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Affettività e adolescenza

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editoriale4 Riprendiamoci i sentimenti

affettività e adolescenza8 Amore, valori ed educazione

10 L’affettività ai tempi del wi-fi12 La verginità della mia amica vale 100 euro

14 Donne hot16 Se ti abbraccio non aver paura

18 Spegnete il pc e accendete il cuore20 Cosa intendiamo per affettività

22 Da Dante a Wathsapp23 L’omosessualità nella musica

24 Per non dimenticare chi è già volato viail quadrato

25 “tutto quello che vorrei”26 Gruppo di lettura giovani

27 Incontro con Farian Sabhai30 Tappomondo

krisis32 Mes: Meccanismo Europeo di Schiavitù

36 La menzogna infinitamedicina

38 Vannoni e il metodo Stamina40 Metodo Stamina

società44 Il principio d’autorità

psicologia46 Le immagini che non vediamo

cinema48 Due sedie e tanto cinema

50 La grande contentezza52 Rush, in nome della passione

musica54 Grammy Awards 2014

56 Mtv Video Music Award 2013ipse dixit

57 Aforismi e dintornisvago

58 Sudoku e indovina indovinello60 Una questione spinoza

62 Prof. si nascechine

64 Effusionil’oroscopo

65 Quanti cuori avrai?

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FALCONEXPRESS4aprile 2014 FALCONEXPRESS5

Interno sera, spoglia-toio di una palestra di Roma. Sono le 20

circa, l’orario in cui termi-nano i corsi di pump, ma-cumba, aero-jazz e tut-te quelle lezioni dai nomi strani che essenzialmente servono a farti sudare con musica a tutto volume. Chiara e Melinda sono due ragazze molto bel-le, sicure di se stesse, dei propri quindici anni, del guardaroba firmato esibi-to mentre ci si cambia tra

mamme isteriche e bambini urlanti.Chiara è bionda, ha capelli lisci lunghissimi, una fran-gia che le copre mezzo viso. Il suo cruccio, racconta alla sua amica che è anche compagna di classe, è che Marco non ha la macchina. Questo è lo stralcio della loro conversazione. Abbinateci un accento romanesco molto marcato.- Cioè vuole che usciamo no? Ma come? Coi mezzi?- Vabbè Chia’, magari poi se la fa prestare.- Sai che catorcio che rimedia.- Che te frega? È il più figo di quelli del quinto. Poi dopo lo puoi dire a tutti che sei uscita con lui, guadagni punti na’ cifra.- Sì sai una cosa? Che se poi facciamo roba no? Perchè tanto la facciamo sennò la seconda volta manco me chiama. Ecco, a me per strada non me piace. - Ma figurati. Avrà la casa a disposizione.- Oh, i capelli corti nun te stanno bene.Melinda ha un taglio che invece le sta molto bene. Lei a differenza della sua amica ha i capelli ricci, li porta tutti scalati e il castano ramato dona alla sua carnagio-ne un po’ olivastra. Chiara è alta e slanciata, Melinda un po’ più tonda, evita lo specchio, a differenza dell’al-tra che sembra stia facendo un servizio fotografico, ma sbaglia, perchè è molto carina.La guardo mentre l’amica la critica. C’è rimasta male,

si vede.- Eh lo so - risponde - ma mo’ finchè non crescono me li devo tenere.- Perché tu ti ostini ad an-dare da quella alla Stor-ta (quartiere periferico di Roma, ndr). Io vado con mia madre a Flaminio (la centrale Piazza del Popo-lo, ndr) e lì sono i mostri a tagliare.- Sì ma devi pagare cento euro per un taglio.- E allora? Pare che ci vai tutte le settimane. Insom-ma gliela dò o non gliela dò a Marco?- Io aspetterei almeno la seconda uscita.- E se poi non ce sta la se-conda uscita?A quel punto sono usci-ta io, dallo spogliatoio. Un po’ più triste, un po’ meno pentita dei miei qua-rant’anni, perché essere adolescenti oggi deve es-sere una gran fatica. Me-linda e Chiara parlava-no mentre si vestivano, senza neanche guardarsi, e mentre entrambe cer-cavano affannosamen-te di inviare messaggi di whatsapp con i loro tele-fonini, che non avevano linea, perché quello spo-gliatoio è una specie di bunker. Io ringrazio quel-le pareti spesse, perché è rilassante rimanere isola-

riprendiamoci i sentimentiNon svendiamo la nostra vita nel mercato dell’iperconnettività

ta dal mondo almeno una mezz’oretta. L’impressio-ne dello sfilacciamento dei rapporti interperso-nali era vivida da tempo ma quel giorno ho capi-to che la vittima numero uno è il presente. Il qui e ora. Chiara e Melinda di-scutevano di temi perso-nali e anche intimi, in pri-ma persona, mentre si vestivano, mentre conver-savano con altri tramite il telefonino, senza prestare attenzione l’una all’altra. Se lo avessero fatto, forse Chiara si sarebbe accor-ta di avere offeso la sua amica. Ma tutto si è con-sumato in pochi secondi, apparentemente senza lasciare traccia. Ma dentro, cosa rima-ne? Ecco, a me è salta-ta agli occhi la mancanza di emozioni con cui tut-to questo è stato accom-

pagnato. In quei pochi secondi di conversazione c’era-no tanti sentimenti, lo si poteva leggere dai gesti, dalle espressioni del viso, ma erano sotto traccia, invisibi-li alle due ragazze, quasi come se non fossero impor-tanti. Dove è finita la comunicazione tra di noi? Fagocita-ta nella velocità in cui, bulimici, divoriamo tutto, in un minestrone di esperienze che alla fine sembrano avere nessun valore.Ho letto alcuni degli articoli pubblicati su questo nu-mero del giornalino, e condivido appieno l’analisi: i mali di cui leggiamo nelle pagine di cronaca, iniziano da un errato modo di impostare i rapporti, di gestirli.Ricominciamo a guardarci negli occhi. Il mio non è un elogio dei “bei tempi che furono”. È solo preoccupazio-ne per il susseguirsi sempre più frenetico degli input che ci portano continuamente da un’altra parte. Schia-vi di agende - affettive, relazionali, lavorative - detta-te da altri, con altre regole, altri codici. Recuperiamoci, ritagliando tempo per noi, per le persone che per noi hanno valore, senza aver paura di parlare di emozioni, mettendole in mostra per quelle che sono. Senza pau-ra di essere noi stessi e senza svendere la nostra vita nel mercatino della iperconnettività.

Stefania DIVERTITO(Drettore responsabile)

[email protected]

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FALCONEXPRESS8aprile 2014 FALCONEXPRESS9

Amore, valori ed educazioneSolo desiderio di un rapporto intimo?

Mi sono chiesto riflettendo sul tema della pri-

ma uscita di questo no-stro giornalino, quale sia il valore che diamo noi giovani oggi all’amore, all’affetto, alla relazione tra due persone. Un tem-po, due persone si cono-scevano a fondo per capi-re se fossero compatibili, se si amassero veramente l’un l’altra prima di passa-re ad un legame più soli-do e duraturo (in cui na-turalmente si instaurava in modo sano un rappor-to di tipo fisico) ora in-vece quel rapporto è di-ventato il solo fine della relazione. Un ragazzo sta con una ragazza spinto quasi unicamente da un desiderio di un rappor-to intimo, senza neanche considerare le sue emo-zioni, i suoi sentimenti, sono visti come una de-bolezza, un ostacolo fa-stidioso da superare per raggiungere lo scopo ini-ziale. Così si creano tutti i fenomeni che troviamo nelle prime pagine dei giornali, ragazze incinte giovanissime, donne as-salite e violentate, pro-stituzione minorile nelle scuole... Gli uomini non si rendono conto del pote-

re che hanno, e di come vada utilizzato, poichè può essere implementa-to per fare bene, come può essere usato per fare del male. L’amore do-vrebbe essere un legame profondo tra due perso-

ne che si capiscono, che si confrontano, un atto di altruismo profondo in cui si tiene più alla felici-tà dell’amato/a che alla propria. Solo in queste condizioni l’atto sessuale può diventare qualcosa di sano, qualcosa di buono, e di giusto. Questo gene-re di istinto è in qualche modo innato nell’uomo, e solo attraverso la ragio-ne può essere domina-to e incanalato per fare il bene. Secondo Platone l’amo-

re deve essere un modo di elevare lo spirito e completarlo (concetto il-lustrato perfettamente nel Simposio con il mito dell’Androgino), perciò un atto principalmen-te spirituale, ma che con-templi anche il rapporto carnale, come parte inte-grante del processo, non certo importante come l’amore spirituale e sicu-ramente non il fine, non lo scopo. C’è nell’amo-re molto molto di più del solo sesso, che invece sembra essere l’idea do-minante al giorno d’oggi, attraverso l’amore si do-vrebbe ricercare il benes-sere, la felicità, la pace in-teriore. Ma possiamo per questa scomparsa di mo-rale incolpare i ragazzi stessi? La risposta a que-sta domanda va cerca-ta nell’educazione degli stessi. Come mai i giova-ni crescono senza porsi la questione del fatto se sia giusto o sbagliato un comportamento simile? Perchè questo è il com-portamento che tutta la società sembra indicar-ci come giusto e corret-to. Quando il bambino cresce e inizia ad avven-turarsi nel mondo della sessualità i genitori non

sanno come rispondere e cercano (in molti casi) di evitare la famosa doman-da: “Ma da dove vengono i bambini?” quando inve-ce questo dovrebbe es-sere un momento di in-contro, un’opportunità di discussione e di riflessio-ne, per spiegare al bam-bino che non c’è nulla di strano o proibito nell’at-to, solo ha certe conse-guenze, se non fatto nel-le condizioni appropriate, sia psicologiche che fisi-che, per crescere il figlio con una visione sana e giusta dell’amore. Inve-ce questo non succede e nemmeno la scuola, che dovrebbe avere la funzio-ne educatrice e di forma-zione dell’individuo e del cittadino, non tratta mi-nimamente questo tema, molte volte proprio per l’opposizione dei genito-ri. Questi lo fanno con la convinzione di proteg-gere i propri figli, ma non si rendono conto di fare proprio l’opposto, perchè in assenza di una figura, autorevole, sicura e cor-retta che dia loro un’edu-cazione in questo ambito, quell’educazione, quel sa-pere viene dato loro dalla televisione, dalla pubbli-cità, che per fare audience punta proprio su quegli istinti innati dell’uomo, sul sesso, perchè ven-de e così i ragazzi impa-rano che sia solo quello che dovrebbero cercare

dall’altro sesso, che il mo-dello da seguire è quello del giovane bello e mu-scoloso che conquista la bella ragazza per star-ci insieme per un po’, ot-tenere ciò che vuole, per poi passare ad un’altra. Si crea così un circolo vi-zioso di ignoranza attor-no alla questione che ha come risultato proprio la condizione della nostra società. I ragazzi vedono tutto questo e senza ave-re nessuno che dice loro quale sia il giusto com-portamento da tene-re seguono i modelli che vengono proposti dal-la televisione e dai social network. Le vere vittime sono i ra-gazzi, che crescono se-condo questi ideali, crescono vuoti, senza uti-lizzare il cervello per ren-dersi conto che dev’es-serci di più nell’amore. L’atto riproduttivo fine a se stesso è proprio so-lamente degli animali, l’uomo in quanto tale ha un’emotività molto più complessa che va soddi-sfatta prima di tutto per raggiungere il benesse-re vero e duraturo, in bre-ve: l’atto sessuale in as-senza di amore diventa qualcosa di puramen-te animalesco e brutale, non degno della nostra natura umana. Dovreb-be essere la scuola a mio avviso a spiegare tutto questo, a dare dei model-

li giusti di comportamen-to e rompere questo cir-colo vizioso, è suo dovere istruire gli studenti in ogni ambito della vita e a maggior ragione in uno così determinante e im-portante per l’uomo co-mune come l’amore. In-ternet e i social network non hanno fatto altro che accellerare questo pro-cesso di involuzione cul-turale. Prima non era sicuramente meglio, l’ar-gomento era considerato tabù, in qualsiasi luogo e occasione veniva ec-cessivamente censurato da qualsiasi ambito del-la vita anche nella scuo-la. È stata giusto secondo me una liberalizzazione dei costumi, solo ades-so che i tempi sono cam-biati e l’argomento non è più tabù, anzi è persi-no abusato la scuola non può più permettersi di stare a guardare. L’arma più forte che abbiamo per contrastare que-ste tendenze non è altro che l’educazione. I tempi sono cambiati e con essi deve cambiare anche l’at-teggiamento e la posizio-ne della scuola altrimen-ti finirà per fallire proprio nello scopo per cui esi-ste: educare i ragazzi ad essere persone mature e responsabili, armati del-le conoscenze necessarie per affrontare il mondo moderno e fare le scelte giuste.

a cura di Aaron SUSTA (IIIAs)

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FALCONEXPRESS10aprile 2014 FALCONEXPRESS11

Parlare di affettivi-tà al giorno d’oggi risulta particolar-

mente difficile. Viviamo infatti in una società che non pone la giusta at-tenzione alla sfera emo-tivadella persona, rite-nendo il “progresso” e il funzionamento del si-stema come obiettivi più importanti della rea-lizzazione dell’individuo.Il paradosso è che non avendo più i problemi di sopravvivenza dei nostri antenati, vivendo in un mondo che bene o male ci dà tutto quello che ci serve, avremmo tutti gli strumenti e il tempo ne-cessario per concentrar-ci maggiormente su noi stessi e sul rapporto che abbiamo con gli altri. Per accrescere il nostro benessere dovremmo ri-portare l’attenzione sul-le persone piuttosto che sulle cose. Si tratterebbe veramente di un atto co-raggioso, perchè muo-versi al di fuori degli schemi è oggi qualco-sa di piuttosto difficile e non sempre ben visto.Il dramma dell’uomo moderno è da ricercare nel cambiamento degli obiettivi a cui tende per

essere felice. Se infatti si vive basando esclusiva-mente le proprie azio-ni al fine di arricchirsi, di raggiungere un deter-minato status sociale, di possedere alcuni ogget-ti, si corre il rischio di trascorrere un’esisten-za vuota. L’unica op-portunità che abbiamo per sentirci veramen-te realizzati è quella di rapportarsi con gli al-tri; già Aristotele affer-mava “Anthropos zoon politikon”, ovvero “l’uo-

mo è un animale socia-le”, ponendo l’attenzione su quella che è una del-le nostre caratteristiche principali. Un ulteriore ostacolo da abbattere è la pos-sibilità di sviluppare una relazione (d’amici-zia o d’amore che sia) in modo consumistico, ov-vero tendendo a consi-derare “l’altro” come un oggetto di nostra pro-prietà o viceversa. In un contesto in cui l’”ave-re” è spesso considera-to come più importante dell’”essere”, può infat-ti succedere che l’affetto tra due persone cresca in modo non equilibra-to. In sostanza questo accade quando si alte-ra il rapporto tra “dare” e “ricevere”, ed è proprio in questo campo che i modelli sociali attuali non sono assolutamente da elevare ad esempio.Sicuramente negli ultimi anni il modo di rappor-tarsi con le altre persone è notevolmente cambia-to, grazie ad una cresci-ta tecnologica incredibi-le che vede nella nascita dei social network una delle sue massime rap-presentazioni. Accan-

l’affettività ai tempi del wi-fiL’impatto che la società ha sui rapporti ai giorni nostri

a cura di Gianluca NEGRISOLI (ex studente)

to agli aspetti positivi ed alle innegabili potenzia-lità che essi hanno por-tato, vi sono però alcuni elementi che dovrebbe-ro far riflettere. Se non usati in modo corret-to, infatti, possono rag-giungere l’effetto esat-tamente opposto al loro scopo, ovvero renderci “persone che amano re-stare in contatto con mol-te altre, riuscendo però a tenerle sempre a distan-za” (Sherry Turkle, Alo-ne Together). È innega-bile che in alcuni casi si sostituisca il contat-to umano, che rimane

in ogni caso necessa-rio, con interazioni so-lamente virtuali, tant’è vero che molti contatti che abbiamo sulla rete, nella vita reale rappre-sentano poco più che vaghe conoscenze.

Sono fermamente con-vinto che costruire rap-porti solidi e veri con altre persone sia uno dei presupposti fonda-mentali per realizzarsi e che allo stesso tempo sia uno strumento for-midabile per capire noi stessi. Alla luce di ciò è importante non far-ci guidare da paradig-mi fortemente indivi-dualisti che pongono la loro base sull’egoismo, perchè in fin dei conti è vero che “la felicità è re-ale solo quando condivi-sa”. Non per forza su Fa-cebook.

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FALCONEXPRESS12aprile 2014 FALCONEXPRESS13

Nel ventunesimo se-colo vi sembra ac-cettabile che delle

nostre coetanee possano attribuire un valore “com-merciale” alla propria ver-ginità?Pensare che a soli 16 anni una ragazza è già conside-rata “un oggetto” fa rabbri-vidire. Quanta crudeltà e freddezza in un uomo che sfrutta una ragazza che, per l’età, potrebbe esse-re persino sua figlia. La do-manda sorge spontanea: come è possibile che ogni mattina un uomo (se vo-gliamo considerarlo tale) si guardi allo specchio senza sentirsi “sporco” o provare vergogna verso se stesso?

Tutto inizia nell’ottobre del 2013 quando i carabinie-ri di Roma, in seguito ad alcune intercettazioni tra una cosiddetta baby squil-lo e un potenziale cliente e alla conferma di questo fe-nomeno sul web, aprono un inchiesta.Nelle squallide intercet-tazioni, al pudore veniva sostituito il denaro e non solo; durante gli interroga-tori le ragazze hanno di-chiarato: “Io le cose che ci facevo, detto proprio con tutta sincerità, era taxi, ve-stiti, shopping, tutto quel-lo che volevo… vestiti, tan-ti vestiti, sigarette, la sera uscire, borse di marca. Cioè comprarmi quello che io ve-

devo nelle vetrine dei nego-zi, mi piaceva e me l’andavo a comprare, cioè senza nes-sun problema. Era questo il mio scopo”.In cambio i clienti offriva-no droga e denaro, e non si fermavano davanti a nulla, nemmeno difronte all’in-nocenza di una ragazzina inconsapevole di ciò a cui sarebbe andata incontro, un circolo vizioso dal quale risulta difficile uscire.La ragazza dice al cliente: “La mia amica è vergine”. Il cliente ribatte: “Ci penso io” (in questo passaggio ab-biamo adattato il contenu-to ad un limite di decenza, ndr.). A quel punto la ra-gazzina si mette a contrat-

tare e chiede quanto l’uo-mo intenda pagare. Questi risponde: “Vi do quello che tu sai e 100 (euro)”. L’ado-lescente: “Però ci dovresti dare almeno 4 di quello che tu sai” (grammi di cocai-na, ndr.).Questo accadde il 18 luglio 2013, successivamente la ragazzina è stata indagata per induzione alla prosti-tuzione.Se pensiamo che sia grave che un’amica faccia que-sto, pensate a quanto sia vergognoso che una ma-dre obblighi sua figlia a fare lo stesso, solo per po-tersi permettere ciò che normalmente non potreb-be avere. Questo è il caso di una ragazzina che, ricat-tata dalla madre, era co-stretta a saltare le lezioni a scuola per poter soddisfare i suoi capricci.Abbiamo quindi deciso di riportarvi alcune delle più

significative intercettazioni tra madre e figlia:La mamma chiede alla fi-glia di lavorare “perché io sto a corto, dobbiamo recu-pera”. La ragazza tenta di giustificarsi: “Sto male e già ho detto”. La madre le met-te pressione e lei ribatte di-cendo: “Mo' vedo che posso fà. Comunque pure se, eh... comincio tardi... cioè oggi ma veramente sto male.... domani dopo scuola si vede, dai” (…).“Mi ha chiamato la profes-soressa di latino. Voleva sa-pere perché non stai an-dando. Gli ho detto che non si sente bene. Mi ha detto: pensa che domani verrà a scuola? Cosa hai intenzio-ne di fare? Dimmelo perché se no... ci prendiamo in giro. Andiamo dagli insegnan-ti e glielo diciamo". E la fi-glia: “Ma io voglio andarci a scuola. E' che non ci ho tem-po per fare i compiti” (…).

Dopo aver fatto i compi-ti la ragazza dice alla ma-dre di essere troppo stanca per incontrare il cliente di quel pomeriggio e la ma-dre così risponde: “Allora devi fare una scelta: puoi al-ternare i giorni. Qui una so-luzione bisogna trovarla, se no ti ritiro". E la ragazza: “Non mi puoi ritirare mam-ma non ci ho 16 anni. Ci vo-glio andare”. Non ci siano parole per de-scrivere questa indecen-za. Lasciamo a voi il diritto di giudicare, noi abbiamo fatto il possibile per non influenzarvi con la nostra opinione, anche se credia-mo che sia passata tra le ri-ghe di questo articolo.Speriamo dunque di aver suscitato in voi la voglia di riflettere su un problema che apparentemente non ci tocca ma che è più vici-no a noi di quanto possa apparire. Anche se i mass-media hanno smesso di parlarne - o lo faranno presto - non significa che questa piaga sia stata guarita, anzi, for-se sta peggiorando, perché il silenzio nasce nell’igno-ranza, e come sempre il si-lenzio regna. Spetta a noi non dimenti-care, e combattere contro questi fenomeni inquie-tanti che stanno segnando profondamente la nostra società. Noi giovani pos-siamo e dobbiamo distin-guerci. Allora perché non iniziare a fare la differen-za da qui?

la verginità della mia amica vale 100 euro

Noi giovani possiamo e dobbiamo distinguercia cura di Sara MONIZZA e Marianna RODELLA (IICri)

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FALCONEXPRESS14aprile 2014 FALCONEXPRESS15

donne hotÈ questo quello che gli uomini vogliono veramente?

a cura di Paola PECORARI (IIIAs)

Da sempre le don-ne sono biso-gnose di eman-

cipazione, fin dai tempi antichi gli uomini sono sempre stati descritti su-periori rispetto alle don-ne; Perfino gli antichi greci, popolo di grande sapienza, consideravano la donna inferiore. Aristo-tele, uno dei massimi fi-losofi afferma che essa è: ”per natura difettosa e in-completa”. Con lo scorrere del tempo la condizione della donna è migliora-ta ma rimane comun-

que considerata di virtù inferiori rispetto all’uo-mo, solo nel 1791 le don-ne rivendicano con forza la prima forma di ugua-glianza giuridica e lega-le in rapporto agli uomini nella Dichiarazione dei di-ritti della donna e della cit-tadina.Ma la lotta per l’ugua-glianza dei sessi non è finita, nel 1944 le don-ne ottengono il diritto al voto in America, in Ita-lia il diritto al voto del-le donne avverrà 2 anni dopo. Le donne da sem-

pre lottano per la parità dei sessi e ora si può dire abbiano ottenuto ciò che volevano, cioè l’ugua-glianza rispetto agli uo-mini in quanto dotate di stessi diritti, come il dirit-to allo studio, o il diritto al lavoro, quest’ultimo per contribuire al reddito fa-migliare e non essere co-strette a stare a casa per badare ai figli. Ma la loro vittoria e determinazio-ne di fatto ha cambiato la mentalità dell’uomo nei loro confronti? Pensate a tutte le pubblicità che ve-

diamo in giro ogni gior-no, la strumentalizzazio-ne del corpo femminile è ovunque. Se prima i gior-nali e la televisione nel XX secolo erano stati i prin-cipali mezzi di diffusio-ne per favorire la nascita dell’opinione pubblica in favore dell’emancipazio-ne, gli stessi adesso sfog-giano corpi nudi e per-fetti di belle donne per aumentare gli ascolti.Varie sono le pubblici-tà che in questi anni han-no abusato della figu-ra femminile, è il caso di uno spot che pubbliciz-zava un famoso marchio di auto con la frase: “Una BMW di seconda mano è come una bella donna. Tu sai che non sei il primo ma provi comunque pia-cere”. Uno spot “Menshe-alth” recitava invece “se lei fa dello sport, è solo per piacere a voi, uomini” come se la donna esistes-se solo per soddisfare i bisogni dell’uomo e non fosse dotata di qualità se non legate al proprio fisi-co, che però sono desti-nate a svanire col passare del tempo.È per questo che la don-na ha paura di invecchia-re e trova conforto nella chirurgia plastica che de-forma i suoi tratti sino a renderla grottesca e irri-conoscibile. Dice Lorella Zanardo : “Ridotta e auto-ridottasi a oggetto sessua-

le, impegnata ad una gara contro il tempo che la co-stringe a deformazioni mostruose, costretta a cor-nice e assunta al ruolo di conduttrice in trasmissioni inutili dove mai è richiesta alcuna competenza”.Una realtà che vediamo ogni giorno, immagini talmente frequenti che il pubblico e i lettori sono abituati, infatti, a sfoglia-re le pagine di un quoti-diano e trovare il “lato b” di una donna raffigurato per tutta la pagina; non desta scalpore, vedere delle donne dello spetta-colo che hanno subito in-terventi chirurgici; è nor-male, anzi è raro vederne una che accetti il suo cor-po e che non si sottopon-ga a interventi estetici di ingrandimento del seno o che accetti la vecchia-ia e lasci che le rughe sol-chino il suo viso. Tutto ciò fa capire quanto la donna sia condizionata dall’ide-ale di bellezza dell’uomo moderno, cioè una don-na giovane, magra, ab-bondante in seno e sen-za alcuna imperfezione. In televisione è quasi im-possibile vedere una don-na condurre programmi intelligenti, stranamente la figura femminile preva-le in programmi di gossip, di parodia oppure in re-ality show. Dove ragazze molto avvenenti si distin-guono solo per bellezza

e provocazione piuttosto che per intelligenza e os-servazioni acute; la ses-sualità in questi program-mi bombarda i giovani e i genitori nemmeno ne sono coscienti, ormai an-che i social network non fanno che pubblicizza-re la strumentalizzazione del corpo femminile, non per niente molti dicono che il “sesso paga”. Pur-troppo le battaglie e le idee portate avanti dalle donne sono servite solo a cambiare la loro situa-zione materiale e giuridi-ca, ed è una grande cosa, ma, aimè, hanno lasciato immutato il pensiero che la donna serva solo per accontentare i desideri dell’uomo.

In televisione le don-ne vengono selezio-

nate in base a requi-siti fisici, raramente

in funzione della loro intelligenza o

competenza

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FALCONEXPRESS16aprile 2014 FALCONEXPRESS17

Fare una carezza, prendere per mano, abbracciare, tocca-

re i capelli, prendere sot-tobraccio, sono tutti modi con cui esprimere vicinan-za e affetto per mezzo di un contatto corporeo. Molte popolazioni, in par-ticolare quelle che vivono nel Sud del mondo, sono abituate a comunicare in questo modo, come se il calore del clima si riflet-tesse nel tipo di relazioni vissute, condizionandole e rendendole più caloro-se. Al contrario le popo-lazioni nordiche sono più riservate nell’esprimere queste forme di affettuo-sità riservandole probabil-mente alla sfera più intima dei rapporti famigliari o di coppia. C’è inoltre una differen-za legata al genere: le ra-

gazze, rispetto ai ragazzi, sono di solito più espansi-ve, più inclini a gesti di af-fetto. Si salutano con due o tre baci, si abbracciano tra amiche, sono più por-tate alle “coccole”. Ognu-no di noi, da piccolo, ha avuto esperienza di un contatto corporeo con la madre e il padre che te-nendoci in braccio, ba-ciandoci, accarezzandoci, ci ha comunicato affetto, cura, protezione. Attraver-so questo primo contatto fisico abbiamo sperimen-tato l’amore, la tenerezza, la dolcezza. Ancora prima di conoscerne il significato attraverso le parole, abbia-mo conosciuto una forma di linguaggio dell’amore che ha contribuito a for-mare in noi, nel nostro subconscio, una sorta di memoria affettiva molto

forte.“Se ti abbraccio non ave-re paura” è il titolo di un li-bro molto intenso che nar-ra l’esperienza di un padre e del figlio autistico. Que-sti affrontano insieme un lungo viaggio in moto. Il ragazzo, nonostante la dif-ficoltà a rapportarsi verbal-mente con gli altri, spes-so abbraccia le persone che incontra anche se sco-nosciute, come se avesse mantenuto questa forma di rapporto con gli altri e la privilegiasse. Un aspetto terapeutico dell’abbraccio quindi, che produce bene-fici all’organismo, riduce lo stress, funziona da antide-pressivo. Due ricercatori svedesi stanno affrontan-do studi molto approfon-diti in questo settore. Se i dati già in possesso saran-no confermati l’abitudine

se ti abbraccio non aver pauraVale la pena correre il rischio di un fraintendimento?

a scambiarsi abbracci non potrà che essere incorag-giata.Fondamentale quindi è il fatto che la comunicazio-ne non avviene solo a pa-role ma è sostenuta anche da un linguaggio non ver-bale che, nell’espressione del viso, nel tono di voce e nel contatto corporeo, tro-va segni importantissimi per instaurare una relazio-ne. Questo tipo di comu-nicazione si può imparare e perfezionare. Spesso ra-gazzi definiti un po’ “orsi” hanno saputo scoprire e sviluppare un’affettuosi-tà nascosta grazie all’esem-pio e all’incoraggiamento di una ragazza con cui ave-vano una relazione prefe-

renziale. Questa tenerezza trattenuta è diventata così espressione di maggiore

spontaneità e libertà. Tut-ti, penso, hanno sperimen-tato in momenti particolari della propria vita, l’inten-sa e forte carica comunica-tiva di un abbraccio spon-taneo, il calore, il conforto, l’accoglienza che possono offrire due braccia quando anche le parole sono su-perflue. Certo il rischio di essere fraintesi esiste e va sem-pre rispettata la sensibili-tà degli altri, ma di solito un affetto autentico risul-ta sempre chiaro e privo di ambiguità. D’altronde, piuttosto che privarsi di questo modo di esprimersi, credo valga la pena correre il rischio di un fraintendimento.

a cura di Mireille GALLI (IIIBsa)

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FALCONEXPRESS18aprile 2014 FALCONEXPRESS19

Cos’è per noi, ragazzi e ragazze del XXI se-colo, l’amore? Come

lo si trova? E soprattutto come si costruisce un rap-porto d’amicizia o di amo-re? Si può dare la risposta alle ultime due doman-de semplicemente usando una parola: Internet. E in special modo i social net-work o le applicazioni per i cellulari che consentono di scriversi gratuitamen-te usando internet (come per esempio whatsapp). Oggi basta cercare su un social network il nome di una persona, o meglio il suo nickname, per visualiz-zare il suo profilo (come su facebook). Poi se la perso-na appare interessante le si scrive e si comincia a co-noscerla. Questo, espres-so in poche parole, è il me-todo oggi più diffuso per conoscere nuove persone; un po’triste in effetti se ci si pensa: scrivere per ore a una persona appena cono-sciuta, dietro a uno scher-mo e non poter vedere le reazioni di quella persona durante il discorso. Poi, ar-rivati a un certo punto ci si scambia i numeri di cellu-lare e, grazie a whatsapp o altre applicazioni simili, ci si scrive sempre di più, arri-vando a confidarsi con per-fetti sconosciuti riguardo a stuazioni intime che a una

per- so-na in carne ed ossa non si di-rebbero mai. Può sembra-re un vantaggio, finalmen-te una via di sfogo: parlare con una persona, confi-darsi e ricevere dalla stes-sa consigli su come agire. Da tale prospettiva questi siti possono sembare uti-li, se non addirittura neces-sari, per certe persone ti-mide che, per loro natura, faticherebbero a relazio-narsi con una persona in carne ed ossa, ma se usati troppo o male, come ormai ogni adolescente fa, pos-sono risultare alla fine dan-nosi. Non ci credete? Al-lora vi porto un esempio: a quanti di voi dopo aver scritto per intere giorna-te ad una persona, averne consciuto i maggiori segre-ti e aver rivelato i propri è capitato di ritrovarsi a ripe-tere sempre le stesse frasi perchè non si ha più niente di cui parlare? La frase più usata è “che stai facendo?” alla quale si spera la perso-na dall’altra parte rispon-da dicendo qualcosa di ineressante e comincian-do così una nuova con-

versazione, fatta magari di cose inutili, ma comunque una nuova conversazione. Non si pensa mai che in re-altà la risposta più comu-ne è “niente, te?”. Questi siti sono utili per fare cono-scenze nuove, ma solo se utilizzati con criterio. Non rovinano solamente l’ami-cizia con altre persone, ma spesso anche l’amore. Ecco la risposta alla prima do-manda che mi sono posto per scrivere questo artico-lo: per noi l’amore sembra quasi diventato una gara a chi si scrive più cuori su whatsapp, su chi dice le cose più tenere o dimostra di essere con la persona che “ama” taggandola su facebook, quando la si ha a un metro di distanza. È proprio per questo motivo che molte coppie dopo es-sersi parlate per giorni in-teri dietro ad uno schermo quando si incontrano non hanno più niente da dir-si. E cosa rimane quindi da fare? Ormai ci si è già det-ti quasi tutto, non si hanno argomenti di cui parlare. Ed è per questo che ragaz-zine, quasi bambine di 13, 14 o 15 anni perdono la verginità con il primo con cui si impegnano in una re-lazione “seria”: d’altronde quando non c’è più niente da dirsi l’unica cosa che ri-mane è farlo. Io vorrei sfi-

spegnete il pc e accendete il cuoreCome i social network hanno rovinato l’amore

a cura di Andrea MUSSINI (IIIAs)

dare una di queste coppie a vivere per un mese senza potersi scrivere, come d’al-tronde vivevano i genitori di molti di noi: non c’erano i social network e l’unico modo di parlare era usa-re il telefono, fisso, e solo per un periodo limitato di tempo. Allora sì, ne avreb-bero di cose da dirsi, dimo-strazioni d’affetto da scam-biarsi e solo dopo molto più tempo si arriverebbe al sesso.Molte coppie si sfaldereb-bero,perchè parlarsi impli-ca avere differenti visioni delle cose, e avere differen-ti visioni delle cose impli-ca litigare più o meno gra-vemente su quelle cose,

cosa che molto spesso si evita su whatsapp maga-ri semplicemente non ri-spondendo a una doman-da. Invece quando si fa sesso sono rare le volte in cui si è discordi su qualco-sa, visto che in molti casi il piacere di uno dei due im-plica anche quello dell’al-tra persona, e se si litiga si litiga comunque per cose inutili e riguardanti preva-lentemente il sesso in sè. Si sono allora forse per-si completamente i valori di amore e amicizia come un tempo erano intesi? Se si pensa ad essi come idee immutabili allora sì, sono quasi completamen-te persi e le coppie che

vengono additate come le più belle sono quelle dove questa idea trova ancora una realizzazione pratica, se invece si pensa a esse come idee che possono cambiare nel tempo allora no. Sono ancora presen-ti nella nostra coscienza comune, solo che muta-te grazie (o per colpa) di questi strumenti di comu-nicazione.Ma è meglio il mondo di oggi, con i nostri valori, o quello che c’era prima di facebook e whatsapp? Con questa domanda vi lascio sperando che que-ste poche righe possano essere lo spunto per utili riflessioni.

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FALCONEXPRESS20aprile 2014

Che cosa intendiamo per affettività? Ci sono tanti modi per

classificare questa espres-sione e altrettanti per in-tenderla. Noi vogliamo analizzarla dal punto di vista della relazione tra due persone in età ado-lescenziale. Perché ad un certo punto della nostra vita si sente il bisogno di trovare qualcuno col quale condividere nuove emozioni? Non bastano amici e famiglia? Noi pen-siamo che qualcosa cam-bi, o meglio, che qualcu-no abbia la capacità di cambiarci. Fin da picco-li noi sogniamo l’amore che siamo abituati a ve-dere nei film, a leggere nei racconti e per realiz-zarlo cerchiamo qualcu-no che ci stia accanto, che ci sostenga e con il quale trascorreremo i momen-ti migliori. Giunti quindi ad un certo punto della nostra vita sentiamo il bi-sogno di legarci stretta-mente a un’altra persona. È in questo momento che avviene la manifestazio-ne più evidente dell’affet-tività, durante il periodo dell’adolescenza quando

scopriamo nuove emo-zioni e proviamo quello che si definisce un vero e proprio sentimento ver-so l’altro. Un arco di tem-po molto complicato ma significativo per la no-stra crescita che ci aiuta lungo il nostro percorso per poter essere ciò che “da grandi” vogliamo di-ventare. Le persone adul-te molte volte faticano a comprendere i nostri stati d’animo e le nostre preoccupazioni perché accade che essi, dimen-ticandosi di aver vissuto, come noi, questi momen-ti, si trovino in difficol-tà a capire ciò che pro-viamo. È così che si crea un rapporto distacca-to che ci porta a isolar-ci, ci ritroviamo da soli, smarriti e abbiamo biso-gno di qualcuno che ci comprenda come fanno

gli amici, la parte fonda-mentale di questo nostro percorso, ma vorremmo anche trovare una perso-na diversa da un sempli-ce amico, che pensiamo possa aiutarci e con la quale vogliamo condivi-dere sia momenti positi-vi che momenti negativi. È in questa circostanza che entra in gioco l’af-fettività intesa come il legame forte che man-teniamo nei confronti dell’altro e che ci sembra essere al di sopra di tutto il resto che ci circonda. È questo che noi inten-diamo per affettività, ciò che ci trasmette emo-zioni significative per la nostra età e che condi-zioneranno il nostro fu-turo. Crediamo quin-di che una persona non smetterà mai di prova-re emozioni ma anzi, con il passare del tempo au-menteranno d’intensità fino a diventare sempre più forti e nascerà la con-sapevolezza che anche nell’incertezza del futu-ro ci sarà sempre qualcu-no su cui contare fra co-loro a cui siamo legati da affetto.

cosa intendiamo per affettività?“amo gli adolescenti perché tutto quello

che fanno lo fanno per la prima volta” (Jim Morrison)

a cura di Elisabetta MALCISI e Ida SCUDIERO (IIICri)

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FALCONEXPRESS22aprile 2014 FALCONEXPRESS23

Al tempo di Dante, secondo la conce-zione stilnovistica,

l’amore trovava la sua sede naturale soltanto in un ani-mo nobile e non era un sentimento legato all’eros, ma un sentimento che portava alla perfezione e all’elevazione spirituale.La donna era infatti vista come un angelo, come un tramite dell’avvicinamen-to a Dio e, anche soltanto il suo saluto, portava sal-vezza all’amante. Gli oc-chi della donna erano la fonte dell’innamoramen-to e l’idea che lo sguardo avesse una carica, non solo fisica, ma quasi sovran-naturale è un’idea antichis-sima che sopravvive anco-ra nei nostri modi di dire e di comportarci. Ci si inna-mora attraverso lo sguar-do e l’amore è sempre sta-to visto come una sorta di sortilegio che passa per gli occhi. Il concetto di “Amo-re” è diverso nelle diver-se culture e religioni e ha seguito vari cambiamen-ti a seconda dell’epoca sto-rica di riferimento. Per noi occidentali cristiani l’amo-re è fondamentale per vi-vere. Si desidera la felicità dell’altro, si spera, si gioi-sce e si soffre insieme. Però la nostra concezione dell’amore è oggi molto in-fluenzata dai mass media che tutti i giorni parlano di stupri, di femminicidi, di ragazzine che si prostitui-

scono per poter comprare vestiti firmati.Noi giovani abbiamo co-nosciuto un breve periodo dove nell’amore erano pre-senti le “serenate rap” can-tate da Jovanotti, le dedi-che alla radio, le lettere e le cartoline. Ma velocemen-te siamo passati ad usare sempre di più Internet.In poco tempo i social net-work e whatsapp hanno trasformato il nostro ap-proccio all’amore. Questi nuovi mezzi di comunica-zione, nati per semplifi-carci la vita sotto l’aspet-to tecnico-scientifico, ce la stanno complicando sotto il profilo relazionale e sen-timentale. Sono cambia-ti i metodi di conoscere e frequentare gli altri, cosi come è cambiato il modo di amare. Oggi infatti “co-

nosciamo” molte perso-ne e dialoghiamo con loro, anche di cose personali, a volte senza mai veder-le “in carne ed ossa”. Spes-so viviamo l’amore in gran parte attraverso un scher-mo gelido che trasmet-te banalmente un’infinità di messaggi ed autoscatti. Succede magari che per un online su whatsapp mentre cerchi di comunicare, na-scono dei dubbi e delle an-sie che compromettono la fiducia reciproca prima an-cora di parlarsi.A mio parere, non ci si può innamorare e non si può amare attraverso lo scher-mo di un cellulare o di un computer. Spesso nascono degli amori fragili e privi di qualunque fondamenta, quasi fosse un gioco.Mancano le basi essenzia-li, mancano le parole e il tono della voce, mancano i gesti, mancano gli sguardi, manca l’espressione dell’al-tro e manca essenzial-mente l’emozione. Ci stiamo lasciando pren-dere la mano dalla tecno-logia. L’amore secondo me deve essere vissuto senza l’ipocrisia che, con questi nuovi mezzi, è facile da na-scondere.Pertanto la soluzione mi-gliore è quella di non la-sciarsi illudere da uno schermo, ma di tornare in un mondo vero e cercare di vivere l’amore in una re-altà più concreta.

da dante a whatsapp......esiste ancora l’amore?

a cura di Elena APOLLONIO (IIICsa)

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ‘l mondo ancor m’offende.Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte che, come vedi, ancor non m’abbandona.

L’omosessualità, come la musica, era già conosciuta

nell’Antica Grecia e spesso questi due mondi si univa-no. Questa unione è conti-nuata fino ai giorni nostri, lasciando segni indelebili nella storia.Nominare personaggi come Freddie Mercury o Ricky Martin è doveroso in tal senso. Infatti, i Queen (band di cui Mercury era il cantante) hanno com-pletamente rivoluziona-to il mondo della musica con il loro “Pop usa e get-ta”. Chiunque almeno una volta nella vita ha canta-to “We are the Champions” quando vinceva la squadra del cuore, oppure battuto le mani al ritmo di “We will rock you” per fare baccano nelle ore buche a scuola.Ma questo non basta per fare di Freddy Mercury una leggenda; i suoi idea-li, il suo stile, il suo orien-tamento sessuale e la sua voce hanno conquistato il mondo musicale.Nonostante egli fosse omosessuale e di origini indiane, riuscì ugualmen-te ad avere successo in un ambito così chiuso verso le diversità, come spesso ac-cade in tanti ambienti, an-che lavorativi.Ma l’omosessualità non era diffusa solo negli artisti de-gli anni ’80, anche Mika,

artista pop contempora-neo, è gay dichiarato, e ciò non gli ha impedito di far ascoltare la sua musica a li-vello mondiale.Altri artisti contemporanei a cui interessa quest’argo-mento sono MeckLemo-re e Ryan Lewis, di cui ci-tiamo la famosa, quanto recente, canzone: "Same Love" in cui possiamo rico-noscere un testo che tratta d'amore, ma anche di ribel-lione contro l'omofobia. Il brano è uscito in con-temporanea con la sen-tenza della Corte Supre-ma americana che ha finalmente stabilito ugua-li diritti tra coppie etero-sessuali e omosessuali ne-gli Stati dell’Unione dove sono approvati i matrimo-ni gay. "Same love" parla dell'uguaglianza nell'amo-re tra le persone, indipen-dentemente dall'orien-

tamento sessuale. Ma a colpire di più, è sicuramen-te la schiettezza con cui viene descritto l'amore per il proprio stesso sesso, il di-sprezzo per gli omofobi e la discriminazione per gli omosessuali.Il lungo periodo di emargi-nazione nel quale le perso-ne di diverso orientamento sessuale sono state confi-nate, ha acuito la loro sen-sibilità ed il loro senso arti-stico, ed è per questo che nell’arte come nella musi-ca, si sono avuti molti per-sonaggi a dir poco geniali.L’isolamento, del qua-le sono stati vittima molti musicisti, ha permesso loro di studiare nuove forme di espressione musicale che poi hanno fatto tendenza.Purtroppo lo stato di sof-ferenza psichica, se da un lato ha aumentato la sen-sibilità poetica e musicale, dall’altro lato ha portato a prostrazioni fisiche termi-nate poi in gravi malattie oppure nello sconsidera-to uso di sostanze stupe-facenti. Nonostante ci troviamo nel secondo decennio del ven-tunesimo secolo, l'omofo-bia è ancora molto diffusa e sembra destinata ad au-mentare di giorno in gior-no. Ma dopotutto cosa cambia se si ama un uomo o una donna? Non è ugual-mente amore?

l’omosessualità nella musicaLa musica come strumento per combattere la discriminazione

a cura di Emma MAZZEI (ICri)

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FALCONEXPRESS24aprile 2014 FALCONEXPRESS25

“Nessuno muo-re sulla terra finché vive nel

cuore di chi resta” è que-sto il motivo per cui è sta-ta istituita “LA GIORNATA DEL RICORDO” presso il reparto delle cure pallia-tive dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova. Lo scopo della giornata, oltre a ricordare chi non c’è più a causa di una ma-

lattia terminale, era rin-graziare coloro che li hanno assistiti durante questo cammino.L’evento ha visto la par-tecipazione di varie scuole che hanno con-tribuito alla realizza-zione della giornata at-traverso varie forme di espressione artistica: rappresentazione teatra-le, intrattenimento mu-

sicale e lettura di alcuni passi del libro “La not-te può attendere” di Ele-na Miglioli a cura della classe ex IV A del liceo delle Scienze Sociali, at-tuale V A.Un ringraziamento par-ticolare a chi ci ha per-messo di vivere questa esperienza, soprattutto ai professori e allo staff dell’hospice.

per non dimenticare chi è già volato via!Un giorno nel reparto di Cure palliative

a cura di Eleonora ANGELONI, Elena GALETTI, Chiara ZANELLA (VAss)

Nell’ambito del-la manifestazio-ne “Librarsi” e in

occasione dell’avvio del nuovo progetto “Gruppo di lettura”, il 30 novembre 2013 la scrittrice e sceneg-giatrice Anna Pavignano ha incontrato nel quadrato del nostro Istituto gli stu-denti che hanno aderito a questa iniziativa.L’autrice ha parlato della propria attività di sceneg-giatrice, in particolare del rapporto con l’attore e re-gista Massimo Troisi, rim-pianto compagno di vita e di lavoro. Con lui ha firma-to la sceneggiatura di film come “Ricomincio da tre”, “Scusate il ritardo” e “Il po-stino”. Anna Pavignano, con molta emozione, ha parlato di questa fase del-la sua vita e ha presentato ai ragazzi il suo primo ro-manzo, “Da domani mi alzo tardi”, scritto proprio dopo la morte di Troisi.Ha voluto raccontare loro le proprie esperienze di vita, ricche di momen-ti intensi, ed ha spiegato come è riuscita, scrivendo il romanzo “Tutto quello che vorrei”, ad avvicinarsi al mondo degli adole-scenti, un mondo che lei conosce molto bene gra-

zie ai racconti di suo figlio, coetaneo dei protagonisti. “Tutto quello che vorrei” narra la storia d’amore nata tra Fabio, un ragaz-zo portatore di handicap e Michela, sua ex compa-gna di classe che per mo-tivi economici e famiglia-ri ha dovuto abbandonare la scuola; narra soprattut-to degli ostacoli che insie-me dovranno superare per continuare a vivere la loro relazione partendo dall’in-comprensione dei genito-ri fino ad arrivare alla fuga, il tutto con l’appoggio del professore di italiano e l’immancabile aiuto degli amici. Nel romanzo la scrittri-ce ha voluto soffermar-si in modo particolare sul carattere e sui compor-tamenti di Fabio, ragazzo

sempre allegro, spiritoso, con poca voglia di studia-re, ma allo stesso tempo con una grande passio-ne nello scoprire il mon-do e ciò che la vita gli può offrire. Shakespeare ha detto che il problema è <<essere o non essere>>. Ma si è sba-gliato. Se fosse stato han-dicappato, pensa Fabio, avrebbe capito che il vero problema è <<essere ma non essere>>. Cosi Anna Pavignano vuole trasmet-tere il pensiero di Fabio, che non si considera un ragazzo diverso dagli altri, ma uno come loro, indi-pendentemente dal fatto che possieda un deam-bulatore a causa delle sue difficoltà motorie. Nella figura di Fabio si tro-va una grande determina-zione, tanta forza e molto coraggio; egli infatti rifiu-ta ogni forma di aiuto per-ché ritiene di avere tutte le possibilità per poter supe-rare autonomamente ogni prova che la vita gli pone. Tutto questo per farvi ca-pire la bellezza della spe-ranza concessa agli ado-lescenti di poter provare tutto ciò che desidera-no senza tralasciare alcun particolare.

“tutto quello che vorrei”L’amore oltre la diversità

a cura di Greta MAESTRI e Eleonora ZILIA (IIICri)

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FALCONEXPRESS26aprile 2014 FALCONEXPRESS27

La nostra scuola, durante la mani-festazione Librar-

si, ha colto l’occasione per presentare e proporre ai ragazzi il progetto del Gruppo di Lettura. La proposta è nata dalla collaborazione già con-solidata dell’Istituto con Simonetta Bitasi, esper-ta di narrativa per ragazzi e giovani adulti e ha tro-vato piena disponibilità da parte della biblioteca di Asola, in particolare di Barbara Puttini e Raffael-la Salvalai.Scopo dell’iniziativa è quello di avvicinare i ra-gazzi alla lettura attra-verso la proposta di libri per lo più recenti, di varie case editrici, che affronta-

no tematiche di partico-lare interesse per la fascia d’età dai 14 ai 18 anni. Il primo incontro, durante il quale è stato presentato il progetto, si è tenuto ve-nerdì 29 novembre 2013 e vi hanno partecipato, contro tutte le aspettati-ve, moltissimi ragazzi di tutte le classi. Simonetta ha proposto alcuni libri adatti a loro, che avrebbero potuto tro-vare interessati non solo i lettori accaniti, ma anche coloro che normalmen-te non sono appassiona-ti di lettura. Nel quadrato del piano terra del nostro Istituto è stato allesti-to un bookshop nel qua-le i ragazzi potevano sfo-gliare e scegliere molti di

questi libri. Alcuni sono stati presentati diretta-mente da Simonetta: ro-manzi come Speak, Paro-le avvelenate, Sei come sei, Ultraviolet, X, Player one, Monoceros, Io sbaglio da sola; graphic novel come Fermo di Sualzo, Dodi-ci di Zero Calcare; auto-ri come Aidan Chambers e Anna Pavignano, che è stata ospite della nostra scuola il giorno seguente.Si è tenuto un secon-do incontro del Grup-po lunedì 16 dicembre, alla biblioteca comunale di Asola, durante il qua-le alcuni ragazzi hanno parlato dei romanzi che hanno letto e hanno pro-posto una lista di libri da segnalare ai docenti. A questo primo incontro in biblioteca hanno parte-cipato circa settanta ra-gazzi! Un successo ina-spettato e strepitoso che fa capire quanto in-teresse ci sia nei confron-ti della lettura.Altri incontri sono pro-grammati per i prossimi mesi, sempre in bibliote-ca, dove altri ragazzi par-leranno e discuteranno dei libri letti, sperando che ci siano ancora tante presenze.

a cura di Sara BRUNELLO e Maria Letizia FIAMMINGHI (IICri)

gruppo di lettura giovanicome avvicinare i ragazzi alla lettura

Il giorno 30 novem-bre 2013 al teatro San Carlo di Asola si è te-

nuto l’incontro con Farian Sabahi, docente, giornali-sta professionista e storica italiana. Il “protagonista” della con-ferenza organizzata dal Prof. Simone Grassetto, docente di geografia ge-nerale e antropica del no-stro Istituto, in quanto ha avuto il piacere di cono-scere l’ Iran durante uno dei suoi numerosi viaggi in giro per il mondo, è stato un piccolo libro da lei scrit-to recentemente e finito di stampare precisamente nel settembre 2013. Il titolo è “Noi donne di Teheran”, in cui è subito possibile nota-

re che anche lei si identifi-ca nelle vesti di donna ira-niana.Farian ha fatto leggere a dei ragazzi, chiamati sul palco, dei pezzi del pam-phlet scelti da loro stessi, e poi li ha commentati uno ad uno spaziando anche li-beramente per il testo e coinvolgendoli. Le classi potevano intervenire twit-tando durante la conferen-za per facilitare l’attenzio-ne e la comprensione e per presentare delle do-

mande in maniera più veloce. C’è stata la possibilità di effettuare una vide-

oconferenza con una don-na iraniana, amica del prof. Grassetto e docente di ita-liano presso l’università di Teheran, Antonia Shora-ka, per avere conferma o risposta su alcune idee che riguardano la figura della donna in Iran.«A Teheran sono sempre ar-rivata di notte. In nessun po-sto al mondo famiglie intere si mettono in moto per ac-cogliere i parenti che torna-no da luoghi lontani. A Te-heran invece succede, e così all’aeroporto c’è un sacco di gente. […] Sono loro, i fami-liari, a strapparti di mano il carrello con il tuo carico di valigie.» È così che la scrittrice ini-

zia il suo libro, alcune ri-ghe che ci fanno capi-re all’istante l’idea che lei ha del suo paese, perché è così che definisce l’Iran. Un paese essenzialmente ospitale, con persone dal cuore grande e non solo “pronte a fare la guerra”. «Teheran è la capitale dell’Iran, un paese grande cinque volte e mezza l’Italia. Al crocevia di tante vie ca-rovaniere: la via della seta,

la via delle spezie, la via del-le pietre preziose. […] Te-heran è una città lontana, ma nemmeno troppo. È sul trentacinquesimo paralle-lo nord, come l’isola di Lam-pedusa. » Farian procede descriven-do minuziosamente l’Iran e le sue bellezze, e questo la-scia trasparire quanto ami il paese “d’origine”. Il nucleo centrale del suo libro, e di quello che quel giorno voleva portare ad Asola e far conoscere agli studenti, però, è la condi-zione della donna iraniana anche ai giorni nostri.

a cura di Eleonora BELLUZZI (V Erica)

incontro con farian sabhaiPer sfatare tanti luoghi comuni sulle donne iraniane

La locandina dell’evento

Uno studente del Falcone durante un momento di lettura

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FALCONEXPRESS28aprile 2014

«A Teheran, non sempre le donne stanno ai fornel-li. Fanno tante cose diver-se. Studiano, lavorano, gio-cano. Due estati fa con gli amici siamo andati al par-co Laleh con le pistole ad ac-qua. Ci divertivamo, come bambini. Alla fine eravamo fradici. Faceva caldo. Ma a qualcuno non è piaciuto, abbiamo dovuto smettere. […] Noi donne di Teheran, amiamo fare sport. Ci piace andare in bicicletta, anche se possiamo pedalare sol-tanto in alcuni parchi, non per le vie della nostra cit-tà. Perché non è facile infor-care la due ruote rispettan-do i codici di abbigliamento della Repubblica islamica. E troppo spesso siamo bia-simate per il malcostume della società in cui viviamo. Come tante altre donne, an-che noi siamo state conta-giate dalla febbre del calcio. Dal 1997 abbiamo una fe-derazione nazionale di cal-cio femminile. Giochiamo senza velo, ma i nostri pa-dri non possono entrare allo stadio e fare il tifo per noi.»In questi pezzi di libro e di storia della società ira-niana, la condizione del-la donna è veramente de-scritta in una maniera straordinariamente sem-plice e decisamente mi-gliore di quanto noi siamo abituati ad immaginare. È un luogo comune pensare che le donne iraniane sia-no trattate come zerbini, siano considerate soltan-to oggetti e vengano loro

riconosciuti pochissimi di-ritti. Quello che ci vuole te-stimoniare Farian Saba-hi è quanto la visione che l’Italia e i paesi occidenta-li hanno della cultura ira-niana sia distorta. Le don-ne non sono sacrificate, le donne vivono in una cul-tura in cui sono nate e alla quale sono abituate; come in ogni religione ci sono fondamentalismi, ma nel-la normalità delle cose le donne in Iran possono es-sere “libere di fare ciò che vogliono entro determina-ti limiti”. In questo senso sono stati fatti passi da gi-gante. E il quesito essen-ziale che ci poniamo noi “non-musulmani” è: “come fanno le ragazze musulma-ne a portare il velo? Deve es-sere una vera e propria scoc-ciatura!”Differenziamo il chador dal burqa, intanto. Il primo è un normale velo, simile a quello che hanno sem-pre portato anche le don-ne qui in Italia per entrare in chiesa, e non crea nes-sun tipo di problema. Men-tre il secondo sì, costitui-sce un problema in termini di pelle e anche di “ricono-scimento” perché non per-mette di vedere la persona sottostante. Ma poi, in ogni caso, c’è una risposta alquanto in-telligente alla domanda che spesso ci poniamo noi Italiani … Chi ha detto che alle donne iraniane non piaccia portare il velo sul capo?

Farian è nata in Ita-lia da padre iraniano e madre italiana. Ha in-segnato all’Universi-

tà di Torino (dove ora vive), Roma e Siena. Dal 2011, insegna a Torino

e all’Università di Gine-vra. Scrive regolarmen-te per alcuni quotidiani,

tra cui “Il Corriere del-la Sera” e “Il Sole24Ore” e per le riviste “Io Don-

na”, “Vanity Fair”, “East” e “Ventiquattro”. Collabo-ra con Radio Popolare,

Radio24 e Radio Svizze-ra. Interviene spesso a varie trasmissioni te-

levisive e ha realizzato per SkyTG24 un repor-tage e un documenta-rio sul difficile rappor-

to tra Iran e Israele. Ha realizzato due cor-tometraggi e scritto la sceneggiatura di alcuni spettacoli teatrali. Nel 2011 ha vinto il premio

Amalfi nella sezione Mediterraneo e nel 2012 il premio Torino Libera intitolato a Valdo Fusi.

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FALCONEXPRESS30aprile 2014

tappomondoProgetto del WWF per un green job

a cura di Luca VENERONI (IVCSa)

Perché impiega-re le nostre ener-gie nel raccoglie-

re i tappi? A molti sarà sicuramente capitato di ricevere la proposta di raccogliere i tappi da as-sociazioni senza fini di lu-cro per acquistare una carrozzina per disabili.Ma sapete quanti tappi ci vogliono? Un tappo pesa all’incirca 2g e per racco-gliere 1000 € servono la bellezza di 5,5 tonnella-te di tappi, se pensiamo che una famiglia produce 21 tappi alla settimana, servirebbero 2060 fami-glie per raccogliere que-sta quantità in un anno. Il ritorno economico sareb-be ridicolo se pensiamo che chiedendo un cente-simo a famiglia otterrem-mo il doppio del guada-gno. Tuttavia, alla luce di buone abitudini e stili di vita da trasmettere, la rac-

colta dei tappi ci dà l’op-portunità come abitanti del pianeta Terra di ridur-re l’impatto ambientale causato da questo picco-lo rifiuto colorato fatto di PE (Polietilene). I tappi, in-fatti, seguono una via di riciclo diversa dalle botti-glie (PET, Polietileneteref-talato), pertanto è giusto differenziare questi due rifiuti. Chi vi scrive è la classe 4^Csa che vorrebbe at-tivare all’interno dell’Isti-tuto la campagna “Tap-

pomondo” così come è stata illustrata al concor-so “Green Job” indetto dal WWF. Ogni classe potrà contribuire liberamente all’iniziativa raccoglien-do e stoccando i tappi. A fronte di una cospicua quantità di materiale rac-colto la ditta Riplast di Brescia provvederà al riti-ro e a riconoscere il corri-spettivo dei tappi raccolti in denaro. Non si tratte-rà di grosse somme, o for-se sì? L’unico cosa certa è che l’intero ricavato servi-rà ad incrementare il fon-do studentesco finaliz-zato al finanziamento di iniziative e progetti sco-lastici. Noi crediamo ne valga la pena e per questo chie-diamo la vostra collabo-razione, ma ricordate che il mondo sarà più bello e più pulito se ciascuno di noi farà la sua parte.

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FALCONEXPRESS32aprile 2014 FALCONEXPRESS33

mes: meccanismo europeo di schiavitù

Si tratta di un vero e proprio totalitarismo finanziario

Non capita spesso di leggere sui gior-nali italiani artico-

li riguardanti il MES (cono-sciuto anche come Fondo Salva-Stati), nonostante l’argomento sia estrema-mente dibattuto nel resto d’Europa. Il MES (acroni-mo di Meccanismo Euro-peo di Stabilità) è un or-ganismo, attivo dal luglio 2012, istituito allo scopo di proteggere l’Unione Eu-ropea da una possibile cri-si del debito sovrano. Que-sta istituzione è formata da 17 super-governatori, che rappresentano i mini-stri dell’economia dei pae-si membri (quindi anche il nostro ministro Padoan), e

nel caso in cui uno Stato si trovi in difficoltà economi-che essa agisce prestando-gli denaro. Questi prestiti però non vengono elargiti tanto per solidarietà, anzi, oltre ad essere richiesti tas-si di interesse elevatissimi, portano con loro pesanti condizionalità.Sul web si può facilmen-te trovare il testo integra-le del Trattato istitutivo del MES e, leggendo at-tentamente alcuni artico-li, ci si può rendere conto di quanto la situazione sia preoccupante. Innanzitut-to l’Italia, come stato mem-bro si impegna a pagare la sua quota di partecipazio-ne, che corrisponde al 17,9

% di 700 miliardi, ovvero circa 125 miliardi di euro in 5 anni (di cui 40 già pa-gati a nostre spese). Secon-do l’articolo 9 però, la ri-chiesta di tale capitale può essere effettuata per inte-ro in qualsiasi momento, e lo Stato membro è quin-di obbligato ad effettuare il pagamento incondizio-natamente e irrevocabil-mente entro 7 giorni dal-la richiesta. Inoltre il MES può adeguare a piacere il capitale autorizzato se-condo le proprie esigen-ze (articolo 10). In pratica siamo di fronte ad una ri-capitalizzazione all’infini-to, un progressivo indebi-tamento di cui si conosce

l’inizio ma non la fine. Ora, se uno Stato membro per qualsiasi motivo non paga o non può ripagare il pro-prio debito il MES ha il po-tere di acquisire o alienare i suoi beni mobili e immo-bili (articolo 32). È già av-venuto con la Grecia, che ha dovuto piegarsi alle ri-chieste ed è stata costretta a cedere parti della propria sovranità e ad avviare il più grande piano di privatizza-zioni del mondo. Ma non è finita, perché l’articolo 32 sancisce anche che tut-ti i beni e le proprietà del MES godono di totale im-munità, e non possono es-sere per questo oggetto di perquisizione, confisca o sequestro, e i locali e gli archivi e tutti i documen-ti sono inviolabili. Que-sto vuol dire che se un do-mani dovesse scoppiare uno scandalo nazionale in cui è coinvolto il ministro dell’economia, e si voles-se controllare il computer di quest’ultimo, basta che egli dica che all’interno vi sono dei documenti ine-renti al MES per far sì che rimanga impunito.Mentre noi continuiamo a farci prendere in giro nel resto d’Europa esplode il dibattito. Nel maggio 2012 alcune personalità austria-che si accorgono dei pro-blemi che l’approvazione di un trattato del gene-re comporterebbe, e deci-dono così di scrivere una lettera a tutte le istituzio-ni di Vienna. Nella missi-va essi definiscono il MES come “un’oligarchia finan-

ziaria anonima priva di le-gittimazione democratica […] è insomma la delega ad instaurare una schiavitù fi-nanziaria sotto il pretesto della solidarietà”. Questi in-tellettuali continuano poi dicendo che “l’indifferenza rispetto alle preoccupazio-ni e ai problemi dei cittadi-ni e l’Austerity minacciano di portare a una resistenza pubblica, all’abbattimento dei governi e perfino a guer-re civili”. Essi hanno poi vo-luto precisare come l’avvi-so sia arrivato per tempo ai politici, ma ovviamen-te questi li hanno respinti e liquidati come profeti di sventura.Anche in Germania l’argo-mento crea parecchio scal-pore, tanto che sono arri-vati ben 37.000 ricorsi alla Corte Costituzionale con-tro il MES. Essa, dopo un’at-tenta analisi, ha dichiara-to incostituzionale la parte del trattato che autorizza all’aumento del capitale, ed ha deciso che se ciò ac-cadesse, andrebbe prima approvato in Parlamento. Non è finita, perché la Cor-te ha inoltre sancito che in una democrazia la traspa-renza è il principio più im-portante e che quindi tut-te le operazioni del MES devono avvenire “a cielo aperto”. Ciò vuol dire che il governo tedesco, al contra-rio di quello italiano, può richiedere le minute, i ver-bali e tutti i documenti sti-lati durante le riunioni tra i super-governatori.In Italia invece sembra non interessare questo gene-

re di notizie, basti pensare che per trovare un artico-lo a riguardo sul “Corrie-re della Sera” all’indomani dell’approvazione bisogna arrivare in fondo a pagi-na 7 dove vi sono dedicate 5 righe e mezzo. Inoltre, al contrario di quanto succes-so in Austria e in Germania, da noi nessuno ha rivendi-cato quei diritti, e non c’è stato un solo movimento politico che abbia anche solo manifestato la volon-tà di discutere alcuni punti del trattato.Alla luce di quanto detto come definireste un orga-nismo che gode di tota-le immunità, che possiede gli stessi poteri di una ban-ca e di uno stato sovrano e che per giunta è in grado di imporre il proprio volere su altri stati sovrani? Esa-minando bene la situazio-ne l’UE più che un’unione di stati sembra assomiglia-re sempre più ad un vero e proprio totalitarismo fi-nanziario. Quello per cui ci battiamo è quindi informa-re i cittadini, perché la real-tà è che viviamo in un pae-se in cui i media e i politici ci raccontano una verità fasulla e tentano invece di offuscare o distogliere lo sguardo da eventi di ele-vata gravità e di fonda-mentale importanza nello scenario politico interna-zionale e interno; vi invitia-mo dunque ad informarvi continuamente, anche at-traverso FXP, tramite fonti di controinformazione, per non ritrovarsi un domani succubi degli eventi.

a cura di Andrea PIAZZA (VAs)

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FALCONEXPRESS36aprile 2014 FALCONEXPRESS37

Da circa quattro anni, benché si siano succedu-

ti alla guida del Paese ben tre governi, di cui gli ul-timi eletti non democra-ticamente, l’Italia è im-pantanata in quel circolo vizioso di disoccupazione, calo dei consumi e specu-lazione finanziaria inter-nazionale che siamo da tempo soliti definire come “crisi”. Nonostante que-sto dato, evidente agli oc-chi di tutti, la Banca Cen-trale Europea, i politici e,

per loro, i più importan-ti giornali nazionali, affer-mano ogni anno, dal 2010 a questa parte, che l’Ita-lia sta vivendo la fase più acuta della crisi e il siste-ma economico ha tocca-to il picco negativo, ma che comunque la ripre-sa è a portata di mano e la luce in fondo al tunnel inizia ad intravedersi. Ci hanno raccontato questo nel 2010 per il 2011. Nel 2011 avete notato il mini-mo accenno di sviluppo? Ci hanno detto questo nel

2011 per il 2012. Nel 2012 il debito “pubblico” è for-se sceso? Ce lo hanno det-to anche nel 2012 per il 2013. Nel 2013 il nume-ro di imprenditori e padri di famiglia suicidi è forse diminuito rispetto all’an-no precedente? Ci han-no preso in giro pure nel 2013, per il 2014. Ed ora, seppur da pochi mesi, sia-mo nel 2014. L’economia sta forse crescendo? No. Il debito pubblico, che gra-va sul popolo italiano ma che dal popolo italiano non è generato, sta forse diminuendo? No. È chiaro che il maggior re-sponsabile di questa si-tuazione sia il sistema po-litico, gestito da individui ignari di se stessi, del ruo-lo che ricoprono e delle responsabilità che hanno assunto, ben consapevoli del momento storico cor-rente ma incapaci, o per mancanza di volontà o per convenienza persona-le, di porre rimedio al dan-no che loro stessi hanno creato, essendo al potere da vent’anni. È però scorretto afferma-re che la Politica sia l’unica responsabile, dal momen-to che il sistema politi-

la menzogna infinitaLe bugie della politica, il conformismo dei giornali

e il disastro europeoa cura di Alessandro RONCHETTI (IIIAs)

co, in ogni apparato de-mocratico, prende vita e si rinnova a partire dalla volontà popolare. Si può quindi dedurre che un po-polo ben informato, re-sponsabile e consapevo-le, sia sempre in grado di esprimere la propria vo-lontà elettorale secondo i reali bisogni della comu-nità e della nazione, traen-done conseguentemente beneficio. Un popolo male informato, controllato da una classe politica inadat-ta e reso “consapevole” da un sistema d’informazio-ne disorganizzato, colluso o addirittura facente parte del sistema politico, non potrà far altro che espri-mere la propria volontà politica secondo le conve-nienze personali e, al di là di questo fatto, sarà sem-pre, perennemente, co-stantemente in balia del populismo. E il caso del popolo italiano è tanto lampante quanto esem-plare, dal momento che le sciagure che affliggono la nazione, che si concate-nano alla perfezione, per-mangono all’interno di un sistema paese caratteriz-zato dalla totale assenza di un sistema d’informa-zione vero, dato che quel-lo attuale, colpevole in-sieme alla politica, tace sui problemi di fondo e si esprime poco duramen-te sugli scandali politici. Si tace perennemente, per esempio, sulla questione europea e quando se ne

parla si tende spesso a de-scrivere l’Unione con una accozzaglia di frasi fatte, senza scendere nel merito di alcune faccende estre-mamente contraddittorie. Una di queste per esem-pio è la questione del MES, il meccanismo euro-peo di stabilità a cui l’Ita-lia ha contribuito con una quota di 125 miliardi (si, avete letto bene, 125 MI-LIARDI) di euro per salva-re l’Europa da un possibile “contagio finanziario”, che, badate bene, può avve-nire solo attraverso le ma-novre speculative di que-gli istituti di credito privati che detengono le quote della Banca Centrale Eu-ropea. Come è possibi-le che il Governo Berlu-sconi e il Governo Monti, eletto grazie ad un vero e proprio colpo di stato fi-nanziario, abbiano trova-to questa enorme quanti-tà di denaro quando poi, se si tratta di Imu o Cas-sa Integrazione per i no-stri operai, ci fanno cre-dere che i conti possano quadrare solo con nuo-ve tasse e che un miliardo in più o in meno faccia la differenza tra la sopravvi-venza e il fallimento? Per-ché questi 125 miliardi sono usciti dalle casse con estrema facilità se, all’epo-ca del governo Monti, ci hanno fatto credere che l’IMU, per un valore di 4 miliardi, avrebbe fatto la differenza tra la catastro-fe e la stabilità e avrebbe

diminuito lo spread, stabi-lito anch’esso dai merca-ti privati? E ancora: come è possibile che questo de-naro da noi regalato pos-sa eventualmente rientra-re in nostro possesso solo tramite prestito con tassi d’interesse decisi proprio da quei mercati e da quel-le banche che detengono le quote della BCE e han-no il potere di far fallire gli stati sovrani a loro piaci-mento mettendoli nelle condizioni di dover otte-nere proprio quel denaro a interesse? Come è pos-sibile che il nostro debi-to pubblico continui a sa-lire nonostante, rispetto all’epoca dei governi Ber-lusconi, le tasse siano au-mentate? Perché, quando l’Italia era padrona del-la propria moneta, que-sto non avveniva? Perché, durante il governo Monti, il debito è, in percentua-le, salito ,maggiormente rispetto ai governi di Ber-lusconi? Sarebbe diffici-le trovare una risposta a questa sfilza di domande se ci affidassimo ai giorna-li e alle televisioni italiane. E proprio per questo mo-tivo la disinformazione del popolo nuoce al popo-lo stesso, poiché le scelte europee, votate dai partiti che il popolo disinforma-to elegge, sono quelle che più di tutte le altre dan-neggiano l’economia e il tessuto sociale, col serio rischio di mettere in peri-colo la democrazia.

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Il metodo Stamina è oggi famoso grazie all’importanza attri-

buitagli da diversi canali mediatici, e ci si riferisce soprattutto a telegiorna-li e programmi televisi-vi come “Le Iene”, che si sono sempre posti a di-fesa della “cura” fino a poco fa.Il caso fa parte degli ar-gomenti che sentiamo trattare in questo perio-do dai media, dai geni-tori o a scuola, ma la sua storia inizia nel 2007, quando il dottor (no, non è laureato in medicina, ma economia, qui dot-tore non significa me-dico) Davide Vannoni incomincia a pubbliciz-zare il suo metodo, par-lando di migliaia di casi trattati e promettendo la cura per svariate malat-tie neurodegenerative, tra cui il morbo di Parkin-son, SMA e SLA, attraver-so dépliant e video divul-gativi.Ma è dal 2009 che s’ini-zia a diffondere la noti-zia: “Il Corriere della Sera”, “La Stampa” e “La Repub-blica” pubblicano articoli in cui si leggeva di come Vannoni offrisse cure mi-racolose, che si rivela-

vano spesso inutili e ad-dirittura pericolose per i pazienti, per cifre che galleggiavano tra i 20000 e i 50000 euro in una cli-nica di San Marino.Probabilmente chi ha sentito parlare del me-todo lo ricorderà come una cura compassione-vole che non dovrebbe procurare profitto al lu-minare.Di fatto, è solo da 2011 che il titolo di cura com-passionevole è stato ad-dossato al metodo, ma a quel punto si calcola che Vannoni possa aver già racimolato una cifra che si aggira sui 2 milioni di euro dai soli pazienti.Questo però non impe-dì il fatto che nel 2012 la

procura rinviasse a giudi-zio Vannoni per i reati di somministrazione di far-maci imperfetti e perico-losi per la salute pubbli-ca, truffa e associazione per delinquere.La “protesta popolare”, che vede coinvolti in pri-mis gli ammalati delle malattie che Vannoni di-chiara di poter guarire e in seguito anche diverse altre persone, inizia dai servizi che “Le Iene” pro-pongono schierandosi nettamente a favore del dottor Vannoni.La risposta della totali-tà della comunità scien-tifica è chiara: il metodo Stamina non è un me-todo scientifico, non ci sono evidenze della sua validità e, al contrario, è stato più volte dimo-strato essere pericoloso o inutile per la salute dei pazienti.Non si creda però che per “comunità scientifica” s’intenda “gruppi di per-sone che per interesse ri-fiutano il metodo”: infat-ti, oltre all’Accademia dei Lincei, e altri importan-ti esponenti del sapere scientifico (la prestigiosa rivista Nature su tutti), si è schierato contro il me-

vannoni e il metodo staminaUn caso tutto Italiano di cui (non) andare fieri

a cura di Francesco ALFIERI (IIIAs)

todo anche il premio No-bel per la medicina 2012 Shinya Yamanaka, presi-dente della Società Inter-nazionale per la Ricerca sulle Cellule Stamina-li, che aveva ottenuto il premio proprio grazie ad uno straordinario studio a proposito della ripro-grammazione delle cel-lule mature.Secondo i sostenitori del metodo Stamina, que-sto sarebbe ostacola-to dalle più potenti case farmaceutiche che, sen-za scrupoli, ricaverebbe-ro profitti maggiori dalla vendita di cure per ma-

lattie croniche e durature (per esempio carrozzel-le e farmaci da sommi-nistrare regolarmente) rispetto alla vendita di una cura definitiva che elimini le malattie.L’ipotesi è verosimile ma nessun elemento ci dà a oggi indicazioni che la sostengano.Quello che non tutti san-no, che al contrario delle speculazioni preceden-ti è certezza, è che se esi-ste una casa farmaceu-tica in gioco, questa è in favore del Vannoni.Si tratta della Mede-stea, società interessata

nello sviluppo di nuo-ve cure per diverse ma-lattie, tra cui l’AIDS e le malattie neurodegene-rative citate sopra, che si serve abbondante-mente, tra le altre cose, di cellule staminali per i suoi trattamenti.La Medestea, infatti, es-sendo fortemente in-teressata alla vendita e alla deregolazione per l’uso delle cellule sta-minali, si è rivelata es-sere finanziatrice “non ufficiale” di Davide Van-noni per una cifra che si aggira sul mezzo milio-ne di euro.

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Ormai da tempo si sente discutere del dottor Davide Van-

noni e del suo famoso me-todo Stamina. Il caso è diventato di dominio pub-blico, grazie all’impatto mediatico che è riuscito ad avere tramite i telegiorna-li e i vari programmi televi-sivi. Che il metodo propo-sto sia controverso è fuori dubbio, forse però il dibat-tito costruitogli attorno è eccessivo, a volte addirit-tura fuorviante, soprattut-to perché spesso vengono diffuse notizie non corri-spondenti a verità, come il fatto che sia dannoso e che abbia provocato nu-merosi morti. Una delle ac-cuse maggiormente mos-se nei confronti di Vannoni è quella che in effetti egli non sia laureato in medi-

cina. I risultati però sono tangibili, si vedono, non c’è bisogno di un medico; al-lora perché c’è tutta questa ritrosia? Egli risponde “Per-ché è una rivoluzione che cambierà tutta la medici-na”. La comunità scientifica è infatti tuttora ostile verso il trattamento con cellule staminali mesenchimanli, che sarebbe però effica-ce contro 60 patologie at-tualmente incurabili. Non sembra giusto inoltre che per valutare la sperimenta-zione non siano state ana-lizzate le cartelle cliniche dei pazienti trattati con il metodo. In aggiunta Van-noni sostiene che il meto-do Stamina dovrebbe es-sere reso disponibile come cura compassionevole, in quanto esiste una legge dello Stato italiano che lo

consente; il decreto Tur-co del maggio 2006, rende infatti consentito l’impie-go di medicinali non anco-ra approvati, in mancanza di un’alternativa terapeuti-ca e in pericolo di vita per il paziente. In molti sosten-gono inoltre che la batta-glia portata avanti da Van-noni abbia fini puramente personali, in realtà i tratta-menti eseguiti a Brescia, in un ospedale pubblico, sono assolutamente gratu-iti per il paziente.La burocrazia e i numero-si dibattiti stanno però ren-dendo lungo e difficile il la-voro degli scienziati, che non sono nelle condizio-ni di lavorare serenamente. Negli Stati Uniti, dove in-vece di discutere si lavora, un team di ricercatori ha trattato su modelli anima-li la sclerosi laterale amio-trofica (SLA) con infusioni di cellule staminali neura-li umane, ottenendo risul-tati promettenti, tali da in-coraggiare a sperimentare questo tipo di trattamenti sull’uomo, in futuri trial cli-nici. I risultati dello studio saranno presentati nel det-taglio durante la prossima riunione annuale dell’Acca-demia di Neurologia, pre-vista per il 23 marzo a San Diego, in California; è già stato mostrato comun-

metodo staminaIl motivo di una speranza

a cura di Andrea PIAZZA e Stefano SOLAZZI (VAs)

que che le staminali infuse sono state in grado di au-mentare considerevolmen-te la vita dei topi malati e di migliorare le funzione neuromuscolari nel 15% dei casi.Sarebbe opportuno as-sociarsi al pensiero del Professor Vannoni quan-do definisce il metodo da lui efficacemente speri-mentato come “Terapia”; in sostanza sono dei tra-pianti. Purtroppo la Comu-nità Europea non la pen-sa così, infatti ha deciso di catalogarlo come farma-co, come cura definitiva, e quindi deve essere, inevi-tabilmente, sottoposto ad un iter lungo e burocrati-co. Una catalogazione che forse in questo caso non è molto appropriata, perchè non si tratta di molecole prodotte in laboratorio ma di cellule vive e che hanno quindi bisogno di molta at-tenzione per essere mante-nute in vita.Noi di FXP non abbiamo né le competenze né tan-tomeno ci permettiamo di sbilanciarci sul fatto che il metodo funzioni, però vo-gliamo aggiungere che tutti hanno il diritto di vi-vere; come si può nega-re un’ opportunità, anche se piccola, di una vita mi-gliore? Lo stato dovrebbe fornire tutti gli strumen-ti e le competenze possibi-li per garantirla e tutelarla perché non c’è nulla di più brutto nella vita che perde-re la speranza.

Ultimamente il dibattito sulle cellule stamina-li è sempre presente nei principali mezzi d’infor-mazione, questo approfondimento vuole essere

un’oggettiva analisi delle diverse posizioni tenute attual-mente da chi è a favore e chi contrario al Metodo Stami-na.Cosa si intende per cellula staminale?Per cellula staminale si intende una cellula primitiva non specializzata, essa si può trasformare in altri tipi di cellu-la del corpo mediante un processo chiamato “differenzia-mento cellulare”.Per potere essere definita tale, una cellula deve soddisfa-re due proprietà fondamentali: l’autorinnovamento e la pluripotenza. L’autorinnovamento rappresenta la capaci-tà di una cellula di compiere un numero illimitato di cicli replicativi (riproduzione cellulare), mantenendo il mede-simo stato differenziativo (processo che porta alla dif-ferenziazione cellulare). La pluripotenza è la capacità di dare origine a una o più linee o tipi cellulari mediante differenziamento.Da dove si ricavano le cellule staminali?Le cellule staminali vengono prelevate da diversi orga-ni: cordone ombelicale, sacco amniotico, sangue, midol-lo osseo, placenta, tessuti adiposi. Vengono classificate in base all’origine, vengono conservate in banche di conser-vazione apposite. È importante sottolineare che le cellule staminali prese a livello dell’embrione, o al massimo del feto, rappresentano le cellule con la maggior potenzialità differenziativa.Cos’è il Metodo Stamina?Il Metodo Stamina è un trattamento medico inventato da Davide Vannoni, esso è principalmente rivolto alle ma-lattie neurodegenerative. Il metodo proposto prevede la conversione di cellule mesenchimali, cioè cellule solita-mente destinate alla generazione di tessuti ossei e adipo-si, in neuroni. In particolare la terapia di Vannoni preve-drebbe il prelievo di cellule dal midollo spinale che, dopo un processo di incubazione, verranno propinate nei pa-zienti stessi. Chi si oppone al metodo e con quali affermazioni?Alcuni ricercatori scientifici ritengono il metodo non ef-ficace, infatti, attualmente il metodo risulta privo di una validazione scientifica che ne attesti la validità terapeu-

PER UN APPROFONDIMENTO SERENO E OGGETTIVO

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FALCONEXPRESS42aprile 2014

tica. Inoltre, le domande di brevetto che l’ideato-re del metodo ha sottopo-sto al vaglio hanno avuto esito negativo. La doman-da di brevetto presentata all’Ufficio Brevetti Statuni-tense fu respinta perché la commissione riteneva che la domanda aveva dettagli insufficienti riguardo alla metodologia, sostenen-do che è improbabile che la differenziazione cellula-re si verifichi in un tempo

di incubazione così breve e che la comparsa di cellu-le nervose nella coltura ri-schierebbe di essere frutto di cambiamenti citotossici (cambiamenti in grado di indurre danno ad una cel-lula).La rivista scientifica Natu-re ha bocciato il metodo perché ci sarebbero seri e fondati motivi non solo sull’inefficacia, ma an-che sulla pericolosità del-lo stesso metodo, poiché emergerebbero imperfe-zioni ed errori concettua-li nell’applicazione di tale metodo.Qual è la situazione in Italia?

Il 15 maggio 2013 la Com-missione affari sociali del-la Camera dei deputati decise l’avvio della speri-mentazione. Vannoni, no-nostante lo stanziamen-to di 3 milioni di Euro per la ricerca sul metodo da parte del Parlamento, ri-manda più volte la conse-gna della documentazio-ne scientifica del metodo. A fine giugno 2013 il mi-nistro della salute Beatrice Lorenzin nomina i mem-bri del comitato che dovrà seguire la ricerca e sce-gliere se ritenerla effica-ce o respingerla. Con una semplice ricerca è possibi-le osservare che i membri della commissione hanno dei legami con case far-maceutiche che propon-gono metodi alternati-vi alla terapia di Vannoni (come lo stesso Vannoni ha evidenziato).Il problema fondamentale ora è se continuare o bloc-care la sperimentazione. Studiando i fatti, osser-vando le vicende lega-te al “Metodo Di Bella”, si può forse vedere nell’iter del “Metodo Stamina” una sorta di bocciatura cau-telativa che vada a favo-rire case farmaceutiche che propongono meto-di alternativi al “Metodo Stamina”? Sicuramente non bisogna continuare ad ascoltare conduttori e giornalisti che prendono posizione e commentano informazioni tecniche che non sono in grado di pa-

droneggiare.Personalmente penso che ogni metodo che può aiu-tare delle persone sia da sperimentare con scru-polo. Esistono testimonianze completamente divergen-ti, Carmine Vona afferma di essere stato truffato da Vannoni poiché non solo il metodo sia stato inutile, ma ha anche aggravato la sua situazione salutare ed economica; testimonianze positive provengono dai genitori di alcuni bambini curati con il “Metodo Sta-mina” negli Spedali Civili di Brescia, testimoniando un miglioramento nella malattia (Sma1).

Ognuno è libero di crede-re a quello che vede o che sente. Sicuramente non si possono nascondere i mi-glioramenti che sono stati osservati in alcuni pazien-ti in cura con il “Metodo Stamina”. Molti blog e an-che la trasmissione di Ita-lia1 “Le Iene” hanno por-tato numerose prove a favore del suddetto meto-do. Ma le cellule staminali sono totipotenti? No, e se-condo gli studi non è pos-sibile riprogrammare una cellula differenziata in un breve tempo di incubazio-ne, cioè quello che dichia-ra Vannoni, quindi come è possibile che cellule de-stinate a generare tessuti ossei e adiposi diventino cellule nervose? Il dibatti-to è ancora aperto.

Cellule staminali

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La giornata della memoria è una ri-correnza interna-

zionale istituita nel 2005 nel giorno 27 gennaio dall’ONU, che commemo-ra la liberazione del cam-po di concentramento di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio del 1945 ad ope-ra delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa. È im-portane sottolineare che l’Italia istituì tale giorna-ta alcuni anni prima delle Nazioni Unite. La giornata della memoria rappresen-ta il ricordo del meccani-smo brutale e perfetto che ha portato allo sterminio di circa 15 milioni di perso-ne ritenute “indesiderabili” (ebrei, andicappati, omo-sessuali, testimoni di Geo-va, dissidenti politici, ecc..) ad opera della Germania Nazista e dei suoi alleati.La giornata della memo-ria ricorda l’Olocausto che è conosciuto più corretta-mente con il termine Sho-ah (in ebraico “distruzio-ne”) in quanto ha portato

al genocidio degli ebrei: per genocidio si intendo-no tutti gli atti commessi con l’intenzione di distrug-gere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.Ora, avendo chiari i con-cetti fondamentali che ca-ratterizzano questo brutale evento, voglio esprimere il mio parere sulle cause del-la Shoah, ma soprattutto sulla commemorazione at-tuale della giornata della memoria.Attualmente penso che la giornata della memoria sia fondamentale ed inelimi-nabile, deve ricordare i mi-lioni di persone morte per la follia nazista, deve ri-cordare chi ha dato la vita per difenderli (i cosiddet-ti “Giusti tra le Nazioni”), deve ricordare il culmine brutale dove l’umanità è giunta solo 60 anni fa.Ma come è possibile che nel secolo scorso la nazio-ne più avanzata del mon-do, patria di intellettua-li, scienziati e filosofi tra i più illustri della storia, cul-la dell’Idealismo, sia arriva-ta a creare un meccanismo perfetto per sterminare in-dividui “indesiderabili”?Il Nazionalismo, unitamen-te ai suoi ideali (tra cui quello di razza superiore) che dopo la prima guer-ra mondiale si sono diffu-si in Germania sono stati

uno stimolo incredibile per la nascita dei campi di con-centramento e per la nasci-ta dei campi di sterminio.Oltre a questo va tenu-to presente uno strumen-to fondamentale per l’ef-fettivo compimento dello sterminio, il principio di Autorità: infatti, se voi fos-se stati negli operatori che aprivano sette chili di “Zy-klon B” nelle docce piene di “indesiderabili” vi sare-ste opposti venendo fuci-lati, insieme alla vostra fa-miglia, o avreste rispettato gli ordini che l’Autorità im-poneva? Nel 1961 il sociologo Stan-ley Milgram diede vita ad un esperimento di psico-logia sociale: lo scopo era quello di studiare il com-portamento di soggetti a cui un’autorità ordina di eseguire delle azioni che vanno a scontrarsi con i valori etici e morali (uma-ni) dei soggetti stessi. Un gruppo di sottoposti, che credeva di partecipare ad un esperimento sulla me-moria, doveva leggere del-le domande ad un inter-fono; dall’altra parte dello stesso era situato un at-tore che rispondeva erro-neamente ad alcune do-mande: ad ogni risposta sbagliata il sottoposto do-veva imprimere, grazie ad un bottone, una scossa elettrica sempre maggio-

re; l’attore a quel punto si-mulava un gemito di do-lore e ogni tanto richieste di smettere l’esperimento. Una percentuale conside-revole di sottoposti con-tinuarono, scossa dopo scossa, l’esperimento, dato che l’autorità, impersona-ta da uno scienziato, chie-deva di continuare a leg-gere le domande. Questo stupefacente grado di ob-bedienza, che ha indotto i partecipanti a violare i pro-pri principi etici e morali, è stato spiegato in rappor-to ad alcuni elementi: l’ob-bedienza indotta da una figura autoritaria conside-rata legittima, il cui pote-re induce uno stato ete-

ronomico, caratterizzato dal fatto che il sottoposto non si considera più libe-ro di intraprendere deci-sioni autonome, ma stru-mento dedito a eseguire ordini; l’adesione al siste-ma dell’autorità cioè l’edu-cazione all’obbedienza; le pressioni sociali, disubbi-dire all’autorità avrebbe si-gnificato metterne in di-scussione le qualità.Se si tengono presenti i ri-sultati ottenuti da questo esperimento facilmente si può comprendere come lo sterminio nazista ha avu-to modo di progredire nel corso del tempo, senza un numero troppo elevato di obbiettori.

Dopo questa importante ri-flessione sottolineo ancora una volta l’importanza della giornata della memoria, bi-sogna ricordare e onorare i morti della Shoah. Bisogna però stare attenti poiché l’opinione pubblica gio-ca su questa giornata, smi-nuendo altre brutalità che sono state commesse nel Novecento e, ahimé, ven-gono perpetuate tuttora.I Tedeschi sono notoria-mente “i cattivi”, gli Statuni-tensi sono celebrati come i salvatori dell’Europa, “i buo-ni” esportatori di pace: ma quale è stata l’unica Nazione a sganciare due bombe ato-miche su città inermi e den-samente popolate?

il principio d’autorita!Riflessioni sulla giornata della memoria

a cura di Stefano SOLAZZI (VAs)

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Cos’è un messaggio subliminale? Per subliminale si

intende l’arte di creare immagini che contengo-no delle illusioni ottiche, visibili solo quando le si evidenzia.In che modo influenza-no le persone? Ce lo sia-mo mai chiesti? Ci siamo mai chiesti cosa c’è sot-to quello che guardiamo? Cosa ci inculca la televi-sione inconsciamente? Perché è proprio questa la parola chiave: incon-scio, dal vocabolario “ciò che non affiora allo sta-to di coscienza e pertanto non è soggetto al controllo della ragione e della volon-

tà”. L’inconscio è una ri-sorsa che ci ha dato la na-tura, ma quello che essa ha sviluppato come tale è però oggi terreno interes-sante per pubblicitari e artisti desiderosi di comu-nicarci qualcosa andando a toccare la parte più in-tima della nostra perce-zione. L’inconscio, però, non ha come il conscio la capacità di analizzare un messaggio e di accettar-lo o rifiutarlo; esso può solo vederlo o ascoltarlo e memorizzarlo. Tantissi-mi sono i messaggi subli-minali che possiamo tro-vare al cinema e davanti alla televisione, mentre guardando un film le in-

formazioni vengono as-sorbite. Per esempio nel-la locandina del film “il silenzio degli innocenti” si vede il volto di una don-na con una falena sulle labbra, guardandola at-tentamente però si di-stingue, sul dorso dell’in-setto, un teschio formato dai corpi di sette donne nude, messaggio con un chiaro sfondo sessuale. Altri famosi possono es-sere quelli che troviamo nei cartoni della Disney, proprio in quei leggen-dari film che i bambini di ogni paese guardano fino allo sfinimento, possono esserci importanti conte-nuti subliminali, derivan-ti spesso dalla mente psi-colabile del leggendario Walt Disney. La famosa società nel 2004, ha infatti dovuto pagare settanta milioni di dollari per chiudere una causa che li accusava di inserire in film per bambi-ni messaggi a sfondo ses-suale, satanico e con isti-gazioni alla cocaina.Alcuni esempi, forse quel-li più famosi sono la pa-rola “sex” che compare nella polvere alzata dal Re Leone, o ancora nel tanto adorato “Bianca e Bernie”, mentre i due ro-ditori planano su grat-

le immagini che non vediamoMessaggi subliminali e inconscio, ma anche la Disney?

a cura di Laura BELUFFI (IIIBsa)

tacieli, in una delle fine-stre appare la fotografia di una donna crocifis-sa e nuda con il viso da demonio. Questo tipo di messaggio, quindi ses-suale, serve ad attrarre e ha lo scopo di imprimerti un’azione. Certo, nessun problema se questo sen-timento fosse costruttivo, mentre il problema nasce quando i messaggi sono di tipo commerciale, ses-suale o satanico. E c’è an-che un altro problema; un conto se il messaggio ar-riva nella testa di un adul-to, un conto se è un bam-bino la vittima; fino ai 13/14 anni il bambino è

come un spugna, assorbe tutto quello che gli viene detto o insegnato; questi messaggi lo colpiscono nel profondo e gli impri-mono determinate emo-zioni a vita. Anche la cosa che ci sem-bra più pura e fedele, la nostra migliore amica: la musica, spesso contie-ne messaggi subliminali, e per quanto non rinun-cerei mai ad essa, voglio solo farmi e farvi rendere conto di quanto c’è dietro l’apparenza. Siamo dav-vero in una società libe-ra? Vogliamo davvero che la nostra mente e quella dei nostri figli venga im-

pressa da messaggi nega-tivi? Personalmente trovo che sia altamente squalli-do compromettere la psi-che del bambino, ma non solo del bambino, deviare anche i nostri pensieri, si prendono gioco delle no-stre emozioni, dei nostri sentimenti e deviano le nostre scelte come fa loro comodo, ci manovrano senza che noi lo sappia-mo: inconsciamente. Oltretutto l’inserimen-to di questi fotogrammi è proibito in tutto il mon-do, ma se è così diffici-le captarli, pretendiamo che l’inconscio sporga de-nuncia?

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FALCONEXPRESS48aprile 2014 FALCONEXPRESS49

L’ intervista con Matteo Molinari, esperto di storia

e critica del cinema, è sta-ta una lunga chiacchiera-ta sull’arte e la passione che gli hanno cambiato la vita, tra un’osservazio-ne sui migliori film italia-ni e un commento sull’in-fluenza che il mondo del cinema ha nell’immagina-rio collettivo.“Partendo da questa pas-sione, mi sono inventato un lavoro”, così parla della sua professione, il prepa-ratissimo docente, men-tre seduti su due sedie nella scuola ormai deser-ta mi affascina con la sto-ria di un amore semplice e intenso, quello per il ci-nema.Può spiegare brevemente in cosa consiste il suo la-voro e quali studi ha com-piuto?Mi sono diplomato al liceo classico Virgilio di Manto-va e inizialmente ho scel-to di dedicare i miei studi universitari a “lettere e sto-ria dell’arte” ma in segui-to ho preferito l’indirizzo di “storia e critica del cinema” dove ancora oggi torno oc-casionalmente per tenere alcuni esami. Ho iniziato a tenere corsi per arricchi-re la formazione degli stu-denti presso il mio liceo e

in seguito, attraverso altri insegnati, ho cominciato a insegnare in diverse scuo-le, biblioteche ed enti pub-blici e privati.In questa scuola sono arri-vato per mezzo della Pro-fessoressa Portioli che da ormai parecchi anni segue i corsi e successivamen-te anche la maggior parte degli insegnanti di mate-rie umanistiche si sono ag-gregati.Preferisce lavorare con ragazzi o adulti?Va seguito un approccio metodologico diverso tra studenti ed adulti, ma non ho preferenza, posso par-lare dello stesso argomen-to e variare discorso anche

da istituto professionale a liceo.Quest’anno per la prima volta comincerò anche un corso con le scuole medie, con cui ovviamente l’ap-proccio dovrà variare nuo-vamenteDa dove nasce la sua pas-sione per il cinema?Sinceramente non lo so. Forse è innata, nel senso che mi è sempre piaciuto il cinema, con una sorta di ammirazione e terrore. Ho avuto un periodo della mia vita, intorno ai dieci anni, in cui non volevo più entra-re in un cinema perché a Torino una sala aveva pre-so fuoco e per la paura mi ero rifiutato di entrare in

Due sedie e tanto cinemaParlando con chi ha trasformato la passione in lavoro

a cura di Giulia TONINELLI(IIIAs)

una sala cinematografica.Forse ho davvero comin-ciato ad appassionarmi da quando, in terza media, ho iniziato a registrare vi-deocassette, che poi sono diventati dvd e adesso ne ho una collezione di circa 5000.E da qui mi sono inventato questa professione, incer-ta, da libero professionista.Come sceglie i temi da af-frontare nei corsi?Il mio presupposto critico è quello di scegliere film di grandi autori, non di gran-di registi, che quindi lavo-rano sull’aspetto poetico dell’opera e ne inventano o perfezionano uno stile.Mi può anche capitare di fare tagli trasversali di tipo tematico, come quello su Stanley Kubrik di quest’an-no o Tim Burton dell’anno precedente.Pensa che il cinema do-vrebbe essere più impor-tante nell’ambito scola-stico?Assolutamente sì! Anche perché spesso alcuni do-centi usano i film ma con un approccio poco giusti-ficato perché non decodi-ficato. Bisogna sapere che è il regista a descrivere la storia, anche se si tratta di un documento storico in sé, come quando parlo di “Il trionfo della volontà” di Leni Riefenstahl; sì film di propaganda nazista del tempo e quindi interpreta-bile come documento sto-rico, ma creato con l’inten-to di educare al nazismo.

Il tema di questo nume-ro del giornalino è quello dell’“Affettività”, esistono film che non parlano di affetto e amore?Non so se ci siano dei film in cui la dimensione affet-tiva è completamente eli-minata, perché essendo un aspetto fondamentale dell’uomo non è possibile toglierlo completamente.Per cui o lo si tiene come argomento centrale o si elimina del tutto, ma ri-mane comunque presente, come la dimensione della sessualità che non è come la violenza, da cui ci si può allontanare.Che sia il gangster, il pira-ta o il gladiatore il tema di fondo penso che questo argomento resti fonda-mentale.Cinema italiano, meglio ieri od oggi e perché?Ieri! Oggi probabilmente non esiste.C’è stato un periodo in cui abbiamo avuto grandi ta-lenti, nomi come Rossellini, Pasolini, Antonioni, Felli-ni; poi però va anche detto che i talenti crescono se at-torno a loro c’è un terreno produttivo particolarmen-te fertile, cosa che in Ita-lia si è spenta dopo il gran-de periodo Neorealista che abbiamo avuto.Ora la cultura televisiva più volgare, tipica dei Cine-panettoni, ha preso il so-pravvento su quello che un tempo era un grande or-goglio italiano e che non trovo praticamente più in

nessun segno di arte.Non amo particolarmen-te Sorrentino, pur essen-do molto premiato, sem-bra che voglia riprendere lo stile felliniano anni Ses-santa ma con scarsi risul-tati e resta da dire che ieri si poteva andare al cine-ma per il nuovo film di Ser-gio Leone oggi c’è Checco Zalone che sbanca il bot-teghino.”Quali sono i film che, se-condo lei, hanno segna-to il 2013 e segneranno il 2014?Nell’anno appena conclu-so penso che siano stati due: Django Unchained di Quentin Tarantino e Linco-ln di Steven Spielberg. Cito questi per l’impegno poli-tico evidente e la ricostru-zione storica di un’America del passato, passando dal-la difficoltà di concretizza-re le leggi al razzismo del-la seconda metà del 1800, ma in un modo nuovo che va a stravolgere ogni ge-nere.Per quest’anno penso che il nuovo film di Scorsese, The wolf of wall street, sia molto interessante e con il suo tipico genere, quello dell’eroe che si scontra per affermare la sua identità, lavorando molto sul mito del denaro e su una tec-nica cinematografica che rende Leonardo di Caprio il protagonista di un lungo videoclip.Grazie per la piacevole discussione.Grazie a voi di FXP.

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FALCONEXPRESS50aprile 2014 FALCONEXPRESS51

Paolo Sorrentino.Ecco il nome dell’uomo che in

questi giorni sentiamo sul-la bocca di tutti, il grande eroe della settima arte ita-liana, l’enigmatico ideatore di un film che ci ha ripor-tati alle vette del cinema straniero in America.La notte del 2 Marzo 2014 infatti, abbiamo ammira-to Sorrentino salire le sca-le del palco più acclamato del cinema e ritirare la tan-to attesa statuetta dorata vinta grazie al suo ultimo film: “La grande bellezza” .Lì in piedi, dopo 15 anni dal nostro ultimo succes-so, c’è questo simpatico re-gista napoletano che per i grandi successi ringra-zia Fellini, Scorsese, i Tal-king Heads e Maradona, c’è un italiano che parla un inglese impacciato e sorri-de emozionato, c’è la gio-ia dell’Italia intera, c’è il suo film e c’è lo stereotipo dell’italiano. Lì in piedi, dal momento in cui è stato ur-lato il suo nome, c’è il nuo-vo “regista più bravo del no-stro paese”, premiato per il “miglior film del nostro pae-se” interpretato dai “migliori attori del nostro paese”.In poche ore ne arriva la conferma, tutti si congra-tulano, da politici a perso-naggi famosi di ogni ge-

nere; l’Italia, sta ancora dormendo ma appena si alza gioisce per la vittoria: “grande Sorrentino, viva il nostro cinema, siamo degli artisti”.Poi tutto si amplifica, il suo viso è sui giornali, le televi-sioni, i social network, ad-dirittura lo vediamo guida-re una 500 nella pubblicità fiat.Come dicevo, ormai Pao-lo Sorrentino è il regista migliore che l’Italia deve ringraziare. E già, perché le cose funzionano così, avendo vinto un Oscar deve per forza essere bra-vo e il suo film deve esse-re molto bello, quindi va guardato, ammirato, elo-giato.Mediaset trasmette il film in prima tv assoluta due giorni dopo la vittoria e si

riscontrano subito le pri-me prove dell’ipotesi fatta sul “boom Sorrentino”: ol-tre il 36% dello share, qua-si nove milioni di spetta-tori sintonizzati sul nuovo “capolavoro”. Più italiani di quelli che hanno guardato Sanremo, o la Champions League o che guardano ogni giorno il telegiornale erano davanti al televisore ad elogiare “la grande bel-lezza”. Dato bellissimo assi-curano i media, ma perché così tante persone? Perché ora è il fenomeno del momento e nel giugno 2013 quando è uscito nei cinema di tutta Italia è sta-to snobbato, recepito con freddezza, messo da parte?Perché il film più visto del 2013 è “Sole a catinelle” di Checco Zalone e Sorren-tino viene apprezzato da tutti solo ora che ha vinto? La risposta può essere ri-assunta nello scintillio di gloria e splendore che porta con sé quella sta-tuetta poco più alta di 30 cm, dapprima inesisten-te, quando fu snobbato a Cannes ma poi, con il pas-sare dei mesi, sempre più apprezzato e conosciuto per esplodere ora in quel 36 % di share. Esultiamo tutti, certo, ma con moderazione.Si sa da anni che Sorrenti-

la grande contentezzaSorrentino regala un’Oscar a quell’Italia che oggi lo ama ma ieri lo disprezzava

a cura di Giulia TONINELLI (IIIAs)

no ama Fellini, ama i suoi film ed ama ispirarsi a que-sti, e se quest’opera sem-bra strana e innovativa si-gnifica che l’ombra di una vera bellezza è nascosta con attenzione, quella del-la “dolce vita” e in certi trat-ti del film sembra addirit-tura che la desolata vita di Jep Gambar sia il residuo di una vera dolce vita, in una Roma diversa, fatta di rimembranze artistiche e letterarie tra palazzi aper-ti ai pochi e noia mondana dell’italiano medio.Servillo qui si fa cicerone della nostra capitale, ne-gli occhi di un personag-gio quasi surreale che inte-ragisce confusamente con l’Italia grottesca con cui a che fare. Sorrentino vince perché l’America ama Felli-ni in modo sconfinato, for-se di più di quello che l’Ita-lia provava per lui, e ora per proprietà transitiva ama Sorrentino che si im-pegna per imitarne la bel-lezza, non grande come quella del suo maestro purtroppo.Ovviamente Fellini vie-ne ringraziato dal regista vincitore insieme, però, a personaggi strani e qua-si contraddittori: un re del neorealismo posto accan-

to a uno del post moderno, Scorsese, alternati da una rock band, i Talking Heads, e un calciatore, Maradona.Tutti hanno sorriso senten-do quelle parole ma lette in modo più profondo la-sciano presagire quel sen-so di Italia che sembra non bastarci mai, anche quan-do si parla proprio di que-sta: su quattro eroi a cui si ispira, uno solo è italiano, due americani e uno ar-gentino (tra l’altro evasore fiscale in Italia).Noi lo acclamiamo per-ché ha fatto vincere l’Italia dopo 15 anni, lui ci accla-ma perché siamo la sua pa-tria, la sua scenografia, la sua idea di noia di vivere.“La grande bellezza” ci ha dunque donato una gran-de gioia e contentezza, ci ha riportati nel regno del-lo splendore hollywoodia-no, ci ha convinti che ora il miglior regista si chiama Sorrentino e il miglior film lo ha girato lui, insomma ci ha regalato una storia fatta di vuoto e paura a cui ag-grapparci e applaudire non curanti del fatto che il re-gista ha voluto rappresen-tare l’Italia d’oggi nella sua desolazione artistica e so-ciale.Quarant’anni fa con un ci-

nema particolare e com-plicato i grandi registi ci avevano abituato a porta-re a casa una statuetta ben più importante quasi ogni anno e oggi ci emozionia-mo per aver bevuto dopo 15 anni di digiuno.Quindi ripeto: esultiamo, certo, ma non troppo, ri-cordando che due anni fa il film francese The Ar-tist ha vinto cinque oscar di rilevanza ben diversa, tra cui miglior film asso-luto, regia e attore prota-gonista per un film emo-zionante commovente, capolavoro di lenta bellez-za e straordinaria gioco di immagini.Grande bellezza per me è il segreto dei palazzi di Roma che Sorrentino ci mostra, è la desolazione e rovina di un italiano di fronte alla tragedia della nave Concordia, è la bam-bina sul fondo della cripta che urla “non sei nessuno”, scena particolare e inte-ressante pur ricordando molto “Giulietta degli spiri-ti” di Fellini.Grande bellezza è veder-lo su quel palco pur non amandolo, è sapere che 9 milioni di persone non hanno visto un cinepanet-tone quella sera, è essere tornati lì, davanti agli altri.Per il futuro però, non ba-sterà giocare sulla ma-estria di capovolgere la bellezza neorealista, biso-gnerà capovolgere il cine-ma e tornare a conquista-re quel premio, o magari quello più importante, per tornare a sedersi in platea, dove si sedeva Fellini.

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FALCONEXPRESS52aprile 2014 FALCONEXPRESS53

Rush letteralmente si-gnifica “eccitazione”, “corsa”, “trambusto,

rush è l’odore della benzina, la carrozzeria bollente, i mo-tori che ruggiscono, è Niki Lauda sulla Ferrari, la più rossa del mondo, è James Hunt , il ribelle senza paure.Rush non è un film, non può essere qualcosa che Ron Howard ha creato, girato e montato, è una storia che vive di vita propria, è la riva-lità tra due piloti, è un inci-dente che cambiò ogni cosa, Rush è la verità.Questo ha realizzato il Ricky Cunningham di Happy Days, oggi registra premio Oscar, ha preso ciò che nel 1976 ri-empiva i giornali e gli ha re-stituito il colore, trasforman-dolo in un viaggio sotto la pioggia, una gara tragica, un lavoro, una malattia. Howard ha strappato le emozioni che i piloti nascondono gelosa-mente nelle loro monopo-sto e ha mostrato al cinema la miglior Formula 1, la pau-ra, la vittoria. Niki, interpre-tato egregiamente da Daniel Bruhl, cade ma non molla, nel vero senso della parola.Se la domanda dell’intero film è “quanto ci si può spin-gere in là, quanto si può ri-schiare, per tagliare il traguar-do?”, il viso di Lauda né da una risposta piuttosto soddi-sfacente: nel gran premio di Nurburing del 1 Agosto 1976 il metodico ferrarista non vo-

leva correre mentre Hunt, quello che della paura ave-va solo sentito parlare, era pronto a sfidare la pioggia in una giornata troppo perico-losa per salire sulle loro mac-chine mortali.James vinse la sfida, Niki ri-mase intrappolato nell’auto in fiamme per più di un mi-nuto mentre la pioggia bat-teva sulla sua pelle brucia-ta. La storia si può leggere ovunque, su un vecchio gior-nale o sul viso del pilota, sfi-gurato dal fuoco della sua passione, ma Rush non rac-conta solo questo, raccon-ta il trambusto, i pistoni che pompano e le gomme che stridono sull’asfalto.Per due ore non ci sono at-tori, non c’è Daniel Bruhl e non c’è Chris Hemsworth, il belloccio che il grande pub-blico ricorda per “Thor” ma torna in vita il vero James Hunt, con il talento natura-

le, il carattere ribelle, il rom-bo del motore che batte nel cuore.Si torna negli anni 70, gli anni in cui la Formula 1 era per i folli, non c’erano lo sfarzo e le regole di sicurez-za, ma c’era la vera paura di morire e l’adrenalina, i paz-zi che morivano ogni anno, ce l’avevano scritta in faccia, perché i piloti, oggi come ieri, sfidando la morte a 300 km/h trovano la loro norma-lità. Rush esiste ancora oggi, è la corsa di ogni domeni-ca, su piste bollenti che un giorno qualcuno descriverà come storia, la folle storia di altri campioni, per ora Lau-da si può trovare in piedi ad attendere la partenza di un gran premio, osserva, com-menta, parla poco e ascol-ta molto, con un cappello in testa per nascondere il viso scottato e i segni che la sua passione gli ha lasciato ad-dosso.Ecco cos’è questo film, non è una biografia, un documen-tario, un film sportivo, è un omaggio viscerale e sentito alla Formula 1.Uscendo dal cinema ho ascoltato persone parlare di “colpo di fulmine”, “amore”, “emozione pura”; io seduta al buio di quella sala sentivo l’odore della benzina nelle narici, mentre con gli occhi lucidi ascoltavo il rombo di Rush, la corsa più bella del cinema.

rush, in nome della passioneDue piloti, una corsa, un film che ha incantato l’America.

a cura di Giulia TONINELLI (IIIAs)

Ogni film romantico ha a che fare con i limiti che il sogno di

“un lieto fine” comporta, si è partiti dai confini razziali e quelli religiosi, passando per l’omofobia e la cultura radicale senza dimentica-re i problemi famigliari, le stirpi rivali, i chilometri che separano il protagonista e ovviamente le età troppo diverse.Il registra Spike Jonze, pic-colo cinematograficamen-te parlando ma grande nelle idee, ha completato il confine dell’amore trasfor-mando il suo piccolo ca-polavoro in qualcosa che va oltre la solita commedia dolce-amara o il dramma-tico film primaverile strap-palacrime, Her sfiora l’as-

surdo e la pazzia, cresce di intensità ad ogni scena, inquietante quanto com-plesso, semplice nella sua irrealtà non così fantasiosa.In un futuro non troppo lontano Joaquin Phoenix è Theodore, uno scritto-re cinico e asociale, stanco della società in cui vive e depresso dopo la separa-zione con la moglie. La sua vita fatta di silen-zi e libri viene riempita dall’arrivo di Samantha, qualcosa di più intelligen-te e spontaneo della tipica biondina, qualcosa di cui Theodore non può che in-namorarsi.Qui arriva il solito limite, il problema, che per quan-do ci si può impegnare non ha soluzione, infatti la sinuosa voce di Saman-tha, interpretata dalla bel-la Scarlett Johansson, è l’unica cosa che lo scrit-tore conosce e conosce-rà mai di lei, non ha cuo-re o viso o cervello, è una macchina, un avanzato si-stema operativo creato per risolvere ogni problema,

per abbattere i limiti della tecnologia moderna.Strano parlare proprio di li-miti che finiscono e comin-ciano, è questo il soggetto del film, amato dalla cri-tica americana ed elogia-to al festival del cinema di Roma, l’ossessione che la tecnologia moderna gene-ra sulle giovani menti e il bisogno di riempire spazi che le imperfezioni umane non colmano. L’idea ricorda una versio-ne amplificata di “Io e Ca-terina”, un film di Alberto Sordi del 1980, in cui un robot-cameriera perdeva la testa per un affascinante uomo d’affari.Ma Her è l’essenza di una società in cui anche l’amo-re si può sostituire, e a bas-sa voce si parla di Oscar, si mormora il film più intri-gante dell’anno, si elogia-no attori e produttori.A voi l’opinione, come sempre, e se Her ha riem-pito il vostro cuore di una malinconia ansiosa e pre-occupata ringraziate il pic-colo grande Spike Jonze.

ADESSO AL CINEMA: Her, i limiti dell’amore

Una scena tratta dal film del 1980 con Alberto sordi dal titolo Io e Caterina

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FALCONEXPRESS54aprile 2014

Il 25 Gennaio Los An-geles si è popolata dei più influenti ar-

tisti musicali del 2013 in attesa degli ambitissimi Grammy Awards 2014. In questa edizione sono stati protagonisti i Daft Punk: infatti il duetto francese formatosi negli anni ’90 e autore di musi-ca elettronica si è guada-gnato ben quattro premi, tra cui Record e Album of the Year. Tra gli altri vincitori spic-ca la giovanissima dicias-settenne neozelandese Lorde, che ha debuttato nel 2013 e si è aggiudica-ta il premio Song of the Year con il brano “Royals”. Riconfermano il loro suc-cesso anche alcune delle

più celebri rock band di sempre: Paul McCartney si è guadagnato il gram-my Best Rock Song insie-me a Dave Grohl e Kri-st Novoselic (ex membri dei Nirvana) e Pat Sme-ar, attuale componen-te insieme a Grohl dei Foo Fighters; la storica band dei Black Sabbath ha ottenuto il premio Best Metal Performance e il gruppo senza tempo dei Led Zeppelin ha vin-to nella categoria il pre-mio Best Rock Album. Ha primeggiato inoltre in diverse categorie, tra le quali Best New Artist e Best Rap Album, il rap-per Macklemore (prece-dentemente conosciuto come Professor Mackle-

more) che ha trionfato con il brano “Thrift Shop” in collaborazione con Ryan Lewis. E infine il grammy Best Rock Performance è an-dato agli Imagine Dra-gons, nuova band sta-tunitense, per il brano “Radioactive” tratto dall’album “Night Visions”.A differenza dei Gram-my precedenti questi ul-timi sono stati quelli più imprevedibili, special-mente per quanto riguar-da Macklemore in quan-to ha inaspettatamente superato rapper ormai celebri come Eminem o Jay-Z.Ci auguriamo altre sor-prese e nuovi artisti per il prossimo anno.

Grammy Awards 2014Gli esordi dei nuovi giovani artistia cura di Sofia LEONI e Alessia PANTALEO (IIIAs)

Imagine Dragons

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FALCONEXPRESS56aprile 2014 FALCONEXPRESS57

La cosa più dura di tutte è imparare ad es-sere un pozzo di affetto, e non una fonta-na, dimostrare che amiamo, non quando ne abbiamo voglia, ma quando gli altri lo vo-gliono.

Nan Fairbrother

Vero e unico creatore di bene è l’affetto, l’af-fetto naturale che scorre quieto ma inesau-ribile, a portare i freschi ruscelli della vita; mentre la passione o è fiamma che dissecca o è un tormentaccio rovinoso, che assorda, trascina, devasta.

Emilio De Marchi

Gli affetti profondi somigliano alla donne oneste; hanno paura di essere scoperti, e passano nella vita con gli occhi bassi.

Gustave Flaubert

Si vorrebbe poter abbracciare ed accarezza-re gli esseri umani, ma uno ha paura di farlo, perché mordono.

Vladimir Lenin

In amore ci sono cose che costringono ad amare di più, ma portano a voler bene di meno.

Gaio Valerio Catullo

Se ti affezioni ad una pentola, pur sapen-do che è di terracotta, non ti lamentare se si rompe. Nello stesso modo, quando baci tua moglie o tuo figlio, dì sempre a te stesso “sto baciando un mortale”, affinché, se poi muo-iono, tu non abbia a turbarti.

Epitteto

Bene, la gente si affeziona. Una volta che ta-gli il cordone ombelicale, si attacca ad altre cose. Vista, suoni, sesso, soldi, miraggi, ma-dri, omicidio, e mal di testa da sbornia della sera precedente.

Charles Bukowski

L’affetto disapprova, ma non denuncia.Mason Cooley

Quello che conta tra amici non è ciò che si dice, ma quello che non occorre dire.

Albert Camus

Non aver paura di mostrare affetto. Sii caldo e tenero, assennato e affezionato. Gli uomini sono aiutati più dalla simpatia che dal servi-zio. L’amore è più che il denaro, e una parola gentile darà più piacere di un regalo.

John Lubbock

Non parlare di affetto sprecato! Un affetto non fu mai sprecato.

Henry Wadsworth Longfellow

Gli affetti umani sono tanto vari quanto sono diverse nel mondo le forme delle cose.

Ovidio

L’apprezzamento è bene, il complimento è bene, ma l’affetto - quello è l’ultima e la più preziosa ricompensa che ogni uomo pos-sa conquistarsi, sia col carattere che coi ri-sultati.

Mark Twain

Le amicizie vere sono quelle che si fondano sul sentimento; l’amico non giudica, com-prende.

Richard Adams

Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna.

Ugo Foscolo

La carità del povero è di voler bene al ricco.Diane De Beausacq

Se giudichi le persone, non avrai tempo per amarle.

Madre Teresa Di Calcutta

aforismi e dintorniLe citazioni più belle ed eloquenti scelte per voi da FXP

a cura della Redazione

Gli MTV Video Mu-sic Awards, uno degli eventi più si-

gnificativi dello spetta-colo e della musica, sono stati segnati dall’esibizio-ne da molti giudicata vol-gare e di cattivo gusto dell’ex beniamina della Di-sney Miley Cyrus, che si è messa in mostra sul palco con una serie di movenze scandalose e decisamente inadeguate. L’evento, che si è tenuto il 25 Agosto 2013 al Bar-clays Center di Brooklyn, ha premiato alcuni dei più noti artisti musicali, tra cui Justin Timberlake (Mi-glior Video dell’anno e Mi-glior Regia) con l’estratto dell’album The 20/20 Ex-perience Mirrors, la band statunitense 30 Seconds to Mars (nella categoria

Best Rock Video per il vi-deo di Up in the Air uscito a marzo 2013), Macklemo-re e Ryan Lewis (nella cate-goria Best Hip Hop Video per Same Love). Ma la vera protagonista della sera-ta si è dimostrata appunto la giovane cantante ven-tunenne che ha suscita-to parecchie polemiche a causa della sua esibizione con il cantante Robin Thi-cke (autore del tormento-ne estivo Blurred Lines).La cantante si è presen-tata sul palco vestita in modo indecente e inap-propriato, e ha accompa-gnato la sua esibizione con movimenti provocan-ti e con forti allusioni a sfondo sessuale.Il pubblico, tra cui alcu-ne importanti celebri-tà ospiti della serata, si è

mostrato sorpreso e al-quanto imbarazzato da quell’inaspettato risvolto dello show, ma non solo la platea presente al Bar-clays Center ha biasimato la scandalosa esibizione: infatti il pubblico che ha seguito lo spettacolo da casa non ha risparmiato le critiche; e in America lo show è stato censurato e vietato ai minori di quat-tordici anni. Il messaggio che ha mandato questa ragazza, idolo di milioni di giovanissime, è veramen-te diseducativo, special-mente se si pensa che la fascia d’età coinvolta par-te dai 10-12 anni.A questo punto c’è da chiedersi: è veramente necessario avere questi atteggiamenti per far par-lare di sé?

mtv video music awards 2013I vincitori e la svolta della ormai ex Hannah Montana

a cura di Sofia LEONI e Alessia PANTALEO (IIIAs)

Miley Cyrus durante la sua

discussa esibizione

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FALCONEXPRESS58aprile 2014

sudoku e indovina indovinelloPer un momento di svago tra una verifica e un’interrogazione

a cura di Giulia BELLINI e Giuditta LANZI (VAs)

Le soluzioni nel prossimo numero

? ?Se mi ascolti ti senti meglio.Se sei triste, ti faccio male.Non puoi fare a meno di me.Se ti feriscono mi chiudi.Ho una chiave immaginaria.Ho posto per tante persone.Mi apri alle persone che ami.Se mi fermo hai un problema.

Ci sono dieci pesci in un acquario,ne annegano cinque.Quanti ne rimangono?

Qual è la cosa che, chiamandola, svani-sce?

La vedi una volta in un giorno, una volta in una settimana, due volte in un anno, mai in un mese. Cos’è?

Cos’è che ha una coda che diventa sem-pre più corta?

Quale albero puoi tenere nella mano?

È leggero come una piuma ma anche il più forte degli uomini non lo può tratte-nere per più di un minuto o due. Cos’è?

C’è una casa con quattro pareti, tutte rivolte a sud, e un orso gira intorno alla casa. Di che colore è l’orso?

Come finisce questa serie? Gfmamgla-son

Nomina due giorni che cominciano con la lettera “d”, oltre la domenica.

Cos’è che perde la testa la mattina ma la riprende la sera?

Se ce l’ho non lo dico a nessuno. Se lo dico a qualcuno, non ce l’ho più.

Cos’è che gita tutto il mondo ma sta attaccato in un posto solo?

Da giovane sono alta e da vecchia sono bassa. Cosa sono?

È tuo ma lo usano gli altri. Cos’è?

Cos’è che comincia con la “u” e finisce con la “e” e ha più di mille lettere?

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FALCONEXPRESS60aprile 2014

una questione spinoza!Citazioni improbabili dal mondo di Sophia

a cura di Tunazzina ISHRAT e Sharanka CHELVANAYAGAM (VAs)

Tutti i grandi filosofi si caratterizzano per frasi emblematiche o concetti chiave. Giocando su tali caratteristiche Ishrat e Sharanka hanno raccolto le citazioni più improbabili e divertenti.

Provate anche voi a formularne qualcuna e inviatecela: se ci piace la pubblichere-mo. Non è necessario conoscere i filosofi, anche gli scrittori e i letterati possono essere utili e divertenti a tal fine.

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FALCONEXPRESS62aprile 2014 FALCONEXPRESS63

profsinasceprof.Michele ZANONI

Fisica

prof. Ilario BONANDI Scienze Motorie

prof.ssa Elena CAVAZZINISostegno

prof si nascemetti alla prova il tuo spirito d’osservazione

a cura di Cristina AGAZZI (Matematica e Fisica)

Continua la nostra rubrica che ha riscosso tanto succeso tra gli alunni, ha messo in moto la curiosità indagatrice dei lettori e mostrato l’autoironia e la dispo-nibilità al gioco dei nostri prof! Ma vogliamo renderla ancora più difficile e

stimolante per chi ritiene di avere spirito di osservazione e capacità di riconoscere le fisionomie. Così nello scorso numero abbiamo volutamente inserito due foto dello stesso insegnante, per vedere se i lettori più attenti, indagando i tratti somatici con precisione, se ne sarebbero accorti. Chi ci è riuscito? E in questo numero per ampliare ancor più la rosa dei papabili abbiamo pensato bene di mischiare alle foto dei docenti anche quelle di qualche carissimo ATA: a voi trovarne l’identità! Buon divertimento e alla prossima sfida!

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Le soluzioni dello scorso numero

prof.ssa Gianna Di Re

Dirigente scolastico

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quanti cuori avrai?L’oroscopo per il 2014 in modo rapido e intuitivo

a cura di Elisa MILANI e Noemi VOLPI (VAs)

Anno nuovo, vita nuova?!?Se vi siete chiesti o vi state ancora chiedendo come sarà il vostro 2014, dovete assolutamente leggere il nostro Oroscopo!!

Questa tabella riassume l’andamento del nuovo anno in poche e sem-plici figure…

3 simboli significa ACCETTABILE (es. ) 4 simboli significa MOLTO POSITIVO (es. ) 5 simboli significa ECCELLENTE (es. )

Ora non vi resta che scoprire cosa vi aspetta!!!!!

Iman ZAIKOUR (IVCri)

Parwinder KAUR (ex studentessa)

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effusioni

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Direttore responsabileStefania DIVERTITO

VicedirettoreFabrizio COPERTINO

Direttrici editorialiVera GERVASIOAlice GHIROLDIFederica SCAGLIONIGiulia TONINELLI

Direttore marketingNicola MORÈ

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RedazioneAgnese BOLZONIFabrizio COPERTINOStefania DIVERTITOVera GERVASIOAlice GHIROLDIAlessandro RONCHETTIFederica SCAGLIONIGiulia TONINELLI

GraficaBenedetta BARBIERIAlessandro CAUZZIFederico CAVALLARIRachele RECH DAL DOSSOHind OUDADESMatteo SOLAZZI

Giulio VALENTILetizia VIOLAAurora ZALTIERINiccolò ZANELLA

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FotografiaFrancesca GRISAFI

FirmeCristina AGAZZIFrancesco ALFIERIEleonora ANGELONIElena APOLLONIOGiulia BELLINIEleonora BELLUZZILaura BELUFFISara BRUNELLOSharanka CHELVANAYAGAMM. Letizia FIAMMENGHIElena GALETTIMireille GALLITunazzina ISHRATParwinder KAURGiuditta LANZISofia LEONIGreta MAESTRIElisabetta MALCISIEmma MAZZEIElisa MILANISara MONIZZAAndrea MUSSINIGianluca NEGRISOLI

Alessia PANTALEOPaola PECORARIAndrea PIAZZAMarianna RODELLAAlessandro RONCHETTIIda SCUDIEROAaron SUSTAStefano SOLAZZIGiulia TONINELLILuca VERONESINoemi VOLPIChiara ZANELLAIman ZAIKOUREleonora ZILIA

Hanno contribuito alla realizzazione e alla pro-mozione di FXPDirigenzaSegreteriaPersonale ATAProvincia di MantovaAssociazione ALBOSCUOLE

StampeArti Grafiche Chiribella SASBozzolo (Mn)

FXP - Falcone expressanno VI - numero 6 - aprile 2014

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Reg. Trib: di Mantova n. 2292/07 del 17/05/2007Dirigente scolastico: Gianna DI RE

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