fisica i 7
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Storia della filosofia antica LM 2013/4 Sapienza Diana QuarantottoTRANSCRIPT
Fisica I 7
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conclusione di Fisica I 5
È dunque evidente che i principi devono essere contrari
Ὅτι μὲν οὖν ἐναντίας δεῖ τὰς ἀρχὰς εἶναι, φανερόν.
esordio di Fisica I 6
Il passo successivo consiste nel dire se [i principi] sono due o tre o di più.
Ἐχόμενον δ' ἂν εἴη λέγειν πότερον δύο ἢ τρεῖς ἢ πλείους εἰσίν.
aporie di Fisica I 6
E ammesso che [i principi] siano fini< [di numero], il fa?o di non porne solo due ha una qualche ragione. ἐπεὶ δὲ πεπερασμέναι, τὸ μὴ ποιεῖν δύο μόνον
ἔχει τινὰ λόγον
Perciò, se uno ri<ene che sia il discorso precedente sia questo siano veri e se intende mantenerli
entrambi, allora è necessario amme?ere un terzo [principio]
Διόπερ εἴ τις τόν τε πρότερον ἀληθῆ νομίσειεν εἶναι λόγον καὶ τοῦτον, ἀναγκαῖον, εἰ μέλλει
διασώσειν ἀμφοτέρους αὐτούς, ὑποτιθέναι τι τρίτον
Dunque, per coloro che conducono la ricerca sulla base di queste considerazioni e di altre simili dire che gli elemen< sono tre sembra avere un qualche
ragione, come abbiamo de?o… Τὸ μὲν οὖν τρία φάσκειν τὰ στοιχεῖα εἶναι ἔκ τε τούτων καὶ ἐκ τοιούτων ἄλλων ἐπισκοποῦσι δόξειεν ἂν ἔχειν τινὰ λόγον, ὥσπερ εἴπομεν
…mentre [dire] che sono più di tre non ne ha alcuna
...τὸ δὲ πλείω τριῶν οὐκέτι·∙
conclusione di Fisica I 6
È dunque evidente che [il numero degli] elemen< non è né uno né superiore a due o a tre. Ma, come
abbiamo de?o, è molto difficile dire se [gli elemen<] sono due o tre
Ὅτι μὲν οὖν οὔτε ἓν τὸ στοιχεῖον οὔτε πλείω δυοῖν ἢ τριῶν, φανερόν·∙ τούτων δὲ πότερον, καθάπερ
εἴπομεν, ἀπορίαν ἔχει πολλήν.
i principi NON sono più di tre
i principi sono due (una coppia di contrari) o tre (una coppia di contrari e un terzo principio
che non è un contrario)
conclusione di Fisica I 7
Ma è chiaro che i principi sono tre, in che senso sono tre, e in che modo sono principi.
Ἀλλ' ὅτι αἱ ἀρχαὶ τρεῖς καὶ πῶς τρεῖς, καὶ τίς ὁ τρόπος αὐτῶν, δῆλον.
Perciò c’è un senso in cui bisogna dire che i principi sono due e un altro in cui bisogna dire che sono tre
Διὸ ἔστι μὲν ὡς δύο λεκτέον εἶναι τὰς ἀρχάς, ἔστι δ' ὡς τρεῖς·∙
Dunque, con queste indagini si è stabilito quan< e quali sono i principi.
Πόσαι μὲν οὖν καὶ τίνες εἰσὶν αἱ ἀρχαί, ἐκ τούτων θεωρείσθωσαν.
riassunto dei principali passaggi argomenta�vi da I.5 a I.7
Innanzitu?o, dunque, abbiamo affermato che solo gli oppos< sono principi e poi che è necessario che vi
sia qualcos’altro che faccia da sostrato e che i principi sono tre. Sulla base delle cose che sono
state aggiunte ora, invece, è manifesto quale sia la differenza tra gli oppos<,
quale sia la relazione che intercorre tra i principi e che cosa sia il sostrato.
Πρῶτον μὲν οὖν ἐλέχθη ὅτι ἀρχαὶ τἀναντία μόνον, ὕστερον δ' ὅτι ἀνάγκη καὶ ἄλλο τι ὑποκεῖσθαι καὶ εἶναι τρία·∙ ἐκ δὲ τῶν νῦν φανερὸν τίς ἡ διαφορὰ τῶν ἐναντίων, καὶ πῶς ἔχουσιν αἱ ἀρχαὶ πρὸς
ἀλλήλας, καὶ τί τὸ ὑποκείμενον.
Innanzitu?o, dunque, abbiamo affermato che solo gli oppos< sono principi (I.5) e poi che è necessario che vi sia qualcos’altro che faccia da sostrato e che i principi sono tre (I.6). Sulla base delle cose che sono
state aggiunte ora, invece, è manifesto quale sia la differenza tra gli oppos<,
quale sia la relazione che intercorre tra i principi e che cosa sia il sostrato (I.7).
Πρῶτον μὲν οὖν ἐλέχθη ὅτι ἀρχαὶ τἀναντία μόνον, ὕστερον δ' ὅτι ἀνάγκη καὶ ἄλλο τι ὑποκεῖσθαι καὶ εἶναι τρία·∙ ἐκ δὲ τῶν νῦν φανερὸν τίς ἡ διαφορὰ τῶν ἐναντίων, καὶ πῶς ἔχουσιν αἱ ἀρχαὶ πρὸς
ἀλλήλας, καὶ τί τὸ ὑποκείμενον.
esordio di Fisica I 7
Esporremo ora la nostra tesi, tra?ando innanzitu?o della generazione in generale.
Ὧδ' οὖν ἡμεῖς λέγωμεν πρῶτον περὶ πάσης γενέσεως ἐπελθόντες·∙
InfaN il percorso naturale consiste nel considerare innanzitu?o gli aspeN comuni per poi
esaminare quelli propri di ciascuna cosa. ἔστι γὰρ κατὰ φύσιν τὰ κοινὰ πρῶτον εἰπόντας
οὕτω τὰ περὶ ἕκαστον ἴδια θεωρεῖν.
metodo dell’indagine: dal generale/comune al par�colare/specifico
La direzione naturale del percorso [dell’indagine] va dalle cose che sono più note e più chiare per noi verso quelle che sono più chiare e note per natura. Πέφυκε δὲ ἐκ τῶν γνωριμωτέρων ἡμῖν ἡ ὁδὸς καὶ σαφεστέρων ἐπὶ τὰ σαφέστερα τῇ φύσει καὶ
γνωριμώτερα·∙
All’inizio, a noi risultano eviden< e chiare (δῆλα
καὶ σαφῆ) le cose che sono [come] confuse insieme (τὰ συγκεχυμένα). In seguito, a par<re da queste,, divengono no< gli elemen< e i principi per chi le
divide (διαιροdalle cose generali (ἐκ τῶν καθόλου) verso quelle par<colari (ἐπὶ τὰ καθ' ἕκαστα)ῦσι). Perciò bisogna procedere. InfaN l’intero (ὅλον) è più noto per la percezione, e ciò che è generale (καθόλου) è un certo intero, in quanto ciò che è generale comprende molte cose come [sue] par<.
Diciamo che da una cosa viene ad essere un’altra cosa, e da una cosa una cosa diversa,
riferendoci o alle cose semplici o a quelle composte. Φαμὲν γὰρ γίγνεσθαι ἐξ ἄλλου ἄλλο καὶ ἐξ ἑτέρου
ἕτερον ἢ τὰ ἁπλᾶ λέγοντες ἢ τὰ συγκείμενα.
analisi del modo in cui si parla del cambiamento, cioè del modo in cui il
cambiamento è linguis�camente espresso.
due �pi di en�: semplici compos�
Intendo dire questo. È possibile che un uomo venga ad essere colto ed è anche possibile che il non-‐colto venga ad essere colto o l’uomo non-‐colto un uomo colto.
Λέγω δὲ τοῦτο ὡδί. Ἔστι γὰρ γίγνεσθαι ἄνθρωπον μουσικόν, ἔστι δὲ τὸ μὴ μουσικὸν γίγνεσθαι
μουσικὸν ἢ τὸν μὴ μουσικὸν ἄνθρωπον ἄνθρωπον μουσικόν.
(i) un uomo viene ad essere colto (ii) il non-‐colto viene ad essere colto (iii) l’uomo non-‐colto viene ad essere un uomo colto
ques� tre enunica� possono essere usa� per descrivere che cosa succede quando un
uomo, che inizialmente è non-‐colto, diventa colto, cioè il cambiamento di qualcosa dall’essere non-‐colto all’essere colto.
Ebbene, chiamo semplice sia ciò che viene ad essere, cioè l’uomo e il non-‐colto, sia ciò che quello viene ad
essere, cioè il colto; Ἀπλοῦν μὲν οὖν λέγω τὸ γιγνόμενον τὸν ἄνθρωπον
καὶ τὸ μὴ μουσικόν, καὶ ὃ γίγνεται ἁπλοῦν, τὸ μουσικόν·∙
invece, quando diciamo “l’uomo non-‐colto viene ad essere uomo colto”, chiamo composto sia ciò che viene ad essere sia ciò che quello viene ad essere. συγκείμενον δὲ καὶ ὃ γίγνεται καὶ τὸ γιγνόμενον, ὅταν τὸν μὴ μουσικὸν ἄνθρωπον φῶμεν γίγνεσθαι
μουσικὸν ἄνθρωπον.
due �pi di en�: semplici compos�
(i) un uomo viene ad essere colto (S) (ii) il non-‐colto viene ad essere colto (S) (iii) l’uomo non-‐colto viene ad essere un uomo colto (C)
In qualcuno di ques< casi non si dice soltanto “questo viene ad essere…”, ma anche “da
questo viene ad essere…”: per esempio “da non-‐colto viene ad essere colto”.
Τούτων δὲ τὸ μὲν οὐ μόνον λέγεται τόδε γίγνεσθαι ἀλλὰ καὶ ἐκ τοῦδε, οἷον ἐκ μὴ μουσικοῦ μουσικός,
Aristotele paragona gli enuncia� appena considera� con altri che hanno
una stru�ura differente: x viene ad essere da y
x si genera/si forma da y
1) x viene ad essere y (divenire predica�vo) 2) x viene ad essere da y (divenire da)
il non colto viene ad essere colto dal non colto viene ad essere il colto
In qualcuno di ques< casi non si dice soltanto “questo viene ad essere…”, ma anche “da
questo viene ad essere…”: per esempio “da non-‐colto viene ad essere colto”.
Τούτων δὲ τὸ μὲν οὐ μόνον λέγεται τόδε γίγνεσθαι ἀλλὰ καὶ ἐκ τοῦδε, οἷον ἐκ μὴ μουσικοῦ μουσικός,
Però non ci si esprime così in tuN i casi: infaN non diciamo “da uomo è venuto ad essere colto”, ma
“l’uomo è venuto ad essere colto”. τὸ δ' οὐ λέγεται ἐπὶ πάντων·∙ οὐ γὰρ ἐξ ἀνθρώπου
ἐγένετο μουσικός, ἀλλ' ἅνθρωπος ἐγένετο μουσικός.
(i) un uomo viene ad essere colto da uomo è venuto ad essere colto (ii) il non-‐colto viene ad essere colto da non-‐colto viene ad essere colto (iii) un uomo non-‐colto viene ad essere un uomo colto dall’uomo non-‐colto viene ad essere un uomo colto
Inoltre, tra le cose che vengono ad essere [qualcosa] nella maniera delle cose semplici, alcune persistono a?raverso il divenire, mentre altre non persistono. Τῶν δὲ γιγνομένων ὡς τὰ ἁπλᾶ λέγομεν γίγνεσθαι, τὸ μὲν ὑπομένον γίγνεται τὸ δ' οὐχ ὑπομένον·∙
dis�nzione tra ciò che persiste e ciò che non persiste nel cambiamento
infaN l’uomo, venendo ad essere uomo colto, persiste ed è uomo, mentre il non-‐colto e l’incolto
non persistono, né semplicemente né in combinazione [con l’uomo].
ὁ μὲν γὰρ ἄνθρωπος ὑπομένει μουσικὸς γιγνόμενος ἄνθρωπος καὶ ἔστι, τὸ δὲ μὴ μουσικὸν καὶ τὸ ἄμουσον οὔτε ἁπλῶς οὔτε συντεθειμένον
ὑπομένει.
-‐ nei casi di divenire qui considera�, un �po di semplice persiste durante il cambiamento (l’uomo) mentra l’altro non persiste (il non-‐colto). -‐ il composto (l’uomo non-‐colto) non persiste durante il cambiamento.
questo spiega perché per il non-‐colto vale la forma del ‘divenire da’,
mentre non vale per l’uomo
(i) un uomo viene ad essere colto da uomo è venuto ad essere colto (ii) il non-‐colto viene ad essere colto da non-‐colto viene ad essere colto (iii) un uomo non-‐colto viene ad essere un uomo colto dall’uomo non-‐colto viene ad essere un uomo colto
la forma del ‘divenire da’ vale per ciò che non permane.
Si dice “da qualcosa viene ad essere qualcosa”, e non [soltanto] “questo viene ad essere qualcosa”,
sopra?u?o a proposito delle cose che non persistono: per esempio si dice
“da incolto viene ad essere colto”, ma non “da uomo [viene ad essere colto]”.
Τὸ δ' ἔκ τινος γίγνεσθαί τι, καὶ μὴ τόδε γίγνεσθαί τι, μᾶλλον μὲν λέγεται ἐπὶ τῶν μὴ ὑπομενόντων, οἷον
ἐξ ἀμούσου μουσικὸν γίγνεσθαι, ἐξ ἀνθρώπου δὲ οὔ·∙
Fa?e queste dis<nzioni, considerando i tuN i casi di generazione è possibile capire questo, se si considera la ques<one come s<amo dicendo: Διωρισμένων δὲ τούτων, ἐξ ἁπάντων τῶν
γιγνομένων τοῦτο ἔστι λαβεῖν, ἐάν τις ἐπιβλέψῃ ὥσπερ λέγομεν
formulazione di una tesi generale valida per ogni cambiamento
che ci deve essere sempre qualcosa che fa da sostrato, ossia ciò che viene ad essere
ὅτι δεῖ τι ἀεὶ ὑποκεῖσθαι τὸ γιγνόμενον
in ogni processo di divenire vi è sempre un sostrato
e che questa cosa, anche se è una di numero, tu?avia non è una per forma (“per forma” è lo
stesso che “rispe?o alla definizione”). καὶ τοῦτο εἰ καὶ ἀριθμῷ ἐστιν ἕν, ἀλλ' εἴδει γε οὐχ
ἕν·∙ τὸ γὰρ εἴδει λέγω καὶ λόγῳ ταὐτόν·∙
il sostrato, anche se è uno per numero, non è uno per forma
InfaN, l’essere dell’uomo e quello dell’incolto non sono iden<ci, e l’uno persiste, mentre l’altro non persiste: quello che non è un opposto persiste (giacché l’uomo persiste), mentre il non-‐colto e l’incolto non persistono e neppure ciò che è composto da ques<, cioè l’uomo incolto.
οὐ γὰρ ταὐτὸν τὸ ἀνθρώπῳ καὶ τὸ ἀμούσῳ εἶναι. Καὶ τὸ μὲν ὑπομένει, τὸ δ' οὐχ ὑπομένει·∙ τὸ μὲν μὴ ἀντικείμενον ὑπομένει (ὁ γὰρ ἄνθρωπος ὑπομένει), τὸ μὴ μουσικὸν δὲ καὶ τὸ ἄμουσον οὐχ ὑπομένει,
οὐδὲ τὸ ἐξ ἀμφοῖν συγκείμενον, οἷον ὁ ἄμουσος ἄνθρωπος.
il sostrato è numericamente unitario con il contrario che svolge il ruolo di termine a quo, ma il primo
permane e il secondo no, e non permane neppure il loro composto
Aristotele introduce l’idea del sostrato mediante l’idea che qualcosa permane durante il
cambiamento
Aristotele fa questo mediante una serie di esempi
Aristotele quindi afferma che, in ogni caso di cambiamento, vi è qualcosa che permane nella
maniera appena illustrata
per dire che vi è un sostrato in ogni �po di cambiamento, Aristotele dovrebbe mostrare che vi è qualcosa, dotata di un sufficiente �po di unità
conce�uale, che permane in ogni �po di cambiamento
Aristotele non ha fornito uno studio di tu�a l’evidenza linguis�ca e non ha neppure considerato
alcuna possibile evidenza contraria alla sua tesi
Aristotele formula la sua tesi generale con questa impostazione:
se guardiamo a tu° i casi di divenire dal punto di vista di alcuni dei modi in cui ne parliamo,
possiamo capire una certa cosa
questa impostazione non presuppone necessariamente l’assunto che il linguaggio
rispecchi la realtà o che il modo in cui parliamo delle cose derivi dal modo in cui le cose sono
infa°, i da� linguis�ci si rivelano presto più complica� di quanto è apparso fin qui
Si dice “da qualcosa viene ad essere qualcosa”, e non [soltanto] “questo viene ad essere qualcosa”,
sopra?u?o a proposito delle cose che non persistono: per esempio si dice
“da incolto viene ad essere colto”, ma non “da uomo [viene ad essere colto]”.
Τὸ δ' ἔκ τινος γίγνεσθαί τι, καὶ μὴ τόδε γίγνεσθαί τι, μᾶλλον μὲν λέγεται ἐπὶ τῶν μὴ ὑπομενόντων, οἷον
ἐξ ἀμούσου μουσικὸν γίγνεσθαι, ἐξ ἀνθρώπου δὲ οὔ·∙
Ciò nonostante, a volte anche rispe?o alle cose che persistono ci si esprime nello stesso modo: infaN diciamo “dal bronzo viene ad essere una statua”,
non “il bronzo viene ad essere una statua”. οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ ἐπὶ τῶν ὑπομενόντων ἐνίοτε λέγεται ὡσαύτως·∙ ἐκ γὰρ χαλκοῦ ἀνδριάντα γίγνεσθαί φαμεν, οὐ τὸν χαλκὸν ἀνδριάντα.
Tu?avia il venire ad essere dall’opposto e da ciò che non persiste si esprime in entrambi i modi, sia “da questo [viene ad essere] questo” sia “questo [viene
ad essere] questo”; Τὸ μέντοι ἐκ τοῦ ἀντικειμένου καὶ μὴ ὑπομένοντος
ἀμφοτέρως λέγεται, καὶ ἐκ τοῦδε τόδε καὶ τόδε τόδε·∙
infaN, sia “da incolto viene ad essere colto”, sia “l’incolto viene ad essere colto”.
καὶ γὰρ ἐξ ἀμούσου καὶ ὁ ἄμουσος γίγνεται μουσικός.
E perciò lo stesso vale anche per ciò che è composto; infaN si dice sia “da uomo incolto [viene ad essere uomo colto]”,
sia “l’uomo incolto viene ad essere colto”. Διὸ καὶ ἐπὶ τοῦ συγκειμένου ὡσαύτως·∙ καὶ γὰρ ἐξ ἀμούσου ἀνθρώπου καὶ ὁ ἄμουσος ἄνθρωπος
γίγνεσθαι λέγεται μουσικός.
(i) un uomo diviene colto da un uomo diviene colto (ii) il non-‐colto diviene colto da non-‐colto diviene colto (iii) l’uomo non-‐colto diviene un uomo colto dall’uomo non-‐colto diviene un uomo colto (iv) il bronzo diviene una statua dal bronzo viene ad essere una statua
vi è un caso di divenire che non può essere espresso nel modo del divenire predica�vo (x diviene x); ciò sembra contraddire l’idea iniziale che tu° i casi di divenire possono essere espressi e analizza� in quel
modo e quindi che in tu° i casi di divenire vi è qualcosa che permane
gli enuncia� che esprimono il divenire nella froma ‘x diviene y’ ci forniscono un buon modo per
comprendere quello che avviene in tu° i casi di divenire?
oppure vi sono casi in cui il divenire avviene in un modo e altri in cui avviene in un altro?
Aristotele deve mostrare che la tesi che ha sostenuto usando il modello del divenire
predica�vo ‘x diviene x’ si ada�a ai casi di ‘divenire da’
esiste un sostrato che permane anche nei casi in cui il divenire è espresso nella forma del ‘divenire da’ e
non in quella del ‘divenire predica�vo’?
Il venire ad essere si dice in mol< sensi e di alcune cose non si dice che “vengono ad essere”, ma che “vengono ad essere questa cosa qui”, mentre solo
delle sostanze si dice che “vengono ad essere” in assoluto.
Πολλαχῶς δὲ λεγομένου τοῦ γίγνεσθαι, καὶ τῶν μὲν οὐ γίγνεσθαι ἀλλὰ τόδε τι γίγνεσθαι, ἁπλῶς δὲ
γίγνεσθαι τῶν οὐσιῶν μόνον
dis�nzione tra il ‘divenire rela�vo’ (l’acquisizione di una proprietà da parte di una sostanza) e il ‘divenire
assoluto’ (la generazione di una sostanza)
Ora, negli altri casi è evidente che necessariamente qualcosa deve fare da sostrato, ossia ciò che viene ad essere
κατὰ μὲν τἆλλα φανερὸν ὅτι ἀνάγκη ὑποκεῖσθαί τι τὸ γιγνόμενον
nel caso del divenire rela�vo è evidente che vi sia qualcosa che permane a�raverso il cambiamento
(infaN quando qualcosa viene ad essere di una certa quan<tà o qualità, o in una certa relazione, o rispe?o a qualcos’altro, o in un certo luogo, ciò è perché c’è qualcosa che fa da sostrato, poiché solo la sostanza non si predica di un altro sostrato,
mentre tu?e le altre cose si predicano della sostanza).
(καὶ γὰρ ποσὸν καὶ ποιὸν καὶ πρὸς ἕτερον [καὶ ποτὲ] καὶ ποὺ γίγνεται ὑποκειμένου τινὸς διὰ τὸ μόνην τὴν οὐσίαν μηθενὸς κατ' ἄλλου λέγεσθαι ὑποκειμένου, τὰ δ' ἄλλα πάντα κατὰ τῆς οὐσίας)
Tu?avia a chi indaghi diventerà chiaro che anche le sostanze, e le altre cose che sono in senso assoluto, vengono ad essere a par<re da un certo sostrato. ὅτι δὲ καὶ αἱ οὐσίαι καὶ ὅσα [ἄλλα] ἁπλῶς ὄντα ἐξ ὑποκειμένου τινὸς γίγνεται, ἐπισκοποῦντι γένοιτο
ἂν φανερόν.
estensione della tesi fin qui formulata (‘nel mutamento è presente un sostrato che
permane’) anche alla generazione assoluta
InfaN, c’è in ogni caso qualcosa che fa da sostrato e da cui viene ad essere ciò che viene ad essere, per
esempio le piante e gli animali dal seme. Ἀεὶ γὰρ ἔστι ὃ ὑπόκειται, ἐξ οὗ τὸ γιγνόμενον, οἷον
τὰ φυτὰ καὶ τὰ ζῷα ἐκ σπέρματος.
Delle cose che vengono ad essere in assoluto alcune vengono ad essere per mutamento di forma (come una statua), altre per aggiunta (come le cose che crescono), altre per so?razione (come l’Hermes dalla pietra), altre per composizione (come una casa), altre per alterazione (come le cose che
cambiano nella materia). Γίγνεται δὲ τὰ γιγνόμενα ἁπλῶς τὰ μὲν
μετασχηματίσει, οἷον ἀνδριάς, τὰ δὲ προσθέσει, οἷον τὰ αὐξανόμενα, τὰ δ' ἀφαιρέσει, οἷον ἐκ τοῦ λίθου ὁ Ἑρμῆς, τὰ δὲ συνθέσει, οἷον οἰκία, τὰ δ' ἀλλοιώσει, οἷον τὰ τρεπόμενα κατὰ τὴν ὕλην.
È evidente, però, che tu?e le cose che vengono ad essere in questo modo
vengono ad essere da sostra<. Πάντα δὲ τὰ οὕτω γιγνόμενα φανερὸν ὅτι ἐξ
ὑποκειμένων γίγνεται.
formulazione generale della tesi: tu�o ciò che muta muta a par�re da un
sostrato che permane
Sicché da quel che si è de?o è chiaro che tu?o ciò che viene ad essere è sempre composto e c’è, da
una parte, qualcosa che viene ad essere e, dall’altra, ciò che viene ad essere quello, e questa seconda cosa è intesa in due sensi: o il sostrato o l’opposto. Ὥστε δῆλον ἐκ τῶν εἰρημένων ὅτι τὸ γιγνόμενον
ἅπαν ἀεὶ συνθετόν ἐστι, καὶ ἔστι μέν τι γιγνόμενον, ἔστι δέ τι ὃ τοῦτο γίγνεται, καὶ τοῦτο διττόν·∙ ἢ γὰρ
τὸ ὑποκείμενον ἢ τὸ ἀντικείμενον.
corollario della tesi: tu�o ciò che muta è un’en�tà composta;
il termine a quo è cos�tuto dal sostrato e da un opposto
Per “opposto” intendo p.e. l’incolto; per “sostrato” intendo l’uomo; e per “opposto” la mancanza di figura, di forma e di ordine, mentre invece per
“sostrato” il bronzo, la pietra o l’oro. Λέγω δὲ ἀντικεῖσθαι μὲν τὸ ἄμουσον, ὑποκεῖσθαι δὲ τὸν ἄνθρωπον, καὶ τὴν μὲν ἀσχημοσύνην καὶ τὴν ἀμορφίαν καὶ τὴν ἀταξίαν τὸ ἀντικείμενον, τὸν δὲ χαλκὸν ἢ τὸν λίθον ἢ τὸν χρυσὸν τὸ ὑποκείμενον.
l’estensione della tesi del sostrato permanente a tu° i casi di divenire, compreso quello assoluto, è o�enuta
mediante prove non linguis�che
di che prove si tra�a? sono sufficien� per stabilire la tesi nella sua
formulazione generale?
Aristotele ha fornito una serie di esempi, ma una serie di esempi
non è necessariamente esaus�va
alcuni di ques� esempi sono problema�ci, se considera� come prove dell’esistenza di un sostrato che permane: in che senso il seme
permane a�raverso il cambiamento?
Aristotele ha fornito del supporto indu°vo per la sua tesi generale
A questo punto dell’indagine abbiamo: 1) una serie di considerazioni logico-‐linguis�che che supportano un certo modo di analizzare il cambiamento; 2) un argomento indu°vo incompleto e debole che supporta l’estensione di questa impostazione a casi che, sulla base delle considerazioni linguis�che, non si ada�ano ad essa.
in che senso esiste un sostrato che permane in ogni �po di cambiamento?
ciò che permane non è necessariamente un’en�tà materiale che permane immutata durante il cambiamento: nei casi di divenire assoluto il sostrato potrebbe essere qualcosa
di più astra�o
Dunque è evidente che – se vi sono cause e principi degli en< naturali dai quali essi
sono primariamente cos<tui< e sono venu< ad essere ciò che ciascuno è de?o essere
secondo la sua natura essenziale e non per accidente – tu?o viene ad essere dal sostrato e dalla forma (…)
Φανερὸν οὖν ὡς, εἴπερ εἰσὶν αἰτίαι καὶ ἀρχαὶ τῶν φύσει ὄντων ἐξ ὧν πρώτων εἰσὶ καὶ γεγόνασι μὴ κατὰ συμβεβηκὸς ἀλλ' ἕκαστον ὃ λέγεται κατὰ τὴν οὐσίαν ὅτι γίγνεται πᾶν ἔκ τε τοῦ ὑποκειμένου καὶ
τῆς μορφῆς·∙
i principi del cambiamento e i principi dell’essere degli en� naturali sono gli stessi
le cause e i principi degli en� naturali (del loro essere e del loro movimento) sono
il sostrato e la forma
InfaN l’uomo musico in un certo senso è composto dall’uomo e dal musico:
potrai analizzarlo nelle definizioni di quelli. σύγκειται γὰρ ὁ μουσικὸς ἄνθρωπος ἐξ ἀνθρώπου καὶ μουσικοῦ τρόπον τινά·∙ διαλύσεις γὰρ [τοὺς
λόγους] εἰς τοὺς λόγους τοὺς ἐκείνων.
e il sostrato è uno di numero, ma due per forma Ἔστι δὲ τὸ μὲν ὑποκείμενον ἀριθμῷ μὲν ἕν,
εἴδει δὲ δύο
uno di ques� due principi, il sostrato, è uno numericamente con l’opposto-‐termine a quo,
ma diverso da esso dal punto di vista dell’essere/forma
infaN ciò che viene contato è l’uomo e l’oro e, in generale, la materia, perché è piu?osto questo
elemento ad essere un certo questo, e ciò che viene ad essere viene ad essere da esso in maniera non accidentale, mentre invece la privazione e la
contrarietà sono accidentali. (ὁ μὲν γὰρ ἄνθρωπος καὶ ὁ χρυσὸς καὶ ὅλως ἡ ὕλη
ἀριθμητή·∙ τόδε γάρ τι μᾶλλον, καὶ οὐ κατὰ συμβεβηκὸς ἐξ αὐτοῦ γίγνεται τὸ γιγνόμενον·∙ ἡ δὲ
στέρησις καὶ ἡ ἐναντίωσις συμβεβηκός)·∙
D’altra parte la forma è una: per esempio l’ordine o la cultura o una qualche altra cosa di quelle che si
predicano in questo modo. Ἓν δὲ τὸ εἶδος, οἷον ἡ τάξις ἢ ἡ μουσικὴ ἢ τῶν
ἄλλων τι τῶν οὕτω κατηγορουμένων.
Perciò c’è un senso in cui bisogna dire che i principi sono due e un altro in cui bisogna dire che sono tre
Διὸ ἔστι μὲν ὡς δύο λεκτέον εἶναι τὰς ἀρχάς, ἔστι δ' ὡς τρεῖς·∙
e c’è un senso in cui bisogna dire che sono gli oppos< – per esempio il colto e l’incolto, o il caldo e il freddo, o l’armonioso e il disarmonico – e un altro senso in cui no, poiché è impossibile che gli oppos<
subiscano l’uno l’azione dell’altro. καὶ ἔστι μὲν ὡς τἀναντία, οἷον εἴ τις λέγοι τὸ μουσικὸν καὶ τὸ ἄμουσον ἢ τὸ θερμὸν καὶ τὸ ψυχρὸν ἢ τὸ ἡρμοσμένον καὶ τὸ ἀνάρμοστον,
ἔστι δ' ὡς οὔ·∙ ὑπ' ἀλλήλων γὰρ πάσχειν τἀναντία ἀδύνατον.
i principi sono gli oppos�: Phys. I.5
Innanzitu?o bisogna par<re dal riconoscimento che di tuN gli en< nessuno, per natura, fa né subisce una cosa qualsiasi da parte di una cosa qualsiasi, e che neppure una cosa qualunque si genera a par<re da una cosa qualunque, a meno che la cosa non sia
considerata accidentalmente. Ληπτέον δὴ πρῶτον ὅτι πάντων τῶν ὄντων οὐθὲν οὔτε ποιεῖν πέφυκεν οὔτε πάσχειν τὸ τυχὸν ὑπὸ τοῦ τυχόντος, οὐδὲ γίγνεται ὁτιοῦν ἐξ ὁτουοῦν, ἂν
μή τις λαμβάνῃ κατὰ συμβεβηκός·∙
Ma il bianco si genera dal non bianco e non da tu?o questo ma dal nero o dagli intermedi, e il musico [si genera] a par<re dal non musico, ma non da tu?o [il non musico] ma dall’immusico o da qualcosa che
eventualmente sia intermedio tra essi. Ἀλλὰ λευκὸν μὲν γίγνεται ἐξ οὐ λευκοῦ, καὶ τούτου οὐκ ἐκ παντὸς ἀλλ' ἐκ μέλανος ἢ τῶν μεταξύ, καὶ μουσικὸν οὐκ ἐκ μουσικοῦ, πλὴν οὐκ ἐκ παντὸς ἀλλ' ἐξ ἀμούσου ἢ εἴ τι αὐτῶν ἐστι μεταξύ.
i principi non sono (solo) gli oppos�: Phys. I.6
InfaN si potrebbe sollevare il problema: in che modo la densità agisce per natura sulla radità
o questa sulla densità? E lo stesso vale per qualsiasi altra contrarietà. ἀπορήσειε γὰρ ἄν τις πῶς ἢ ἡ πυκνότης τὴν
μανότητα ποιεῖν τι πέφυκεν ἢ αὕτη τὴν πυκνότητα. Ὁμοίως δὲ καὶ ἄλλη ὁποιαοῦν ἐναντιότης·∙
InfaN, l’amicizia non unisce la discordia e non realizza nulla a par<re da essa, come neppure la discordia a par<re dall’[amicizia], ma tu?e e due
[agiscono] su una terza cosa differente [da entrambe].
οὐ γὰρ ἡ φιλία τὸ νεῖκος συνάγει καὶ ποιεῖ τι ἐξ αὐτοῦ, οὐδὲ τὸ νεῖκος ἐξ ἐκείνης, ἀλλ' ἄμφω
ἕτερόν τι τρίτον.
Ma anche questa difficoltà si risolve per il fa?o che il sostrato è una cosa diversa dagli oppos<, giacché
esso non è un opposto. Λύεται δὲ καὶ τοῦτο διὰ τὸ ἄλλο εἶναι τὸ ὑποκείμενον·∙ τοῦτο γὰρ οὐκ ἐναντίον.
la difficoltà a cui si fa riferimento sembra essere la contrapposizione tra l’idea che i principi sono contrari (formulata in I.5) e l’idea che vi è un principio che non è un
contrario (formulata in I.6)
questa difficoltà si risolve con il riconoscimento del fa�o che il sostrato è
numericamente unitario con gli oppos�, ma diverso da essi dal punto di vista dell’einai
Quindi, in un certo senso, i principi non sono di più degli oppos<, ma sono due, per così dire, di numero; però non sono due del tu?o, perché è diverso il loro essere, bensì tre: infaN l’essere dell’uomo è diverso da quello dell’incolto, e l’essere dell’informe da
quello del bronzo. Ὥστε οὔτε πλείους τῶν ἐναντίων αἱ ἀρχαὶ τρόπον
τινά, ἀλλὰ δύο ὡς εἰπεῖν τῷ ἀριθμῷ, οὔτ' αὖ παντελῶς δύο διὰ τὸ ἕτερον ὑπάρχειν τὸ εἶναι
αὐτοῖς, ἀλλὰ τρεῖς·∙ ἕτερον γὰρ τὸ ἀνθρώπῳ καὶ τὸ ἀμούσῳ εἶναι, καὶ τὸ ἀσχηματίστῳ καὶ χαλκῷ.
in un certo senso è vero dire che i principi sono oppos�, perché il sostrato è
numericamente unitario con gli oppos�
in un altro senso invece non è vero dire che i principi sono (solo) gli oppos� perché il sostrato ha un einai diverso dagli oppos�
Si è dunque de?o quan< sono i principi delle cose naturali sogge?e a generazione e in che senso sono
di un certo numero. Πόσαι μὲν οὖν αἱ ἀρχαὶ τῶν περὶ γένεσιν φυσικῶν,
καὶ πῶς ποσαί, εἴρηται·∙
ed è evidentemente necessario che qualcosa faccia da sostrato agli oppos< e che gli oppos< siano due. καὶ δῆλόν ἐστιν ὅτι δεῖ ὑποκεῖσθαί τι τοῖς ἐναντίοις
καὶ τἀναντία δύο εἶναι.
ma in un altro senso ciò non è necessario, poiché sarà sufficiente che uno dei oppos< produca il
mutamento ora con la sua assenza, ora con la sua presenza.
Τρόπον δέ τινα ἄλλον οὐκ ἀναγκαῖον·∙ ἱκανὸν γὰρ ἔσται τὸ ἕτερον τῶν ἐναντίων ποιεῖν τῇ ἀπουσίᾳ
καὶ παρουσίᾳ τὴν μεταβολήν.
Quanto alla natura che fa da sostrato, essa è conoscibile per analogia.
Ἡ δὲ ὑποκειμένη φύσις ἐπιστητὴ κατ' ἀναλογίαν.
InfaN, come il bronzo sta alla statua, o il legno al le?o, o la materia e l’informe – prima di prendere la forma – stanno a qualcun’altra delle cose che hanno
una forma, così questa natura sta rispe?o alla sostanza, al questo e a ciò che è.
Ὡς γὰρ πρὸς ἀνδριάντα χαλκὸς ἢ πρὸς κλίνην ξύλον ἢ πρὸς τῶν ἄλλων τι τῶν ἐχόντων μορφὴν [ἡ ὕλη καὶ] τὸ ἄμορφον ἔχει πρὶν λαβεῖν τὴν μορφήν,
οὕτως αὕτη πρὸς οὐσίαν ἔχει καὶ τὸ τόδε τι καὶ τὸ ὄν.
Quindi questo è un principio, ma non è uno né ente nel senso del questo
Μία μὲν οὖν ἀρχὴ αὕτη, οὐχ οὕτω μία οὖσα οὐδὲ οὕτως ὂν ὡς τὸ τόδε τι
un altro principio è ciò di cui vi è definizione μία δὲ ἧς ὁ λόγος
e poi c’è il suo opposto, cioè la privazione ἔτι δὲ τὸ ἐναντίον τούτῳ, ἡ στέρησις
In che senso ques< siano due e in che senso più di due si è de?o sopra. Ταῦτα δὲ πῶς δύο καὶ πῶς πλείω,
εἴρηται ἐν τοῖς ἄνω.
Innanzitu?o, dunque, abbiamo affermato che solo gli oppos< sono principi e poi che è necessario che vi
sia qualcos’altro che faccia da sostrato e che i principi sono tre. Sulla base delle cose che sono
state aggiunte ora, invece, è manifesto quale sia la differenza tra gli oppos<,
quale sia la relazione che intercorre tra i principi e che cosa sia il sostrato.
Πρῶτον μὲν οὖν ἐλέχθη ὅτι ἀρχαὶ τἀναντία μόνον, ὕστερον δ' ὅτι ἀνάγκη καὶ ἄλλο τι ὑποκεῖσθαι καὶ εἶναι τρία·∙ ἐκ δὲ τῶν νῦν φανερὸν τίς ἡ διαφορὰ τῶν ἐναντίων, καὶ πῶς ἔχουσιν αἱ ἀρχαὶ πρὸς
ἀλλήλας, καὶ τί τὸ ὑποκείμενον.
Innanzitu?o, dunque, abbiamo affermato che solo gli oppos< sono principi (I.5) e poi che è necessario che vi sia qualcos’altro che faccia da sostrato e che i principi sono tre (I.6). Sulla base delle cose che sono
state aggiunte ora, invece, è manifesto quale sia la differenza tra gli oppos<,
quale sia la relazione che intercorre tra i principi e che cosa sia il sostrato (I.7).
Πρῶτον μὲν οὖν ἐλέχθη ὅτι ἀρχαὶ τἀναντία μόνον, ὕστερον δ' ὅτι ἀνάγκη καὶ ἄλλο τι ὑποκεῖσθαι καὶ εἶναι τρία·∙ ἐκ δὲ τῶν νῦν φανερὸν τίς ἡ διαφορὰ τῶν ἐναντίων, καὶ πῶς ἔχουσιν αἱ ἀρχαὶ πρὸς
ἀλλήλας, καὶ τί τὸ ὑποκείμενον.
Se sia sostanza la forma o il sostrato non è ancora chiaro.
Πότερον δὲ οὐσία τὸ εἶδος ἢ τὸ ὑποκείμενον, οὔπω δῆλον.
Ma è chiaro che i principi sono tre, in che senso sono tre,
e in che modo sono principi. Ἀλλ' ὅτι αἱ ἀρχαὶ τρεῖς
καὶ πῶς τρεῖς, καὶ τίς ὁ τρόπος αὐτῶν,
δῆλον.
Dunque, con queste indagini si è stabilito quan< e quali sono i principi. Πόσαι μὲν οὖν καὶ τίνες εἰσὶν αἱ ἀρχαί,
ἐκ τούτων θεωρείσθωσαν.