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1 FORSE OGGI LA SCAMPO Alberti Giorgia Cristini Martina Classe 2^ E Sc. Sec. 1^ grado G. Pascoli Brescia

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FORSE OGGI

LA SCAMPO

Alberti Giorgia

Cristini Martina

Classe 2^ E

Sc. Sec. 1^ grado

G. Pascoli

Brescia

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“Forse oggi la scampo”

“Dai, coraggio. Entra!”, gli dice Emanuela mentre gli sfreccia davanti

mostrandogli un sorriso. Ma lui non riesce nemmeno a fare un passo in

avanti: è immobile come una statua di marmo. Nella sua testa risuonano

ancora quelle inutili parole d’incoraggiamento pronunciate dalla sua

migliore amica, quando si rende conto che si trova lì sul marciapiede da più

di dieci minuti, dal momento in cui è sceso dall’automobile del papà.

Davanti a sé anche il cancello verde del cortile sembra invitarlo, così come

il chiasso che proviene dalla folla dei ragazzi, accalcata sotto la tettoia di

cemento di fronte all’ingresso della scuola. Ognuno di loro preme per

entrare, aspettando il suono della campanella. Il cielo è grigio, ed è freddo.

Le sue orecchie sono gelate e probabilmente rosse in maniera clamorosa,

soprattutto in cima, almeno così immagina. Si sente goffo, il suo zaino è

pieno e pesante, ma non può toglierselo dalle spalle perché ha le mani

occupate. A sinistra imbraccia il prezioso microscopio digitale che sua

nonna gli ha regalato l’anno scorso e che gli serve per l’esperimento di

scienze programmato per oggi. Con la mano destra regge la cartella piena

di disegni e colori. Sa che non può arrivare un’altra volta in ritardo: questa

consapevolezza gli stringe il petto, ma non è la scuola a fargli paura.

Federico, Lorenzo e la loro cricca sono proprio vicini all’ingresso,

sembrano i più simpatici di tutti. Ridono e scherzano rumorosamente e non

danno importanza a nessuno, neanche a lui: oggi non lo hanno né guardato

né indicato. “Forse questa mattina la scampo”, pensa Francesco. La

campanella suona. Adesso può correre fino alla porta a vetri, attraversarla e

ritrovarsi nella sua classe in un attimo, se nessuno lo ferma prima. Il

cellulare gli vibra nella tasca, gli è appena arrivato un messaggio.

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Sullo sfondo campeggiava in maiuscolo la scritta “MAMMA”

“Pronto?”

“Ciao Franci! Senti, ora non ho molto tempo per spiegarti tutto: presto,

torna a casa!”

Si stupisce molto perché la madre gli sembra stranamente frettolosa e

preoccupata.

“Dove vai?”, chiede Emanuela con il suo viso innocente, mentre il fresco

venticello di marzo le scompiglia i lunghi capelli neri.

“Mia mamma mi ha detto di tornare a casa. Non so perché”. Mentre

sfreccia via, si volta verso l’amica e la saluta con la mano.

Quando arriva davanti a casa, si sorprende però di trovare sua madre pronta

ad aspettarlo, con l’auto accesa. Ha un’espressione terrorizzata:

“Alla buon’ora! Ora sali!”

“Mamma, dove stiamo andando?”.

“In… ospedale…”. Francesco si incuriosì.

“In ospedale? Ma come, lo zio Alberto è già uscito tre giorni fa e ora la sua

gamba sta molto megl…”

“No tesoro, non riguarda lo zio Alberto”

Tentò di nuovo: “La nonna Marisa?”

“No, neppure lei”

“Allora riguarda me?”

“No, Franci, neanche tu”

“E allora chi riguarda?”

Sua madre gli rispose con un filo di voce:

“E’ per… per tuo padre”

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“Papà? E che cosa gli è successo? Si è rotto pure lui una gamba? Il braccio?

Gli è venuto un infarto? Oppure…”

“No tesoro, niente di tutto questo”

Stavano parcheggiando davanti all’ospedale.

“Vedi, tuo padre… stava andando al lavoro e stava attraversando la

strada…” Aveva gli occhi lucidi.

“E poi, è p-passato un camion e n-non l’ha v-visto!”

A quel punto la donna scoppia a piangere e sbatte forte la portiera.

“Ma è ancora vivo, mamma?”

“Non lo so, Franci, non lo so”

Quando i due entrano nel lungo corridoio dell’ospedale, un medico li fa

sedere in una sala d’aspetto.

Dopo circa un quarto d’ora esce un medico.

Era piuttosto basso: arrivava pressappoco all’altezza di Francesco che già

per conto suo non era uno dei più alti della classe.

Il camice gli arrivava sino alle caviglie; si vedeva benissimo che era

tutt’altro che felice, anche se offriva loro un mezzo sorriso.

“Allora?”, chiede con insistenza la mamma. Il medico fa un lungo sospiro.

Poi dice molto lentamente: “Mi dispiace, signora. La situazione è molto

grave. Stiamo preparando la sala per operarlo immediatamente. Gli

abbiamo dato un calmante per non farlo soffrire. Si addormenterà fra pochi

minuti. Se volete siete ancora in tempo per dargli un ultimo saluto”

Una volta dentro, la mamma scoppia a piangere e si inginocchia davanti al

letto; il marito che con la mano un po’ tremante le accarezza il capo prima

di darle un ultimo bacio.

Francesco che sta facendo uno sforzo enorme per non scoppiare in lacrime

come un isterico davanti a tutti i medici.

“Oh, Franci! Come sono felice di vederti!”

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“ Che rabbia, proprio oggi volevo farti un regalo…ero già andato a

comprare una cosa”

Con uno sforzo enorme il padre indica uno scatolone di medie dimensioni e

lo porge al ragazzo: “So che ne avresti sempre voluto uno”.

Francesco alza un’ala dello scatolone, poi l’altra; proprio come pensava: un

gatto!

“Una gatta”, precisa l’uomo, “Due mesi e mezzo”

“Oh, papà! E’ bellissima!”

Tutta bianca come la neve, tranne sulla coda dove quasi alla fine aveva un

anello nero e, cosa che stupisce molto il ragazzino, occhi azzurri come il

cielo.

“Grazie papà.”

“Ti voglio bene, Francesco”.

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LORENZO

“Uff! La campanella è suonata.” Mi dice Federico.

Entriamo a scuola e lui inizia parlarmi della sua

“carriera”,

se così si può dire perché è stato inserito nel

gruppo dei più piccoli,

di calciatore.

Francamente non mi interessa e quindi decido di

non ascoltarlo. Inizio a pensare a nuovi scherzi

per passar la giornata, ma non ci riesco perché mi

scappa l’occhio su un ragazzetto.

Piuttosto basso e mingherlino, ha la faccia da

secchione occhialuto e se ne sta lì tutto solo.

Avevo trovato un’altra delle mie vittime! Anzi,

l’avrei tenuta come riserva perché la mia

preferita rimaneva sempre Francesco!

Arrivati in classe noto che il banco di Francesco

è vuoto.

Che strano l’avevo visto 5 minuti prima che

suonasse la campanella. Peccato! Avevo già in

serbo qualcosa per lui.

La lezione di storia dell’arte è noiosissima e per

tener sveglia la mente inizio a pensare.....

Quando la campanella squilla ho appena finito di

escogitare il prossimo scherzetto che metterò in

piedi insieme a Federico.

A ricreazione infatti ne parlo con lui.

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“Sai, penso sia un’ ottima idea, ma Francesco oggi

non c’è e ci serve un’altra vittima. Non voglio

rinunciare a questo scherzo così fantastico, per

farlo domani. Voglio farlo oggi per passare la

giornata, farmi qualche risata ed uscire da scuola

soddisfatto. Non so se capisci?” mi dice Federico.

Io lo comprendo perfettamente perché è quello che

voglio anch’io ed inizio a pensare ad una

eventuale vittima.

“ O sì sì ti capisco, anch’io voglio effettuare

questo, possiamo dire diabolico piano. Però fammi

pensare, chi sarebbe la vittima perfetta?

Deve essere una persona piuttosto brutta e bassa,

che abbia gli occhiali e sia snello....” dico a

Federico.

“Fammi pensare....”

“ L’ho trovato!!! L’ho visto stamattina che saliva

le scale.

Eccolo!! Lo vedi qual ragazzetto? È perfetto!!

Dobbiamo solo attirarlo in bagno e poi ZAC!

Scattiamo la foto.”

Federico mi dice che sono un genio e ci dirigiamo

dal secchione.

Iniziamo a far “amicizia” con lui.

Poi andiamo sul discorso che ci sarebbe piaciuto

scattare un selfie insieme e quindi gli

proponiamo di farsi qualche foto con noi e lui

accetta entusiasta e felice. Gli diciamo che è

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meglio se andiamo in bagno perché non vogliamo che

i professori ci scoprano.

Arrivati ci chiudiamo a chiave nel bagno in fondo

così che nessuno ci possa né scoprire né sentire,

gli diciamo di mettersi in mezzo tra noi due e

come veri amici lo prediamo sotto spalla.

Ovviamente è tutto escogitato. Sono un genio del

male…ahahaha

Impugno il telefono e sto per scattare le foto.

Come nel piano Federico spinge Luca, (così come ho

scoperto che si chiama), nel water e scatto la

foto. Subito la mando a tutta la scuola e la

pubblico su tutti i social network dove posso. Io

e Federico scappiamo via e ci rechiamo in classe

perché la campanella è appena suonata.

All’uscita già metà scuola ha visualizzato la foto

e mi fanno i complimenti per “l’esecuzione”.

Ah com’è bello sentirsi così popolare e ammirato

da tutti… per delle cavolate che faccio per farmi

passare le giornate e per farmi qualche risata.

Come sono imbecilli!

Per quanto riguarda a Luca un lato positivo c’è,

ora lo conosce tutta la scuola!

Io e il mio caro amico ci dirigiamo verso casa e

parliamo di oggi concludendo che siamo

soddisfatti, ma che comunque la nostra vittima

ideale rimane sempre Francesco.

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Il giorno seguente al ricovero del padre, nonostante la madre avesse dato a

Francesco la possibilità di restare a casa, il ragazzo decide ugualmente di

andare a scuola; era venerdì, e non poteva perdere la lezione di coro, la sua

preferita.

Proprio quel giorno, dopo la lezione in cui aveva preso un 10

nell’interrogazione, la professoressa Usignoli gli si avvicinò:

“Francesco, fin dall’inizio della prima media ho notato che hai una

splendida voce. Ora che sei in seconda è anche migliorata, perciò voglio

farti una proposta: vorresti quest’anno cantare tu la parte da solista alla

festa della scuola di fine anno?”

Sul viso del ragazzino iniziò a formarsi pian piano un grande sorriso; poi

Francesco tutto rosso:

“Sì, mi piacerebbe molto”, bisbiglia.

Da lontano, Lorenzo lo guarda con ironia.

Dopo l’ultima ora, quando tutti i compagni sono usciti dalla classe,

Francesco come sempre è l’ultimo: l’unico che aspettava l’ok del

professore per mettere via.

Quella volta, però, si accorge che fuori dalla classe qualcuno lo sta

aspettando: Lorenzo e il suo gruppetto.

Prova allora a sgattaiolare fuori mentre nessuno lo guarda, ma il piano non

funziona:

“Ehi, tappetto!”,

gli urla Federico, che col suo gruppo forma una specie di muro davanti alle

scale per non farlo scappare:

“Come sta oggi il nostro Franceschino? O dovrei dire Franceschina?”

E a quel punto fa una pessima imitazione della sua voce.

Il ragazzo, che è abituato a queste situazioni, cerca di passare da un varco

che si è formato tra Federico e Mauro.

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“Dove credi di andare, Franceschina?”

E detto questo, Lorenzo lo prende per il cappuccio della felpa.

“A casa mia”, risponde seccamente Francesco.

“Oh, poverino, corre dalla mamma. E poi che fai? Dici a tuo padre di

picchiarci? Ah, già, questo è impossibile. Peccato. Avrei proprio voluto

farlo finire io in ospedale”

“Adesso basta! Lasciatemi, ho detto!”

“Oh, va bene, Franceschina, va bene, ti lasceremo andare, ma solo se darai

la parte da solista a chi se lo merita davvero, sennò sarà lei ad andare in

ospedale”

Il povero ragazzo annuisce ripetutamente

“E bravo, il nostro tappetto. E ora forza, togliti dai piedi”, e Lorenzo gli dà

una spinta verso le scale.

Non aveva preso in considerazione che Francesco pesa solo 30 chili, e alla

fine finisce col farlo rotolare giù per i gradini. Al tredicesimo scalino, il

ragazzo arresta il suo volo andando a battere la mano contro lo spigolo.

Quando però inizia a comparire sangue, Lorenzo inizia a preoccuparsi.

Così si sfila di tasca un fazzoletto e comincia a pulire la ferita fino a che

non smette di sanguinare. Poi ne prende un altro e pulisce quello che era

rimasto sul pavimento.

Poi lo fa alzare e gli dice:

“Credimi, se scopro che l’hai detto a qualcuno, passerai dei guai molto

seri”.

Detto questo volta le spalle e se ne va col suo gruppetto.

Quando Francesco arriva a casa, sua madre, accorgendosi della ferita,

esclama:

“Oddio, Franci! Ora dimmi come cavolo hai fatto a farti questa cosa!”

“Stavo facendo un’acrobazia in bici”, il ragazzo.

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“Senti, tesoro, io ho già abbastanza preoccupazioni per tuo padre, va bene?

Non voglio tribolare anche per te, quindi per stasera è meglio che tu vada a

letto senza cena e la smetta con quella bici. Credimi, Franci, lo faccio per il

tuo bene”

Dopo quelle parole, Francesco inizia a salire le scale verso la sua camera.

Acciambellata sul suo letto lo aspettava la gattina che aveva deciso di

chiamare Emy, dato che suo padre si chiama Emiliano.

Non aveva compiti perché li aveva già finiti il giorno prima; allora afferra il

cellulare; ci sono un bel po’ di messaggi su WhatsApp, praticamente tutti

del gruppo classe.

Sfogliando rapidamente i messaggi capisce subito che Lorenzo aveva

invertito i ruoli: aveva scritto che Francesco si stava vantando della sua

parte da solista e, infastidito per la mancanza di reazione da parte di

Lorenzo, lo aveva spinto giù dalle scale. Aveva anche mandato un selfie

con una finta benda sulla testa!

A quel punto, tutti avevano iniziato a scrivergli che era un cretino e che la

parte da solista spettava a chiunque altro ma non a lui.

Il ragazzo chiude a chiave nello sgabuzzino il cellulare e si butta sul letto.

Era depresso, e non sapeva che fare. Gli stavano accadendo un sacco di

cose terribili in quei giorni.

Piange in silenzio sotto lo sguardo innocente di Emy; si sente solo il

rumore del vento che fischia tra le tapparelle, di qualche macchina che ogni

tanto passa.

E dei singhiozzi.

Quel venerdì Francesco non andrà a coro, e per non far preoccupare la

professoressa, scrive su un foglio:

“Carissima professoressa Usignoli,

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le scrivo per avvertirla che ho intenzione di lasciare le lezioni di coro.

Riguarda la storia di mio padre. Per la parte da solista, credo che Lorenzo

sia perfetto.

Cordiali saluti, Francesco”

Imbusta il biglietto e, senza farsi sentire, esce un attimo per imbucarla, poi

rientra e si addormenta accanto ad Emy.

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LORENZO

Varco il cancello principale d’entrata della

scuola e da lontano vedo Francesco ed Emanuela

insieme.

Rrr! Che rabbia! Quanto odio Francesco e

soprattutto quando è insieme ad Emanuela!!

Emanuela è una ragazza molto carina e mi piace

molto, ma non so come attirare la sua attenzione!

Da lontano la chiamo e lei si avvicina

salutandomi.

Iniziamo a chiacchierare e scopro che gioca ancora

a basket!

A coro inizio a prendere in giro Francesco per la

sua voce così angelica… sarà che mi annoio molto o

che mi dà fastidio che sia lui il solista...

“Uhh che bella voce che hai Francesco! Sembri..

hai presente i bambini dello Zecchino d’oro? Ecco!

Sai dovresti proprio andarci!”.

Francesco però mi ignora e io riprovo ad attirare

la sua attenzione.

“Il coccodrillo come fa papapa e non c’è nessuno

che lo sa papapa.

Francesco... Tu lo sai come fa il coccodrillo

vero? Perché non ce lo fai sentire visto che sei

così bravo a cantare?”

Uff.. Francesco mi ignora e inizio ad annoiarmi di

nuovo.

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Ad un tratto vedo Clarissa, Giovanna e Lucia, le

tre sfigate! Ora per divertirmi inizio a prenderle

in giro per il loro aspetto fisico. Magari fossero

come Emanuela.

“Giovanna!!”. Chiamo con una voce femminile.

“Che bel vestitino che hai! Sai ti delinea proprio

quella bella pancetta che ti ritrovi!!”.

A vedere la sua reazione – diventa rossa come una

carota- inizio a ridere a crepapelle, ma appena

finisco mi ritrovo dietro la prof di coro che mi

guarda molto male.

Inizia a rimproverarmi:

“Lorenzo! Insomma! Ma ti sembra! Offendere i tuoi

compagni per divertirti! Non me lo sarei mai

aspettata da te! Ora vado subito a chiamare tua

mamma e non provarci mai più! Se capiterà un’altra

volta di espellerò dal coro! Hai capito bene!!”

Di quello ha detto la prof non mi interessa niente

e quindi mi avvicino ad Emanuela; iniziamo a

parlare.

Lei mi invita a giocare a basket domani pomeriggio

e io senza neanche pensarci due volte accetto

subito.

Quando il coro è finito la accompagno a casa:

durante il tragitto ridiamo e ci divertiamo

moltissimo e scopro anche che abbiamo molte cose

in comune. Mi ricordavo una bimbetta della quinta

B.. quando eravamo alle elementari non avrei mai

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pensato che potesse diventare così carina! Andiamo

molto d’accordo e penso proprio di piacerle!

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LA PROF.

Sono molto dispiaciuta di aver sgridato in quel modo Lorenzo, ma

ho dovuto agire. Non potevo più vedere i miei alunni, e soprattutto

Francesco, soffrire in quel modo perché lui si annoia.

Non capisco proprio cosa ci sia nella testa di quel ragazzo! Lorenzo

è molto intelligente e ha del potenziale che però non ha ancora

tirato fuori! Si deve rendere conto del suo comportamento prima

che sia troppo tardi.

Però non capisco ancora a cosa è dovuto il suo comportamento.

Quel ragazzo ha tutto. Una famiglia e degli amici da cui è molto

amato e ammirato.

Tengo molto a quel ragazzino, sono affezionata alla sua

intelligenza brillante, alla memoria pronta, alla ironia già da

adulto…

Perciò voglio aiutarlo, devo andare in fondo a questa situazione e

capire perché soffre.

Vado a chiamare la mamma.

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“Pronto. Signora Alesi ? Sono la prof di coro di suo figlio. Chiamo

dalla scuola.” “Si sono io. Mi dica pure!”

“Vorrei chiederle un colloquio se le è possibile tra 30 minuti, al

termine delle prove.”

“Oh ma certamente! Arrivo subito, così vengo a prendere Lorenzo…

ma è successo qualcosa?”

“Come al solito suo figlio fa il bulletto in classe… vorrei parlarne.

Salve e a dopo” “Mi dispiace molto, non ne avevo idea… a dopo”

Colloquio terminato.

Non ho capito cosa succede!

La signora mi ha detto che a casa suo figlio è sempre gentile e

premuroso nei suoi confronti e verso tutte le persone che lo

circondano.

Bah, mi sarò sbagliata! Saranno gli ormoni in sviluppo che lo

portano a questo comportamento temporaneo!

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Però è sempre meglio andare a fondo a queste vicende per scoprire

cosa si cela sotto prima che succeda qualcosa di grave.

Per fortuna non mi trovo di fronte a un vero prepotente… oppure

né io né la madre abbiamo capito NIENTE.

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2 aprile 2014

Caro diario,

oggi ti voglio confessare uno dei miei più profondi segreti.

Finalmente ho trovato il coraggio per dirtelo perché è da molto che provo a comunicartelo, ma non ci sono mai riuscita.

Pensa, neppure a te, confidente prediletto!

Amo con il più profondo del mio cuore Lorenzo, gli voglio molto bene malgrado lo conosca poco.

Noi due abbiamo moltissime cose in comune sai!!!

Quando i suoi occhi azzurri incrociano il mio sguardo mi addolciscono sempre il viso, di ogni suo difetto o imperfezione ne faccio una qualità.

Venerdì mi ha accompagnata per la prima volta… pensa, non si ricordava che eravamo in classi parallele alle elementari!

Io sì l’avevo riconosciuto, ma non avevo avuto il coraggio di dirglielo… per tutti questi mesi l’ho solo guardato… bello come il sole, bravissimo in matematica, amato dai prof…. sì, un po’ stronzetto,

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sempre con il suo amico a tirarsela… ma che tipo fantastico!

Ha proprio il fascino del bello e cattivo…

Martedì pomeriggio, quando mi ha accompagnata a casa, mi ha salutata con un affettuoso abbraccio…. avrei voluto durasse per sempre!

Mi piace così tanto stare tra le sue braccia. Sembra che un orsacchiotto di peluche mi abbracci.

Ah quanto sto aspettando in grazia di incontrarlo oggi pomeriggio!!

Mi dispiace moltissimo che non vada d’accordo con Francesco: quei due si odiano a morte!!

Cercherò di farli diventare amici, anche se non ho ancora detto il mio segreto a Francesco, ho paura di come potrebbe reagire. Dopo tutto… lui è il mio migliore amico…

Secondo me Lorenzo sperava di poter cantare alla festa di fine anno, e per questo prende in giro Franci… come se non ne avesse abbastanza con l’incidente di suo padre!

Ma io so che li farò diventare amici!

In fondo io sono una che sa VOLER BENE…

Con affetto la tua Emanuela

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LORENZO

Arrivo a casa. Getto lo zaino a terra e mi tolgo

le scarpe.

Non sono per niente stanco e non so cosa fare: i

compiti li ho già finiti e tutti i miei amici sono

impegnati nello sport o in qualcos’altro. Ufff!!!

Che vita noiosa!!!

Mi reco in cucina e preparo la merenda.

Appoggiandomi allo sgabello inizio a scorrere i

contatti del mio cellulare e mi appare il numero

telefonico di Francesco. Mi viene subito un colpo

di genio! Ho trovato il modo di passare il

pomeriggio!

Iniziò a canzonarlo scrivendogli un messaggio:

“Non sei venuto a scuola perché hai paura?

Uhh....che fifone”

Aspetto..., aspetto... Non risponde e il suo

ultimo accesso è ieri alle 22:43. Uff! Che

peccato!!! Devo inventarmi qualcos’altro da fare!

Drin!!... Drin!!....Drin!! Improvvisamente nel

silenzio squilla il telefono di casa! Non ho

voglia di rispondere, ma mi sto annoiando; spero

però che sia Federico, magari mi divertirei un

po'!

Accosto la cornetta del telefono all’orecchio. È

papà!!!

“Ciao figliolo! Come stai?”

“Bene, bene papà.”

“E la mamma? C’è? Dovrei parlarle!”

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“No, non c’è! Ma sta abbastanza bene! Ora è al

lavoro!

“Umh... Devo parlarle! Sapresti dirmi quando c'è?

Così la chiamo!”

“Arriva a casa tardi....alle 8..... sarà molto

stanca! Con me non parla spesso, quindi penso che

non abbia voglia di parlare anche con te, per lo

più se si tratta di un argomento difficile non

avrà proprio voglia! Ti consiglio di comunicargli

qualsiasi brutta notizia quando torni!”

“Sì ! Hai proprio ragione e... Dimmi un po': che

stai facendo a casa? Non potresti uscire a

divertirti?”

“Bah non sto facendo niente... In realtà non

saprei proprio cosa e dove andare...” “Non

potresti andare con la mamma da qualche parte? Per

esempio al lunapark o al lago!”

“E quando?! Se non ha voglia di parlarmi dove

trova il tempo?!”

“Oh... Ora devo andare! Ci vediamo tra 2

settimane!”

“Ok... Ciao papà.” “Ciao Lory!”

Ah che bello! Papà ritorna! Non vedo l’ora di

vederlo!! Almeno lui mi fa ridere e divertire

quelle poche volte che c’è!

Prendo in mano il mio cellulare e noto che

Francesco ha visualizzato il messaggio, ma non ha

risposto. Gli scrivo subito per fargli venire

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paura che per domani c’è già in serbo qualcosa per

lui...

Non visualizza nè risponde e quindi inizio a

pensare a qualche eventuale trovata diabolica...

giusto per usare il cervello…

Sono le 8. La mamma è arrivata e delicatamente,

per non farla arrabbiare,

la avverto che papà ha chiamato e che appena

ritorna deve parlarle.

Lei non mi risponde, quindi decido di andare in

camera mia a pensare degli scherzetti per

Francesco....

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“No, no e ancora no, mamma! Di andare a EXPO con la classe non me ne

importa niente!”

“Ma Franci, questa è una grande opportunità che allargherebbe i tuoi

orizzonti e ti permetterebbe di scoprire qualcosa di più sul mondo!”

“Mamma, io non ci voglio andare!”

“Dai, tesoro, fammi questo favore, e anche qualche foto magari. Hai

bisogno di distrarti e divertirti… dopo l’incidente se non sei in ospedale sei

chiuso in camera! Lo sai che anche papà ci tiene…”

“Uff… E va bene, mamma!”

“Oh, bravo Franci! E ora dai, andiamo all’autobus…”

Alla fine la gita non si rivela così orribile come aveva previsto.

Alla pausa pranzo si ferma con Emanuela, che era l’unica che gli aveva

creduto: a lei, a lei sola aveva trovato il coraggio di raccontare quello che

era accaduto con Lorenzo.

Sulla sua amicizia poteva sempre contare.

Per fortuna quel prepotente si era davvero spaventato alla vista del

sangue… aveva capito di aver esagerato e non lo aveva tormentato più.

“Allora, Franci, come va con Lorenzo?”

“Non saprei, ma almeno non mi chiama più Franceschina”

Dopo una pausa di qualche secondo, Emanuela riprese:

“Sai, io proverei a parlare con lui per capire cosa non va”

“Ma lo hai visto? Mi ucciderebbe! Ho troppa paura”

“E se ci provassi io? Lo conosco dalle elementari… abita nello stesso

palazzo di mia nonna. Sì, è un prepotente, ma non è cattivo. Sai, penso che

non ce l’abbia con te, ma che si comporti così per …noia. Ecco, sì, proprio

perché non trova di meglio da fare.”

“Davvero lo faresti? Oh, grazie, sei la mia migliore amica!”

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Il resto della giornata trascorre rapidamente, ma quando si deve tornare a

casa, dopo l’ultima merenda, Emanuela scopre che non ha più in tasca il

portafoglio.

“Dove può essere finito? C’era un attimo fa!”

E così alla fine quasi tutta la classe si mette a cercare il portafoglio della

ragazza.

Francesco nota Lorenzo gattonare dietro un cespuglio e così quatto quatto

lo segue. Sente una strana ansia, ha quasi paura che stia preparando

qualcosa di terribile…

un’ altra azione stupida e crudele… vuole chiamare la prof, ma poi lo vede

raccogliere il borsellino che era sotto la panchina, proprio dove avevano

preso il gelato e riportarlo con un enorme sorriso stampato sulla faccia a

Emanuela.

La ragazza lo abbraccia e lo ringrazia dandogli pure un bacino sulla

guancia: Lorenzo diventa rosso come un peperone.

Tutti applaudono. Lorenzo si schermisce, in evidente imbarazzo.

E mentre Francesco si siede sull’autobus accanto a Emanuela, pensa che

forse, sotto sotto, Lorenzo è un ragazzino normale. Come lui.