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Fiamme Verdi - n. 3 del 2008

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Fermiamocidavantial Bambinodi Giovanni Battista Bozzoli

Carissimi alpini, è la prima volta che mirivolgo a tutti voi dalle pagine del nostrogiornale.

Ancora pochi giorni ed anche il 2008 si conclu-derà portando con sé tanti momenti difficili e con-tradditori che abbiamo vissuto, ma che non devo-no chiudere alla speranza nel futuro.

La situazione internazionale ha visto, da un lato,il lento cammino di una unità Europea, dall’altro,singoli Paesi lacerati da rivendicazioni etniche elotte fratricide ed il riemergere di intolleranze, di-scriminazioni e razzismo.

Il crollo della finanza, ha scosso il mondo interocon un effetto domino impressionante.

Né il quadro interno si mostra meno grave: di-savanzo pubblico, corruzione, disordine politico efatti di cronaca da far impressione.

Ma dove stiamo andando?E’ un correre continuo: per arrivare, per appari-

re, per scappare. E’ tempo di fermarsi, tutti.Dove?In silenzio davanti alla Grotta, come accade da

più di duemila anni.

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Sostare ed avere la capaci-tà di meravigliarsi vedendo unBambino, non importa se dilegno o terracotta, che ci puòdire molto, anzi, tutto, di comeimprontare la nostra vita.

Ed il buon Natale verrà da Lui.Iniziamo il nuovo anno, por-

tando nel cuore gli ideali dilealtà e di solidarietà, sicure

fonti di giustizia e di pace, di vera alpinità senzasecondi fini: sarà il debito pagato a chi ci ha pre-ceduto lasciando la vita in qualche landa sperduta.

Allora, avanti.Uniti.Senza correre, a passo lento, continuo e caden-

zato, a passo d’alpino! Buon anno.A quanti portano il peso degli anni e le ferite

dello spirito per aver servito la Patria.Ai capigruppo, perché sappiano guidare con

umiltà e saggezza, i soci loro affidati.A tutti coloro che, a vario titolo, si prodigano per

la vita della Sezione; l’intima gioia dell’impegnoprofuso li accompagni come una carezza.

Ai giovani, perché trovino nuove forme di vitaassociativa, tenendo fermi i nostri ideali.

A tutti voi, perché si avverino i desideri più inti-mi che portate nel cuore.

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Di corsa da Caporetto a Trla fiaccola delle giovani pe

Una brillante idea quelladegli alpini giovani dicorrere una staffetta da

Caporetto a Trento per portareuna fiaccola nel ricordo delle sof-ferenze vissute da altri giovani 90

anni prima. E’ l’idea che è natanell’ultima riunione della commis-sione giovani del nostro raggrup-pamento, tenutasi proprio aConegliano nel giugno scorso.Dopo quel giorno si sono messi in

La Sezione ANA di Conegliano ha fatto la sua partenella staffetta della memoria a 90 anni dalla conclusio-ne della Grande Guerra. Lo ha fatto con i giovani alpiniche hanno così voluto ribadire quanto sia importantenon dimenticare quei giovani che 90 anni fa sacrifica-rono la loro vita

Di corsa da Caporetto a Trla fiaccola delle giovani pe

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moto il segretario del raggruppa-mento e il buon Merlin, “buon”perché, in fatto di conoscenzestoriche, difficilmente gli si tiene ilpasso.

Affidato quindi a penne sicure,è stato tracciato il percorso, conpartenza da Caporetto il 13 set-tembre e arrivo il 3 novembre aTrento. Otto le tappe, otto i finesettimana nei quali gli alpini gio-vani si sono passati il testimone,per far sì che la fiaccola arrivassepuntuale al suo importanteappuntamento finale.

Nel calendario ci vediamodirettamente coinvolti, la quarta

tappa infatti vede passare la fiac-cola nei nostri paesi, con partenzada Motta di Livenza ed arrivo alSacrario di Nervesa.

L’organizzazione della tappa èaffidata alla nostra Sezione in col-laborazione con le Sezioni diValdobbiadene e Treviso.

Ci prepariamo con grandeimpegno per far sì che la nostratappa sia organizzata nel modomigliore. Risulterà poi alla fine chetutti i percorsi sono stati portarti atermine in modo impeccabile.Possiamo contare su un’ottimabase di partenza: gli alpini cone-glianesi ricordano infatti la fiacco-

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ento nne nere

Una foto di gruppo e poi via ... verso Trento

ento nne nere

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la portata alla Madonna del Don aMestre e, visto che la squadra chevince non si cambia, il primosostegno ci è fornito dal GruppoSportivo Sezionale.

Tutto è stato pianificato daun’organizzazione che da subitolascia capire che la fiaccola avràun degno sostegno lungo tutto ilpercorso. I tedofori vengonomessi a disposizione dai capi-gruppo, scelti accuratamente trale fila dei loro soci. Tutto comincianella sede degli Alpini di Motta diLivenza, la partenza è puntuale esolenne.

Passiamo per Gorgo alMonticano, arriviamo ad Oderzo,lungo la strada incontriamo i pri-mi alpini che salutano la carovanaal suo passaggio. Ad Ormelle l’o-maggio al monumento ai Caduticon la deposizione di un lumino,lo stesso avverrà a San Polo diPiave, dove altri alpini ci aspet-tano.

Ripartiamo alla volta di Tezze,con tappa al monumento aiCaduti. Davanti a tutti quei tristi elunghi elenchi, il nostro peregrina-re con la fiaccola di paese inpaese ci ricorda che ovunque ilconto pagato alla guerra fu alto. Ela smisurata teoria di croci bian-che nel silenzio dell’immensoprato verde del cimitero inglese diTezze sono la testimonianza che

90 anni fa l’immane tragedia dellaguerra non risparmiò nessuno.

La sosta a Vazzola è l’occasio-ne per apprezzare l’ospitalitàdegli amici del locale Gruppo.Ripartiamo alla volta di Mareno diPiave, mentre la schiera di PenneNere che ci salutano al passaggiova via via aumentando.Proseguiamo per Santa Lucia diPiave, dove tanti alpini del Gruppoci attendono per condividere ilmomento dell’omaggio ai Caduti.

Ed arriviamo al luogo simbolodella nostra tappa: il ponte sulPiave. Questo è il luogo dellamemoria condivisa, dell’identitàitaliana, della vittoria che trasfigu-rò questo fiume in simbolo disacrificio eroico e solidarietànazionale. Qui ogni arcata è unmonumento ai Caduti. Qui vivia-mo il momento più solenne,affiancati da Alpini, AssociazioniCombattentistiche e d’Arma, mili-tanti di altri corpi e cittadini.Quando il gruppo dei tedofori siavvicina al sacello sulla spondadel Piave, possiamo rendere glionori e accendere un lume.

L’ultima tappa ci porta aNervesa. Salita la via che porta alsacrario, la fiaccola dopo tantocorrere si ferma, prende fiato, e sipresta a fare il suo solenne arrivo.Ai piedi del sacrario passiamo iltestimone alla Sezione di Bassano

che scorterà la fiaccola nel finesettimana successivo fino aBassano del Grappa. L’ultimo attoè la resa degli onori, e l’accensio-ne del lumino per i Caduti cheriposano nel sacrario.Al momentovissuto all’interno non mancanulla, ci siamo noi e ci sono loro,l’assemblea è completa.

Siamo onorati di aver dato ilnostro contribuito per far arrivarela fiaccola a Trento. E’ un messag-gio forte quello che gli Alpini gio-vani hanno voluto dare con que-sta loro iniziativa. Essi hanno volu-to ribadire il loro impegno all’in-terno dell’Associazione Alpini, edinserendosi nel pur fitto calenda-rio delle celebrazioni del 90modella fine della Grande Guerrahanno voluto ribadire quanto siaimportante non dimenticare queigiovani che 90 anni fa sacrificaro-no la loro vita.

Era partita quasi in sordina lafiaccola della memoria daCaporetto, poi la schiera dei tedo-fori si è via via ingrossata. Partiti inpochi ci siamo ritrovati in tanti peronorare la memoria di coloro che,90 anni fa, partirono in tanti e tor-narono pochi.

Un messaggio, ancora unavolta, controcorrente. Ed è statoquesto, forse, il nostro più belmessaggio.

Manuele Cadorin

Il passaggio della fiaccola alla Sezione di Conegliano Il doverso omaggio ai caduti da parte degli alpini

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Sui sentieri della Grande Guerra

Abbiamo trattato adegua-tamente nel preceden-te numero di Fiamme

Verdi delle cerimonie svoltesi aCima Grappa nell’ambito del-l’Adunata nazionale di Bassano esul Falzarego ove è stato solen-nizzato il Premio Fedeltà allaMontagna. In questo numero par-liamo del Bosco delle PenneMozze, dell’Adamello a cui hamirabilmente presenziato ilGruppo San Vendemiano con ilproprio gagliardetto. In breve rac-cogliamo le annotazioni delle altretappe del percorso eroico.

Pellegrinaggio al Pal Piccoloe al Pal Grande 14 – 15 giugno

Domenica è finalmente unabella giornata dopo un periodopiovoso e quasi autunnale, per-corriamo il sentiero per noi inedi-to, che dai laghetti di Timau portaalla Cappella del Pal Piccolo.Siamo in compagnia di due splen-dide figure che emergono da unostuolo di altri emeriti personaggi:il Presidente ANA Perona ed ilcomandante della Julia Gen.Serra. La chiesetta del Pal Piccoloè posta in una piccola raduraattorniata da pini ed abeti chedurante alla cerimonia “sembranosoldati schierati sull’attenti”. Leparole nei discorsi ci appaionomisurate e senza retorica, con ilringraziamento del Gen. PaoloSerra per la presenza degli alpiniin congedo, dei loro vessilli e delle

loro fiamme al 100° anniversariodel Btg. Tolmezzo. Altre toccantiparole le rivolge ai convenuti alcimitero ai Caduti poco distante laCappella il Sindaco di PaluzzaAulo Maieron. Più tardi seguendoun’itinerante mulattiera che ciconduce alla Cappella del PalGrande abbiamo l’occasione digustare l’emozionante scenario diqueste montagne carniche chevidero il sacrificio di molte viteumane di diverse nazioni. La cele-brazione termina con la deposi-zione di una corona e la consegnadi un’immagine della Madonna daconservare nel sacello. Non èstata numerosissima la presenza(circa venti vessilli e quarantagagliardetti) benché l’occasionemeritasse una rappresentanza piùcospicua (non mancavano gliaustriaci). La nostra sezione si èben distinta, c’era il vessillo conalcune fiamme, due vice presi-denti ed alcuni consiglieri, un dis-creto numero di penne nere. IlPresidente Bozzoli aveva parteci-

pato sabato 14 giugno ad ArtaTerme assieme al cons. Danielialla riunione straordinaria dei pre-sidenti del triveneto convocataper l’emergenza Napoli. E’ stataanche la prima uscita ufficiale delnostro Nino Geronazzo nuovoConsigliere Nazionale.

Pellegrinaggio al RifugioContrin 28 - 29 giugno

Domenica 29 giugno unnumero incredibile di penne neresale verso l’alta Valle di Fassa ovesi festeggia il restauro e l’amplia-mento del rifugio. La giornata èsplendida, i raggi di sole conferi-scono ulteriore bellezza al pae-saggio dolomitico. Almeno 250 tri-colori alpini fra vessilli e fiammepartecipano alla cerimonia reli-giosa ufficiata dal Mons. CoviCappellano della Sezione diTrento. Parole importanti vengonoproferite dall’Assessore provin-ciale Tiziano Mellarini, un alpino,che dice che la provincia di Trentoha dato circa il 70% dell’interofinanziamento dell’opera perchécrede fortemente nei valoridell’ANA. Il Presidente Perona rin-graziando assicura che neancheun euro è stato sprecato. Il nostroPresidente rinnova ancora l’invitoa partecipare alle altre tappe deisentieri della storia. Seguono pre-miazioni ed il taglio del nastro. Lanostra sezione, come sempre, èpresente con il vessillo e diversefiamme, con i tre vicepresidenti,

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alcuni consiglieri e parecchi alpini.Ciò che ancora una volta, come inpassato, si è rivelato spiacevole èil servire i pasti del chiosco delrifugio prima che sia terminata lacerimonia. L’organizzazione po-trebbe anticipare la cerimoniaaffinchè non si mischi il sacro conil profano.

Pellegrinaggio sull’Ortigara12 - 13 luglio

Domenica 13 luglio la parten-za come sempre è di buon’ora edil tempo non promette niente dipositivo. Le nuvole scure e poi unafitta nebbia ci accompagnanolungo la salita che porta a QuotaOrtigara. Quest’anno ci sono forsemeno alpini e più tricolori presen-ti sulla sommità. Alle ore 8 leparole di Don Rino Massella, ilcelebrante la Santa Messa da

oltre 25 anni, rimbombano fortisulla grigia atmosfera. Sono paro-le di condanna per la guerra, sonoparole d'amore per chi quassù èrimasto. Dopo la corona depostaal sacello austriaco si scende efinita la nebbia troviamo la pioggiache in ogni caso non interrompe ilcerimoniale con la seconda fun-zione religiosa al Monte Lozze.Con il Labaro nazionale c’èCorrado Perona il nostro Presi-dente, egli ribadisce che la pace èsenza colore. E’ presente il Gen.Bruno Petti, comandante delleTruppe alpine. Sono presenti unnugolo di personaggi ed autorità.La sezione è rappresentata daisoliti Lino Chies, Antonio Cais, 6del Gruppo S. Lucia ed il neofitaAlberto Galli venuti quassù con ilvessillo e le fiamme di S. Lucia eCittà. Non è servito l’appello di

alcuni numeri fa. Il ritorno è costel-lato ancora dalla pioggia e a trattidalla grandine almeno fino a Gallioove un buon pranzo ci ristora.

Pellegrinaggio sul MontePasubio 6 – 7 settembre 2008

Si parte in corriera Sabatopomeriggio. Non siamo in tanti, ilpullman è mezzo vuoto nono-stante lo strenuo impegno delVice Presidente Vicario BepoBenedetti.

Questo appuntamento chedoveva essere il pellegrinaggiosezionale 2008 serve comunque acreare un clima di ulteriore confi-denza fra chi vi partecipa. Si per-notta a Staro all’albergo Alpinodove si cena corposamente.Domenica il risveglio per l’escur-sione avviene molto presto. Lacorriera ci porta fino all’inizio della

Sabato 20 settembre, in località Costabella diCollalbrigo, in uno scenario che ancora fatica asuggerirci l’imminente passaggio alla stagione

autunnale, ha avuto luogo una cerimonia di commemo-razione del S.Ten. Angelo Parrilla, Ardito del IV Corpod’assalto, aggregato al 5°Rgt. Alpini.

L’importante iniziativa si deve alla perseveranza egenerosità dell’alpino coneglianese Franco Buosi che,da tempo, in silenzio, lavora con grande passione perrendere, in occasione del novantesimo anniversariodegli accadimenti, il giusto omaggio a questo Ragazzodel ’99 che sacrificava la sua vita proprio in quelle chesarebbero state le ultime ore del conflitto. “Ero presente40 anni fa - racconta Franco - quando, in occasione del50° delle celebrazioni dellaVittoria, l’allora Sindaco alpi-no di Conegliano Cav.Uff.Mario Salvador, a trent’annidalla posa della lapide sulmuro della casa colonicadella famiglia Dal Col, volleleggere la motivazione dellaM.O. al Valor Militare ed inol-tre annunciò che al Parrillasarebbe stata di lì a pocointitolata una via del nuovoquartiere residenziale chestava nascendo allora aConegliano nell’area dell’exPiazza d’Armi”.

Un ringraziamento particolare va ai rappresentantidelle varie associazioni d’arma intervenute con i lorovessilli (Ass. Marinai, Paracadutisti, G. di Finanza,Assoarma) al Comandante del Commissariato di P.S. diConegliano, al parroco di S. Pio X per la particolare bene-dizione che ha impartito alla lapide ed agli astanti, a PierLuigi Soldi, che ha tracciato un sentito profilo del signifi-cato di questa cerimonia, ed al Presidente della SezioneAlpini di Conegliano, il nostro Battista Bozzoli, accompa-gnato dal Vessillo sezionale retto dall’alfiere del GruppoCittà Gianni Altoè.

Grazie Franco per averci coinvolto in questa iniziati-va che, siamo sicuri, conterà in futuro sempre maggioriadesioni. Resteranno nel cuore le note del silenzio magi-

stralmente interpretato a“doppia voce” dai due trom-bettieri, e che ha reso quasipalpabile lo spirito di coloroche ci hanno preceduto e deiquali abbiamo l’obbligo disforzarci di essere degni.

Per ulteriori notizie stori-che sulla M.O.V.M. AngeloParrilla rimandiamo al sitohttp/ /www.anaconegliano.it,a cura del centro studi sezio-nale.

Andrea Todeschini

Angelo Parrilla, ultima Medagliad’Oro della Grande Guerra

Il Vessillo sezionale con il Presidente Bozzoli alla comme-morazione di Angelo Parrilla

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“strada degli eroi” da dove sicomincia il cammino. La giornatanon è bellissima, ma non piove,tranne qualche goccia che cadenel pomeriggio. Salendo vengonoin mente le note della canta alpi-na del Monte Pasubio e la malin-conia ci pervade pensando a ciòche qui successe novant’anni fa.Ci sono le 52 gallerie, le trincee ele fortificazioni a testimoniare.Sulla sommità del Pasubio ci sononumerosissime autorità politicheed amministrative, c’è un picchet-to armato del 7°Rgt., c’è il C.D.N.con il Presidente Perona a scorta-re il Labaro attorniato da unostuolo di gagliardetti e vessillisezionali tra cui il nostro. Sonouna quindicina in totale le nostrefiamme presenti. Il Presidente

Perona è commosso nel ricordareil padre che qui combatté meri-tando una medaglia di bronzo. Egliè contento nell’osservare quantagente è salita quassù per ricorda-re il sacrificio di chi obbedì allaPatria. La Santa Messa è officiatada Mons. Cesare Nosiglia vescovodi Vicenza il quale elogia gli alpiniper essere portatori di solidarietàe pace ed essere i guardiani deipiù nobili valori civili ed umani. Ilritorno è un po’ faticoso, ma ilcuore ha assunto nuova forza peraver onorato degnamente queiragazzi caduti.

Ripartiamo in corriera perrientrare alle nostre case, allenostre famiglie. Una tappa d’ob-bligo è a Sernaglia della Battagliaove il capogruppo Livio Bortot ci

accoglie con la consueta squisitagenerosità permettendoci di finirein gloria la giornata.

Raduno Triveneto a Trento8 – 9 novembre

Partiamo con due corriere edaltri mezzi per Trento. La fanfara diConegliano scandisce il passonella sfilata lungo le vie cittadineapplaudita dai trentini. Sfilano 28fiamme dei 30 gruppi coneglianesiassieme al vessillo scortato dalPresidente Battista Bozzoli. E’ pre-sente il V. Presidente vicario MarcoValditara con il labaro. La sfilatavede la numerosa partecipazionedelle sezioni trivenete in una cor-nice veramente degna a far chiu-dere il novantesimo della vittoria.

Renzo Sossai

Il Presidente Napolitano a Vittorio Veneto

Mio padre sulla GrandeGuerra aveva scritto amo' di appunti: Si è

intensamente sofferto. Ma, dopola sofferenza, si ritorna migliori. Lavita acquista un senso nuovo".Sono parole pronunciate dalPresidente della Repubblica Ita-liana Giorgio Napolitano a VittorioVeneto a novant’anni dal terminedell’epica battaglia finale dellaGrande Guerra, espresse con sin-cera commozione nel giorno incui si è ricordata solennemente laconclusione del primo conflittomondiale e si è celebrata la festa delle ForzeArmate.

Nel discorso del presidente Napolitano, tenutoal Teatro Da Ponte, è emersa una direttrice di carat-tere storico e identitario, riassunta dal Capo delloStato nella consapevolezza di essere parte di un'u-nica collettività, di un'unica Nazione.

Ancora il Presidente della Repubblica ha ricor-

dato i passi fondamentali dellaCostituzione, laddove si dice chel'Italia "ripudia la guerra" e che "ladifesa della Patria unita è un dove-re per ogni cittadino". Rendendopoi omaggio alle Forze Armate,delle quali il 4 novembre si è cele-brata la festa, il PresidenteNapolitano ha ricordato il loroimpegno internazionale nella dife-sa della pace, che insieme all'a-mor di Patria e all'Unità nazionale– ha detto il Presidente - sono gliobiettivi fondamentali a cui tuttidevono tendere. Il Presidente ha

salutato le autorità locali ed in particolare il ministrodella difesa Ignazio La Russa e il ministro Luca Zaia.Davanti ad una folta delegazione di ragazzi, il presi-dente Napolitano non si è sottratto a riflessioni dicarattere storico, sottolineando come, dopoCaporetto, la guerra sia diventata una guerra"nostra", combattuta dai militi, ma anche dagli ope-rai e dalle donne rimaste a presidiare le case.

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La partecipazione del presi-dente Corrado Perona conquasi tutti i componenti del

consiglio direttivo nazionale, e contanto (ovviamente) di Labaro con le212 medaglie d’oro, nonché quelladel nuovo vescovo di Vittorio Vene-to, monsignor Corrado Pizziolo, aduna delle prime uscite compiute indiocesi, hanno costituito gli ele-menti caratterizzanti il tradizionaleincontro al Bosco delle PenneMozze di Cison di Valmarino: il 37°,da quando questa realtà scarponavenne inaugurata, e particolarmen-te sentito in questo 2008, ricorren-

do il 90°anniversario della fine dellaGrande Guerra.

Partecipazione da record dellepenne nere provenienti non soltan-to dal Triveneto, ma da tutta Italia:perfino dalla Sicilia. Perché, come èstato rilevato più volte, e anche inquesta occasione, il Bosco è il“memoriale” non soltanto degli alpi-ni trevigiani e veneti che sonoandati avanti, ma di tutti gli alpini:dal Trentino e dal Piemonte all’ItaliaCentrale, alle Isole.

Sui “sentieri della memoria”,dunque, domenica 31 agosto hannocamminato circa quattromila penne

nere. A fare gli onori di casa, il pre-sidente del comitato e dell’associa-zione Bosco delle Penne Mozze,Claudio Trampetti; ad accompagna-re la cerimonia, il Coro ANA diVittorio Veneto e la Banda musicaledi Cison di Valmarino.

E’ sempre con una certa com-mozione che si partecipa a questoincontro, e tale stato d’animo lo si ècolto durante le varie fasi della ceri-monia anche quest’anno: coi signi-ficativi silenzi, oltre alle espressionidi volti noti o sconosciuti, ma digente fiera di portare il cappellocon la penna, e consapevole del

Al Bosco: sempre!Al Bosco: sempre!

La selva di gagliardetti che ha caratterizzato il raduno 2008 alBosco delle Penne Mozze

Un momento della messa in suffragio dei Caduti officiata dalvescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo

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valore della memoria.Memoria alla quale hanno fatto

riferimento “materiale” le tre tar-ghe, corrispondenti ad altrettantesezioni ANA, scoperte ufficialmentenell’occasione: Biella (la città delpresidente Perona), Alessandria eCividale. E della quale lo stessoPerona ha parlato nel discorso uffi-ciale (nelle tre foto piccole ilPresidente Perona) ricordando ilsacrificio delle Penne Nere nellaGrande Guerra e in tutta la storiad’Italia, dall’anno della fondazionedel Corpo fino ai nostri tempi.

Il Presidente nazionale haanche annunciato un evento em-blematico: la cerimonia del 3novembre, a Trento, e l’invito a tuttiad accendere un lumino ai balconi

delle proprie case, la sera di quelgiorno, per ricordare i Caduti dellaGrande Guerra, all’insegna di “Congli Alpini sui sentieri della storia”.

Sulla realtà odierna dell’ANA,oltre a Perona, che ha sottolineatola continuità fra veci e bocia, si èintrattenuto anche il vescovo Piz-ziolo nell’omelia durante la messa,cogliendo nella solidarietà e nelvolontariato delle Penne Nere unodegli elementi essenziali dell’appar-tenenza al Corpo e quindi all’Asso-ciazione. Gli alpini, insomma, comegente agisce secondo Dio, e nonsecondo gli uomini

Ultima, ma non ultima, la comu-nicazione di Perona dell’annunciodatogli la sera prima dal sindaco diVittorio Veneto, Scottà: verrà fatto

un monumento al mulo, che nellastoria scarpona occupa un postotutto suo, particolare e significativo.

Per concludere, da segnalare lapartecipazione di non pochi sindacidella zona, a cominciare da quello diCison di Valmarino, Cristina Pin, delvicepresidente della Provincia diTreviso, l’alpino Floriano Zambon, deipresidenti delle sezioni Ana dellaMarca, di quelle vicine e di tantissimigruppi coi gagliardetti. Naturalmente,non potevano mancare il gonfalonedel Comune di Vittorio Veneto e labandiera del Comune di Treviso,decorati di medaglia d’oro. Speaker,come sempre puntuale, misurato, eappropriato nelle citazioni, l’avvoca-to Nicola Stefani.

Giovanni Lugaresi

L’omaggio solenne del Presidente nazionale Corrado Perona alBosco delle Penne Mozze

I “nostri” Reduci, immancabile presenza nel Bosco dellamemoria

Nella valle c’è la corsa all’ultimo regalo. Pur inperiodo di crisi economica un pensiero per lepersone care lo si fa sempre. E mentre in

tanti pensano al Natale acquistando qualcosa, un grup-po di alpini pensa al Natale ricordando i suoi morti. Chinon ha mai partecipato alla cerimonia della vigilia diNatale al Bosco delle Penne Mozze lo faccia.

E’ qualcosa di semplice e bello. E’ bello il silenzio

che aleggia tra le fronde degli alberi, è bello lo squillodella tromba, è bello il brano che viene letto per ricor-dare chi ha perso la vita per la Patria, sono belli i rin-tocchi della campana, è bella la cerimonia, breve, senzatante parole, perché è l’essere lì alla vigilia del Natale ilmessaggio assoluto.

L’appuntamento è alle 15 del 24 dicembre, al Bosco.(a.m.)

Il Natale al Bosco delle Penne Mozze

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1918-2008 ...novant'anni dallafine della Grande Guerra che portòal sacrificio di migliaia di giovaniper troppo tempo dimenticati.

In quest'ultimo anno tantissimesono state le manifestazioni che sisono succedute per ricordare ilcoraggio, l'eroismo e la perseveran-za di uomini mandati in trincea amorire per difendere la Patria.

Una significativa cerimonia èavvenuta sabato 25 ottobre sullesponde del Grande Fiume con larievocazione della Battaglia sulPiave.

La giornata si è presentatasubito favorevole proprio per il beltempo che ha consentito a tantissi-mi spettatori di assistere assiepatilungo l'argine del Piave ad un veroe proprio assalto al nemico conschierati sulle grave di Nervesa l’e-sercito italiano e sulla spondaopposta di Susegana gli Austro-ungarici a difesa delle postazioni.

Sul greto del fiume si sonoricostruite e allestite le trincee conle difese di filo spinato e sacchi disabbia; tutto questo è stato possi-bile grazie all’abile opera di circa250 figuranti, che indossavano divi-se d’epoca, arrivati appositamenteda Roma, e che rappresentavanogli eserciti italiani e austriaci. Nonsi sono risparmiati i colpi di mitra-gliatrici e di mortaio e per comple-

tare l’effetto scenografico si sonoalzati gli aerei d’epoca degli oppo-sti schieramenti, a simulare unabattaglia in volo.

Volutamente e giustamente si èvoluto evitare la visione di morti eferiti sul simulato campo di batta-glia per il rispetto dovuto a chi pro-prio in quei luoghi ha dato la vita.

Con uno sforzo di immaginazio-ne si poteva ben interpretare lasituazione venutasi a creare in quel-l’epoca così tragica e commuoversiripensando agli enormi sacrifici ditutti questi uomini, indistintamente

dal colore della loro bandiera.Prima della battaglia vera e

propria la voce narrante di NicolaStefani introduceva la vicenda condovizia di particolari del contestostorico e geografico in cui tutta laGrande Guerra fu combattuta.

Tantissimi i ragazzi delle scuoledi tutto il comprensorio del quartie-re del Piave arrivati con gli autobusinsieme ai loro insegnanti. Infatti èanche a loro, ai giovani, che questomomento rievocativo è stato dedi-cato…per non dimenticare.

Luigi Perencin

Rievocazione Battaglia del Piave

Alle 19,30 del 3 novembre scorso, mentre aTrento gli alpini accendevano una fiaccoladavanti al Mausoleo di Cesare Battisti, i 30

Gruppi della Sezione ANA di Conegliano si raccoglieva-no intorno ai monumenti ai Caduti per una preghiera eper accendere un cero. Lo stesso avveniva davanti atutti i monumenti d’Italia dedicati ai Caduti nei paesi enelle città dove c’è un Gruppo dell’ANA. A Trento ilfuoco è arrivato da Caporetto, portato dalle staffettealpine. C’era il Presidente nazionale Corrado Peronacon il glorioso Labaro. Davanti ai nostri monumenti c’e-rano gli alpini che hanno raccolto l’appello delPresidente sezionale Giovanni Battista Bozzoli apparsonello scorso numero di Fiamme Verdi. Al periodicosezionale sono giunte numerose immagini dai Gruppi.Pubblichiamo una foto della cerimonia di Conegliano,alla quale era presente il Presidente Bozzoli e di quelladi Ponte della Priula, nel Tempio Votivo alla FraternitàEuropea, edificato a ricordo di tutti i Caduti della GrandeGuerra. (a.m.)

Davanti ai nostri morti

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Colui che fa del bene, nonsa mai tutto il bene che hafatto” così spiega, citando

l’apostolo dei lebbrosi RaoulFollereau, Sara Meneguz, Priore del“Premio Civilitas”, presentando allaplatea dell’Accademia di Coneglia-no, giovedì 6 novembre, le storiepersonali dei premiati 2008. Le tantevicende umane che Civilitas portaalla luce ogni anno, ci parlano diattenzione al prossimo, di gesti disolidarietà vissuti nel riserbo dell’a-nonimato, di cure amorevoli verso idiseredati e gli ultimi, di atti d’amoreverso gli altri compiuti fuori da ogniretorica autocelebrativa e fine sestessa. Azioni concrete di donne euomini, di ogni età e ceto sociale,che contribuiscono con straordina-ria generosità e forza interiore allacrescita della comunità civile. Alticoncetti etici e morali ripresi nelleallocuzioni introduttive dal sindacoAlberto Maniero, dal presidentedella provincia Leonardo Muraro edal presidente dell’AssociazioneDama Castellana Giovanni Grassi.

Un riconoscimento prestigiosoche dall’anno di istituzione, il 1992, èandato a eminenti personalità qualiElio Toaff, rabbino della comunitàebraica di Roma, Rita LeviMontalcini, scienziata di fama inter-nazionale, papa Giovanni Paolo II,Vartan Oskanian, ministro armeno,ma anche ad Associazioni beneme-rite (Arma dei Carabinieri, CroceRossa Italiana, Protezione Civile) tracui, nel 2000, alla nostra Associa-zione Nazionale Alpini nella personadel presidente Leonardo Caprioli.

Quest’anno il Premio Civilitas èstato assegnato alla dott. AldaPellegri, cuore e anima per moltianni dell’Istituto “La Nostra Fami-glia” di Conegliano. Una missione, lasua, rivolta sempre al variegatomondo della disabilità minorile, dellariabilitazione psico-fisica, del biso-gno, del disagio sociale come puredel sostegno ai nuclei familiari in dif-ficoltà.

A fare da degno contorno al pre-mio principale, sono stati poi conse-gnati gli attestati “Civiltà nellaComunità” a persone che nel corsodel 2008 si sono distinte per il loroimpegno in ambito locale.

Tra questi tre alpini che fannoonore alla nostra Sezione: UgoGranzotto di Susegana, Raimondo(Mondo) Piaia di Conegliano eErmenegildo (Gildo) Trivellato diGaiarine.

Queste, in sintesi, le motivazioni:Ugo Granzotto, per la sua

grande passione per la musica.Prima tromba della fanfara alpina diConegliano: “Non c’è cerimonia reli-giosa o civile, lieta o triste, che nonsia accompagnata dalla sua tromba.È persona solare e genuina, capacedi una disponibilità mai scontata, digesti semplici ma preziosi perché alservizio della comunità.” Bella, com-movente ed applauditissima la suaesecuzione dell’Ave Maria diSchubert alla consegna delle Men-zioni alla Memoria.

Raimondo Piaia, insegnante dimatematica e artigiano. “Come alpi-no ha vissuto l’esperienza della IIªGuerra Mondiale della quale halasciato testimonianza in un libroche consegna alle generazioni pre-senti e future il ricordo di una feritaincancellabile nella storia umana” epersonale, aggiungiamo noi cono-scendone le vicissitudini, la diritturamorale e la sensibilità d’animo.“Uomo umile, gioioso e cordiale,testimone di un lungo impegno nellacomunità.”

Ermenegildo Trivellato, mec-canico in pensione, punto fermo e

guida carismatica per oltre trent’an-ni del Gruppo alpini di Gaiarine. “Èsempre in prima linea per aiutarepersone colpite da calamità naturalie sollecita, con il proprio esempio,tutti i cittadini affinché aiutino lepopolazioni in difficoltà inviandoaiuti nei vari paesi poveri del mon-do, incoraggiando le adozioni adistanza e la raccolta di fondi per ibambini bisognosi di cure particolarie costose.

Si dedica alle varie attività, siasotto il profilo della progettazioneche sotto quello pratico della realiz-zazione, con spirito di sacrificio egrande umiltà.”

Un plauso e un ringraziamentoda parte dell’intera Sezione diConegliano ai tre premiati del 2008ed anche agli alpini segnalati nelleedizioni precedenti: GiovanniDaccò (1998), Giacomo Vallomy ePietro De Zan (1999), Lauro Piaia(2000), Antonino Cais (2001),Renato Brunello e Giorgio Pol(2002), Gianmarco Campo-dall’Orto, Giuseppe Tomasi eArturo Dall’Armellina (2003),Gianni Miraval, Dante Zanardo eFloriano Zambon (2004), tenentein servizio Monica Segat (2005);Bruno Bottecchia (2006). Bravi… esiamo certi che altri se ne aggiunge-ranno!

Giorgio Visentin

Premio Civilitas: quando le penne neresi fanno onore, in silenzio

Da sinistra il vicepresidente Giuseppe Benedet, Giorgio Visentin, Mondo Piaia, il prioredel Premio Civilitas Sara Meneguz, Ermenegildo Trivellato e Ugo Granzotto

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Aessere sinceri, solo ilcapogruppo degli Alpini diMestre e consigliere na-

zionale Franco Munarini che, pergarantire una sicura presenza, già aprimavera aveva organizzato una

missione-gemellaggio con la Sezio-ne Abruzzi, ci credeva fino in fondo.Puntuale è arrivata una rispostasorprendente, ovvero quasi unavernice dell’adunata nazionale2009 di Latina. Già questo spiega

perché dall’Abruzzo sono arrivati aMestre per la 40^ Festa dellaMadonna del Don ben 3 pullman dialpini e il Coro sezionale Stella GranSasso, che sabato 11 ottobre si èesibito con successo in concertonel Duomo di Mestre assieme alCoro sezionale di Udine del Gruppodi Codroipo e allo storico Marmo-lada di Venezia.

Tutto esaurito in sala, quasi unomaggio al parroco monsignorFausto Bonini, per la prima volta pre-sente a una manifestazione alpina aMestre. Un preludio al successodella domenica (12 ottobre) per latradizionale messa in piazza, unica

Da Veneto, Friuli e Abruzzo per la Madonna del DonDa Veneto, Friuli e Abruzzo per la Madonna del Don

Gli alpini a Mestre per la 40^ Festa della Madonna delDon con le penne nere d’Abruzzo, i Fruilani e i Veneti.Presente una delegazione della Sezione ANA diConegliano

Il consigliere nazionale Dante Soravito Franceschi. con Antonio Purificato della SezioneAbruzzi, ha donato l’olio per le lampade votive della Madonna del Don

La suggest iva immagine dell’altarededicato alla Madonna del Don

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A Firenze il Raduno del 4°Raggruppamento Alpini Centro Sud eIsole nel 90°anniversario dell'esodo

Erano 39.741 i profughi provenienti da 223amministrazioni comunali: 28 della provin-cia di Belluno, 14 della provincia di Treviso, 3

della provincia di Venezia e tutti i 178 comuni dellaprovincia di Udine, trovarono ospitalità nella città diFirenze fino al novembre del 1918, dopo la disfattadi Caporetto.

Il 27 e 28 settembre la Sezione di Conegliano erapresente con il suo Vessillo e i gagliardetti dei grup-pi, nonché con i Gonfaloni della Provincia di Treviso,della Città di Conegliano, dei Comuni di Codognè,Vazzola, Godega S. Urbano, San Vendemiano, SantaLucia di Piave, scortati dai sindaci o assessori inca-ricati.

I Reduci della campagna di Russia ospiti d’onore Un momento della cerimonia religiosa

Entra il Labaro nazionale con il Presidente Perona Al Raduno di Firenze passano …i nostri

nel suo genere nel Veneto, officiatada padre generale della ProvinciaVeneta dei Cappuccini, RobertoGenuin. Parterre e gran parte dellapiazza con il tutto esaurito. In prece-denza il tradizionale corteo daglionori ai Caduti in municipio, bensostenuto da almeno un migliaio dialpini, provenienti da est come daovest, ovviamente soprattutto dalFriuli, al seguito della sezione Udine,

guidata dal presidente e consiglierenazionale Dante Soravito Franceschi,che assieme a quello della SezioniAbruzzi Antonio Purificato, ha dona-to l’olio per le lampade votive dell’al-tare della Madonna del Don. Perl’Ana nazionale il vicepresidentevicario Marco Valditara. Per ilComune di Venezia il vicesindacoMognato e il presidente del consigliocomunale Boraso. Onori militare con

il picchetto e la fanfara della Julia. Erapresenta con il Vessillo anche unanutrita rappresentanza della Sezionedi Conegliano. Gran ammaina ban-diera con la Fanfara sezionale diVergnac-co-Udine. Grazie agli abruz-zesi, cugini di naja dei friulani eanche veneti, come dimostra laSezione testimonial (3° art. monta-gna) di Conegliano.

Teddi Stafuzza

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Riunione del Direttivo Sezio-nale ad ottobre nella sededel Gruppo Colfosco per

salutare il colonnello Maurizio Plassoche lascia il 3°Reggimento Artiglieriada Montagna di Tolmezzo per ilComando delle Truppe Alpine diBolzano.

La riunione in trasferta, allargataanche alle cariche sezionali, è stataaperta formalmente dal presidenteBozzoli che ha salutato l’ospite ed haesteso, particolare, il suo saluto ad

Ivano Gentili, vice presidente nazio-nale uscente, ai presidenti emeritiBasso, Gai e Daminato, al vicepre-sidente della Provincia FlorianoZambon, al consigliere nazionaleNino Geronazzo. E’ stata una norma-le riunione del Direttivo, anche se unpo’ stringata per lasciar spazio all’in-contro di saluto con il colonnelloMaurizio Plasso. Ma il presidenteBozzoli ha comunque voluto svolge-re tutti i punti messi all’ordine delgiorno.

Il presidente Bozzoli ha avuto poiparole di ringraziamento verso il 3°Reggimento Artiglieria da Montagnaper i proficui rapporti instaurati neglianni che hanno cementato un lega-me importante. E non a caso il col.Plasso è voluto venire a salutare pro-prio la Sezione ANA di Conegliano.

“Molti montagnini della nostraSezioni – ha detto il presidente –hanno prestato servizio nei GruppiUdine, Belluno, Osoppo e Coneglianoal quale siamo particolarmente, per

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Il col. Plasso riceve il munizionamento indispensabile perl’impegnativa trasferta altoatesina

Una torta con l’effige del 3° Reggimento Art iglieria daMontagna per il saluto al col. Plasso

Saluto al col. MaurizioPlasso assegnato alComando delle TruppeAlpine di Bolzano

Saluto al col. MaurizioPlasso assegnato alComando delle TruppeAlpine di Bolzano

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La squadra di cuochi che rende indimenticabili le serate nellasede degli alpini di Colfosco

La porchetta “sacrificata” nella serata di saluto al col. MaurizioPlasso

tante ragioni, anche di nome, legatiin modo indissolubile”.

Da parte sua il colonnelloMaurizio Plasso ha contraccambiatoil saluto e ha dato prova di veroattaccamento alla Sezione di Cone-gliano donando alcuni preziosi cime-li di famiglia al Museo degli Alpini.

Oltre ad una statuetta in legnoraffigurante un alpino, il colonnello

Maurizio Plasso ha donato l’alta uni-forme modello 1934 completa dimantello e spallacci appartenuta asuo padre, il generale LucianoPlasso, già comandante del 3° Reg-gimento Artiglieria da Montagna.

L’alta uniforme fa già bellamostra di sé nel Museo degli Alpini diConegliano. Un regalo che ha fattoesultare Luciano Barzotto, responsa-

bile del Museo, davvero entusiastaper il dono ricevuto.

Alla parte ufficiale della riunioneè seguita quella conviviale (nonmeno piacevole) e qui sono entrati incampo i cuochi del Gruppo Colfoscoche, inutile dire, hanno ricevuto gliapplausi di tutti i convenuti.

Antonio Menegon

Si è svolta 10 ottobre a Tolmezzo la cerimo-nia del Cambio del comandante del Gr.Conegliano e del comandante del 3°Art.

da Montagna.Grande partecipazione della Sezione di Cone-

gliano con il suo Vessillo ed i 30 gagliardetti deiGruppi, a significare lo spirito di amicizia che ci legaa questo Reparto. Non poteva mancare il Gonfa-lone della Città di Conegliano, del quale il Repartoè cittadino onorario.

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Vittorio Tomasella, classe1914, sergente alpino delVal Cismon (nella foto

sopra è il secondo seduto dadestra) era prima stato impegnatonel fronte francese, poi, fino alla pri-mavera del ’42, in quello greco-albanese. Vittorio raccontava sem-pre di quando li avevano caricatitutti su un treno diretto a Brindisi eper la gran parte dei suoi commili-toni era la prima volta che vedeva-no il mare ed il resto d’Italia. Se nestavano tutti seduti sui carri bestia-me con le gambe penzoloni guar-dando fuori meravigliati. Poi in navefino a Durazzo e quindi a piedi sullemontagne. Mesi estenuanti, unaguerra che sembrava non finiremai. Poi giunse l’ordine di ripiegaree fu il caos. Si dice che dal punto divista militare quella di Albania fu lapiù sporca e stupida di tutte leguerre. Perché fu la guerra deipidocchi, del fango, della fame, delfreddo. Tanti morirono di freddo inmontagna, altri di malaria in pianu-ra. Qualcuno morì addirittura per ilmorso di una vipera entrata nella

tenda. Se si esclude la drammaticaritirata del Don, la guerra in Albaniafu peggiore anche di quella diRussia. L’unica cosa che contava inquei giorni era riuscire a vivere.

La guerra è malvagia ed è sem-pre da condannare. Ma fa sì che tragli uomini nasca una grande frater-nità. Sbocciò così sui montidell’Albania una straordinaria ami-

cizia tra il sergente Vittorio Toma-sella e l’alpino Albino Deon. Unaamicizia cementata dalla durezzadel fronte, dal vedere il mondo allastessa maniera, dal comune dis-prezzo per quella guerra insulsache, loro malgrado, erano stati man-dati a combattere, dall’amore per laterra. Certamente Vittorio avrà rac-contato ad Albino della sua fami-glia, anzi della sua “strana” famiglia:a Castello Roganzuolo due famiglieconvivevano in una stessa grandecasa rurale impegnati in una va-stissima campagna. Le famiglieTomasella-Dal Mas vivevano in unaspecie di bifamiliare dove in comu-ne c’era la cucina (ogni giornosedevano a tavola settanta perso-ne, uomini, donne, vecchi e bambi-ni), la stalla e la conduzione deicampi. Una campagna bellissimasituata tra la statale Pontebbana ela ferrovia, con i campi rossi dipapaveri a primavera, poi gialli digrano, i profumi intensi della fiena-gione, i giganteschi cedri della casapadronale, i mille suoni coperti oradal fischio del treno, ora dal salto

Quando gli alpini si cercano

Vittorio Tomasella convalescente a Bolognaassieme all’amico Giovanni Camerin di SanVendemiano

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dell’acqua che dal grande canaleveniva deviata nelle canalette chesi diramavano come tentacoli nelverde. Una amicizia fraterna quellatra Vittorio e Albino, un senso diprotezione reciproca che durò perquanto fu lunga la campagna diAlbania.

Poi il ritorno in Italia, dove aVittorio fu concessa una licenza diun mese e mezzo e ad agosto par-tenza per la Russia. Qui l’avventuranon durò a lungo perché ebbe lafortuna, si fa per dire, di rimanereferito. In una azione di pattuglia-mento una pallottola sparata da uncecchino gli trapassò di netto latibia della gamba destra. Una feritache non fu mai rimarginata, ma checonsentì a Vittorio di tornarsenedalla Russia prima che si scatenas-se quell’inferno che tutti conoscia-mo e che è la pagina più tragica fratutte quelle vissute dagli Alpini.Ospedale militare di Bologna poi acasa per una lunga convalescenza,nel corso della quale poté portareall’altare Caterina Campodall’Orto.Vittorio pensava che fosse finitaqui. Era partito per la naia nel ’35,Battaglion Cadore, nel ’39 era statorichiamato nel Val Cismon, da setteanni ormai vestiva il grigioverde…

No, non era finita qui. Nonbastava che avesse dato alla patriagli anni migliori della sua esistenza,che fosse stato impegnato su trefronti, che avesse una gamba fora-ta da parte a parte e che avessemesso su famiglia: nel giugno del‘43 dovette ripresentarsi a Udinedove, dopo il tragico epilogo dellaspedizione in Russia, veniva ricosti-tuito il Val Cismon. L’otto settembrelo sorprese a Santa Lucia diTolmino, allora territorio italiano,dove il suo battaglione era prontoper essere di nuovo impegnato sulfronte balcanico. Da giorni ormaiera un tira e molla, un andare e tor-nare da un paese all’altro dellaSlovenia nel tentativo di non spin-gersi troppo ad est, avendo capitotutti che tutto stava per saltare.Quel giorno con la sua compagniaVittorio si trovava accampato nelcampo sportivo del paese. Con un

passaparola il capitano informò glialpini che quando avessero sentitoun colpo di pistola tutti se ne pote-vano andare per la propria strada. Ilcolpo di pistola fu sparato alle ottodi sera. Vittorio non ebbe dubbi: inquel marasma dove nessuno capi-va più niente, dove regnava soloconfusione e nessuno era in gradodi dare ordini, l’unica certezza era lasua famiglia che lo aspettava. Parveinterminabile il percorso che loriportava a Castello Roganzuolo: apiedi fino a Cividale via Castel-monte, poi in treno per Gemona,Pinzano e Sacile, un viaggio rocam-bolesco appeso ad un vagonepreso al volo. Vittorio sgattaiolavavia prima che il convoglio entrassenelle stazioni, già controllate daiTedeschi, per poi risalirvi subitodopo. A Cividale era riuscito a pro-curarsi un abito borghese. Nei gior-ni successivi l’otto settembre ladivisa segnò il destino di migliaia emigliaia di uomini. E tanti ebberosalva la vita solo perché riuscironoa sostituire la divisa grigioverde conun abito borghese. Da PianzanoVittorio raggiunse casa attraver-so i campi adiacenti alla ferro-via. E lì rimase, nascosto, finoalla fine della guerra, protet-to dalla sua famiglia. Ebbe lafortuna che non capitò ad altriseicentomila militari italiani, ecioè a Vittorio furono rispar-miati i venti mesi di lager carichidi tante situazioni: le lusingheper aderire alla repubblica diSalò, la fame, la mise-ria, le umiliazioni.Partecipava ai lavorinei campi, semprepronto ad eclissarsi,in caso di emergen-za, nei nascondigliche poteva offrirela campagna e nelrifugio allestitocontro i bombar-damenti, scavatoai bordi del gran-de orto di casa, tremetri sotto terra.Ne erano staticostruiti addirittu-

ra due nella grande casa Tomasella-Dal Mas, uno per gli uomini ed unoper le donne…

Finita la guerra la lapide che sulmuro della chiesa ricordava i cadu-ti del primo conflitto venne affian-cata da quella con il triste e lungoelenco dei caduti e dispersi delsecondo. Ma si cercò di dimentica-re per andare avanti, lavorare, rico-struire. La voglia di tornare a vivereimponeva di scordare le tremendedevastazioni della guerra. I ricordiperò pesano e, anche se assopiti,prima o dopo ritornano. Come sep-pellire il passato quando il passatoè lì, davanti… Con il passare deglianni il flusso del pensare vagabon-do restituì a Vittorio vicende lonta-ne e vicine, difficili memorie di guer-ra e gioiose scene di incontri, voltidi persone care e di amici. A tuttoquesto contribuiva una foto che dasempre teneva nel portafoglio:quattro commilitoni sulle montagnedell’Albania davanti ad un mortaio.L’alpino di sinistra era il sergenteTomasella, quello di destra l’alpino

Deon.Deon, Albino

Deon, l’amicofraterno.

Si eranosalutati do-po l’Albaniacon la cer-tezza che si

s a r e b b e r orivisti ancora,

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sempre, poi le loro strade si eranodivise.

Quell’amicizia andava oltre laguerra perchè aveva radici profon-de e non era stata sminuita né dal-la distanza, né dal tempo, né dalsilenzio.

Vittorio cominciò a cercareDeon nei primi anni ‘80. Non ricor-dava bene la sua provenienza,forse non l’aveva mai saputa, labiliindizi gli suggerivano il Quartier delPiave. Toccò al figlio Mariano sco-razzare il padre per sabati e sabati,fermandosi a chiedere nelle osteriedei paesi, nelle canoniche delle par-rocchie. Cison, Follina, Vidor,Segusino, Sernaglia, Covolo,Pederobba… qualche Deon saltavafuori, ma di Albino Deon nulla,inghiottito nel nulla, svanito senzalasciare un segno. Ad un appellopubblicato sull’”Alpino” avevanorisposto alcuni reduci, altri eranoarrivati ad incontrare Vittorio acasa, con informazioni… Nulla.

E venne Rossosch, un giornoatteso dagli alpini da 50 anni, quan-do lavorarono fianco a fianco sezio-ni italiane ed estere, alpini, ufficiali,caporali, generali. Lavorare nel can-tiere dell’asilo fu come ricordare ilpadre o il nonno o un congiuntoche dalla Russia non era mai torna-to e non aveva nemmeno unatomba o, se una tomba c’era, nes-suno vi aveva mai deposto un fiore.O ricordare anche chi era tornatodopo essere uscito vivo da quell’in-ferno di fuoco e di ghiaccio e quan-do al confine era sceso dal trenoper salutare la bandiera e sentireancora una volta la terra natalesotto i piedi era stato fatto risalire infretta, sportelli chiusi a chiave efinestrini rialzati. Perché l’ordine erache nessuno doveva vedere gli alpi-ni che con le loro divise lacere edinfestate dai pidocchi, malati di dis-senteria, sporchi e malmessi, face-vano schifo…

All’operazione Rossosch parte-ciparono anche i quattro figli diVittorio Tomasella: Luigino, Piero,Aldo e Mariano, due sono alpini. Laloro ditta provvide alla costruzione

e fornitura delle attrezzature-giocodell’asilo. Per la messa in operaAldo si recò in Russia con l’ultimoturno, partenza da Bergamo, scalo aVoronez.

Qui, una volta atterrato l’aereorimase in pista con i motori accesiper accogliere direttamente i volon-tari del turno precedente che face-vano ritorno in Italia. “Piacere,Deon”, si sentì dire Aldo da un alpi-no che gli stringeva la mano. Non cifece caso, poi ricordò che Deon erail nome dell’amico che il padre cer-cava da una vita.

Intanto nel 1994 Toio Tomasellaera “andato avanti”. Era orgogliosoche i suoi figli fossero andati aRossosch, non potevano fargli rega-lo più grande, anche se non se l’erasentita, l’anno prima, di ritornare inRussia con Luigino e Mariano perl’inaugurazione dell’asilo.

Due anni dopo la Sezione Al-pini della Svizzera organizzò aBellinzona un incontro per tutticoloro che avevano partecipatoall’“Operazione Sorriso”. Aldocasualmente rivide Deon, l’alpinoche lo aveva salutato a Voronez. Enon lo mollò. Era Deon Orlando,aveva guidato gli alpini svizzeri cheavevano gestito a Rossosch lamessa in opera dell’impianto elet-trico. Era andato in Russia per ricor-dare lo zio, Deon Albino.

Albino abitava a Crocetta del

Montello. Anche lì la guerra avevasubito presentato il suo conto:povertà e mancanza di lavoro. Deonera emigrato in Svizzera dove lavo-rava in miniera.

Era di servizio una domenicapomeriggio del 1953 quando l’im-bocco della galleria era stato ostrui-to da un piccolo cedimento. Entra-to per liberare il passaggio, Albinoera stata sorpreso da una secondafrana che lo aveva sepolto persempre.

Da 40 anni Deon non c’era più.Vittorio lo aveva cercato invano, mala loro amicizia era così grande cheavevano continuato a cercarsianche dopo la morte. E si eranoritrovati.

Ogni anno Aldo Tomasella eOrlando Deon si danno appunta-mento per l’adunata. Ma è come sesi incontrassero Vittorio e Albino. Esi raccontano del Val Cismon, deivecchi amici di naia, di quandoscendevano lungo la costa adriaticaper raggiungere Brindisi e se ne sta-vano tutti seduti sul carro bestiamecon le gambe penzoloni a guardarel’azzurro del mare, della nave che liportava a Durazzo e loro distesi sulponte, pancia all’aria, a prendere ilsole che li accecava.

Davanti ad un bicchiere, prontia schierarsi per l’ammassamento esfilare. Assieme.

Gianfranco Dal Mas

La foto che Vittorio tenne per tutta la vita nel portafoglio. A sinistra il sergenteTomasella, a destra l’amico alpino Deon

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fu grazie a S. Antonio da Padova che riuscì a scam-pare da quell’inferno: egli aveva una piccola reliquiache teneva sempre con sé e nei momenti peggiori,mentre vedeva intorno i compagni cadere, la strin-geva forte.

Sta di fatto che la sua fede in S. Antonio, la forzadei vent’anni ed anche, naturalmente, un po’ di for-tuna lo riportarono a casa sano e senza alcuna feri-ta in Italia.

Al ritorno, ai primi di marzo, rimase per un mesea Tarvisio dove fu sottoposto a vari esami e fu,assieme agli altri sopravvissuti, riabilitato e prepara-to per il ritorno a casa. Fu a Tarvisio che per la primavolta, dopo quattro mesi, riuscì a lavarsi, cambiarsigli abiti ed a disinfestarsi dai pidocchi che gli sierano attaccati ovunque.

Rimase a casa un mese e fu richiamato alle armia Bolzano. Il 9 settembre fu fatto prigioniero daitedeschi e mandato nei campi di concentramento diBerlino est. Era comandato dalle SS ed aveva variemansioni, tra cui liberare le zone bombardate daicadaveri. Nel maggio 1945, ironia della sorte, fu libe-rato dall’esercito russo entrato a Berlino. Dopoquasi due mesi riuscì a ritornare a casa, la maggiorparte del tragitto la percorse a piedi.

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S. Antonio protettore degli Alpini,parola di Ferdinando Pasin

Ferdinando Pasin è nato a Pieve di Soligo il19 luglio 1922. Nei primi mesi del 1942venne chiamato alle armi e destinato al bat-

taglione Pieve di Cadore nel VII reggimento alpini.Nel maggio dello stesso anno fu spostato nel

battaglione Verona VI reggimento alpini, divisioneTridentina dove si preparò alla partenza per il fronterusso.

Nel mese di ottobre, dopo un lungo viaggio conil treno addetto al trasporto del bestiame, fino a 150km dal fronte e poi proseguendo a piedi, la divisio-ne Tridentina prese posizione nella zona di Podgorsulla sponda destra del fiume Don.

Per quasi tre mesi questo fronte si rivelò abba-stanza tranquillo, pur non mancando gli assalti quo-tidiani da parte di battaglioni e compagnie russecon lo scopo di testare la forza degli alpini, ma, oltreagli attacchi nemici il problema maggiore per inostri soldati era il freddo (la vigilia di Natale il ter-mometro segnò -45°C) e le condizioni di vita moltoprecarie.

Questa situazione difficile ma di relativa calmaandò avanti fino al 17 gennaio del 1943 quando,completamente accerchiata la divisione Tridentina,alla sera, iniziò lo sganciamento del fronte e unalunga fase di combattimenti, ben presto si reseroconto di non avere i mezzi per contrastare un eser-cito come quello russo, armato di potenti carriarmati T34 e dei famosi razzi Katiusha.

Da qui inizia la catastrofica ritirata di Russia e ilbattaglione Verona fu fin da subito impegnato aOpit, in prima linea, subendo perdite gravissime. Dal17 al 26 gennaio la divisione Tridentina venne impe-gnata in 11 battaglie, l’ultima e più sanguinaria fu labattaglia di Nikolajewka: dalle 9 di mattina alcunireparti della Tridentina, tra cui il battaglione Verona,prese d’assalto la cittadina russa dove vi erano pre-ponderanti forze russe armate con numerosi can-noni, mortai, mitragliatrici.

Gli assalti continuarono per tutta la giornata fin-ché, verso sera, il Generale Reverberi col grido“Tridentina avanti!” trainò l’intera divisione all’assal-to e, nonostante le ingenti perdite di uomini, riusci-rono a sfondare l’accerchiamento russo.

Calata la notte, la luna piena illuminava il ver-sante dove era avvenuta la battaglia, la collina eracoperta di cadaveri al punto che non si vedeva ilcandore riflesso della neve. Inoltre, fino a nottefonda si udirono le urla e le invocazioni dei soldatiche, gravemente feriti, erano sul campo di battagliaa causa dell’impossibilità di prestare loro soccorsoe stavano vivendo l’ultimo atroce dramma della lorovita.

Ferdinando Pasin disse e ripeté tante volte che

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Èuna domenica di giugno,sono ospite degli alpini diSolighetto e soprat-tutto

del capogruppo, il neo Cavalieredella Repubblica Giovanni Mazzero,che proprio in quest’occasioneoffre un pranzo delizioso perfesteggiare quest’importante soddi-sfazione personale condividendo lagioia con gli amici. A fianco a menoto un arzillo signore un po’ sordoche mostra un ottimo appetito nelgustare le prelibatezze preparate.Chiedo a “Juanito” chi sia. …E’ miozio, un alpino del ’15… mi risponde.Da lì è partita la mia curiosità nelvoler approfondire la conoscenza diquesta persona.

Emilio Collot è nato a Solighettol’8 luglio 1915 in una famiglia com-posta da papà Salvi Collot, mammaSanta Collodel e 10 fratelli. E’ venutoalla luce e ha abitato in quella bellis-sima casa colonica patriarcale che siscorge sulla destra nella collina chedomina il centro storico di Solighet-to. Ha fatto e farà ancora il contadinofinché Dio continuerà a dargli la salu-te e l’energia sufficiente.

Nei giorni di pasqua 1936 vennechiamato a fare la naja a Pieve diCadore, nella 67^ compagnia delBtg. Pieve di Cadore. Dopo un mesepassato fra gli splendidi scenaridolomitici fu inviato assieme al suoplotone ad Udine per frequentareun corso per l’uso delle maschereantigas contro gli aggressivi chimi-ci. Fu temporaneamente congedatonell’agosto del 1937 e richiamatopoi il 10 maggio 1940 a Feltre, men-tre l’Italia si preparava ad entrare in

guerra contro la Francia. Di queigiorni ricorda quel famoso discorsodel Duce ascoltato alla radio: … 44milioni di persone, 8 milioni di baio-nette, 16 milioni di tonnellate dinaviglio …. Se avanzo seguitemi, seretrocedo uccidetemi ….

Rammenta gli scarsi mezzi el’impreparazione già chiari nell’am-biente dell’esercito italiano. In quelmomento sotto le armi nel corpoalpino c’erano pure i fratelli Gugliel-mo e Giovanni. Fu inviato a Serendel Grappa e a Bastia d’Alpago ovesi tenevano i corsi per i richiamati.Nominato caporale, nella primaveradel 1941 fu mandato nella provinciadi Enna al seguito della sua compa-gnia ove venne impiegato comeinfermiere, mansione che ricoprìcon estrema dedizione, rivelandouna naturale predisposizione alsoccorso delle altrui sofferenze.

Durante il fatidico 8 settembreEmilio si trovava fortunatamente acasa in licenza, scampò così aiprimi rastrellamenti nascondendo-si fra le boscaglie delle collinepievigine. Dopo qualche mese,tornato dalla clandestinità, fumilitarizzato dalla TODT edimpiegato nella ricostru-zione dei vari obiettivibombardati dagli allea-ti. In questo frangentedovette assistere allaguerriglia fra partigia-ni e tedeschi che sicombatté nelle varielocalità del Quartier delPiave e che comportò decine dimorti.

Nell’agosto del ’44 venne bru-ciata la casa natale dei Collot con lamorte di tre bovini, un danno che inun’epoca turbata già duramentedalla fame e dalla carestia contri-buì ad arrecare nell’ambito fami-liare ulteriore sconforto. Finitafinalmente la guerra nella prima-vera del ’45 Emilio poté tornareal lavoro dei campi e riuscì acoronare il sogno d’amore conAngela. Dal loro matrimonio sononati Dino, Elsa, Giulio ed Egidio.

Da sempre iscritto all’ANA,Emilio è testimone di quasi unsecolo di vita, nella quale non èstato eroe ma cittadino esemplare,ri-spettoso del prossimo, obbedien-te alla richiesta della Patria.

Renzo Sossai

Emilio Collot, alpino del ‘15

I fratelli Giovanni e Emilio Collot

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Con le ciaspe:Alpini in montagna

La mia esperienzaalla CIASPOLA.N.A.

Il 3 febbraio 2008 fra gli splendidi scenari e leopere di Arte Sella in valle di Sella, frazione diBorgo Valsugana, si è svolta la 6^ CIASPOL

A.N.A., camminata non competitiva di circa 5 km,organizzata dagli alpini di Borgo Valsugana.

Con la collaborazione del Dopolavoro Fer-roviario di Pordenone, abbiamo organizzato ungruppo di 36 persone fra le quali gli alpini ZaraLuigi (Gruppo Barbisano), Sasso Gian Piero eLascala Davide (Gruppo Città), Montagner Claudio(Gruppo Vazzola), Raccanelli Pierantonio.

E’ la terza volta consecutiva che partecipiamoalla camminata.

La prima volta abbiamo preso il trofeo delGruppo più lontano e quest’anno il premio del 2°Gruppo più numeroso.

L’anno prossimo torneremo con il Gruppo diVazzola per cui si punta al premio per Gruppo piùnumeroso.

Gian Piero Sasso

Ho partecipato per la prima volta alla “CIA-SPOL A.N.A.”, una camminata di circa 5 chi-lometri sulla neve con le ciaspe, che si svi-

luppa nella Valle Sella, passando attraverso una partedel percorso di Arte Sella, (Arte Sella sono delle opererealizzate da vari artisti con i materiali trovati in natu-ra, (es. arbusti, sassi, etc…).

Il percorso si è dimostrato da subito alla portata ditutti e contemporaneamente ben godibile, sia perquanto riguardava il paesaggio circostante, che per ildislivello effettuato.

Durante il percorso erano allestiti due punti risto-ro con tè caldo, vin brulè e panettone.

Al termine ci siamo ritrovati per l’abituale rancioalpino. Nel pomeriggio è stata fatta la premiazione; ilnostro Gruppo ha ricevuto un premio per il secondoGruppo maggiormente numeroso. E’ stata un’espe-rienza davvero piacevole e mi auguro che la parteci-pazione degli alpini, specie di noi giovani alpini, possaessere ancora più numerosa per le prossime edizioni.

Un ringraziamento particolare va a Gian PieroSasso, uno degli organizzatori di questa bella gita fuoriporta, Parapampoli incluso al termine della giornata.

Davide Lascala

E cosa c’è di meglio che una bella foto di gruppo dopo la fatica della “CIASPOLA.N.A.” : per i nostri alpini, bravi e pazienti? Pazienti,perché hanno atteso fino ad oggi che la loro esperienza non solo sportiva fosse pubblicata su Fiamme Verdi

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Lettere al DirettoreRecapitare le lettere presso la Sezione ANA di Conegliano, via Beccaruzzi, 31015Conegliano, oppure via e-mail all’indirizzo [email protected]

Riflessioni personaliIn questi ultimi mesi, con gli altricomponenti della PresidenzaSezionale, ho potuto visitare unaventina di Gruppi della nostraSezione. Siamo stati accolti con lamassima cordialità e la più squisitagenerosità. In tutti i Gruppi visitatiabbiamo riscontrato una grandededizione alla collettività locale,essi rappresentano una specie diunità di pronto intervento, atta asoddisfare le esigenze di ammini-strazioni, parrocchie ed altri entilocali. Ciò non fa che portare presti-gio e considerazione nei loro paesie nella Sezione. Nel momento in cuici siamo inoltrati nell’argomentoetico abbiamo riscontrato in alcuniGruppi una carente conoscenza diquali siano gli scopi della nostraassociazione nonostante che ilnostro presidente Battista Bozzoliabbia letto, all’inizio di ogni serata,alcuni punti fondamentali dello sta-tuto.L’ANA non è precisamente un’asso-ciazione di volontariato. L’ANA èun’associazione d’arma che, oltread altri importanti scopi, ha soprat-tutto la volontà di ricordare chi èandato avanti ubbidendo alla Patria.Da alcuni decenni l’ANA ha sceltodi ricordare i morti aiutando i vivi,operando nel sociale. Allora sì alvolontariato, ovviamente quellomirato a fini nobili, ma nello stessotempo ricordiamo chi ha sacrificatola vita perché potessimo avereun’esistenza migliore. Andiamo neiluoghi dove si fonda la nostramemoria perché solo lì troveremole risposte che cerchiamo.Ho la presunzione di pensare chequesto concetto sia stato quelloche ha spinto il nostro PresidentePerona assieme al CDN a program-mare il percorso “sui sentieri dellanostra storia” in occasione del 90°della fine della 1^ guerra mondiale.Nei prossimi mesi capiremo se l’im-pegno profuso avrà sortito qualcheeffetto e se la maggior parte di noi,avrà afferrato il senso della diffe-

renza di portare il nostro cappelloalpino o indossare un qualsiasi altrocopricapo.Scusate la franchezza.

Vostro Renzo Sossai

Lettera del Col. Ivo EmettCarissimo Presidente G. BattistaBozzoli, il 25 marzo 2008 ho ricevu-to il suo cortese invito a partecipa-re alla presentazione del DVD “Erauna notte che pioveva” con cantidegli Alpini registrati nei luoghi dellaGrande Guerra, …, e proprio quelgiorno cadeva il compimento delmio novantesimo compleanno.Ecco perché ho sentito subito ildesiderio di raccontare a tutti gliamici alpini un episodio a me capi-tato durante la guerra greco-alba-nese nel 1940, che ha analogie conle vicende descritte dalla citata bel-lissima canzone.Nel periodo novembre-dicembre1940, il Ten. Sergio Sammartino edio (S.Ten) venimmo inviati dalComando del Gruppo Conegliano(appartenevamo entrambi alla 13^Btr), con una ottantina di artiglierialpini, di rinforzo alla 6^ compagniadel Btg Tolmezzo, che per le tristivicende della guerra era ridotta a 70uomini; comandante era il miticoeroico Ten. Maset e subalterno ilS.Ten. Giuseppe Tagliavento, mioconcittadino e compagno nelle garedi canottaggio ad Abbazia (Fiume).Eravamo armati solo di moschetti91, di munizioni nel tascapane e dibombe a mano, il cui lancio io pre-ferivo al tiro con la pistola cal. 9 diordinanza. Eravamo circondati daiGreci su una collina di pini. Ognigiorno riuscivamo ad arrestare lescaramucce che il nemico condu-ceva nella speranza di fiaccarci. Iviveri e le munizioni ci venivanoriforniti da aerei, che con i paraca-dute ci recavano gallette, latte con-densato e proiettili.Un giorno i Greci ci mandarono unparlamentare albanese con unbiglietto così concepito: “Alpini sietebravi soldati, ma noi siamo molto

più numerosi e vi circondiamo.Arrendetevi, vi concederemo l’ono-re delle armi. F.to Col...”.Fu Beppe Tagliavento che rispose inaccordo con Maset: “Gli Alpini nonsi arrendono. F.to GeneraleTagliavento”. Ma intanto la vita sifaceva sempre più dura; nevicò edio e Sammartino avevamo solo untelo da tenda per difenderci dallaneve che una notte ci coprì. Masetdecise al fine di ritirarci, ma c’erasolo una via di scampo, il letto di untorrentello che usciva in una strettavalle; camminammo un’intera nottesull’acqua e riuscimmo a liberarci.Alle prime ore dell’alba avevamoraggiunto il Comando del Tolmezzoe sfiniti ed affamati ci addormen-tammo sotto una tenda: è qui lasimilitudine con le vicende descrittedalla canzone che mi hanno com-mosso, quando dice: “o sentinellatorna al tuo posto, sotto la tenda ariposare; quando fui giunto sotto latenda, sentivo l’acqua giù per lespalle e sentivo i sassi giù per lavalle, sentivo i sassi a rotolare”. Eraproprio tale la situazione, eravamotutti bagnati e lo scroscio dellapioggia provocava il rumore deiciottoli, ma tanta era la stanchezzache dormimmo.Gli Ufficiali Alpini che ho citato, tuttisono nel Paradiso di Cantore, menoil sottoscritto, ancora vivente, manon in grado di raggiungereConegliano per le precarie condi-zioni fisiche. Tagliavento morì neipressi del Golico, Sammartino morìin Russia in battaglia e Maset caddenella guerra di liberazione. Io rimpa-triato nel 1942, partii per la Russia,ove dopo una M.A.V.M. sul campo,caddi prigioniero e rimpatriai dallaRussia nel giugno 1947 e finii il ser-vizio militare nel 1948. Dal 1938 al1948 durò la mia naia, compresiotto mesi trascorsi all’AccademiaNavale di Livorno, che per vari moti-vi, che sarebbe troppo lungo rac-contare, abbandonai.Dopo otto anni, in febbraio, vengoinvitato alla commemorazione di

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Nikolajewka, soprattutto per rac-contare le tragiche efferatezze dellastrage, voluta dal comunismo diStalin, degli oltre 60.000 celoviekiitaliani, che io ritengo un dovere. GliAlpini abruzzesi, come fratelli, mivengono a prelevare con miamoglie (da 58 anni) a casa e per tregiorni, mi accolgono con ogni atten-zione e cura, perché io parli agli stu-denti, agli alpini giovani e alla popo-lazione perché ne tramandino ilricordo.Grazie dell’invito, grazie per averletto questo mio scritto e grazie infi-nite se vorrete leggere quanto hoscritto, non per ambizione, non sonouno scrittore, ma per sentirmi vicinoa tutti gli alpini che amo e stimo contutto il cuore. Da marinaio sonodiventato alpino fino al midollo;forse era un dono del mio DNA.Vi abbraccio tutti con fraternità alpi-na. Mandi!

Col. T.O. Ivo Emett

Un concorso ricordail Gen. De CiaCarissimi, in qualità di organizzato-re del CONCORSO “Premio Gen. Div.Amedeo De Cia”, chiedo cortese-mente di voler pubblicare su “FIAM-ME VERDI” il Bando del concorsogiunto alla sua seconda Edizione.RingraziandoVi per la fattiva colla-borazione, colgo l’occasione perporgere cordiali saluti anche daparte del mio Presidente AntonioCasarini e del consiglio Direttivo.

Ettore AviettiVicepresidente ANA Pavia

Premio Gen. Div. Amedeo DeCia – 2°EdizioneL’importante riconoscimento istitui-to è dedicato, dall’ Ing. Alberto, allamemoria del padre Gen. Div.Amedeo De Cia, pluridecorato e giàcomandante di Battaglioni Alpini tracui il battaglione Bassano;Comandante della Scuola AllieviUfficiali di Complemento (SAUCA) diBassano e Comandante dellaDivisione Alpina Pusteria, è ricon-fermato anche per il 2009. Il con-corso, il cui premio ammonta a10.000 Euro, è aperto agli alpini inarmi, in congedo o persone appar-tenenti a sodalizi o organizzazionidedite all’impegno sociale legatoalla montagna ed alle sue valli. Ilregolamento è da richiedersi alla

Sezione A.N.A. Pavia – Organizza-trice del concorso – ai seguentirecapiti: FAX 0382/925111 –0382/935914 - E-mail [email protected] [email protected]. Oppure scarica-bile dal sito www.pavia.ana.it. Lesegnalazioni/candidature dovrannopervenire entro il 28 febbraio 2009alla segreteria ANA Pavia – VilePartigiani 6 – 27012 Certosa DiPavia (PV).

I valori dell’editorialeEgregio Direttore, ricevo e leggomolto volentieri il giornale naziona-le dell’ANA e ovviamente ancheFiamme Verdi, riviste che ricevopuntualmente e puntualmente pas-so in rassegna appena le ricevo,diversamente da altre riviste.L’editoriale è ciò che cattura di piùla mia attenzione; è il succo delmessaggio che la rivista vuole tra-smettere.Quante volte mi sono soffermato ameditare sui “valori” a cui ci sirichiama in quegli articoli, e se misono deciso a farle giungere il miopensiero è perché spronato dal suoultimo editoriale.Lei ha richiamato in modo eccezio-nale alcuni comportamenti, alcuneleggi che hanno contribuito a mina-re quei sentimenti e quei valori chefino a pochi anni fa sembravanoorgoglio e patrimonio dell’interanazione.Le confido che man mano che leg-gevo mi si stringeva il cuore, con-vinto anch’io come lei che la naja, labandiera, (meglio chiamarlo “trico-lore” per non confondersi) le istitu-zioni, il profondo senso dello Statoe della convivenza civile non sonomerce di scambio.Ho fatto anch’io la naja negli alpininel 68 a Belluno e, vale la penaricordare, nessuno a quei tempimetteva in dubbio tutto ciò, nem-meno l’utilità del servizio militare.Ha indignato anche me la scelta dipermettere di far fare il servizio civi-le; pensavo di aver servito lo Stato einvece mi hanno fatto credere diessere stato un guerrafondaio e l’a-ver imbracciato il fucile una sceltasconsiderata, per converso, neglianni successivi, chi ha optato per ilservizio civile, imboscandosi, sem-bra avesse più merito… misteri ita-liani!Quindi piena condivisione su quan-

to scrive e le assicuro addoloraanche me nel constatare che tantagente accetta passivamente ciòche gli viene propinato e soprattut-to come un branco di pecoroni nonha più la coscienza critica e mi fanon poca paura il veder condivide-re sempre e comunque l’idea del“capo” anche se dice scemenzee/o menzogne.Ricordiamoci che le dittature trova-no fermento proprio in questi com-portamenti.Ma ora torno all’articolo.Viene spesso citato l’Alpino/perso-na come emblema naturale e por-tatore di questi valori; io ho deidubbi! e mi spiego.Chi offende sistematicamente labandiera ha nome e cognome e lo hafatto capire anche lei, gente che amadistinguersi per qualcosa di verdeaddosso (non si confonda con ilverde alpino) e le assicuro, ma pensoconvenga anche lei, molti sono i pro-seliti anche tra le fila degli alpini.Certo l’alpino non ha colore politi-co, ma mi domando, come si puòfare l’alzabandiera, cantare l’inno,farsi promotori di tanta solidarietà epoi tolto il “cappello” avvalorarequelle tesi che sono l’opposto?Sono veri alpini o qualcos’altro? E nell’ipotesi che a qualcuno possae essere sfuggito quanto ha scrittosu come l’alpino è, o come dovreb-be essere, le suggerirei di scriverloa caratteri cubitali chissà che qual-che coscienza in più venga scossa.Quindi tanti auguri per la rivista ecomplimenti.

Lorenzo Battistuzzi (Orsago)

Convengo con te caro Lorenzo sutante cose, ma sono sicuro chenessun alpino ha mai apprezzatogesti o parole che offendono laPatria o il Tricolore. Un po’ per pigri-zia un po’ per sottovalutazione silascia perdere. Siamo un popolo discarsa memoria storica e un po’rassegnato. Io stesso ho scritto cheè una battaglia persa... Ma l’ANA èun’associazione della memoria edei valori ed ognuno di noi devefare la sua parte. L’ultima cosa peròche il nostro giornale deve fare è farpolitica e censurare. Credo che ildibattito, la discussione, il confrontosiano solo positivi ed è quel che miauguro avvenga anche nei Gruppi.

(a.m.)

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Vita di Sezione: i verbali dei ConsigliDirettivi e le attività sezionali

Consiglio Direttivo e Capi-gruppo del 29 luglio 2008

Centro studi ANA e Congressi

Itineranti Stampa Alpina: Inter-viene Enzo Faidutti. Il centro studisarà uno degli strumenti per por-tare avanti la vita dell'ANA.Catalogare tutti i testi delle biblio-teche e mandarlo alla sede nazio-nale. Musei: metodo e assistenzaper ottenere contributi per lagestione. Collaborazioni informa-tiche, nuovo portale. La sezione diLuino ha vinto il premio dellastampa alpina. Libro verde: solo 9gruppi su 30 della Sezione diConegliano hanno dato i loro dati.Reclutamento alpino: mancanovolontari. Problema degli amicidegli alpini.

Giovani: Manuele Cadorin: Igiovani organizzano Fiaccolata daCaporetto a Trento. 13 settembre,3 novembre. A noi la 4° Tappa:Motta di Livenza – San Polo diPiave – Ponte della Priula –Nervesa Ossario, sotto la respon-sabilità di Manuele. Servono itedofori.

40° del Gruppo Bibano-

Godega: 24 agosto. Manifesta-zione a carattere sezionale.Richiesta la partecipazione di tuttii gruppi. Il capogruppo Angelo Ga-va ha portato manifesti ed inviti.

Bosco delle Penne Mozze, 31Agosto. Sarà presente il Labaro eil Presidente nazionale. Tenere uncomportamento consono al luogoe alla celebrazione.

Pellegrinaggio sezionale al

Pasubio: 7 settembre. Manifesta-zione di carattere nazionale,solenne. Visti i risultati delFalzarego, il consiglio direttivodeve capire il perché della nonpartecipazione dei gruppi allecerimonie decise dalla sezione.Ancor prima dell'assembleasezionale il CDS l’ha individuata

come pellegrinaggio sezionale.Ogni gruppo ha le sue attività nelterritorio, dopo aver assolto gliimpegni nazionali e sezionali.

Marcia Associazione Fiorot:

Luigino Donadel: Maratonina dellaSolidarietà 14 settembre. Colla-bora anche la Sezione di Vittorio.Servizio sulle strade.

Raduno a Firenze, 27 e 28settembre. Raduno del 4° rag-gruppamento e incontro dleleamministrazioni comunali sfollatea Firenze. Nel 1917-18, periodooccupazione austriaca, sono statetrasferite a Firenze le sedi deicomuni di Conegliano, Codognè,Godega, Mareno, Santa Lucia,Vazzola e San Vendemiano. Orga-nizzato un pullman alpini e ammi-nistratori.

Storia delle Truppe alpine:

raccolte le adesioni per la ristam-pa del libro.

Lavori sede: Il consiglio ap-prova la demolizione del caminet-to e la sostituzione della caldaia ametano.

Consiglio del 23 settembre 2008

La riunione si svolge aColfosco, in occasione dei saluti alcomandante del 3° Art. Col.Plasso.

Sono presenti gli ex presiden-ti, Basso, Gai e Daminato, i consi-glieri, gli incarichi sezionali e icapigruppo e l’ex vide presidentenazionale vicario Ivano Gentili, ilvice presidente della provinciaZambon.

Nel suo primo intervento ilpresidente Bozzoli evidenzia chestiamo avvicinandoci al tempodelle assemblee, continua inpieno l’attività associativa deigruppi, ma questo non significabanchetti a pagamento che sonoattività commerciale e non rientranegli scopi della nostra associa-

zione.Si passa alla fase di commiato

con il col. Plasso e allo scambiodei doni.

Il Col. Plasso ringrazia la sezio-ne per la sua vicinanza al 3°, gratoper l’omaggio delle nostre visite,apprezzando la sincera amicizia. Ilcollega che subentra col. Sandri ègià stato comandante del Cone-gliano. Il 10 ottobre ci sarà il cam-bio a cui la sezione parteciperà inmodo massiccio. Lo stesso giornoanche il comandante del Cone-gliano ten.col. Polimeno lascierà ilcomando al ten.col. Inturri.Cambiano i comandanti non cam-bia l’amicizia tra il 3°e la sezione.

Il col. Plasso omaggia laSezione di Conegliano con la sta-tuetta dell’artigliere, che ha fattobella mostra sulla sua scrivaniafino al giorno prima, alla quale èparticolarmente affezionato. Inricordo del padre che ha coman-dato il 3°prima di lui, ha pensatodi far dono al Museo degli Alpinidell’uniforme da cerimonia mod.1909, appartenuta a suo padreLuciano, quando era ancoratenente. Prima della 2° guerramondiale l’artiglieria non avevaancora l’aquila.

Interviene anche il direttoredel museo per una ringraziamen-to caloroso e commosso, ricor-dando che il 25 ottobre ci sarà l’i-naugurazione della nuova mostra.

Vi è anche l’occasione per laconsegna, da parte del past presi-dent Antonio Daminato, a IvanoGentili di una gavettina d’argento,come segno di riconoscenza perla vicinanza alla sezione negli annitrascorsi prima come consiglieree poi come vice presidente nazio-nale. Gentili esprime gratitudinealla sezione che più di altre gli hadato calore e supporto.

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Consiglio del 21 ottobre 2008

Presidente: Oggi il consiglie-re LOT, a Brescia, ha partecipatoalla registrazione di TG2 dossier,come richiesto dalla sede nazio-nale: un alpino giovane che testi-moniasse la sua vita militare. Vistala sua esperienza con la missioneCIMIC, Lot era persona indicata.Come sezione siamo orgogliosiche la sede nazionale abbia pen-sato a noi.

Museo sezionale: Perencin:apertura mostra 25 ottobre. Daoltre 1 mese e mezzo stiamo lavo-rando per l’allestimento ricco dimateriale ricercato.Da gennaio scaletta dei turni aigruppi. Qualche medaglia, foto,sta arrivando anche dai gruppi,segno che qualcosa si sta muo-vendo.

Cerimonia del 3 novembre:

in ogni paese davanti al proprioMonumento ai Caduti, alle ore19,30 secondo la scaletta dellasede nazionale. A Conegliano, cisarà anche l’Associazione Arti-glieri di S.M. la Regina d’Inghilter-ra, 65, che hanno chiesto di parte-cipare alla nostra cerimonia, dopodella visita al museo. Ugo daSusegana con la tromba li accom-pagnerà prima per i vari cimiterimilitari della zona suonando il lorosilenzio.

Triveneto a Trento: 9 no-vembre. Inizio sfilata ore 10,30. LaSezione come al solito organizza ipullman.

Cena sezionale: sabato 6 di-cembre al Prealpi.

Lavori sede: tetto, riscalda-mento, impianto elettrico, vetrate,levigatura pavimento, parete dicartongesso. A lavori ultimatiavremo a disposizione della vitaassociativa una bellissima stanza.Giordan si è interessato per ilcambio della caldaia a metano el’installazione del termoconvetto-re. L’impegno finanziario per lasezione è andato oltre il previsto,ma è stato già deliberato.

Firenze: abbiamo fatto lanostra bella figura, abbiamo rap-

presentato la provincia di Treviso,alfiere Lorenzet, scorta Bozzoli eChies. Sossai alfiere del Gonfalonedi Conegliano scortato da Flo-riano Zambon. Il nostro vessillo hasfilato assieme alle sezioni del 4°raggruppamento, con i nostri ma-gnifici gagliardetti. Stefani parlavadalla loggia. Gonfaloni di SanVendemiano, Godega S. Urbano,Codognè, Santa Lucia di Piave,Vazzola.

Tolmezzo: cambio dei co-mandanti del Gruppo Coneglianoe del 3° art.mon. Una corriera equalche macchina. Al cambio delcomandate del Gruppo Coneglia-no c’eravamo solo noi. Al secon-do cambio sono arrivati altri ves-silli. I comandanti hanno ringrazia-to la sezione di Conegliano, anchecon le lacrime agli occhi. Al ritor-no reso omaggio al vecchio presi-dente Curto a Domanins.

Haider: Danieli con i nostrialpini di PC è stato ai funerali diStato, con cappello alpino e divisadi protezione civile, a Klagenfurt.La sezione di Conegliano era arappresentare la Regione Veneto(precettati da Regione e coordina-tore del 3° raggruppamento).Abbiamo delle convenzioni con laRegione e non possiamo tirarciindietro quando chiamano. Cado-rin e Battistuzzi fanno notare chel’intervento è un po’ fuori dainostri ambiti. Bozzoli: dobbiamoriappropriarci della nostra identitàdi associazione d’arma.

Fiaccola da Caporetto a

Trento: 4°tappa del 5 ottobre, daMotta di Livenza a Nervesa.Buona la presenza dei tedofori, el’adesione dei gruppi e dellesezioni limitrofe. Mediamente 12tedofori al mattino e 14 al pome-riggio. L’accoglienza del Gruppo diVazzola è stata esemplare. Uominie mezzi della P.C. Un gioco disquadra. Riconoscimenti sonogiunti dal raggruppamento e dallasede nazionale.

Gazzettino: articolo sul Mo-numento di Conegliano. Il titolo“Alpini in rivolta”. Prima di parlare

con i giornalisti bisogna pensarcidue volte, perché spesso le nostreparole vengono travisate.

Bosco delle Penne Mozze:

Bertazzon è stato al Bosco conuna scolaresca di San Donà.Benedetti ha portato gli scolari diCodognè. Necessitano spiegazio-ni sul funzionamento del Bosco.

Capigruppo del 28 ottobre 2008

Presenti: 26 gruppi su 30.Banco alimentare 2008:

Lauro Piaia informa della 10^ edi-zione della raccolta.

Celebrazioni del 3 novembre

tutti i gruppi hanno ricevuto copiadell’informativa impartita dallasede nazionale.

Trento: Raduno Triveneto 9novembre, raccolte le adesioniper corriera.

Rinnovo consiglio sezionale:

non ci sono i nominativi, rinviatoalla prossima riunione

Museo degli Alpini: verràstilato il calendario per i turni almuseo, che sarà distribuito aigruppi.

Pieve di Soligo: ringrazia perla partecipazione alle loro cele-brazioni.

Colfosco: esprime soddisfa-zione per la partecipazione allapresentazione de libro “Alpini aColfosco”.

Pianzano: con l’Ass. Fiorotorganizza un concerto per il 22novembre.

Città: a Costa inaugurazionemonumento il 2 novembre.

Collalbrigo: in 5 gg ritinteg-giata la passerella, lavaggio conidropulitrici e trattamento conimpregnante.

Gruppo Sportivo: dobbiamodarci da fare per la partecipazionealle manifestazioni sportive nazio-nali ANA. Tanti nostri soci fannosport e gareggiano, ma non con leinsegne della sezione.

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Ad ottant'anni, splendidamente in forma16 lustri, 160 semestri, 29.200

giorni. Questi i numeri importantinei quali il Gruppo di Pieve diSoligo ha potuto esprimere tutta lasua dedizione e l'attaccamentoalla stupenda realtà costituitadall'ANA. E' un arco di tempoenorme durante il quale moltegenerazioni di alpini si sono succe-dute nel contribuire all'attuazionedelle più svariate opere mante-nendo viva una tradizione cheparla solo di generosità, altruismoe solidarietà. Da Ferrazzi a Collo-det, passando per Grendene,Battistella e Gai, attivissimi capi-gruppo che hanno profuso le ener-gie migliori per dare lustro a un'as-sociazione che si è sempreespressa ad altissimi livelli. Festeg-giare un ottantesimo anniversariocomporta un notevole impegnoorganizzativo tale da preoccupareil più preparato e agguerrito deiconsigli direttivi. Nel caso di Pievedi Soligo tutto è stato pianificatoper tempo così anche gli impreve-dibili, immancabili ostacoli si sonopotuti superare con relativa disin-voltura. Va dato atto che ad attua-re i programmi c'era in campo unacompagine di sicuro affidamentoche si è confermata tale nel porta-re a buon termine l'impegnativalista all'ordine del giorno. BepiCollodet, capogruppo, è statocome al solito un preciso trascina-tore che ha saputo dare gli inputnei termini e nei tempi opportuni.Dal lungo elenco delle "cose dafare" la più impegnativa (ed onero-sa) era la ristrutturazione della

sede, un adeguamento resosinecessario dalle accresciute esi-genze riguardanti l'accoglimentodei soci e la modernizzazione deivari impianti, nonché a crearenuovi spazi per gli addetti allamensa. I risultati parlano da soli aconferma della bontà dell'operatodi ideatori e realizzatori. Tutta laparte riguardante le cerimonie haavuto un normale svolgimento cheormai si ripete col rituale dalleregole e dalle modalità sperimen-tate in anni di alzabandiera, sfilatee discorsi ufficiali. La ricorrenzapievigina, svoltasi il 19 Ottobre, havisto graditi ospiti gli alpini gemel-lati di Palmanova, altra occasioneper scambiare esperienze, alimen-tare collaborazioni e ribadire ami-cizie. Anche gli alpini di Amandola(AP) si sono sobbarcati centinaia dichilometri, percorrendo in macchi-na metà Penisola, pur di venire a

sfilare con noi. Significativo inseri-re nel corteo una gloriosa e abba-stanza logora fiamma, il gagliardet-to superstite della iniziale, lontanainaugurazione; datata 1928 portatutti i segni del tempo ma proprioper questo viene considerata unreperto prezioso. Ottanta bambini,ognuno col compito di sventolareun tricolore, hanno fatto a garacon Giancarlo Zanardo, protagoni-sta nel passaggio aereo con fumi,per risultare coreograficamentespettacolari. Alla vigilia, in serata,gran concerto di cori alpini, suc-cesso pieno come da previsionicon pubblico numeroso ed entu-siasta. Il dott. Ferrazzi, da lassù,esprimerà un soddisfatto cenno diassenso approvando quanto fattodai suoi lontani successori dopoquasi un secolo dall'aver dato vitaal Gruppo di Pieve di Soligo.

Renato Gumier

La Fanfara accresce il fascino delle celebrazioni con le note del trentatrè

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Un tricolore dagli aerei d’epoca sopra Pieve di Soligo Doveroso omaggio ai caduti da parte degli alpini

Pieve di Soligo celebra l’80°di fondazione e il 45°di ricostituzione,per riaffermare un grande sogno

Quest’anno si celebra il90° anniversario dellaGrande Guerra che

ridusse allo stremo le nostrepopolazioni per lo stravolgimentodi vita che provocò per la perditadi risorse umane ed economiche.Nell’oscurità naturale delle cose,dopo la triste e dolorosa espe-rienza della guerra, cominciaronoa prendere coscienza parolecome consapevolezza, unità,volontariato, pace, bellezza, tutteracchiuse in un grande sogno. Sicredette possibile realizzare quelsogno. Quella intuizione nacqueda persone che avevano provatosulla propria pelle le orrendeesperienze della guerra e, per rea-lizzare il loro sogno, fondarono ilGruppo Alpini a Pieve di Soligo,all’interno di una più grande asso-ciazione che costituì l’esempiotrainante per coloro i quali crede-vano negli stessi ideali. Era il 1928ed il maggiore medico FlorianoFerrazzi con Berto Frassetto e l’al-fiere Piero Todesco costituirono aPieve di Soligo il Gruppo Alpini.Purtroppo la seconda guerramondiale infierì ancora sul mondointero, distrusse popoli e nazioni,ma non distrusse gli ideali, anzi,

ne rafforzò ancora di più il lorosenso e la loro ineluttabilità.Correva l’anno 1963, quando furo-no ricomposte le fila dei volontariche, nel ricordo dei primi fondato-ri, con determinazione volleroriaffermare quel sogno: AlfredoBattistella, Dino Grendene, attor-niati dalle medaglie d’oro al valormilitare testimoni dell’ennesimoeccidio e dagli alpini che in quelsogno si riconobbero, ricostituiro-no il Gruppo Alpini di Pieve di

Soligo di cui quest’anno abbiamocelebrato nei giorni 18 e 19 otto-bre l’80°dalla fondazione ed il 45°dalla ricostituzione.

In questi due giorni gli alpiniche credono ancora in quell’idea-le si sono ritrovati per ribadire chequel sogno è ancora possibile. “Ioho un sogno” diceva Martin L.King e con fatica e la costanza dicoloro che ci hanno credutoanche pagando con la vita, conl’impegno costante di ogni giorno,quel suo sogno si sta realizzandocon l’elezione a Presidente delgrande popolo americano di unodei suoi più fervidi sostenitori nelmotto: sì, noi lo possiamo fare. El’hanno fatto. Anche noi ce la pos-siamo fare infondendo lo stessoentusiasmo che abbiamo dimo-strato in quei giorni di ottobre,quando centinaia di persone sonoaccorse alla nostra grande festaper ricordare quel sogno. Lenostre celebrazioni non sono soloriunioni di nostalgici che ricorda-no i caduti e le loro sofferenze pernon dimenticarle. Sono anche l’e-spressione della volontà precisadi realizzare quel sogno di libertà,legalità, uguaglianza, prosperità,bellezza e vera unità fra i popoli,

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Il programma della manifestazione

Ricordare 80 anni di fon-dazione e 45 di ricostitu-zione è stato un dolce

grande impegno che ha richiestol’operato di molti. Le celebrazionicominciano sabato 18 ottobrepresso l’auditorium Battistella-Moccia, gentilmente messo a dis-posizione dall’Am-ministrazioneComunale, con l’esibizione deiCoro Valesella e Coro SanLorenzo che hanno tracciato coni loro canti il motivo conduttoredella celebrazione che si abbina-va con la ricorrenza del 90°anni-versario della firma della pacedella Grande Guerra: “Con gliAlpini sui sentieri della Storia”.

Domenica 19 ottobre, giorna-ta commemorativa, con l’ammas-samento presso la sede delGruppo in via Schiratti e l’alza-bandiera alla presenza del capo-gruppo Giuseppe Collodet, deisoci, del presidente sezionaleBozzoli accompagnato dai consi-glieri delegati al Gruppo, la madri-na signora Bertilla Iseppon, il sin-daco Giustino Moro accanto algonfalone del Comune di Pieve diSoligo, presente il rifondatore delgruppo Dino Grendene, rappre-sentanti del Gruppo di Palmanovacon cui si è ricordato il 20° anni-versario del gemellaggio, gli alpinidi Amandola che hanno volutoessere presenti percorrendo cen-tinaia di chilometri con ore diviaggio, e che ringraziamo senti-tamente per questo, la rappre-sentanza dei 30 gagliardetti dellaSezione di Conegliano e Vessillosezionale e del Gruppo di Feltre, 7vessilli. Poi il vicepresidenteFloriano Zambon in rappresen-tanza della provincia di Treviso, ilconsigliere regionale Marco Za-

botti e il sin-daco delleValli del Pa-subio. Subitodopo l’alza-bandiera, ac-compagnat ida 80 bam-bini dellescuole ele-mentari a te-stimonianzadell’affetto edella condi-visione diideali per lanostra asso-ciazione da parte degli istitutiscolastici, e da una nutrita rap-presentanza della ProtezioneCivile, accompagnati anche dallenote della Fanfara Alpina di Cone-gliano ci siamo portati davanti almonumento ai caduti dove abbia-mo reso loro gli onori con ladeposizione di un mazzo di fiori. Ilmeraviglioso colpo d’occhio chevedeva questo fiume di alpini fer-marsi, onorare i caduti e ripren-dere per partecipare alla SantaMessa in duomo celebrata damons. Giuseppe Nadal è statauna emozione unica. Terminata lasanta funzione abbiamo resoomaggio alla Madonna degliAlpini posta ai piedi del Duomo epoi ci siamo diretti al punto diristoro presso la casa delle asso-ciazioni, percorrendo una viaGaribaldi imbandierata per l’oc-casione sempre cadenzati dallenote della fanfara.

Poi, coordinati dallo speakerd’eccezione Nicola Stefani i dis-corsi di rito e commento alla ceri-monia del Sindaco Giustino Moro,Marco Zabotti ed del capogruppo

Collodet che alla fine dell’inter-vento ha consegnato una targa inricordo dei 20 anni di gemellaggioal capogruppo di Palmanova,quale segno di continua amicizia.Quando le operazioni di rito sisono compiute, 40 donne meravi-gliose per aspetto e dedizione,ben coordinate da Bepi Marche-sin, hanno servito il rancio prepa-rato dai cuochi capeggiati daDino Saccol ed Albertone DeFaveri, deliziando i 470 commen-sali con la mitica pasta degli alpi-ni e lo spiedo dei “boce”. Un gra-zie grande e sentito grazie a loroe alla Pro Loco che hanno per-messo una degna conclusione atutta la manifestazione; senzal’aiuto di tutti quelli che non honominato, ma che sono presentiin queste righe non si sarebbepotuto manifestare così degna-mente il nostro anniversario.

Un grazie dal profondo delcuore a tutti e, visto che sietestati meravigliosi, tenetevi prontiper un altro “colpo”.

(E. B.)

ideali che furono nel pensiero deinostri padri fondatori. Si, noi ce lapossiamo fare. Ogni volta chericordiamo e celebriamo la Storianoi rinnoviamo quella promessa.

Chi non c’era ha perso la suagrande occasione di dire insieme

“anch’io ho un sogno”, per me,per la mia famiglia, per le genera-zioni che verranno, nella volontàdi percorrere il sentiero di un futu-ro sempre migliore tracciato bensegnato dagli alpini che hannofatto storia ai quali ogni giorno va

il nostro grazie perché non smet-tanno mai di dirci: “sì, io ho unsogno e ce la posso fare”.

Ettore Bernardi

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Straordinaria partecipazio-ne, lo scorso ottobre, all’or-mai consueto Torneo se-

zionale di Bocce a coppie intitolatoalla memoria del compianto comm.Alfredo Battistella. L’opera di prose-litismo per questo sport “povero”,dalle origini antiche e ancor oggimolto popolare, ha dato i suoi fruttiin quanto per la prima volta alcunecoppie sono state escluse dallacompetizione perché si era su-perato il numero previsto dal tabel-lone. L’importante evento sportivoche coniuga, nello spirito veramen-te alpino, il sano agonismo all’ag-gregazione associativa quest’annoè stato fortemente voluto dalGruppo di Bibano-Godega nell’am-bito delle molteplici iniziative legateal 40°di Fondazione. Sotto l’attentaregia di Morbin, la supervisione im-parziale dell’arbitro nazionale Fras-sinelli e l’impeccabile supporto logi-

stico degli alpinilocali guidati dalcapogruppo Gava,32 coppie si sonosfidate all’ultimabocciata per fre-giarsi del titolo dicampioni sezio-nali.

Il campo, allafine, ha dato que-sto responso:

Iª coppia clas-sificata: Dassiè-Pegoraro (Grup-po di San Vende-miano) che si ag-giudica il presti-gioso Trofeo “Bat-tistella” più medaglia d’oro, su-perando in una finale emozionantee combattuta la coppia France-schet-Salton (Gruppo di Corba-nese), quest’ultima premiata con

una Coppa artistica e medagliad’oro.

A tutte le coppie classificatesifino all’VIIIª posizione, infine, è stataconsegnata una Coppa, una medagliad’oro e altri premi in natura offerti daalcune ditte locali.

Nel saluto finale, oltre a compli-mentarsi per l’ottima riuscita dellamanifestazione, il presidente G.Battista Bozzoli, stemperando alcu-ne polemiche sollevate sul regola-mento del torneo, ha sollecitatoogni Gruppo ad iscrivere alla prossi-ma competizione almeno una cop-pia per fare in modo che questotorneo sia un evento sportivo senti-to da tutta la Sezione e non solo dapochi. G.V.

I primi classificati con le autorità I secondi classificati con la coppa e... le bottiglie

Torneo di bocce, lo sportcon la penna nera

Foto di Gruppo per i finalisti del torneo di bocce

Sezione ANA di ConeglianoCalendario delle manifestazioni Inverno-Primavera 2009

Domenica 25 gennaio, 66°Battaglia Nikolajewka - Solighetto

Sabato 14 febbraio Raccolta del farmaco - Banco Farmaceutico

Domenica 8 marzo, Assemblea Sezionale dei delegati - Auditorium Dina Orsi

Sabato 18 / Domenica aprile 19, 40°Collalto, inaugurazione nuova sede -Cerimonia sezionale

Sabato 25 / Domenica 26 aprile, 50°Gruppo Mareno - Raduno sezionale

Venerdì 1 maggio, Marcia di Primavera/Sorriso - Costa di Conegliano

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40°del Gruppo Bibano-Godega

Sabato 23 agosto. “Sotto lapioggia verso il 40°”, cosìavrebbe titolato un quoti-

diano, nelle pagine di cronaca locale,descrivendo la cerimonia inauguralesvoltasi a Godega che faceva dasolenne preludio alle grandi manife-stazioni previste la domenica dopo aBibano, sede storica del localeGruppo alpini.

Il Consiglio Direttivo guidato dalcapogruppo Angelo Gava aveva deci-so, infatti, di suddividere il 40° diFondazione in due giornate proprioper dare giusto risalto all’impegnosociale profuso in tutti questi annidalle penne nere delle due frazioni,Godega e Bibano, che dal 1968 dannoil nome al Gruppo.

La prima parte, il sabato pomerig-gio, era dedicata al ricordo di tutte lenostre “Penne Mozze”, in particolaredell’artigliere alpino della 23ª compa-gnia del “Belluno” Guido Da Re, dece-duto a vent’anni sotto le maceriedella caserma Goi-Pantanali diGemona, crollata nel disastrososisma del 6 maggio 1976.

Il corteo, al passo cadenzato dallafanfara alpina di Conegliano, si è sno-dato per le vie di Godega, rasentandol’antico Pozzo della Regola simboloiconico del paese, per poi portarsi alParco della Rimembranza. In testa,dietro il gonfalone comunale e il ves-sillo sezionale, vi erano numeroseautorità quali il sindaco AlessandroBonet affiancato dal ministro LucaZaia e dal consigliere regionaleAmedeo Gerolimetto; il presidentesezionale Battista Bozzoli accompa-

gnato da tanti consiglieri e capigrup-po; il comandante del 3°Artiglieria daMontagna, col. Maurizio Plasso, con ilcap. Andrea Barzotto e un paio dimilitari in servizio; il gen Primo Gadia,già comandante della Cadore; espo-nenti dei Carabinieri e della Polizia;infine i rappresentanti delle altreAssociazioni d’Arma (Bersaglieri,Marinai, Parà, Cavalleggeri…) e delVolontariato (Avis, Aido, AssociazioneFiorot, Protezione Civile). Bella e alta-mente significativa la presenza deicommilitoni di Guido e delle famigliedelle vittime militari del terremoto,coordinati dai coniugi Verrilli diGemona, che non hanno voluto man-care alla commovente cerimonia.

Poi, guidato dall'attenta regia delcerimoniere Lot e noncurante dellapioggia battente, il corteo si è recatocompatto nell'area verde antistante ilPalaingresso della Fiera di Godegaper espletare il momento salientedella giornata: lo scoprimento daparte delle autorità politiche, ammini-strative e sezionali di un cippo com-memorativo, opera dell'alpinoMassimo Tomasella, e l'intitolazionedi una via all'art. alpino Guido Da Re.Forte l'abbraccio ideale alla mammadi Guido, la signora Assunta, e prolun-gato l'applauso che hanno accompa-gnato la cerimonia congiunta.

Suona l’attenti. I drappi tricolorivengono tolti, la tromba spande lestruggenti note del “Silenzio” e allora,mentre nel raccoglimento senti palpi-tare le emozioni più intime, quellemeste note ti aggrediscono con dol-cezza, entrano dentro a scalfirti l’ani-

ma e aprono la porta del cuore doveciascuno di noi custodisce gelosa-mente i ricordi più cari e i sentimentipiù nobili. E la commozione senza piùcancelli o inibizioni, ti prende a tradi-mento, trabocca e ti accorgi di averegli occhi lucidi. Con un po’ d’imbaraz-zo sollevi la mano e facendo il gestodi ripararti dal vento o di aggiustarti ilcappello te li asciughi furtivamente,ma poi ti guardi intorno e scopri cheanche tanti altri stanno provando letue medesime e coinvolgenti emozio-ni e allora non provi più alcuna vergo-gna. Capisci che quelle lacrime, checerchi invano di ricacciare indietro,non sono affatto segno di debolezzabensì forza vitale, la forza grandiosa,unica e straordinaria dell’alpinità checi unisce, come un invisibile cordoneombelicale, a chi ci ha preceduto, achi “ha posato lo zaino a terra ed èandato avanti” a spianarci la via versoil mitico “Paradiso di Cantore.”

Dopo questo momento saliente,la cerimonia si è spostata all' internodell'accogliente struttura comunaleper le orazioni ufficiali.

Per primo ha preso la parola ilcapogruppo di Bibano-Godega, Ange-lo Gava, il quale pur attanagliato daevidente emozione, ha portato il calo-roso saluto dei suoi alpini a tutti i pre-senti e ha brevemente ricordato lemotivazioni che hanno portato ilGruppo all'importante evento.

Domenica 24 agosto.Tanti alpini, tante associazioni e

tanta gente alla sfilata, lungo il vialeimbandierato di Bibano, dietro le note

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Presso la sede ANA Bibano-Godega Al monumento dedicato all’alpino Da Re

cadenzate della fanfara alpina diConegliano. Efficiente e puntuale,come sempre, il servizio d’ordine pre-stato dal nucleo di Protezione Civilecomunale e alpino. Il corteo si è arre-stato dapprima davanti la sede dove,dopo l’alzabandiera, è stato scopertouna caratteristica roccia con incasto-nata una targa metallica dedicata“agli Alpini andati avanti” e un cimeliobellico, un mortaio, per portarsi poinella parrocchiale di San Martino perla santa messa solenne accompagna-ta dalle corali, congiunte per l’occa-sione, di Godega e di Bibano. Signi-ficative le considerazioni fatte dalparroco, don Vittorino Battistella, alpi-no anch’egli, durante l’omelia sullafunzione che le penne nere hannonella realtà odierna. Una presenzache deve essere di esempio per tutti,soprattutto per i giovani, spesso prividi slanci di generosità e di altruismoin una società che indica nell’agnosti-cismo e nel relativismo fuorviantimodelli di vita e di comportamento.Forte, infine, il richiamo ai legami diamicizia desunto da commoventianeddoti tratti dalle memorie diMarcello Baggio, artigliere del“Conegliano”, uno degli ultimi testi-moni che riuscirono a sopravviverenella tragica anabasi delle truppe ita-liane dalle steppe ghiacciate del Don.Nel corso della funzione religiosa,presente la madrina sig. OrsolinaPianca, è stato benedetto il nuovogagliardetto del Gruppo e, quasi asancire un ideale passaggio di conse-gne alle nuove generazioni, il capo-gruppo ha provveduto a donare allescuole materne di Godega e diBibano un fiammante tricolore a sug-gellare i più sani e radicati sentimentidi Patria, ossia il grande patrimonio divalori gelosamente custodito nelloscrigno della “Terra dei Padri” chenon deve essere assolutamente sciu-pato o perduto, mai.

Dopo la messa, la cerimonia si èspostata nella piazza prospiciente la

chiesa per rendere onore ai Caduti ditutte le guerre con la deposizione diuna corona d’alloro e il suono delSilenzio. A seguire, poi, il discorsocommemorativo del capogruppo e leorazioni delle tante autorità interve-nute. Angelo Gava, dopo i saluti, hasunteggiato la vita del Gruppo in que-sti 40 anni di vita soffermandosi sulledate più significative e sulle operefatte. Ha ricordato i frenetici ed esal-tanti giorni della nascita, il 15 settem-bre 1968, e la figura del primo capo-gruppo Vittorio Padovan.

Dopo gli interventi delle autorità,il presidente della sezione, BattistaBozzoli, ha chiuso le allocuzioni uffi-ciali con il suo stile franco e conciso,un messaggio esplicito a tutti i suoialpini in una consapevole proiezionefutura: “Oggi è un giorno di festa- hadetto. -La strada che il Gruppo diBibano-Godega ha percorso in questianni è segnata da iniziative ed operea favore dell’associazione e della

comunità. L’aver voluto, con l’ammini-strazione comunale, dedicare ieri unavia all’alpino Da Re è segno che ilGruppo si alimenta di quei valori chesono l’essenza della nostra Associa-zione”.

A sigillo della straordinaria ”duegiorni” del gruppo di Bibano-Godega,che lascerà senza dubbio un indele-bile ricordo tra i tanti convenuti, lagrande festa si è poi protratta pertutto il pomeriggio con il consuetorancio alpino (oltre cinquecento per-sone), preparato con cura dall’asso-ciazione Sagra di Bibano, e allietatodalla trascinante musica della nostrafanfara che ha chiuso l’esibizione conil consueto (e ormai copiato da tanti)brano della “ricciolona”. E allora,alzando tutti insieme in segno bene-augurate un bicchiere di vino, nonresta che dire: “Bravi, bravi alpini diBibano-Godega. Sempre su con lapenna e…alla prossima!”

Giorgio Visentin

Splende il sole a Bibano sul 40°del Gruppo

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“Alpini a Colfosco” chiude i 50 anni del Gruppo

Quando si dice l’attac-camento delle pennenere alla loro terra ed

alle loro tradizioni... Succede aColfosco, dove riesce difficileparlare della realtà del paesesenza parlare degli alpini che inquesta comunità sono attivi da50 anni.

Chiude così il libro “Alpini aColfosco” che le Penne Nere delGruppo hanno dedicato ai sociandati avanti ed alla gente diquesta bellissima terra. Ed è tuttain queste righe la vicenda di que-sto attivissimo Gruppo.

L’anno scorso il cinquantesi-mo di fondazione è stato celebra-to nel ricordo di coloro che, nelmomento della ricostruzione diquesta nostra Italia, avevanovoluto chiamare a raccolta chiportava il cappello delle PenneNere per rinsaldare i vincoli diamicizia e di appartenenza aquesta comunità e tener viva lamemoria di ciò che questo paeseè stato, questo paese segnato inmaniera indelebile dalla storia,perché non si spezzasse quel filoinvisibile che lega le generazioni.

Come ha ribadito OlivieroChiesurin nella prefazione, que-sto libro ha voluto quindi essereun omaggio ai fondatori del

Gruppo e a coloro che al Gruppohanno dedicato impegno e pas-sione. Ma anche il segno di quan-to siano legati gli Alpini di Col-fosco alle loro colline, alla lorocomunità, legame che muovetutto il loro operare e che, forse, èla loro principale ragion d’essere.

Da queste pagine affiorano leimmagini del tempo di guerra e dipace, i momenti del lavoro e dellafesta, le ore del pane e del vino,del dolore e della gioia, immaginidi case, strade, rive, boschi, dichiare ghiaie, e di quel fiume cheora scorre silenzioso in rivoli effi-meri ma che ha segnato tutta lastoria di questo paese, di distru-zione e di rinascita. Immagini diun paese che ha voluto conser-vare la sua cultura e le sue tradi-zioni, al di là delle devastazionisubite 90 anni fa e dell’odiernasollecitazione della società tele-matica che vorrebbe definitiva-mente cancellata ogni traccia delpassato.

La presentazione si è svolta inun teatro-tenda allestito davantialla sede, troppo piccola per que-sta manifestazione, ed è statal’occasione per una bella serataalpina. Con il consueto tono ap-passionato, Nicola Stefani (noi lospeaker nazionale ce l’abbiamo

in casa) davanti ad una plateaattenta e molto numerosa haintrodotto e commentato alcunibrani, momenti importanti delgruppo, vicende di uomini e sto-rie della terra in cui queste vicen-de si sono consumante. Brani poiletti da Toni Menegon e FrancoMoretto, cui hanno fatto dacolonna sonora le cante alpinedel coro ANA di Vittorio Veneto.Struggenti le note a commentodel racconto in cui si narra diAntonio Fornasier che, in Russia,depone il primo fiore sulla tombadi migliaia di alpini italiani cadutinella battaglia di Nikolajewka, equelle di Penne Mozze a ricordodella visita al bosco di Cison dialcuni soci del Gruppo presso lecinque stele dei caduti alpini diColfosco.

Tante vicende, tanti protago-nisti, a cominciare da TizianoMontesel che ci fa rivivere gli atti-mi rimasti indelebili nella suamemoria quando, prigioniero deiTedeschi dopo l’otto settembre‘43, mise in atto un coraggioso erocambolesco tentativo di fugadal vagone di un treno fermonella stazione di Conegliano, chegli consentì di evitare la prigioniain Germania e riabbracciare lafamiglia.

Sandro Soldan riceve il meritato riconoscimento del suoimpegno totale ed esemplare per la realizzazione del libro

Tiziano Montesel, classe 1924, reduce di guerra, è uno deiprotagonisti del libro “Alpini a Colfosco”

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Ed il Moro (Lino Dalle Crode)con la sua inseparabile fisarmoni-ca, colonna sonora delle feste delGruppo e dei concerti spontaneiche animano le adunate degliAlpini. E sono state proprio le notedella sua fisarmonica a seguire lalettura del brano dove si raccontache nell’Adunata di Genova 2001in una fumosa osteria il famosomaestro Gaccetta, ultimo erededella scuola di Paganini, sentenziòche il Moro e la sua fisarmonicaerano ok. Trovandosi per la primavolta ad esibirsi davanti ad unpubblico ben diverso da quellochiassoso della festa, Lino haavuto un attimo di esitazione(“Dio me perdòne”). Poi le note diFigli di nessuno intonate dal suomagico strumento sono volatealte, finendo per coinvolgere ilcoro e parte del pubblico.

E la storia di Giorgio Pompeo,che si trovò, durante la naia (pri-mavera ’57), protagonista di unavicenda unica ed irripetibileassieme agli artiglieri ed ai mulidella sua batteria in un set cine-

matografico di Venzone, dove unnoto regista americano stavagirando “Addio alle armi”, un filmtratto dall’omonimo romanzo diErnest Hemingway.

Dopo i saluti ed i ringrazia-menti, le tre ultime guide delGruppo, Chiesurin Oliviero,Ceotto Paolo e Collotto Angelo,hanno consegnato copia del libroai familiari dei primi tre capo-gruppo, Zanardo Attilio, ZagoGiovanni e Trentin Virginio, a sug-gellare quella continuità tra legenerazioni di alpini che hannooperato in questo paese, conti-nuità di cui sono permeate tuttela pagine di “Alpini a Colfosco”.

Poi, come succede in ogniincontro alpino che si rispetti,l’interno della sede ha raccoltoquanti è stata in grado di racco-gliere perché si perpetuassequanto è scritto in un raccontodel libro: “Gli alpini sono gentesbrigativa e che non guarda alsottile, spiccano per la loro fanta-siosa approssimazione e nonsono certo famosi per la raffina-tezza della loro cucina. Ma in unacosa sono insuperabili: la pasta-sciutta al ragù. Il successo ègarantito dal fatto che è sempre illoro piatto del giorno: qualunquesia l’incontro, qualunque sia illivello dei commensali, alto,medio, normale, il primo piatto èsempre lo stesso: pastasciutta alragù”. Perché anche questa voltadi pastasciutta al ragù si è tratta-to. Il tutto sottolineato da altricanti alpini del coro ANA, seguitida quelli degli Alpini presenti,canti protrattisi ben oltre le cano-niche ore di un normale congedoserale…

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IN SILENZIO

Ho visto un gruppo dialpini nascere dallevicende della guerra e

passare il testimone ai figli con lapromessa di mantenere alto illoro nome ed onorare la nostrabandiera. L’ho visto crescere conorgoglio anno dopo anno, mante-nendo fede alle promesse nelsegno dello stile di vita ereditato.L’ho visto impegnato in opere disolidarietà e farsi promotore diiniziative benefiche a favore di chinon aveva nemmeno la voce perchiedere. Ho visto i suoi alpinidistinguersi per senso civico,organizzatori instancabili di inizia-tive per tener vive le tradizioni popolari di questacomunità. Li ho visti impegnati in interventi direstauro e di difesa dell’ambiente per valorizzare

opere e luoghi di questo paese. Liho visti correre dove l’emergenzachiamava, anche fuori dal territo-rio nazionale, incuranti delle bar-riere geografiche e culturali. Li hovisti costruire con amore, pietra supietra, la loro e l’altrui casa. Li hovisti con il cappello in mano pre-gare davanti ad un crocifisso oall’immagine della Madonna. Li hovisti fieri alle note dell’inno nazio-nale, commossi a quelle dellaLeggenda del Piave, piangerequando il silenzio, suonato da unatromba, salutava l’amico andatoavanti. Nel mio ricordo affioranoimmagini nitide di giornate di

impegno e di lavoro. Ma non avverto clamori, soloqualche lontano ed impercettibile brusio. Perché glialpini, boce e veci, lavorano in silenzio. (Paolo)

Carlo Sala consegna un libro

Paolo Ceotto, ex capogruppo, premiatoda Chiesurin

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Al Contrin per celebrare la montagna

Nella storia del RifugioContrin, ricordata ne“L’Alpino” di luglio, si scri-

ve che la costruzione è iniziata nel1926 dopo un’Adunata nazionale eche è proseguita con le successiveristrutturazioni.

Noi del Gruppo Città includiamola data del 25 settembre del 1983,giorno del primo raduno nazionaleANA (prima medaglia commemora-tiva in mio possesso).

Questo raduno annuale è statoprogrammato per il primi 3-4 anninel mese di settembre, è stato poianticipato all’ultima domenica digiugno.

Per diversi anni alcuni soci delGruppo Città hanno partecipato sal-tuariamente e solo la domenica.

All’inizio degli anni 90, alcuni di noipensionati, 3 o 4, tenuto conto delladisponibilità di tempo, abbiamodeciso di partire già il sabato e suc-cessivamente, per godere megliodelle bellezze e della tranquillitàdella montagna, abbiamo pensatodi utilizzare anche il venerdì per unascarpinata di tre giorni a 2000 metrisulle nostre belle montagne, spe-cialmente quelle del gruppo delCatinaccio.

Fa eccezione il 2007 (il rifugioera chiuso per i lavori di restauro)quando per non interrompere latradizione, in tre siamo saliti finsotto il rifugio, fermandoci alla baitaRobinson per mangiare. Ognuno dinoi si è sempre portato il propriocarico di “salmerie liquide”, e fino a

qualche anno fa anche il Vessillosezionale ed il gagliardetto delGruppo. Finalmente è arrivato il 29settembre 2008. Con l’inaugurazio-ne del Rifugio ristrutturato, noi treveterani (i primi nella foto a destra)e tanti altri presenti, non potevamomancare, tanto più che era con noipresente anche un socio alpino difresca nomina a Consigliere Nazio-nale Nino Geronazzo.

Giornata bellissima, cerimoniacommovente, una montagna (no ‘namarea) di alpini, familiari e turisti. Nelpomeriggio, ritorno a casa con fer-mata obbligatoria a Malga Ciapela.Saluti scarponi a tutti, sperando diritrovarci sempre in tanti, il prossimoanno e in quelli successivi.

Giuliano Casagrande

2Offerte per Fiamme Verdi anno 2008(aggiornamento al 12 novembre)Gruppo Barbisano 100,00 €Gruppo Bibano-Godega 150,00 €Gruppo Città 200,00 €Gruppo Codognè 200,00 €Gruppo Colfosco 200,00 €Gruppo Collalbrigo 100,00 €Gruppo Collalto 100,00 €Gruppo Corbanese 100,00 €Gruppo Fontigo 100,00 €Gruppo Mareno di Piave 150,00 €Gruppo Orsago 50,00 €Gruppo Pianzano 150,00 €Gruppo Ponte della Priula 200,00 €Gruppo Refrontolo 200,00 €Gruppo S. Maria di Feletto 300,00 €Gruppo S. Pietro di Feletto 100,00 €Gruppo Solighetto 200,00 €Gruppo Soligo 150,00 €Andrea Collot 50,00 €

Antonio Modolo 300,00 €Famiglia Dario 100,00 €Francesco Giacuz 100,00 €Luigino Bisson 20,00 €Mario Bianchi 20,00 €Omero Lorenzon 50,00 €Narciso De Rosso 50,00 €Antonio Sossai 30,00 €Luigi Fornasier 10,00 €

Un grazie da Fiamme Verdicon i migliori auguri di buon NataleLa Redazione di Fiamme Verdi ringrazia di cuore i soci ed iGruppi che hanno sostenuto e che vorranno sostenere ilnostro periodico sezionale. Questa attenzione ci è di stimo-lo a migliorare ancora per fare un giornale sempre più vici-no agli alpini e alle loro famiglie. Un giornale che riletta vera-mente i valori ed il valore della nostra Associazione. Nelnumero di marzo verranno pubblicati gli altri, graditi, contri-buti dei Gruppi ritardatari. Con l’occasione, la Redazione diFiamme Verdi porge a tutti gli alpini, amici, simpatizzanti ealle loro famiglie i migliori auguri di un sereno Natale e di unprospero 2009. (a.m.)

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1000 Km di Amicizia Alpina

Alpette è un grazioso comu-ne in Provincia di Torino, al-l’imbocco della Valle del-

l’Orco, a circa 1.000 m. s.l.m. alle portedel Parco Nazionale del Gran Paradiso.Ed è lì che il Gruppo di Fontigo il 20 e21 settembre 2008, su invito, ha parte-cipato alle celebrazioni degli 80 anni difondazione del locale Gruppo alpini.

Al grande evento, erano circa 80 ivessilli e gagliardetti accorsi dal Pie-monte, dalla Valle d’Aosta e dallaLiguria. C’erano i Lombardi e c’erava-mo noi del Veneto ben rappresentatidal vessillo della Sezione di Coneglianocon il consigliere sezionale LuiginoDonadel, il vessillo della Sezione diValdobbiadene con il vicepresidentedella Sezione e capogruppo del Grup-po Alpini di Moriago della BattagliaValentino Baron, la Sezione di Feltreera rappresentata da Adriano Carlincon il gagliardetto di Lentiai e poiAdriano Marchesin per il Gruppo di

Pieve di Soligo dove è nato, ma orasocio di Fontigo. Ed ancora Luigi Frezzanato a Fontigo ma ora alfiere del Grup-po di Sernaglia della Battaglia e poi ilnostro capogruppo Corrado Frezza,accompagnato da consiglieri, soci,“alpine”, amici e dalla madrina LinaMarsura moglie dell’indimenticato ca-pogruppo Fermo Stramare.

La nostra presenza ha contribuitoa rendere importante e dare maggiorrisonanza ad un evento che ben si puòdefinire storico: 80 anni di vita per unGruppo Alpino è davvero un notevoleed ambito traguardo.

Nelle due giornate passate inPiemonte, guidati dall’onnipresente edinstancabile Bruno Bianco capogruppodegli Alpini di Alpette, abbiamo potutovisitare, ammirare e saggiare la gestio-ne della sede ANA della Sezione diTorino, che è anche sede della prote-zione civile, della famosa cinquantena-ria Fanfara Alpina Montenero, nonché

dei Gruppi Alpinidi TO-Alpette, diTO-Centro e diTO-Madonna diCampagna.

Ad Alpette(51 Km da Tori-no), dopo unacalorosa acco-glienza, parteci-pando poi allevarie manifesta-zioni, scanditedalle sonore emarziali notedella Montenero,a corollario del-la grande festa,non abbiamo po-

tuto che meravigliarci della forte parte-cipazione delle rappresentanze alpine,dalla bravura ed esperienza messa incampo da Bruno, dai suoi alpini, fami-liari ed amici affinché una cerimoniacosì impegnativa risvegliasse in ognu-no dei presenti i più genuini e profondisentimenti della “solidarietà e fratel-lanza alpina”.

E festa nella festa, emozioni fortisicuramente le hanno provate il“nostro” Luigi Frezza che, dopo 52anni, ha ritrovato ed abbracciato ilcommilitone Luigi Bonasso diCastiglione Torinese, erano assiemeper il “Cividale” alla “Montegrappa” diBassano nel 1956.

Tutto il Gruppo Alpini di Fontigoringrazia Bruno, i suoi Alpini e gli abi-tanti di Alpette, la Sezione ANA diTorino per questo invito che tanto ciha gratificato e da cui abbiamo trattograndi ed utili insegnamenti.

Gilmo Mariotto

Il capogruppo Corrado Frezza omaggiail capogruppo di Alpette di una targa insegno di amicizia

Aprono la sfilata i vessilli delle Sezioni ospiti di Conegliano eValdobbiadene

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San Maurizio:è festa della nostra Sezione

Sono ormai 11 anni che ilGruppo alpini di Falzè diPiave festeggia, il 22 set-

tembre, la ricorrenza del patronodelle truppe alpine. Il Gruppo havoluto dedicare al suo nome lapropria sede: infatti essa si chia-ma “Baita San Maurizio”.

Anche quest’anno, per laseconda volta, la Sezione di Cone-gliano ha voluto aderire in modoufficiale a questa iniziativa con lapresenza del suo più significativoemblema, il vessillo sezionale, enumerosi Gruppi hanno volutopartecipare con il proprio gagliar-detto.

Infatti la sera di domenica 21settembre, la vigilia della festa,Don Ferruccio Frare, nostro socioamico e cappellano del Gruppo,ha celebrato una Santa Messa inonore di San Maurizio, alla pre-senza di molti partecipanti.

Vengono così conosciute levirtù del santo martire, comandantedella legione tebea, che rifiutò l’or-dine imperiale di perseguitare i cri-stiani, reclamando che gli ordiniimpartiti dovessero avere un valoremorale ed un atteggiamento umanoper essere eseguiti, uno stile che ha

poi caratterizzato il comportamentodelle truppe alpine.

Dopo la funzione religiosa, laserata si è conclusa con una cenapresso la Baita San Maurizio allapresenza di circa un centinaio dipersone, fra le quali, il presidentesezionale Giovanni Battista Boz-zoli, il consigliere nazionale NinoGeronazzo, numerosi consiglieri,capigruppo e alpini di vari gruppi.

La festa è stata anche l’oc-casione per inaugurare il nuovo

caminetto, così da cuocere il“pastin” il cui sapore ha attiratogolose attenzioni. Il capogruppo,Claudio Breda, ha ringraziato tuttiaccettando di buon grado l’uffi-cializzazione di festa sezionale delSanto Patrono delle truppe alpineda parte del Presidente G. BattistaBozzoli.

Festa da ripetere ogni annoorganizzata dal Gruppo alpini diFalzè di Piave. Arrivederci al 2009.

Claudio Breda

Un momento della cerimonia religiosa

L’intervento del presidente G.B. Bozzoli L’intervento del capogruppo Claudio Breda

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Sernaglia porta lustro in Alto Adige

Domenica 5 ottobre unadelegazione di alpini diSernaglia si è recata in

quel di Bolzano, presso la sede delgruppo Acciaierie Valbruna sez.Alto Adige già stretti dal gemellag-gio con il nostro gruppo, invitatiper il loro 60°di fondazione.

Partiti di buon mattino, cola-zione a Trento, pane, mortadella,un bicchiere di vino e un buoncaffè corretto grappa, comincia lagiornata. Ripartenza verso Bolza-no infreddoliti fuori ma non den-tro, siamo arrivati alla sede diBolzano, trovati gli amici alpini delgruppo Acciaierie, e dopo i con-sueti saluti, anche con dei nostricompaesani, trapiantati a Bolzanoormai da parecchi anni, armati digagliardetto e vessillo sezionalealle 9 è cominciata la commemo-razione, alzabandiera con innonazionale cantato da tutti, messaal campo accompagnata dal bra-vissimo coro Laurino e officiatadal cappellano militare, che dabuon ufficiale alpino, visto chetutti battevano i denti, per fortuna

l’ha tirada curta.Piccola sfilata e poi tutti al

caldo nel bellissimo salone dellasede, discorsi ufficiali da parte delsindaco di Bolzano, capogruppo epresidente della sez. Alto Adige,con ringraziamento per la nostrapartecipazione.

Scambio di gagliardetti e dono

al nostro Gruppo di una targacommemorativa, poi via ad uninfinito buffet e un ringraziamentoper aver portato lustro alla loromanifestazione, per la presenzaoltre che del nostro gagliardettoanche del Vessillo sezionale diConegliano.

Con i gagliardetti di Sernaglia e di Acciaierie, il vessillo Alto Adige e Conegliano,scortato dagli alpini di Sernaglia

come nuova. Con l’occasione si èprovveduto anche ad estirpare leerbacce che infestavano le mura disostegno.

Franco Armellin

Nel mese di ottobre ilGruppo Alpini Collalbrigo,con la partecipazione di

10 penne nere, ha provveduto allamanutenzione della passerella degliAlpini a Conegliano, tra il Ponte di

San Martino e il Ponte dellaMadonna. Con una energica puliziadelle tavole con la idropulitrice euna buona quantità di impregnantefornito dal Comune di Conegliano,la Passerella è ritornata splendida,

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Tricolore e tradizione delle penne nere

In una bellissima giornata di sole, il 20 ottobrescorso, il Gruppo ha donato un nuovo tricolorealla scuola elementare di Corbanese. Rinno-

vando la tradizione, ha organizzato anche una casta-gnata in compagnia dei bambini della stessa scuola.

L’allegro momento conviviale si è svolto in unclima di genuina serenità e gioia nel cortile dellascuola, recentemente ristrutturata in varie sue parti,davanti agli occhi sgranati dei bambini che guarda-vano con impazienza i “ferri” colmi di castagne giratie rigirati dalle abili mani degli alpini.

L’evento oltre ad aver allietato in modo sano lamattinata di bambini e adulti, ha voluto essere unsegno concreto della volontà di tenere vive le tradi-zioni, volontà che sta molto a cuore al Gruppo alpinidi Corbanese.

Una bella castagnata con i bambini risalda i legami e perpetuai valori della nostra associazione

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Alpini di corsa.Obiettivo un Gruppo Sportivo Sezionale

Avete mai pensato di partecipare ad una corsa inmontagna di 100 chilometri? Chiedetelo aMichele Pilla, Gruppo Città, una forza della

natura nonostante, come mostra la foto qui affianco, nonsia più un ragazzo. Micheleha preso parte alla grandecorsa intorno al MonteBianco, la mitica Ultra-Traildu Munt-Blanc scrivendonel suo curriculum diuomo di sport una paginaimportante, che dà un

po’ di gloria ancheall’Associazione eal Gruppo a cui èiscritto e a cui sidedica con im-pegno.

Un altro “personag-gio” che sta lavorandonon poco a far crescere ivalori dello sport all’inter-no della nostra Sezione èSilvano Miraval, che èriuscito a “mettere inpiedi” una squadra ilCampionato NazionaleANA Corsa in Montagna.

La tappa di RevineLago è stata una bella

corsa, forse un po’ dura,ma, come hanno raccon-

tato i protagonisti: “ilpaesaggio che si ve-deva dalla montagna,

meritava la fatica”.Spronati dal nostro Consigliere Nazionale Nino

Geronazzo, la squadra sezionale di corsa in montagnaha fatto un discreto risultato nonostante il gruppofosse formato solo da quattro alpini (nella foto in bassocon il Nino nazionale…): Dennis Lazzer e Angelo Lovatdel gruppo di San Vendemmiano, Maurizio Granzotto diSanta Maria e Silvano Miraval di Paré.

“Spero che l’aver dato vita ad una piccola squadrasia di stimolo per tanti altri alpini che praticano il podi-smo perché possano unirsi a noi – spiega SilvanoMiraval – ma spero di riuscire ad avere risposte ancheda altri alpini per poter vedere nei prossimi anni lanostra Sezione ancora più numerosa nelle altre specia-lità sportive, dallo sci di fondo e discesa, tiro a segno,atletica…”.

Chi vuole praticare sport con la penna nera si fac-cia vivo il martedì sera in Sezione.

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Salisburgo e Mauthausen tra cultura e memoria

Sabato 9 agosto un pullmandi alpini santalucesi moltidei quali accompagnati

dalle rispettive consorti sono partitidi buon’ora alla volta di Tarvisio edell’Austria. Il cielo alla partenzaprometteva molto bene ma fattauna breve tappa tecnica all’auto-grill di Tarvisio ed addentratici nellaRepubblica austriaca ci siamoimbattuti in una grossa perturba-zione che ci ha accompagnati finoa Salisburgo. Nel pomeriggio pur-troppo ancora sotto una pioggerel-lina che a tratti ha rovinato la visita,abbiamo passeggiato per il centrodella bellissima città assaporandole spiegazioni della guida (nativa diVenezia ma da molti anni trasferita-si a Salisburgo). Domenica 10 siamopartiti in mattinata da Salisburgoper la cittadina di Mauthausen(circa 100 km) tristemente nota perla presenza del campo di concen-tramento più grande dell’Austria.Era una meta che tantialpini santalucesi avevanoripetutamente espresso lavolontà di voler visitareper poter rendersi contodi persona di quali equante malvagità possa avolte macchiarsi l’essereumano. Alle 10,30 circa, aicancelli del campo ciattendeva la guida, unuomo di origine croata mache parlava molto benel’italiano, che ci ha subitointrodotto con una prefa-zione di cosa erano i varitipi di campo e comeerano organizzati.

Abbiamo visto dal difuori la parte occupatadalle SS di guardia e poisiamo entrati nel campovero e proprio visitando lebaracche ove erano “al-loggiati” a centinaia.Siamo passati poi nellaparte in pietra ove è siste-mato il museo e successi-vamente alle camere agas e i forni crematori.

E’ inutile che mi sof-fermi a scrivere quantoabbiamo udito nella spie-gazione della guida. Non è possibilescrivere quanto di criminale è statocapillarmente organizzato in queiluoghi durante la 2^ guerra mon-

diale. Resta il fatto che sarebbeopportuno che tutti facessero visitaa questi luoghi, specialmente le gio-

vani generazioni nate ormai a tantianni da quegli eventi, affinché restidi monito e di auspicio a tutti checose del genere non abbiano più a

verificarsi.Certo, nessuno fiatava, qualcu-

no domandava solo qualche spie-gazione, tutti erano intentia guardare e rendersiconto delle cose. Poi usci-ti dal campo e salutata laguida ci siamo diretti allazona ove ogni singola na-zione ha eretto nel tempoun monumento a ricordodei propri caduti.

Abbiamo fatto un do-veroso momento di racco-glimento e preghiera de-ponendo un mazzo di fioridavanti al monumento ita-liano: uno spesso murolungo circa 50 metri ovenel corso degli anni sonostate affisse targhe ericordi da parte di con-giunti ed associazioni ita-liane.Il capogruppo Claudio Ber-nardi ha chiuso questomomento con una breveallocuzione.

E’ cominciata poi lafase del ritorno, con ilpranzo che abbiamo con-sumato a Graz (circa 20km da Mauthausen) e pas-seggiata in centro città.Abbiamo poi ripreso lastrada per l’Italia che

attraverso Tarvisio ci ha portato aSanta Lucia per le 10 di sera.

Flaviano Franceschin

Una cerimonia semplice nella sede del Gruppo perringraziare gli amici dell’affetto e della stima e perricevere dal sindaco le insegne di Cavaliere dellaRepubblica Italiana. Claudio Bernardi, capogruppo aSanta Lucia di Piave, ha un lungo curriculum di inizia-tive svolte e una presenza puntuale rispetto ai biso-gni della società civile che gli sono valsi l’ambito rico-noscimento del Presidente della Repubblica GiorgioNapolitano. Il sindaco Fiorenzo Fantinel e il Presi-dente sezionale Battista Bozzoli hanno sintetizzatonei loro interventi la soddisfazione dell’intero paeseper la nomina di Claudio Bernardi a Cavaliere. Daipresenti tanti, sinceri, applausi.

Cavalier Claudio Bernardi!

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Solidarietà e memoria,una serata all’insegna della musica

Sabato 22 novembre,presso il Palaingresso diGodega S.U. si è svolta la

manifestazione di chiusura del90° anniversario della fine dellaGrande Guerra, promossa dalGruppo Alpini di Pianzano edall’Associazione “Lotta contro itumori Renzo e Pia Fiorot”, con lacollaborazione della Pro Loco diGodega. Tale manifestazione èstata voluta dagli alpini diPianzano, che hanno voluto cosìdedicare una serata di beneficen-za all’insegna della memoria stori-ca e della solidarietà.

I protagonisti della seratasono stati il “Corocastel” di Cone-gliano, conosciuto in zona e all’e-stero per le sue performancecanore di alto livello, e i “Mando-lini Città di Codroipo”.

Oltre agli alpini di Pianzano,presenti in sala in gran numero,c’erano le autorità della zona, fracui l’assessore Alex Pastre, ilgenerale Gadia, il nostro Presi-dente Sezionale Giovanni BattistaBozzoli, il vicepresidente seziona-le Renzo Sossai, alcuni consiglierisezionali e numerosi rappresen-tanti dei Gruppi alpini della nostraSezione.

Lo scopo di questo concerto èstato quello di unire il passato,cioè la memoria storica di cui noialpini siamo i portatori e il presen-te, cioè la solidarietà, altro temaimportante della nostra associa-zione, attraverso la compartecipa-zione nell’organizzazione dell’As-sociazione “Renzo e Pia Fiorot” diS. Fior.

Dopo le allocuzioni del capo-gruppo Claudio Botteon, dell’as-sessore Alex Pastre e del presi-dente della Pro Loco Pierluigi DalCin, è cominciata la prima partedell’esibizione del Corocastel diConegliano diretto dal maestroBattistella, in un crescendo di

ovazioni durante il canto dei loroprimi cinque testi.

A questi è seguita l’esibizione,che è una novità per la nostrazona, dei “Mandolini città diCodroipo”, un gruppo compostoda mandolini, accompagnati dachitarre e un contrabbasso, che sisono lanciati in una sequenza dibrani con questi strumenti friulanimolto noti in passato, ma che stan-no tornando alla ribalta in tuttaEuropa, visti i successi in campointernazionale dei vari gruppi italia-ni, tedeschi, sloveni, austriaci.

Alla fine è tornato ad esibirsiper la parte finale della serata ilCorocastel con la seconda torna-ta di altri cinque brani, magistral-mente interpretati dal coro piùfamoso del Coneglianese.

Finita la seconda tornata dicanzoni, il Corocastel ha chiusocon il “Signore delle cime”, lanostra preghiera alpina per eccel-lenza, richiesta per l’occasionedal Capogruppo Claudio Botteon,chiudendo così la serata con uninfinito applauso da parte delnumeroso pubblico presente insala.

Seguiva il classico scambio didoni, con gli alpini di Pianzano chedonavano ai due gruppi ospiti illoro trofeo in vetro del 40° anni-versario di fondazione, fe-steggia-to qualche mese fa.

Le offerte raccolte, sono stateinteramente devolute all’Asso-ciazione “Lotta contro i tumoriRenzo e Pia Fiorot” nelle mani delsuo presidente e fondatore Silva-no Fiorot presente in sala, dasempre amico di noi alpini dellaSezione di Conegliano e non solo.Fiorot ha chiuso la serata con uncommosso ringraziamento a tuttii presenti, ricordando che il giornoche ha inaugurato la sede dellasua associazione, a cantare c’eraproprio il Corocastel.

La serata si è infine conclusatra canti fuori programma esibitiin compagnia tra i componenti delCorocastel e la gente presente insala, che ha potuto così, tra unacanzone e l’altra, assaporare l’ot-timo rinfresco preparato abilmen-te dagli alpini di Pianzano.

(C.B.)

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Un grazie agli alpini di Solighetto

Mercoledì 22 ottobre2008, durante un rientropomeridiano voi alpini

ci avete fatto una gradita sorpresa:avete cucinato le castagne per noibambini della scuola primaria diSolighetto.

La castagna, infatti è il fruttotipico della stagione autunnale eper “festeggiarlo” ci avete prepa-rato un bel fuoco e sistemato nelcortile della scuola dei tavoli pergustarle assieme ai nostri com-pagni.

Noi tutti felici abbiamo condivi-so questa bella iniziativa e vi ringra-ziamo per la vostra sempre prezio-sa disponibilità a collaborare versotutte le iniziative presenti nel nostroterritorio. Un grazie ancora di cuoredagli alunni delle classi V A e V B”.

Questa è una delle lettere che ibambini della scuola elementare di

Solighetto hanno inviato agli alpinidel Gruppo guidato da GiovanniMazzero per testimoniare la lororiconoscenza. Una lettera che è piùche sufficiente per capire sia lo spi-rito con cui gli alpini hanno ripropo-sto questo appuntamento, sia lagioia e la riconoscenza dei ragazziper questo gesto.

Alpini e bambini si ringraziano avicenda.

Solidarietà e festa alpina sul S. Gallo

Puntuale come sempre, ilGruppo alpini di Soligo, hafesteggiato il 19 e 20 luglio la

tradizionale “Festa della FamejaAlpina” sul colle di San Gallo, unodegli appuntamenti ormai entrati a farparte del calendario delle feste “soli-ghesi”, ma soprattutto del Gruppoalpini di Soligo, dei familiari e amici.

Come consuetudine, dopo lacena del sabato a base di quaglie,costicine alla griglia e formaggio allapiastra, “bagnati” dall’ottimo prosec-co della zona, si è svolto il torneo dibriscola a coppie vinto dal nostro

“vice” tuttofare Carlo, in coppia conLiliana.

La domenica, secondo program-ma, è iniziata con l’ammassamentodei numerosi alpini presenti con irelativi gagliardetti dei Gruppi limitrofipresso la chiesetta del colle, dove,successivamente, è stata celebrata lamessa dal nostro parroco don Walter.Al termine del rito, il nostro repartocucina composto da Michele, Silvanoe Toni, supportato dall’immancabilecontributo del “reparto femminile”, siè distinto con un ottimo spiedo con lamusica dell’immancabile Banda Mu-

sicale di Rosà. Al termine del pranzosi è proceduto all’estrazione dei pre-mi della sempre ricca lotteria, grazieal contributo di numerosi sostenitorilocali.

A rafforzare il concetto di “Festadella Fameja Alpina” il Gruppo alpinidi Soligo ha donato al nostro com-paesano missionario in Africa PadreLuigi Casagrande un contributo di €

3.000 frutto del provento della festa edella volontà del Consiglio Direttivo,che ha così voluto dare un fattivocontributo alla splendida opera deimissionari.

Il momento della consegna dell’offerta degli alpini a Padre LuigiCasagrande è solidarietà alpina

Lo spiedo: simbolo alpino per eccellenza dello stare assieme acondividere la gioia di assaporarlo

Penne nere all’opera per la festa dei piùpiccoli

Al termine della castagnata la gioia è ditutti, alpini e bambini

Foto di gruppo per ricordare i momentipiù belli

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In montagna, nel ricordo di Aldo,Andrea e Carlo

C’è chi come noi, in mon-tagna trova la propriacompletezza, si appaga

a vederne lo spettacolo e sa assa-porarne il profumo. C’è chi comenoi crede che in montagna nonc’è fango. Tutti noi però sappiamoanche quanto la montagna sappiaessere prepotentemente domi-nante. Come quando 25 anni fa siportò via Aldo, Andrea e Carlo.Successe sul Velo della Madonnasulle Pale di San Martino. Pocodopo la loro scomparsa, si mobi-liarono in molti per lasciare unsegno nel loro ricordo e fu edifi-cato il bivacco presso il rifugioBosco Nero, in località Zoldo. Unostupendo bivacco che, ospitandoper la notte gli amanti della mon-tagna, ricorda davvero nellamaniera giusta i tre amici.

Il 25mo dalla loro scomparsanon poteva passare in sordina, ein molti siamo saliti al Velo dellaMadonna per ricordarli nel luogodella loro ultima meta. L’organiz-zazione è cresciuta spontanea ela riprova si ha al momento dellapartenza, dove possiamo contaresettantatre presenti. Ci ritroviamotutti in località Caffè Col a SanMartino di Castrozza, dopo averindossato scarponi, zaino e quan-

to necessario, attacchiamo il sen-tiero che da 1500 metri ci porteràa quota 2400. All’inizio sembrauna passeggiata, poco dopo lasalita inizia la sua selezione, maoggi non è importante il tempo dipercorrenza, l’importante è arri-vare per condividere insieme ilsentimento che ci accomuna.

Arriviamo al rifugio. Con igestori ci siamo accordati per unacollaborazione nel pranzo, maprima di riposarci, creiamo unadelegazione di una decina diamici, che porterà un piccolomazzo di fiori all’attaccatura del-l’ultima ferrata percorsa dei nostritre amici. Quando siamo sulposto, parte un solitario Signoredelle Cime, che seguito dagli altricanti, darà vita ad uno dei mo-menti più toccanti della giornata.

Ritorniamo al rifugio dove inun luogo incantevole, passiamo ilpomeriggio in compagnia, mal’ora della partenza per la discesanon si fa attendere.

Abbiamo un appuntamentoalle 18. Verrà celebrata la SantaMessa, lì scopriremo anche latarga che ricorda i tre alpinisti,non potendo più essere espostain quota, è stata collocata pressol’ex cimitero del 15-18 dove si

trova anche una chiesetta, sem-pre in località San Martino diCastrozza. La celebrazione dellaSanta Messa è degna delle piùsolenni cerimonie: c’è DonGiuseppe, Parroco di San Martinodi Castrozza, ci sono gli alpini e ilcoro “I Borghi” di San Vende-miano, ci sono tutti i partecipantialla salita, con qualche aggiunta egli uomini del Soccorso alpinocapitanati da De Bertolis, che conaltri colleghi presenti, 25 anni faeffettuarono il recupero di Aldo,Andrea e Carlo.

E’ proprio De Bertolis che, conun caro amico dei tre, scopre latarga, mentre il Coro i Borghi into-na il Signore delle Cime. E’ inutiledire come poi, sia andata verso iltermine una giornata vissuta inarmoniosa compagnia: non sivoleva che questo giorno finisse. Inostri tre amici, oggi, ci sono statiparticolarmente vicini, diversa-mente da quanto lo sono, inevita-bilmente, nella quotidianità. Oggiinfatti a salire al Velo della Madon-na non eravamo in 73 ma in 76,Aldo Fava, Andrea Daccò e CarloCanciani, se pur nell’unico modoin cui gli è concesso erano connoi.

Manuele Cadorin

La foto di gruppo nei pressi del rifugio al Velo della Madonna,doverosa testimonianza dell’affetto verso Aldo, Andrea e Carlo

Un piccolo mazzo di fiori, all’attaccatura dell’ultima ferrata per-corsa dai tre alpinisti 25 anni fa, per dire loro “vi vogliamo bene”

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Il 7 settembre 2008, familiari, amici ed alpinihanno festeggiato con gioia il 25° anniversariodi matrimonio del capogruppo FrancescoBotteon e della moglie Ida. Una piccola, maimportante tappa del loro cammino assieme.

Il già capogruppo e consigliere sezionaleLionello Frare e la moglie Elena Zambon han-no festeggiato il loro 40°anniversario di matri-monio il 7 settembre scorso. A loro l’augurio piùsincero di ogni bene dagli alpini di Falzè.

(30-11-1968 - 30-11-2008) Gilmo Mariotto e lamoglie Sara Barro, hanno festeggiato il 40°anni-versario della loro unione salutati da parenti edamici. Ma non sarebbe stata festa senza gliauguri più sinceri di tutti i soci del Gruppo Alpinidi Fontigo per una ancora lunga, serena e felicevita di coppia.

Gr. Santa Maria di Feletto Gruppo Falzè di Piave Gruppo Fontigo

ANAGRAFE ALPINA

Grande famiglia di alpini, quella dei Dal Pietro.In piedi, da sinistra: Ilario, caporale 9°scaglio-ne 91; Bruno, 2/68, già consigliere; il “patriarca”Giovanni, caporal maggiore 2/57, socio fonda-tore e consigliere onorario; Giuseppe, 2/66,attivo in tutte le iniziative alpine. Sotto:Pierfabio, 3/98, attuale consigliere; Adriano,2/00; Giorgio

Il 19 luglio Christian Gandin e Marica Cettolin sisono uniti in matrimonio coronando il loro sognod’amore. Christian, alpino del Btg. Logistico dellaJulia è figlio di Luigi alpino e soprattutto nipote delcompianto nonno Enzo del 7° alpini reduce diGrecia-Albania. Monica è figlia di Franco da anniconsigliere del Gruppo, Art. alpino del 3°, GruppoConegliano e nipote di Luigi Art. alpino del 3°Gruppo Udine. Auguri!

L’alpino Roberto Casagrande e la moglieAnna hanno festeggiato il loro 25°anniversariodi matrimonio con una escursione al RifugioColdai sul gruppo del Monte Civetta, m. 2191,assieme al terzogenito Alberto (futuro alpino?).Agli sposi gli auguri di una vita serena, lunga efelice.

Gruppo Bibano Godega Gruppo S. Lucia Gruppo Sernaglia

Grande gioia ha portato la nascita della nipotinaSilvia nella famiglia del nostro socio PietroRedio e consorte Stefania. L'artigliere da mon-tagna mostra con orgoglio la prima nipotinaarrivata. in famiglia. Il Gruppo augura ai genito-ri, ai nonni le più sentite felicitazioni augurandoche presto arrivi un bell'alpinetto.

Il socio del Gruppo Codognè e fidato autista diGruppo, Luca Bonotto, presenta con gioia lasecondogenita Anita, nella foto con la sorellinaEmma. Un affettuoso “benvenuta!”, unito ai piùsinceri auguri di ogni bene da tutti gli alpini diCodognè, sia di buon auspicio per una vita sere-na di tutta la famiglia Bonotto.

L’artigliere da montagna Marcello Casagran-de mostra i suoi numerosi nipoti nel giorno delsuo compleanno attorniato dal figlio Morris edal genero Luca entrambi alpini. Il Gruppo augu-ra a Marcello tanti di questi compleanni felici inuna così bella famiglia.

Gruppo S. Pietro di Feletto Gruppo Codognè

Ecco Giorgia, la stella alpina spuntata nel giardi-no di Ermenegildo Trivellato e della sua con-sorte. La nipotina Giorgia è nata da Laura, figliadi Ermenegildo che con questo dono lo ha resodavvero felice. Per “Gildo” quest’anno non man-cano le soddisfazioni: una nipote, il 30°da capo-gruppo e il Premio Civilitas.

In braccio al papà Alessandro Dalle Crode c’è ilpiccolo Andrea nato il 28 marzo scorso. Nellafoto il nonno paterno Andrea Dalle Crode,classe ’39, 11° Battaglione d’arresto Julia. Alcentro seduto il pro zio paterno GiacomoDalle Crode, classe ’23, 7°Alpini. Felicitazionia tutti dal Gruppo Alpini Corbanese.

Ecco il 3°nipotino per il nonno Pietro Breda.Lo scarponcino Enrico è in braccio al papàGianangelo Breda e già mostra passione peril cappello alpino, una qualità utile per portareavanti l’alpinità della famiglia Breda. Al piccoloalpino gli auguri più sinceri di una vita serena efelice dai Gruppi di Falzè e Sernaglia.

Gruppo Gaiarine Gruppi Sernaglia e Falzè Gruppo Corbanese

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Nel mese di ottobre è andato avan-ti l’associato Antonio Botteonclasse 1938, alpino del Btg. Feltre7°Rgt.Stimatissimo imprenditore, per-sona ricca d’ingegno e d’umani-tà. Egli lascia un ricordo indele-bile tra quanti lo hanno potutoapprezzare come uomo e comealpino. Alla famiglia il cordogliodel Gruppo ANA di S. Lucia.

Grave lutto ha colpito la famigliaDe Pizzol. Dopo lunga malattia èmancato il socio Lino De Pizzolartigliere del gruppo Conegliano.Persona buona e laboriosa, sem-pre presente alle nostre manife-stazioni, lascia un vuoto anchetra i soci del gruppo e chi loconosceva.Gli alpini tutti rinno-vano le più sentite condoglianzealla famiglia unendosi al lorodolore.

Il socio Angelo Canzian è an-dato avanti l’11gennaio 2008.Classe 1915, ex-internato esocio fondatore del Gruppo alpi-ni di Mareno, ha lasciato ungrande vuoto tra chi lo ha cono-sciuto e stimato in vita per lasua disponibilità e franchezza.Le più sincere condoglianze allafamiglia di Angelo da parte ditutti gli alpini di Mareno.

Gr. S. Lucia di Piave Gr. S. Pietro di Feletto Gr. Mareno di Piave

Ha lasciato questa terra per ilriposo eterno nel Paradiso diCantore Angelo Scapol, dianni 85, socio del Gruppo ANAdi Pieve di Soligo. Gli alpini, gliamici e le tante persone che lohanno stimato in vita lo ricorda-no con affetto e riconoscenzaper quanto ha dato. Il Gruppoesprime le più sincere condo-glianze alla famiglia.

Gr. Pieve di Soligo

Nello scorso mese di giugno è sali-to al paradiso di Cantore il più vec-chio reduce degli alpini sernaglie-si, Olivo Villanova, classe 1919,alpino combattente. Il presidentesezionale Bozzoli assieme a chiscrive, ha presenziato con il vessil-lo per onorarne la memoria assie-me ai gagliardetti dei Gruppi dellaSezione. Olivo Villanova, alpino delBtg. Belluno del 7°Rgt., combattéin Jugoslavia e in Francia. Tornatodalla guerra dovette prendere lavia dell’emigrazione come giàaveva fatto sul finire degli anni ’30 per costituire e dare linfa alla suafamiglia. Olivo era proprio un uomo d’altri tempi, onesto e laborioso,credente in Dio e nei valori più veri ed importanti della vita umana.Come tale lo ha dipinto con commozione il parroco don Silvano Zanindurante l’omelia alle sue esequie. Umile servitore della Patria, Olivorimarrà nel cuore di chi lo ha conosciuto e sarà ricordato per aver con-tribuito a fondare il locale gruppo ANA e aver portato per tanti anni iltricolore dei combattenti e reduci soprattutto per non far dimenticare icommilitoni rimasti sui campi di battaglia. Ciao Olivo. (R. S.)

Il Cav. Davide Bernardi, per quasitre lustri alla guida del Gruppo di S.Lucia, poi capogruppo onorario, halasciato questa vita terrena il 6luglio. Si è spento lucido nellamente, provato da anni di sofferen-ze, accudito sino all’ultimo dallamoglie Oliva sua inseparabile sposaper oltre cinquant’anni e dalle quat-tro figlie. Ex imprenditore, aveva 81anni, dei quali ben più della metà,passati a lavorare sodo, con le brac-cia ed il cervello, brevettando ecostruendo attrezzi ed accessoriper gli impianti di macellazione. Alle esequie è stato onorato dalla presen-za del Vessillo Sezionale scortato dal Presidente Bozzoli, dai tanti gagliar-detti convenuti e dai numerosi alpini che hanno apprezzato la sua perso-na. Davide alpino dell’8°Rgt, è stato per noi un padre, poco severo, moltoaffettuoso e generoso. Dobbiamo a lui la nostra prima sede. Dobbiamoancora a lui e a qualche altro suo collaboratore se il Gruppo è cresciutosino a diventare un entità ben distinta nel sociale santalucese. Ciao Davide,vegliaci da Lassù assieme ai tuoi fraterni amici Augusto, Antonio e Noè edacci sempre la forza per seguire la strada da te tracciata. (R.S.)

Qualche tempo fa ci ha lasciato ilsocio Giovanni Toffoli classe1913 già dell’8°Rgt, Btg Cividale.Di Giovanni rimane il gradevolericordo della sua simpatica ironiae della sua disponibilità. Gli alpinidi S. Lucia lo ricorderanno nelleloro preghiere. Ai familiari il sen-tito e profondo cordoglio deglialpini santalucesi.

Improvvisamente ha lasciatoquest’esistenza terrena il socioLuigi Busatto, classe 1931, giàalpino dell’8°Rgt, presente nelleattività del Gruppo. Oltre che perla laboriosità, ricordiamo di Luigile sue battute argute e gli slancigenerosi avuti nei confronti delGruppo. Ai famigliari il sentito eprofondo cordoglio degli alpinisantalucesi.

Ci ha lasciato troppo prestoil nostro socio GiuseppeColomban classe 1960 dell’8°Rgt, Btg. Tolmezzo, già consiglie-re del Gruppo. Chi lo ha cono-sciuto non scorda il suo impe-gno nel lavoro, ma anche quelsuo fare scanzonato e quella suagrande generosità alpina. Ai fa-migliari il sentito e profondo cor-doglio degli alpini santalucesi.

E’ andato avanti il marescialloM.D.L. Francesco Buffon classe1921, 3°Gr. Alpini Valle. Partecipòalla campagna di Jugoslavia e allaGuerra di Liberazione a fiancodegli alleati. Di lui restano indele-bili l’intelligenza e la saggezzache lo avevano collocato fra i diri-genti di reparto della Zoppas ealla Presidenza dei Combattenti eReduci. Ai famigliari le condo-glianze del Gruppo.

Gruppo S. Lucia di Piave

Gruppo Sernaglia della Battaglia Gruppo S. Lucia di Piave