filosofia del diritto - 3/6 - riassunto hobbes

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  • 8/3/2019 Filosofia del diritto - 3/6 - Riassunto Hobbes

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    Hobbes: Riassunto

    Gli interessi principali di questo pensatore non sono tanto metafisici, quantopolitici. D' altronde la sua filosofia matura nel contesto della guerra civileinglese degli anni 40 del Seicento. Ebbe una vita particolarmente lunga ( circanovant' anni ) che copr l' intero XVII secolo. La distinzione tra Hobbes e l' altrogrande filosofo politico inglese del 1600 ( Locke ) deriva soprattutto dal diversoperiodo storico in cui sono vissuti. Nell' Inghilterra, infatti, nel 1600 ci sonostate ben due rivoluzioni, quella degli anni 40 ( l' epoca in cui scrive Hobbes )e quella degli anni 80, detta " gloriosa " ( l' epoca in cui vive Locke ): mentrela prima una vera e propria guerra civile, una vicenda traumatica, la secondarivoluzione ( la " gloriosa " ) considerata un fatto altamente positivo, l' attocon cui l' intera societ inglese si sbarazzata di una monarchia oppressiva eha dato vita ad una monarchia costituzionale. Il fatto stesso che Hobbes abbiamaturato le sue idee e i suoi scritti nel corso della prima rivoluzione e Locke

    nella seconda, significativo per capire le differenze tra i due. Per Hobbes lacosa che va evitata pi di ogni altra la guerra civile, per Locke la perdita dellalibert. Hobbes mira alla sicurezza, Locke alla libert. La prima operaimportante di Hobbes una traduzione inglese della Guerra del Peloponneso diTucidide; il che dimostra due cose: in primo luogo il suo interesse prettamenteantropologico, storico e politico. In secondo luogo dobbiamo tener conto cheTucidide non era uno storico qualunque: era fortemente pessimista e si curavadi una storia attenta al diritto del pi forte: Hobbes sar molto influenzato daquesta concezione della storia. Nella guerra civile Hobbes resta sempre legatoalla monarchia e segue perfino la corte di Carlo II in esilio in Francia dopo ladecapitazione di Carlo I. Hobbes s fortemente legato alla monarchia ( dalla

    quale, dopo il rientro in Inghilterra, ricever la pensione che veniva data ai "fedeli ", con la quale potevano vivere senza lavorare ), tuttavia da essa nonsar mai visto con troppa simpatia: egli s uno dei grandi teorici dello statoassoluto, ma non necessariamente della monarchia assoluta, verso la quale,comunque, Hobbes nutre grandi simpatie. Esistono tuttavia due modi distinti diconcepire la monarchia assoluta: uno, pi tradizionale, che vede in Giacomo I,nei primi anni del Seicento, il grande teorizzatore: egli fondava il potere delsovrano sull' idea ( di origine medioevale ) che fosse attribuito direttamente daDio; ci sar anche, sempre in questo ambito, chi arriver a dire che il potere delsovrano non altro che un' estensione del potere del padre sulla famiglia ad un

    intero stato: Dio ha dato ad Adamo un potere assoluto sulla famiglia e sui figli;da Adamo il potere si esteso ai patriarchi di Israele per poi arrivare adinvestire intere strutture statali. Si tratta quindi di un' idea patriarcale e divinadel potere assoluto. Locke polemizzer contro i sostenitori di questa teoria, inparticolare contro un' opera scritta in quegli anni, intitolata " Il patriarca ". Laposizione di Hobbes, che comunque assolutista, meno tradizionale rispettoa quella di Giacomo I ed fondata in maniera laica: nello stato assolutosecondo Hobbes Dio non c' entra niente, il potere non deriva dall' alto, ma dalbasso: gli uomini guidati dalla loro ragione decidono di associarsi e dirinunciare a porzioni della propria libert in favore di un' istanza superiore ( ilsovrano ). Con Hobbes concorderanno Locke, Spinoza e Rousseau: le

    differenziazioni tra questi pensatori nasceranno poi su come concepiranno l'idea di stare insieme. Tuttavia concorderanno tutti pienamente con Hobbes chenon Dio ad attribuire il potere al sovrano, ma il popolo stesso guidato dalla

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    propria ragione. Si tratta quindi di uno stato assoluto il cui fondamento primo il consenso: esso la base del potere anche quando si arriva a stati assoluti: l' idea dominante per tutto il 1600. L' interesse principale di Hobbes, comeaccennavamo, la politica, tuttavia egli ritiene di dover fondare la politica suuna base fisico - matematica. Egli si fa portavoce, in altri termini, di una

    concezione riduzionista delle scienze: le scienze sono parecchie ( biologiche,umane, naturali, fisiche, ecc. ) e un sociologo per analizzare i problemi dellasociet umana deve senz' altro tener conto della realt fisica e biologica in cuiil comportamento si svolge; il presupposto biologico che le persone mangino,per dire, presupposto fondamentale della sociologia, che indagher su checosa mangino e cose del genere. Tuttavia non c' riduzionismo, ossia nonpensiamo che tutta la sociologia possa essere dedotta dall' ambito biologico eche l' ambito biologico possa essere a sua volta dedotto da quello chimico, ilquale pu essere dedotto da quello fisico, deducibile da quello matematico,riducendo cos tutto ad una sola scienza: certo bisogna tener conto dellabiologia ( ad esempio ) studiando la sociologia, ma comunque quest' ultimanon sar riducibile solo a biologia. Invece Hobbes ha una concezionetipicamente riduzionistica: le scienze possono essere ridotte ad una sola ( lafisica ): tutto ( la politica, l' etica, ecc ) pu essere spiegato secondo le leggidella fisica matematizzata. Per Cartesio, invece, con la fisica si pu arrivare acostruire la biologia ( dalle leggi fisiche all' animale macchina ) e studiare uncorpo o un orologio, in fondo, per lui la stessa cosa, tuttavia egli non estendela fisica alla politica e alla sociologia per il fatto che c' la res cogitans cheglielo impedisce. Hobbes invece, affrontando il problema lasciato in eredit daCartesio del rapporto tra res cogitans e res extensa, lo risolve annullandolo,ossia eliminando radicalmente la res cogitans ( la spiritualit ): tutto ci che

    esiste materiale e anche quello che ci sembra spirituale ( la coscienza, lamemoria, il dolore ) non altro che una manifestazione della res extensa: lacoscienza e il sentimento non sono altro che epifenomeni, ossia manifestazionioggettive, appendici: la materia che d la parvenza di essere coscienza. Eccoquindi spiegato perch Hobbes fa derivare tutte le scienze dalla fisica e dedicaben due trattati alla fisica e alla metafisica, lui che si interessava di politica.Addirittura leggendo la sua opera principale, il Leviatano, ci si accorge di comeegli, ancora prima di trattare della vera e propria politica, parta dallaconcezione della materia per poi arrivare solo in un secondo tempo allapolitica. D' altronde per Hobbes la politica non altro che una fisicaparticolarmente complessa: con il suo metodo riduzionistico si parte dalla

    fisica, si arriva alla biologia e poi alla sociologia ( la politica ). La politicadiventa allora una vera e propria fisica sociale. Sul piano storico tipico che seuna branca funziona particolarmente bene si finisce per farla diventareegemone in ogni campo: nel 1600, neanche a dirlo, la branca egemone lafisica matematizzata. Tuttavia non detto che tutti quelli che prendano amodello la fisica siano riduzionisti come Hobbes: Cartesio un grande fisico,ma non un riduzionista: lo fin quando non arriva a parlare dell' uomo, in cuiconvivono res cogitans e res extensa. Tutto per Hobbes va investigato intermini fisici proprio perch le uniche cose esistenti sono i corpi ( la materia,res extensa ), la cui caratteristica la misurabilit in termini matematici. Eccoallora che accanto ad uno scritto intitolato De cive ( il cittadino ), ne troviamoun altro intitolato De corpore ( il corpo ), quasi come se Hobbes volessescrivere un' enciclopedia dello scibile umano in termini fisici. E' poi interessanteil fatto che sia Hobbes sia Cartesio cominciano a scrivere nelle lingue nazionali

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    ( in inglese Hobbes e in francese Cartesio ) per diffondere il loro sapere: ilLeviatano, l' opera pi importante di Hobbes, in inglese. StranamenteHobbes, per cominciare lo studio della realt in generale, parte da unadefinizione dell' essere data a suo tempo da Platone nel Sofista: Platone dicevache si pu dire che tutto ci che pu agire o subire un' azione; certo Platone

    non intendeva dare una soluzione meccanicistica come far Hobbes, tant' che con questa definizione dimostrava l' esistenza delle idee: ci che agisce osubisce un' azione esiste, quindi le idee che io penso, subendo l' azione dell'essere pensate, devono esistere. Qualche tempo dopo Platone, gli stoiciavevano ripreso in termini pi rozzi questa definizione del Sofista dicendo che asubire e a compiere azioni sono solo le cose materiali. Hobbes la pensa comegli stoici e arriver a dire che esiste solamente la realt corporea. La realt non altro che un insieme di corpi e di movimenti di corpi. In una polemica con unvescovo arriver a sostenere che anche Dio realt corporea e che nonpotrebbe essere altrimenti: se non fosse corpo non esisterebbe perch tutto ciche esiste corporeo; ma Dio esiste, quindi materiale. Su questa fisicaradicalmente meccanicistica Hobbes costruisce tutto il suo pensiero,elaborando una dottrina delle sensazioni e delle attivit " spirituali ": moltesono le analogie tra Hobbes e Cartesio, per la vera differenza da tenere amente che per Hobbes la res cogitans non esiste. Hobbes, per spiegare unasensazione, ricorre ad uno stimolo esterno che genera ( in terminimeccanicistici ) un movimento dalla periferia del corpo verso il centro ( che perHobbes pu essere tanto il cuore quanto il cervello ); al centro si genera unaltro moto che si identifica con la sensazione, che noi siamo soliti pensarecome spirituale, ma che, spiega Hobbes, in realt puramente fisica emeccanicistica. La sensazione non altro che un movimento impercettebile

    degli organi centrali del corpo. Similmente egli spiega anche la memoria: comemai ci ricordiamo delle cose e, tuttavia, col tempo il ricordo tende a sbiadirsi?Hobbes d anche qui una spiegazione meccanicistica: quando vediamo, adesempio, qualcosa i nostri sensi sono urtati e si innesca il movimento materialetramite il quale vediamo la cosa che ci sta davanti; quando poi la cosa non cista pi davanti continuiamo a vederla perch il moto innescatosi quando laosservavamo ( per la legge di inerzia ) perdura e cos con la mentecontinuiamo a vedere l' oggetto che prima ci stava di fronte. Ecco allora che lamemoria un moto attenuato che permane in noi per un certo tempo. Se horicevuto una sensazione che diventata ricordo, poi, si tratta, come dicevamo,di un moto che dura per un p e che sa mettere in moto la catena in senso

    opposto: al centro perdura il moto del ricordo, viene trasmesso alla periferia evado a trovare una persona che da dieci anni non vedevo. Questa tesihobbesiana piuttosto ingenua, ma non poi cos profondamente diversarispetto a quella fornita dalla biologia e dalla medicina attuali. Quella di Hobbesrisulta quindi essere una filosofia materialistica; interessante notare come laparola materialismo abbia sostanzialmente due significati: pu voler dire cheesiste solo la materia, riconducibile ad estensione e a movimento ( e cos difatto la intende Hobbes ) ma pu anche voler dire che non esiste solo lamateria, ma che comunque essa la realt fondamentale: cos la intenderMarx nell' Ottocento: ci che chiamiamo non materia solo una manifestazionesecondaria ( un epifenomeno ) della materia. Il marxismo, non a caso, dir chei fenomeni considerati come non materiali sono comunque dipendenti ederivati dalla materia: le concezioni culturali di una persona, allora,dipenderanno dalle condizioni storiche in cui essa vive. La posizione di Hobbes,

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    per, e resta rigorosa: tutto ci che esiste materia e le sensazioni stessesono una forma di movimento microscopico. La filosofia di Hobbes in buonaparte un tentativo di superare le difficolt create da Cartesio: se esistono unares cogitans ( spirito ) e una res extensa ( materia ) nettamente distinte cheentrano in contatto tra loro ( la res cogitans anima decide di alzare il braccio e

    la res extensa braccio si solleva ), come si spiega il contatto tra realtmateriale e realt spirituale? S, perch se si parla di contatto allora si parla diurti materiali, ma assurdo parlare di urti materiali in una realt metafisicaquale la res cogitans ! Ecco allora che Cartesio ricorreva alla ghiandolapineale dove avveniva il misterioso incontro tra res cogitans e res extensa.Hobbes elimina la res cogitans e riconduce tutto alla res extensa. Cos per, sevengono superati i problemi connessi alla ghiandola pineale, ne vengono creatidi nuovi, forse ancora pi grossolani. Hobbes infatti non dice che le sensazionisono prodotte da movimento, ma arriva a dire che le sensazioni sonomovimento, il che abbastanza assurdo. Sia che si tengano in gioco la resextensa e la res cogitans ( Cartesio ), sia che si consideri solo la res extensa( Hobbes ) si cade inevitabilmente in contraddizione: se dico che il movimentoprovoca la sensazione entro nell' aporia cartesiana: la res extensa si muove egenera un qualcosa che non pi res extensa ( la sensazione, che per Cartesio res cogitans ): un qualcosa di materiale che, misteriosamente, producequalcos' altro di spirituale. Se invece, sulle orme di Hobbes, dico che ilmovimento sensazione cado in una contraddizione ancora pi grossolana: lasensazione sensazione, non un movimento, ce ne accorgiamo tutti bene omale ! Pare quindi che non ci sia una via d' uscita: la scienza moderna tende afar vedere che non la materia a generar la sensazione ( come diceva Cartesio) ma che non pu neanche essere accettata la teoria hobbesiana secondo la

    quale la materia sensazione, bens sottolinea come certi stati di coscienzacorrispondano a certi stati di materia: a ogni stato della res extensa, spiega lascienza moderna, corrisponde uno stato della res cogitans ( della coscienza ).Ma il problema non viene risolto: non viene cio spiegato il rapporto tra rescogitans e res extensa. Che ci sia corrispondenza tra le due realt era noto apartire da Cartesio, quel che non si sapeva era appunto il tipo di rapportoesistente tra le due sostanze. In realt la scienza del giorno d' oggi non si poneneanche pi di tanto il problema perch in fondo ( per dirla con Galileo ) leinteressa pi il come che il cosa e il perch. Fatto sta che tutti possiamocogliere la contraddizione di Hobbes, insita nell' affermazione stessa: lasensazione il movimento. Dire che il movimento sia sensazione

    assolutamente assurdo perch una cosa il movimento, un' altra cosa lasensazione. Si torna quindi al problema cartesiano: che rapporto c' tra le dueres ( cogitans ed extensa ), che tra loro qualche rapporto devono per forzaaverlo ( altrimenti come si spiega che quando metto la mano sul fuoco sento ilcalore? ). Col cogito ergo sum cartesiano ho la certezza di esistere comesoggetto pensante con tutte le idee presenti nella mia testa: l' idea di libropresente nella mia testa esiste, bisogna per chiarire se, oltre all' idea di libropresente nella mia testa, esista qualcosa di esterno ad essa da cui l' ideaproviene. La coscienza che ho di esistere con il cogito ergo sum effettivamente totalmente sganciata dal mondo fisico della res extensa: esistocome soggetto pensante, ma non so se esista il mondo esterno ( compreso ilmio corpo ). Per posso esser certo che l' idea di libro ( anche se il libro incarne ed ossa non esistesse ) esiste come oggetto della mia attivitintellettuale, che ho dimostrato esistente ( cogito ergo sum ). Anche se non ci

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    fosse nulla al di fuori della mia attivit intellettuale, l' idea di librocontinuerebbe ad esistere come fatto della mia coscienza: quando poi scoprir( come fa Cartesio ) che esiste un mondo esterno all' idea di libro si aggiungeril libro materiale, ma l' idea rester invariata: essa presente nella miacoscienza sia che il libro materiale esista sia che non esista. Ecco allora che l'

    idea di libro, presente nella mia coscienza come sensazione, non affatto motodi materia ( la materia potrebbe anche non esistere senza per questoinfluenzare l' idea ): la tesi di Hobbes stata confutata. Il materialismocomporta quindi due contraddizioni: il materialismo di Hobbes, il pi rigoroso,sbaglia dicendo che gli stati di coscienza sono movimenti di materia; ilmaterialismo di Marx ( ed in parte di Cartesio ) sbaglia dicendo che undeterminato stato di materia genera uno stato di coscienza. Ricapitolando: perHobbes esiste solo ci che pu fare o subire un' azione, quindi esiste solo la resextensa; la nostra stessa coscienza riconducibile a materia, a corpo e amovimento: movimenti che dal centro ( cuore o cervello ) vanno verso laperiferia e viceversa. A questo punto interviene nel discorso di Hobbes l' etica,totalmente stravolta nella sua concezione di bene e male rispetto a tutte lefilosofie precedenti. In tutte le filosofie il bene sempre stato ci verso cui sideve tendere e il male ci verso cui non si deve tendere. Certo i filosofi hannoindividuato in modi differenti il bene e il male cui si deve o non si deveaspirare: per Epicuro il bene era il piacere, per Aristotele la felicit, per gli stoicila virt, per Platone il Bene in s, e cos via. Tutti in fondo facevano unragionamento di questo tipo: il bene questo, dunque si deve tendere aquesto. Questi pensatori, in altri termini, vedevano il bene in terminiteleologici, come il fine a cui tendere; addirittura un materialista come Epicuroinvitava i suoi discepoli a tendere al piacere, visto come sommo bene. Ora, in

    una filosofia meccanicistica e materialista quale quella di Hobbes, il finalismonon pu assolutamente essere accettato: non esistono cose buone ( stabilite apriori ) a cui aspirare. In base alle leggi meccaniche, ogni comportamento legato ad azioni di tipo meccanicistico ( ricordiamoci che Hobbes unriduzionista: tutto riconducibile ai movimenti della materia e quindi tutto vaspiegato in modo meccanicistico ): a certi stimoli corrispondono determinatereazioni; come nelle macchine ( l' uomo stesso per Hobbes una macchina )in cui ad ogni imput corrisponde un output. L' uomo reagisce sempre inmaniera tale da sopravvivere, da autoconservarsi: reagendo cos scegliercerte cose e non altre, in altre parole opter per tutto ci che gli consentir disopravvivere ( a volte commetter errori e non ce la far ad autoconservarsi ).

    E' evidente come il finalismo sia del tutto fuori luogo in una visione della realtcome quella di Hobbes. Ma che cosa sono il bene e il male? Per Hobbes il bene ci che l' uomo di fatto sceglie e il male ci che l' uomo di fatto evita: tuttigli uomini si comportano in una certa maniera e, di fatto, definiremo comebene ci a cui essi tendono. Per il bene a cui essi tendono non un qualcosadi stabilito a priori ( il bene cui si tende la virt, il piacere, la felicit, ecc. ),ma ci a cui aspirano per inclinazione naturale. Per Hobbes l' uomo agiscecos in modo meccanico e il modo in cui agisce, quello il bene per l' uomo. Ilmale viene allora ridotto a ci che l' uomo non fa. La definizione stessa di benedipende da ci che l' uomo decide di fare e non un qualcosa a priori. Vanotato come in questi ragionamenti ci sia un evidente riallacciarsi allamatematica, imperante in tutto il 1600: Hobbes stesso riteneva che pensarenon fosse altro che operare e che ogni nostro pensiero fosse riconducibile adoperazioni di somma o di sottrazione: dire " la rana verde " significa

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    addizionare alla rana il verde; dire " la rana non verde " significa sottrarre allarana il verde. Anche nell' etica Hobbes tende a matematizzare, riducendo ilcomportamento a definizioni geometriche " infondate ", e avvicinandosi cos alpensiero di Spinoza. In base alle leggi meccanicistiche l' uomo persegue le coseche gli garantiscono l' autoconservazione: proprio in esse il bene. Sulla base

    di questo bene e di questo male appena spiegati si genera il comportamentoindividuale, ma a Hobbes, da politico, interessa maggiormente quello collettivo.Nella societ civile il bene e il male per natura cedono il passo al bene e almale per convenzione. Tra le varie doti di cui l' uomo dispone vi anche laragione, fa notare Hobbes; gli animali stessi, in qualche misura, sembranoaverne: in Hobbes viene a cadere quella netta distinzione di stampo cartesianotra uomo e animale proprio perch manca la res cogitans, che era poi ci cheappunto differenziava l' uomo dalle altre creature: non essendoci la rescogitans, gli uomini sono macchine al pari degli animali. Gli animali per Hobbesprovano sensazioni ( a differenza di quanto diceva Cartesio ), hanno l'intelletto, ma non la ragione, intesa come pensare in termini generali tramite illinguaggio: l' uomo grazie al linguaggio e alla ragione pu attribuire nomicomuni alle cose e di conseguenza pu parlare per categorie. OvviamenteHobbes nominalista: le idee non esistono proprio perch non esiste lasostanza spirituale: tutto ci che esiste materiale; le idee sono solo flatusvocis e i nomi ci consentono di raggruppare tante cose in categorie. Gli uomini,proprio perch dotati di ragione, sono in grado di stabilire che cosa pi utileper la loro sopravvivenza; la ragione stessa li porta a vedere cosa pi utileper l' autoconservazione sul lungo termine e non solo sul momento: certo sulmomento per autoconservarmi mangiare andr bene, ma non basta, bisognavedere sul lungo termine. Ecco allora che gli uomini ragionano su che cosa

    garantisca loro l' autoconservazione al di l del presente. Ed proprio quest'esigenza che li porta a far nascere lo Stato civile. In origine gli uomini, spiegaHobbes, vivevano nello stato di natura in cui vigeva una situazione nella qualeciascuno aveva diritto su ogni cosa: oggi ciascuno di noi ha diritto non su tutto,ma su qualcosa perch cos sanciscono le leggi in vigore nello Stato: il dirittodi propriet. Ma nello stato di natura, in cui non c' lo Stato civile e quindi nonci sono le leggi, tutti han diritto su tutto. Ciascuno pu cio fare ci chedesidera per procurarsi ci che gli serve: si potr allora rubare e uccidere persopravvivere e, proprio perch finalizzato all' autoconservazione, questo sarun bene. Lo stato di natura quindi uno stato di bellum omnium contra omnes,una condizione di guerra di ciascuno contro ogni altro dove ciascuno mira alla

    propria autoconservazione a discapito degli altri. Per Hobbes quindi l' uomonon per natura incline ad essere socievole, come aveva sostenuto Aristotelea suo tempo definendo l' uomo come animale politico. A questo puntointerviene la ragione, la quale suggerisce che la situazione di guerra diciascuno contro tutti gli altri nata dall' esigenza di autoconservarsi porta ad unrisultato opposto a quello per cui era nata: infatti nel momento in cui tuttimirano alla propria autoconservazione a discapito degli altri, la vita di ciascunodiventa altamente insicura e neanche il pi forte pu vivere sicuro perch cisar sempre qualcuno pi forte e comunque anche i pi deboli potranno inqualche modo minacciare la sua vita. La ragione, di cui tutti gli uominidispongono nella stessa misura, suggerisce allora di uscire dal precario stato dinatura. Prima di vedere come se ne esca, per, si possono fare alcuneosservazioni sullo stato di natura. In tutti gli autori ( Locke, Spinoza, Rousseau )che ci ragioneranno sopra c' l' idea di fondo che un reale stato di natura non

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    sia mai effettivamente esistito nel corso della storia. Per quanto possanoesserci state situazioni particolarmente retrograde e vicine allo stato di natura,un vero e proprio stato di natura non mai esistito. Il ragionamento di questiautori pi che altro teorico: vogliono cio far vedere non tanto quello che c' stato prima dello Stato civile, quanto piuttosto quello che succederebbe se

    venisse meno lo Stato civile. Non a caso il vero stato di natura radicato nellamente di Hobbes non quello appena descritto, bens quello della guerra civileinglese degli anni '40 del Seicento ( da lui vissuta in prima persona ). Nellaguerra civile infatti non vi pi lo Stato come autorit suprema e la guerracomporta un ritorno provvisorio al retrogrado stato di natura di lotta diciascuno contro ogni altro. Uscendo dallo stato di natura su incitamento dellaragione si passa a quello civile, che un superamento appunto dello stato dinatura: all' interno dello Stato civile non ci sar pi la guerra di ciascuno controogni altro, ma essa perdurer, secondo Hobbes, nei rapporti tra Stato e Stato:Hobbes non riconosce il diritto internazionale e vede il rapporto tra uno Stato el' altro come quello tra uomo e uomo nello stato di natura. Va poi sottolineato ilfatto che egli, parlando di guerra di ciascuno contro tutti gli altri, non intendedire che ciascuno combatte incessantemente una guerra contro tutti quelli chelo circondano ( il che sarebbe assurdo ); vuole piuttosto sottolineare come nellostato di natura vi sia una potenziale guerra di ciascuno contro tutti gli altriproprio perch non ci sono le istituzioni che lo impediscono: ciascuno nellostato di natura contemporaneamente e potenzialmente sempre aggresssoree aggredito. Secondo Hobbes si esce dallo stato di natura per approdare aquello civile nel momento in cui ciascun individuo autolimita i propri diritti. Lavera differenza nelle concezioni politiche tra Hobbes e Locke sta proprio nelcome essi intendano l' uscita dallo stato di natura; proprio il modo in cui se

    ne esce che determina lo Stato civile che verr originato. Per Hobbes la cosapi importante che debba essere garantita ai cittadini la sicurezza, per Lockela libert. Secondo Hobbes il principio fondamentale l' autoconservazione ( lasicurezza ) e tutto il resto secondario tanto da poter essere sacrificato pur diottenere la sicurezza. Ma in concreto che diritti devo sacrificare per garantirmila sicurezza? Secondo Hobbes qualsiasi diritto deve essere limitato proprioperch la sicurezza garantita dal fatto che si limitino fortemente tutti i dirittidi tutti affidando un diritto coercitivo ad una sola persona che pu decidere ciche vuole. Ognuno si deve cio privare dei suoi diritti in favore di un' istanzasuperiore che pu tutto su chi si tolto i diritti, tranne togliere il diritto disicurezza: si affidato il potere a questa persona proprio perch lo garantisse.

    In altre parole, questa persona cui viene affidato il potere, deve essereinvestita di un tale potere da potere tutto tranne che togliere ai sudditi il dirittoalla sicurezza. Sarebbe d' altronde ridicolo sacrificare anche il diritto disicurezza: ho rinunciato a tutto perch esso mi fosse garantito ! La ragionestessa, che ha condotto l' uomo fuori dallo stato di natura, gli detta alcuneleggi di natura: innanzitutto ognuno deve evitare di aggredire gli altri purchanche gli altri facciano altrettanto. Non dobbiamo assolutamente fare violenzaquando tutti sono d' accordo a non fare violenza. Esiste cio ungiusnaturalismo, ossia uno ius naturae, un diritto inscritto nella natura stessadelle cose, contrapposto allo ius positum ( diritto positivo, stabilito dai singoliStati ). L' atto con cui si esce dallo stato di natura e dal giusnaturalismo perentrare nello Stato civile e nel giuspositivismo l' emanazione di un contrattosociale, idea tipica del 1600-1700: vari possono essere i tipi di contratti e, peresempio, quello di Hobbes radicalmente diverso rispetto a quello di Locke:

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    secondo Hobbes, dal momento che ad un certo momento tutti i membri di ungruppo, guidati dalla loro ragione, si rendono conto che bisogna uscire dallostato di natura per potersi garantire la sicurezza e l' autoconservazione,ciascuno di loro rinuncia a tutti i diritti, fatta eccezione per quello alla sicurezza( che l' obiettivo della limitazione degli altri diritti ); tutti gli altri diritti naturali

    vengono abbandonati per garantire la sicurezza individuale e vengono affidati,come si suol dire, ad un terzo, il quale si trova a detenere un potere illimitato( pu tutto tranne negare la sicurezza ai cittadini ) e pu quindi garantire lapace perch ha poteri cos grandi da comandare su ogni cosa. Nel momento incui questo personaggio viene investito del potere, stabilisce le leggi con lequali decreta cosa bene e cosa male: a differenza dello stato di natura incui bene era ci che garantiva a ciascuno l' autoconservazione, nello Statocivile bene e male dipendono totalmente da ci che il sovrano vuole: tra tutti idiritti di cui egli gode vi anche quello di decretare che cosa sia bene e checosa sia male. Evidentemente una concezione di questo tipo fonda lo Statoassoluto, ossia la situazione in cui il sovrano ha diritti ampissimi che siestendono a tutto fuorch alla vita dei cittadini. Ma va subito sottolineato comesovrano non sia sinonimo di monarca; la sovranit, infatti, pu essere detenutada un' assemblea. A questo punto il sovrano pu decretare ci che giusto eobbligare i cittadini a comportarsi di conseguenza. Hobbes dichiaraesplicitamente di nutrire grandi simpatie nei confronti della monarchia inquanto essa non porta a lotte di fazioni interne e, soprattutto, evita le guerrecivili, favorendo la sicurezza. Possiamo a questo punto ricordare un' importanteosservazione fatta dal filosofo novecentesco di ispirazione illuministicaNorberto Bobbio: egli fa notare che in ogni epoca ci sono categorie di pensierofondamentali che, talvolta, sono cos forti da costringere a servirsi di esse

    anche chi non la pensa cos perch altrimenti non verrebbe compreso, vistoche tutti si avvalgono di quelle categorie. Bobbio, nel caso di Hobbes, notacome il pensatore seicentesco si serva di categorie giusnaturalisticheparticolarmente in voga all' epoca per poi fornire un contenuto sostanzialmentegiuspositivista ( giuspositivismo: non c' alcun diritto naturale, ma solo dirittiimposti dagli Stati ); in realt Hobbes propugna tesi giuspositivistecamuffandole da giusnaturaliste: in ultima istanza ci che giusto o sbagliatolo perch lo decide il sovrano e non perch di per s sia giusto o sbagliato: seil sovrano decide che giusto agire cos, io suddito devo agire cos senza farappello a leggi di natura. Per riprendere un interrogativo tipicamente platonico( vedi Eutifrone ): le cose sono sante perch piacciono a Dio o piacciono a Dio

    perch sono sante? Hobbes, a differenza di Platone, opterebbe per la prima. Larivoluzione inglese nacque per questioni finanziarie: il re chiese ai contribuentiuna tassa extra per poter fare una guerra. Venne allora coniato il mottonessuna tassa senza rappresentanza ( no taxation without rappresentation ):sullo sfondo c' era l' idea che la propriet privata dei cittadini non potesse venirtoccata dal sovrano; le tasse van bene solo se quando vengono stabilite noisudditi possiamo essere rappresentati e dire la nostra. In altri termini, lo Statonon potrebbe metter le mani sulla propriet privata. Hobbes si schiera a favoredello Stato e contro i cittadini che difendono l' intoccabilit della proprietprivata da parte dello Stato: potrei dire che lo Stato non ha diritto diconfiscarmi la propriet se essa fosse un diritto che sta a monte dello Statocivile; ma nello stato di natura non c' propriet e tutti han diritto su tutto.Essa nasce nello Stato civile e si fonda non sul diritto naturale, ma su quellostabilito dallo Stato: il sovrano che ha varato leggi che garantiscono il diritto

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    di propriet. Ma se lo Stato stesso che stabilisce le leggi che garantiscono ildiritto di propriet, cos come le ha stabilite, pu anche abolirle e confiscare lapropriet ai cittadini. Certo non potrebbe se essa stesse a monte dello Statocivile, ma cos non . Il sovrano pu tutto, tranne che toccare la mia esistenza,e di conseguenza cos come ha elargito dei diritti ( quello alla propriet ad

    esempio ), pu anche riprenderseli. Hobbes si schiera anche contro i diritticonsuetudinari, di derivazione medioevale. Si tratta di quegli antichi diritti chenon sono stati decretati dal sovrano, ma sono validi per tradizione. Tipicodiritto consuetudinario quello secondo il quale uno Stato che si annetta unterritorio, deve rispettare le leggi che in esso vigono. Hobbes non nega che ilsovrano possa decidere di mantenere in vigore le leggi in vigore per tradizionenel territorio annesso, tuttavia dice che se il sovrano vuole, pu cambiarle: se ilsovrano con una sua libera decisione stabilisce di mantenere le leggitradizionali di quel Paese, comunque la loro validit non dipender dal fatto chesono antiche e che quindi pure il sovrano deve attenervisi, bens dal fatto che il sovrano che decide di sua iniziativa di mantenerle valide. Esse non valgonoper la loro antichit, tant' che il sovrano pu cambiarle quando e come glipare e piace. La rivoluzione inglese nasce nel momento in cui il parlamentorimprovera al sovrano di aver rinnegato alcuni diritti tradizionali: secondo ilparlamento certi diritti neanche il sovrano poteva toccarli. Ma Hobbes sischiera dalla parte del sovrano sostenendo che egli possa tutto fuorchmettere in pericolo lo Stato stesso e i cittadini: ma quando mette in pericolo loStato e i cittadini, la sovranit si disfa da sola proprio perch non pi in gradodi garantire la sicurezza, obiettivo per cui era stata creata. Quindi Hobbes conle sue idee ha fondato il nucleo teorico dell' assolutismo affermando due cose:1 ) che non esiste alcun diritto prima della costituzione dello stato civile: nello

    stato di natura, infatti, vige il diritto del pi forte e ciascuno nemico di tutti( homo homini lupus, dice Hobbes riprendendo le parole di Plauto ): lo Statocivile, per severo e intransigente che possa essere, l' unica vera fonte deldiritto e cos come fornisce ai cittadini alcuni diritti pu anche sottrarglielisenza dover rendere loro conto ( dovrebbe se questi diritti esistessero a montedello Stato civile ); se Hobbes ragiona nell' ambito dello stato naturale, comedice Bobbio, lo fa solo per poter parlare del giuspositivismo in modo che tuttipossano comprendere. 2 ) Le modalit del contratto sociale previsto da Hobbessono il fondamento stesso dello Stato assoluto: il fondamento dello Stato perHobbes il consenso ( e per questo egli non risultava troppo gradito allamonarchia ); ma il contratto per Hobbes non viene stipulato tra il futuro

    sovrano e tra i futuri sudditi, come dir invece Locke: per Locke, essendostipulato tra sovrano e sudditi, entrambi hanno dei doveri e nel momento in cuiil sovrano o il popolo li trasgrediscono si devono prendere provvedimenti ( se litrasgredisce il sovrano il provvedimento la guerra civile ). Ma nellaconcezione hobbesiana, a stipulare il contratto sono solo i cittadini, chedecidono di privarsi di tutti i diritti per garantirsi quello alla sicurezza: il futurosovrano non stipula alcun contratto, egli si limita a raccogliere dei dirittiabbandonati senza stipulare contratti; non avendo stipulato un contratto, eglinon deve sottostare ai dettami di tale contratto, ai quali invece debbonoobbedire i sudditi che l' hanno stipulato. Ecco allora che il sovrano assoluto( dal latino absolvo ), ossia slegato dagli obblighi che invece hanno i cittadinisemplicemente per il fatto che lui non ha siglato alcun contratto, ma haraccolto i diritti di cui il gruppo si privato e gli ha ceduto affinch lui, col suopotere smisurato, garantisca loro il diritto alla sicurezza: ed l' unica cosa che

  • 8/3/2019 Filosofia del diritto - 3/6 - Riassunto Hobbes

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    il sovrano deve garantire, tutto il resto dipende dal suo arbitrio. Il fatto che ilsovrano sia svincolato da ogni dovere porta Hobbes a proclamare il divieto diribellione: il sovrano, proprio perch non l' ha stipulato, non potr mai rompereil contratto e ogni suo atto i sudditi devono considerarlo come se compiuto daloro stessi visto che essi hanno volontariamente delegato a lui i loro diritti. La

    ribellione sarebbe una contraddizione logica al pari di quando si mandaqualcuno a rappresentarci in un' assemblea di condominio e noi ci opponiamoalle scelte da lui prese: gli abbiamo delegato il nostro potere e il suo volere quindi il nostro volere. Quando il sovrano fa qualcosa come se lo stessifacendo io suddito che gli ho affidato il potere di mia iniziativa. Ribellarsi unacontraddizione logica: come fare un qualcosa e non voler farlo. L' opera pifamosa di Hobbes, in cui egli esprime tutte le sue teorie politiche il Leviatano,che prende il nome da un mostro mitologico dell' Antico Testamento; interessante notare che oltre al Leviatano, Hobbes scrisse un' altra opera( meno famosa ), intitolata Behemoth: anche Behemoth un mostro biblico,per, a differenza di Leviathan, fortemente negativo e simboleggia laribellione che, come detto, per Hobbes una contraddizione logica: quindiBehemoth, la ribellione, un mostro distruttivo, che va assolutamente vinto. IlLeviatano, titolo dell' opera, non altro che lo Stato stesso: nel frontespiziodella prima edizione dell' opera compare un curioso disegno: un grande uomocon la corona sul capo che a sua volta composto da tanti piccoli omini; loStato per Hobbes non altro che un insieme di corpi e, poich il corpo spiegabile in termini meccanicistici, cos deve essere spiegato anche lo Stato( che un insieme di corpi, un corpo gigante composto da corpi piccoli ):ricordiamoci che Hobbes riduzionista. Lo Stato, ossia l' aggregazione deicittadini, viene presentato come un mostro positivo, come un " Dio in terra ": lo

    Stato quella realt, spiega Hobbes, dalla quale, subito dopo Dio, ci si devonoaspettare i beni maggiori: un vero e proprio Dio sulla terra. Ci non toglie chequesto Dio terreno venga presentato come un mostro, dipinto cio in terminiambigui: s la realt da cui ci si devono aspettare grandi beni, ma lo proprioperch dotato di potere immenso ( i cittadini gli cedono tutti i loro diritti ) eHobbes non pu nascondere che sia comunque un qualcosa di aggressivo eterribile. Ma il fatto che sia terribile non implica che debba essere evitato: erimane l' unico mezzo per non piombare nello stato di natura, dove vige ildiritto del pi forte. Questo spiega, tra l' altro, perch Hobbes apprezzasse un"rivoluzionario" come Cromwell: ci che conta che ci sia un potere forte, nonimporta di qual natura: il potere valido quello che c' , purch sia potente e

    purch ci sia.