fatto di sport 68

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Copyright by: Bigol News - Testata Registr. Trib. Napoli 20/2008 del 28/02/2008 MOMENTI…DI GLORIA!

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Page 1: Fatto Di Sport 68

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MOMENTI…DI GLORIA!

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Il nostro è un mestiere difficile. Riesce difficile in certi accadimenti mantenersi distaccati e obiettivi. Oggi i media rincorrono la vita e la morte. Lacrime e sorrisi sono alla mercè di tutti. Una giornata che doveva essere all’insegna dello sport, del gioco, quello che dovrebbe essere il nostro calcio, si trasforma in pochi attimi in violenza pura e gratuita…. e noi siamo li impassibili a cercare di trovare una razionalità che non c’è. È solo un “giorno di ordinaria follia”, di un uomo che ferisce un altro. Poi si entra in campo, dove ancora una volta, oltre alla violenza, da padrone la fa la politica, gli accordi con gli ultrà per decidere un incontro di un gioco come è il calcio. Alla fine si gioca con uno stadio a metà tra il silenzioso e il rumoroso con ancora cori beceri nei confronti di quel povero Vesuvio che anche lui non ne può più. Mi chiedo cosa vale tutto questo? una coppa? Italia? Mi chiedo a cosa è valso tanto silenzio per poi provocare un’onda anomala (invasione di campo) che ha buttato via quanto si era cercato di mantenere nei “patti” dei veri “sportivi”. Siamo in guerra gli uni contro gli altri, non esistono colori, esistono esseri umani (se così li vogliamo definire) che vanno allo stadio per tutt’altri motivi, non certo per vedere una partita. Facile puntare il dito sottolineando il colore del folle che ha sparato perché difficile per gli organi competenti, istituzioni e non, prendersi le giuste colpe per aver fatto di questo sport un’industria, ma ancor peggio una corrida politica e non. Lo sport, quello vero, quello per cui si accompagna i figli ai campi, quello per cui alcune nazioni suonano sempre l’inno, è molto lontano da questo. Sembra quasi un sogno. Antonella Castaldo

LACRIME E SORRISI ALL’INSEGNA DELLO SPORT

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Perché? Perché? Perché? Siamo capaci di trasformare un evento sportivo in un caso di Stato. Abbiamo messo al centro del mondo Roma, non per magnificarla ma per denigrarla. Abbiamo dimostrato come uno sport unico si trasformi in uno spot umiliante per tutta la nazione. Questo é successo nella notte dell'Olimpico in cui dovevamo dimostrare che il nostro calcio è ancora vivo, a nulla é servito il messaggio del Papa del giorno prima: "il calcio deve essere un esempio". In tutto questo c'entrano ben poco i calciatori scesi in campo di Napoli e Fiorentina, che per la maggior parte di loro non sapevano cosa stesse accadendo.

Per 45' solo un capitano in campo Hamsik, non per meriti sportivi, per giustificarsi di fronte agli ultrá del mancato inizio e delle condizioni di Esposito. Si proprio lui il ragazzo che in circostanze ancora incerte si ritrova su un letto di ospedale; ancora in bilico tra la vita e la morte e paradossalmente in stato di fermo. Allora cerchiamo di prevenire e non toccare il fondo prima di agire.

Luigi Liguori

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Il grande giorno per il Napoli è arrivato. Direzione capitale. Con la speranza e forse sicurezza, di portare a Napoli un’altra Coppa. Stagione difficile ma bella, tra riassetto di una squadra che ha sofferto, non poco, la partenza dei big. Non tutto il male viene per nuocere, è Benitez a prendere le redini del gioco, l’uomo che comunque vada, il suo primo anno in una squadra deve vincere un trofeo. C’è Higuain ad essere la punta di diamante di questo nuovo progetto e tante sorprese che non si sono dimostrati degli affari di mercato tanto per… ma vere personalità che hanno reso il Napoli una squadra internazionale, competitiva e vincente. Da Reina a Callejon a Mertes. Che lusso. Che squadra. Si sono battuti in campo e hanno dato l’anima nella competizione d’élite, la Champions, che li ha visti uscire al primo turno ingiustamente. Un Campionato un po’ travagliato tra sconfitte deludenti con le “piccole” e vittorie soddisfacenti con le “grandi”. Una Europa League un po’ sfortunata. Una stagione che merita un premio e gli Azzurri non possono non portare a Napoli questa Coppa. E’ il 3 Maggio 2014, l’atmosfera è di festa, tutti verso Roma, parcheggiate le macchine, si raggruppano gli amici, tutti napoletani, tutti felici cantando qualche coro con le sciarpe al collo. Un ragazzo in particolare Ciro Esposito, 30 anni, di Scampia avrà salutato la mattina, la mamma dicendo: “ Ciao mamma vado a sostenere la mia squadra del cuore” senza fare i conti con il marcio che sporca il calcio. Non avrà mai immaginato, tra canti e petardi, fumogeni e colpi di arma da fuoco di ritrovarsi a terra in fin di vita, senza guardare la finale per cui si era svegliato al mattino. Lui quello più grave poi altri feriti. Nessuno scontro tra tifosi infatti a decidere la disgrazia di Ciro non è neanche un rivale viola, ma un ultras romanista, Daniele De Santis, per gli amici Gastone. Gatone, proprio quello che nel 2004 invitò Totti a non far giocare il Derby, ha deciso di ostacolare il cammino che li portava all’Olimpico munito di pistola e accompagnato da altri romanisti. Da questo momento in poi cala l’atmosfera di festa per lasciare sgomento, paura, vergogna. IL CALCIO PERDE. Mentre l’Olimpico si piena, arrivano le notizie che fuori è una guerriglia, i tanto attesi scontri tra azzurri e viola, forze dell’ordine feriti, forse Ciro non ce l’ha fatta, forse la partita “non s’adda fare”. Politici, vertici, presidenti, forze dell’ordine in completa titubanza, cosa fare? Su una grata della Curva Nord, tifosi napoletani, compare Genny a’carogna, figlio di un noto camorrista e famoso per precedenti, con una t-shirt vergognosa “Speziale libero” che fa riferimento a l’ultras che sta scontando otto anni per l’omicidio di Raciti nel 2007. Decide lui, a colloquio il capitano Hamsik, la partita si farà, ma non si canterà, non si esporranno striscioni. “Finalmente” le squadre in campo, Alessandra Amoroso canta l’inno nazionale italiano accompagnata da fischi che coprono la sua voce emozionata. IL TIFO DECIDE. La partita comincia con un’ora di ritardo. I tifosi sono tutti lì a pensare perché Benitez abbia schierato Insigne invece di Mertes, infatti, l’ uomo partita del Napoli, è proprio lui, unico italiano anzi napoletano tra le file azzurre. Partito carichissimo dopo un passaggio bellissimo di Hamsik, all’11 il folletto mette in rete. C’è solo Napoli in campo dopo appena sei minuti è ancora lui, da una giocata tra Higuain e Hamsik, sbuca lui e firma la doppietta personale in questa finale di Coppa. Dopo qualche minuto Inler calcia sopra la traversa, poi Borja Valero ci prova ma Reina non si lascia sorprendere, la difesa azzurra non si smentisce e si apre completamente per far passare Vargas che accorcia le distanze, inutilmente. Al 45’ Aquilani stabilisce parità ma Orsato annulla il gol per fuorigioco. Termina il primo tempo con il Napoli in vantaggio di due gol. Nel secondo tempo fioccano i cartellini gialli, il Napoli entra rilassato e commette parecchie imprecisioni mentre la Fiorentina approfitta, Mertens prende il posto di Hamsik, e Pandev entra al posto di Higuain. Al 79’ per doppia ammonizione, viene espulso Inler, Fiorentina in vantaggio numerico, viene ammonito anche Pepe Reina mentre Benitez toglie Insigne per Behrami. Clamorosa decisione del direttore di gara di assegnare 5 minuti di recupero. Al 92’ Callejon regala la gioia a Mertens di siglare il terzo gol e chiudere la partita, al 96’ tutto finito. Partono i cori di “Oje vita mia” e i tifosi invadono il campo. IL NAPOLI VINCE. Immensa gioia del popolo partenopeo nonostante l’accaduto del pre partita che lascia in tutti la poca voglia di festeggiare. Ciro si è svegliato dal coma e lo attende un intervento durissimo. Con la speranza che questo triste episodio possa insegnare qualcosa e che possa evitare in futuro episodi simili. La festa vera e propria è attesa per martedì al San Paolo dove gli Azzurri alzeranno il meritato trofeo in casa proprio davanti alla propria gente, nel posticipo tra Napoli-Cagliari. KARINA ORNELLA PALOMBA

IL NAPOLI VINCE LA COPPA ITALIA TRA LE PAGINE PIU TRISTI DELLA STORIA DEL CALCIO IL CALCIO PERDE. IL TIFO DECIDE. IL NAPOLI VINCE.

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Se vi dicessi la parola Calciomercato, voi a chi pensereste? Gianluca Di Marzio? Risposta esatta. Nonostante la giovane età, Gianluca è oggi in Italia uno dei volti più presenti nelle Tv degli sportivi italiani. Stabiese, ma soltanto di nascita, inizia la sua carriera giornalistica grazie al settimanale Padovasport e ad una Tv locale padovana, Telenuovo, si forma autonomamente tra telecronache e telegiornali, nessun master, nessuna scuola di giornalismo. Da lì il grande salto, Sky Sport. Qui Gianluca diventa “il” calciomercato, conducendo con Alessandro Bonan un’ apposita trasmissione “è sempre calciomercato, e trovando anche un importante spazio come telecronista. Ospite insieme ad Umberto Chiariello al corso di giornalismo sportivo presso l’Università Parthenope di Napoli, con umiltà e simpatia si è raccontato e confrontato con i giovani aspiranti colleghi. Gianluca porta un cognome importante quello di papà Gianni, una vita nel calcio, di cui ha da subito, in segno di grande stima, raccontato e rivendicato la scoperta di Maradona con un simpatico siparietto. Salvo evitare domande banali ascoltate migliaia di volte, Gianluca ha da subito tenuto a chiarire: “Il cognome che porto è stato sicuramente un vantaggio, ma i rapporti con le fonti li ho creati e portati avanti io con rispetto e professionalità. Rispettare una fonte anche a costo di perdere una notizia farà in modo che tu ne guadagni di altre in futuro.”. Possessore di un portale calcistico online a suo nome, nato dall’esigenza di impedire che le sue notizie venissero in continuazione plagiate da altri, ha raccontato come grazie ad esso possa dare la possibilità a giovani giornalisti o aspiranti tali di diventare suoi inviati, mettendo in luce le proprie capacità e la propria passione. Gianluca è un uomo che va a dormire alle 3.00 del mattino e si sveglia alle 10.00 ma soltanto perché “a quegli orari difficilmente arrivano notizie”, essere giornalista di calciomercato è un mestiere duro che non ha orari, e se c’è una figura che lui gradisce meno è quella degli allenatori:”gli allenatori sono fonti poco prolifiche. Sono poco inclini a parlare, ti chiamano soltanto quando sono senza squadra e vogliono venire in trasmissione o hanno bisogno di pubblicità”. Prima di terminare l’incontro, come se fosse in diretta su Sky Sport, Di Marzio ha rivelato i retroscena della trattativa Gonalons-Napoli, annunciato l’acquisto di Koulibaly da parte del club azzurro e risposto alle incalzanti domande di mercato. D’altronde a chi chiederlo se non a Di Marzio? Gianluca Castellano

ospite al corso di giornalismo sportivo dell’università parthenope di napoli gianluca di marzio

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Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale. Vengo anch'io? No tu no. Genny ha detto di no. Si chiama Gennaro De Tommaso, il capo ultras (figlio di un affiliato a un clan camorristico, con precedenti per spaccio di stupefacenti e un arresto, nel 2008, per traffico di droga) che ha dato l'ok al fischio di inizio di Napoli-Fiorentina, trattando con il capitano azzurro Marek Hamsik. Adesso nei suoi confronti potrebbe essere disposto il daspo per essersi arrampicato sulle barriere che dividono gli spalti e il campo e per avere indossato la maglietta “Speziale libero”. Un chiaro riferimento al ragazzo catanese condannato a 8 anni in via definitiva per la morte dell’ispettore Filippo Raciti. Il procuratore Pier Filippo Laviani e il pm Antonino Di Maio hanno chiesto alla procura di Roma la convalida del fermo delle quattro persone coinvolte nella sparatoria fuori dall’Olimpico. In particolare di Daniele De Santis, l’ultrà della Roma che, secondo le ricostruzioni, avrebbe sparato contro i tre tifosi del Napoli, ferendone uno in maniera grave. Le accuse per lui sono di tentato omicidio, porto e detenzione di arma abusiva e rissa. L’altra richiesta del fermo è stata inoltrata per la vittima più grave: Ciro Esposito, il ragazzo trentenne che è ancora in gravissime condizione al Gemelli. Lui è accusato di rissa come anche gli altri due tifosi del Napoli: Alfredo Esposito, 43 anni, ferito alla mano destra, e Gennaro Fioretti, 32 anni. Ciro Esposito è ricoverato al policlinico Gemelli di Roma. “Ha trascorso una notte stabile con un discreto equilibrio delle funzioni vitali”, si legge nel bollettino del policlinico. Nel pomeriggio di domenica era stato sottoposto all’intervento di rimozione del proiettile, decompressione midollare e stabilizzazione vertebrale. Le sue condizioni rimangono critiche e quindi la prognosi resta riservata. Hamsik che si incammina verso la curva napoletana con alle spalle i maggiori vertici di sicurezza restano i simboli di una partita, una delle tante, che purtroppo fanno il giro dei tg di tutto il mondo. Alla fine Jenny ha parlato alla sua tribù e gli ha raccomandato di stare calmi e tranquilli. La partita si è giocata e durante la premiazione il presidente del Senato Grasso ha consegnato la coppa. Alzala al cielo capitano perché tanto Ciro di Scampia non è morto, probabilmente resterà soltanto paralizzato. Chi ha ragione su cosa? Renzi doveva intervenire o andarsene? Jenny la carogna è un delinquente o un salvatore? La trattativa tra polizia e ultras c’è stata o no? Intanto il day after sfocia nel politichese: Grillo attacca lo Stato mentre il ministro dell’interno Alfano promette pene più severe in 15 giorni. Siamo in piena campagna elettorale. Finisce sempre così, con un bla bla bla VALERIO CASTORELLI

IL MONDO AI PIEDI DI JENNY A CAROGNA

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LA JUVE VINCE IL TRICOLORE IN HOTEL! IL CATANIA BATTE LA ROMA E PADOIN

RIBADISCE LO SCUDETTO ALLO STADIUM • VITTORIA IN HOTEL – Lo scudetto in Hotel ancora non si era visto. La Juve

frantuma record sfata anche questo tabù. All’ Air Palace Hotel di Leinì, sede abituale del ritiro bianconero a pochi chilometri da Torino, sono le 15 ed i giocatori riposano dopo l’allenamento guardando Catania-Roma, match valido per la 36esima giornata di campionato. Sembra una formalità per la squadra di Garcia superare l’ostacolo del Massimino e Conte ed i suoi uomini lo sanno: lo scudetto aritmetico va conquistato con i 3 punti allo Stadium contro l’Atalanta nel posticipo del lunedì. Alle 15:26 Izco manda il Catania in vantaggio, 8 minuti dopo fa il 2-0 ed i pochi bianconeri che riposavano nelle stanze (Buffon e Chiellini) sono stati svegliati dalle prime urla di Bonucci e compagni. Totti accorcia le distanze, finisce il primo tempo e sale l’ansia. I bianconeri ormai ci credono: lo scudetto può arrivare senza giocare e tutti indossano la maglia con lo slogan “non c’è 2 senza 3”. Bergessio alle 16:15 segna il 3-1 che scalda l’ambiente e 20 minuti dopo Barrientos accartoccia la Roma e fa esplodere il salone dell’Air Palace Hotel. Bonucci è il primo a saltare fuori nel cortile seguito poi da tutti i compagni che prima portano Conte in trionfo poi fanno festa, saltando e cantando “i campioni dell’Italia siamo noi” stappando bottiglie di spumante senza sosta con Pogba che deliziava tutti con i suoi strani ma bei balletti. La festa continua fuori l’Hotel con le centinaia di tifosi bianconeri accorsi sul posto per festeggiare con i propri beniamini, Tevez su tutti, verso simbolo di questo scudetto.

• LA PARTITA - Il posticipo della 36 giornata di Serie A è un red carpet per la squadra di Agnelli. Lo Juventus Stadium, riempitosi con qualche minuto di ritardo per il lunedì lavorativo, è una bolgia. Il pubblico offre una cornice suggestiva colorando lo stadio con i colori dell’Italia. Conte premia i gregari ed è giusto vedere nell’11 titolare Storari, Ogbonna, Padoin, Giovinco e Osvaldo mentre Colantuono manda in campo la formazione migliore per onorare la partita.

• La Juventus si avventa sugli avversari. Osvaldo e Giovinco cercano più volte il vantaggio senza successo poi il ritmo decresce, i bianconeri fanno torello e l’Atalanta si difende Ed è una staffilata di Marchisio a chiudere il primo tempo.

• Prime sostituzioni ad inizio ripresa: fuori Giovinco, dentro Quagliarella. Colantuono sostituisce Lucchini con Benalouane. La partita segue lo stesso ritmo del primo tempo fin quando Tevez fa il suo ingresso sul rettangolo verde al posto di Osvaldo. L’Apache cambia la Juventus e la partita. Quagliarella e Pogba offrono lezioni di tiro dalla distanza ma Consigli si oppone egregiamente ma non può niente al 72’ su Padoin: Pogba di tacco serve una gran palla all’ex atalantino che con un destro preciso la infila alle spalle di Consigli dopo essere sbattuta sul palo. 1-0 e festa bianconera. Nell’azione da gol Yepes esce in barella per uno scontro involontario proprio con l’autore del gol e Colantuono inserisce Nica. Nel finale c’è spazio per il ritorno in campo di Simone Pepe (al posto di Lichtsteiner), protagonista del primo scudetto targato Conte, e la Juve sfila nel suo stadio fino al triplice fischio finale di De Marco mandando il pubblico in festa.

• LO SCUDETTO DEI RECORD - “Chi vince scrive la storia, gli altri la vanno a leggere” (Antonio Conte). Il tecnico leccese, con il terzo scudetto consecutivo, scrive la storia della sua squadra del cuore scavalcando la Juve sia di Lippi che di Trapattoni ferme a 2. Non Succedeva dal lontano 1930 quando Carlo Carcano guidava i bianconeri nel quinquennio d’oro.

• La Juventus 2013/2014 è una macchina macina-record: 12 vittorie consecutive tra la sconfitta di Firenze (20 ottobre) e il pareggio a Roma con la Lazio (25 gennaio), 18 vittorie su 18 in casa ed ora manca solo il Cagliari nell’ultima di campionato per un leggendario en plein che potrà valere anche il record di punti in Serie A: a due partite dal termine i bianconeri, ora a 96 punti, possono superare il record dell’Inter di Mancini ferma a 97 e raggiungere quota 100. Questa è la Juventus dei record.

• Ferruccio Montesarchio

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La Roma infrange definitivamente le ultime e remote speranze di Scudetto e lo fa nel modo peggiore, perdendo ben 4-1 in casa dell’ormai ex ultima della classe. In un campionato in cui la quota salvezza è una delle più basse di sempre, gli etnei ora possono sognare in una salvezza che avrebbe dell’incredibile dopo un’intera stagione relegata come fanalino di coda. A suonare la carica sono i senatori che mai come in questa partita erano stati in grado di prendere così per mano la squadra. Il Catania, si sa, parla argentino e le reti di Bergessio, Barrientos e di un doppio capitan Izco sono la fotografia di un sodalizio sempre più rafforzato. Probabilmente veder festeggiare uno scudetto in casa proprio magari anche vincendo sono state le cause più accreditate del crollo degli uomini di Garcia. Al 26esimo il primo break: Izco innesca una rapida ripartenza che sfrutta tutta la tecnica e la rapidità di Bergessio e Leto, quest’ultimo serve una palla d’oro proprio all’accorrente Izco che non sbaglia e buca De Sanctis. Al capitano bastano solo 8 minuti per completare la sua personale doppietta. Al 34esimo infatti dopo un cross di Castro, Bergessio fa da sponda ancora ad Izco scarica in porta con tanta rabbia. Dopo il 2-0 però la Roma tenta di tornare in partita e ci riesce. Totti sfrutta un assist di Florenzi, viziato da un netto fuorigioco, e dimezza lo svantaggio. Prima della prima frazione, un Taddei inguardabile è sostituito da Gervinho ma purtroppo per i giallorossi il cambio non muta la sostanza, infatti l’ivoriano al’44esimo si divora il pallone del pari. Dopo la pausa la Roma sembra più viva appongiandosi sull’estro, la fantasia e la tecnica di Totti e Pjanic. Il flebile tentativo di rimonta però non fa altro che lasciare molti spazi liberi agli avversari che colpiscono ancora con la loro arma migliore, il contropiede. Leto calcia in porta, De Sanctis non trattiene e il lesto Bergessio di tap-in ammazza definitivamente la partita. La Roma molla definitivamente è c’è tempo anche per il bolide di Barrientos che da i venti metri trafigge ancora i pali capitolini. In pieno recupero ci sarebbe spazio anche per la manita ma De Sanctis dicendo no ancora a Bergessio evita un’onta totale. Incredibile ma vero il Catania che sembrava spacciato già da metà Campionato rientre prepotentemente in lizza per la salvezza, la Roma getta la spugna aprendo con tre giornate d’anticipo la festa della Juventus.

Antonio Greco

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Il Torino avrà sicuramente ringraziato Sardo per aver deviato nella propria rete un tacco di Kurtic e permesso alla banda di Ventura di poter continuare a cullare il sogno europeo a 2 giornate dalla fine. La sorte questa volta sorride ai granata ma non toglie comunque i meriti di aver tenuto sempre in mano la gara. Situazione critica invece per il Chievo capace di tirare una sola volta in porta con Radovanovic in avvio e poi più nulla. La situazione non cambia nemmeno quando Corini, per dare una scossa, inserisce Pellissier ma la partita dell’attaccante dura solo 5 minuti perché è capace di beccare 2 gialli. Non ottimale l’operato dell’arbitro Celi che scontenta 2 volte i granata annullando un goal prima, e negando un rigore poi. Termina così la gara. Quinta vittoria nelle ultime 6 gara per il Toro, 6° posto conservato e caccia a quella favola chiamata Europa che manca da 21 anni. Onorata al meglio la memoria degli eroi di Superga nel 65° anniversario, quelli “che solo il fato vinse” (così recitava la maglietta indossata). Per il Chievo arriva la terza sconfitta consecutiva facendo diventare critica la situazione in classifica dei clivensi, ora come non mai, in piena lotta salvezza. Sintesi – Prima dell’inizio parte un minuto di silenzio per gli eroi di Superga. Il rispetto per quelle vittime è così grande che non ci sono insulti o battute, niente applausi anticipati come spesso succede. Ma solo un assordante silenzio. Celi fischia e la gara inizia. Il Chievo parte bene e va alla conclusione per 2 volte in 2 minuti con Radovanovic: prima al 4° con un calcio di punizione che impegna Padelli, poi al 6° con un tiro che termina a lato di poco. Da qui in poi i clivensi calano mentre gli ospiti iniziano a carburare. I granata ci provano al 25° e al 28° rispettivamente con Kurtic e Vives, ma entrambe le conclusioni non sono precise. Tre minuti dopo Immobile porta in vantaggio i suoi ma la rete è annullata per fallo (dubbio) dell’attaccante su Agazzi che si era scontrato con un compagno. Passano 2 giri di lancette e nuovo episodio dubbio a sfavore del Torino: Cerci dalla destra mette un pallone in mezzo che però colpisce il braccio di Dainelli, parecchio distante dall’avversario; per Celi si può continuare. Termina così il primo tempo. Nella ripresa ci prova subito Kurtic al 48° che costringe Agazzi ad una parata non facile. Gli ospiti continuano a spingere e al 54° arriva il vantaggio: Cerci batte l’angolo dalla destra, Kurtic colpisce di tacco e la palla termina su Sardo che devia nella propria rete. Come se non bastasse lo svantaggio il Chievo si complica maggiormente la vita quando Pellissier al 65°, subentrato 5 minuti prima a Bernardini, si fa ammonire ingenuamente e poi espellere per proteste. L’espulsione taglia le gambe ai clivensi che non riescono a combinare più nulla di buono da qui alla fine e sono costretti a difendersi dalle continue sortite offensive del Torino che conserva agevolmente il vantaggio . Vincenzo Vitale

Il Toro stende il Chievo con autogol di Sardo nel ricordo di Superga!

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Termina senza reti il noioso match tra Genoa e Bologna. I padroni di casa (senza vittoria dal 26 marzo) contestati per l’atteggiamento (zero tiri in porta). Sterile, fin troppo, l’attacco di Ballardini che per l’occasione ha rispolverato anche Bianchi. La prima frazione è molto noiosa praticamente senza vere occasioni né da una parte né dall’altra. Nella ripresa gli ospiti ci hanno provato prima con 2 punte e poi con 3 ma c’è solo tanta volontà e poca qualità con una sola occasione capitata a Paponi. A fine gara Gasperini è furioso in panchina, mentre il Bologna paga un atteggiamento sospeso tra l’evitare di perdere e il bisogno di fare punti. Da segnalare la contestazione da una parte di pubblico genoano nei confronti del futuro ds Milanetto a cui è “dedicato” uno striscione (“Milanetto in società è un disonore per la maglia e per la città”). Il motivo della critica è dovuto alla reazione dell’ex centrocampista in occasione del derby vinto dai rossoblù con il gol di Boselli proprio su assist di Milanetto, nell’anno della retrocessione della Samp. All’ex genoano è stato poi rivolto un altro duro attacco: “Ti sei venduto il derby e vuoi fare il diesse. Vattene dal Genoa doriano e traditore”. Da segnalare intorno al 50° un simpatico siparietto da parte dei tifosi genoani che cantano “O’ surdato ‘nnamurat” onorando il gemellaggio con il Napoli. Sintesi - C’è più Genoa inizialmente e all’11° Sculli, su cross di Fetfatzidis, non ci arriva per pochi centimetri. Sei minuti dopo Gasperini è costretto al primo cambio sostituendo l’infortunato Sturaro con Cofie, il quale poco dopo si fa ammonire. Gli animi si scaldano e intorno al 25° arrivano 3 ammonizioni e nasce più di una mischia. Una di queste da un fallo su Lazaros e sulla conseguente punizione lo stesso greco spara in curva. Al 41° l’occasione migliore per i padroni di casa è di Antonelli, ma l’esterno si fa ipnotizzare in uscita bassa da Curci. Termina così il primo tempo. Nella ripresa cambia poco e il Bologna prova a spingere un pò di più. Al 47° gli ospiti chiedono rigore ma, giustamente, non è concesso. Al 56° ci prova Bianchi che si costruisce una buona occasione, ma spara alto. Sette minuti dopo da calcio d’angolo è Konè di testa a sfiorare la rete, ma la traversa gli nega la gioia. All’83° arriva l’occasione migliore di tutta la gara, e capita al Bologna: Paponi, lanciato da Bianchi, si presenta a tu per tu con Perin, ma il giovane portiere si supera e respinge in angolo. Tra i fischi dei tifosi di casa si conclude la gara. Vincenzo Vitale

Tra Genoa e Bologna vince la noia!

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Juve è qui la festa 96 punti… il record dei 100 punti è sempre più vicino

DOMENICA 04 APRILE: ORE 15.00: UDINESE 5-3 LIVORNO (19’ Di Natale, 45’, 21’ Badu, 33’ Pereyra, 44’ Gabriel Silva; 13’, 29’, Paulinho, 87’ Mesbah) ORE 15:00: PARMA 2-0 SAMPDORIA (8’ Cassano, 90’ Schelotto) ORE 15.00: GENOA 0-0 BOLOGNA ORE 15.00: CHIEVO VERONA 0-1 TORINO (54’ aut. Sardo) ORE 15.00: CATANIA 4-1 ROMA (26’, 34’ Izco, 55’ Bergessio, 79’ Barrientos; 37’ Totti) ORE 20.45: MILAN 1-0 INTER (65' De Jong) LUNEDI 05 APRILE: ORE 19.00: LAZIO 3-3 VERONA (30' Keita, 60' Lulić, 93' Mauri; 37' Marquinho, 69' Iturbe, 83' Romulo) ORE 21.00: JUVENTUS 1-0 ATALANTA (72' Padoin) MARTEDI 06 APRILE: ORE 19.00: FIORENTINA-SASSUOLO ORE 21.00: NAPOLI-CAGLIARI

Giuseppe D’ Ambrosio

IL PUNTO SULLA SERIE A

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L’atmosfera avrebbe dovuto essere quella di una giornata di festa, una giornata di sport. Tifosi provenienti da ogni parte dell’Italia riuniti per la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina a sostenere, ed è giusto sottolineare “sostenere”, i propri colori. E invece? E invece la festa è stata rovinata dai soliti facinorosi, chi di tifoso ha ben poco e continua a macchiare la nostra pagina sportiva e non solo, alimentando un calcio molto malato in uno scenario surreale che apre la mente a tante riflessioni. Il prepartita è caratterizzato da caos e tafferugli, alimentati molto probabilmente anche da una cattiva gestione da parte degli organi di competenza. Al riempimento degli spalti inizia a circolare una terribile notizia: tre tifosi del Napoli, uno in gravissime condizioni, feriti da colpi di arma da fuoco. Da questo momento in poi il calcio c’entra ben poco. Sugli spalti c’è molta confusione riguardo lo stato del ragazzo ferito e la dinamica dell’accaduto. Inizia la corsa alla telefonata ma la moltitudine di spettatori presenti isola gran parte delle linee telefoniche e la primaria fonte di informazione diventa il passaparola, ci si basa sulle interpretazioni, le notizie confuse, su quanto detto dall’amico da casa. Mentre i tifosi viola cantano ed esibiscono orgogliosamente la propria coreografia, sulla curva del Napoli cala il silenzio. Terminato il riscaldamento inizia una lunga consultazione tra le istituzioni e le squadre. Incomincia a diffondersi la voce di una possibile sospensione e la gente continua a domandarsi se il ragazzo colpito sia ancora vivo o morto, il tempo scorre, gli spalti sono dominati dalla confusione e dalla disinformazione su quanto stia accadendo. La curva azzurra, nella persona del Capo Ultras, chiede chiarezza e il capitano Marek Hamsik si avvicina alla balaustra per quella che, nonostante le smentite, tutt’oggi pare sia stata una trattativa. I soliti indegni incominciano a lanciare fumogeni e bombe carta, ferendo anche un vigile del fuoco, ma il colloquio con il capitano azzurro continua, ovviamente tutto il resto del tifosi, o forse quelli che realmente meriterebbero d’esser chiamati talii, non vengono interpellati. Hamsik si allontana, qualcuno ha deciso, pare che il Capo-Ultras e i suoi adepti siano d’accordo: si gioca. La curva Nord resterà in silenzio, Il Napoli trionferà alzando la coppa e un numero inverosimile di tifosi, la maggior parte dei quali in curva non ha cantato ne esultato in segno di protesta, invadrà il terreno di gioco, ciliegina sulla torta di una giornata caratterizzata dall’inciviltà. Quanto accaduto fa tornare alla mente episodi passati in cui i tifosi hanno avuto un ruolo analogo, come il derby tra Roma e Lazio del 2004, sempre allo stadio Olimpico, quando una falsa voce sulla morte di un bambino, poi smentita ufficialmente, causò il rinvio del match in seguito alla consultazione dei capitani Totti e Mihajlovic con i Capi-ultras. Addirittura nel 2012 a Marassi gli ultras rossoblù procurarono la sospensione del match tra Genoa e Siena al 53’, obbligando i calciatori di casa a consegnargli le proprie casacche, poiché reputati indegni di indossarle. Nel rivedere le immagini dell’Olimpico riesce difficile credere che la partita non sia mai stata a rischio rinvio e soprattutto che non ci sia stata alcuna trattativa con i tifosi del Napoli, ma soltanto un permesso accordato al capitano di informare i tifosi sulle condizioni di salute del ferito, così come dichiarato all’indomani dal questore di Roma Massimo Mazza. Chi era presente sa però che una cosa è certa: esiste una parte di tifosi che supporta i propri colori nel rispetto dei valori dello sport e del senso civico, mai violenta, che non danneggerebbe mai la propria squadra ed è stanca di essere indirettamente associata o rappresentata da gruppi di persone che più che a tifosi assomigliano a delinquenti. Mentre lo sport perde, mentre il Calcio lentamente muore, una parte di tifosi che ha vinto c’è. Gianluca Castellano

Ostaggio del tifo organizzato a uscire sconfitto dall’olimpico è lo sport

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Due anni dopo la Coppa ritorna a Napoli, in un clima surreale gli azzurri battono la Fiorentina e conquistano la quinta Coppa Italia della propria storia. Gara iniziata con 45 minuti di ritardo a causa di disordini dovuti dal ferimento nel prepartita di tre tifosi azzurri a colpi di arma fuoco. Nel mezzo del lancio di fumogeni e petardi, il dialogo tra le Istituzioni e il capitano azzurro Hamsik con la curva occupata dai sostenitori del Napoli fa si che il match abbia inizio. Il Napoli parte fortissimo e l’1-2 di Insigne, preferito a Mertens ancora una volta da Benitez, è letale. All’ 11’ Hamsik orchestra il contropiede azzurro trovando Insigne sulla sua mattonella preferita dopo una cavalcata di 30 metri, l’attaccante di Frattamaggiore da lì non può sbagliare e con il suo destro a giro accarezza il palo e porta il vantaggio i suoi. Passano soltanto 6’ e Higuain, al termine di una grandissima giocata individuale, trova dentro l’area ancora Insigne che stavolta impatta la sfera con il sinistro, il pallone viene deviato da Tomovic e finisce inesorabilmente alle spalle di un impotente Neto. Il colpo inferto agli avversari è durissimo e il fraseggio degli uomini di Benitez è rapido ed intelligente, la Fiorentina sembra già alle corde e il Napoli tenta a più riprese il colpo del KO. A riaprire il match però ci pensa il consueto calo di tensione del Napoli e l’incapacità di gestire la partita, al 28’, pescato da Ilicic, Vargas si infila nel buco difensivo aperto dalla retroguardia avversaria e di sinistro batte Reina. Il Match è riaperto e rischia di riportarsi in parità, quando al 45’ Orsato annulla per fuorigioco un gol di Aquilani. Nella ripresa sale in cattedra l’undici di Montella. La viola domina, Benitez risponde alzando la linea difensiva e cambiando gli interpreti, il tecnico spagno butta nella mischia Mertens e Pandev al posto di Hamsik e Higuain. È proprio Pandev tu per tu con Neto a sciupare, pochi minuti prima che Inler lasci in 10 i suoi per doppio giallo. Nel finale Ilicic vanifica la pressione viola quando da due passi conclude clamorosamente a lato. In pieno recupero ci pensa Mertens a dare inizio alla festa archiviando la pratica con un preciso diagonale. Gianluca Castellano

Fiorentina (4-3-1-2): Neto; Tomovic, Gonzalo,

Savic, Pasqual (10' st Fernandez); Aquilani (38' st

Matri), Pizarro, Vargas; Borja Valero; Joaquin (27'

st Rossi), Ilicic. All.: Montella

Napoli (4-2-3-1): Reina, Henrique, Fernandez,

Raul Albiol, Ghoulam, Jorginho, Inler, Hamsik (17'

st Mertens), Inisgne (35' st Behrami), Callejon,

Higuain (25' st Pandev). All.: Benitez.

Arbitro: Orsato

Marcatori: 11', 17' Insigne (N), 28' Vargas (F), 45' st

(+3') Mertens (N)

Ammoniti: Borja Valero, Ilicic, Tomovic, Fernandez

(F); Albiol, Inler, Reina, Insigne (N)

Espulsi: Inler (N)

Prepartita da incubo, gli azzurri si impongono per 3-1

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SINTESI- La squadra prova ad aggredire in contropiede, solo con Giovinco e Osvaldo perennemente chiamati a dimostrare qualcosa. Gli spalti, più interessati a festeggiare che alla partita: i cori più imponenti sono dedicati a Conte e soprattutto Pogba, con l'invito alla dirigenza di non cederlo. Nel primo tempo c'è un solo tiro in porta di Osvaldo al 26’ grazie ad un cross di Lichtsteiner impegna di testa Consigli. Mentre per l’Atalanta ci prova solo Baselli con un tiro dalla distanza. Denis, non arriva di un soffio all'appuntamento col pallone avanti a Storari. Nella ripresa con l’ingresso di Tevez cambia la storia, I bianconeri si ricordano dei vari record da battere e scelgono di premere sull'acceleratore. Quagliarella e Pogba impegnano severamente Consigli nell'arco di qualche secondo, ma l’uomo della sorte diventa Simone Padoin al 72’ con un gol dell’ex di turno, che è bravo a raccogliere un tacco di Pogba e velo di Quagliarella sui sedici metri e batte Consigli con la collaborazione del palo. Dieci minuti di Juve bastano per strappare la diciottesima vittoria in casa su 18. Lanciare il grande assalto al record di punti stagionali detenuto dall'Inter: 97 punti contro gli attuali 96 bianconeri, e inseguire il grande sogno realizzabile quota 100 punti. Riusciranno i supereroi vestiti in bianconero a raggiungere i 100 punti?

G. D’ AMBROSIO

SCUDETTO ALLA JUVENTUS… PER ORA 96 PUNTI

Juventus 1-0 Atalanta: decide al 72’ Padoin La Juventus batte anche l'Atalanta, già scudettata grazie alla vittoria del Catania sulla Roma, dopo la notte di festa arriva a quota 96 punti e si avvicina sempre più ai 100 punti. Conquista la diciottesima vittoria stagionale allo Juventus Stadium su diciotto, terzo scudetto di fila targato Antonio Conte, +11 sulla Roma, +27 sul Napoli, +39 sull’Inter, +42 sul Milan. Non ha certamente convinto in Europa, ma in Italia? La Juventus sicuramente non ha rivali. La partita finisce 1-0 con gol di Padoin (gol dell’ex). Conte va in campo con molte seconde linee, infatti lascia a riposo Buffon, Bonucci, Asamoah, Pirlo, Vidal e Tevez e Llorente e i meccanismi ne risentono.

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Napoli: Reina 6: Incolpevole sul gol Albiol-Fernandez 6,5: Tengono bene l’onda viola Henrique 6: Buona partita, ma sbaglia posizionamento in occasione del gol avversario Ghoulam 6: Tiene bene la fascia Jorginho 6: Brutto primo tempo, nella ripresa sale di livello Inler 4: Ha fatto di tutto per farsi espelle e ci è riusciuto Callejon 6,5: Tanto sacrificio, sbaglia tanti palloni, ma alla fine sforna l’assist vincente Hamsik 7: La sua partita comincia prima di tutti, calma i tifosi e gioca un superlativo primo tempo con un super assist, lo ferma solo un infortunio. Higuain 6,5: Si vede che non era al top, ma l’azione del secondo gol nasce da una sua magia Mertens 6,5: Un pallone vero toccato, un gol. Se sei un campione ti bastano pochi minuti per dimostrarlo INSIGNE 8: Due super gol, tanto sacrificio e solo applausi per lui. Con questa partita, prenota un biglietto per il Brasile. SCUGNIZZO

Fiorentina: Neto 6,5: Si supera in alcune occasioni

Savic-Rodriguez 6,5: Nel secondo tempo non hanno problemi

Tomovic 6,5: Corre tantissimo sulla destra Pasqual 4,5: Sbaglia parecchio

Vargas 6,5: Ottima partita e anche un gol, crea tanti problemi agli azzurri

Borja Valero 7: Con i suoi colleghi di reparto comanda la zona centrale del

campo Pizarro 6,5: Gioca sempre bene il pallone

Aquilani 7: Si sacrifica tanto e gioca un ottimo match

Joaquin 6: Crea alcune occasioni in zona offensiva con i suoi dribbling

Ilicic 6,5: Super partita con un gran assist. Poi sbaglia il gol decisivo e il voto si

abbassa di molto Mati Fernandez 6: Si unisce in mezzo al

campo durante la partita e si trova bene con i compagni

Rossi 6: Non tocca palloni è vero, ma il ragazzo è da premiare per gli sforzi che ha

compiuto per esserci. Nella speranza di ritrovarlo in gran forma per i Mondiali.

R.Agnello

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Lazio 3 – Verona 3 Nell’ «Olimpico» di Roma teatro dello scempio di Coppa Italia, sono andate in campo per il posticipo della 36^ giornata delle 19 la Lazio padrone di casa e l’Hellas Verona; entrambe le compagini hanno dato vita ad un match avvincente anche perché ancora in corsa per un posto in Europa League .

La Lazio scende in campo con un 4-3-3 guidato in attacco da Keita, Lulic e Candreva (con Klose in panchina per precauzione) mentre gli ospiti scendono in campo con il classico 4-3-3 di Mandorlini con Toni supportato da Iturbe e Marquinho.

Partita dai ritmi altissimi e dall’alto tasso tecnico con entrambe le formazioni votate all’attacco in cerca di una vittoria che rilancerebbe le proprie ambizioni europee: a battere il primo rintocco è la Lazio con Keita che al 30’ del primo tempo mette in rete un ottimo pallone servitogli da Candreva a conclusione di un’azione di contropiede da manuale.

Il vantaggio laziale dura appena 7 minuti: è infatti Marquinho, ex Roma a pareggiare i conti battendo con un preciso diagonale Berisha (apparso non impeccabile nell’occasione) da fuori area, splendida rete e partita impattata sull’ 1 a 1; gara che scorre poi equilibrata fino alla pausa con le squadre che si equivalgono sia per voglia che per occasioni create.

Il secondo tempo vede un Verona molto più aggressivo che però sbatte il muso contro un Berisha che in molteplici occasioni salva il risultato con interventi prodigiosi, chiedere a Halfredsson e Iturbe.

La Lazio non si scompone e al 15’ della ripresa si porta in vantaggio con Lulic: uno – due al limite dell’area tra quest’ultimo e Keita che gli serve un ottimo pallone, il numero 19 della Lazio controlla di testa e batte di potenza Rafael, è il 2-1.

Sembra fatta per la Lazio ma i padroni di casa sono davvero stanchi; il Verona ne approfitta e riesce a capovolgere l’incontro in 13 minuti: al 24’ è infatti Iturbe ad impattare l’incontro su assist di Sala e poi al 38’ è Romulo a firmare il 3 a 2 veronese su una dormita della difesa della Lazio su un cross basso di Halfredsson.

Il Verona sembra in controllo totale anche perché Lulic al 42’ della ripresa si fa espellere per un fallaccio su Iturbe; ma non è finita: in pieno recupero infatti Albertazzi commette un fallo abbastanza ingenuo su Klose rimediando il secondo giallo e regalando un rigore ai laziali.

Dal dischetto va Mauri che prima si fa parare il rigore da Rafael per poi ribadire in rete: è 3 a 3

Non succede più nulla e l’arbitro dichiara la fine delle ostilità con Mandorlini e Reja che quasi vengono alle mani a centrocampo dopo una discussione animata.

Lazio e Verona riescono ad annullarsi a vicenda e con questo 3 a 3 pirotecnico rischiano di vedere praticamente azzerate le proprie possibilità di disputare la prossima Europa League

Angelo Domenico D’Auria

GRANDE SPETTACOLO ALL’OLIMPICO

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Allo stadio Angelo Massimino di Catania si è giocata la 36° giornata di Serie A tra il Catania e la Roma. Partita arbitrata dal fischietto livornese Luca Banti. Il match vede nel primo tempo il Catania, costretto a vincere per sperare ancora nella salvezza, attaccare giocando un buon calcio e rendendosi pericolosa e la Roma, ormai certa del secondo posto, che propone il suo gioco senza però rendersi particolarmente pericolosa e soffrendo gli attacchi del Catania. Il primo pericolo lo crea la Roma al 17', un ottima triangolazione tra Florenzi e Pjanic porta al tiro il primo che però calcia centrale e favorisce la parata di Frison. Al 25' ripartenza perfetta del Catania con Izco, Leto e Berghessio che triangolano tra loro e portano al tiro Izco che non sbaglia e porta in vantaggio i rossoazzurri, 1-0. Al 34' raddoppio del Catania sempre con il capitano Izco che pescato da Casto con un ottimo cross, batte De Sanctis e fa 2-0. La partita è bella e la Roma non ci tiene a perdere e al 36' accorcia le distanze con Francesco Totti, che servito di testa da Florenzi al centro dell'area firma il 2-1. Dopo 2 minuti di recupero il primo tempo si conclude 2-1. Il secondo tempo parte con la stessa trama del primo, il Catania gioca bene e la Roma che non riesce a giocare come sa. Al 10' arriva il terzo goal del Catania con Gonzalo Berghessio che sfrutta una ribattuta sul tiro di Leto e batte così De Sanctis. Per Berghessio e il goal numero 8 in campionato. Al 21' Bastos prova ad accorciare le distanze con un bel tiro dal limite dell'area, un ottimo Frison manda in angolo. Al 79' Barrientos chiude i giochi con un ottimo tiro da fuori area, 4-1. Dopo 3 minuti di recupero il match finisce 4-1. Con questa vittoria il Catania riapre i giochi in zona retrocessione e chiude i discorsi scudetto, perché con la sconfitta della Roma, la Juventus e aritmeticamente campione d'Italia. Dario Vezzo

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C’era una volta il derby di Milano, per molti, il derby più bello d’Italia. Giocavano i giocatori più forti del mondo(top players) e di conseguenza era seguito da tutte le emittenti televisive del mondo. Adesso non c’è più. Domenica sera alle 20.45 circa è andato in scena un derby tanto inutile quanto noioso nella gloriosa storia calcistica meneghina. Da un lato i neroazzurri allenati da Mazzarri dall’altro i rossoneri di Seedorf entrambi alla disperata ricerca di un posto in Europa League o più semplicemente alla ricerca di un po’ di fierezza dopo una stagione alquanto fallimentare. Le statistiche sono eloquenti e dimostrano 0 tiri nello specchio per l’Inter e 3 per il Milan. Squadre evidentemente concentrate più a non perdere che vincere il fantomatico Derby. La partita comincia dopo le classiche coreografie e la curva Sud, non contenta del sabato di straordinaria follia all’Olimpico, inneggia nuovamente una vittima dello Stato (Aldrovandi).Le due squadre in campo arroccate entrambe nella propria metà di gioco non producono tante azioni e la prima vera azione arriva alla mezz’ora dai piedi del difensore rossonero Desciglio. Il giovane terzino solo davanti ad Handanovic non riesce a centrare la porta. Al 44’ quando mancano pochi minuti al doppio fischio del direttore di gara, Bergonzi, Kakà dal limite dell’aria fa partire un destro spaventoso che colpisce in pieno la traversa e fa tremare San Siro. Nel secondo tempo partita nuovamente bloccata tant’è vero che viene sbloccata da una situazione di palla inattiva. Al 65’ Balotelli su punizione da posizione defilata fa partire un cross sul secondo palo dove Dejong stacca ed insacca il pallone alle spalle del portiere avversario. Sul finire dei 90’ i neroazzurri provano la rimonta disperata con Alvarez ,entrato nel secondo tempo, ma il risultato resta immutato. La vittoria nel derby vale una stagione ma una stagione vale la pena essere vissuta soltanto per una vittoria nel derby. Galliani e Berlusconi(Barbara) sugli spalti se la ridono ma avranno poco da ridere a fine stagione con un Milan fuori da tutte le competizioni Europee. Massimo Sena

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Nel giorno della ricorrenza della tragedia di Superga avvenuta il 4 maggio 1949, il Torino ha affrontato il Chievo allo stadio Bentegodi di Verona. I granata oltre i 3 punti essenziali per un posto nella prossima Europa League, volevano a tutti i costi la vittoria per onorare e mantenere vivo il ricordo del “Grande Toro”. I padroni di casa del Chievo d’altro canto, avevano bisogno di punti per una salvezza non ancora raggiunta, visto che, dopo le sconfitte con Sassuolo e Sampdoria, la situazione in classifica è a dir poco preoccupante. La partita non è mai spettacolare con un Torino quasi sempre in controllo del match grazie ad un buon possesso palla e ottime ripartenze in avanti grazie alla coppia Cerci-Immobile. Il Primo tempo ha poco da dire a parte le recriminazioni del Toro in 2 occasioni: prima ad Immobile viene annullato un gol per un fallo inesistente sul portiere, in quanto quest’ultimo si era scontrato con un suo difensore, poi su cross di Cerci, la palla sbatte sul braccio largo di Dainelli ma per l’arbitro Celi non ci sono gli estremi per un calcio di rigore. Nel secondo tempo arriva al 54esimo il gol che decide il match: su cross di Cerci da calcio d’angolo, la palla arriva a Kurtic che cerca di metterla in mezzo con un colpo di tacco trovando la deviazione di Sardo che, preso controtempo, fa terminare il pallone nella propria porta. Il Chievo prova a rispondere inserendo Sergio Pellissier da affiancare a Thereau e Paloschi. La sua partita però dura soltanto 5 minuti a causa di una doppia ammonizione avvenuta a causa di un fallo e conseguenti proteste. Il Toro sopra di un gol e con il Chievo in 10 uomini, cerca di far sua la partita ma non riesce a chiuderla in alcun modo essendo poco cinica in attacco. Sia Cerci che Immobile sprecano delle occasioni per chiudere il match ma è soprattutto all’88esimo minuto che i granata si divorano il 2 – 0. Meggiorini servito da Immobile solo davanti al portiere, riesce a farsi ipnotizzare dallo stesso tirando il pallone addosso ad Agazzi. Finisce così 0 – 1 per il Torino. Gli uomini di Ventura riescono ad espugnare il Bentegodi e conquistare 3 punti importantissimi per l’Europa. Il Chievo alla terza sconfitta di fila deve rimboccarsi le maniche poiché, anche se alle spalle le dirette concorrenti per la salvezza arrancano, a 2 giornate dalla fine la squadra clivense è tutt’altro che in una posizione tranquilla. FRANCESCO SQUILLANTE

IL TORINO ESPUGNA IL BENTEGODI. 3 PUNTI D’ORO PER L’EUROPA.

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FATTO DI CALCIO

L’Udinese batte per 5-3 il Livorno di Davide Nicola. Dopo il gol di Paulinho al 13’ minuti con un calcio di punizione dal limite dell’area. L’Udinese reagisce pochi minuti dopo conquistando un calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Totò Di Natale che si fa ipnotizzare dal portiere del Livorno Bardi che si tuffa e riesce a mettere il pallone in calcio d’angolo. Passano pochissimi secondi e Di Natale si fa perdonare dell’errore dal dischetto firmando l’1-1, mettendo il pallone nell’angolino basso sulla sinistra. I Bianconeri entusiasti del gol, trovano il vantaggio al 21’ con Badu. La partita non dà tregua, ed il Livorno trova il pareggio al 29’ con il suo bomber Paulinho. Passano ancora 6’ minuti e l’Udinese trova di nuovo il vantaggio con Pereyra che aggancia un cross e spara un tiro imprendibile per Bardi. Nel finale del primo tempo i bianconeri trovano le occasioni giuste per fare ben 2 gol, il primo al 44’ con Gabriel Silva , e il secondo al 45’ sempre con il solito Totò Di Natale che fa esplodere un tiro che si infila nell’angolino basso alla destra del portiere. Il primo tempo si chiude con l’Udinese in vantaggio per 5-2, in una partita tutt’altro priva di emozioni. Nel secondo tempo il Livorno cerca di accorciare le distanze, ma l’Udinese di Guidolin e ben disposta in campo e non regala quasi niente. All’88’ , i granata riescono a trovare il terzo gol con Mesbah, ma è troppo tardi per sperare in una rimonta . La partita si conclude con il punteggio di 5-3 per l’Udinese, e la squadra di Davide Nicola è ad un passo dalla Serie B.

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Prosegue la marcia europea del Parma che

supera la in casa la Sampdoria e conquista il

sesto posto in classifica. La gara del Tardini

inizia con un emozionante minuto di silenzio in

memoria di Vujadin Boskov, ex giocatore e

tecnico blucerchiato, personaggio apprezzato da

tutto il mondo del calcio, scomparso la settimana

scorsa dopo una lunga malattia.

Donadoni decide di affidarsi all’estro di Antonio

Cassano e alla fisicità di Amauri per provare a

scardinare la retroguardia doriana mentre gli

ospiti decidono di aspettare, ripartire e sfruttare i

calci piazzati. Il match si sblocca all’ ottavo

minuto di gioco, grazie proprio a Cassano che da

pochi passi realizza il classico goal dell’ex e

non esulta. La reazione ospite manca di lucidità

e si traduce in qualche tiro dalla distanza ed in

una bella punizione di Gabbiadini che si infrange

sul palo. Nella ripresa la partita si spegne e solo

nel finale i padroni di casa trovano il raddoppio

grazie alla rete di Schelotto, che sfrutta al meglio

un tiro-cross di Molinaro e chiude i conti. Un

Parma cinico ritorna al successo dopo circa un

mese e può sognare un piazzamento europeo,

un passo indietro per una Sampdoria senza

mordente, probabilmente paga per la salvezza

raggiunta e la mancanza di ambizioni.

Francesco Rosa

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EUROPA INDIGNATA, ECCO I TITOLI DELLE PRINCIPALI TESTATE EUROPE

Dopo gli scontri di ieri sera culminati con il ferimento di quattro tifosi napoletani, di cui uno ricoverato in gravissime condizioni, non si sono fatte attendere le reazioni indignate delle principali testate Europee. Dalla Spagna arrivano i titoli più altisonanti con il Mundo Depurtivo che ironicamente scrive: “Un figlio di un camorrista decide che si puo giocare la finale di Coppa Italia“, mettendo in primo piano l‘immagine di “Gennaro a carogna“ ormai tristemente alla ribalta per la squallida maglietta inneggiante la liberazione dell‘assassino dell‘ispettore Raciti, rimasto ucciso durante altri scontri, stavolta occorsi prima della partita Catania-Juventus del 2004. In Inghilterra Telegraph,BBC e Guardian hanno riportato le foto dei ferimenti e di un pompiere svenuto. Dalla Francia non si sono fatti attendere France Football e L‘Equipe che scrive:“La finale comunque…“ riferendosi alla decisione di giocare nonostante la scia di violenza. A scomodarsi sono state anche le principali testate d‘oltreoceano come la Statunitense CNN e l‘Australiana The Sidnay Morning Herald. Ma le parole più emblematiche arrivano dal portale Spagnolo AS che titola: “Festa rovinata“. Ancora una volta dunque, un episodio violento provocato da pochi facinorosi rovina la reputazione del bel paese nel Mondo.

Francesco Buonfantino

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Premier League

In Premier si fermano Chelsea e Liverpool, con la seconda, che si “suicida” nel posticipo del Monday night, infatti la squadra capolista si fa recuperare di tre gol in casa del Crystal Palace. Approfitta di questo

risultato il City, che vince e vola a -1 dal Liverpool, poiché i giocatori dello sceicco hanno ancora una partita da recuperare. Zona Europa

League si fermano tutte e ne approfitta il Southampton.

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In zona retrocessione retrocedono Fulham e Cardiff . Vince invece il Sunderland e il Norwich pareggia 0-0 contro la squadra di Mourinho.

LIGA BBVA In Liga arriva la sorpresa, infatti l’Atletico Madrid dopo aver conquistato la finale di Champions non riesce a portare a casa i 3 punti, che avrebbero regalato la vittoria dello scudetto, ma compiono un mezzo passo falso anche Real e Barcellona, che pareggiano contro Valencia e Getafe. A quanto pare la Liga continua ad avere il suo fascino fino alle ultime giornate.

In zona retrocessione con il Betis ormai retrocesso vince il Valladolid e il Getafe blocca Messi e compagni, mentre per l’Osasuna arriva la sconfitta.

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Bundesliga In Bundersliga con il Bayer Monaco ormai campione da tempo vincono le prime 5, infatti i bavaresi continuano a vincere, anche con il campionato già vinto. Per la Champions continua la sfida tra Bayer Leverkusen e Wolfsburg, che si giocano il quarto e ultimo posto per i preliminari di Champions

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Nelle zone basse della classifica perdono tutte e quattro le squadre, con lo Stoccarda che deve guadagnare punti per cercare di salvarsi, infatti tra le possibili retrocesse è quella, che ha più chance di salvarsi.

Stefano Limongelli

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Aldilà del tifo, aldilà della fede calcistica l’eliminazione bianconera è un danno per l’Italia tutta. Continua la discesa del belpaese nel Ranking Uefa, con 51,510 punti dalla prossima stagione andremo ad occupare il quinto posto sorpassati proprio dal Portogallo che di punti ne ha 52.133, punteggio tra l’altro migliorabile in caso di vittoria del Benfica in finale di Europa League. Negli ultimi 10 anni l’Italia ha portato in finale, tra Champions ed Europa league soltanto 3 squadre, a conferma che oramai Spagna e Inghilterra, rispettivamente 12 e 9 finaliste, non rappresentano più, purtroppo, oggetto di rivalità. Le altre due nazioni che ci precedono, Germania e appunto Portogallo, rappresentate da un numero minore di squadre di prima fascia hanno giovato degli ottimi e costanti risultati di queste ultime, spintesi spesso fino alle fasi finali. Il quinto posto non cambierà il numero di squadre iscritte alle competizioni europee e la Francia è ancora lontana, ma è importante per i nostri club invertire il trend negativo dell’ultimo decennio, addolcito soltanto da un Inter vittoriosa in Champions, dando importanza a competizioni come l’Europa League e ritornare ad occupare il posto che ci spetta. Gianluca Castellano

Fatale l’eliminazione della juventus, è proprio il portogallo a sorpassarci

FINALISTE IN COMPETIZIONI

EUROPEE ULTIMI 10 ANNI

NAZIONE NUMERO FINALISTE

SPAGNA 12

INGHILTERRA 9

GERMANIA 5

PORTOGALLO 5

ITALIA 3

RUSSIA 2

UCRAINA 1

SCOZIA 1

RANKING UEFA 2014/15

NAZIONE COEFF.

SPAGNA 79.356

INGHILTERRA 66.820

GERMANIA 63.558

PORTOGALLO 52.133

ITALIA 51.510

FRANCIA 41.500

RUSSIA 40.832

UCRAINA 35.166

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Non è una favola da raccontare ai bambini, ma è una storia dei giorni nostri. Nel mondo dello sport, ma in particolare nel calcio, c’è sempre stata la figura del tifoso violento. In Inghilterra vennero chiamati Hooligans. Ci sono parecchie storie da come nasce il nome, ma questa diciamo che è un’altra storia. Questo tipo di tifoso nasce già nei primi anni ‘30, ma dà il ‘’meglio’’ di se tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli ‘80. Tifosi violenti, feriti allo stadio, strutture distrutte e perché no, anche qualche morto che molte volte volentieri, non era interessato alle risse, ma era solo una persona che voleva andare a vedere e tifare per la propria squadra. Tutto cambia però. Heysel1985 e poi Hillsbourogh 1989, centinaia di persone morte per colpa dell’inadeguatezza degli stadi, delle forze dell’ordine e soprattutto di alcune persone. L’Inghilterra usa il pugno di ferro: stadi nuovi, telecamere nascoste,forze dell’ordine anti-hooligans e soprattutto presa di coscienza da parte di molte persone. Gli episodi di violenza svaniscono quasi del tutto in Gran Bretagna, il tifoso medio inglese adesso allo stadio va per godersi lo spettacolo. Tutti felici e contenti ma…In Italia? Stadi e forze dell’ordine inadeguati, stanno facendo nascere un nuovo fenomeno di tifoso violento. Il calcio ,che è tema principale del nostro paese, non trova una cura per questo tipo di malattia. Gli episodi di Roma sono scabrosi, ma è solo l’ultimo di una lunga serie. Allora anche noi aspettiamo una tragedia colossale per prendere provvedimenti? Il calcio è uno sport, è divertimento sia per chi gioca che per chi si gode lo spettacolo. Molte volte però chi va allo stadio,in questi tempi, non sa se torna a casa. Se oggi si trovano stadi semi-vuoti e pochi bambini che si avvicinano a questo sport, chiedete informazioni a questi ‘’tifosi’’ e a queste strutture mal ridotte.

R.Agnello

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Meno di un anno fa il Palermo e i suoi tifosi erano in preda alla disperazione per una retrocessione in Serie B inaspettata. Dopo aver metabolizzato la delusione, la società si è rimboccata le maniche costruendo una squadra eccellente per la serie cadetta, affidando la panchina a Gennaro Gattuso. Nonostante le alte aspettative, ad inizio stagione i rosanero partirono in sordina con soltanto 7 punti (2 vittorie, 1 pareggio e 3 sconfitte) conquistati nelle prime 6 giornate di campionato. Partenza in sordina che portò all’esonero di Gattuso a cui subentrò Giuseppe Iachini, l’uomo della svolta. Con lui alla guida il Palermo ha totalizzato la bellezza di 71 punti in 31 giornate, conquistando con ben 5 turni d’anticipo la promozione, riportando dopo una sola stagione i siciliani in Serie A. la matematica conquista della massima serie è arrivata a Novara, dove gli uomini di Iachini si sono imposti per 0 – 1 con la rete di Vazquez al 42esimo minuto. Poi la festa. Nella città di Palermo è scoppiato il tripudio, con i tifosi esaltati dal ritorno nella serie maggiore. Ai microfoni del dopo partita, il Presidente Zamparini ha ammesso tutta la sua gioia per il ritorno in A, dichiarando che la sua squadra ha dimostrato di esprimere un calcio ad ottimi livelli e che l’unico suo errore è stato quello di “innamorarsi” di Rino Gattuso, ancora troppo acerbo. Il Presidente ha poi aggiunto che è deciso nel puntare su Iachini anche l’anno prossimo in quanto si è rilevato un tecnico vincente con grande esperienza calcistica e che si proverà a migliorare questa squadra per conquistare in serie A, una tranquilla salvezza e chissà, magari l’Europa. I Giocatori di talento nella rosa ci sono e si son visti per l’intero campionato. Abel Hernandez, Edgar Barreto, Paulo Dybala, Kyle Lafferty, Stefano Sorrentino, sono solo alcuni degli eccellenti giocatori che ha a disposizione la rosa palermitana e che di certo non sfigurerebbero neanche nella massima serie. Ora c’è da finire un campionato di Serie B nel migliore dei modi, con un Palermo che ormai non perde da 18 gare e di certo non ha nessuna intenzione di fermarsi e far terminare questo incredibile record di imbattibilità. La Serie A può attendere…ma non troppo. FRANCESCO SQUILLANTE

FESTA ROSANERO. IL PALERMO TORNA IN SERIE A.

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Perde il Posillipo che dovrà lottare contro il Savona per la qualificazione al terzo posto in classifica mentre Acquachiara e Canottieri conquistano in gara due la vittoria e le rispettive posizioni di quinto e sesto posto in classifica lasciando dietro Como e Florentia!

Previsioni confermate quelle circa il posizionamento in classifica dei giallorossi che confermano la sesta posizione battendo Il Como che si posiziona subito dopo al settimo posto. Parte alla grande la squadra di Cufino che nel primo tempo non da spazio agli avversari lasciandoli a punteggio zero mentre venivano messe in rete ben quattro goal da Baraldi, Velotto in doppietta e Primorac. Nella seconda fazione il Como restituisce il favore ai ragazzi del Molosiglio mettendo a segno le quattro reti grazie a Pagani, Gaffuri in doppietta e Cesini, ma è Velotto con la sua terza rete a mantenere ancora il vantaggio. Vantaggio che se dapprima viene scongiurato da Busilacchi nella terza fase, allo stesso tempo viene prima recuperato dal capocannoniere Brguljan e raddoppiato poi da Primorac. Il match non è però ancora concluso ed è l’ultimo quarto a far tremare i partenopei; il Como infatti va ben tre volte a rete con Foti Cesini e Pagani ottenendo così un pericoloso vantaggio che rischiava di portare alla gara tre, ma il migliore in campo Velotto con la quarta rete riesce a portare la squadra in parità e ad un minuto dalla fine tocca a Capitan Buonocore da buon capitano chiudere i conti e conquistare la vittoria, e sesto posto fu!

DI NUNZIA CASOLARO

Como Nuoto: Caprani, Foti 1, Pellegatta, Susak, Busilacchi 1, Ferraris, Hrosik, Jelaca, Gragnani, Pagani 2, Gaffuri 2, Cesini 2, Morbidelli. All. Piccardo Circolo Canottieri Napoli: Turiello, Buonocore 1, Campopiano, Borrelli, Brguljan 1, Morelli, Naweke, Primorac 2, Parisi, Velotto 4, Baraldi 1, Esposito, Vassallo. All. Zizza Arbitri: Bianco e Brasiliano.

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Dooa sconfitto anche in gara due dicendo così addio alle finali e lasciando spazio a Brescia e Pro Recco di giocarsi lo scudetto, nonostante i rossoverdi tengono testa agli avversari. Già dal primo quarto il Brescia fa intuire le sue intenzioni mettendo a segno un 3-0 grazie alla doppietta di Nora e la rete di Di Fulvio. Nella seconda fase il Posillipo prova a recuperare terreno con Bertoli e Mandolini ma Bodegas allunga le distanze del vantaggio bresciano. Nella terza fazione è ancora la squadra di Cufino ad andare all’attacco e riesce con le reti di Gallo e Klikovac ad ottenere una parità che viene persa e conquistata più volte per le reti di Rios Molina, a cui risponde Radovic, e di Rizzo, ancora una volta sventata da Radovic che conquista così il punteggio paritario di 6-6 che fa ancora sperare in una possibile vittoria.

Dooa Posillipo: Cappuccio, Dolce, Rossi, Foglio, Mattiello, Radovic 3, Renzuto Iodice 2, Gallo 1, Klikovac 1, Bertoli 1, Mandolini 1, Saccoia, Negri. All. Cufino AN Brescia: Del Lungo, Valentino, C. Presciutti, Legrenzi, Rios Molina 3, Rizzo 3, Giorgi, Nora 2, N. Presciutti, Bodegas 1, Di Fulvio 1, Napolitano, Dian. All. Bovo Arbitri: Paoletti e Bianchi.

L’ultimo quarto diventa così una guerra aperta alla vittoria e il Brescia cerca da subito di chiudere i conti con le sue immediate tre reti ad opera di Rios Molina in doppietta e Rizzo. Il Posillipo nonostante le discusse scelte arbitrali prova a reagire e va a segno con Renzuto Iodice e Radovic ma a seguire l’ulteriore rete di Rizzo a cui prova a rispondere ancora Renzuto Iodice ma il tempo è tiranno e a quaranta secondi dalla fine del match i rossoverdi non possono far altro che arrendersi all’idea della sconfitta e sperare almeno di conquistare l’ultimo posto del podio.

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3° - 4° POSTO

Dooa Posillipo - Carpisa Rari Nantes Savona

Sabato 10 Maggio ore 18:30

A differenza dell’andata, la gara di ritorno sembra una passeggiata per i biancoazzurri che portano anche la vittoria in gara due riuscendo quindi a classificarsi quinta in classifica come già previsto, lasciando a distanza di tre posizioni l’avversaria fiorentina che si posiziona all’ottavo posto. Seppur parte bene la Florentia con le tre reti di Di Fulvio in doppietta e Eskert contro l’unica rete dell’Acquachiara di Luongo, e mantiene il vantaggio nel secondo quarto in cui entrambe le squadre mettono a segno quattro reti (Florentia: Gobbi2, Di Fulvio2; Acquachiara:Petkovic2, Perez, Luongo), nella terza fazione comincia a dare segni di cedevolezza. Sono infatti sei le reti degli acquachiarini Petkovic in tripletta, Sadovyy in doppietta e ancora Luongo contro le tre dei fiorentini Gitto e Sindone in doppietta conquistando così un vantaggio destinato solo ad essere confermato. Nell’ultimo quarto infatti Petkovic, Saviano, Luongo e Sadovyy allungano troppo le distanze per la Rari Nantes che con l’unica rete di Bosazzi non può far altro che arrendersi alla sconfitta e all’ultima posizione tra l semifinaliste. L’Acquachiara in questo modo non solo di aggiudica il quinto posto ma anche la partecipazione ai prossimi Euro Cup!

Rari Nantes Florentia: Mugelli, Sindone 2, Borella, Coppoli, Martini, Eskert 1, Brancatello, Bosazzi 1, Gitto 1, Gobbi 2, Bini, Di Fulvio 4, Cicali. All. Vannini. Carpisa Yamamay Acquachiara: Lamoglia, Perez 1, Mattiello, Luongo 4, Postiglione, Petkovic 6, Gambacorta, Ferrone, Saviano 1, Draskovic, Di Costanzo, Sadovyy 3, Gaeta. All. De Crescenzo. Arbitri: Bianco e Petronilli.

1° - 2° POSTO Pro Recco – AN Brescia Sabato 10 Maggio ore 18:15

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FENOMENO MARQUEZ: È POKER! ROSSI SECONDO, PEDROSA ALTRO PODIO

Qatar, Texas, Argentina, Spagna: un poker di vittorie in altrettanti continenti per l’eroe spagnolo Marc Marquez per il quale ormai si spreca ogni tipo di aggettivo per esaltarne la a dir poco gloriosa cavalcata nel campionato mondiale MotoGp 2014. Sul circuito di Jerez il pilota Honda bagna con la vittoria e i 100 punti in classifica, anche la centesima partenza nel motomondiale, mentre alle sue spalle si piazza il nostro Valentino Rossi protagonista di una gran gara: il “dottore” riesce infatti a resistere agli attacchi dell’altro spagnolo Dani Pedrosa, che conclude la sua gara al terzo posto. Giù dal podio Jorge Lorenzo (quarto) nel giorno del suo 27esimo compleanno nonché dei suoi 200 Gp e Andrea Dovizioso (quinto) in netta ripresa. Prossimo appuntamento Domenica 18 Maggio a Le Mans per il Gp di Francia. Fabio De Martino

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NBA: FINE DEL PRIMO ROUND PLAYOFF DA RECORD

Si è appena concluso uno dei più emozionanti, se non il più emozionante di tutti i tempi, Primo Turno dei Playoff NBA. Sono state disputate ben 5 gare7 su 8 serie e un totale di ben 50 match (entrambi record assoluti di lega per un turno playoff). Inoltre si sono registrati ben 8 supplementari (4 solo tra Memphis e Oklahoma City) e il record assoluto di partite vinte da squadre in trasferta in un turno playoff. Insomma è stato solo il primo turno, già denso di emozioni e non osiamo immaginare come possa essere il successivo; intanto riassumiamo per quanto possibile il tutto: EASTERN CONFERENCE (2) MIAMI HEAT 4 – (7) CHARLOTTE BOBCATS 0 Il turno di playoff tra i campioni in carica degli Heat (in lizza per vincere il terzo anello consecutivo) e la squadra di MJ è stato il meno combattuto di tutti. Miami guidata dal solito James (30 punti di media) ha asfaltato gli ultimi Bobcats della storia di Charlotte (dal prossimo anno infatti la squadra del Carolina tornerà a chiamarsi Hornets) in cui ha brillato la stella di Kemba Walker, ex Huskies. (1) INDIANA PACERS 4 – (8) ATLANTA HAWKS 3 Primo dei 5 turni decisi a gara 7. Indiana arrivata davvero irriconoscibile all’ultimo mese di regular season e quindi ai playoff, dopo aver dominato in lungo e in largo l’est (riuscendo a strappare il #1 seed), ha avuto la meglio su una coriacea Atlanta che ha avuto il match point in casa in gara 6, ma che si è schiantata contro un George formato MVP negli episodi 6 e 7 della serie e da un Hibbert ritornato finalmente ad essere il centro dominante della regular season. (3) TORONTO RAPTORS 3 – (6) BROOKLYN NETS 4 Altro turno di Playoff concluso a gara 7, in cui una stoppata di «the Truth» Pierce su Lowry che ha fermato la grande euforia del pubblico Canadese e la possibilità dei Raptors di affrontare gli Heat. Serie che come le altre ha vissuto di grandi emozioni e di ribaltoni, con i Nets che perdono in casa gara 6 ma poi sbancano l’Air Canada Center per 103 a 104. Mattatore della serie Johnson con 21,9 punti di media oltre la grande esperienza di Pierce e Garnett. (4) CHICAGO BULLS 1 – (5) WASHINGTON WIZARDS 4 Bisogna essere chiari e sinceri: Tom Thibodeau ha fatto già un miracolo a portare i Bulls ai playoff dopo l’ennesimo infortunio di Rose e la perdita di Belinelli e Robinson nel roster di questo anno. I Wizards hanno avuto la meglio in 5 episodi con Wall (18,8 punti) e Beal (19,8 punti) ad abbattere le poche resistenze messe in atto dal miglior giocatore difensivo dell’anno Noah e dal suo coach. WESTERN CONFERENCE (1) SAN ANTONIO SPURS 4 – (8) DALLAS MAVERICKS 3 Nel «Texas showdown» a fare la differenza è stata la grande voglia dei Big Three di San Antonio di regalare al loro coach Popovich (nominato per la terza volta in carriera Allenatore dell’Anno) e a loro stessi un’ultima chanche per il gran ballo delle Finals. Ginobili (17,7 punti), Duncan (17,3 punti) e Parker (19,9 punti) hanno fatto la differenza soprattutto in gara 7 dove hanno piegato la resistenza degli stoici Mavericks guidati da Carter e Nowitzki che sembrano non invecchiare mai. (2) OKLAHOMA CITY THUNDER 4 – (7) MEMPHIS GRIZZLIES 3 Questa è stata sicuramente la serie più equilibrata in un primo round estremamente godibile. Ben 4 gli overtime fra le due franchigie, con Oklahoma che è riuscita ad annullare il match point in gara 6 andando a vincere a Memphis. In gara 7 i Grizzlies si sono dovuti arrendere alla forza di Westrbrook(25,6 punti) e Durant(29,9 punti) anche perché hanno dovuto fare a meno del loro miglior giocatore, Randolph squalificato per un contatto illecito in gara 6. (3) LOS ANGELES CLIPPERS 4 – (6) GOLDEN STATE WARRIORS 3 La notizia è questa: in una serie estremamente equilibrata e decisa in gara 7 da Griffin (23,3 punti) e Paul (17,4 punti) su uno straordinario Curry ( 23 punti) a essere protagonista non è il parquet bensi il presidente della franchigia Angelina. Infatti il proprietario dei Clippers Sterling è stato bandito a vita dalla lega e costretto a pagare una multa record da 2,5 milioni di dollari per commenti razzisti intercettati in una telefonata tra il suddetto e la sua amante. I Clippers hanno inscenato una protesta in gara 5 e sperano in un repentino cambio di proprietà. (4) HOUSTON ROCKETS 2 – (5) PORTLAND TRAIL BLAZERS 4 La serie sulla carta più equilibrata ad Ovest è l’unica a non terminare a gara 7. Frutto di due vittorie nei primi due episodi in trasferta dei Trail Blazers in quel di Houston con un Aldridge stratosferico (29,8 punti). Il «barba» Harden (26,8 punti) e Howard (26 punti) soccombono in gara 6 con un tiro da tre punti a 0,9 secondi dalla fine messo a segno da un commovente Lillard (25,5 punti). Howard dimostra ancora di non essere materiale da titolo, e in quel di Los Angeles sponda Lakers se la ride… TUTTI PRONTI QUINDI PER LE SEMIFINALI DI CONFERENCE: (1) INDIANA PACERS – (5) WASHINGTON WIZARDS (2) MIAMI HEAT – (6) BROOKLYN NETS (1) SAN ANTONIO SPURS – (5) PORTLAND TRAIL BLAZERS (2) OKLAHOMA CITY THUNDER – (3) LOS ANGELES CLIPPERS

Angelo Domenico D’Auria

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