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Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italiani a cura di FILIPPO DE VIVO - ANDREA GUIDI - ALESSANDRO SILVESTRI con la collaborazione di Fabio Antonini - Giacomo Giudici MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO DIREZIONE GENERALE ARCHIVI 2016 PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO FONTI XLIX

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Fonti per la storia degli archividegli antichi Stati italiani

a cura di

FILIPPO DE VIVO - ANDREA GUIDI - ALESSANDRO SILVESTRI

con la collaborazione diFabio Antonini - Giacomo Giudici

MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVIT CULTURALI E DEL TURISMODIREZIONE GENERALE ARCHIVI

2016

PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO

FONTI XLIX

PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO

FONTI XLIX

Fonti per la storia degli archividegli antichi Stati italiani

a cura di

FILIPPO DE VIVO - ANDREA GUIDI - ALESSANDRO SILVESTRI

con la collaborazione diFabio Antonini - Giacomo Giudici

MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVIT CULTURALI E DEL TURISMODIREZIONE GENERALE ARCHIVI

2016

DIREZIONE GENERALE ARCHIVISERVIZIO II PATRIMONIO ARCHIVISTICO

Direttore generale Archivi: Gino FamigliettiDirettore del Servizio II Patrimonio archivistico: Micaela Procaccia

Cura redazionale: Antonella Mul

2016 Ministero dei beni e delle attivit culturali e del turismoDirezione generale ArchiviISBN 978-88-7125-347-3

Stampato da Mura s.r.l. - Via Palestro 35 - 00185 Roma

SOMMARIO

INTRODUZIONE

Storia dello Stato e storia della scrittura XIStoria degli archivi XVIQuesto volume: per un approccio organico alla storia degli archivi XXIPresentazione dei testi e criteri di edizione XXIX

Documenti XXXIII

I. ARCHIVI E POTERE 1

DocumentiIstituzione di archivi 17Controllo sulla documentazione 45Strumenti di governo 63Strumenti di conoscenza 79

II. ORGANIZZAZIONE E ORDINAMENTO 95

DocumentiFunzionamento degli uffici e gestione della documentazione 119Principi di ordinamento e disordine 147Concentrazione e scarto 161Strumenti di consultazione 175

III. ASPETTI MATERIALI 203

DocumentiAspetti grafici 221Supporti scrittori 234Contenitori 255Arredamento, locali, edifici 268

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiVI

IV. IL PERSONALE 285

DocumentiUna variet di cariche e funzioni 301Formazione, selezione e carriere 338Per un profilo economico e sociale 360

V. ARCHIVI E SOCIET 381

Documenti Accesso e uso da parte dei privati 399Archivi notarili 410Dispersione di documenti 425Archivi e conflitto 440

VI. DALLA CONSULTAZIONE ALLA STORIA 463

DocumentiAccesso e consultazione 487Ricerca e reperimento 500Archivi e storiografia 515

BIBLIOGRAFIA 535

ELENCO CRONOLOGICO DEI DOCUMENTI 587

SIGLE DEGLI ISTITUTI 611

INDICI

Indice dei nomi di persona 615Indice dei luoghi 628

INTRODUZIONE

Il patrimonio documentario italiano tra i pi antichi e maggiormenteconsistenti al mondo. Fin dallalto medioevo la ricchezza delle istituzioniecclesiastiche e, nei secoli successivi, la vivacit dei nuclei urbani al cen-tro-nord e delle monarchie al sud, incoraggiarono un forte sviluppo del-lorganizzazione amministrativa e alti livelli di alfabetizzazione cheprodussero un crescente accumulo di documentazione, con una forte im-pennata al passaggio verso la prima et moderna. Ma, se le pratiche diproduzione documentaria sono state oggetto di significative ricerche, peresempio in ambito cancelleresco, meno conosciute sono invece quelle af-ferenti alla conservazione dei documenti. Questo volume offre spunti diriflessione e unantologia di fonti, edite e inedite, volutamente eterogeneeper genere e tipologia, utili a rispondere a una serie di domande sulla sto-ria degli archivi degli Stati italiani tra medioevo ed et moderna: inunepoca, cio, in cui gli archivi erano strumento di attivit amministrativee non ancora luoghi di ricerca per gli studiosi.

Quali istituzioni promossero la conservazione di documenti, e perch?Come veniva raccolto e ordinato il materiale documentario, e dove venivaconservato? Quali figure erano incaricate della sua gestione, e a quale ti-tolo? E che rapporti avevano gli archivi non solo con gli Stati, ma anchecon la societ e la cultura del tempo? Infine, che uso veniva fatto dei do-cumenti ufficiali nella ricerca storica prima dellapertura degli archivi alpubblico nellOttocento? Per rispondere a queste domande occorre evi-denziare le strette relazioni tra la formazione e la gestione dei depositidocumentari, attivit fino a un certo momento inseparabili e condotte al-linterno di specifici uffici deputati a produrre, ricevere e conservare do-cumenti in funzione delle mutevoli esigenze delle istituzioni. Per questoil periodo preso qui in esame si apre con la strutturazione di questi ufficiin cancellerie sempre pi complesse e con linaugurazione delle primeserie documentarie continuative tra XII e XIII secolo. Attraversando le va-

riegate fasi di specializzazione, riordinamento e concentrazione che inte-ressarono le pratiche di conservazione documentaria nei secoli successivi,il volume si chiude con i rivolgimenti che portarono alla soppressione dimolti Stati e quindi alla trasformazione dei loro archivi alla fine del Sette-cento.

La selezione dei documenti riguarda solo alcuni degli Stati italiani diantico regime, volutamente distribuiti, tuttavia, lungo tutta la penisola. Mi-lano, Venezia, Modena, Firenze, Roma, Napoli e Palermo ospitano archiviche furono accumulati nel corso dei secoli da unampia gamma di regimipolitici diversi tra loro e caratterizzati anche, allinterno di ogni singolocaso, da diversi livelli di continuit o discontinuit istituzionale. Le specifi-cit di questi casi sono evidenti, come si vedr pi avanti, ma preme sot-tolineare fin dora come, pur nella consapevolezza che esistono altre ealtrettanto interessanti realt archivistiche, si tratti di un campione signifi-cativo, che permette di gettare uno sguardo comparativo sulla storia degliarchivi italiani.

Si scelto, inoltre, di proporre documenti relativi agli archivi degli Stati,tralasciando altre formazioni archivistiche di carattere non statale coeve:per esempio gli archivi delle corporazioni, degli enti religiosi o gli archividi famiglia. Tale scelta motivata, da una parte, dal fatto che gli archividegli Stati sono tra i pi complessi e continuativi e, dallaltra, che essi per-mettono di studiare, da una prospettiva inedita, le politiche di governo svi-luppate in Italia tra tardo medioevo e prima et moderna. Dinastie eistituzioni affermarono e mantennero il proprio potere anche mediante lac-cumulazione, lelaborazione e lorganizzazione del sapere in archivi di pro-pria esclusiva competenza. Esse se ne servivano, per esempio, per gestireinformazioni ricevute dai territori sotto il loro controllo e dallestero, o perelaborare strumenti amministrativi utili a imporre una tassazione, richiamareuna leva di milizie o sanzionare criminali. Inoltre, gli archivi permettevanoloro di supervisionare o perfino manipolare documenti capaci di influen-zare la distribuzione delle risorse, contenere lopposizione politica, costruirela propria storia e imporre una certa immagine di s.

Al di l di un approccio propriamente politico e istituzionale, si vo-luto affrontare la storia degli archivi degli Stati in una pi ampia prospet-tiva sociale e culturale. I documenti qui raccolti mostrano come lutilizzoe la gestione degli archivi da parte delle autorit siano fenomeni pi com-plessi e diversificati di quanto emerga da unanalisi di carattere esclusiva-mente amministrativo. Per questo il volume suddiviso in sei capitolitematici che propongono una discussione il pi possibile organica e com-

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiX

plessiva, che va dalluso degli archivi per scopi di governo, alla loro or-ganizzazione, agli aspetti materiali delle pratiche di conservazione docu-mentaria, al personale responsabile della gestione delle scritture, fino agliusi non istituzionali della documentazione statale e al suo impiego daparte degli storici di antico regime.

Questa scelta vuole favorire uno sguardo comparativo su realt poli-tiche e sociali diverse. Il caso italiano, con la sua frammentariet politicae variet di tipologie istituzionali, permette in effetti di osservare lomo-geneit di determinati fenomeni, riconducibili a diversi aspetti della storiadegli archivi, anche al di l delle differenze nella forma dello Stato formache, perfino nel medesimo contesto geografico, poteva variare pi di unavolta in pochi decenni. Analogie e differenze, del resto, sfuggono alla pro-spettiva locale che ha spesso contraddistinto lo studio della storia degliarchivi. Molto resta ancora da fare e, per definizione, unantologia nonpu essere esaustiva. La speranza che questo volume, che costituisceun caso relativamente originale nel panorama storiografico, non solo ita-liano, possa agire da stimolo per ulteriori ricerche che proseguano, inte-grino e naturalmente correggano il lavoro fatto.

STORIA DELLO STATO E STORIA DELLA SCRITTURA

Linteresse per la storia degli archivi si situa allincrocio tra diversi assidisciplinari: la storia delle istituzioni, la storia della cultura scritta, e la storia politica, sociale e culturale della gestione dellinformazione. Lo studiodelle pratiche di produzione e conservazione dei documenti strettamentelegato, in primo luogo, allo sviluppo e alla specializzazione delle cancel-lerie, fenomeno gi tardo-antico per quanto riguarda la curia apostolica,ma databile tra la fine del secolo XI e linizio del successivo per lItalianormanna, e riconducibile al passaggio tra XII e XIII secolo per i comunidellItalia centro-settentrionale. Si tratta di argomenti di studio ampiamenteconsolidati nel panorama storiografico italiano e non solo. Fin dalla se-conda met dellOttocento la storia delle cancellerie stata oggetto di ungrande interesse che ha dato vita a una ricca tradizione di ricerche di im-pianto istituzionale e alledizione di importanti compilazioni di documenti1.

Introduzione XI

1 Tra i numerosi studi prodotti, vale la pena di citare almeno BASCHET, Les Archives; FOR-MENTINI, Il Ducato; DURRIEU; CADORIN, Degli archivi; CAPASSO, Inventario; TANGL, Die ppstlichen

Rispetto allapproccio essenzialmente localistico di questi studi, la sola ec-cezione forse quella del Dizionario del linguaggio italiano storico edamministrativo (1881), frutto di un sistematico lavoro di carattere compa-rativo sul lessico delle cancellerie italiane2.

Successivamente, nella seconda met del Novecento, gli studi di Fe-derico Chabod hanno affermato come la crescita degli apparati burocraticie delle cancellerie, con il loro personale di ufficiali specializzati, fossestrettamente legata alla nascita e allevolversi dello Stato del Rinascimentoin Italia3. Negli ultimi anni, quindi, lo studio delle cancellerie italiane stato oggetto di un rinnovamento che ha per la prima volta messo a con-fronto diverse realt della penisola. Si tratta di un filone di studi inauguratodallimportante volume Cancelleria e amministrazione degli stati italianidel Rinascimento4, che, pur concentrandosi esclusivamente sui contestiprincipeschi, stato il primo a evidenziare la progressiva e parallela cre-scita degli apparati di governo degli antichi Stati italiani, focalizzandosi inparticolar modo sullo sviluppo delle strutture cancelleresche e sulla for-mazione del loro personale5. Ne emerge una precoce tendenza fin dallaseconda met del Trecento allaccentramento del potere, pur attenuatadalla comprovata esistenza di altri attori politici di diversa natura (feudali,urbani, ecclesiastici), che interagivano con lautorit governativa6. Un fe-nomeno fondato su nuove e diverse esigenze amministrative e finanziarieche richiesero al contempo anche lo sviluppo di pi vasti ed elaborati ap-parati centrali di governo, in grado di amministrare realt politiche e socialipi articolate di quelle dellet comunale, nonch di cancellerie che fos-sero in grado di sostenerne il funzionamento7. Il modello istituzionale ela-

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXII

Kanzleiordnungen; MARZI, La cancelleria; LA MANTIA, Codice diplomatico; SPINELLI, Degli archivi.Va ricordata anche la parallela pubblicazione di una serie di inventari analitici degli archivi sto-rici italiani, inaugurata da BONGI, Inventario, tuttora utile per ricostruire la storia dei fondi edelle istituzioni che li produssero.

2 REZASCO.3 V. CHABOD, Esiste uno Stato del Rinascimento?, pp. 601-604. Come noto, si tratta di tesi

espresse gi nei suoi studi dedicati allo Stato di Milano, al riguardo v. ID., Lo stato di Milano eStoria di Milano. Per tutte queste problematiche si vedano anche ASTUTI, La formazione e GA-LASSO, Potere e istituzioni.

4 Cancelleria e amministrazione.5 I casi presi in esame vanno dal Ducato sabaudo, studiato da CASTELNUOVO, Cancellieri e

Segretari, fino al Regno di Sicilia in et aragonese, sul quale v. CORRAO, Mediazione.6 Per questa dialettica tra corpi intermedi, v. CHITTOLINI, La formazione, e cfr. anche ID., Il

privato.7 Per una discussione pi ampia di questo fenomeno, si rimanda a LAZZARINI, LItalia degli

stati territoriali.

borato per le nuove realt statali dellItalia centro-settentrionale si affianca quello gi esistente dellItalia centro-meridionale, dove coesistevano ilPapato e i due regni meridionali di Napoli e Sicilia. Anche questi ultimi,pur avendo un comune sostrato istituzionale di origine normanno-sveva,avevano sviluppato apparati istituzionali diversi tra loro e influenzati dadue differenti modelli stranieri, quello angioino e quello aragonese8.

Le trasformazioni che investirono gli Stati italiani in et tardomedievaleportarono anche alla progressiva specializzazione e crescita numerica ditutte quelle figure che, in maniera pi o meno stabile a seconda dei con-testi, erano alle dipendenze delle amministrazioni statali e delle loro can-cellerie. Il ruolo cruciale da essi assunto e il loro crescente peso sociale stato oggetto di unimportante raccolta di saggi curata da Franca Leverotti,che per la prima volta include sia le realt principesche sia quelle repub-blicane, illustrando cos i criteri di selezione, le carriere, le competenze elambiente sociale degli ufficiali centrali e periferici a tutti i livelli del-lamministrazione delle compagini statali della penisola9.

Daltra parte, a partire dalle classiche ricerche di Eugenio Garin, unaimportantissima tradizione storiografica si concentrata sulle attivit cul-turali di cancellieri e segretari, con particolare riguardo allemergere del-lUmanesimo10. Celebri contributi hanno insistito sulle riflessioni politichedi questi personaggi11, su certe loro innovative pratiche scrittorie12, nonchsul fiorire di una attivit storiografica13: fenomeni, questi ultimi, sui qualisi torner nei capitoli III e VI. Va rilevato che, se queste ricerche sononate in ambito fiorentino, in seguito esse sono state estese anche ad altricontesti geografici14.

In anni recenti sono state poste al centro delle indagini questioninuove, strettamente attinenti alle pratiche di redazione e registrazione delladocumentazione, alla sua progressiva crescita, allo sviluppo di innovative

Introduzione XIII

8 Sui contesti meridionali si rimanda allampia bibliografia segnalata in ibidem.9 LEVEROTTI, Gli officiali. 10 GARIN, I cancellieri umanisti.11 Si vedano BARON, La crisi; KRISTELLER, An unknown Correspondence; FUBINI, La rivendi-

cazione; GUIDI, Un segretario.12 BLACK, Benedetto Accolti; BROWN, Bartolomeo Scala. Per una rassegna storiografica v. FU-

BINI, LUmanesimo, pp. 317-335.13 Su questo si vedano IANZITI, Humanistic Historiography; ID., Writing History; LAZZARINI,

A New Narrative.14 V. ad esempio GUALDO, Antonio Loschi; id., Umanesimo e segretari apostolici; ID., Leo-

nardo Bruni; BENTLEY; SIMONETTA, Rinascimento

pratiche e forme documentarie e ai processi di elaborazione, organizza-zione e conservazione delle carte. Queste ultime ricerche sono state in-fluenzate dallantropologia della cultura scritta: si pensi, per esempio, aglistudi condotti da Jack Goody, a partire dagli anni Sessanta del Novecento,su alfabetismo, burocrazia e scrittura15. In Italia, questo approccio allo stu-dio emerso nei lavori di Attilio Bartoli Langeli e Armando Petrucci, chehanno messo in evidenza il ruolo dei professionisti della scrittura e deinotai allinterno di quelle istituzioni e gruppi organizzati dagli ordini re-ligiosi ai comuni cittadini che, in et medievale, se ne servirono per laproduzione di scritture16. Su questa scia, e anche grazie allimportante con-tributo di Paolo Cammarosano sulla geografia delle fonti scritte dellItaliamedievale, lo studio delle forme della produzione dei documenti tornatoa svolgere un ruolo primario nella storiografia italiana, identificando unavera e propria rivoluzione documentaria nel XIII secolo, riferita special-mente alla civilt comunale dellItalia centro-settentrionale17. Anche al difuori del contesto italiano, simili ricerche hanno dato importanti frutti. InInghilterra, per esempio, Michael Clanchy ha segnalato una crescita ge-neralizzata nella produzione di scritture e uno sviluppo di pratiche con-nesse alla redazione e standardizzazione dei documenti nelletnormanna18. Pi di recente, simili dinamiche sono state messe in evidenzaper lAragona e per il sud della Francia tra XII e XIV secolo19. Altro note-vole impulso a questo genere di studi venuto, su scala europea, dallericerche animate da Hagen Keller a Mnster e da Marco Mostert a Utrecht,

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXIV

15 GOODY - WATT, The Consequences e GOODY, La logica. V. anche CARDONA, Antropologia.16 Per citare solo alcuni di questi lavori: BARTOLI LANGELI, La documentazione; ID., Cancel-

lierato; PETRUCCI, Potere; ID., Pouvoir. Sui notai, v. i saggi raccolti in BARTOLI LANGELI, Notai epi in generale sullintermediazione scritta PETRUCCI, Per una strategia della mediazione grafica,pubblicato allinterno di un numero speciale di Archivio storico italiano dedicato a Potere emediazione e ospitante tra laltro anche saggi sulla storia delle cancellerie. Su un caso di archividi ordini religiosi, BARTOLI LANGELI, Documenti e archivi. A Petrucci, Guglielmo Cavallo e Ales-sandro Pratesi si deve peraltro la fondazione di Scrittura e Civilt, un periodico che per anniha rappresentato un punto di riferimento per la diffusione di ricerche innovative sulla storiadella scrittura, aperte verso discipline quali antropologia, diplomatica, linguistica e paleografia.

17 CAMMAROSANO, Italia medievale e MAIRE VIGUEUR, Rvolution documentaire. Sul tema, sivedano anche le antologie Civilt comunale e Le scritture del comune, oltre al pi recente pro-getto Atlante della documentazione comunale, consultabile a (ul-timo accesso giugno 2016).

18 CLANCHY, From Memory, ripubblicato due volte (nel 1993 e nel 2013) con numerose mo-difiche e aggiornamenti; v. la recensione di Petrucci alla prima edizione in Alfabetismo e culturascritta. Seminario permanente. Notizie, dic. 1980, pp. 37-38.

19 PQUIGNOT e CHASTANG.

i quali hanno aperto nuovi orizzonti, rispettivamente verso gli usi prag-matici della scrittura20 e pi in generale la storia della comunicazione21.

Per quel che riguarda lItalia tardomedievale, negli ultimi anni IsabellaLazzarini ha proposto una efficace sintesi di questi modelli, utilizzandoletichetta oggi accettata e utilizzata da altri storici di storia documen-taria delle istituzioni, che interessa tutto il periodo relativo alla formazionee allaffermazione degli Stati regionali nel lungo Quattrocento22. Unim-portante antologia di saggi curata dalla stessa Lazzarini ha messo in risaltole relazioni tra pratiche documentarie e forme di governo del territorio inprincipati, repubbliche e Stati cittadini23. Un simile sforzo comparativo hainteressato le coeve cancellerie dei principati italiani e francesi, sottoline-ando il ruolo del personale cancelleresco nel processo decisionale24. Que-sto approccio inoltre una delle principali fonti dispirazione della recenterivisitazione della storia dello Stato nellItalia rinascimentale25.

Parallelamente a questi ultimi sviluppi, nuove ricerche hanno contri-buito a rinnovare gli studi tradizionali dedicati alla nascita e allo sviluppodella diplomazia nellItalia tardomedievale, mettendo in particolare evi-denza la stretta connessione tra lattivit degli ambasciatori e luso cre-scente che facevano delle scritture26. Le indagini di Francesco Senatore,inizialmente incentrate sullambito geografico-politico milanese e poiestese al Regno di Napoli, mettono in primo piano non solo una generalecrescita della produzione documentaria legata allattivit diplomatica, maanche il coevo processo di specializzazione che interess il personale can-celleresco addetto alla redazione e gestione delle scritture. Come segnalatoanche di recente, il diffondersi dellattivit diplomatica, con il continuoinvio di lettere e relazioni da parte di ambasciatori residenti e agenti inca-ricati di missioni temporanee allestero, e la connessa ricezione di scrittureda parte dei loro governi, rappresent in effetti un momento cruciale perlesplosione della produzione documentaria nellintera penisola italiana,

Introduzione XV

20 Pragmatische Schriftlichkeit im Mittelalter; Pragmatische Dimensionen; KELLER, Il labo-ratorio.

21 New Approaches e A Bibliography.22 LAZZARINI, La nomination, ed EAD., Materiali.23 EAD., Scritture.24 Chancelleries et chanceliers.25 GAMBERINI - LAZZARINI, Lo Stato.26 Si vedano almeno SENATORE, Uno mundo de carta e ID., Ai confini; COVINI, FIGLIUOLO,

LAZZARINI e SENATORE, Pratiche e norme. Per una bibliografia aggiornata si rimanda ai recentiLAZZARINI, Communication e, per let moderna, Sulla diplomazia.

nel tardo Quattrocento27 e soprattutto, come sottolineato di recente, nelCinquecento28. Se ne vedranno esempi concreti tra i documenti pubblicatiin diversi capitoli di questa antologia.

STORIA DEGLI ARCHIVI

Alcuni degli studi finora menzionati hanno sottolineato la complessitdelle pratiche non solo di produzione immediata, ma di uso e ordina-mento della documentazione diplomatica del Quattrocento. Cos, allastoria documentaria sintreccia la storia degli archivi. Pi che sulla pro-duzione o sulla forma di singoli documenti o tipologie, questultimamette laccento sullorganizzazione di serie documentarie complesse,sulle loro interconnessioni allinterno di fondi prodotti nel corso di atti-vit concrete e sul loro impiego come strumenti di uso corrente. Questoapproccio implica una trasformazione radicale dellatteggiamento deglistorici verso larchivio: non solo luogo di studio, ma anche oggetto diricerca; non solo terreno di caccia di singoli documenti, ma anche si-stema di relazioni tra documenti molteplici; non solo luogo di conserva-zione delle tracce del passato, ma anche insieme di strumenti pensatiper la gestione di quello che una volta era il presente. proprio in con-nessione con tale mutamento che, nellarchivistica e nella storiografia dilingua inglese, si recentemente iniziato a parlare di archival turn, osvolta archivistica29.

Questa nuova tendenza trae ispirazione da un ricco filone di studi de-dicato dagli archivisti stessi alla storia degli archivi. celebre la breve mafortunata formula di Robert Henri Bautier riguardo al passaggio dallarchi-vio-thesaurus allarchivio inteso come arsenale dellautorit, ovvero stru-mento utile al governo del territorio e alle dispute con altri Stati, nel

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXVI

27 DOVER, Decyphering e ILARDI, Fifteenth-Century Diplomatic Documents; grande impulsoallo studio della diplomazia in et rinascimentale venuto dalla ripresa delle edizioni dei car-teggi, v. in particolare: Dispatches; Carteggio degli oratori mantovani; Dispacci sforzeschi; Cor-rispondenza degli ambasciatori fiorentini. Per una valutazione complessiva, v. Diplomazia edita.

28 V. DE VIVO, Archives of Speech e ID., Archival Intelligence; sulla recente ripresa degli studidi storia della diplomazia in et moderna, v. i volumi collettanei Paroles de ngociateurs, Sulladiplomazia, Diplomacy in Early Modern Culture e Les Ecrits sur lambassadeur.

29 V. Toward a Cultural History of Archives, pp. 289-96 e per una recente messa a fuoco,v. KETELAAR, Archival Turns.

contesto dellaffermazione dello Stato moderno in Europa30. Questa tradi-zione risulta particolarmente ricca in Italia, dove il metodo storico ha datempo dimostrato limportanza della storia dellente produttore ai fini del-lordinamento dei suoi fondi31. Non a caso nel nostro paese gli archivistiricevono una formazione propriamente storicistica e sono o erano fre-quenti i passaggi professionali tra archivi e universit. Unampia biblio-grafia stata recensita nella Guida generale degli Archivi di Stato(pubblicata in 4 volumi, apparsi tra 1981 e 1994) e molti altri studi ven-gono pubblicati regolarmente nelle diverse serie editoriali della Direzionegenerale degli Archivi, in una delle quali compreso anche questo vo-lume, e nella Rassegna degli Archivi di Stato32. Infine, diversi studiosiprovenienti dal mondo degli archivi hanno scritto storie generali della dot-trina archivistica, risalendo indietro fino al mondo antico33.

La classica storia degli archivi stata arricchita di recente da riflessioniinnovative. Gli archivisti stessi infatti hanno messo laccento sul ruolo at-tivo della loro professione, ovvero sugli effetti delle proprie scelte sullaconservazione del patrimonio documentario e, quindi, sulle politiche diformazione della memoria. In quella che pu essere definita come unaprima svolta archivistica di matrice italiana, gi a partire dalla fine deglianni Sessanta del Novecento, Claudio Pavone, Filippo Valenti e IsabellaZanni Rosiello hanno sottolineato come gli archivi non debbano essereconsiderati depositi neutri, bens il risultato di selezioni, stratificazioni emanipolazioni successive34. Pi di recente, in Italia e fuori dItalia, archivistie storici hanno dialogato in uno spirito che stato definito come auto-riflessivo. Paradossalmente, pur ispirandosi al pensiero post-moderno diJacques Derrida sul mal darchivio (1995), questo approccio ha permessodi storicizzare la funzione dellarchivista stesso, e quindi anche dei suoipredecessori, non come semplice conservatori, ma come co-autori

Introduzione XVII

30 BAUTIER, La phase cruciale, p. 142. V. nello stesso numero SANDRI, La storia.31 Cfr. il recente studio di TOCCAFONDI.32 Per un elenco completo delle pubblicazioni degli Archivi di Stato, v.

(ultimo accesso giugno2016).

33 CASANOVA; BRENNECKE, Archivistica; per i numerosissimi contributi di Leopoldo Sandri, v.la bibliografia contenuta in Studi in onore di Leopoldo Sandri, I, pp. IX-XVI; per i lavori di ArnaldoDAddario, v. la bibliografia in Studi in onore di Arnaldo dAddario, pp. XIX-XXVII; LODOLINI, Sto-ria. Si veda inoltre anche POSNER, Archives e DELSALLE, Une Histoire.

34 Si vedano i saggi ora raccolti in PAVONE, Intorno agli archivi; VALENTI, Scritti e lezioni; ZANNIROSIELLO, Larchivista sul confine; ID., Archivi e memoria, nonch ID., Gli archivi tra passato.

della memoria collettiva35.Daltro canto, stato linteresse da parte degli storici della politica,

della societ e della cultura a produrre importanti novit, promuovendocos un deciso ampliamento degli orizzonti nella storia degli archivi. Inprimo luogo, va ricordato il fiorire degli studi sulla gestione della cono-scenza come parte integrante della storia dei meccanismi del potere e diquella che Michel Foucault chiamava govermentalit36. Alcuni storicihanno inoltre cominciato a parlare di Stato dellinformazione, sottoline-ando luso crescente degli archivi nel processo decisionale, nel controllodel territorio e della fiscalit, nonch in connessione a esigenze militari,nel periodo compreso tra il basso medioevo e let moderna37. In secondoluogo, gli storici della societ hanno messo in evidenza la natura conflit-tuale degli archivi, allo stesso tempo oggetto e mezzo di lotta politica. Unesempio, su cui si torner pi volte in questo volume, il contrasto tra iltentativo di alcuni Stati di centralizzare la conservazione della documen-tazione notarile e lopposizione degli stessi notai, che difendevano le pro-prie prerogative su di essa38. In altre circostanze, si evidenziato comegli archivi fossero utilizzati da comunit locali, fazioni politiche e altri sog-getti, per rivendicare propri diritti nei confronti di gruppi rivali o delloStato stesso39. Daltronde, gli stessi archivi erano talvolta distrutti o dispersiin occasione di tumulti popolari, ribellioni o cambi di regime (v. in pro-posito i documenti pubblicati nel capitolo V)40. La crescente enfasi sullasegretezza degli archivi pu essere vista come strettamente legata proprioalla mancanza di sicurezza41.

Negli ultimi anni, gli storici della conoscenza hanno inoltre manifestato

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXVIII

35 DERRIDA. Prodotti della collaborazione tra storici e archivisti sono il numero monograficodi Archival Science dedicato a Archives, Records, and Power nel 2002 e i due volumi curati daFrancis Blouin e William Rosenberg: Archives, Documentation e Processing the Past del 2006 e2011; in Italia si vedano Archivi e comunit e Documentazione degli organi giudiziari.

36 FOUCAULT, La govermentalit.37 PARKER, The Grand Strategy (in particolare, v. cap. 2); Documenting Individual Identity;

HIGGS, The Information State in England; GROEBNER, Who are You?; SOLL, The Information Mas-ter; SILVESTRI, Ruling from afar; GUIDI, The Florentine Archives.

38 V. i documenti pubblicati nei capp. I, II e V. Al riguardo, v. GIORGI - MOSCADELLI, Cumacta sua sint, e per uninterpretazione parzialmente diversa del caso pontificio, FRIEDRICH, No-tarial Archives e soprattutto NUSSDORFER.

39 Cfr. per esempio TIGRINO, LEZOWSKI e DE VIVO, Patrizi, informatori, barbieri.40 V. i casi studiati da DE VINCENTIIS, Memorie bruciate e Politica, memoria e oblio, nonch

LEVEROTTI, Larchivio dei Visconti.41 DE VIVO, Coeur de lEtat.

interesse per quei piccoli strumenti del sapere, cio quei mezzi praticicome indici, repertori e liste che, come si vedr nel capitolo II, agevola-vano lorganizzazione e la fruizione di un patrimonio crescente di infor-mazioni, la cui gestione era divenuta sempre pi complessa con il passaredei secoli42. Questo interesse stato anche alla base di un fecondo dialogocon gli storici della scienza, che si sono soffermati sulle pratiche collezio-nistiche, sulle tecniche di ordinamento e sui sistemi di classificazione uti-lizzati dai filosofi naturali43. In questottica, larchivio come il museo,il gabinetto delle curiosit o il laboratorio diventa quindi un luogo adi-bito non solo alla conservazione, ma anche allelaborazione e alla trasmis-sione dei saperi44. Studiosi di storia della cultura come Ann Blair hannosottolineato di recente le innovazioni apportate dagli eruditi, nellet del-laffermarsi della stampa, per gestire una quantit di informazioni senzaprecedenti, mediante sintesi e antologie dotate di nuovi strumenti che nefacilitavano la consultazione45. In molti casi si trattava di tecniche e stru-menti gi ampiamente sperimentati in ambito cancelleresco e archivisticofin dallet medievale. Come si vedr nel capitolo II, essi furono larga-mente sviluppati nei secoli successivi per far fronte alla crescita esponen-ziale della documentazione e per permetterne il ritrovamento, medianteper esempio inventari, sunti, regesti e indici per materie, nonch ripensa-menti della disposizione del testo sulla pagina.

Un ultimo aspetto da sottolineare il ruolo degli archivi nella costru-zione della memoria e della storia. Da un lato, alla stregua delle bibliote-che che negli ultimi decenni hanno attratto maggiore attenzione da partedegli studiosi, essi furono al contempo depositi del sapere, luoghi di emonumenti alla memoria, ovvero strumenti per la trasmissione e la ce-lebrazione di una certa immagine collettiva o istituzionale del passato46.Nel corso della loro storia, per rifarsi alla distinzione formulata da Aleida

Introduzione XIX

42 V. almeno Little Tools of Knowledge; Pour faire une histoire des listes; TAVONI, Circumna-vigare il testo; HEADRICK; GUIDI, Per peli e per segni.

43 Archives of the scientific Revolution; HESS MENDELSOHN; YEO; YALE e The History ofArchives.

44 V. BURKE, Storia sociale (cap. 6), The transmission of culture, nonch FINDLEN, PossessingNature ed EAD., Possesing the Past.

45 Si veda in proposito a titolo di esempio BLAIR, Too Much to Know.46 Cfr. ROSA, I depositi del sapere. Vale la pena ricordare che tra i luoghi della memoria,

cui dedicata la famosa raccolta curata da Pierre Nora, c anche un capitolo sugli archivi fran-cesi, scritto da POMIAN, Les archives du Trsor des chartes; v. ora anche HILDESHEIMER, Les archivesde France.

Assmann, gli archivi hanno oscillato effettivamente tra memoria funzio-nale (selettiva, ordinata e finalizzata alluso) e memoria deposito (accu-mulativa e finalizzata soprattutto alla conservazione)47. Dallaltro lato, stato ampiamente rilevato luso della documentazione archivistica per lanascita di un nuovo modo di fare storia, ben prima delle celebri ricerchecon cui Leopold von Ranke sostenne di aver rivoluzionato il metodo sto-rico negli anni Venti dellOttocento. Gli studi ormai classici di Arnaldo Mo-migliano, Donald Kelley e Anthony Grafton hanno svelato limportanzadelle fonti documentarie nella polemica, durante il Seicento, tra antiquari,giuristi e filologi da una parte, e gli esponenti dello scetticismo storicodallaltra48. Nel corso di quel secolo, gli archivi furono sistematicamenteutilizzati in conflitti cartacei per comprovare, sulla base di prove storiche,un diritto di precedenza o il possesso di un determinato dominio, oppureper documentare lappartenza storica di un territorio a una confessionereligiosa49. Proprio in questo contesto si afferm la diplomatica, ovvero lascienza che studia la forma dei documenti antichi per determinarne la ge-nesi e lautenticit50. Al contempo, studiosi, archivisti e giuristi iniziaronoa fondare la discussione su veridicit storica e autorit dei documenti sullaloro localizzazione in archivio51.

A questi diversi campi storiografici, e in dialogo con molti degli autoricitati, ha contribuito, negli anni 2012-2016, il progetto AR.C.H.I.ves. Peruna storia comparata degli archivi italiani tra tardo medioevo ed et mo-derna, che ha cercato di travalicare confini disciplinari e periodizzazioniprecostituite. Oltre alle ricerche che hanno permesso il presente volume,il progetto ha ispirato e organizzato numerosi convegni su aspetti diversidella storia degli archivi aspetti ripresi puntualmente nella successionedei sei capitoli di questo volume sempre con lambizione di far dialogarestudiosi di storia italiana ed europea52. Tra le altre pubblicazioni apparse,va citato un volume collettaneo dedicato soprattutto alle strategie socialie culturali del personale che svolgeva funzioni archivistiche nellItalia tra

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXX

47 Cfr. ASSMANN, Cultural Memory, pp. 119-123.48 V. MOMIGLIANO; KELLEY, Foundations; GRAFTON, La nota; ID., What was history?; SAWILLA,

Antiquarianismus; Scholarly practices in the archive.49 Die Praktiken der Gelehrsamkeit; The Uses of Historical Evidence; e Historiographes et

historiographie.50 Si rimanda a VALENTI, Il documento medioevale e PRATESI.51 HEAD, Documents e LODOLINI, Giurisprudenza.52 Per una lista dei seminari e convegni organizzati nellambito di AR.C.H.I.ves, v.

e .

tardo medioevo ed et moderna53. Due altre raccolte di saggi sono invecevolutamente internazionali. La prima dedicata al tema delluso eruditodegli archivi in Francia, Spagna, Italia e Germania tra Cinque e Sette-cento54; laltra ha posto lattenzione su alcuni momenti di trasformazionenel processo di costruzione di archivi nellEuropa di antico regime55.

QUESTO VOLUME: PER UN APPROCCIO ORGANICO ALLA STORIA DEGLI ARCHIVI

Nella duplice speranza di offrire uno strumento utile a diffondere leconoscenze di storia degli archivi italiani e di sottolineare linteresse e lacomplessit non solo politica ma anche socio-culturale di questa storia, ilpresente volume riunisce fonti di provenienza eterogenea, ovvero sia do-cumenti darchivio sia, per una parte minore, opere a stampa antiche. Sitratta, come detto, di testi riguardanti casi di studio particolarmente signi-ficativi, ognuno con specificit importanti ma anche elementi storici, socialie istituzionali che si prestano alla comparazione. Lauspicio che il lavorofatto permetter agli studiosi di sviluppare ulteriormente lapproccio com-parativo, allargando lorizzonte ad altre realt, italiane e non solo. Nel pas-sare brevemente in rassegna i casi di studio compresi in questo volume, importante sottolineare, inoltre, la scelta di includere documenti relativiagli Stati del Meridione dItalia, trascurato da una specifica storiografia ar-chivistica, oppure studiato autonomamente rispetto alle vicende delle citte poi degli Stati regionali del centro-nord.

Regno di Sicilia. LArchivio di Stato di Palermo, sebbene sia relativa-mente poco conosciuto rispetto ad altri, tra i depositi documentari piricchi della penisola. Nonostante il susseguirsi di diverse dominazioni e

Introduzione XXI

53 Archivi e archivisti.54 Scholarly practices in the archive.55 Archival Transformations. Oltre agli articoli compresi nelle citate raccolte di saggi, i

membri del progetto AR.C.H.I.ves sono stati anche autori di studi individuali, su singoli temi ocasi di studio, usciti o in corso di pubblicazione in varie sedi, ovvero: ANTONINI, Kept withintheir Chests; DE VIVO, Archival Intelligence e ID., Cur de lEtat; GUIDI, Per peli e per segni,ID., Un autografo inedito e ID., The Chancellor Angelo Marzi; SILVESTRI, Produzione e conserva-zione; ID., Ruling from Afar; ID., La Real Cancelleria. Nel contesto del progetto AR.C.H.I.ves,presso il Birkbeck College dellUniversit di Londra, sono state elaborate anche due tesi di dot-torato: ANTONINI, Historical Uses e GIUDICI, The Writing.

di importanti riforme istituzionali, le sue serie archivistiche sono quasicontinuative a cominciare dalla seconda met del Trecento. In seguito allariconquista aragonese dellisola nel 1392 e, successivamente, con listitu-zione di un sistema di governo a distanza mediante i vicer, i governantisi servirono degli apparati cancellereschi e delle strutture archivistichecome cruciali strumenti di controllo del territorio si per questo sceltodi proporre alcuni documenti di provenienza iberica. Ne consegu la for-mazione di un sistema pluriarchivistico, che avrebbe attraversato anchelet moderna, sulla base del quale ciascun ufficio era preposto alla con-servazione della documentazione prodotta. Dopo un primo tentativo diriordinamento dellarchivio patrimoniale del Regno nella seconda metdel Settecento, si sarebbe giunti alla creazione di un deposito di concen-trazione nel 1843, quando fu istituito il Grande Archivio di Palermo.

Regno di Napoli. Le vicende degli archivi del cosiddetto Regno di Na-poli, la cui storia secolare (come noto) si sovrappone in alcune fasi aquella siciliana, sono contrassegnate da alcune istanze precoci legate allaconservazione dei documenti ma, allo stesso tempo, da alcune gravissimeperdite documentarie. Fin dallet angioina, nella seconda met del Due-cento, si provvide infatti a un intervento di concentrazione a Napoli dellescritture disseminate per il regno, portando poi quelle della Cancelleriapresso il Palazzo della Zecca alla met del Trecento. Questo importantearchivio fu, nel corso dellet spagnola, trasferito presso Castel Capuano,insieme ai principali uffici del Regno e, naturalmente, ai loro archivi. Ladominazione spagnola, che ebbe inizio nei primi anni del Cinquecento,rappresenta una fase di particolare importanza, poich consente la com-parazione tra le diverse realt italiane che erano soggette al medesimo so-vrano, nelle quali si assiste allo sviluppo di pratiche e istituzionicancelleresche analoghe. Gli archivi napoletani, a cominciare da questafase, furono per segnati da alcuni eventi che portarono, nel corso deltempo, alla distruzione di buona parte della documentazione precedenteil secolo XVII. La perdita pi significativa rimane comunque quella del-larchivio angioino nel corso della Seconda guerra mondiale.

Stato pontificio. La Santa sede rappresent un modello per tutte le can-cellerie medievali dEuropa. Riforme promosse da papi come InnocenzoIII (1198-1216) furono di straordinario impatto e portarono alla transizioneda un sistema documentario fondato sulluso di un materiale facilmentedeperibile come il papiro a uno basato sulla pi resistente e duttile carta.

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXXII

Ancora oggi i Registri vaticani pi antichi datano infatti allanno della ri-forma promossa da Innocenzo nel 1198. Altri pontefici promossero im-portanti riforme, provvedendo alla creazione di ambienti separati,specificatamente destinati alla conservazione della documentazione dar-chivio; in particolare, negli anni Settanta del Quattrocento, Sisto IV istitula famosa Biblioteca secreta, dividendo le scritture amministrative e di go-verno dal resto della biblioteca papale. Listituzione dellArchivio segretovaticano nel 1612 rappresenta quindi un momento di straordinario rilievonel contesto della storia degli archivi, poich inaugur un nuovo modellodi deposito per la concentrazione di materiale documentario provenienteda uffici e luoghi geografici diversi, ovvero da tutte le nazioni cristianedellepoca. Il caso degli archivi pontifici , in effetti, del tutto particolare,giacch la duplice dimensione della Chiesa romana faceva di essi, da unaparte, gli archivi di uno Stato territoriale, dallaltra, quelli di un ente so-vrastatale che aveva lambizione di rappresentare lintera Cristianit.

Repubblica di Firenze e Granducato di Toscana. Si tratta di uno deicasi di archivi pi studiati. Sebbene una sommossa abbia portato alla di-struzione della maggior parte della documentazione anteriore al 1343,molte delle scritture successive si sono conservate, tramandando unagrande mole di informazioni relative al funzionamento del Comune tardomedievale, come alle successive fasi della storia della citt. Lesemplaritdel caso rappresentata in particolare dal passaggio, nel 1532, da un re-gime archivistico connesso alla struttura politica repubblicana a un altro,nel quale gli affari pubblici si confondevano con quelli privati della fami-glia regnante. Nel 1737 il cambio di dinastia dai Medici ai Lorena port aimportanti riforme archivistiche, volte a una migliore fruizione dei docu-menti, rese possibili proprio dal mutato atteggiamento dei nuovi sovraninei confronti degli archivi antichi. Da ricordare inoltre, tra i motivi di rile-vanza del caso fiorentino, lelaborazione del cosiddetto metodo storicoda parte di Francesco Bonaini, ovvero quel principio di classificazione eordinamento archivistico secondo la provenienza della documentazioneche, a partire dalla seconda met dellOttocento, si diffuse in tutti gli Ar-chivi di Stato italiani.

Stati estensi. Gli archivi oggi conservati a Modena sono di unimpor-tanza unica, poich rappresentano la continuit del governo di una singolafamiglia signorile, gli Este, sul territorio delle citt di Ferrara e della stessaModena. Anchessi costituiscono perci un caso esemplare, essendo al

Introduzione XXIII

tempo stesso gli archivi di una famiglia e gli archivi di uno Stato che conquella famiglia sidentificava56. Le vicende relative a questo caso di studio,inoltre, furono caratterizzate dal trasferimento della intera corte estense edei suoi archivi da Ferrara a Modena, in occasione della Devoluzione dellaprima allo Stato pontificio nellanno 1598. Questo evento ebbe infatti con-seguenze straordinarie sulla tenuta, la gestione e infine lutilizzo degli ar-chivi, i quali non solo furono soggetti a una materiale riorganizzazione,ma divennero anche uno strumento per la rivendicazione dei diritti degliEste su alcuni dei territori perduti. Infine, la scelta di Modena giustificatadalla presenza della storica figura di Ludovico Antonio Muratori, letteratoe teorico della nuova scienza archivistica, il quale ebbe la cura degli ar-chivi ducali nella prima met del Settecento.

Repubblica di Venezia. Fin dallOttocento gli archivi veneziani sonostati tra le mete preferite degli storici. Prima della caduta della Repubblicanel 1797, ogni magistratura aveva i propri archivi; tuttavia i pi importantidocumenti di carattere politico furono raccolti, a partire dal Duecento,nella Cancelleria ducale, distinta da quella nota come inferiore dove ve-nivano tenuti gli atti del doge e i documenti dei notai defunti. La stessaCancelleria ducale fu pi tardi divisa in due sezioni separate, una dellequali, la Segreta, raccoglieva le scritture riservate. La necessit di mante-nere la segretezza sulla documentazione pi sensibile avrebbe caratteriz-zato anche altre cancellerie dellepoca, anche se forse fu pi pronunciataqui che altrove. Venezia rappresenta il caso straordinario di una delle re-pubbliche pi longeve della storia dEuropa, tanto che molte delle sueserie archivistiche continuano ininterrotte per secoli. Vale anche la penanotare che segretari e notai di cancelleria, responsabili della produzionee della conservazione dei documenti, svolsero un ruolo primario nelle ce-rimonie civiche: emblema della loro centralit nellautorappresentazionedella Repubblica.

Stato di Milano. Anche gli archivi di Milano costituiscono un caso distudio di particolare importanza. In seguito alla perdita pressoch totaledellarchivio visconteo alla met del Quattrocento, la Cancelleria fu sog-getta a un profondo rinnovamento, divenendo, per i secoli successivi, ilcuore dello Stato. Come in altri contesti, anche a Milano bench sianoindividuabili alcuni momenti di concentrazione delle scritture ciascun

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXXIV

56 VALENTI, Profilo storico, pp. 5-6.

ufficio mantenne generalmente solo il controllo sulla documentazione daesso prodotta. Nel corso del XVIII secolo, durante la dominazione au-striaca, fu promosso un ripensamento del sistema archivistico lombardo,che culmin, a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, inun invasivo riordinamento per materia delle scritture, curato da alcuni ce-lebri archivisti, tra i quali Luca Peroni, e nello spostamento materiale dinumerose carte nel fondo Atti di governo, creato appositamente.

Dai documenti emerge un quadro di profonda ed evidente variet sto-rico-istituzionale, ma anche una serie di problematiche ricorrenti, che cia-scuna istituzione dovette affrontare nella gestione del proprio patrimoniodocumentario. A pi riprese nei vari capitoli del volume traspare, ad esem-pio, lesigenza di gestire una quantit di documentazione sempre cre-scente, con alcuni importanti elementi di accelerazione comuni a tutte lerealt prese in esame. Come gi visto, stato frequentemente indicato ilXIII secolo, quello cio segnato dallesperienza comunale nelle citt delcentro-nord e dalla monarchia sveva nel meridione, come prima fase diaumento della produzione documentaria. Lorganizzazione dei documentiacquista poi caratteristiche inedite soprattutto a partire dal Quattro-Cin-quecento, cio quando tutti gli Stati italiani conobbero un forte aumentoe specializzazione degli apparati istituzionali e degli ufficiali impiegatinelle amministrazioni. A fronte dellimmensa crescita della documenta-zione, di mutate politiche statali e di un nuovo clima culturale, infine, traSei e Settecento si assistette al riordinamento della documentazione, conparticolare attenzione per la concentrazione del materiale antico.

Emerge anche dai documenti il progressivo tentativo di imporre uncontrollo sugli archivi da parte delle autorit attraverso una riorganizza-zione delle procedure di conservazione delle scritture. In una prima fase,in assenza di veri e propri archivi centrali, si provvide generalmente allaconcentrazione di molteplici uffici in alcuni edifici di governo, allinternodei quali gli archivi rimanevano comunque separati luno dallaltro, dalPalazzo ducale di Venezia allo Steri di Palermo nel corso del 400, e in se-guito al Tribunale della Vicaria a Napoli. Fecero quindi la loro comparsai primi archivi centrali che riunivano carte provenienti da uffici e luoghidiversi; tra questi lArchivio segreto vaticano si conferma essere forse ilcaso pi celebre. Un po ovunque, inoltre, alle spinte centralizzatrici siopposero resistenze, in una tensione continua tra tentativo di controllo epolicentrismo archivistico.

La suddivisione della documentazione in capitoli tematici che mettono

Introduzione XXV

fianco a fianco documenti provenienti da casi diversi ha un duplice scopo.Da un lato, quello di facilitare la comparazione, sottolineando problema-tiche comuni come anche risposte diverse da caso a caso: per questo, al-linterno di ogni capitolo, i documenti sono stati suddivisi in sezioni peroffrire utili chiavi di lettura. Al fine di cogliere alcuni mutamenti diacronici,inoltre, allinterno di ogni sezione i documenti sono stati organizzati inordine cronologico. Dallaltro lato, la scelta dei temi intende sottolineare,per tutti i casi considerati, che listituzione, nonch la fruizione e il con-seguente sviluppo degli archivi hanno avuto molteplici ragioni, cause efinalit, non solo di ordine pratico e amministrativo, ma anche pi ampia-mente politico, sociale e culturale.

Il primo capitolo propone documenti che rivelano le relazioni tra ar-chivi e potere politico, e in particolare il crescente interesse, da parte deigoverni, nei confronti della conservazione e dellorganizzazione delle scrit-ture pubbliche, nonch, naturalmente, del loro uso. Come si accennato,si tratt di un fenomeno che, cominciato in et basso medievale, si inten-sific nella prima et moderna, quando diversi Stati provvidero allistitu-zione di depositi documentari separati dalle cancellerie e dagli ufficiproduttori. Le varie sezioni del capitolo affrontano listituzione degli archivicome depositi in cui conservare la documentazione; i mezzi mediante iquali le autorit cercarono di porre sotto il proprio controllo le scritture,mettendo fine alla loro dispersione tra ufficiali e privati; gli usi delle scrit-ture che i governi promossero per fini politici e amministrativi; e infine,limpiego che i governanti fecero degli archivi come strumenti di cono-scenza, utilizzati per avere informazioni sui territori e sulla popolazionesotto il loro controllo, ma anche su Stati vicini e aree del mondo lontanedai propri confini.

Il capitolo successivo dedicato ai metodi sviluppati per organizzarela documentazione archivistica prodotta da cancellerie e segreterie, e aglistrumenti utilizzati allo scopo di individuare facilmente le scritture cercate,per fare fronte alla loro forte crescita quantitativa, soprattutto a partire dalQuattro-Cinquecento. Ne consegu la formazione di depositi documentarisempre pi grandi, nei quali si concentr gran parte della documentazione,rendendo indispensabile lo sviluppo di mezzi utili alla consultazione. Il ca-pitolo affronta, innanzi tutto, il tema relativo alla gestione delle scritturenel momento stesso della loro produzione da parte dei relativi uffici. Sipassa poi a illustrare i princip che ne regolarono lordinamento, dandoesempi di come e sulla base di quali parametri le autorit promossero lor-ganizzazione degli archivi, e spiegandone le ragioni amministrative o po-

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXXVI

litiche, senza dimenticare linevitabile disordine che, nonostante tutto, fuspesso lamentato da ufficiali e impiegati preposti alla cura degli archivi. Laterza sezione guarda ai processi di concentrazione delle scritture, che inalcuni casi furono promossi dai governanti fin dallet medievale. Lultimasezione si concentra sullo sviluppo di strumenti di consultazione, come in-dici e inventari, spesso definiti oggi nel linguaggio archivistico come mezzidi corredo, utili allepoca della loro compilazione sia alla corretta disposi-zione dei documenti nei depositi, sia alla loro fruizione e ricerca.

Il terzo capitolo illustra una serie di questioni afferenti agli aspetti ma-teriali della conservazione documentaria: problematiche che interessaronoin maniera generalizzata tutti gli Stati italiani e che si sostanziarono gene-ralmente in pratiche e scelte amministrative affini. Nello specifico, questocapitolo si concentra innanzitutto su alcuni aspetti studiati da disciplinequali paleografia e diplomatica, insistendo per particolarmente, pi chesulla fase di produzione dei documenti, sulle disposizioni emanate dalleautorit al fine di renderli facilmente fruibili e leggibili sul lungo periodo.La seconda sezione si concentra sui supporti materiali utilizzati nella re-dazione delle scritture, illustrandone scelte e ragioni, anche in questo casoin relazione allobbiettivo di assicurarne la durevolezza. Inoltre, il capitolopone laccento su aspetti a lungo considerati secondari, o puramente aned-dotici, dalla storiografia tradizionale: in primo luogo, quello relativo allusodei contenitori (casse, bauli, scatole) nei quali era riposta la documenta-zione ora per il suo trasporto, ora per la sua conservazione in archivio e infine quello concernente larredamento e ladattamento degli archivistessi, intesi come luoghi fisici adibiti al deposito delle carte.

Le complesse questioni relative alla rete di ufficiali e impiegati dellestrutture cancelleresche e archivistiche degli antichi Stati italiani sono log-getto del quarto capitolo. Ci che emerge, in termini generali, il pro-gressivo passaggio, nel corso dei secoli, da una gestione dei depositidocumentari effettuata da ufficiali genericamente dediti alla produzionedi scritture (cancellieri, segretari, ecc.), al progressivo emergere di figurespecializzate, ovvero di veri e propri archivisti. Appaiono invece profon-damente diverse, sulla base della classica distinzione tra principati e re-pubbliche, le procedure che portavano allassunzione del personale, iprocessi di formazione professionale e il loro rapporto con la societ lo-cale. Le tre sezioni del capitolo si soffermano, innanzi tutto, sullemergeree sullaffermarsi di una variet di figure professionali, connotate da man-sioni specifiche (afferenti, per esempio, alla redazione dei documenti, op-pure alla loro registrazione), che prestavano servizio nelle cancellerie degli

Introduzione XXVII

antichi Stati italiani e nei loro archivi; in secondo luogo, sui criteri di se-lezione del personale cancelleresco, tra cui, in particolare, la sua forma-zione culturale e la sua preparazione professionale; e infine, sullecondizioni economiche e sociali della vita quotidiana degli ufficiali inca-ricati di funzioni cancelleresche e archivistiche.

Il capitolo successivo pone laccento sul ruolo degli archivi al di fuoridella sfera politica e amministrativa delle autorit pubbliche, mettendonein evidenza i legami con il contesto sociale e culturale che li circondavae spiegando gli usi leciti e illeciti che ne venivano fatti da attori esterniallo Stato. Gli archivi e la documentazione che vi era preservata furonoinfatti oggetto, nel corso dei secoli, di un crescente interesse da parte deiprivati, al punto che i depositi documentari, in alcune circostanze, nac-quero proprio in difesa degli interessi di singoli individui o di interi gruppisociali. La prima sezione del capitolo propone documenti relativi alla que-stione dellaccesso agli archivi e al rilascio di copie di documentazione aiprivati, nonch ai limiti imposti alla consultazione delle scritture; la se-conda, invece, si concentra su una particolare tipologia di documenta-zione, quella notarile, e sulle modalit della sua conservazione econsultabilit. Le ultime due sezioni del capitolo, invece, attestano i legamistrettissimi che vi erano tra gli archivi e la realt sociale dellepoca: da unaparte, le problematiche derivanti dalla circolazione indebita di informa-zioni e documenti provenienti dagli archivi; dallaltra, la loro distruzioneo il loro sequestro in occasione di conflitti militari o politici.

Infine, lultimo capitolo passa a trattare della preistoria di quello che oggi luso principale degli archivi degli antichi Stati italiani: la ricercastorica. In effetti, gi in epoca tardo medievale e moderna la documenta-zione non fu conservata esclusivamente per necessit pratiche di breve omedio termine, ma anche per un crescente interesse cronachistico o sto-riografico volto a conservare o costruire la memoria di atti e avvenimentinel lungo periodo. Come illustrato dai documenti raccolti nella prima se-zione, la documentazione ufficiale venne spesso messa a disposizione distorici per concessione di governi che volevano ricavarne opere encomia-stiche, giustificazioni e esaltazioni. La seconda sezione offre spunti sullemodalit della ricerca erudita e del reperimento delle fonti originali, allevolte facilitate da pratiche archivistiche appositamente concepite allinternodelle istituzioni stesse. I documenti proposti nellultima sezione, infine,mostrano come, pur inizialmente concepito per intenti autocelebrativi,luso storiografico delle fonti contribu a affinare il senso critico nei con-fronti del passato e a sviluppare importanti tecniche di critica delle fonti.

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXXVIII

In conclusione si vuole sottolineare che la variet di temi e contenutidi cui si compone questo volume permette non soltanto di rivelare aspettiinediti della storia delle istituzioni degli Stati italiani di antico regime, maanche, in una prospettiva pi ampia, di offrire nuovi spunti di ricerca inmerito a temi fondamentali come la gestione dellinformazione, lorganiz-zazione del sapere, la costruzione e luso politico della memoria. Ci au-guriamo cos di dimostrare che la storia degli archivi possa avere un ruolodi primo piano tanto per gli archivisti e per gli storici degli archivi, quantoper tutti gli studiosi di storia sociale e culturale del medioevo e della primaet moderna.

PRESENTAZIONE DEI TESTI E CRITERI DI EDIZIONE

Le fonti selezionate per la pubblicazione hanno un carattere forte-mente eterogeneo, poich prodotte nellarco di un periodo lungo sei se-coli, in sette contesti geografici distinti, distribuiti in tutta la penisola ecaratterizzati da forme di governo molto diverse tra loro. Inoltre, i testisono tratti da numerose variet di tipologie documentarie: decreti e rego-lamenti interni, deliberazioni consiliari e statuti, suppliche e corrispon-denza diplomatica o amministrativa, note e minute ma anche operedestinate alla diffusione manoscritta o a stampa. Come gi detto, questadiversit voluta e rappresenta un contributo importante e originale dellaricerca svolta, perch permette di sottrarsi alle tendenze localistiche chehanno per lungo tempo influenzato le ricerche di storia degli archivi, eperch permette di inserire questa storia allinterno di un contesto ampio,non solo istituzionale ma anche sociale e culturale. Daltro canto, letero-geneit dei documenti ha richiesto particolari accorgimenti, e in particolarepresentazioni a volte cospicue.

I capitoli sono preceduti da introduzioni, che intendono offrire un qua-dro di sintesi della nascita, dellevoluzione ed, eventualmente, della finedei processi e delle pratiche amministrative e documentarie che emergonodai documenti stessi. Per ulteriori approfondimenti si rimanda a studi pispecifici citati nelle note, pur mantenute allessenziale per necessit edi-toriali. Ogni capitolo diviso in sezioni tematiche, e al loro interno lordineseguito dai documenti cronologico, senza suddivisione per entit terri-toriali. I testi sono presentati secondo un modello normalizzato che seguequesto schema: - Datazione

Introduzione XXIX

- Titolo assegnato dal curatore- Regesto e commento- Collocazione archivistica (ed eventuale edizione a stampa)- Testo- Riferimenti bibliografici

Nelledizione dei documenti si scelto di seguire un criterio di sostan-ziale fedelt alle grafie originarie dei testi, nel rispetto dei fonemi linguisticilocali che caratterizzano una tale variet di fonti, attinte da uno spettro digrande ampiezza tipologica, geografica e cronologica. Anche in ragionedi questa diversit si sono adottate scelte editoriali finalizzate ad agevolarela lettura dei documenti: si sono sciolte le abbreviazioni (ove possibile),si introdotta una punteggiatura secondo luso moderno e, conseguente-mente, si modernizzato anche luso degli accenti e dellapostrofo; infine,la datazione riportata nei titoli stata ricondotta allo stile corrente. Varia-zioni testuali, cancellature, correzioni e riscritture, a margine e/o sopra ilrigo, sono state indicate con note di apparato poste a pi di pagina. I do-cumenti sono stati generalmente trascritti per intero salvo vari casi, in cuisi reso necessario pubblicarne solo alcuni estratti, soprattutto in presenzadi testi particolarmente lunghi. Si pensi, ad esempio, a certe bolle ponti-ficie, lunghi capitolari regi o taluni memoriali sulla storia di particolari ar-chivi, che avrebbero da soli occupato molte decine, se non centinaia dipagine, quando dati in versione integrale. Si segnala infine che, nel casospecifico delle parti, o deliberazioni, veneziane, si scelto di non tra-scrivere i nomi dei proponenti, a meno che ci non fosse ritenuto fonda-mentale per linterpretazione del testo, come ad esempio nei casi diconflitto tra le diverse fazioni. I risultati delle votazioni sono stati riportaticon una formula numerica che anche quando non esplicitato nel docu-mento originario riporta in primo luogo i voti a favore, seguiti dai voticontrari, e infine da quelli non sinceri (che equivalevano in qualchemodo allastensione). Il segno + indica i voti del partito vincente.

La selezione comprende una maggioranza di fonti totalmente inedite,ma al fine di presentare una documentazione il pi possibile rappresen-tativa si deciso di includere anche una parte di testi gi noti agli studiosi,molti dei quali peraltro pubblicati in edizioni antiche. Tale esigenza si resa necessaria soprattutto in relazione ad alcuni casi di studio, qualequello degli archivi angioini di Napoli, distrutti durante la seconda guerramondiale. Ovviamente la percentuale di documenti editi o inediti dipendeanche da semplici dati di fatto, quali la maggiore o minore quantit difonti pubblicate: il caso degli archivi pontifici, che stato oggetto di ricer-

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXXX

che da parte di diverse tradizioni storiografiche di antica data, tra tuttiquello maggiormente emblematico da questo punto di vista. In ogni caso,e nei limiti del possibile, data la mole di lavoro connessa a tali procedure,si generalmente effettuato un riscontro dei testi editi sui manoscritti ori-ginali, come segnalato di volta in volta. Al fine di controllare se un deter-minato documento era gi stato precedentemente pubblicato in altra sedesi sono condotte verifiche su tutte le edizioni di fonti e su tutti gli studidisponibili. Tuttavia, la difficolt di procedere a riscontri puntuali su diuna bibliografia cos vasta non esclude che in alcune circostanze si possaaver mancato di citare alcune edizioni. In questo caso ci si scusa, natural-mente, con gli studiosi che le hanno pubblicate.

* * *

Il volume frutto di un lavoro collettivo dei tre curatori, ciascuno deiquali autore, a titolo paritario, dellintroduzione generale e delle intro-duzioni ai diversi capitoli, nonch responsabile della documentazione af-ferente ai propri casi di studio, secondo la seguente ripartizione: Filippode Vivo: Repubblica di Venezia; Andrea Guidi: Stati estensi, Repubblicafiorentina e Granducato di Toscana, e Stato pontificio; Alessandro Silvestri:Stato di Milano, e Regni di Napoli e Sicilia.

Hanno collaborato Fabio Antonini, il quale ha provveduto a numerosiriscontri relativi al caso di Venezia e ha contribuito alla riflessione sullostesso, e Giacomo Giudici, che ha curato tre documenti relativi al casomilanese (cap. II: nn. 5 e 11; e cap. IV: n. 18), fornito preziose indicazionie suggerimenti, e si occupato della revisione editoriale e della prepara-zione degli indici.

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Le ricerche che hanno portato a questa pubblicazione si sono svoltenel contesto del progetto AR.C.H.I.ves, Per una storia comparata degli ar-chivi italiani tra tardo medioevo ed et moderna ( e ). Il progetto stato finanziato da una borsa Starting Grant del Consiglio Europeo delleRicerche per il periodo 2012-16 attivata allinterno del Settimo ProgrammaQuadro dellUnione Europea (FP7/2007-2013/ERC Grant agreement n284338). Un ringraziamento speciale va al Birkbeck College dellUniversitdi Londra e ai colleghi del Dipartimento di History, Classics and Archaeo-

Introduzione XXXI

logy, per averci ospitato e sostenuto negli ultimi quattro anni. Un calorosograzie va, inoltre, alla Direzione generale Archivi, che ha accolto questovolume nella sua collana editoriale, e in particolare ad Antonella Mul,che ha rivisto il testo, evitato numerosi errori e fornito importanti indica-zioni editoriali. Per lassistenza e i preziosi consigli, oltre che per la lorocortesia e disponibilit, si ringraziano quindi tutti i funzionari e i dirigentidegli archivi di Stato e delle biblioteche rappresentate dai casi di studiocompresi in questo volume, e specialmente, in ordine alfabetico: Luca Car-boni dellArchivio segreto vaticano; Maria Carfi dellArchivio di Stato diModena; Christine Marie Grafinger della Biblioteca vaticana; Marco LanzinidellArchivio di Stato di Milano; Pier Paolo Piergentili dellArchivio segretovaticano; Claudia Salmini e Alessandra Schiavon dellArchivio di Stato diVenezia; Claudio Torrisi dellArchivio di Stato di Palermo. Ringraziamo in-fine gli amici e colleghi che ci hanno aiutato con altri consigli e pareri, ein particolare: Caroline Callard, Maria Pia Donato, Anna Gialdini, MarioInfelise, Isabella Lazzarini, Armando Miranda, Brian Richardson, FedericoRigamonti, Barbara Scalvini, Koldo Trapaga Monchet, Gian Maria Varaninie Maria Antonietta Visceglia.

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXXXII

Per completare questa introduzione, e prima di passare ai capitoli te-matici, si propongono qui alcune descrizioni coeve di istituzioni e depositiarchivistici degli Stati presi in esame. Sono stati scelti testi, editi e inediti,particolarmente vivaci e di carattere il pi possibile generale, utili a dareunimpressione organica del funzionamento e della gestione delle cancel-lerie, delle segreterie e degli archivi, e contemporaneamente a mettere inrilievo limportanza delle pratiche di conservazione documentaria.

1. Firenze, 1498 ca. Istruzioni relative al rituale da seguire nel momentodellinsediamento della nuova Signoria di Firenze, con dettagli sul ruolo ela funzione dei cancellieri.

Nel 1498 nuove istruzioni regolarono la cerimonia da seguire nellinsediamentodella nuova Signoria, il pi alto ufficio della Repubblica fiorentina. Esse assegna-vano un ruolo fondamentale ai cancellieri, considerati i depositari della memoriacollettiva e i responsabili della continuit amministrativa delle istituzioni comunali,in un quadro segnato dalla continua rotazione delle magistrature politiche. Molti, in effetti, sono gli ufficiali cancellereschi nominati in questo testo, da quello delleTratte, incaricato di curare le pratiche e la documentazione elettorale, fino ai coadiu-tori, incaricati di funzioni minori, riconducibili soprattutto alle mansioni di scritturadi lettere e documenti e alle dipendenze dei capi di cancelleria. In particolare, listru-zione dava una grande responsabilit al primo Cancelliere, il quale era chiamato aspiegare brevemente ai nuovi Signori entranti le procedure e le pratiche burocratichepreviste nello svolgimento del loro ufficio. A tal fine, durante tale cerimonia, consegnavaloro ufficialmente un quadernetto con un sommario delle regole da seguire.Interessanti, infine, i riferimenti del testo ai modi usati in Cancelleria per riuniree conservare in due filze le lettere ricevute dalla Signoria: luna per quelle diplo-matiche, laltra per quelle provenienti dagli ufficiali del dominio fiorentino.

Ed. in MARZI, La cancelleria, pp. 619-621.

DOCUMENTI

Instructio data Officiali Reformationum nuper electo in anno 1498.

Quando entra la nuova Signoria, la mattina, tornati che sono dalla messa, tutti eCancellieri et Coadiutori, si rapresentano, et prima pel Cancelliere delle Tratte sid un altro giuramento a Signori particulare. Dipoi pel Cancelliere delle Rifor-magioni si dice a Signori come egli consueto chiamare drento el Potest et suoiGiudici et ricordare loro la administratione della giustitia indifferentemente adciascheduno, havendo nondimeno per racomandato vedove e pupilli, personemiserabili et luoghi pii, offerendo il braccio delle loro Signorie in quelle chose,dove achadessi di bisogno usarlo, et simili parole. Et statim si fa chiamare drentodecto Potest et Giudici forestieri, et il Gonfaloniere fa loro le parole in decto ef-fecto, et poi si licentiono. Prima chegli entri drento etiam si ricorda a epsi Signoriche non snno a rizare se non quando sar quivi presso a loro, e porlo a sederetra il Proposto e il Gonfaloniere; e altra riverentia di capo non susa.Fatto questo, el primo Cancelliere presenta alla Signoria certi brievi ricordi, con duafilze, dove sono notati gli effetti delle provisioni, che dispongono circa allo scriveredelle lettere, et le filze, o vero agetti, si danno 1 per infilzare quelle lettere chevengono di fuori della iurisdictione; nellaltra quelle che vengono da subditi.Dipoi el Cancelliere delle Riformagioni ha in mano 1 certo quardenuccio, dovesono notati brevemente gli effecti dalchune provisioni e leggi appartenenti allaSignoria, el quale si chiama quadernuccio de brevi ricordi; et dice come egli di consuetudine antiqua observato che per lui si presenti tale quadernuccio acciche le loro Signorie possino facilmente vedere sotto brevit quello che per lorosabbi ad observare nelle cose che occorressino al loro uficio. Et nondimeno epsoCancelliere e ufficiale e gli altri sua compagni, Ministri delle loro Signorie, esseresempre parati et disposti a ognora ricordare alle loro Signorie con amore e fedetutto quello che conosceranno essere utile e honore della Repubblica, dignit delloro Magistrato et laude e commendatione delle loro Signorie, alle quali si racco-mandano, et simili parole, come achade.El Gonfalonieri, parendogli, risponde qualche parola, confortando tali Ministri afare il debito loro, come sono consueti fare, et simili. Et uno di loro risponde pertutti, et promette di fare quanto si richiede al debito e obligo del loro uficio conogni studio et diligentia (...).

Riferimenti bibliografici: su questo provvedimento v. BROWN, Bartolomeo Scala, p. 137 (e, inparticolare, per il quadernuccio de brevi ricordi, ibid., p. 142); GUIDI, The Florentine Archives.

2. Venezia, 1505-1514 ca. Anonima descrizione francese della Cancelleriadella Repubblica di Venezia.

Questa dettagliata descrizione del funzionamento della Cancelleria mette in evi-

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXXXIV

denza le strette connessioni tra produzione e conservazione dei documenti antichie correnti. Lautore rimasto anonimo nonostante le lunghe ricerche, tra le qualiquelle recenti di Philippe Braunstein e Reinhold Mueller parte dal ruolo e dal pre-stigio del Cancellier grande e dallampio numero del personale, che stabilisce a100 segretari divisi in ordinari e straordinari (la suddivisione risulta esatta v.cap. IV, nn. 9 e 17: Venezia 1606 e 1515 ma gi un lettore coevo correggeva ilnumero complessivo a 80). Dei segretari, lautore sottolineava quindi la lealt e lecompetenze linguistiche oltre che il servizio che essi prestavano presso varie magi-strature in citt e al seguito di rappresentanti veneziani in terraferma e allestero(su cui v. anche cap. IV, nn. 19 e 20: Venezia 1570 e Istanbul 1580). Nello svolgi-mento delle proprie funzioni essi producevano unenorme quantit di scritture eregistri, accuratamente ordinati per magistratura e per genere, con serie specialiper i documenti degni di maggior segretezza. Lautore lodava il grant ordre delladocumentazione, tale da agevolare il ritrovamento anche di documenti antichi didiversi secoli, un punto sul quale egli ritornava anche in un altro passaggio di que-sto trattato: se quelquun veult veoir une lectre qui fust escripte outre le temps deIIIIc ans et plus, il la trouveroit sans point de difficult (BRAUNSTEIN E MUELLER, De-scripcion, p. 117). Lanonimo si dilungava quindi sulle procedure di nomina deisegretari; sulla ripartizione dei loro salari e sugli introiti derivanti dai diritti pagatidai privati per i servizi di cancelleria; sulla forma e sul costo di diversi sigilli. Inconclusione, lautore esaltava la scuola di Cancelleria, voluta e pagata dalla Si-gnoria per assicurare listruzione dei giovani funzionari (v. cap. IV, n. 16: 1446).Il testo proviene da un trattato sulla citt di Venezia e sulle istituzioni del suo go-verno, conservato in diversi testimoni, in uno dei quali le stupende miniature ri-servano uno spazio di primo piano proprio ai segretari. Esso fu redattoprobabilmente nellarco di diversi anni, per ordine dellammiraglio di FranciaLouis Malet de Graville (1438-1516), potente uomo di Stato favorevole a una poli-tica filoveneziana; lautore visit forse Venezia in relazione alle missioni diploma-tiche di Giano Lascaris tra 1503 e 1509. Sicuramente egli aveva una conoscenzaaccurata della citt e delle sue istituzioni, ricostruita sulla base di una variet difonti scritte e di dettagliate informazioni fornite da esperti locali, tra cui forse ancheMarino Sanudo. Vale la pena notare che nonostante (secondo i suoi curatori) iltrattato non ripeta nel suo complesso i luoghi classici del mito della Serenissima questa parte elogia la buona gestione della documentazione proprio allinterno diuna celebrazione del buon governo veneziano che riprende molti di quegli ele-menti: ordine, armonia sociale, prudenza e segretezza. In questottica larchivio rappresentato come il contenitore di secoli di legislazione e sapere, gelosamente eaccuratamente custoditi da un personale competente, fedele e rispettato anche daipropri superiori.

Ed. in BRAUNSTEIN - MUELLER, Descripcion, pp. 121-124.

De la chancellerie de la Seigneurie de Venise. Capitulum XVI.

Introduzione XXXV

Par ce que dessus est faicte mention en plussieurs lieux des secretaires, il est apropos que, devant que je vienne a parler des offices particulieres, de direquelque chose de la chancellerie et des secretaires de la Seigneurie de Venise,laquelle chose est de grande importance au gouvernement de ladicte Seigneurie.En ladicte chancellerie, par les loix et ordres qui ainsi le disposent, a cent secre-taires, cest assavoir cinquante ordinaires et cinquante extraordinaires, desquelzle premier et le principal est appele le Grant Chancellier, lequel, combien quilne soit du nombre des gentilz hommes des Venissiens, toutesfoys il est tenu engrand honneur et reverance, tant entre lesdiz gentilz hommes comme entre lesaultres gens et habitans de la cit de Venise. Ledit Grant chancellier entre ordinairement en tous les conseilz et autres lieuxou va le Duc de Venise, et les aultres secretaires sont ordonnez et deputez enpartie a escripre et a enregistrer ce qui se faict audit Grant Conseil, et une partiea escripre et enregistrer aussy ce que se fait au Conseil de Pris, et semblable-ment au Conseil de Dix et au Conseil de XL, et aussy ce qui est fait au Colliege;lesquelles escriptures et registres sont tenues avec grant ordre; les minutes deslectres sont enfueillez ensemble; les registres des elections qui sont faitz auGrant Conseil et aussy au Conseil de Pris sont tous separez; les registres desloix, des ordres et des aultres choses qui sont deliberees au Grant Conseil sontaussy separez, et aussy ce qui est deliber au Conseil de Pris et au Conseil deDix, tout separe; les choses qui se traictent et font secrettement sont enregistreesa part. Et les choses publiques aussy sont enregistres a part. Lesdiz secretairestiennent aussy des Commemorialles ou sont enregistrez tous les traictez de paixet alliance et daultre convention qui par la Seigneurie de Venise est traicte etconclue. Tous lesquelz registres sont en parchemin bien escriptz et mys parordre en telle maniere que, sans difficult, il se treuve par escript tout ce qui aeste fait tout le temps passe, voire de IIIIc et Vc ans. Aprs, le Grant Chancelieret les secretaires qui entrent au Conseil de Dix, qui sont environ quatre parnombre, sont de plus grande condicion que les aultres. Aprs, ceulx qui serventau Conseil de Pris, qui sont environ vingt par nombre, et les dessusdiz vingtservent aussy a la Seigneurie et au Colliege. Toutesfoys chascun deulx a sonoffice distraicte a part tres bien ordonnee. Du nombre desdiz secretaires lesungs sont envoyez avecques le Capitaine General de Mer, avec les Proveda-dores, qui sont deputez a la guerre par mer et par terre, et aussi avec les am-bassadeurs et aultres semblables; et son office est descripre les lectres et aultreschoses qui sont traictees par celuy avec qui ils sont envoyez. En ladicte chan-cellerie sont beaucoup qui seullement ne sont pas instruitz en la langue ytaliqueet latine, mais aussy sont instruitz a la langue grecque et en tout aultre langaige,en telles manieres que toutes les lectres qui sont escriptes a ladicte Seigneuriede Venise, en quelque langue que ce soit, sont leues et interpretees par ceulxde ladicte chancellerie, sans pourchasser aultres gens du dehors. Ledit Grant chancelier est eleu par le Grant Conseil, par le scrutine des conseil-lers, cest a dire que chascun des conseillers en elit ung, et tout y est baloct par

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXXXVI

ceulx du Grant Conseil, avec bouectes et baloctes comme dit est; et celuy qui aplus des balottes est eleu Grant chancelier; et les aultres secretaires sont eleuzpar le Conseil de Dix. Neantmoins lesdictes elections sont faictes par le conseildudit Grant Chancellier, faicte premierement bonne information de ceulx quisont eleuz; et personne nest eleu sil nest natif de la cit de Venise. Le GrandChancellier a de gaiges chascun an troiz cens escuz, et environ douze des aultressecretaires deux cens escuz chascun an, chascun deux. Les aultres ont gaigesmoindres, chascun selon leur condition. Lesdiz secretaires ont ung aultre prouffit,cest assavoir que tous ceulx qui obtiennent des privileiges ou concessions degrace, des lectres ou aultres semblables choses qui sont expediees par ladictechancellerie, payent pour ladicte expedition certaine somme dargent ordonneepar les loix et ordre de ladicte chancellerie, et ce payement monte chascun angrant somme dargent, lesquels argens sont mis en ung coffre a part, et est partyentre le Chancelier et les aultres de ladicte chancellerie selon la porcion de leursgaiges, et ceulx qui obtiennent lesdiz privileiges et aultres choses dessusdictespayent pour le scel ou bulle, qui est de plomb, XVI deniers ou environ, mais siladicte bulle est dargent ou dor, ilz en payent plus, selon la valleur de ladictebulle; et celuy qui tient ledit scel ou bulle gaigne chascun an pour ledit officeenviron IIIIc escus; et est esleu par le duc de Venise et demeure audit office toutesa vie. Et par ce que dessus est faicte mention de bulles dor, dargent et de plomb, estassavoir que toutes les lectres qui sont escriptes au nom du duc de Venise,toutes sont escriptes en parchemin, et le scel dicelles est de lun des dessusdizmetaulx, mais quasi toutes en plomb; et dune part dudit scel est grave monsei-gneur saint Marc en forme de homme, et le Duc devant luy, et daultre costest escript le nom du Duc et ces parolles en latin: Sebastianus Ziani, Dei gratiadux Venetiarum, etc., qui est a dire Sebastian Zien, par la grace de Dieu ducde Venise, etc.. Et affin que lesdiz secretaires, mesmement les jeunes, ayent cause de eulx fairedoctes et bons clers, la Seigneurie tient un grant clerc lequel tous les jours lit aus-diz secretaires diverses leons en grammaire et rhetoricque, et ledit clerc a degaiges de ladicte Seigneurie troys cens escus chascun an, et y en a aussi daultresclercs et docteurs payez de ladicte Seigneurie, lesquelz lysent tous les jours a di-verses heures en gramayre et rethorique, et aussy en logique et philosophie eten aultres ars liberaulx et sciences jusques a theologie, et celuy qui a plus petisgaiges a deux cens escus chascun an, mais la plus grant partie desdits docteursa troys cens escus chascun an.

Riferimenti bibliografici: TREBBI, Il segretario, pp. 36-37; DE VIVO, Cur de lEtat, pp. 704-5; BRAUNSTEIN - MUELLER, Descripcion, passim.

Introduzione XXXVII

3. Firenze, 1562 ca. Descrizione dellarchivio delle Riformagioni fatta dalsegretario mediceo Giovanni Maria Cecchi.

Nel suo Sommario de Magistrati di Firenze un testo di carattere storico-ammi-nistrativo contenente una descrizione di tutte le magistrature fiorentine del tempodel granduca Cosimo I il segretario mediceo Giovanni Maria Cecchi inserivaanche un breve ma acuto ritratto dellArchivio delle riformagioni. In particolare,lautore dava diversi dettagli sulla tenuta e la gestione dellarchivio, di cui si ri-propone qui una sezione. Vi si trovano molte precisazioni sulla attivit quotidianadellarchivio stesso, nel contesto della produzione e della conseguente registrazionedegli atti di governo. Compare anche un importante accenno alla possibilit diottenere copie di tale documentazione da parte dei cittadini fiorentini. Spicca, in-fine, lesplicita citazione di questo deposito documentario dello Stato come archiviopubblico, una caratterizzazione che rivela un uso di questaggettivo molto di-verso da quello connesso al significato di archivio notarile che storici e archivistidellet moderna pi avanzata, come Muratori, gli avrebbero attribuito.

Ed. in CECCHI, Sommario de magistrati di Firenze, p. 40.

Le riformagioni uno archivio dove si scrivono e conservano tutte le leggi, pro-visioni e deliberazioni che si fanno non solo in questi duoi Consigli ma in tuttala Citt e per tutto il Dominio fiorentino. Imper che, se egli avviene che alcunoufizio o alcuna delle Arti di questa Citt, o alcuno comune o popolo del Dominiofiorentino, faccia alcuno statuto o legge, non la pu mettere in uso se non apro-vata et conferma o da li magnifici signori e Luogo tenente e Consiglieri di SuaEccellenza Illustrissima57, de quali di sopra si detto, o da li Signori di PraticaSegreta, delli quali si dir qui di sotto. Il che fatto, vanno subito li originali alleRiformagioni ne larchivio publico e sotto la custodia delli ministri di tal luogo, liquali ne danno copia, e ne fanno facult a ciascuno di vederli; per lo che avieneche chi vuol sapere le leggi et statuti di alcuno ufizio o luogo gnene possino ri-tenere, ma senza che essi pur ne sappino cosa alcuna. A questo luogo presi-dente uno dottore di leggie et segretario del signor Duca, da lui elettovi. Hoggi il magnifico messer Francesco Vintha, Volterrano, et questo medesimo pro-thocancelliere e delli uffici de Consiglieri e della Pratica segreta. Ha questo sottodi s tre notarii, li quali servano a trovare e a dar copia a chiunche vuole di detteleggi e riformagioni, e per sergenti quel numero di tavolaccini che occorrono (...).

Riferimenti bibliografici: per la storia dellArchivio delle Riformagioni v. ROTONDI, LArchi-vio delle Riformagioni.

Fonti per la storia degli archivi degli antichi Stati italianiXXXVIII

57 Il granduca Cosimo I de Medici.

4. Roma, 1574 ca. Trattato di Giovanni Carga concernente la storia dellaSegreteria apostolica e un suo progetto di riforma.

Il trattato intitolato Informatione del Segretario e Segreteria di Nostro Signore,del segretario Giovanni Carga, da una parte forniva una ricostruzione storicadelle origini della Segreteria apostolica; dallaltra, proponeva di riformarla, al finedi ristabilirne il prestigio. Nei passi selezionati, in particolare, Carga spiega comeMartino V fosse stato il primo ad assegnare ai Segretari un emolumento per le spe-dizioni di certe pratiche; e quindi come Callisto III, Pio II e Niccol V avessero ri-dotto i segretari a sei. Tali notizie, il segretario Carga che, per le sue funzioni,aveva pieno accesso alla documentazione pontificia le ricavava dal proemio diuna bolla di Innocenzo VIII del 1487 (di cui qui non si trascritto il testo per ra-gioni di economia editoriale), utilizzata e citata quale sua fonte diretta. Con iprovvedimenti in essa contenuti, cui Carga faceva risalire listituzione stessa dellaSegreteria, si aument il numero dei suoi membri fino a ventiquattro; inoltre, se-condo lautore, con essa si rese lufficio vendibile. Per motivare la necessit di unariforma, Carga non solo faceva molte osservazioni sulle condizioni dellufficio, asuo dire degenerate, e sulla perduta capacit e volont dei Segretari di esercitarsinella lingua latina, ma spiegava anche che, per porre rimedio a tale situazione,sarebbe stato necessario affidare larchivio della Segreteria direttamente al Collegiodei suoi membri. Nel ragionamento dellautore, questi ultimi, avendo pagato perottenere lufficio, sarebbero stati certamente pi zelanti nella cura della docu-mentazione. Peraltro, Carga precisava che, per garantire un maggior controllosui membri del Collegio stesso, sarebbe stato possibile adottare le stesse norme giutilizzate per gli ufficiali della Biblioteca vaticana. Egli utilizzava, poi, lesempioa lui contemporaneo della Segreteria veneziana, secondo lui ben organizzata econ un archivio ben tenuto, per constatare nuovamente come la custodia dellecarte di quella apostolica romana fosse, invece, totalmente inadeguata rispettoalla sua storia e alle sue funzioni. Tra le cause del peggioramento delle capacit professionali dei segretari, spicca,inoltre, losservazione secondo cui laccentramento delle funzioni attorno al Se-gretario domestico istituito da Leone X aveva svuotato di reale contenuto gli affaritrattati dai membri del Collegio: un dettaglio che rifletteva il crescente potere sullaCuria romana del Cardinal nepote, cui il secretarius domesticus o intimus eraalla dirette dipendenze. Interessante, infine, lenfasi, di carattere corporativo, data dal segretario Carga aquelle figure storiche di pontefici che erano stati esercitati nellarte della diploma-zia e ai negozi pubblici, quali Callisto III, Pio II e Gregorio XIII.

Ed. in CARGA, pp. 458-460.