Bellucci in Le Deuxieme Souffle e come produttore e attore nel film, uscito nel 2009, Il mio amico Eric, dedicato ai tifosi del Manchester Utd, con la regia di Ken Loach e presentato in concor-so alla 62sima edizione del Festival di Cannes. In quella occasione ha vinto il premio Magritte alla migliore copro-duzione. Quale ruolo più azzeccato se non quello di questo film, che racconta la storia di un calciatore e un suo fan che diventano amici, dove Cantona

interpreta se stesso. Sempre a proprio agio, di fronte alla macchina da presa, come lo era quando scendeva in cam-po davanti ai suoi sostenitori, e come avvenne anche nei numerosi spot pub-blicitari di Nike con altri suoi illustri colleghi. Dal calcio alla pubblicità, un percorso quasi obbligato per molti cal-ciatori carismatici che sono diventati testimonial dei più prestigiosi brand di moda sia sula carta stampata che in televisione. Meno scontato invece l’ingresso nel grande schermo – Can-tona ha recitato già in una quindicina

di film -, un traguardo non per tutti, anche se non mancano illustri esem-pi. Pelè in Fuga per la vittoria, un film del 1981 diretto da John Huston, Beckham Zidan & Co con brevi ap-parizioni in Goal! del 2005, primo film di una trilogia sul mondo del calcio. Fino ad arrivare al recentissimo film diretto da Gabriele Muccino “Quello che so sull’amore” che racconta la sto-ria di un ex-calciatore professionista (interpretato dall’attore Gerard But-ler) che decide di allenare la squadra del figlio destando molta “attenzione”.

Il calcio, oltre che oggetto di pas-sione, è anche una questione di denaro. Capitali sempre più in-genti che servono a finanziare le squadre, a comprare i giocatori migliori, a sostenere quel calcio che fa spettacolo e che genera il ritorno sui capitali che ogni in-vestitore cerca. Negli ultimi anni la mappa degli investitori del calcio è però cambiata; agli im-prenditori locali (come i nostrani patron di Milan e Inter), si sono dapprima affiancati i miliardari russi e, infine, gli emiri del medio oriente. Squadre blasonate, come Manchester City e Paris Saint Germain sono state acquistate e finanziate a suon di petro-dollari con un flusso di capitali all’appa-renza infinito. Ma non sono sem-pre rose e fiori: il flusso a volte si interrompe ed anche il più dana-roso degli investitori si attende i risultati (quelli di campionato si intende) e se questi non arrivano, può riconsiderare le proprie deci-sioni. L’Italia, con le sue squadre e i suoi campioni, resta per ora ai margini di questo fenomeno; se però è vero che gli emiri tardano a sbarcare, lo hanno invece fatto gli americani nella Roma di Totti, a segnare forse l’inizio di una nuova fase. Pag. 14

Grande calciatore e bravo attore. Ma anche uomo immagine in spot pubblicitari. Eric Cantona ha fatto goal.

E non solo nel calcio.

www.fashionillustrated.eu Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013Direttore responsabile Flavia Colli Franzone

CAlCIo&CINEMA

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Soccer

Legendary accessoriesScarpini che fanno storia.

I grandi brand fra passato e futuro

Pag. 12

Post stadium Look Stile fuori campo.

Hipster e sofisticato oltre il tempoPag. 20

soccer PassionIl bello dei tifosi.

Pubblico blasonato e non allo stadio

Pag. 24

digitaLCalcio e social network.

Uno sport da condividere anche sul web

Pag. 26

Roman Abramovich

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FASHIoN IllUSTRATED Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013

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SoCCER IllUSTRATED Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013

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«Questa non è una scarpa, questa è una pantofola...»John Charles, centravanti della Juventus. 1959

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l'editoriale

calcio d’inizio

Il mondo del calcio senza parlare di calcio o di squadre, di mister o di classifiche, senza immagini di fuori classe che tirano calci alla palla, che esultano in campo, che prendono a testate gli avversari. Soccer Illustrated vuole mostrare un altro volto del calcio, “il dietro

le quinte” di chi frequenta questo mondo, poco importa se tifosi blasonati o gente comune, perché questo sport alla fine mette d’accordo tutti. So-prattutto sugli spalti, nelle curve o nelle tribune vip, con un mix esplosivo di gioia, lacrime, sudore e pathos che accomuna Angela Merkel, membro onorario della squadra tedesca FC Energie Cottbus (Brandenburg) e fan sfegatata della nazionale tedesca, e il principe Harry o Rod Stewart, che ha dedicato la canzone “You’re in my heart” alla squadra del cuore.

Ci sono le foto vintage dei calciatori del passato, come George Best e Pelè, e quelle dei miti del presente, primo fra tutti David Beckham, pa-parazzati nei momenti di relax, per dimostrare come anche lontano dai riflettori del campo da gioco non passano inosservati e diventano cam-pioni di stile. Uno stile che invece nelle occasioni ufficiali è sempre più griffato e firmato dagli stilisti o dalle aziende del menswear, che si sfidano a colpi di divise made in Italy dal look impeccabile e dalla estrema cura dei dettagli, sancendo un connubio sempre più stretto fra moda e cal-cio. E non è un caso che i libri fotografici più belli e di grande impatto visivo, che vi proponiamo nella nostra rubrica, siano proprio realizzati

dai personaggi della moda. Come il volume Campioni di Dolce&Gabbana, con i ritratti realizzati dallo stesso Do-menico Dolce attraverso un’analisi introspettiva. Oppure

10 Years of Fashion&Football di Dirk Bikkembergs, lo stilista che ha fatto del modello calcistico l’ispirazione delle sue collezioni. Se l’abbiglia-mento fuori campo si può concedere qualche piccolo vezzo, magari nella cravatta, a dominare in campo è invece l’aspetto tecnico. Delle scarpe, ovviamente. Che possono amplificare (o mortificare, se scelte male) il ta-lento di ogni giocatore. E qui entrano in gioco i grandi brand del settore con prodotti sempre più evoluti e performanti, extralight e anatomici e materiali high tech per “dominare” la palla. Ma anche per concedere un vezzo al calciatore, che può scegliere il colore e la personalizzazione per distinguersi dagli altri. E se il calcio si vive soprattutto allo stadio, è diventato ormai un momento di condivisione che passa anche attraverso i social network con fenomeni di grande attualità come fubles.com che mette insieme giocatori (già 225.000) e centri sportivi e permette loro di organizzare partite fra amici o partecipare a incontri già pianificati.

Soccer Illustrated è qundi un’altra realtà, un’altra dimensione del mondo del calcio da esplorare da una prospettiva diversa e, perchè no, anche cul-turale, con meno pathos ma più glamour, certamente con curiosità e non senza una punta di ironia verso questo complesso mondo che tanta parte occupa nella vita di così tante persone e non solo tifosi.Del resto c’è tutta una letteratura dedicata, da Febbre a 90° di Nick Hor-nby a Calcio! di Juan Esteban Constain, ma già Leopardi aveva scritto la canzone “A un vincitore nel pallone”. E poi ci sono i calciatori-attori che hanno interpretato film di successo come Eric Cantona che abbiamo scelto per la cover di questo numero. E non dimentichiamo che il calcio non è solo spettacolo, ma la storia di imprenditori e di grandi famiglie che in questo settore hanno investito ingenti ricchezze. Ma anche storie di emiri e principi qatarioti che hanno rivoluzionato le gerarchie europee.

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FASHIoN IllUSTRATED Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013

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SoCCER IllUSTRATED Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013

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Masthead & Sommario8

eventi

10La magia del calcio Il Gran Galà del Calcio al Teatro Dal Verme di Milano è un mix di glamour e passione per lo sport.

Legendary accessories

12Scarpini che fanno storia Accessorio indispensabile che amplifica il talento di ogni giocatore, la scarpa da calcio è sempre più tecnologica e performante.

FutboLandia

14

Cercasi sceicco disperatamenteGli emiri a Manchester e i principi qatarioti a Parigi hanno rivoluzionato le gerarchie europee.

coLLections and PLayers

16Dalla rullata alla console Manuale e digitale: i giochi che appassionano i fan di tutti i tempi.

PLaces oF myth

17Fortress Anfieldliverpool non è passata alla storia solo per i Beatles, ma anche per la sua “Fortezza”.

Fashion&soccer

18Lo stile del fuorigiocoI brand della moda vestono le squadre fra tradizione e azzardi sportswear.

Post stadium Look

20Icone on the roadI football player di ieri e di oggi sono considerati modelli di stile senza tempo.

gLamour Fans

24Vip in tribunaCantanti, attori, presidenti: lo stadio è una calamita per tutti.

soccer Passion

25Il bello dei tifosiUn pubblico bizzarro, colorato e curioso affolla gli spalti.

digitaL

26 Soccer-networkingIl calcio è un momento di condivisione, che passa attraverso i social network.

WorLd neWs

27La rassegna stampa dal mondo

Libri

29 Pubblicazioni sui campioni e sulla storia del calcio

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Direttore responsabileFlAVIA CollI [email protected]

Publisher

MARCo [email protected]

Progetto grafico

BUREAUBUREAUwww.bureaubureau.it

Sviluppo graficoSIlVIA DEl VESCo

[email protected]

ImpaginazioneMICHElA CASTEllAzzI

Redazione

VIRGINIA SIMoNI [email protected]

Hanno collaboratoDiana Barbetta, Giovanna Caprioglio, Valerio Clari,

Michele Criscitiello, Filippo De Nobilis , Marco Magalini, Jaume Vilardell (illustratore)

Pietro e Tommaso Valisi (ricerca foto)

RedazioneCorso Colombo 7

20144 MilanoTel. +39 02 87365694

[email protected]

Concessionaria esclusiva per la pubblicità

MIlANo FASHIoN MEDIA Via Alessandria 8

20144 Milano Tel. +39 02 58153201

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Responsabile testata

PAolA CoRDoNE [email protected]

Segreteria di DirezioneSAMUElA MARTINEllI

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Ufficio traffico SARA ARloTTI

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StampaFashion Illustrated è stampato da

IGVI INDUSTRIE GRAFICHE VICENTINE SPAVia Rovereto 20

36030 Costabissara, Vicenzawww.igvi.it

la pubblicazione

Fashion Illustrated è edita in Italia ed all’estero da

lA MoDA IllUSTREEuna iniziativa di:

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Periodico bimestrale registrato presso il Tribunale di Milano n. 138 del 22.03.2010 © 2012, tutti diritti riservati. Nessuna parte della pubblicazione può essere riprodotta in qualsiasi forma rielaborata con l’uso di sistemi elettronici senza l’autorizzazione dell’editore. Testi, fotografie e disegni: riproduzione vietata. Qualsiasi tipo di materiale inviato in redazione, anche se non pubblicato, non verrà in alcun modo restituito. Tutte le immagini contenuta in questo progetto sono a puro scopo illustrativo e tutti i diritti appartengono ai rispettivi autori. Abbonamento 2013: 8 numeri e 2 The Black Book of Retail euro 49. Mandare una mail a [email protected] tel. 02 83311216 – 02 58153201la riservatezza per gli abbonati è garantita dal pieno rispetto della legge 675/96 sulla privacy. I dati forniti verranno utilizzati esclusivamente per l'invio della pubblicazione, non verranno ceduti a terzi per alcun motivo.

Photo creditsPer le immagini senza crediti l'editore ha ricercato con ogni mezzo i titolari dei diritti fotografici senza riuscire a reperirli. l'editore è a piena disposizione per l'assolvimento di quanto occorre nei loro confronti.

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SoCCER IllUSTRATED Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013

Dal 1914, passione per l’eleganza.

L O S T I L E É D I R I G O R E

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N A P O L I M I L A N O T O K Y O L U G A N O L O N D R A

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eventi

la magia del calcio

È la magia della notte delle stelle ad evocare sentimenti che vanno al di lá del tifo e dell'appartenenza ai colori. I lustrini di chi vive da protagonista, e per un anno si fa portavoce e simbolo dell'amore spassionato nei con-

fronti di una fede, per una notte lasciano spazio a giacca, cravatta e amore per il calcio nella sua primaria e dunque principale essenza. È l'amore per lo sport a guidare lo spirito della serata che anima il Gran Galà del Calcio Aic, il godimento nell'osservazione della giocata e del campione a prescindere da quale sia la maglia che alla domenica difende, la tifoseria che fa impazzire.

Ho capito lo scorso anno il significato e la responsabilità di tutto questo, l'ho compreso nel momento in cui Ibrahimovic scagliava il pallone dal palco agli spalti e notavo che bambini ed adulti aveva-no la stessa luce negli occhi nella speranza di riuscire a prenderlo. Gli stessi che poco prima avrebbero pagato per essere i prescelti dalla traiettoria di Cavani, piuttosto che di Di Natale e via via tutti gli altri.

L'animo dell'adolescente che prende il sopravvento? Preferisco ritenere e ne sono certo, che si tratti di magia: quella evocata dalla notte delle stelle, quella che non fa dormire la notte precedente ed annulla ogni differenza di età, di ruolo e di portafoglio. Siamo tutti uguali di fronte alla passione. Siamo tutti uguali davanti ad un pallone.

La missione della serata si riassume così: con l'atmosfera impaga-bile garantita da uno dei teatri simbolo della tradizione milane-se; con l'atmosfera elettrica che solo un pubblico di appassionati può essere in grado di creare; con la presenza di quei campioni che quella scossa la alimentano rendendola ingestibile. Lasciarsi trascinare dalle emozioni: una volta all'anno il nostro compito è solamente questo.

il Gran Galà del Calcio al teatro dal verme di Milano è un mix di glamour e passione per lo sport. Testo di MICHELE CRISCITIELLO

Alcune foto della scorsa edizione del Gran Galà del Calcio 2012

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SoccerIllustratedLuigiBianchi.indd 1 22-01-2013 11:16:29

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Per parlare di scarpini da calcio oc-corre iniziare da Enrico VIII. Il collegamento suona un po’ ardito; il sovrano inglese è più noto per la

sua propensione alle grazie femminili e per le sue visioni innovative in fatto di religione oltre che, per la verità, per una serie di altre iniziative che certamente hanno dato lustro alla sua corona. Ma nelle vesti di calciatore, anche per la forma fisica che traspare dai ritratti che lo raffigurano, non ce lo sarem-mo immaginato. Ma la storia degli scarpini da calcio sembra iniziare proprio con lui; è Enrico VIII che nel 1526 commissiona al suo cordaio di fiducia (tale Cornelius Jo-hnson, attenzione al nome perché un suo quasi omonimo alcuni secoli dopo avrà un altro ruolo importante in questa storia) la realizzazione di un “paio di scarpe per gio-care a palla”. E’ difficile immaginarsi il ru-bizzo re inglese che rincorre un pallone, ma il fatto è agli atti e questo è generalmente riconosciuto come il vero inizio di un per-corso che dalle strade ai prati di campagna, dalle piazze di contrada agli stadi ci porta direttamente a oggi. Le calzature per gio-care a palla di Enrico VIII poco avevano a che vedere con quelle che conosciamo oggi; pare fossero più simili a degli stivaletti che a ogni altro genere di scarpa sportiva mo-derna. Il calcio moderno nasce invece nel 1800 in Inghilterra con la formazione delle prime squadre di dilettanti e rapidamente si sviluppa nel numero dei giocatori che lo praticano e nella passione con cui è seguito. Anche le attrezzature usate dai giocatori cambiano e tra esse gli scarpini, che inizia-no a somigliare a quelli che vediamo oggi ai piedi dei giocatori dilettanti come dei professionisti più pagati. Essendo la pelle e il cuoio gli unici materiali disponibili a quei tempi per fare scarpe, anche gli scarpini ne fanno necessariamente uso; per cui i primi modelli apparsi non avevano certo la leg-gerezza e la funzionalità di quelli di oggi. Pesanti oltre un chilo (non proprio dei pesi piuma) sono presto dotati di tacchetti per migliorare la presa sul terreno e per assicu-rare quindi al giocatore lo scatto e la stabi-lità di cui ha bisogno. La pelle, non proprio amica dell’acqua che impregna i terreni di gioco, assorbe umidità e fa le calzature ancora più pesanti, obbligando i calciatori a trattarle con grasso di foca per renderle impermeabili e più morbide.All’inizio del 1900, con la nascita dei primi club calcistici dell’epoca moderna, anche la fabbricazione degli scarpini, improntata sino ad allora più all’artigianalità e al ser-vizio su misura (come Enrico VIII aveva sperimentato nel 1500) , si struttura in chiave industriale. Nascono i primi marchi specializzati come: Gola (1905), valsport (1920) e Hummel (1923). E poi arrivano i mitici fratelli Dassler (quelli per intender-ci di Adidas e Puma). Adolf, detto Adi, e Rudolf iniziano a produrre in piccole se-rie quei fantastici scarpini che da tempo fabbricavano su richiesta degli atleti più importanti; a loro si deve l’invenzione nel 1925 della prima scarpa da calcio con tac-chetti intercambiabili, primo interessante esempio di scarpa “personalizzabile” e adat-tabile alle condizioni atmosferiche.Ma è nel secondo dopoguerra che il cal-cio si trasforma avviandosi a diventare quel fenomeno di costume come lo conosciamo oggi. Il 1948 è un “annus mirabilis” non solo perché la guerra è finita e il mondo è pieno di speranze e di voglia di rinascita ma perché in quell’anno, da un evento tutto sommato non proprio fausto, nasceranno due marchi che oggi tutto il mondo cono-sce: i due fratelli Dassler litigano. Adi crea adidas e Rudolf, da quel momento suo acerrimo nemico, fonda la puma. Il calcio si sta trasformando, diventa meno fisico e più tecnico e servono quindi attrezzature diverse e più moderne; fanno la loro com-parsa i materiali sintetici sia per la tomaia che pe la suola e, dopo poco, anche per i tacchetti. Le scarpe diventano sempre più leggere e performanti; Adidas e Puma sono i marchi protagonisti di quell’epoca. Ai mondiali di calcio del 1966 in Inghilterra il 75% dei giocatori indossa scarpe Adidas, ma il campione dei campioni, Pelè, porta le Puma. Non mancano altri marchi come la giapponese asics (1964) e l’italiana pan-tofola d’oro che inizia il suo percorso nel

SCARPINI CHE FANNO STORIA Accessorio indispensabile che amplifica (o mortifica se scelto male) il talento di ogni giocatore, la scarpa da calcio è sempre più tecnologica e performante. non per niente sono passati 5 secoli dal loro esordio. niente meno che ai piedi di enrico viii. Testo di FLAVIA COLLI FRANZONE

Legendary Accessories 12

La marcia dei coLossi neL mondo deL caLcio

1979 diadora

anni '50 Pantofola

d'oro

1964 asiCs

1925 fratelli dassler

1982 lotto

1905 Gola

1948 adidas e

PuMa

anni '90 nike

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Da sinistra in senso orario: Telstar di Adidas, il pallone ufficiale dei Mondiali del 1970. Primo modello Adidas del 1954 con tacchetti avvitabili e sostituibili. Un modello storico di Pantofola D'oro. Alcuni poster d'epoca.

Legendary Accessories13

mondo del calcio attorno alla metà degli anni 50. Emidio Lazzarini, eredita infatti dal padre la bottega di calzature avviata dal nonno ad Ascoli nel 1886; atleta egli stesso, de-cide di impiegare la sua esperienza del mondo calzaturiero per progettare e realizzare calzature sportive, in partico-lare da calcio, che grazie alla massima vestibilità (simile appunto a quella di una pantofola) e al comfort possano garantire all’atleta la migliore prestazione. Nella “hall of fame” dell’azienda figurano nomi come quelli di Rivera, Cruiijff, Capello e Falcao, miti del calcio che hanno usato lungamente le calzature del marchio delle scarpette nere e delle tre stelle.La storia più recente, dagli anni 70 in avanti, è quella dei contratti milionari di sponsorizzazione dei calciatori, del colore (appaiono i primi scarpini colorati) e della com-parsa di tutta una nuova genia di marchi che nel tempo si affermeranno considerevolmente nel settore: diadora (1979), Umbro (1985), lotto e la spagnola Kelme (1982) fino all’approdo degli altri big, tra cui nike, nei primi anni 90. Gli ultimi vent’anni sono stati tutti un susseguirsi di innovazioni tecniche, nei materiali, nei colori e nelle tec-nologie di vario tipo che è molto difficile riassumere in poche battute; lo scarpino diventa più leggero ( dal chilo dei primi modelli si scende fino a scarpe che pesano po-chi etti), cambiano le suole, la funzionalità dei tacchetti, le allacciature in uno scandirsi di nuovi modelli ed in una gara al primato nella quale i big del mercato (Adidas, Nike, Puma ma anche l’italiana Lotto) prendono di volta in volta la leadership Nel 1979 Adidas mette in commercio il best seller di tutti i tempi: la Adidas Cupa Mondial e nel 1994

Craig Johnston ( il quasi omonimo del cordaio di Enrico VIII) crea per Adidas la Predator, che incorpora un’im-pressionante serie di innovazioni: estrusioni per aumentare il controllo della palla, sistema di allacciamento nascosto per rendere il tiro preciso e potente, tacchetti a banda per aumentare l’attrito e suola flessibile. Puma risponde con la suola a celle, particolarmente flessibile per assorbire gli urti e dare slancio nel salto; Nike lancia la scarpa super leggera (Nike Mercurial dal peso di soli 200 grammi). Anche l’Ita-liana Lotto non sfigura: il suo modello Zhero Gravity del 2006 è il primo a presentare una tomaia senza nessuna al-lacciatura per conferire al calciatore la massima sensibilità sulla palla e che incorpora in seguito altre due importanti innovazioni: i tacchetti rotanti “twist n’go” posti nella zona

del primo metatarso per aumentare la prestazione e ridurre il rischio di infortuni e la suola dinamica “ReactiveArch” che si flette assecondando i movimenti naturali dei piedi.Gli scarpini abbandonano l’anonimo colore nero per di-ventare giallo oro (come quelli Adidas indossati da Zida-ne), rossi, bianchi e rossi, tricolori come la bandiera ita-liana - i “Lotto tricolore” creati dall’azienda per celebrare i 150 della Unità di Italia. Leggeri, senza stringhe, con tacchetti rotanti: gli scarpini di oggi somigliano veramen-te poco a quelli indossati dai primi appassionati di calcio delle immagini virato seppia dei primi anni del novecen-to. Ma allora come oggi sono l’accessorio indispensabile che amplifica (o mortifica se male scelto) il talento di ogni buon giocatore.

1. adidas - adizero f50® è la scarpa da calcio di soli 165g, fra le più leggere sul mercato e progettata con tecnolo-

gie rivoluzionarie: sprintskin è uno strato sintetico molto sottile, appena 1.5 mm, che permette alla scarpa di essere

leggerissima. sprintweb è la struttura 3d che si trova sulla superficie della scarpa e consente un eccezionale controllo

di palla in velocità. sprintframe è la parte sotto al tallone per un perfetto bilanciamento.

2. LoTTo - Per gli europei di calcio 2012 Lotto lancia la stadio Potenza ii 100, la “Lotto Tricolore”: un tributo all’ita-

lia, ai suoi 150 anni di unità nazionale e alla passione per il calcio che emoziona milioni di tifosi.

3. PUma - PUma evosPeed 1 FG si distingue per la legge-rezza. La tomaia superiore è in microfibra ultrasottile mentre

la struttura a gabbia interna everFit garantisce la stabilità costante del piede. suola anatomica ultraleggera e materiali high-tech per la massima flessibilità. Dispone inoltre di un supporto esterno del tallone per assicurare una vestibilità

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Futbolandia14

Gli emiri a Manchester e i principi qatarioti a Parigi hanno rivoluzionato le gerarchie europee, sulle orme di Abramovich al Chelsea. In Italia sbarcano gli americani (Roma), mentre i vecchi “mecenati”

come Moratti o Berlusconi cercano nuove vie, all’insegna del pareggio di bilancio. e in testa alla classifica ecco le gestioni oculate di Juve, Napoli e Lazio Testo di VALERIO CLARI

ercasi sceicco disperatamente, anche come azionista di minoranza. In alternativa si valutano candidature cinesi o statunitensi”. Questo cartello è virtualmente appeso fuori dalle sedi di tutti i club di Serie A. E’ la crisi, bellezza, e bisogna farci i conti. I “ricchi scemi” non esistono più, il modello dell’industriale-mecenate è un ricordo

da Anni Novanta. Se uno come Moratti vara un’Inter all’insegna dell’austerity, se Berlusconi accetta una “spending review” al Milan, cedendo Pato ai nuovi ricchi brasiliani, vuol dire che i tempi sono davvero cambiati. I padroni del calcio non abitano più qui, hanno nomi esotici e vengono da altri continenti. Il mercato del pallone ha nuovi re, e parlano arabo. Gli sceic-chi hanno preso possesso del Manchester City e del Paris Saint Germain, facendo di due cenerentole europee le nuove regine. Fino al settembre 2008 quelli del City erano i cugini poveri del Manchester Utd: poi la società è passata all’Abu Dhabi United Group del principe emirato Mansur bin Zayd. Da Abu Dhabi sono arrivati fondi illimitati frutto del petrolio: Aguero, il tecnico Mancini, Balotelli e qualche altra decina di campioni hanno scoperto una insospettabile passione per l’azzurro delle maglie dei nuovi ricchi: lo scorso maggio, ecco la vittoria in Premier, la prima in 40 anni. Dove li trovi altri così? Semplice: lì vicino, in Qatar. Sostituite il petrolio con i gas naturali, e avrete un altro patrimonio illimitato: quello di Tamin Bin Hamad Al Thani e della sua Qatar Investment Authority. I qatarioti hanno scelto Parigi, il Psg ha cancellato decenni di stenti: Pastore, Ibrahimovic, Ancelotti tutti sotto la Tour Eiffel, pagati cash. In Europa è nata una nuova regina, proprio mentre il Chelsea coronava una lunga rincorsa, portando Abramovich alla sua prima Champions. Già, perché in principio c’è stato Roman: era il 2003, l’oligarca russo sorvolando Londra in elicottero indicò lo Stamford Bridge. “Voglio quello stadio”. Le fortune del Chelsea sono cominciate così. Oggi Abramovich pare persino un po’ taccagno, in confronto ai nuovi ricchi. Così, tutti a caccia di uno sceicco: in Italia, non si sono ancora visti. O meglio, si sono visti presunti emiri formalmente interessati: il Palermo di Zamparini

ne aveva quasi accalappiato uno, il Torino è stato forse illuso da un finto emiro, persino per il Milan si era parlato di un ingresso di soci con petroldollari. Poi spariti, tutti. Del resto, bisogna stare attenti anche con gli sceicchi. Prendete il Malaga: nel 2010 viene rilevato da un esponente di un ramo minore della famiglia Al Thani (quella del Psg): i primi due anni arri-vano investimenti e campioni mai visti in Andalusia (Van Nistelrooy, Cazorla). Da un anno dal Qatar non arrivano nemmeno gli stipendi, e la Uefa ha escluso il club per debiti dalle coppe. Già, perché Michel Platini, presidente Uefa, sta provando a limitare questo andazzo, varando il fair-play finanziario (spendi quanto incassi, semplificando). Così, forse anche il modello dello sceicco è destinato a tramontare, nei prossimi anni: l’Inter ha provato nuove vie, annunciando un accordo con la China Railways Construction, ma la partnership è per ora bloccata da misteriosi problemi burocratici. Padroni stranieri sono sbarcati a Roma: una cordata di imprenditori ha reso americani i giallorossi. James Pallotta, nuovo presidente, ha già portato Totti e compagni a conoscere Topolino a Disneyworld. Ma non è roba da ridere: si stanno mettendo le basi con il nuovo stadio. Già, perché un modello alternativo esiste, ed è quello delle squadre che si autosostentano: diritti tivù, marketing, stadio di proprietà e set-tore giovanile. La via intrapresa dalla Juve di Andrea Agnelli: alle spalle c’è Exor, ma i conti della Fiat non permettono di dilapidare troppo nel “giochino” in bianco e nero. Barcellona e Real Madrid, fortemente indebitate con le banche, non sono modelli da prendere a esempio, la solidità del Bayern, al 51 per cento di proprietà dei soci, sì. Ma anche in Italia ci sono club che riescono a mantenersi oltre la linea di galleggiamento. E’ la situazione del Napoli di De Laurentiis, che al San Paolo non ha messo su un costoso kolossal, ma ha salito gradino dopo gradino. E anche quella della Lazio di Lotito, costruita fra citazioni latine, pagamenti dila-zionati e offerte low-cost. Basta guardare la classifica della A per capire che “un altro calcio è possibile”. Almeno in Italia: per tornare a primeggiare in Europa e nel mondo, forse, serve altro. Magari uno sceicco, quello “cercato disperatamente”.

Cercasi sceicco disperatamente

(1) Trofeo coppa finale il Presidente del Chelsea Roman Abramovich alza la coppa dopo la vittoria della Uefa Champions League a Monaco, 2012.(2) il Presidente del manchester city's sheikh mansour, al centro, applaude tra lo chief executive Garry cook, a destra, e il chairman Khaldoon al mubarak prima della partita di Premier League al The city of manchester stadium. (3) sebastian soria del Qatar riceve la coppa dal Principe sceicco Tamim bin Hamad al-Thani dopo aver vinto la crown Prince cup.(4) Finale Champions League 2009/10 Bayern Monaco vs Inter 0-2. Il presidente dell'Inter, Massimo Moratti, stringe la mano ad un tifoso al termine della finale di Champions League vinta contro il Bayern Monaco.

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SoCCER IllUSTRATED Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013

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subbuteo

Nasce nel 1947 in Gran Bretagna da un’idea dell’ornitologo inglese Peter Adolph, che scelse inizialmente il nome Hobby (passatempo) per la sua invenzione. Ma Hobby era anche il termine inglese per indicare un tipo di falco, e quando all’Ufficio Brevetti non autorizzarono questo nome, Adolph optò per il termine scientifico di questo particolare rapace: Falco subbuteo. Diffusosi in Italia tra gli anni ’70- ’80, questo gioco da tavolo non ha mai smesso di appassionare in tutto il mondo.

caLcio baLiLLa

Calcio balilla, biliardino, calcetto, calcino, subotto chiamatelo come volete, ma resta sempre un gioco sentito e apprezzato da tutti, grandi e piccini. In ogni bar che si rispetti ce n’è almeno uno con l’inconfondibile rumore delle rullate. Fu inventato durante la Guerra Civile Spagnola (1936-1939) da un reduce di guerra, Alejandro Finisterre, che si inventò questo nuovo modo per continuare a giocare a calcio anche durante la degenza in ospedale. Piace anche al Principe William, a destra nella foto.

Figurine da mito

All’inizio erano in cartonci-no da incollare con la coc-

coina, poi alla fine degli anni ‘60 furono introdotte le "celline", triangolini biadesivi da apporre sul retro della figurina per at-taccarla all'album, per arrivare nel 1971 e 72 a quelle biadesive. L’inventore fu Giuseppe Pa-nini, che fondò l’azienda nel 1961, sulla scia dell’Agen-zia Distribuzione Giorna-li Fratelli Panini (1954). Appassionato di enigmisti-ca, inventava cruciverba e il suo pseudonimo era, appun-to, "paladino". Dunque ne-gli anni 70 fu anche creata una rivista per i collezionisti di figurine Panini con testi-monial un lanciere chiama-to "Pipino il paladino" (dove "Pipino" stava per Giuseppe). Nelle ultime stagioni è stato prodotto 1 miliardo di bustine all’anno e oltre 20 miliardi in 40 anni di storia dell’azienda. Ad oggi le raccolte complete (vale a dire con tutte le figurine incollate e in ottimo stato) ar-rivano a valere circa 1000 euro.

Dalla rullata alla console

videogames

Negli anni ’90 i giochi passano dal tavolo ai televisori di casa e scoppia il boom Fifa e Pes. Si apre una nuova era nel mondo dei giochi e i videogames diventano una vera e propria mania per bimbi e papà, creando tornei anche a livello mondiale. Scegliere la console è quasi una fede, chi sceglie la propria non la cambia mai: che siano Playstation addicted, Xbox lover o maniaci del Nintendo (nella foto Nicole Kidman) e Wii non possono non dilettarsi con giochi di calcio. Ultima generazione di casa Sony è la Playstation Mobile, ossessione che ha contagiato vip e ragazzi di tutte le età.

Collections and Players16

Manuali e digitali, i giochi che più hanno appassionato i fan di tutti i tempiA cura di VIRGINIA SIMONI

1. iL Primo aLbUm caLciaTori 1961-1962 ediTo daLLa Panini2. L'ULTimo aLbUm ProdoTTo “caLciaTori 2012-2013”3. La Prima FiGUrina deLL’aLbUm Panini ‘caLciaTori 1961-1962’ deL GiocaTore brUno boLcHi4. La FiGUrina di GianLUiGi bUFFon TraTTa daLL’aLbUm di QUesT’anno.

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Dici Anfield e pensi a Liverpool, al fascino del calcio inglese, alla città dei Beatles, alla Kop. Dici An-field, e in mente si disegnano all'improvviso mille sciarpe rosse che si tendono verso il cielo, e che on-

deggiano al ritmo di "You'll Never Walk Alone", canzone del lontano 1945 del duo Rodgers-Hammerstein, portata in In-ghilterra da Gerry & the Pace-maker e presto divenuta l'inno del Liverpool Football Club. La storia di Anfield Road, uno degli impianti sportivi british-style più famosi in tutto il mondo, si perde nella notte dei tempi. Era il lontano 1882 quando l'Everton, che per chi non lo sapesse è la prima squa-dra della città di Liverpool, fu costretto a dotarsi di un campo da gioco in cui disputare le partite casalinghe. La scelta cadde provvisoriamente su un campetto da poco, nella zona di Prio-ry Road, prima che John Houlding, noto produttore di birra locale, si accordasse con l'amico John Orrell nel far propria la gestione di un terreno poco distante da Stanley Park, luogo in cui l'Everton aveva iniziato a giocare le sue primissime partite. Questo nuovo terreno sorgeva proprio ad Anfield Road: era il 1884, anno in cui fu posta la prima pietra di uno stadio il cui fascino, oggi, è famoso in tutto il mondo. L'Everton, co-munque, ad Anfield durò poco: la filosofia imprenditoriale di Houlding risultava esagerata, l'impianto di Anfield rischiava di finire strangolato dall'eccessiva frenesia del suo principale

investitore, a tal punto che fu Orrell a dire "basta". Revocato l'usufrutto del terreno, con l'Everton che, nel 1892, fu costretto a trovarsi un'altra sistemazione (e la troverà in quella Goodi-son Park che, ancora oggi, è la sua casa). E Houlding? Afflitto? Neanche per scherzo. Perché si tirò su le maniche e in quello stesso anno diede vita al Liverpool Association Footbal Club.

Il primo settembre 1892 è, poi, una data storica: quella che segnò l'esordio sia dell'Everton a Goo-dison Park, sia del Liverpool FC... ad Anfield Road. Era un'amiche-vole, giocata contro il Rotherham Town, e vinta dai Reds per sette a uno. Spettatori? Un centinaio. Ma

erano altri tempi. La clessidra gira, più e più volte, le lancette corrono, i tifosi aumentano e nel 1906 nasce la mitica Kop: curva che prende il nome dalla collina sudafricana del Natal, la Spion Kop, luogo di una battaglia Anglo-Boera che comportò ai britannici tantissime perdite, sia di mezzi che di uomini. Molti di questi uomini provenivano proprio da Liverpool. La popolarità dello stadio di Anfield, negli anni, aumenta, e lo fa in maniera esponenziale; negli anni settanta Bill Shankly (ex giocatore e allora allenatore dei Reds a cui è intitolato il più famoso ingresso dello stadio, lo Shankly Gate, la cui sommità della cancellata è scolpita con quella oramai divenuta celebre frase You'll Never Walk Alone) decide di far imprimere una scritta all'interno del tunnel che porta dagli spogliatoi al cam-po, appena prima dell'ingresso sul terreno di gioco, che recita

"This is Anfield". Quella scritta c'è ancora oggi, perché l'in-tento di Shankly fu centrato in pieno: caricare la squadra e intimorire gli avversari, far capire a chiunque venisse a giocare ad Anfield che non si aspettasse di certo di scendere in campo e non combattere fino all'ultimo secondo, non dare l'anima fino alla fine. Il resto è storia recente. Anfield è un'attrazio-ne turistica internazionale, è lì, nobile e orgoglioso, anche se c'è una paura che attanaglia gli amanti di questo meraviglioso stadio. La paura che... non sarà per sempre. Perché in cantiere c'è un progetto che prevede la costruzione di un altro impianto di gioco che ospiti le partite casalinghe del Liverpool: più ca-piente, più moderno. Ma di questo, no, non ne vogliamo parla-re, almeno non adesso che Anfield Road c'è ancora, è presente, ed è uno degli stadi in cui il calcio non è solo uno spettacolo: è storia, è vita, è passione pura.

 

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Liverpool non è passata alla storia solo per i Beatles, ma anche per la sua “Fortezza”, come viene chiamato lo stadio dai tifosi di casa per la difficoltà che incontrano le squadre ospiti.

Testo di MICHELE CRISCITIELLO

Il record di presenze è stato nel 1952 quando 61.905 spettatori hanno assistito al match

Liverpool Wolverhampton del quarto turno della Coppa d’Inghilterra

carTa d’idenTiTà Luogo: Liverpool, InghilterraInaugurazione: 28 settembre 1884 con la partita Everton- Earlestown, 5-0Club locale: Liverpool F:C. dal 1892Capacità: 45.522 postiDimensioni del campo: 105,5 m x 67,5 m

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Fashion&Soccer18

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Moda che veste i cal-ciatori, o giocatori che vestono la moda? Bella domanda, di si-

curo le squadre di calcio vogliono solo il meglio per i propri campio-ni. Ogni grande nome del fashion che si rispetti ha una squadra di calcio di riferimento, soprattutto in Italia. I calciatori sono da molti considerati icone di stile e così le griffe fanno a gara per vestire la formazione più amata dai tifosi. Divise tecniche da gioco firmate da brand dello sportswear e divise ufficiali disegnate dai grandi nomi della sartoria italiana. Ci sono ad-dirittura marchi che hanno fat-to del modello calcistico il loro punto di riferimento, come dirk Bikkembergs che è un esempio unico di come il mondo del cal-cio abbia influenzato quello della moda. Lo stilista tedesco infatti nel 1986 fu il primo creativo del-la moda ad avere l’intuizione che il football fosse molto più di un semplice sport, e che il suo im-patto sull’immaginario collettivo è sempre stato molto forte. Il brand Made in Italy Boggi che veste la squadra della Lazio ha anche isti-tuito il premio “Cravatta d’argen-to” per premiare l’eleganza dei suoi calciatori. Quest’anno ad aggiudi-carsi il riconoscimento è stato ilventicinquenne romano Anto-nio Candreva della S.S. Lazio. C’è poi chi veste il tre vol-te Pallone d’Oro Leo Mes-si, affezionato ormai al duo di stilisti più amati dal mondo

del calcio: dolce&Gabbana. La famosa griffe italiana ha infatti vestito quasi tutti sia nelle occasio-ni ufficiali che nel tempo libero: da Nesta, Abate, Shenchenko, Gattu-so, Boateng, El Shaarawy, Noce-rino, Ashley Cole, Di Matteo solo per nominarne alcuni. Il gusto an-glosassone del brand Brooksfield ha invece contaminato la Sicilia vestendo l’amatissima squadra U.S Città di Palermo. Il brand fondato a Torino nel 1971 ha disegnato per calciatori e dirigenza un completo antracite, realizzato su misura, in 100% lana vergine, camicia bianca slim fit, cravatta in seta e soprabito in lana blu navy tutto personaliz-zato con il ricamo dello scudetto della squadra palermitana, cintura e scarpe in pelle nera. Così come un altro marchio mol-to sartoriale come lubiam, che ha scelto una squadra siciliana: il Ca-tania Calcio. philipp plein invece è sceso in campo al fianco della As Roma, siglando una nuova partnership con la squadra per le prossime quattro stagioni sportive. L’obiettivo dello stilista svizze-ro, che produce le sue collezio-ni in Italia, è quello di “rendere ogni componente del team e della squadra il gladiatore di oggi. Con un’immagine nuova, che lo ren-da bello, invincibile e per questo ammirato da tutti anche fuori dal campo da gioco”.La Signora invece ha scelto lo sti-lista carlo pignatelli, che ha dise-gnato le divise ufficiali ed elegan-tissime della Juventus.

brand e sQUadre

Lo stile del fuorigioco(2)

i brand della moda vestono le squadre di calcio, tra tradizione italiana e azzardi sportswear. Testo di VIRGINIA SIMONI

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Fashion&Soccer19

1. divisa deL PaLermo FirmaTa da brooKsFieLd - 2. sQUadra JUvenTUs vesTiTa da carLo PiGnaTeLLi - 3. Federico

baLzareTTi deLLa roma vesTe PHiLiPP PLein 4. Leo messi con sTeFano Gabbana e domenico doLce - 5. anTonio

candreva deLLa Lazio riceve La cravaTTa d'arGenTo di boGGi - 6. GiocaTori deL caTania in abiTi LUbiam

cravaTTa marineLLa diseGnaTa Per L'inTer. aLessandro deL Piero con La cravaTTa marineLLa.

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La cravatta del campione

Il 26 giugno 1914 nasce a Napoli quel-la che diventerà una delle più cono-

sciute e apprezzate sartorie del mondo: E.Marinella. Dal negozio di 20 mq sono passati tutti i grandi personaggi della sto-ria: dal primo all’ultimo Presidente del-la Repubblica Italiana, tutta la famiglia Kennedy, il Principe Carlo d’Inghilterra, Putin, ma soprattutto i grandi uomini del calcio. Dai giocatori agli allenatori del passato e del presente, lo stile delle cra-vatte Marinella ha vestito proprio tutti. Fino alle divise attuali delle squadre del Campionato Italiano come Milan, Inter, Juventus, Napoli, Piacenza e Sassuolo. “Ogni squadra per cui ho confezionato le cravatte mi ha reso molto orgoglioso, ma devo ammettere che il Napoli, la mia squa-dra del cuore, mi emoziona ancora di più.”

dice Maurizio Marinella, Amministratore Unico di E.Marinella, e continua “Morat-ti mi chiese di preparare una cravatta su un modello vintage appartenuto al padre Angelo che realizzammo con un’etichetta speciale con la scritta Per la mitica Inter di Angelo Moratti. Nostra era anche la cravatta che portava Mourinho quan-do vinse la Coppa dei Campioni. Men-tre per il Milan abbiamo realizzato una cravatta a fondo rosso con pois alternato nero e bianco. Nostri clienti affezionati sono Galliani e il Presidente Berlusconi. Per la Juve andavo personalmente circa ogni 3 mesi per la scelta delle cravat-te dall’avvocato Agnelli e poi in seguito da Moggi.” E alla domanda per chi so-gnerebbe ancora di creare delle cravatte, Maurizio Marinella risponde: “Essendo tifoso del Napoli, mi piacerebbe vestire Maradona. Ma lui si sa, ha un altro stile. E poi mi interesserebbe creare delle cravatte per delle squadre inglesi man-tenendo sempre così il rapporto di af-finità che Napoli e l’Inghilterra hanno sempre avuto per eleganza e sartoria. In fondo mio nonno aprì il primo ne-gozio proprio per creare un picco-lo angolo di Inghilterra a Napoli”. Dalla piccola bottega artigianale di strada ne è stata fatta e alla boutique di Riviera di Chiaia si sono aggiunti nel corso de-gli anni i monomarca di Milano, Lugano, Londra e Tokyo, oltre a selezionati punti vendita esteri quali Bergdorf&Goodman a New York, Le Bon Marché Rive Gau-che a Parigi e Bon Génie a Ginevra.

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i football player di ieri e di oggi sono considerati modelli di stile senza tempo. C'è chi, fuori dallo stadio, opta per un look underground e chi, invece, preferisce moderazione e sobria eleganza.

Testo di FILIPPO DE NOBILIS

Fra PassaTo e PresenTe

icone on the road

Post Stadium Look20

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1) iL caLciaTore GeorGe besT con iL sUo sTaFF, oTTobre 19682) enrico aLberTosi, arisTide GUarnieri e sandro mazzoLa3) enrico aLberTosi4) david becKHam in bUrberrY5) LUis FiGo6) PeLè a neW YorK neL 1979

Post Stadium Look21

Dentro e fuori gli stadi i calciatori sono da sempre oggetto di ammirazione. C'è chi li vede come icone di stile, chi li invidia per le cifre da capogiro che gua-dagnano, chi addirittura li considera un vero e proprio modello di vita. C'è poi l'inflazionato tema dell'eticità circa il calcio mercato, dibattuto sin dagli anni

cinquanta e che non ci apprestiamo a trattare in questa sede. Tutti d'accordo però su quel gap generazionale, a dir poco disorientante, che investe il mondo dei players. Sono solo un ricordo lontano i tempi nei quali i protagonisti accettavano di essere fotografati con un filo di pancia mentre ora i riflettori sono puntati, dentro e fuori lo stadio, su dei giocatori dall'immagine dorata, inarrivabile, semplicemente perfetta. Nel post stadium li troviamo griffatissimi, in cima alla wishlist dei paparazzi e con il potere di far mettere in coda le maison per averli come testimonial. Ma non tutti si omologano a questa tendenza. Uno dei trend contemporanei che stanno avendo la meglio tra i giocatori 'nel dopolavoro' è infatti l'hipster style. Si tratta di un termine nato negli anni Quaranta, negli Stati Uniti, per descrivere quei ragazzi bianchi che cercavano di emulare lo stile di vita dei jazzisti afroamericani. Passione per il vintage (stampe iconiche comprese) spasmodica adorazione

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22Post Stadium Look

8) crisTiano ronaLdo con La comPaGna irina sHaYK9) neLson mandeLa 10) mario KemPes11) marceLLo LiPPi (FoTo TraTTa daL Libro doLce&Gabbana camPioni)12) rUUd GULLiT13) PHiLiPPe mexes aLLa sFiLaTa PHiLiPP PLein14) samUeL eTo'o da HUsKY15) roberTo riveLino

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per la musica di nicchia, palese disapprovazione per tutto ciò che è mainstream, di massa. Alcuni esempi? Tra i più alternativi, troviamo Joey Barton, l'ex giocatore del Manchester City prima che fosse di moda, che è solito citare il filosofo Nietzsche e adora gli Smiths (il gruppo alternative rock inglese, formatosi a Manchester nel 1982). Oppure ancora Nicolas Anelka, che non può fare a meno di presentarsi in pubblico con uno degli oggetti must per un vero hipster. Di ben altra natura stilistica era invece Gianfranco Zigoni. L'ex calciatore è passato alla storia come paladino dei Settanta, per la sua attitudine ribelle ed eccentrica a causa del suo amore per l'alcol, le donne e i motori e per alcuni suoi comportamenti piuttosto bizzarri. Celebre in questo senso la foto di lui in un'ampia pelliccia chiara. Altro capitolo riguarda il campione Edson Arantes do Nascimento, alias Pelè. Di lui si anno-verano soprattutto i completi eleganti e gli accessori raffinati che indossava in occasioni di rappre-sentanza. Nel 1992 fu infatti nominato ambasciatore delle Nazioni Unite per l'ecologia e l'ambiente e nel giugno 1994 Goodwill Ambassador dall'UNESCO. Nessuna sorpresa a vedere affidato ad un calciatore un ruolo tanto importante. Del resto, per anni, lo sport è stato davvero l'unico ponte di pace tra monti incomunicanti.

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SoCCER IllUSTRATED Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013

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Se stessimo parlando di una religione ci troveremmo in un templio. Lo stadio è il luogo per eccellenza dove fedeli e fedelissimi eser-citano il loro credo incondizionato verso una squadra, senza indugi né (forse) distinzioni. Ma, tra le file di quegli spalti, si nascondono

volti più noti di altri. Partiremo dai fenomeni più 'commerciali', per poi arrivare a quelli un po' più 'titolati', che potremmo definire i tifosi veri. Ovviamente iniziamo dalla modella russa Irina Valer'evna Šajchlislamova, alias Irina. Lei è la fidanzata ufficiale del superpagato Cristiano Ronaldo, calciatore del Real Madrid e capitano della nazionale portoghese. Non è dato a sapere quanto assiduamente frequenti gli stadi, ma ciò che è certo è che è diventata l'icona di chi gioca con il videogioco 'Need for Speed: The Run' della Electronic Arts, in quanto ne è la protagonista. Lei e altre colleghe modelle e letterine v.i.p. appartengono comunque alla categoria delle follower, ovvero di coloro che seguono il calcio principalmente per doveri 'coniugali'. A questo proposito sono oramai celebri le cosiddette Wags inglesi, come le chiamano i tabloid, cioè le fidanzate e mogli dei calciatori brit, che hanno ispirato i registi cinematografici tanto da dar vita alla serie tv Footballers' Wives (2002). Victoria Beckham è ovviamente la paladina della categoria. C'è poi tutta la tifoseria istituzionale e blasonata, capeggiata da Angela Merkel, membro onorario della squadra tedesca FC Energie Cottbus (Brandenburg). Fermo restando che è fan sfegatata (per quanto concesso) della nazionale tedesca soprattutto durante eventi im-portanti come gli europei o i mondiali. Celebre la sua esultanza durante la sfida di Euro 2012 tra Germania e Grecia che, come aveva spiegato il gior-nale The Telegraph in un articolo, 'provoked Greeks' ire on Friday night'. Per quanto riguarda i Berlusconi la questione è presto liquidata: la famiglia è proprietaria della squadra Ac Milan. Silvio Berlusconi è di conseguenza un abitué della tribuna, spesso in compagnia di Adriano Galliani e Zla-tan Ibrahimovic. Galliani è l'attuale Amministratore delegato del Milan, mentre il secondo è un ex giocatore del Milan e attualmente in forza al Paris Saint Germain (la squadra di Parigi). Ben più coinvolta sentimen-talmente è Barbara Berlusconi, l'attuale compagna di un ex-milanista, ora venduto al Corinthians, il calciatore Alexander Pato. Ma c'è tifoso e ti-foso. In prima battuta il principe Harry. Come per la Merkel, fratello e consorte, anche Harry è spesso impegnato in rappresentanze ufficiali e di conseguenza è abbastanza usuale vederlo alle partite della nazionale durante eventi importanti. Onore comunque al merito e ricordiamo che è un gran sportivo e, come affermano diverse fonti, è fan dell'Arsenal, una squadra di Londra (Holloway). Per quanto riguarda suo fratello, sem-bra invece che William preferisca l'Aston Villa (squadra competitor di Londra). E poi c'è Jude Law. Come ha dichiarato a Eurosport, è un tifo-sissimo del Tottenham (sempre Londra), sia per una questione geografica che di 'eredità' familiare. Ma non è il solo a tifare questa squadra che pare essere una vera calamita di vip: da Jo Whiley al giocatore di basket Steve Nash, da Ray Kelvin (il fondatore del brand di moda Ted Baker) alla multimilionaria scrittrice JK-Rowling. Per quanto riguarda il cantante Rod Stewart, scozzese di nascita, è un tifoso 'poco fedele' in quanto è supporter sfegatato sia della squadra Celtic di Glasgow, che della scozzese Manchester United. Ama talmente queste due équipe da averle menzion-ate in una canzone il cui titolo è "You're in my heart", dedicata alla soccer team. Ultimamente è stato ripreso proprio perché si è messo a piangere dopo una sfida di Champions League tra Barcellona e Celtic, in cui pro-prio il Celtic ha vinto. Per ora nessun fuorigioco registrato.

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Vip in tribunaCantanti, attori, presidenti e reali: lo stadio è una calamita per tutti.Testo di MARCO MAGALINI

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1. sandro PerTini2. LUcio daLLa3. i reaLi WiLLiam e HanrY4. Yves sainT LaUrenT5. iL PrinciPe FeLiPe di sPaGna con La moGLie6. anGeLa merKeL 7. JUde LaW con sienna miLLer8. Gianni ed edoardo aGneLLi

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È un mix esplosivo di lacrime, sudore, sangue che scorre nelle vene. Si vedono le persone che spalancano le braccia e gridano verso il cielo, accomunate da un senso di travolgente

appartenenza (talvolta apparentemente inspiegabile). Non c'è spazio per l'indecisione, le domande o le de-bolezze. Ciò che è certo, è che il fenomeno calcistico sta assumendo proporzioni mai viste. Nel corso degli anni, la passione del calcio è stata dimostrata più e più volte da tumulti e agitazioni, per un gioco che mette le nazioni in stato di guerra o pace. Del resto, la diplomazia è altra cosa: qui una delle due squadre deve vincere e l'altra passerà alla storia come la 'the loser'. Punto e basta. Ma perché tutto questo pathos? Il movente è il senso di appartenenza, il segreto sta invece nell'inclusività del sistema. Forse è per questo trasporto emotivo, e per questa causa comune, che milioni di tifosi ogni giorno si fanno portavoce dei loro Paesi e gridano, tramite i loro bizzarri costumi, la loro appartenenza alla community. Celebri i messica-ni in sombrero e poncho della partita USA 1994, o i nigeriani che nel '98 hanno affollato gli stadi francesi con abiti tradizionali e tamburi. È una questione di orgoglio nazionale da comunicare al mondo, la neces-sità di camuffarsi per apparire quanto più omologati possibile. Bobby Charlton, un personaggio chiave dell'Inghilterra del 1966, ha detto: "Alcune persone mi dicono che noi giocatori professionisti siamo schiavi di calcio. Beh, se questa è schiavitù, mi danno l'ergastolo. La passione è fondamentale. Perché trovo la passione nel calcio? La competizione è ciò che mi spinge; il training è quello che mi ci vuole per stare un passo avanti in ogni partita; e le amicizie sono ciò che mi incoraggia a giocare per vincere. Per me il cal-cio non è solo un altro sport, è la mia passione". Una passione da condividere, non importa con chi.

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GenTe da sTadio /2

il bello dei tifosinon solo in campo: lo spettacolo è anche sugli spalti affollati da un pubblico bizzarro e curioso, colorato e irriverente.Testo di MARCO MAGALINI

Soccer Passion25

1. dUTcH FooTbaLL Fans2. sPanisH Fans (elena Pleskevich)3. FiFa WorLd cUP - mexico vs soUTH aFrica (celso Flores)4. eUro 2012 FooTbaLL Fans (PolandmFa)5. GreaT briTain vs soUTH Korea, miLLenniUm sTadiUm, cardiFF (Jon candy)6. sPanisH soccer Fans in bosTon (david Wilson)7. iTaLian Fans (olaf nordwich)8. Us soccer Fans in bosTon (david Wilson)

Page 26: Fashion Illustrated - Soccer Illustrated

dall'alto: screenshot del sito Goalterest, il nuovo social network fotografico dedicato esclusiva-mente al calcio. in basso: screenshoot del sito Fubles, la piatta-forma che permette agli utenti iscritti di organiz-zare virtualmente incontri sportivi su campi da gioco reali. Gli utenti sono già 225.000

Le aPPLicazioni soccer da non Perdere A cura di VIRGINIA SIMONI

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Una passione da vivere assie-me, non importa con chi. Un fenomeno di grande at-tualità è Fubles.com, un so-

cial network che permette di organiz-zare e gestire partite di calcetto (e non solo) risparmiando tempo e denaro. Mettendo insieme giocatori (già 225.000), partite e centri sportivi di una zona, Fubles permette a chiun-que di iscriversi gratuitamente e or-ganizzare partite con i propri amici o partecipare a partite già pianificate. Ma non è tutto, i fenomeni di soc-cer-networking spopolano sul web. Un altro esempio è Goalterest, la versione di Pinterest dedicata al mondo del pallone che nasce da un'idea di Digital Ground, società di Marco Camisani Calzolari, Professore di Comunicazione Aziendale e Linguaggi Digitali alla IULM di Milano. Basta iscriversi per condividere le foto più strane ma anche quelle che ricordano personaggi illustri del mondo del calcio. Come funziona? Gli utenti registrati po-tranno postare e condividere le foto con gli amici, inserendole all'interno del-le categorie del social network, tra cui 'Ti ricordi di...' una sorta di raccolta di immagini storiche dei calciatori. Ma è possibile inserire anche foto curiose e divertenti, creando categorie ex novo. “Per adesso abbiamo 6000 utenti, che sono poi i collaudatori della versione beta - aveva dichiarato il fondatore di Digital Ground -. Il network sarà gratu-ito e privo di banner pubblicitari perché darebbero fastidio ai potenziali utenti. Vogliamo diventare il Pinterest del pal-lone. Abbiamo migliorato molti aspetti del software, e interpretato la direzione del mercato, passando dalle piattaforme orizzontali più generaliste come Face-book a quelle verticali, legate a temati-che specifiche. E il calcio è una di esse". La tendenza è chiara, anche sul web non c’è tempo da perdere.

SoCCer-networking il calcio è un momento di condivisione, che passa attraverso i social network

Testo di MARCO MAGALINI

Digital26

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In una elezione a colpi di polemiche e video compromettenti, tra candidati vecchio stile con camice salmone senza cravatta, il candidato più chiacchierato

è stato senza dubbio l’ex calciatore Kaladze, molto amato come sportivo, ma meno come politico. “La situazione della Georgia è l’unica ragione per cui ho deciso di lasciare il calcio. Se le cose qui fossero state diverse, avrei potuto tranquillamente continuare a giocare a calcio, essere ben pagato e vivere a Milano, una delle

più belle città d’Europa”, afferma Kaladze.Era l’ottobre 2011 quando il magnate georgiano Bidzina Ivanichvili an-nuncia in un comunicato di impegnarsi in politica riunendo una coali-zione di tutte le forze politiche avversarie al Presidente Saakachvili. Era la nascita del “Sogno Georgiano”. “Due giorni dopo la sua dichiarazio-ne ho contattato Ivanichvili per la prima volta e l’ho voluto incontrare qui in Georgia. Abbiamo molte cose in comune, anche lui ama molto il suo paese. Così ho deciso di seguirlo in questo movimento”. Da quel momento non è stato facile, molti sono stati i suoi oppositori, ma oggi lui è vice Primo Ministro e forse dà un volto diverso e più internazio-nale a questa nazione.

Prima che Josè Mourinho portasse il suo stile nel mondo del management calcistico, i dirigenti delle società si limitavano principalmente a due

look: quello del manager con abito scuro o quello con il cappotto cammello senza forme, stile Ron Atkinson. Con i suoi abiti su misu-ra e cappotti Armani, Mourinho ha indub-biamente rivoluzionato tutto, grazie anche al suo innegabile carisma e successo. Ecco quel-lo che racconta a GQ l’allenatore. "Quando

ero al Chelsea ho conosciuto Giorgio Armani a Milano. Ho sempre apprezzato Armani e avuto una buona relazione con il brand. Ma amo vestire anche Ermenegildo Zegna e Hugo Boss. Quando ho iniziato a mettere la giacca e la cravatta durante le partite non erano in molti a farlo, ma ora, dieci anni dopo, lo fanno tutti. Così ho deci-so di mettere pantaloni casual e penso che molti altri mi seguiranno. Al Real ho molte discussioni, anche divertite, con i giocatori, per-ché vorrei che vestissero in modo adeguato. Ma loro sono giovani e noi manager sempre più avanti con gli anni, credo però che quello di adattarsi al gruppo di età con cui si lavora sia una qualità che ogni dirigente deve possedere. Io uso il termine “adeguato” e lascio spazio alla libera interpretazione, è una loro scelta e anche sinonimo di responsabilità. Lo stadio per noi significa lavoro, non solo un campo".

sTYLe – Gennaio-Febbraio 2013 di GianLUiGi ParaccHini

Claudio MarchisioUn’intervista al calciatore della Juventus che si distingue per

la sua classe in campo e fuori.

World news27

in breve

www.vogue.it

11 gennaio 2013

david beckham bodyWear by h&m

Nuovo servizio fotografico e spot pubblicitario per la li-nea di H&M in collaborazio-ne con David Beckham.lo spot è stato diretto dal regista Guy Ritchie, che ha apprezzato molto la-vorare col calciatore tanto da dichiarare “per me non si è trattato di una sempli-ce campagna pubblicita-ria, è stato come dirigere un cortometraggio, David è perfetto". la collezione, che ha già riscosso molto successo nelle passa-te stagioni, è stata se-guita in prima persona da Beckham, che si è ispi-rato al suo guardaroba per creare, boxer, felpe, t-shirt e pigiami.

www.sepp-magazine.com

the beautiFuL Fan

Sepp è un magazine dav-vero particolare, una vera e propria ode al calcio visto attraverso la len-te della moda. Bellissi-me immagini e soprat-tutto bellissime modelle che posano con uno stile molto ammicante, ma mai volgare. Un proget-to di Markus Ebner, edi-tore anche di Achtung e Godfrey Deeny. l’ultimo numero, uscito a giugno 2012 era tutto dedicato alla Polonia, che ospitava una parte dei campionati europei.Nella sezione del sito “The beautiful fan” am-mirate una carrellata di immagini di tifose ritratte proprio fuori dagli stadi in occasione dell’evento.

esquire.com

15 novembre 2012

nike Per cristiano ronaLdo cr7 coLLection

Creata in collaborazio-ne con il calciatore por-toghese, nasce la nuo-va collezione Nike CR7. l’ispirazione viene ovvia-mente dal calcio, quindi una collezione di capi tec-nici, dagli short e le ma-gliette alle scarpe da cal-cio firmate dal giocatore, ma anche una grossa parte per il tempo libero: giac-che, pantaloni, scarpe ed accessori pensate più per passeggiare in città che per la corsa. Dice infatti Ronal-do: “ogni momento in cui non gioco, cerco di spen-derlo con amici e famiglia facendo cose che nor-malmente non posso fare quando sono in gara”.

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A cura di GIOVANNA CAPRIOGLIO

david beckham in un'immagine della campagna H&m

Uno scatto di ronaldo che indossa capi della collezione cr7

Una delle immagini del sitoby Janek zamoyski & Witek

orski / czulosc.com

In molti lo chiamano Piccolo Lord, per i suoi lineamenti gentili e soprattutto per il suo stile dandy. Ma anche

principino, non solo per la clas-se, ma anche per il suo compor-tamento in campo. Alla Juve da quando aveva 7 anni, riservato come tutti i piemontesi, con una sensibilità sociale e idee progres-siste, che ama l’arte e passa le ore davanti a History Channel. Ha già due figli, Davide di tre anni e Leonardo di dieci mesi. In questa intervista a Style parla del suo ruolo privilegiato, di po-litica, della sue due vere passio-ni, le auto sportive e la famiglia, ma soprattutto del suo rapporto con l’eleganza, dentro e fuori dal campo. Ne esce un uomo (in real-tà ancora un ragazzo di 27 anni) molto attento allo stile personale, a cui tiene sin da piccolo. Così è tra i pochi giocatori che si pre-

senta agli allenamenti in camicia e giacca. D’altronde ama vestirsi dal sarto Alessandro Martorana, torinese come lui , a cui richiede uno stile sobrio, anche più classi-co di quello che normalmente il sarto amerebbe proporre (qual-cuno ricorderà le giacche di Lapo riprese dal guardaroba del nonno Gianni). Il feticcio del suo guar-daroba resta comunque un capo casual: il giubbotto in pelle nera.Quasi una mosca bianca rispetto ai suoi colleghi che spesso si cre-ano dei veri e propri personaggi anche attraverso i loro stili e le acconciature particolari. “Non fa per me – afferma - ma penso allo sconcerto che creerebbe il mio amico Mario Balotelli se si pre-sentasse pettinato normalmente. Certo, il look può diventare an-che una prigione”. Ma gentlemen bisogna essere anche in campo, senza per forza rinunciare ad

essere anche duri; richiedendo rispetto e rispettando a propria volta. Il suo idolo? Il centrocam-pista Steven Gerrard, e chi se non un inglese!

La copertina del numero di style in cui appare l'intervista.

GQ UK di Jessica PUnTer

Lo stile secondo Mourinho GQ intervista l’allenatore che racconta come interpreta lo stile

so FooT novembre 2012 di sUzan borseLLino e ronan bosHer

Nel paese di Kakhi Dal 1 ottobre Kakhaber “Kakhi” Kaladze, l’ex difensore del

Milan, è vice Primo Ministro della Georgia.So Foot racconta l’ascesa di questo giovane, ricco e alla moda

in un Paese molto conservatore ai limiti della legalità.

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FASHIoN IllUSTRATED Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013

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Page 29: Fashion Illustrated - Soccer Illustrated

caLcio!

Juan esteban constaín

Marco tropea editore, pp. 190, €14.00 Un romanzo definito dallo stesso autore come «una cronaca sportiva in differita di secoli», in bilico tra ri-

ferimenti storici e fantastici, in cui è dato ad Arnaldo Momigliano, insigne storico italiano esule in Inghilterra, il compito di rivendicare la paternità di uno sport riconosciuto da sem-pre come inglese. l'autorevole voce narra una vicenda, ignorata dalla storiografia ufficiale, ambientata in pieno clima rinascimentale nella Repubblica fiorentina assediata dal-le truppe spagnole di Carlo V, dove si assiste alla prima partita di cal-cio giocata in una straniante piazza Santa Croce. “Questi lanciò la palla in aria, e un frastuono bestiale s'impadronì del-la piazza. Il frastuono della gente sugli spalti e quel dei giuocatori in campo, che correan come in ritirata. Un fiorentino del mezzo s'impadronì del pallone, e con esso corse verso il lato, cercando a chi darlo della sua avanguardia. Ma tali eran la polve-re e il disordine che preferì tornare coi terzini suoi, per trovar lì un poco di protezione. Più che una partita si vedeva una battaglia dura e mortale

[...] ” Frammento Tratto dal libro

Juan Esteban Constaín, autore del romanzo edito da Marco Tropea Edi-tore tradotto in italiano da Sandro ossola, attribuisce alle partite nar-rate una valenza politica, rendendo-le quasi dei “match politici, cultura-li” trasfigurati nella rivendicazione portata avanti dal Momigliani di-fronte allo sbigottito circolo acca-demico di oxford. Una lucida visione creativa che unisce a storiche testi-monianze geniali invenzioni lettera-rie che hanno consentito all'autore di vincere il premio Spartaco per il mi-gliore romanzo storico alla Semana Negra di Gijón.

FoToGraFie di domenico doLce

Dolce&gabbana CampioniRizzoli, pp. 560, € 180

Un romanzo cHe ceLebra La sToria deL caLcio

personaggio” che ben si associa al “calcio” visto come “rappresen-tazione”. Un pensiero condiviso in tempi insospettabili, anche da Pier Paolo Pasolini, quando in un suo celebre commento comparso su L'Europeo nel 1970, afferma: «Il calcio è l'ultima rappresenta-zione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasio-ne. [...] Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro». Una frase quanto mai profetica, che potrebbe svelare l'arcano che si cela dietro il nascente connu-bio tra il mondo della moda e quello dello sport. Un sodalizio per Dolce&Gabbana iniziato nel 2006, un anno ormai entra-to nella storia, quando l'Italia si affermò come campione del mondo. “Il calcio, in tutti questi anni, è sempre stato accanto a me e io accanto a lui. Un bino-mio forte, fatto dalla consape-volezza che questo sport è dav-vero democratico […] servono solo una palla, uno spiazzo, una dozzina di bambini...Così nasce la magia. E il sogno si trasforma subito in realtà. Ognuno entra dentro un personaggio. Un suo mito.” D. Dolce. Miti leggendari, gloriosi esponenti di una genera-zione calcistica che ha dettato le proprie cifre stilistiche ai posteri “[...] Roberto Boninsegna, Gigi Riva, Sandro Mazzola, Paolo Rossi. Una generazione bellissi-ma […] ”D. Dolce. L'importanza di agire attraverso dettami diver-si, più interiori è stata evidenzia-ta da Domenico Dolce come la “sola chiave d'accesso”per giun-gere “nella zona più segreta di chi è fotografato e di chi poi guar-derà lo scatto”. Irving Penn so-steneva che «un buon fotografo è una persona che comunica un fatto, tocca il cuore, fa diventare l’osservatore una persona diver-sa». Un intento tra i più difficili, riuscire a captare l'essenza del soggetto ritratto e donarla all'os-servatore. Un intento perseguito da uno sguardo che celebra la forza e nel contempo l'innocenza di questi giovani calciatori.

Una visione acuta, nitida, introspettiva: lo sguardo di un cou-turier. Sessantasette giovani promesse del calcio made in italy, sessantasette volti eterogenei ritratti attraverso una medesima visione, quella interiore. “ [...] Ho capito che

l'immagine non è nella macchina ma nella testa del fotografo. Non è l'obiettivo, non è la tecnica: la foto devi averla dentro la mente, negli occhi. Devi sognarla. La macchina fotografica è solo uno strumento di transizione dalla mente (direi di più: dal cuore) alla carta ”. Do-menico Dolce. Una frase che svela l'attitudine propria di colui che è incline all'osservazione, che ancor prima di ideare un abito, si sof-ferma sulle caratteristiche fisiche e morali di colui che lo indosserà. “Ho immaginato, per ogni giovane che avevo davanti, una storia che lo aveva per protagonista. Un po' come facciamo Stefano e io quando creiamo le nostre collezioni”. D. Dolce. Scrutare un soggetto, scoprir-ne le peculiarità, svelarne le movenze per poi sintetizzare il tutto in un solo e unico scatto. Il risultato: una narrazione che racconta la storia di giocatori tramutati in personaggi. Un binomio quello “giocatore-

A cura di DIANA BARBETTA

cover di dolce&Gabbana campioni

Libri29

Trovate i libri recensiti in Biblioteca della Moda, un archivio di editoria dal 1860 a oggi. Biblioteca della moda,via alessandria 8 - milano tel. 02 83311200www.bibliotecadella moda.it

Nel 2011 l'ideatore della Sport Couture festeggiò il suo deci-

mo compleanno con “10 YEARS OF

FASHION & FOOTBALL”, un percorso narrativo che svela attraverso 650 scatti fotografici un'iter evolutivo connotato da una lungimirante visione creativa. Stilista, tra i primi ad intuire la grande importanza del calcio all'interno del sistema moda, Dirk Bikkembergs lancia nel 2000 la linea “Bikkembergs Sport”e nel 2001 ambienta per la prima volta la sua sfilata di moda all'interno dello Stadio Meazza di San Siro. Il calcio, visto come linguaggio universale di facile codificazione, diviene punto di riferimento per le sue creazioni, da sempre ispirate alle iconiche figure del mondo calcistico. L'olimpo della moda connotato dall'immagine del calciatore, elevato a status symbol del mondo ma-schile, in cui l'elegio della fisicità, come nella statuaria greca, continua ad essere un riferimento estetico di attualità.

dirK biKKemberGs

10 YEARS OF FASHION & FOOTBALL

lido Book, pp.448

sopra stevan Jovetić. sotto michele camporese (foto di domenico dolce)

Page 30: Fashion Illustrated - Soccer Illustrated

soCCer CHi leGGe

shopping nel pallone I calciatori sono le nuove icone di stile dentro e fuori il campo, e lo shopping con il mio fidanzato - stella

del football- diventa così un gioco a calci di stile. di MELISSA SATTA illustrazione di JAUME VILARDELL

I l mondo della moda e il mondo del calcio sono sempre più legati, dicia-mo che “lo sport è lo sport” ma è sot-to l’occhio di tutti che ormai molte

aziende del fashion sponsorizzano squadre di calcio e personaggi sportivi. Guardate anche allo stadio come le pubblicità che sono intorno al campo sono sempre più spesso di aziende di questo settore, così come le divise dei giocatori vengono pro-dotte da noti brand. I giocatori sono molto richiesti per servizi fotografici di campa-gne pubblicitarie, avendo anche sicura-mente un grande impatto mediatico.Ormai sono molti anni che il calciatore fa tendenza e ha un forte impatto sulla moda popolare, soprattutto i ragazzi giovani non seguono più i personaggi della tv ma prefe-riscono gli sportivi, perchè in genere sono

figure positive: bei ragazzi, sani, con un bel fisico e che sanno anche vestire bene. Una tendenza molto seguita sono i tagli di ca-pelli molto estrosi che vengono sfoggiati in campo. Nel mio caso ho la fortuna di stare con una persona (Kevin Prince Bo-ateng, centrocampista del Milan, ndr) che in fatto di moda ha le idee chiare, il pro-prio stile e si diverte a giocare con il look, proprio come me. Quindi nello shopping insieme ci consigliamo senza imporci uno sull’altro. Ci divertiamo molto a mixare i vari capi, dalla tuta da ginnastica per uno stile più hip hop, passando a uno più serio con l’abito, la giacca e un cappottino, va-riando in base alle situazioni.Non abbiamo dei brand preferiti, ci piace variare e sperimentare. Per me soprattutto la moda non è più solo fatta di grandi mar-

che, ma amo mixare pezzi meno costosi con altri griffati. Vado a fare shopping sia da Zara e H&M sia da Dolce&Gabbana, Stella McCartney; per me la moda oggi è un tutt’uno in questo senso. Per essere “alla moda” bisogna saper mixare, oggi una persona non è ben vestita solo se compra i grandi marchi, si può vestire bene anche con pezzi più cheap. Oggi c’è la crisi ed è giusto anche fare attenzione e lanciare questo segnale: si può essere “giustissimi” e super fashion anche risparmiando. Io avendo un’anima molto sportiva amo stare in jeans, t-shirt oversize e sneaker colorate. Amo i tacchi ma non li porto quotidiana-mente, ma solo quando servono (diciamo la verità, fanno troppo male ai piedi) e come tutte le donne ho un vero debole per le borse.

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SoCCER IllUSTRATED Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013

Page 32: Fashion Illustrated - Soccer Illustrated

FASHIoN IllUSTRATED Allegato Issue #19- Marzo/Aprile 2013©

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