g2. seconda generazione

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    In questo numero interventi di: Erri De Luca

    G2, seconda generazionePrimo Piano /

    Maurizio Ambrosini

    Elena Besozzi

    Gian Carlo Blangiardo

    Graziella Giovannini

    Antonio Golini

    Milena Santerini

    BIMESTRALE

    DI STUDI

    E DOCUMENTAZIONESUI TEMI

    DELLIMMIGRAZIONEFrancoAngeli

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    BIMESTRALEDI STUDIE DOCUMENTAZIONESUI TEMIDELLIMMIGRAZIONE

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    2 2011 gennaio- febbra io

    libertciviliRivista bimestrale del dipartimentoper le libert civili e limmigrazionedel ministero dellInterno

    Piazza del Viminale 1- 00184 Romatel. 06 4652 586 9fax 06 465497 [email protected]@[email protected]

    Comitato scientifico

    PresidenteEnzo CheliVice presidenteemerito della Corte costituzionale

    ComponentiVincenzo CesareoProfessore ordinario della facoltdi Scienze politiche - Universitcattolica del Sacro Cuore - Milano

    Mario Giro

    Responsabile per le relazioniinternazionaliComunit di SantEgidio

    Antonio GoliniProfessore ordinario di Demografia- facolt di Scienze statistiche -Universit degli studi di RomaLa Sapienza

    Angelo MalandrinoPrefetto - Autorit responsabiledel Fondo europeoper lintegrazione di cittadinidi Paesi terzi 2007-2013

    Mario MorcelliniPreside della facolt di Scienzedella comunicazione - Universitdegli studi di Roma La Sapienza

    Serenella RavioliResponsabile ufficiodi comunicazione istituzionale

    del ministero dellInternoGiuseppe RomaDirettore generale CENSIS

    Direttore editorialeAngela PriaPrefetto - capo dipartimentoper le Libert civilie lImmigrazione

    Direttore responsabileGiuseppe Sangiorgi

    RedazioneAlessandro Grilli

    Claudia Svampa

    Responsabile organizzativoStefania Nasso

    Progetto graficoStudio Francesca CantarelliMilano

    FotografieCopert ina Alan Maglio |Medhin Paolos;pag.19 Paulo Fligueiros | UN Photo;pag.22 Pier Paolo Cito | Save

    the Children;pag.26 CooperativaPromidea/Fei;pag.39 -51 Comune di Prato/Fei; pag.69 Presidenzadel Consiglio dei Ministri -Dipartimento della Giovent/Fei;pag.72 Kibae Park | UN Photo;pag.78 Francesco La Serpe;pag.104 Tom Craig |Dreamstime.com;pag.108 Evan Schneider | UNPhoto; pag.129 EuropeanUnion 2010;pag.133 Stockphoto | Poco Bw

    CopertinaStudio Francesca Cantarelli

    Autorizzazione Tribunale di Milanon. 579 del 18.12.2009Bimestrale - Poste Italiane SpaSped. in Abb. Post. - D.L.353/2003(conv. in L. 27.02.2004 n.46)art.1, comma 1 DCB Milano

    Copyright 2011by FrancoAngeli s.r.l.

    StampaTipografia Gamma srlVia G.Pastore 9 - Cerbara06012 Citt di Castello (PG)

    Abbonamenti 2011Per conoscere il canonedabbonamento corrente,

    consultare il sitowww.francoangeli.it,cliccando sul bottone Riviste,oppure telefonare allUfficioRiviste (02 2837141) o, ancora,inviare una e-mail([email protected]) indicandochiaramente il nome della rivista.Il pagamento potr essere effettuatotramite assegno bancario,bonifico bancario,versamento su conto correnteo con carta di credito.

    Labbonamento allannatain corso verr attivato non appenagiunta la notifica dellavvenutopagamento del canone.Lopera, comprese tutte le sue parti, tutelata dalla legge sui dirittidautore. Sono vietate e sanzionate(se non espressamente autorizzate)la riproduzione in ogni modoe forma (comprese le fotocopie,la scansione, la memorizzazioneelettronica) e la comunicazione(ivi inclusi a titolo esemplificativoma non esaustivo: la distribuzione,ladattamento, la traduzione

    e la rielaborazione, anche a mezzodi canali digitali interattivie con qualsiasi modalitattualmente nota od in futurosviluppata).Le fotocopie per uso personaledel lettore possono essereeffettuate nei limiti del 15%di ciascun fascicolo dietropagamento alla SIAEdel compenso previsto dallart. 68,commi 4 e 5, della legge22 aprile 1941 n. 633. Le fotocopieeffettuate per finalit di carattere

    professionale, economicoo commerciale o comunqueper uso diverso da quello personale,possono essere effettuatea seguito di specificaautorizzazione rilasciata da AIDRO(www.aidro.orge-mail [email protected]).

    Primo bimestre 2011finito di stampare febbraio 2011

    libertcivili

    In questo numero interventi di: Erri De Luca

    G2, seconda generazionePrimo Piano/

    Maurizio Ambrosini

    Elena Besozzi

    Gian Carlo Blangiardo

    Graziella Giovannini

    Antonio Golini

    Milena Santerini

    BIMESTRALEDI STUDIE DOCUMENTAZIONESUI TEMIDELLIMMIGRAZIONE

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    Indice

    EditorialeDal Mediterraneo un grido di libert

    che chiama in causa lEuropa interadi Angela Pria 5

    LinterventoOltre la tolleranza lo slancio della f raternitIntervista a Erri De Luca 7

    I minori stranieri in Italia: una galassiadifficile da definire e quantificaredi Antonio Golini 11

    Le seconde generazioni

    tra integrazione ed esclusionedi Milena Santerini 20

    Esperienza, eredit, ethos:le parole chiave del percorso dinclusionedi Mariagrazia Santagati 30

    Il diritto allo studio alla prova dellimmigrazionedi Graziella Giovannini 36

    Il successo scolastico dei minori stranieritra prima e seconda generazionedi Elena Besozzi 45

    La scheda/Dalla scuola alluniversit:tutti i numeri sugli studenti stranieri nel nostro Paese 56

    Adolescenti ricongiunti, una questione emergentedi Maurizio Ambrosini 64

    Io parto da solodi Giovanni Giulio Valtolina 72

    I figli di coppie miste,un emblema della mescola geneticadi Guia Gilardoni 86

    Quelle adulte giovani alla ricerca di un equilibriofra responsabilit e bisogni personalidi Gaia Peruzzi 93

    La r-evolutiondei gelsominidi Claudia Svampa 99

    EuropaSecondi a nessuno:politiche di integrazione per la generazione duedi Maria Assunta Rosa 110

    LaborFlussi ridotti e pi disoccupazione:cos la crisi morde sugli immigratidi Gian Carlo Blangiardo e Stefania Rimoldi 115

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    Rubriche

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    Indice

    Il Click day, un esempio di efficienzadellamministrazionedi Maria Virginia Rizzo 128

    La ricercaLe tante facce diverse dellimmigrazionenel XVI Rapporto Ismudi Giuseppe Sangiorgi 131

    Minimum mediaLe opinioni pubbliche di Europa e Nord Americasul tema immigrazionedi Alessandro Grilli 137

    InsiemeFigli di immigrati, cittadini come gli altridi Mohamed A.Tailmoun 143

    Una lezione sul futuro 149

    Documen

    tazione

    eSta

    tistiche

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    Editoriale

    entre mi accingo a scrivere su questa rivistail mio primo editoriale, il ministero dellInterno si trovaancora una volta impegnato in prima linea a gestire

    una nuova emergenza umanitaria sul f ronte dellimmigrazione.

    Dopo lAlbania, il Kosovo e gli sbarchi del 2008, ora la Tunisia,e con essa lintero Maghreb, a premere sulle coste italiane,attraverso migliaia di persone in fuga da una difficile condizionedi vita.Questi ultimi sbarchi sono la conseguenza, c om noto,del preoccupante stato dinstabilit politica in cui, attualmente,

    versano i Paesi dellAfrica del Nord e lEgitto, che insieme alla Libiacostituiscono il confine mediterraneo di quel grande continente.

    Al di l delle specifiche cause che hanno portato le masse a occuparele principali piazze del Cairo, di Algeri o di Tunisi, credo si possasostenere che quelle manifestazioni siano la testimonianzanon gi solo di una nuova coscienza civile di quei popoli,che chiedono pi democrazia e pi libert, ma altres di uno statodi malessere che coinvolge tutto il continente africano,con i suoi enormi squilibri economico-sociali, dovuti a unaberrantedistribuzione della ricchezza, e con i paradossi degli hotel di lussocircondati da condizioni di estrema miseria e sofferenza.

    E allora i migranti che in questo momento affollano Lampedusae le strutture ricettive del Sud Italia ci dicono che la questionenon pu essere circoscritta ai rapporti tra la Tunisia e lItalia,dovendosi invece ragionare nei pi ampi termini di un interocontinente, quello africano, che guarda allEuropa come terradi redenzione e riscatto.Una questione meridionale in grande stile, quella africana,che se non affrontata con incisive politiche di sostegno economico

    da parte dellUnione Europea, assieme a tutta la comunitinternazionale, rischia di esplodere in non gestibili dinamichemigratorie.

    M

    Dal Mediterraneo un grido

    di libert che chiamain causa lEuropa interadi Angela Pria

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    Editoriale

    Dal Mediterraneo un grido di libert che chiama in causa lEuropa intera

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    LEuropa ha tutti gli strumenti per intervenire con efficacia.Possiede le risorse finanziarie ed elevate conoscenze scientifiche,ma sopratutto una cultura che, nel corso dei secoli, stata affinataallinsegna della tolleranza. Il Mediterraneo da questo punto

    di vista ha giocato un ruolo essenziale. Solcato nei millenni da gentidiverse, le sue acque sono state il luogo dove le grandi religionimonoteiste si sono incontrate e luomo ha imparatoa non sentirsi solo.

    Ed nel nome di questo sentimento comunitario che lEuropadeve sostenere lItalia nello sforzo di far s che lemigrazione sia

    per le persone che vivono in Africa una scelta e non una necessit;che il grido di democrazia e libert che riecheggia

    dallaltra sponda del Mediterraneo si tramuti per quelle terrein migliori condizioni di vita e pi elevati livelli di benessere.

    Infine, richiamo brevemente lattenzione sul tema dellaccoglienzae dellintegrazione di coloro che fuggono non tanto e non solodalla povert, ma piuttosto dalle guerre e dalle persecuzioni. Su questo

    versante, il dipartimento per le Libert civili e lImmigrazionedel ministero dellInterno ha saputo maturare una profondaesperienza e la capacit di dialogo con tutti i soggetti coinvolti:organizzazioni internazionali, enti locali e associazioni. Questacapacit al dialogo una ricchezza che va conservata e,

    se possibile, accresciuta.Con queste riflessioni saluto i lettori della rivista e ringrazioil prefetto Mario Morcone che, quale mio predecessore alla guidadel dipartimento per le Libert civili e lImmigrazione,ha voluto questo pregevolissimo prodotto editoriale, che si avvaledella collaborazione di illustri esponenti della societ civile,

    delle istituzioni e del mondo accademico.

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    Linterv

    entoOltre la tolleranza

    lo slancio della fraternit

    Intervista di Giuseppe Sangiorgi

    Oggi il nostro continente dice lo scrittoreErri De Luca sillude di respingere,di contenere le maree umane che comunquearrivano e trasformano la vita. Nemmeno

    la pena di morte sarebbe un deterrente

    Gli intellettuali hanno il ruolo di coscienza critica di unasociet. Le loro opinioni possono risultare scomode, possonoessere contro, ma guai a non ascoltarle, a non riflettere su quelloche le voci fuori dal coro hanno da dirci.

    Il tema dellimmigrazione di per s controverso per laquantit di aspetti che ha e di problemi che comporta. Eppure,oltre la quotidianit di questi problemi bisogna cercare dicogliere il senso di fondo di un fenomeno che evoca non solointeressi economici, conflitti sociali, doverosi richiami alla legalite alla sicurezza, ma anche qualcosa di pi ampio: qualcosa cheha a che fare con la nostra dignit di esseri umani e con i valoriintorno ai quali si organizza una societ civile.

    Erri De Luca uno scrittore che unisce letteratura e vita,autenticit e senso poetico, cultura e popolarit. A lui abbiamo

    rivolto queste domande.

    Nella introduzione al Libro di Rutlei usa unespressione,la mescola genetica, per indicare il compiersi e il fondersidei diversi destini umani nei cammini della storia. Poco oltreparla degli emigranti della necessit: anche il Messia lo stato, cos Matteo ce lo presenta nelle prime pagine del suovangelo. Il dibattito di oggi sulle migrazioni quasi semprelegato a polemiche, a paure, a una dura realt di contingenze,di contrasti e spesso di sfruttamento. Come recuperare una

    sua diversa verit per una diversa consapevolezza in primoluogo morale e culturale di questo problema?

    Il Nuovo testamento si apre con le generazioni maschili che

    Comerealizzareuna diversa

    consapevolezzamoralee culturalesui temi dellemigrazioni?Partiamodal NuovoTestamento

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    ricco e col pi forte di turno. Noi italianidel 1900 siamo stati i pi numerosi

    viaggiatori del secolo uno delle grandimigrazioni. Quelli venuti dopo, semplice-mente rinnegano lap-partenenza alla famigliada cui provengono. Larinnegano in nome delportafoglio sazio.

    Celebriamo i 150 annidi unit dItalia? S,unit fatta a spese e

    senza i trenta milionidi nostri emigrati del1900. Non mi aspettodalle celebrazioni nean-che una parola sui nostri

    espulsi dalla miseria.

    I migranti servono come braccia dilavoro, spesso per non si consideraci che legato alla loro dignit di esseriumani. C da parte di molti di noi unasorta di duplicit di atteggiamento traaccettazione ed esclusione, realt dellecose e percezione, vantaggi economiciche si ricevono e prezzi sociali dapagare, difesa delle identit nazionalie apertura allaltro. Come cercare unpunto di equilibrio tra queste posizionicos contraddittorie?

    Lequilibrio sempre una condizioneprovvisoria. Successivi aggiustamentiavvengono per attrito e poi con il lubrifi-cante del vantaggio. La tolleranza insufficiente. indispensabile lo slanciodella fraternit per opporsi allodio,allavversione, sentimenti sui quali speculala destra e si fa condizionare la sinistra.La prima inutile legge contro gli immigrati,prima della Bossi-Fini, porta le firme Turco

    (Livia) e Napolitano (Giorgio).

    Secondo un recente sondaggio

    Linterv

    ento

    Intervista a Erri De Luca

    da Abramo a Ges passano per Davide:questo , per ebrei e cristiani, lalbero

    genealogico del Messia. In questo elencoci sono cinque nomi di donna e bentre di queste non sonomadri ebree. Una Cananea, una diGerico e una di Moab:la genealogia del Messia meticcia, questo scritto a pagina unodel Nuovo testamento.

    La pi preziosa discen-denza mista, respingeda s la purezza disangue, il pedigree.La pagina due gi fadel neonato un latitante, uno che devefuggire insieme ai suoi dal suo posto.Allora cera un Egitto che accoglieva iprofughi, oggi no.

    Oggi il nostro continente sillude direspingere, di contenere le maree umaneche comunque arrivano e trasformanola vita. Lostilit, lavversione, i campi diconcentramento e i respingimenti inmare sono inefficienti, perci stupidi.Nemmeno la pena di morte sarebbe undeterrente. Il neonato Ges fugge daquella.

    LItalia un Paese giovane cometerra dimmigrazione, ma antico cometerra demigrazione: la nostra di oggi dunque una storia che abbiamo givissuto a parti rovesciate. Che cosadovrebbe insegnare questa circostanza?Come dovrebbe far parte del dibattitosulla identit nazionale mentre cele-briamo i 150 anni dellunit dItalia?

    La storia non insegna niente, solo

    una vasta materia narrativa. La storianon magistra vitae, maestra di vita,ma una di facili costumi che va col pi

    Noi italiani del 1900 siamostati i pi numerosiviaggiatori del secolo unodelle grandi migrazioni.Quelli venuti dopo,

    semplicemente rinneganolappartenenza alla famigliada cui provengono

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    Intervista a Erri De Luca

    dopinione (Transatlantic trends immi-gration 2010), la maggioranza degli

    italiani ritiene che gli immigrati illegalisiano pi di quelli legali; ritiene inoltreche il loro numero complessivo sia trevolte superiore rispetto a quello effettivo.Che ruolo gioca la comunicazione inquesto distacco cos profondo trarealt e percezione del fenomeno?

    La comunicazione al servizio delladiceria, le libere inchieste si sono diradatee sono scomparse dai

    mezzi di comunicazione.La stampa oggi conlarga uniformitembed-ded, al seguito delletruppe che orientanolinformazione in basea criteri di sudditanza.Chi vuole sapere hainternet. Oggi nessunopu accampare la scusadella disinformazione.

    In poco pi di ventanni, da alcunecentinaia di migliaia gli immigratisono diventati in Italia oltre cinquemilioni e costituiscono ormai un datostrutturale della nostra convivenza.Secondo le indagini statistiche realizzanoun decimo del prodotto interno lordo,

    generano un gettito contributivo dimiliardi di euro lanno. Ma i servizi inloro favore a iniziare da quello piemblematico di tutti, la casa, lascianoa desiderare. Come va ripensata allaluce di questa nuova presenza lagerarchia delle priorit sociali delPaese?

    Approfittiamo del lavoro delle classisubalterne, emigrate o no. La divisione

    tra italiano e straniero rispetto allaccessoai servizi base falsa. Oggi la differenzapassa tra chi si pu permettere, pagando,

    una scuola decente, una sanit veloce,una giustizia attenta, e chi, straniero e

    italiano, sta fermo in corsia demergenza.

    Come il dialogo interculturale einterreligioso pu aiutare a sostenerei processi di integrazione necessarinelle societ aperte dei nostri giorni?Un comune denominatore di valoricostituzionali pu essere la base di unaccettabile livello di convivenza civile

    e di una possibile

    prospettiva condivisa?Le persone di buona

    volont fanno del benea se stesse e al postoche abitano, ma nonmi aspetto altro cheun po di buona edu-cazione dal dialogointerreligioso. Solo unpo di forzato rispettoreciproco.

    La divisione tra italianoe straniero nellaccessoai servizi base falsa.La differenza passa tra chipu permettersi, pagando,servizi migliori e chi,straniero o italiano, sta fermoin corsia demergenza

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    G2, seconda generazione unespressionecomplessa dal punto di vista antropologico,statistico, umano. Sono generalmentefigli di immigrati, ma non immigrati. Nonsono soltanto minori (protagonisti del primonumero di libertcivili), ma giovani che

    arrivano all'universit. Sono anche figlidi coppie miste, un universo nuovo che poneproblemi nuovi, da conoscere e comprendere

    G2, seconda generazione

    P

    rimo

    Piano

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    PrimoPiano

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    I minori stranieri in Italia:

    una galassia difficileda definire e quantificare

    di Antonio GoliniAccademia dei Lincei e Universit di Roma La Sapienza

    Quelli residenti sono un milione, ma il fenomenoha sfaccettature che le statistiche non riesconoa cogliere: il Censimento 2011 loccasione giustaper acquisire nuovi dati, se accompagnato da una

    indagine qualitativa sui loro problemi e aspettative

    Potrebbe sembrare semplice quantificare il numero dei minoristranieri che vivono in Italia, ma non lo per niente, sia per difficoltdi definizione, sia per difficolt statistiche. Certo, se ci si riferiscealla popolazione residente, regolarmente iscritta allanagrafe di un

    comune italiano, si pu arrivare facilmente a un dato chiaramentedefinito e sistematicamente aggiornato, anno dopo anno. Ed quello cui spesso ci si riferisce quando si scrive sui minori stranieri.Per esempio, al 1 gennaio 2010 la situazione risultante dalleanagrafi era quella mostrata nella tabella 1 (non sono ancoradisponibili i dati relativi al 2011): ne risulta, fra laltro, che nel totaledella popolazione iscritta nelle anagrafi italiane la percentualedi stranieri era pari al 7 per cento (1 persona su 14), mentrelanaloga percentuale di stranieri minori era pi elevata e parial 9 per cento, il che vuol dire che era straniero 1 minore su 11.

    E ormai ben 573mila minori stranieri su 933mila sono nati inItalia (lassoluta maggioranza dei quali si pu ritenere chesiano minorenni).

    Per lanagrafegli stranieriminori sono1 su 11, pari

    al 9 per cento.Quelli natiin Italiasono ormaioltre la met

    Tabel la 1. Popolazione i tal iana e straniera residente in I tal ia al 1 gennaio 2010 ( in migl iaia)

    Popolazione Totale di cui italiani di cui stranieri % di stranieri

    Totale 60.340 56.105 4.235 7,0

    di cui minori 10.628 9.295 933 9,1

    di cui nati in Italia 573 % di minori 17,6 16,6 22,0

    Fonte: Istat

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    PrimoPiano

    La galassia dei minori stranieri in Italia

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    Se consideriamo una fonte non ufficiale, ma certamente moltoattenta al fenomeno dellimmigrazione qual il Rapporto

    annuale della Caritas (Immigrazione. Dossier statistico 2010),si pu notare come anche i ricercatori che lo curano si rifaccianoalla popolazione residente, alla quale aggiungono poi unastima della presenza regolare, ma non registrata in anagrafe, di684mila stranieri, per una collettivit che in totale al 1 gennaio2010 assommerebbe a 4 milioni e 919mila stranieri, con unincremento di 590mila rispetto al 1 gennaio 2009. Se si puprendere per buona questa stima e se i minori fossero,ragionevolmente, una proporzione un po pi bassa di quelladella tabella 1, allora si pu stimare che i minori presenti in

    Italia superino un milione di unit, una cifra gi ragguardevole.Nel Rapporto Ismu del 2010 (si veda oltre larticolo pubblicato

    in questo numero nella rubrica La ricerca ndr) sono presi inconsiderazione soltanto i minori regolarmente iscritti allanagrafee alcuni dati sono particolarmente interessanti perch consideranoil loro trend di crescita nelle varie ripartizioni geografiche negli anniche vanno dal 2004 al 2009. I minori stranieri sono aumentati piche proporzionalmente rispetto al totale degli stranieri, in particolarenel Centro-Nord, sia nella componente dei ricongiungimenti

    familiari, sia nella componente di nuove nascite da stranieri, cheentrambe testimoniano di una immigrazione via via pi stabile eradicata. I dati della tabella 2 confermano il costante incrementodel numero dei minori in Italia negli ultimi anni: infatti, per ilricordato effetto combinato delle nascite in Italia da genitoristranieri e dei ricongiungimenti familiari, si passati dai 160milaminorenni stranieri rilevati nel censimento del 2001, ai 412miladel 2004 fino agli 862mila nel 2009: un dato che si pi chequintuplicato ed assai pi rilevante nel Centro-Nord dove lapresenza straniera pi stabile.

    Particolarmente importante la distinzione, che si ritrova in

    Fonte: elaborazione propria su dati XVI Rapporto Ismu sulle migrazioni 2010

    Tabella 2. Popolazione straniera residente in Italia, 1 gennaio 2004 e 2009 (in migliaia)

    Circoscrizione 2004 2009

    Stranieri Minori % minori Stranieri Minori % minori

    Centro-Nord 1.800 373 20,7 3.394 772 22,7

    Mezzogiorno 190 39 20,5 497 90 18,1

    Italia 1.990 412 20,7 3.891 862 22,2

    Il costanteincrementodel numerodei minori dovutoalleffettocombinatodelle nascitein Italiae dei ricon-giungimenti

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    La galassia dei minori stranieri in Italia

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    letteratura, degli stranieri di seconda generazione, cio i bambininati in Italia da genitori stranieri che al 1 gennaio 2010

    assommavano a ben 573mila, da quelli di generazione 1,5, cioi bambini e i ragazzi arrivati in Italia al seguito di uno o di duegenitori o ad essi ricongiuntisi successivamente, in et variabileda 1 a 17 anni, che alla stessa data ammontavano a 360mila(considerando solo gli iscritti allanagrafe). evidente come leproblematiche connesse a questi due gruppi siano del tuttodiverse da ogni punto di vista: giuridico, scolastico, sanitario,delle reti di relazioni amicale, dei rapporti con le altre comunite cos via. Cos come del tutto diverse sono quelle legate alprogetto migratorio dei genitori, perch se vero che normalmente

    quando si portano con s i figli o da essi ci si fa raggiungere ilprogetto quello di insediamento stabile o almeno di lungoperiodo, anche vero che molte circostanze possono cambiarenel corso della permanenza e spingere quindi al ritorno nel Paesedi origine.

    La seconda generazione dellimmigrazione e quella 1,5 rappre-sentano non solo un nodo cruciale dei fenomeni migratori,ma anche una sfida per la coesione sociale e un fattore ditrasformazione delle societ riceventi. I figli di famiglie immigrate,

    infatti, sono la vera cartina di tornasole attraverso cui possibilerilevare e valutare il grado dintegrazione delle popolazionistraniere nel contesto sociale di arrivo, nonch il grado diaccoglienza di queste da parte degli autoctoni. Come bennoto, dal punto di vista giuridico i bambini nati in Italia daentrambi i genitori stranieri sono considerati anchessi tali fino alcompimento della maggiore et, pur essendo italiani de facto, dalmomento che il loro percorso di crescita e di social izzazione, diacquisizione linguistica e di acculturazione avviene entro gli spazieducativi del nostro Paese. Successivamente al compimento

    del 18esimo compleanno possono richiedere la cittadinanza.Con lemergere, quindi, delle seconde generazioni divienerilevante il problema del riconoscimento giuridico-sociale dellaloro presenza, ponendo le basi per la nascita di future minoranzeetniche in senso stretto (Barbagli M., in ministero dellInterno,1 Rapporto sugli immigrati in Italia, dicembre 2007).

    Da qui la necessit o quanto meno la opportunit che si abbiano specie in vista di una riforma della legge sulla cittadinanzadel 1992, che alla luce delle tendenze dei fenomeni migratoriche caratterizzano il nostro Paese appare del tutto anacronistica

    accurate definizioni che riguardano i minori stranieri.

    In verit molto complessa tanto la definizione di minore

    Di particolarerilievo in letteraturala distinzionedegli stranieridi seconda

    generazione,cio natiin Italia,da quelli digenerazione1.5,cio arrivatiin Italiaal seguitodi uno o di duegenitori,in et variabileda 1 a 17 anni

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    La galassia dei minori stranieri in Italia

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    italiano, quanto di quello straniero e quindi delle varie collet-tivit che essi formano e che si possono individuare. Non c

    dubbio infatti che un bambino che sia nato e che viva in Italiada genitori italiani che vivono e risiedono in Italia italiano atutti gli effetti per la cittadinanza, per la lingua parlata e perlo stile di vita e invece un bambino nato negli Usa o inArgentina da genitori che l vivono ma che hanno la cittadinanzaitaliana e sono iscritti allAire (Anagrafe degli italiani residentiallestero) anche italiano per la cittadinanza, ma non dettoche lo sia per la lingua parlata e certo non lo per lo stile divita. E al contrario un bambino che sia nato e che viva in Ital iada genitori stranieri che vivono e risiedono in Italia straniero

    agli effetti della cittadinanza, ma quasi sempre non lo per lalingua parlata, per lo stile di vita e gli amici frequentati; nonsolo, ma questo ragazzo, arrivato a 18 anni di ininterrottapresenza in Italia, pu richiedere la concessione della cittadinanzaitaliana, purch rinunci a quella dei suoi genitori con la qualeperaltro stato costretto a vivere per i primi 18 anni della suavita.

    Un tentativo di definizione e quantificazione delle varie

    collettivit presenti nel Paese stato fatto da singoli studiosiutilizzando i dati del precedente Censimento, quello del 2001,e una classificazione pluridimensionale (tabella 3).

    In base a questa classificazione i minori italiani definiti talisecondo tutte e tre le variabili considerate erano 9,4 milioni suun totale di 9,8 milioni di minori, mentre i minori stranierisecondo tutte e tre le variabili considerate erano 147mila.

    Un secondo tentativo di valutazione multidimensionale dei varicollettivi di stranieri stato fatto dallIstat nel 2009 utilizzandolindagine sulle forze di lavoro, allinterno della quale c un

    modulo specificamente dedicato agli stranieri che consentedi distinguere i migranti (che secondo la definizione comu-nitaria sono rappresentati dagli individui nati allestero), daidiscendenti (che secondo la definizione comunitaria sonorappresentati dagli individui nati in Italia con almeno uno deigenitori nati allestero). Questo ha consentito di tener contodella circostanza che in virt della fortissima emigrazioneitaliana allestero dei decenni passati molte persone concittadinanza italiana sono nate allestero. Secondo questaelaborazione nel 2008 la proporzione dei cittadini italiani nati

    in Italia pari a 55 milioni e 938 mila, cio il 92,3 per centodel totale della popolazione residente; e sempre secondoquesta elaborazione interessante notare (tabella 4) come il

    Il casodei minori,stranieriagli effettidellacittadinanza,ma italianiper lingua

    parlatae stile di vita

    La valutazionemultidimen-sionale

    fatta dallIstatnel 2009utilizzandolindaginesulle forzedi lavoro

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    Tabella 3. Popolazione residente in Italia al Censimento del 21 ottobre 2001 per cittadinanza attuale,

    cittadinanza precedente e Paese di nascita

    Fonte: Bonifazi C., Gallo G., Strozza S., Zindato D., Studi Emigrazione/Migration Studies, XLV, n.171, 2008, p. 530

    Casi Cittadinanza Cittadinanza Paeseal censimento precedente di nascita v.a. % v.a. %

    o alla nascita (in migliaia) (in migliaia)

    a. Straniera Straniera Estero 1.176 2,1 147 1,5

    b. Straniera Italiana Estero

    c. Straniera Straniera Italia 159 0,3 137 1,4

    d. Straniera Italiana Italia

    e. Italiana Straniera Estero 271 0,5 45 0,5

    f. Italiana Straniera Italia 15 0,03 34 0,03

    g. Italiana Italiana Estero 793 1,4 90 0,9

    h. Italiana Italiana Italia 54.582 95,8 9.411 95,7

    Totale popolazione residente in Italia 56.996 100,0 9.833 100,0

    Popolazione straniera (ac+bd) 1.335 2,3 284 2,9

    Popolazione di origine straniera (ac+bd+e+f) 1.621 2,8 333 3,4

    Immigrati (ac+e+g) 2.240 3,9 282 2,9

    Popolazione straniera immigrata (ac) 1.175 2,1 147 1,5

    Popolazione dorigine straniera immigrata (ac+e) 1.447 2,5 192 2,0

    MinoriTotale

    Paese di nascita Cittadinanza Totale

    Straniera Italiana

    Totale popolazione

    Estero 2.906 1.192 4.098Italia 450 54.746 55.196

    Totale 3.356 55.938 59.294

    Stima dei minori di 15 anni

    Estero 248 149 397

    Italia 430 13.157 13.587

    Totale 678 13.306 13.984

    Fonte: elaborazione propria su dati Istat (Lintegrazione nel lavoro degli stranieri edei naturalizzati italiani, Approfondimenti, Lavoro, 14 dicembre 2009, p.12)

    N.B. La stima dei minori di 15 anni stata ottenuta come differenza fra il totaledella popolazione e la popolazione di 15-74 anni che compare nella tabella originariaIstat, nella ipotesi che la popolazione straniera di et superiore ai 75 anni sia dientit del tutto trascurabile.

    Tabella 4. Popolazione residente in Italia nel II trimestre 2008 per cittadinanza

    e Paese di nascita (in migliaia)

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    PrimoPiano numero di cittadini italiani nati allestero (1 milione e 192 mila)

    superi di gran lunga il numero di cittadini stranieri nati in Italia

    (450 mila).Sempre nel lavoro Istat citato nella tabella 4 compare unatipologia delle comunit che risiedono in Italia di et compresafra i 15 e i 74 anni, combinando il Paese di nascita della singolapersona, la cittadinanza posseduta e il Paese di nascita deigenitori. La classificazione d luogo a 17 collettivit di cui nellavoro originario data anche la quantificazione numerica,relativa alle sole persone di et 15-74 anni (e che per tanto quinon si riporta).

    Schema 1. Schema Istat delle 17 possibili tipologie di collettivit, classificando le persone di et15-74 ann i per Paese di nascita, cittadinanza e Paese di nascita dei genitori

    Persone Persone nate in Italia Persone nate allesteroconcittadinanza

    Straniera Entrambi i genitori nati allestero Entrambi i genitori nati allesteroUn genitore nato in Italia e uno Un genit ore na to in Ita lia e uno

    allestero allesteroEntrambi i genitori nati in Italia

    I taliana Entrambi i genitor i nat i all estero Entrambi i geni tor i nati al lesteroper acquisizione Un genitore nato in Italia e uno Un genitore nato in Italia e unoallestero allestero

    Entrambi i genitori na ti in Italia Ent ramb i i gen itor i nat i i n I ta li a

    I taliana Entrambi i genitor i nat i all estero Entrambi i geni tor i nati al lesterodalla nascita Un genitore nato in Italia e uno Un genitore nato in Italia e uno

    allestero allesteroEntrambi i genitori nati in Italia Ent ramb i i geni to ri na ti in Ital ia

    Fonte: rielaborazione dello schema Istat che compare a pag 13 de: Lintegrazione nel lavoro degli stranierie dei naturalizzati i tal iani , Approfondimenti, Lavoro, 14 dicembre 2009

    La questione della cittadinanza dei minori perci, come sidiceva, complessa e pu essere riguardata da diversi punti divista, che moltiplicano straordinariamente i sottoinsiemi rispettoai quali essi possono essere raggruppati. Se per la definizionee la classificazione dei minori stranieri si prendono in esame e sicombinano fra loro due criteri fondamentali, che sono quelli dellacittadinanza posseduta e quello del luogo di nascita, si possonoindividuare almeno 16 tipologie di minori che le statistiche attualinon consentono di identificare e quantificare, ma che potrebbero

    esserlo al momento del prossimo Censimento generale dellapopolazione che si terr nel prossimo autunno, sempre chevengano rilevate la variabili di seguito riportate.

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    Schema 2. Proposta di uno schema delle 16 possibil i t ipologie di minori che nel momento di una

    rilevazione statistica si trovano a vivere in Italia, secondo la cittadinanza posseduta e il luogo di

    nascita

    Per avere una conta esaustiva di tutte le 16 categorie di minori(specie se distinti per ognuno dei Paesi di origine, quando natiallestero) occorrerebbe che di ogni minore si sappia:

    etluogo di nascita (Italia; Paese a, b, , z)cittadinanze possedute (0, 1, 2 o pi)luogo di nascita dei genitoricittadinanza dei genitori (al momento della rilevazione)anni di permanenza in Italia suoi e dei genitori

    Minori Minori nati in Italia Minori nati in un Paese stranierocon (Paese a, b, ..., z)cittadinanza

    A - Italiana A1 - Figli di italiani A3 - Figli di genitore/i italiani(uno o due genitori italiani) che al momento della nascitaA2 - F ig li di st ranier i natural izzati ri siedono temporaneamente(uno o due genitori italiani) allestero (inclusi i figli adottivi)

    A4 - Figli di genitori italianiche al momento della nascita non

    vivono in ItaliaA5 - Figli di stranieri naturalizzatiche al momento della nascitarisiedono in ItaliaA6 - Figli di stranieri naturalizzatiche al momento della nascita nonvivono in Italia

    B - Doppia B1 - Figli di coppia mista B2 - Figli di italiani che al momento(italiana/straniera) (un genitore italiano e uno straniero della nascita si trovavano in Paesi

    per il quale possibile trasmettergli ove vige lo ius solianche la propria nazionalit) B3 - Figli di coppia mista

    (un genitore italiano che pu assicurarela propria nazionalit e uno straniero)

    C - Straniera C1 - Figli di et 0, 1, ,17 anni C3 - Figli di et 0, 1, , 17 annida genitori stranieri regolari da genitori stranieri regolari cheche vivono in Italia da 0, 1, ,17 anni risiedono in Italia da 0, 1, ,17 anniC2 - Figli di et 0, 1, ,17 anni C4 - Figli di et 0, 1, , 17 annida stranieri irregolari che vivono da stranieri irregolari che vivonoin Italia da 0, 1, , 17 anni in Italia da 0, 1, , 17 anni

    C5 - Figli di stranieri che vivonoallestero: minori non accompagnati

    D - Nessuna D1 - Figli di apolidi D2 - Figli di apolidi(apolidi)

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    Tutte queste informazioni si possono avere solo in occasionedi un censimento o di una larga indagine speciale, dal momento

    che impensabile, anzi impossibile, che possano essere annotatenei registri anagrafici; potrebbero, quasi tutte, aversi anche inoccasione dellarrivo in Italia di ogni singolo immigrato, adultoo minore che sia. Il prossimo censimento della popolazioneitaliana programmato per il 25 ottobre di questanno prevede(almeno a giudicare dal questionario usato nellindagine pilota)molte domande di questo tipo, ma non tutte quelle necessariea completare esaustivamente lo schema, che a questo puntopotr esserlo solo con dati provenienti da unindagine speciale.

    Se lo scopo principale dellindagine quello di conoscere ecapire meglio come sono strutturate le comunit dei minoristranieri, allora uno schema come quello illustrato pu tornaremolto utile, specie se associato a unindagine qualitativa cheinvestighi sui problemi, sui sentimenti e sulle aspettative deiminori che vivono nel nostro Paese. Ad esempio unindaginenazionale che, su questi aspetti, potrebbe essere fatta in particolarefra gli alunni stranieri che frequentano le nostre scuole, indagineche si affiancherebbe a quelle gi numerose, ma frammentate,

    compiute in varie parti dItalia. Una indagine che avrebbe il meritodi meglio investigare sul problema della cittadinanza italiana daconcedere subito, come stato pi volte sottolineato anche dachi scrive, ai bambini stranieri che sono nati in Italia e che aspese della collettivit italiana, com giusto che sia, sono assistitie istruiti. Altrimenti si avrebbe lassurdo che il Paese investemoltissimi soldi per assicurare a questi ragazzi, cio alla secondagenerazione, salute e istruzione a oggi sono ormai ben oltre600mila i minori stranieri nati in Ital ia lasciandoli stranieri finoalla maggiore et (e anche oltre, se si sono allontanati dal Paese

    anche per un brevissimo periodo di tempo).Ma anzi c da chiedersi se non si debba fare sul tema della

    cittadinanza unulteriore riflessione: se non si debba, cio,immaginare di concedere a coloro che arrivano in Italia gida bambini o da ragazzi cio alla generazione 1,5 la cittadi-nanza italiana, dopo un breve periodo, diciamo di 3 o 5 anni, dipermanenza da noi e di frequenza della nostra scuola, lasciandoloro anche la cittadinanza del Paese di origine dei genitori che quella che il minore ha tenuto per numerosi anni quelli vissutiprima dellarrivo in Italia e poi per i primi anni di permanenza

    nel Paese e che ha contribuito a definire la sua identit.Anche per tenere conto della loro singolarit che quella dipassare nel giro di pochissimo tempo da figli di emigranti, ma

    Lopportunitdi unindaginenazionalefattaper esempionelle scuolesui problemi,i sentimenti ele aspettativedei minoristranieriche vivononel nostroPaese

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    cittadini del Paese di origine, a figli di immigrati, ma stranierinel Paese di arrivo; e doverli quindi affidare in molti casi a un

    servizio di psicoterapia trans-culturale specifico per i ragazzimigranti (di cui c gi qualche esempio in Italia). E perci perassicurare loro un futuro meno problematico e renderli poicapaci di essere a loro volta genitori consapevoli e coscienti.

    C anzi da valutare se in tali condizioni concedere a tutti iminori immigrati la doppia cittadinanza e ove fosse finalmenteistituita anche quella europea non possa diventare unanormativa comune per tutti i 27 Paesi dellUnione. Il futuro diogni singolo Paese e il futuro dellUnione stessa si basanecessariamente sui ragazzi di oggi e sulla capacit che essi

    avranno di valutare positivamente a un tempo le somiglianzee le differenze, di essere come si diceva buoni genitori ebuoni cittadini e di intendere il mondo non pi stretto in piccoliconfini nazionali, ma in una nuova larga visione che tenga contodei fondamentali mutamenti geopolitici in atto e di quelliprossimi venturi.

    Lipotesidi unanormativaeuropeacomuneper tutti i27 Paesi

    membridellUnionein materiadi cittadinanzadei minori

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    Le seconde generazioni

    tra integrazione ed esclusione

    di Milena SanteriniOrdinario di pedagogia generale - Universit Cattolica di Milano

    I giovani di origine immigrata sono mediatori naticon un forte potenziale per il Paeseche li accoglie, purch non subiscano fenomenidi esclusione e si conceda loro una cittadinanza

    reale, non solo dal punto di vista giuridico

    LItalia, che ha accolto i primi imponenti flussi migratori solodalla fine degli anni 80, e quindi vario tempo dopo gli altri paesidellEuropa occidentale, si trova oggi di fronte alle cosiddetteseconde generazioni. Mentre ci si interroga su questo fenomeno,

    per, ci si accorge che esso indica una realt mutevole che nonpu essere facilmente descritta. Il termine seconde generazioniallude sia ai minori giunti dallestero, in etprescolare, scolare o in adolescenza, sia ainati in Italia. Le dinamiche che interessanoi figli di migranti (Colombo 2010) o i nuoviitaliani (Dalla Zuanna 2009) sono, infatti,diverse a seconda dei casi, del tempo tra-scorso nel Paese, ma soprattutto della qualitdellesperienza di integrazione.

    Molti bambini o ragazzi sono arrivatitramite il ricongiungimento familiare, in base alle norme checonsentono agli stranieri residenti in Italia con permesso disoggiorno di mantenere o riacquistare ununit familiare.Anche se il ricongiungimento un diritto previsto dalla normativaeuropea, le condizioni di accesso sono divenute recentementepi restrittive. Nonostante ci, a seguito dei processi di integrazionedella popolazione immigrata, i ricongiungimenti familiari sonoin aumento.

    Il fenomeno pi significativo, per, quello dei bambini natiin Italia. Il contributo alla natalit delle madri di cittadinanzastraniera si fa sempre pi importante. Sono quasi 100mila ibambini che ogni anno nascono da madre straniera, sopperendo,

    Figli di migranti o nuoviitaliani? La risposta risiedenella qualit dellesperienzadi integrazione compiuta,nel luogo di nascita, nel tipodi ricongiungimento familiare

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    almeno in parte, al progressivo calo demografico (Dati CaritasMigrantes, 2010). In totale, i figli di immigrati minori di 18 anni

    sono circa 900mila (Dalla Zuanna, Farina, Strozza, 2009).Basterebbero questi dati per mostrare come sta cambiando ilvolto dellItalia, progressivamente pi vecchia ma con unapopolazione giovanile sempre pi mista.

    La difficolt di mettere a fuoco il problema non elude quindiil tema pi importante. E cio che il Paese sta attraversandouna trasformazione profonda, in cui hanno largo ruolo proprioquesti nuovi giovani cittadini. Gli stranieri residenti in Italia hanno,infatti, unet media di soli 31,5 anni; una struttura per et, quindi,nettamente pi giovane di quella dei residenti di cittadinanza

    italiana (44,2 anni). Dei circa 4,3 milioni di immigrati residentistimati al 1 gennaio 2010, il 22% ha fino a 17 anni di et. In unasociet sempre pi vecchia, dalla scarsa mobilit, le secondegenerazioni rappresentano un fattore di dinamismo sociale edi opportunit di fronte a cui le categorie finora utilizzateappaiono inadeguate.

    In cerca di cittadinanzaFinora si descritta le seconda generazione dei figli dellim-

    migrazione come cittadini. In realt, a differenza della maggiorparte dei Paesi dimmigrazione, questi ragazzi non acquisisconoautomaticamente la cittadinanza anche quando nascono sul suoloitaliano. Le norme attuali sulla cittadinanza, infatti, secondo ilprincipio dellojus sanguinis(legge 91/1992), si basano sul principiodella discendenza, in base al quale italiano il figlio nato dapadre e/o da madre italiana. Agli stranieri, tuttavia, la cittadinanza

    pu essere concessa in caso di matrimoniocon cittadini italiani o per residenza in Italia.

    Per i minori figli di immigrati nati o cresciuti

    in Italia esiste solo la facolt, compiuta lamaggiore et ed entro un anno da questadata, di chiedere la cittadinanza, a condi-zione che vi abbiano risieduto legalmentesenza interruzione. Seppure la loro storiapersonale e sociale in nulla differisca da

    quella dei coetanei, il desiderio di essere italiani viene contrastatoproprio nellet della crescita e della formazione dei valori e del-limmaginario della persona.

    Per questi minori evidente la divaricazione tra lo status

    giuridico e lidentit personale, costruita nellacquisizione delpatrimonio linguistico e culturale e nei legami sociali: uninteragenerazione cresce e rischia di restare straniera nel Paese

    La macchinosit della praticadi richiesta della cittadinanzaper i nati in Italia crea unadivaricazione tra statusgiuridico e identit personalerispetto ai coetanei italiani

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    che sente come proprio, in cui nata, si formata, e nel qualeintende restare per sempre; ovviamente scoprendosi stranieraanche nei confronti della cultura e spesso della lingua del Paesedi appartenenza. Di pi, lesclusione dalla cittadinanza di giovani

    e adolescenti gi di fatto italiani, rischia di sospingerli versola re-invenzione e la sopravvalutazione di altre appartenenze,seppure in buona parte solo immaginate e perci mitizzate,rischiando di produrre un vissuto squilibrato perch fondatosu un senso didentit non realmente vissuto ed elaborato(Morozzo della Rocca 2008).

    La mancata attribuzione della cittadinanza comporta quindiuna condizione di estraneit e distanza che non corrisponde alvissuto di bambini e giovani abituati a parlare in italiano, mangiaregli stessi cibi e condividere gli stessi gusti e abitudini dei coetanei;

    diventa poi un fattore concreto di marginalit nella vita quotidiana,nelle difficolt burocratiche, nellesercizio dei diritti.

    Nelle attuali proposte di legge di revisione delle norme sulla

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    cittadinanza, presentate e discusse dal 2009 (ad esempio laproposta di legge Granata-Sarubbi), si argomenta che buona

    parte della popolazione straniera tende a scegliere lItalia comePaese di adozione, per cui diventa anacronistico mantenerequeste generazioni in un limbo di passaggio tra una nazionalitdi origine e quella di arrivo. Lo prova il fatto che negli altri Paesieuropei in media viene concessa la cittadinanza a un numeromolto pi alto di immigrati rispetto allItalia.

    Daltronde, i figli dei migranti in I talia subiscono con disagiolattestato di estraneit che viene dato quandoli si considera in ogni caso stranieri. AnnaGranata ha analizzato e commentato il rischio

    di uno statuto di cittadini di serie B mostrandola scoperta della differenza da parte di moltibambini che registrano lestraneit negli occhidegli altri. Molti, infatti, diventano stranieriquando magari in adolescenza prendonocoscienza, attraverso i boundary eventsdi cui

    parla France Winddance Twine, di essere considerati dallesternodiversi (Granata 2011).

    I giovani di origine immigrata possono rappresentare una forte

    potenzialit per il Paese, a patto che non subiscano fenomenidi esclusione e che si operi in direzione di concedere una realecittadinanza, non solo dal punto di vista giuridico. Lidentitdefinita come negativaconsiste, infatti, nellinteriorizzazione diun giudizio dispregiativo da parte della societ di accoglienza.Questa stigmatizzazione pu essere trasferita su altri gruppi oassimilata. In ogni caso, crea un atteggiamento di difesa o diaggressivit che non fa altro che aumentare i rischi di conflittosociale. In questo senso, la concessione della cittadinanza dovrebbeessere un elemento, accanto ad altri, di una complessiva strategia

    di inclusione che non solo disinneschi i rischi di razzismo exenofobia, ma tenda a valorizzare le risorse culturali e socialiofferte dai nuovi italiani.

    Quale integrazioneSi sono moltiplicate, recentemente, le ricerche sullintegrazione

    di adulti e ragazzi immigrati, nellintento di misurare la stabilitdal punto di vista dellalloggio, del lavoro, della scuola, fino a quellaculturale. Infatti, il concetto di integrazione presenta variedimensioni, spesso sovrapponibili, arrivando a comprendere

    significati molto diversi: inserimento, assorbimento, acculturazione,accomodamento, inclusione (Golini 2006).

    difficile, daltronde, supporre che possa esistere una formula

    Il rischio di uno statuto

    di cittadini di serie b,una identit consideratacome negativa ed escludenteda parte della societnella quale vivono

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    unica che permetta di affrontare il problema in situazioni moltoeterogenee. La sfida risiede nellelaborare soluzioni flessibili e

    adatte alle particolari caratteristiche dei vari Paesi, e dellim-migrazione in essa ospitata.Che tipo di domande presentano i figli degli immigrati in Italia?

    Da un lato, la stabilit realizzata dalla permanenza in un Paeseinduce i gruppi pi radicati a porre esigenze di riconoscimentodellidentit culturale e religiosa. Dopo la prima generazione,protesa a cercare soprattutto lavoro e casa, le famiglie che sistabilizzano, pur non rinunciando a vedere come primaria lasoddisfazione dei bisogni sociali ed economici, si orientanoanche a vedere riconosciute esigenze di carattere simbolico

    e religioso. Per i pi giovani, per, la questione pi complessa.In Italia, le seconde generazioni hanno maturato gusti,

    abitudini e aspirazioni molto simili, se non uguali, a quelli dei lorocoetanei (Ambrosini, Molina 2004). In questo senso, tendonoad assimilarsi in modo attivo anzich essere passivamenteassimilati. Tuttavia, impossibile stabilire traiettorie predefinite.Utilizzando il concetto di assimi lazione segmentata propostoda Alejandro Portes e Rubn G. Rumbaut, rielaborato daMaurizio Ambrosini, avremo alcuni fattori centrali nella definizione

    dellintegrazione o meno dei giovani di origine immigrata. Traquesti, assumono importanza la storia della prima generazione,le barriere che questi gruppi possono incontrare nella societe le risorse familiari e comunitarie a cui accedono.

    Il capitale sociale, dunque, influisce in modosignificativo sui loro percorsi di vita. Allo stessotempo, sono evidenti le barriere socio-economiche (ad esempio la generalizzatadisoccupazione giovanile) e quelle culturali(la difficolt ad accettare giovani con carat-

    teristiche somatiche diverse, esemplificatenelle espressioni razziste allo stadio neiconfronti del giocatore Balotelli come non

    esistono neri italiani). Inoltre, lesclusione dei loro genitoridalla partecipazione politica rende pi difficile una compiutaeducazione alla cittadinanza e il relativo apprendistato dei dirittie doveri, per lo meno allinterno della famiglia .

    Sarebbe quindi improprio considerare in modo univoco lerisorse familiari a disposizione dei figli: da un lato, si pu assisterea una trasmissione di valori sociali e morali di tipo tradizionale

    capacit di sacrificio, impegno nello studio, investimento inforti legami familiari, sobriet e pudore che rende alla lungai giovani pi solidi rispetto alla diseducazione di una societ

    Lesclusione dei genitoridalla partecipazione politicarende pi problematicaleducazione alla cittadinanza

    delle seconde generazioni

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    consumista e sguaiata come appare lItalia delle veline. Daltrocanto, esistono anche i casi pi enfatizzati dai mass media in

    cui il modello familiare tradizionale se rigido e chiuso appare in conflitto con la conquistata autonomia delle giovanigenerazioni occidentali.

    La possibilit o meno, per le seconde generazioni, di utilizzarele risorse culturali a disposizione senza subirne un handicap,risiede nella capacit di selezionare gli aspetti utili della culturadi accoglienza e di quella di origine, mettendo in atto una sintesitra continuit e trasformazione (Colombo 2010). Si tratta,insomma, di una generazione-ponte, di giovani mediatori nati,caratterizzati da potenzialit di sensibilit, divergenza e capacit

    di traduzione (Granata 2011). In altre parole, si pu pensareche bambini, adolescenti e giovani figli di migranti possiedanopotenziali competenze interculturali utili proprio per la societglobale in cui viviamo, denotata da complessit e necessit diutilizzare diversi codici di comunicazione e comprensione.

    Dentro la scuola e nella cittI circa 600mila minori stranieri iscritti nelle classi hanno

    cambiato il volto della scuola italiana. Anche per la formazione,

    quindi, si pu parlare di una intercultura di seconda generazione.Dopo una prima fase sperimentale e non di rado basata sullac-centuazione della differenza, si ora di fronte allesigenza diuscire dalla visione emergenziale e dal neo-assimilazionismo.

    La qualit della scuola interculturale nonrisiede in misure speciali o di operazione,ma nel considerare la differenza comenorma(Santerini 2010). Con ci non si deveper evitare di affrontare alcuni fondamentaliproblemi. La qualificazione dellinsegnamento

    dellitaliano L2 a tutti i livelli, e in particolareper i neo-arrivati, si deve accompagnare ainterventi rivolti agli alunni di cittadinanza

    italiana nati o cresciuti qui, il che comporta strategie diverseanche se complementari.

    Dal punto di vista linguistico, bambini e ragazzi di secondagenerazione presentano comportamenti diversi a seconda chesiano nati nel Paese o arrivati tardi. Altri elementi per valutareluso delle lingue dipendono dalla scolarizzazione, dalluso infamiglia di codici dei genitori, dalla presenza di fratelli e cos via.

    In ogni caso, anche per loro valgono le regole della distinzione traun bilinguismo aggiuntivo e uno sottrattivo. Accanto al fonda-mentale compito di trasmettere a tutti i bambini/ragazzi strumenti

    La qualit della scuolainterculturale non risiedein misure specialio di operazione

    ma nel considerarela differenza come norma

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    linguistici di sopravvivenza, cio litaliano-base, il compitofondamentale della scuola sar quello di fornire a tutti (italiani

    e stranieri) l italiano per lo studio, ovvero le competenzeapprofondite che permettono non solo di interagire nel quotidiano,ma anche di comprendere un testo, esprimersi in modo appropriato,scrivere con ricchezza lessicale e di vocabolario.

    Il problema pi grave riguarda il rendimento scolastico deglialunni stranieri, complessivamente pi basso degli italiani, inparticolare nella scuola secondaria di II grado, come attestaanche il maggior numero di interruzioni di frequenza e diripe tenze; tuttavia, significativo notare, in base alle ricerche,un orientamento positivo verso la formazione, unito a una scarsa

    propensione ad abbandonarla per il lavoro; la scuola, infatti,costituisce chiaramente, per i giovani figli dellimmigrazione,un investimento personale e familiare (Besozzi 2009).

    Un altro problema riguarda la distribuzione nelle scuole deibambini e ragazzi di cittadinanza non italiana. La concentrazionein alcune scuole non deriva solo da motivi di carattere territoriale,

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    ma anche dallo slalom delle famiglie italiane che evitano lescuole degli stranieri. Lesempio di altri Paesi mostra che il

    fenomeno destinato a crescere, separando non solo gli italianidagli altri, ma anche le classi sociali tra loro e costituendo,quindi, uno dei maggiori ostacoli alla democratizzazione del-linsegnamento avvenuta nel Dopoguerra. A questo fenomenosi pu rispondere, da un lato, con interventi a breve termine diriorientamento delle scelte delle famiglie e governance delleiscrizioni a livello locale (il tetto imposto dal ministerodellIstruzione, Universit e Ricerca nel 2010) ma questo nonpu bastare se non si opera a tutti i livelli contro la segregazione(Santerini 2008).

    Limportanza vitale dellaspetto legato alla separazione omeno tra gruppi emerge nel quadro di unEuropa dove sono in

    crescita i fenomeni di disagio sociale dellegiovani generazioni, specie di origine straniera,a rischio di precariet e discriminazione sullavoro. La frequentazione di coetanei italiani,infatti, aumenta in percentuale per i ragazzicresciuti in Italia ma anche fortementecorrelata alle classi sociali. Se si confermasse

    la tendenza che vede i servizi sociali e cul-turali pubblici riservati ai ragazzi stranieri,mentre lofferta privata resta appannaggio solo dei giovaniitaliani con maggiori possibilit, ne deriverebbero rischi diframmentazione ed esclusione sociale a danno di tutta lacollettivit (Ambrosini 2004).

    Le reti associative delle seconde generazioni costituisconouna tendenza verso la rappresentanza e il protagonismo sociale,mentre una risposta al negativo fornita dalle bande giovanili,gruppi di classi sociali marginalizzate con lo scopo di fornire

    ai membri unidentit solida, unopportunit di riconoscimento.In esse, sul modello delle city gang, i ragazzi sperimentanoprotagonismo, affermazione di s, bisogno di autonomia, controllodelle situazioni e del territorio. In Italia ne fanno parte non tantogiovani emarginati o particolarmente deprivati, quanto secondegenerazioni, figli di famiglie normali, frequentemente giuntinel nostro Paese a seguito di ricongiungimento con i genitoriarrivati primi, che per hanno di fronte una prospettiva di inte-grazione sottoposta. Le bande offrono loro risorse, protezionee mutuo aiuto, aiutandoli a vincere la paura di un mondo estraneo,

    promettendo una falsa integrazione in cambio di unaffiliazionericca anche di riti e simboli (Queirolo Palmas, 2006). Sarebbequindi fuorviante puntare lattenzione sui fenomeni devianti,

    Da un lato le retiassociative favorisconola rappresentanzae il protagonismo sociale.Di contro, il fenomenodelle bande giovanili

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    evitando di intervenire sul nodo della socializzazione e deltempo libero di tutti i ragazzi, di cittadinanza italiana o meno.

    Culture pluraliLe ricerche e le analisi sul modo in cui gli immigrati o le

    seconde generazioni gestiscono lincontro/scontro identitariomostrano molti limiti. Si presentano, infatti, troppo schematiche,riducendo la cultura a qualcosa di statico e oggettivo, un bagagliospesso ingombrante che si adotterebbe o si abbandonerebbea seconda del contesto di vita e delle tappe esistenziali.Questo tipo di visione di una cultura reificata, completamenteirrealistica, porta non solo ad amplificare gli stereotipi (i

    musulmani, la cultura africana la mentalit asiatica) maanche a enfatizzare il conflitto, culturale e sociale (Santerini 2003).Secondo questo schema, si avrebbe un aut-aut culturale checostringerebbe le seconde generazioni a scegliere una culturatra due oppure a trovarsi in una condizione di disagio. Lestrategie di composizione delle differenze, invece, sono moltovarie e conducono a parlare di appartenenze multiple, sia chesi usi il trattino tra la nazionalit di origine e la parola italiano,sia che si ricorra ad altre modalit di sintesi (Colombo 2010;

    Valtolina, Marazzi 2006). soprattutto in adolescenza che emergono caratteri nuovinella costruzione identitaria. Spesso protesi alla sistemazioneeconomica e lavorativa, privi del sostegno della rete familiareallargata, i genitori si trovano pi fragili e incerti, mentre i lorometodi sono spesso a confronto e a volte in contraddizione con le abitudini della societ circostante. In particolare, gli

    adolescenti vedono spesso acuirsi i conflittigenerazionali a causa della discrepanza trai messaggi trasmessi in casa e quelli di

    l ibert ed emancipazione dell ambientesociale.

    Ladolescente immigrato svolge un continuolavoro di armonizzazione tra i modi dicomprendere e interpretare la realt tipicidel suo Paese di origine con quelli del Paese

    di accoglienza. Questo lavoro di decostruzione/costruzione,adattamento, interpretazione, richiede una continua riduzionedelle divergenze e delle dissonanze incontrate lungo il percorso.Ladolescente quindi impegnato, quanto e pi di un suo

    coetaneo nato nel Paese, in una costruzione di strategieidentitarie che gli permettano di creare unimmagine e rappre-sentazione di s valorizzata dagli altri.

    La complessa e faticosacostruzione di strategieidentitarie che permettanoai giovani stranieri di creareunimmagine di svalorizzata dagli altri

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    La Fondation pour l'innovation politique ha pubblicatorecentemente la ricerca 2011 La jeunesse du monde sulleopinioni verso la globalizzazione dei giovani di 25 Paesi. Dai datiemerge che, mentre il 91% dei giovani cinesi vedono nella globa-lizzazione una chance, solo il 55% dei giovani europei la consideraunopportunit, mentre il resto la sente come una minaccia. Questidati sono interessanti per collocare le seconde generazioni nelquadro di un mondo che cambia. Senza cedere alle retorichemondialistiche, i ragazzi dellimmigrazione sono globali per defini-zione; non guardano ai fenomeni transnazionali come a qualcosadi estraneo, ma come dinamiche che li riguardano direttamente e

    che hanno vissuto, varcando le frontiere, imparando a gestireil pluralismo identitario, muovendosi tra pi lingue e pi culture.In questo senso, si confermano come lavanguardia di un rinnova-mento sempre pi necessario per il nostro Paese.

    Ambrosini N., Molina S., Seconde gene-razioni. Unintroduzione al futuro dellimmi-

    grazione in Italia, Edizioni della fondazioneGiovanni Agnelli, Torino 2004.Ambrosini M., Cominelli C. (a cura di),

    Educare al futuro. Il contributo dei luoghieducativi extrascolastici nel terr i tor iolombardo, Osservatorio regionale per lin-tegrazione e la multi etnicit, fondazioneIsmu, Milano 2004.

    Besozzi E., Colombo M., Santagati M.,Giovani stranieri, nuovi cittadini. Le stra-tegie di una generazione ponte, Franco

    Angeli, Milano 2009.Bosisio R., Colombo E., Leonini L.,Rebughini P., Stranieri & italiani. Una ricercatra gli adolescenti figli di immigrati nellescuole superiori, Donzelli editore, Roma 2005.

    Cesareo V. (a cura di), LAltro. Identit,dialogo e conflitto nella societ plurale,Vita e Pensiero, Milano 2004.

    Colombo E. (a cura di), Figli di migrantiin Italia. Identificazioni, relazioni, pratiche,UTET, Torino 2010.

    Dalla Zuanna G., Farina P., Strozza S.,Nuovi italiani. I giovani immigrati cambierannoil nostro paese?Il Mulino, Bologna 2009.

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    il Mulino, Bologna 2006.Granata A., Sono qui da una vita. Dialogoaperto con le seconde generazioni, Carocci,Roma 2011.

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    Santerini M. (a cura di), La qualit dellascuola interculturale. Nuovi modelli perlintegrazione, Erickson, Trento 2010.

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    FrancoAngeli, Milano 2006.

    Riferimenti bibliografici

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    Esperienza, eredit, ethos:

    le parole chiavedel percorso dinclusione

    di Mariagrazia SantagatiResponsabi le scientif ico del settore Educazione della Fondazione Ismu

    La migrazione dei genitori un fatto centralenei processi dinserimento dei giovani stranierinel nostro Paese. Nelle loro biografie si riflettelimportanza della famiglia come vincolo da cui

    liberarsi o come appartenenza a cui ancorarsi

    I processi di inserimento dei giovani stranieri nel nostroPaese possono essere compresi a partire dai percorsi migratoridelle famiglie. Le traiettorie dei figli, infatti, si inserisconoallinterno dei progetti dei genitori e la migrazione si configura

    come un evento significativo, che ha effetti a lungo terminesullidentit personale, sulle relazioni familiari e sugli scambicon la comunit di accoglienza, un fatto attorno al quale siridefiniscono le scelte e i percorsi degli adolescenti.

    In questa sede si intende sviluppare una riflessione sullacentralit della famiglia nella definizione delle biografie dei figli1,considerando che essa pu essere ritenuta:1. unesperienza relazionale significativa, da cui dipende laqualit di vita sperimentata nel passaggio dal Paese doriginea quello daccoglienza, nonch nella transizione a un nuovo

    sistema scolastico-formativo2. la fonte di molteplici risorse di tipo economico, sociale,culturale, ecc. indispensabili per il buon esito dellinclusioneformativa, sociale e professionale dei figli, ma anche unereditcui ancorarsi rappresentata da una rigida appartenenza etnica3. una chance per il successo del percorso scolastico e delprogetto di vita dei giovani immigrati, fondata su un ethosorientato al sacrificio, al riscatto sociale e allimpegno, vero eproprio supporto motivazionale.

    1 Le riflessioni proposte fanno riferimento a una pi ampia analisi teorica edempirica sviluppata nel volume di Besozzi, Colombo, Santagati (2009).

    La centralitdella famigliacomeesperienza

    relazionale,come fonte dirisorse di tipoeconomico,socialee culturale,e come chanceper il progettodi vitadei giovaniimmigratifondatosul desideriodi riscattodalle condizionidi partenza

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    1. La migrazione della famiglia, in primo luogo, costituisceunesperienza significativa che segna il vissuto quotidiano,

    personale e familiare, dei giovani. Per qualificare lesperienzadelle diverse generazioni migranti si fa riferimento a differentiindicatori e criteri. Molti studiosi delle seconde generazioni, nelcontesto statunitense (Rumbaut, 1994; Portes, Rumbaut, 2001),hanno attribuito grande rilevanza allet di arrivo nel Paesedimmigrazione, distinguendo lesperienza di coloro che sononati nel nuovo contesto nazionale da quella dei bambini arrivatiin et pre-scolare, ma anche dal vissuto della generazione cheha iniziato il processo di scolarizzazione nel Paese dorigine,completandolo allestero e, infine, dal percorso di coloro che sono

    giunti da preadolescenti o adolescenti, con o senza i genitori.Tale approccio, utilizzato anche per spiegare le differenze neipercorsi dei minori stranieri in Italia, presuppone una sorta dicontinuum in cui il processo di inserimento oscilla tra proble-matiche educative meno rilevanti (per coloro che vivono in Italiada molti anni) e situazioni di rischio (per gli immigrati in etadolescenziale), in cui molto dipende dai tempi della migrazionee dalla capacit del soggetto di integrarsi nella societ diaccoglienza. Tuttavia, in tale prospettiva si tiene in scarsa

    considerazione la qualit dellesperienza di vita sperimentatanelle fasi di emigrazione e immigrazione.Senza dubbio, le decisioni e i percorsi intrapresi dai genitori

    migranti condizionano lesperienza dei figli: generalmente, sonogli adulti a partire e arrivare per primi in un nuovo contesto, peraffrontare i disagi, le difficolt e i rischi che la mobilit territoriale

    pu provocare. Nellambito di tale esperienza,si inserisce la nascita di figli, che pu essereprecedente o successiva alla migrazionedegli adulti: nel primo caso i figli, nati nel Paese

    dorigine, sperimentano direttamente lamigrazione, nel secondo nascono nel Paesedi arrivo e conoscono la migrazione in manieramediata dai racconti dei genitori (Ambrosini,Bonizzoni, Caneva, 2010).

    Il primo tipo di percorso implica il ricongiungimento dei figlicon i genitori nel contesto dimmigrazione, processo incorag-giato dalla direttiva del Consiglio dellUnione Europea del 2003sul diritto allunit familiare. Oltre alla disciplina giuridica, tuttavia,vi sono diversi fattori problematici che non dipendono dalla

    volont dei singoli migranti e che, in concreto, si frappongonoal ricongiungimento familiare (ovvero difficolt di ordineburocratico relative allacquisizione dei documenti necessari,

    I figli di migranti chenascono nel Paese darrivoconoscono la migrazionein maniera mediata,attraverso i raccontidei genitori

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    problemi socio-economici, disinformazione, ecc.). A ci siaggiunge il fatto che, nel corso degli ultimi anni, si assistito a

    un alternarsi di estensioni e restrizioni del diritto alla riunionedella propria famiglia per gli immigrati.Il ricongiungimento familiare rappresenta, pertanto, unespe-

    rienza fondamentale nellanalisi dei percorsi migratori di genitorie figli, proprio perch porta a mettere a confronto aspettativee traiettorie di vita delle diverse generazioni e segna un nuovo

    inizio della storia familiare in un contestonazionale differente (Tognetti Bordogna, 2004).Oltre allet di arrivo, quindi, sono molteplicii fattori che possono incidere sulla riuscita

    del percorso dei figli (modalit e tempi delricongiungimento, preparazione, condizionegiuridica di genitori e figli, accompagnamentodurante la prima fase, accoglienza nel Paeseospite).

    La migrazione dei figli, inoltre, si interfaccia direttamentecon la proposta scolastica e formativa del Paese daccoglienza,che comporta, a volte, profondi cambiamenti per tutti i membridella famiglia. Alcuni articoli della Carta dei valori, della cittadinanza

    e dellintegrazione, presentata dal ministero dellInterno nel 2007,in effetti, sottolineano la rilevanza della famiglia nei processieducativi delle nuove generazioni e nel sostegno ai percorsiscolastici dei figli, fondamentali per il godimento di pari opportunite per la partecipazione attiva alla vita pubblica della societ diaccoglienza: LItalia () considera leducazione familiarestrumento necessario per la crescita delle nuove generazioni(articolo 16); I bambini e i ragazzi hanno il diritto e il dovere difrequentare la scuola dellobbligo, per inserirsi a parit di dirittinella societ e divenirne soggetti attivi. dovere di ogni genitore,

    italiano o straniero, sostenere i figli negli studi, in primo luogoiscrivendoli alla scuola dellobbligo, che inizia con la scuolaprimaria fino ai 16 anni (articolo 11).

    2. Se da un lato necessario focalizzare lattenzione sul ricon-giungimento dei figli migranti, dallaltro non si pu trascurare ilfatto che molti minori stranieri sono nati nel nostro Paese. Nelpassato, i processi migratori delle famiglie venivano interpretaticome percorsi orientati verso un progressivo miglioramentodelle condizioni di vita delle nuove generazioni. Dagli anni

    Ottanta, tuttavia, le ricerche empiriche hanno evidenziato chela nascita nella societ di accoglienza non garantisce ai figli lacertezza di un inserimento positivo: al contrario, il percorso si

    Il ricongiungimentofamiliare rappresenta

    unesperienzafondamentale nellanalisidei percorsi migratoridi genitori e figli

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    mostra accidentato e dagli esiti incerti, le differenze nonscompaiono, le condizioni socio-economiche rimangono precarie

    e, in alcuni casi, si va incontro a forme di insuccesso e peggio-ramento (Bosisio et al., 2005). Pertanto, se i primi migranti vivonola migrazione come unesperienza diretta, per i figli questoevento familiare pu essere percepito come uneredit cheviene trasmessa dai genitori ai figli, vincolante e discriminante,da cui liberarsi oppure come una risorsa da valorizzare eunappartenenza a cui ancorarsi.

    Poich le societ contemporanee sono solo parzialmentemeritocratiche e lereditariet continua a giocare un ruoloimportante, le storie di vita dei figli degli immigrati mostrano, di

    fatto, lesistenza di ambivalenze e contraddizioni che continuanoad alimentare un processo di trasmissioneintergenerazionale degli svantaggi sociali: lamobilit socio-professionale ascendente noncostituisce affatto un traguardo scontato per ifigli dellimmigrazione e, di frequente, si assistea un loro imbrigliamento in lavori poco qualifi-cati (Zanfrini, 2006).

    Il fatto stesso che i discendenti degli

    immigrati vengano definiti mediante il concettoequivoco di seconda generazione sembra indicare implicitamenteche la condizione immigrata si eredita, anche se i figli non sonoimmigrati in prima persona: letichetta si riferisce al fatto demo-graficoche gli immigrati fanno figli e al fatto sociologico chequesti condividono con i propri genitori forme di discriminazionesocio-professionale ed etnica e, talvolta, uno status sociale(Moncus Ferr, 2007). Questultimo deriva dalla traiettoriamigratoria dei genitori, dalla condivisione con la propria famigliadi comuni riferimenti culturali e linguistici e delle difficolt di

    adattamento alla nuova societ, da unesperienza biograficadistinta dalle altre persone della propria generazione in relazioneal fatto di essere discendenti di migranti.

    Lidea dellereditariet della condizione immigrata, tra laltro,viene messa in discussione da coloro che sostengono che igiovani stranieri rispetto ai loro genitori costituiscono unagenerazione peculiare, segnata pi dallesperienza migratoriache dalle appartenenze etniche (Giovannini, Queirolo Palmas,2002), o anche una generazione transnazionale, che vive in uncontesto locale attraversato da una dimensione globale, in cui

    aspirazioni, orientamenti e stili di vita rendono pi simili i giovani,pur nella diversit delle appartenenze e delle esperienze(Besozzi, 2009). Tali interpretazioni accentuano i limiti del concetto

    Seconda generazionesembra indicare in modoimplicito che la condizionedi immigrato si ereditaanche se i figli non sonoimmigrati in prima persona

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    di seconda generazione, che rischia di attribuire uneccessivacapacit esplicativa al luogo di nascita dei genitori.

    3. Infine, la migrazione della famiglia, che si traduce in vissuti,esperienze, eredit e risorse a disposizione, assume un ruolocentrale nella costruzione di uno specifico ethos familiare,orientato al sacrificio, al riscatto, alla promozione e allaricerca di migliori opportunit per i figli, a livello economico,formativo, lavorativo.

    La migrazione nella storia delle diverse generazioni assumeil significato di un investimento dei genitori sui figli allinterno diun progetto di miglioramento delle condizioni di vita, di realiz-

    zazione, di mobilit sociale per lintera famiglia. Le aspirazionisono un elemento chiave di spiegazione del percorso dellefamiglie immigrate e dei loro figli (Kao, Tienda, 1998): esse sonoprodotte allinterno della famiglia, in cui il processo educativosi attua a partire da un bilancio delle esperienze passate e

    presenti, individuali e collettive dei suoimembri. I genitori immigrati manifestano, ingenere, aspirazioni elevate e le loro ambi-zioni si traducono nel sostenere e richiedere

    ai figli impegno e perseveranza nella scuola:gli scambi tra generazioni (e la non totalecoincidenza tra aspettative dei genitori,percorsi effettivi e aspirazioni dei figli)testimoniano che, per, la trasmissione non

    avviene in forma lineare e senza intoppi (Brinbaum, 2005). principalmente listruzione a rappresentare linvestimento

    pi rilevante per il giovane e per il suo gruppo familiare, in quantocostituisce una chiave per la mobilit sociale (Santagati, 2010).Tuttavia, limpegno dei genitori nel far acquisire ai figli credenziali

    in grado di renderli autonomi e farli aspirare a un miglioramentosocio-economico rischia di mettere in luce il fallimento dellaprima generazione di migranti e di non trovare una corrispondenzanelle reali opportunit a disposizione dei loro figli: se listruzione effettivamente un fattore importante per spiegare gli esitioccupazionali degli individui, le ricerche sociologiche hannoconfermato che altri fattori, tra cui il genere, la provenienzafamiliare, lorigine nazionale, hanno un peso complessivamentenon inferiore a quello dellistruzione (Colombo, Santagati, 2010).

    In conclusione, se la migrazione familiare pu essere con-

    siderata un elemento di fragilit e un punto di debolezza neipercorsi biografici dei giovani stranieri, che pu limitare oostacolare i loro percorsi in Italia, essa pu essere vista nello

    La migrazione significaanche un investimentodei genitori sui figli

    allinterno di un progettodi miglioramentodelle condizioni di vita

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    stesso tempo come un punto di forza e un supporto nellelabora-zione di motivazioni e aspettative che conducono a una realizzazione

    positiva dei propri progetti. In una recente indagine sugli ado-lescenti stranieri svolta nel contesto della regione Lombardia(Besozzi, Colombo, Santagati, 2009), emergono, infatti, conevidenza le potenzialit di un gruppo di studentesse straniere,

    in prevalenza liceali, eccellenti nei risultatiscolastici, che esprimono un atteggiamentospiccatamente acquisitivo, guidato da fortimotivazioni, sogni e speranze, oltre che daunetica familiare del dovere e dellimpegno.Queste giovani donne si mostrano capaci di

    elaborare progetti di vita dinamici, nonchautonomi, rispetto a condizioni e vincoli postidallappartenenza etnica e familiare: i loro

    percorsi fanno intravedere quanto gli esiti dei percorsi dinclusionedei giovani stranieri siano ancora imprevedibili e restituisconounimmagine inedita e inconsueta delle nuove generazioni delnostro Paese.

    I casi di adolescentistranieri che fannodelle loro difficolt un puntodi forza per eccellere

    a scuola e nellelaborazionedei loro progetti

    Ambrosini M., Bonizzoni P., Caneva E.,Ritrovarsi altrove. Famiglie ricongiunte eadolescenti di origine immigrata, Milano,Orim, fondazione Ismu, 2010.

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    Il diritto allo studio

    alla provadellimmigrazione

    di Graziella GiovanniniSociologa - Universit di Bologna

    Affrontare le sfide imposte dalla presenzadegli studenti stranieri nelle nostre classisignifica anche fare i conti con noi stessie con le trasformazioni della scuola italiana

    Listruzione come diritto sociale opinione largamente condivisa da anni che la questione

    migratoria rappresenti una sfida per la societ italiana (e non solo)nel suo insieme e per la scuola in particolare. Allo stesso modo,

    si riconosce che parlando di bambini, adolescenti, adulti stranieri,parlando delle loro condizioni e delle loro questioni educative,siamo costretti a fare i conti con noi stessi, con la nostra situazionedi italiani. Da molti decenni siamo accompagnati dal pensiero

    di G. Simmel che ci ricorda come la relazionecon chi diverso permetta di capire meglioanche noi stessi. una vecchia storia, se siamocapaci di riconoscerla.

    Se cos , diventa importante riflettere sullecaratteristiche di questa sfida qui e ora,

    tenendo conto sia delle trasformazioni inatto nella scuola italiana nel suo complesso,sia mettendo a fuoco alcune specificit

    della presenza nelle istituzioni formative di persone di origineimmigrata, in una fase che non pi quella delle emergenzeiniziali, ma che deve comunque fare i conti con una generalizzatacrisi socioeconomica.

    In generale, come ben chiaro a tutti, qualsiasi sia la prospet-tiva di analisi, nella societ contemporanea la scuola rappresentaun contesto comune di apprendimento (differenziato per quanto possibile, ma non fino ad arrivare allunicit del percorsoformativo) che ha a che fare con linserimento sociale dellepersone. tramite essenziale per la costruzione del legame

    La scuola rappresentaun contesto comunedi apprendimento e il tramiteper costruire il legame

    tra individuo e societnelle sue diverse dimensioni

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    Giovani stranieri e diritto allo studio

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    tra individuo e societ nelle diverse dimensioni (economica,sociale, culturale, politica) e, in quanto tale, connessa ai

    mutamenti della societ e capace, a sua volta, di generaremutamenti sociali.La scuola in primo luogo una istituzione culturale: il cuore

    della sua mission rappresentato dalla trasmissione dei principi,dei linguaggi, delle conoscenze e delle competenze che reggono

    la societ, non operando in modo semplice-mente riproduttivo e orientato alladattamentodelle persone, ma essendo capace di produrrecultura e di formare persone innovative.

    Nella societ moderna delle nazioni la

    scuola stata, o avrebbe voluto essere, unluogo di produzione della cittadinanza edellappartenenza allorganizzazione politico-amministrativa di uno Stato, da un certo punto

    in poi con riferimento alla democrazia. Cos per lItalia a partiredalla Costituzione del 1948, che introduce il riferimento ancheai grandi diritti umani delle persone. Cos riconfermato nelnuovo insegnamento di Costituzione e cittadinanza da introdurrenelle scuole di ogni ordine e grado sulla base della legge

    169/2008.Infine, la scuola un luogo di produzione/riproduzione sociale,in riferimento specifico alle connessioni con il mondo del lavoroe con la stratificazione sociale. la grande questione dellugua-glianza/disuguaglianza tra le persone nellaccesso e nei percorsidi scolarizzazione, delle pari opportunit e del merito, dellaselezione e della mobilit sociale.

    La scuola viene rappresentata, pur con molti differenti punti divista e differenti prospettive politiche, come contesto di attivazionedei diritti sociali delle persone a partire da quello considerato

    primario e che proprio il diritto allo studio. su questultima caratteristica dellistituzione scolastica

    che concentro la mia attenzione in questa analisi, assumendola prospettiva di tutte le nuove generazioni nel loro complessoe integrando in essa la realt degli immigrati.

    Le trasformazioni della questione delluguaglianza a scuolaIl tema della uguaglianza/disuguaglianza ha rappresentato

    la grande questione scolastica dellItalia in fase di sviluppo nelsecondo Dopoguerra e, in particolare, dellItalia che conobbe la

    scolarizzazione di massa e laccesso allistruzione di studentiprovenienti dalle diverse classi sociali.

    Le interpretazioni e le pratiche, come noto, si differenziano

    La scuola come istituzioneculturale, come luogodi produzione sociale

    della cittadinanzae dellappartenenza allaorganizzazione dello Stato

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    non solo in base agli orientamenti politici, ma anche alle differentiletture dei meccanismi e dei modelli sociali, riconducibili in

    estrema semplificazione a un orientamento funzionalista e auno conflittualista, che in maniera diversa focalizzano lattenzionesulla uguaglianza di accesso, di opportunit, di riuscita, dimobilit.

    negli anni Settanta che in Italia nasce il concetto di dirittoallo studio che tematizza lesigenza di dare a tutti lopportunitnon solo di accedere alla scuola, ma di ricavarne una formazionedi qualit e che promuove unattenzione crescente ai variservizi di welfare che possono supportare la scolarizzazione(mensa, trasporti, tempo pieno scolastico).

    Nelle diverse impostazioni, i disuguali sono definiti a partiredalla gerarchia delle caratteristiche sociali, economiche e discolarizzazione delle famiglie di provenienza.

    Va tuttavia notato che gi negli anni Sessanta e Settanta cattenzione ai differenti percorsi che portano alluguaglian