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IL GIORNALINO DELLE SUPERIORI GENNAIO ANNO 1 N° 3 UNA FARFALLA COLORATA LIBERA MA LONTANA Ogni anno il 27 gennaio la memoria collettiva corre al ricordo della strage più catastrofica della storia, al pensiero di milioni di vite stroncate, al pensiero di una comunità squarciata. La Shoah è una ferita che non si rimarginerà mai nella storia dell’umanità. Allora è nostro dovere ricordare, anche con una breve lettera… 21/01/1946 di Giuseppina Cioffi Caro diario, è passato già un anno, come vola veloce il tempo, corre, scappa, ha paura che qualcuno possa batterlo, ma al tempo non si dice di no. Stesso giorno, stessa ora, 20 gennaio 1945, 21:45; quel fumo che invade l’aria, quel grido gelido impresso nel suolo: stava morendo, mio nonno non c’era più. Se ci penso mi fa tanta rabbia, la sua unica colpa è l’essere ebreo; i pensieri mi uccidono e le lacrime intanto rigano il mio volto. Lo tenevo per mano e cinque secondi dopo non c’era più. Mi aveva promesso che saremmo tornati a casa e invece il suo ultimo sorriso muore in quel campo di concentramento. Lo ricordo ancora, lui, l’uomo più forte che conosca, poi i suoi occhi blu, profondi, umani, la sua mano fredda e docile che mi accarezza il volto e la sua voce, la cosa che più mi manca, il suo modo di dire “Ciao”. Ricordo tutto di quella sera. Eravamo stati portati al campo il 25 dicembre 1944. Quel posto, ricordo, era sempre cupo, gelato dalle lacrime e dalla tristezza, faceva tanta paura eppure all’inizio sembrava solo un gioco: a vincere è sempre il più forte. Dovevi alzarti all’alba, lavorare, lavorare e ancora lavorare. Dovevi soffrire, ma in silenzio: nessuno doveva saperlo. Era sempre la solita vita monotona, scandita dal tempo che sembrava muoversi lento, per farti ancora più male. Ormai, però, io e mio nonno, c’eravamo abituati a tutto: persino alla morte che in quel posto non faceva più paura. Tutto andava quasi bene, fino a quel giorno, quel maledetto giorno… Per la prima volta dopo tanto era spuntato il sole. Debole, stanco, sembrava il grande padrone del campo. Mi ero svegliata per prima, ero entusiasta all’idea di essere ancora lì, ormai ci eravamo dimezzati e continuavo a non capire dove fossero andati gli altri. Mi misi subito a lavorare per bloccare il flusso di pensieri che invadeva la mia anima e la mia mente. Le ore passarono veloci, mangiammo quel che ci serviva per esistere ancora, ritornammo al nostro dovere e, poi, alle 21:30 circa, qualcuno, il tedesco, urlò il numero di mio nonno, ricordo ancora quel codice: 17589. Questa cosa all’inizio non mi preoccupò, forse lo avrebbero portato a casa, lo meritava, erano un paio di giorni che stava tanto male, quasi non riusciva più a camminare. Erano passati ben 15 minuti e non era ancora tornato, poi sentii la sua voce urlare “AIUTO”, qualche secondo dopo tutto odorava di cadavere e il fumo ci sovrastava. Allora capii tutto: il nonno non c’era più. Era diventato quel grigio pallore che mi offuscava la vista, ora vedevo solo lui che in un treno correva via lontano da me. Non sarebbe mai più tornato, la morte è una strada senza ritorno, la crudeltà umana non ha limiti. Mio nonno era diverso, era il mio eroe, mi salvava con un solo sguardo, ora è una piccola farfalla colorata, finalmente libera ma lontana da me… Direzione e redazione: Istituto Omnicomprensivo F. De Sanctis, via Aldo Moro, Cervinara (AV) Direttore: De Lucia Olga, Vicedirettore: Collarile Valentina Pia Caporedattore: Russo Antonio, Vicecaporedattore: Befi Ferdinando Copertina: Collarile Clelia, Grafica: redazione Redattori: Classe 1C Liceo Scientifico, Classe 3 E Liceo Musicale, Capuano Emanuela, Carofano Zaira, Cioffi Giuseppina, De Lucia Olga, Marchese Sara, Montaldo Anna, Oropallo Luca, Pallotta Ercole, Perrotta Nicola, Vaccariello Ilaria

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IL GIORNALINO DELLE SUPERIORI GENNAIO ANNO 1 N° 3

UNA FARFALLA COLORATA LIBERA MA LONTANA

Ogni anno il 27 gennaio la memoria collettiva corre al ricordo della strage più

catastrofica della storia, al pensiero di milioni di vite stroncate, al pensiero di una

comunità squarciata. La Shoah è una ferita che non si rimarginerà mai nella storia

dell’umanità. Allora è nostro dovere ricordare, anche con una breve lettera…

21/01/1946

di Giuseppina Cioffi

Caro diario,

è passato già un anno, come vola veloce il tempo, corre,

scappa, ha paura che qualcuno possa batterlo, ma al

tempo non si dice di no. Stesso giorno, stessa ora, 20

gennaio 1945, 21:45; quel fumo che invade l’aria, quel

grido gelido impresso nel suolo: stava morendo, mio

nonno non c’era più. Se ci penso mi fa tanta rabbia, la

sua unica colpa è l’essere ebreo; i pensieri mi uccidono e

le lacrime intanto rigano il mio volto. Lo tenevo per mano

e cinque secondi dopo non c’era più. Mi aveva promesso

che saremmo tornati a casa e invece il suo ultimo sorriso

muore in quel campo di concentramento. Lo ricordo

ancora, lui, l’uomo più forte che conosca, poi i suoi occhi

blu, profondi, umani, la sua mano fredda e docile che mi

accarezza il volto e la sua voce, la cosa che più mi manca,

il suo modo di dire “Ciao”. Ricordo tutto di quella sera.

Eravamo stati portati al campo il 25 dicembre 1944. Quel

posto, ricordo, era sempre cupo, gelato dalle lacrime e

dalla tristezza, faceva tanta paura eppure all’inizio

sembrava solo un gioco: a vincere è sempre il più forte.

Dovevi alzarti all’alba, lavorare, lavorare e ancora lavorare.

Dovevi soffrire, ma in silenzio: nessuno doveva saperlo. Era

sempre la solita vita monotona, scandita dal tempo che

sembrava muoversi lento, per farti ancora più male. Ormai,

però, io e mio nonno, c’eravamo abituati a tutto: persino alla

morte che in quel posto non faceva più paura. Tutto andava

quasi bene, fino a quel giorno, quel maledetto giorno… Per la

prima volta dopo tanto era spuntato il sole. Debole, stanco,

sembrava il grande padrone del campo. Mi ero svegliata per

prima, ero entusiasta all’idea di essere ancora lì, ormai ci

eravamo dimezzati e continuavo a non capire dove fossero

andati gli altri. Mi misi subito a lavorare per bloccare il flusso

di pensieri che invadeva la mia anima e la mia mente. Le ore

passarono veloci, mangiammo quel che ci serviva per esistere

ancora, ritornammo al nostro dovere e, poi, alle 21:30 circa,

qualcuno, il tedesco, urlò il numero di mio nonno, ricordo

ancora quel codice: 17589. Questa cosa all’inizio non mi

preoccupò, forse lo avrebbero portato a casa, lo meritava,

erano un paio di giorni che stava tanto male, quasi non riusciva

più a camminare. Erano passati ben 15 minuti e non era ancora

tornato, poi sentii la sua voce urlare “AIUTO”, qualche secondo

dopo tutto odorava di cadavere e il fumo ci sovrastava. Allora

capii tutto: il nonno non c’era più. Era diventato quel grigio

pallore che mi offuscava la vista, ora vedevo solo lui che in un

treno correva via lontano da me. Non sarebbe mai più tornato,

la morte è una strada senza ritorno, la crudeltà umana non ha

limiti. Mio nonno era diverso, era il mio eroe, mi salvava con un

solo sguardo, ora è una piccola farfalla colorata, finalmente

libera ma lontana da me…

Direzione e redazione: Istituto Omnicomprensivo F. De Sanctis, via Aldo Moro, Cervinara (AV)

Direttore: De Lucia Olga, Vicedirettore: Collarile Valentina Pia

Caporedattore: Russo Antonio, Vicecaporedattore: Befi Ferdinando

Copertina: Collarile Clelia, Grafica: redazione

Redattori: Classe 1C Liceo Scientifico, Classe 3 E Liceo Musicale, Capuano Emanuela,

Carofano Zaira, Cioffi Giuseppina, De Lucia Olga, Marchese Sara, Montaldo Anna,

Oropallo Luca, Pallotta Ercole, Perrotta Nicola, Vaccariello Ilaria

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IL GIORNALINO DELLE SUPERIORI GENNAIO ANNO 1 N° 3

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UN PO’ DI DIRITTO IN PIU’

A inizio anno le classi del biennio scientifico-classico sono state invitate a

partecipare ai quarantacinque minuti di lezione su Cittadinanza e

Costituzione. Le prime classi svolgono queste lezioni il martedì, mentre, le

seconde classi il mercoledì. Queste lezioni affrontano tematiche attuali e

princìpi fondamentali della vita in società.

di Zaira Carofano e Anna Montaldo

Introdurre l’ora extrascolastica di Diritto è stata

un’iniziativa molto formativa per i liceali del biennio

dell’Istituto Omnicomprensivo F. De Sanctis. La maggior

parte dei ragazzi non ha una buona cognizione delle

nozioni di Diritto, e ha un’idea indistinta del contenuto

della nostra Costituzione. Cittadinanza e Costituzione è

un insegnamento introdotto per affrontare i princìpi

della Costituzione Italiana, i diritti umani, l’educazione

alla legalità, l’educazione stradale, l’educazione

ambientale e il dialogo interculturale. Queste lezioni

non servono solo per comprendere le norme degli

ordinamenti di cui siamo parte, ma anche per

migliorare il nostro senso civico, diventando cittadini

responsabili. Dal primo giorno abbiamo distinto i

concetti di diritto e dovere. Diritto: è ciò che una

persona è autorizzata a richiedere; dovere: è ciò che

una persona è obbligata a compiere. Introducendo

questa differenziazione abbiamo messo a confronto la

diversa società di ieri con quella di oggi, trovando

analogie e differenze con la democrazia ateniese, in

particolare sul sistema politico e la divisione delle classi

sociali. Un altro argomento trattato è stato il contenuto

dell’articolo 3 della Costituzione italiana: il diritto

di uguaglianza e i diritti civili e sociali. Abbiamo parlato

anche dei vari organi che compongono la struttura del

Governo: un organo costituzionale, composto da più

membri con specifiche funzioni, dal Presidente del

Consiglio dei Ministri e i Ministri. Abbiamo parlato

anche dell’esaminazione e della promozione delle leggi,

spiegando la funzione degli organi coinvolti. Abbiamo

partecipato a questo progetto con lo scopo di

apprendere quelli che sono i valori della nostra società,

una Repubblica democratica fondata sul rispetto di

regole, vigenti già all’epoca dei Romani, uno stato

fondato sull’eguaglianza dei cittadini, dove non

esistono il “bianco” e il “nero”, dove non ci sono patrizi

e plebei, chiaro segno che la nostra società va sempre

più evolvendosi verso il rispetto, anche e soprattutto, di

quella che è la dignità umana. E’ proprio questo, infatti,

che i Padri costituenti volevano perseguire: il rispetto

per i sentimenti dell’uomo e l’incolumità pubblica.

Studiare il Diritto ci rende uomini, uomini rispettosi

della nostra specie, uomini liberi di poter esprimere le

proprie idee, di poter professare la propria religione

senza paura di persecuzioni, uomini uguali proprio

come esprime il simbolo della Legalità, ovvero una

bilancia in perfetto equilibrio, perché la legge è uguale

per tutti. Le regole sono fondamentali in una società, in

una famiglia, insomma in ogni dove, perché è solo

grazie al rispetto di normative che la specie si evolve,

che il mondo procede, dove tutto è al suo posto, al

posto giusto, in uno Stato di civiltà, perché è questo che

ci differenzia dal mondo animale: l’avere delle regole,

ma soprattutto saperle rispettare. Lo studio del Diritto

a cui oggi, noi studenti, ci stiamo accostando è

fondamentale per farci diventare in un futuro cittadini

legalizzati, per ridurre i fenomeni di criminalità, per

evitare che possa essere messa in pericolo quella che è

la sicurezza della Repubblica, ma in primis la nostra

sicurezza. Il Diritto, come diceva il grande Cicerone, è

un’arte, “l’arte di ciò che è giusto ed equo”, è in sintesi

l’arte del saper vivere, è l’arte del professare ciò che è

legittimo ed è forse la prima, tra tutte le arti, che

dovremmo imparare e mettere da parte, perché è

l’unica che l’indomani ci renderà uomini liberi e onesti.

ATTIVITA’ DELL’ISTITUTO

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IL GIORNALINO DELLE SUPERIORI GENNAIO ANNO 1 N° 3

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I GIOVANI E IL BULLISMO

La nostra società è sempre più affetta dalla malattia del bullismo e

del cyberbullismo, per questo è importante che le scuole organizzino

degli incontri che possano sensibilizzare i ragazzi su queste

problematiche.

di Ilaria Vaccariello

L’istituto Omnicomprensivo Francesco De Sanctis,

molto sensibile ai problemi riguardanti bullismo e

cyber-bullismo, ha organizzato un incontro per le

classi terze dei licei con l’avvocato penalista,

Raffaele Carfora, dottore in relazioni

internazionali. L’incontro ha avuto una durata di

circa un’ora e mezza, tempo in cui l’avvocato è

riuscito a dare tutte le informazioni inerenti al

tema e le indicazioni per denunciare e difenderci

dal bullismo e dal cyber-bullismo. Molte volte, ci

hanno fatto notare, come da una banalità, che sia

un insulto, una risata, si possa giungere a

situazioni gravi e perfino arrivare al cospetto di un

giudice. Il cyber-bullismo, inoltre, è un fenomeno

che nel mondo digitale di oggi sta diventando

sempre più diffuso e silente. Molti sono stati gli

spunti di riflessione e molto dettagliate sono state

le risposte dell’avvocato ai nostri quesiti. La

relazione del Dott. Carfora ha spaziato

ampiamente, dal ruolo della scuola a quello della

società, fino a toccare la disciplina penale del

fenomeno, regolato dalla legge 71/2017. Per noi

alunni è stata un’occasione molto interessante e

coinvolgente, dato che, purtroppo, la scuola è

troppo spesso teatro di bullismo e di cyber-

bullismo. Pertanto, abbiamo avuto il piacere di

interagire con una persona esperta, energica,

positiva e propositiva che è riuscita a catturare

l’attenzione passo dopo passo e a lasciare nelle

nostre menti “in fieri” una giusta consapevolezza

dei rischi e della responsabilità che tutti, dalla

scuola alla famiglia alla società civile, dovrebbero

conoscere. Perché fenomeni di questa portata

possono essere contenuti solo in un clima di

collaborazione reciproca, che trova, ovviamente, il

suo habitat naturale nella scuola, luogo di

formazione per eccellenza di uomini, donne,

cittadini onesti e dignitosi.

E’ BELLO FARE IMPRESA

La scuola deve insegnare ai giovani il valore delle scelte relative al

proprio futuro, è per questo importante iniziare, già dal primo anno

del triennio, a entrare in contatto con le università del territorio.

di Emanuela Capuano

Martedì 18 Dicembre 2018 si è tenuto presso

l’Università Degli Studi Del Sannio di Benevento un

seminario intitolato “É bello fare impresa”,

presentato dalla professoressa Mirella Migliaccio.

A questo hanno partecipato alcuni alunni delle

classi terze del liceo scientifico dell’Istituto

Omnicomprensivo F. De Sanctis di Cervinara. Si è

parlato dell’importanza delle imprese, che

appunto contribuiscono allo sviluppo del Paese

non solo in campo economico, ma anche in quello

sociale. Infatti rappresentano sia una fonte di

ricchezza sia una moltitudine di posti di lavoro.

Inoltre si è discusso su cosa significhi gestire

un’impresa e come farla funzionare al meglio,

partendo dalle capacità di marketing dei principali

membri che fanno parte di un’azienda:

Proprietario, Imprenditore, Manager. Alla fine del

seminario è stato mostrato il piano di studi per

conseguire una laurea in scienze statistiche e

attuariali e le possibilità lavorative che questo tipo

di laurea offre. Grazie a questa esperienza gli

alunni hanno potuto quindi apprendere le attività

didattiche, i servizi disponibili e gli sbocchi

professionali che questa università propone. E’

stato un vero e proprio orientamento verso le

scelte future.

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IL GIORNALINO DELLE SUPERIORI GENNAIO ANNO 1 N° 3

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UNA SETTIMANA DIVERSA DALLE ALTRE

di Sara Marchese

È stata una settimana veramente

"alternativa" quella precedente alle vacanze

di Natale. Come ogni anno, infatti, prima della

pausa natalizia, si è svolta la settimana di

autogestione.

Ogni giornata è stata caratterizzata da diverse

attività, svolte sotto la supervisione degli

studenti di quarta e di quinta. Prima di tutte,

la giornata ecologica, dedicata alla pulizia di

aule, corridoi e degli ambienti esterni alla

scuola.

Nelle mattinate successive, invece, sono state

svolte attività di tipo diverso: dibattiti su temi

di attualità, quali bullismo e legalità, quiz,

giochi da tavolo e tanto altro. Ultima, prima di

congedarsi per le feste, la giornata

interamente dedicata allo sport, che ha avuto

luogo al Palacaudium; sia i ragazzi che le

ragazze hanno avuto la possibilità di formare

squadre così da partecipare a gare di

pallavolo, basket, calcio, ping pong e ballo.

Dunque, una settimana per schiodarsi un po'

dai libri, capace di creare una bella atmosfera

e un ricordo prezioso per gli anni successivi.

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IL GIORNALINO DELLE SUPERIORI GENNAIO ANNO 1 N° 3

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THE LANGUAGE OF THE FUTURE

English is an international language which is

studied all over the world and is used as a

“lingua franca” in a lot of sectors such as

medicine, economy, politics, trade, science,

research, travel and sports.

Why is English the most popular language

today?

There are two main reasons: the first is

historical and the second is economic and

cultural.

Historically, the countries where today English

is the official language were colonies of the

British Empire: one example is India, where

English isn’t spoken by the population, who

speak different dialects, but is the institutional

language that helps to keep the country

united. The same situation is present in

several African countries.

The second reason for the popularity of

English today is that it’s the language of the

USA, the most important economic power for

a number of reasons, including its army, its

prestigious universities, the technological

innovations and the music and film industries

based in Los Angeles (Hollywood), San

Francisco, Chicago, and New York.

Another cause of the importance of English is

that in all the five continents there is at least

one country where it is spoken as the first

language or the language of the institutions: in

Europe, the UK, Ireland, and Malta; in Africa

Kenya, Nigeria, South Africa; in Asia Hong

Kong and India; in America the USA, Canada,

Jamaica, and other islands in the Caribbean; in

Oceania Australia and New Zealand.

Today to be a polyglot is important, but to

know English is essential because it is and will

be the global language of the future.

If you learn a new language, you will have a

new soul!

Classe 1 C Liceo Scientifico

ARTICOLI IN LINGUA

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IL GIORNALINO DELLE SUPERIORI GENNAIO ANNO 1 N° 3

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A DEADLY CONCERT

di Ercole Pallotta e Nicola Perrotta

In the night of 8th December 2018 a tragedy

occurred at the Lanterna Azzurra club in

Corinaldo, central Italy, where the Italian

trapper Sfera Ebbasta was about to give a

concert. There were about 1000 people in

the club, mostly teenagers, who rushed

towards the three emergency exits

moments before the beginning of the

concert. The actual accident happened

when railings outside one of the exits gave

way: five teens died, as well as a 39-year-

old mother of four who had accompanied

her daughter to the show. The child

survived. Investigators have been seeking

more information about security measures

and ticket sales, as well as about the cause

of the panic. One of the reasons might have

been the use of pepper spray among the

crowd. Some thieves might have used it to

conceal their thefts, as had already

happened at other concerts in Italy before.

A key focus of the investigation may be that

too many tickets had been sold compared

to the actual capacity of the main hall: even

though the hall could only host 400 people,

over 1000 tickets appear to have been

printed. Due to the excessive number of

tickets sold, the club owner and concert

organisers are being prosecuted, because

the club premises did not apparently meet

all the safety standards.

The accident generated great shock in Italy.

Interior minister Matteo Salvini stated that

while pepper spray must remain legal for

people to use for self-defence, anyone

caught abusing it should be arrested,

including teens.

This event also sparked a heated debate on

a music genre and one particular singer,

Sfera Ebbasta, whose songs are accused of

inspiring violence and setting a negative

example for the young generation.

NOTIZIE DALL’ITALIA

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IL GIORNALINO DELLE SUPERIORI GENNAIO ANNO 1 N° 3

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L’ATTIMO FUGGENTE di Luca Oropallo

Ogni mese gli alunni sono invitati alla visione di un

film al Palacaudium. Ogni film è scelto per i messaggi

che può trasmettere: questo mese il film prescelto è

L’Attimo Fuggente.

Uno dei film più amati dagli studenti di tutto il mondo (chi infatti non ha mai sognato di avere un prof così!?!) coincide anche con una delle migliori interpretazioni in assoluto dell’ormai scomparso Robin Williams. La pellicola del 1989, firmata da Peter Weir, è un vero e proprio classico imperdibile di cui è impossibile non conoscere la trama e le frasi più famose. Non solo, questo film sulla scuola è spesso amato dai professori che hanno voglia di spingere i propri ragazzi a riflettere in modo diverso dal solito.

Ecco a voi un piccolo riassunto della trama Ambientato sul finire degli anni ’50 in una prestigiosa

accademia americana, il film dapprima è incentrato

sull’amicizia tra il giovane e timido Todd e il gruppetto di

ragazzi composto da Charlie, Cameron, Neil, Steven,

Gerald e Knox. La scuola ha un metodo di insegnamento

piuttosto rigido, basato sul formalismo e sulla competizione

sfrenata. Grazie agli insegnamenti del professor Keating i

ragazzi coltivano le proprie passioni. Neil viene a scoprire

della Setta dei Poeti Estinti (Dead Poets Society è il titolo

originale del film), un gruppo dedito alla poesia di cui era

stato membro Keating stesso, decidendo di riportarla in vita.

Tra le scene più significative delle sue lezioni c’è l’invito a

salire sui banchi per vedere il mondo da una nuova

prospettiva, nonché il momento in cui strappa le pagine di

un libro che pretendeva di analizzare una poesia come se

fosse una formula chimica.

Non tutti però gradiscono la nuova situazione: il preside

infatti non vuole che i vecchi metodi siano messi in dubbio,

quando Charlie pubblica un duro articolo di denuncia

contro la scuola, gli viene comminata una punizione

durissima, che sconta però con nonchalance.

La situazione crolla quando Neil, consigliato da Keating,

decide di iscriversi a un corso di teatro, nonostante il

parere contrario del padre, che lo vorrebbe studente di

medicina. Durante la serata di debutto dello spettacolo il

padre fa una scenata, annunciandogli di volerlo iscrivere a

una scuola militare, questo causa una crisi di panico che

lo spinge al suicidio.

Il preside non può fare altro che avviare un’indagine

sull’incidente, venendo così a conoscenza di quanto

accaduto tra Keating e i suoi ragazzi. Il professore viene

ritenuto responsabile e licenziato, i membri della Setta dei

Poeti Estinti puniti. Il film si conclude con il saluto

commosso dei ragazzi all’insegnante, che li incoraggia a

non abbandonare i loro sogni.

Commenti personali

L’attimo fuggente è uno dei film più citati quando si parla

di opere ambientate nel mondo della scuola. In

particolar modo è piaciuto alla critica e al pubblico il modo

in cui il film descrive l’eccitazione e l’esaltazione che coglie

uno studente quando viene coinvolto nello studio da un

professore che mostra di essere più interessato alla sua

personalità che alle nozioni da impartirgli.

Gli insegnamenti di Keating infatti sono meno aridi

rispetto a quelli dei libri di poetica che strappa con rabbia,

ma allo stesso tempo sono forse altrettanto ingenui e

irrealistici, come dimostra il suicidio dell’allievo che non

riesce a fare i conti con le pressioni familiari. Gli

avvertimenti del preside allora potrebbero essere visti

sotto una luce differente rispetto all’aperto disprezzo che la

sceneggiatura del film mostra nei confronti del suo

atteggiamento, sicuramente più pragmatico e cinico rispetto

a quello di Keating.

E infine ecco a voi le frasi più celebri del film

• “C’è un tempo per osare e uno per essere cauti, e

l’uomo saggio comprende a quale è chiamato”.

• “O Capitano, mio Capitano!”

• “E ora, miei adorati, imparerete di nuovo a pensare

con la vostra testa. Imparerete ad assaporare parole e linguaggio.

Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il

mondo”.

• “Non leggiamo e scriviamo poesia perché è carina.

Leggiamo e scriviamo poesia perché siamo membri della razza

umana. E la razza umana è piena di passione”.

• “Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso

che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E

il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a

vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere

qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva”.

• “Niente voti oggi, si passeggia. Ecco, così! La poesia

qualcuno ha detto non è certo un gran diletto”.

RECENSIONI

IL FILM DEL MESE

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IL GIORNALINO DELLE SUPERIORI GENNAIO ANNO 1 N° 3

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LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI

di Olga De Lucia

La Solitudine dei numeri primi è il romanzo d’esordio

di Paolo Giordano, edito da Mondadori nel 2008 e

vincitore dei premi Strega e Campiello.

Genere: Romanzo di formazione

Un narratore onnisciente racconta in terza persona le

vicende di diversi personaggi, focalizzandosi sugli attimi

più importanti della vita dei due protagonisti: Alice e

Mattia. La vicenda si svolge tra il 1983 e il 2007, essa ha

inizio dalla presentazione dei due personaggi principali ed

è incentrata, successivamente, su diversi frammenti delle

loro vite fino al momento del loro primo incontro, e

sull’evolversi della loro amicizia.

Nel primo capitolo conosciamo Alice, una ragazza molto

introversa, con problemi di anoressia e di comunicazione

con il padre. Alice odia sciare, eppure è costretta a farlo.

In una mattina di nebbia, esce fuori pista e si rompe una

gamba. Nel secondo capitolo, invece, veniamo in contatto

con Mattia, un ragazzo molto silenzioso e molto studioso;

egli ha una gemella, Michela, diversamente abile. Mattia e

Michela, un giorno, vengono invitati a partecipare a una

festa di compleanno, tuttavia Mattia, vergognandosi della

sorella, decide di lasciarla nel parco vicino casa e

riprenderla al ritorno dalla festa. Tuttavia, nelle ore di

assenza Michela sparisce senza poi fare mai più ritorno.

Questo avvenimento segnerà in maniera profonda la vita

di Mattia, facendolo diventare autolesionista e

allontanandolo sempre più dal mondo reale e dalle persone

che lo circondano. Alice e Mattia si incontrano nei corridoi

del liceo che frequentano. Alice, spinta dalla sua nuova

amica Viola, decide di invitarlo ad una festa con il suo

amico Denis. Dalla sera della festa, dove Alice,

incoraggiata da Viola, si ritrova in disparte con Mattia,

nascerà quella che poi sarà la loro amicizia speciale, il loro

unico punto di incontro con il mondo reale. Difatti Alice

e Mattia vengono definiti primi gemelli, “coppie di numeri

primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra

di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di

toccarsi per davvero”. In certi attimi della loro vita Alice e

Mattia saranno vicinissimi, eppure non riusciranno mai

davvero a toccarsi. Le loro vite inizieranno a scorrere

inesorabili e li allontaneranno nello spazio, Mattia infatti si

trasferirà a Berlino per lavorare come matematico presso

un’università; saranno allontanati anche dalle persone

come Fabio che diventerà il marito di Alice. Sul finire del

racconto si ha quasi l’impressione che tutto possa

concludersi nel migliore dei modi, a partire dalla vecchia

scomparsa di Michela, che Alice crede di aver ritrovato.

Infatti, dopo anni di silenzio, deciderà di scrivere a Mattia,

che euforico si recherà a trovare l’amica. Eppure nel punto

finale, proprio quando sembra che tutti i pezzi stiano

tornando al loro posto, riaffiorerà la solitudine dei numeri

primi. Per cui le vite di Alice e Mattia si separeranno

definitivamente, lasciando appassire quello che poi, in

fondo, era sempre stato amore.

I temi e le problematiche trattate da questo libro sono

molteplici, ognuna sembra identificarsi in uno dei diversi

personaggi. I quali, seppur vivendo nella fantasia

dell’autore e della narrazione, appaiono reali. Sono

persone semplici, che vivono una quotidianità simile a

quella di tutti i lettori, ecco perché tramite essi Paolo

Giordano riesce a far riflettere sulle sfaccettature belle e

brutte della vita. Partendo da Alice ritroviamo il problema

dell’accettazione del proprio corpo, che la porterà a

soffrire di anoressia. Mattia invece ci pone davanti al

problema dell’autolesionismo. Entrambi ci conducono a

conoscere le rispettive famiglie, i rapporti conflittuali tra

genitori e adolescenti, che sembrano ricongiungersi solo in

età avanzata. Viola sottopone Alice ad alcuni atti di

bullismo, come nel momento in cui le impone di mangiare

una caramella sudicia. Michela ci aiuta a riflettere sulla

diversità e sul modo di accoglierla. Denis pone l’accento

sulla tematica dell’omosessualità e quindi nuovamente

sull’accettazione del proprio essere.

La Solitudine dei numeri primi è un frammento di realtà, di

quotidianità racchiuse in parole semplici e chiare: il

linguaggio è infatti di uso colloquiale. Nonostante il finale

possa essere discutibile, perché nega un lieto fine classico,

consente di riflettere sull’amor proprio e sulla capacità di

risollevarsi da soli da tutte le avversità della vita.

La copertina del

libro da cui nel

2010 è stato tratto

l’omonimo film

diretto da Saverio

Costanzo.

RECENSIONI

IL LIBRO DEL MESE

Page 9: GENNAIO / ANNO I N° 3 - istitutocomprensivocervinara.it · Caro diario, è passato già un anno, come vola veloce il tempo, corre, scappa, ha paura che qualcuno possa batterlo, ma

IL GIORNALINO DELLE SUPERIORI GENNAIO ANNO 1 N° 3

9

“INTERVISTA IMPOSSIBILE A DANTE ALIGHIERI”

G: “Signore, mi scusi potrei disturbarla? Sono una studentessa e vorrei chiederle un’intervista per il giornalino della mia scuola.”

D: “Oh, quando si tratta di studenti sono sempre disponibile! Solo qualche minuto però perché mi aspettano gli amici Guido e Lapo per una partitina. Sa com’è, bisogna pur prendersi qualche svago!”

G: “So che ha trascorso molti anni in esilio, lontano dalla sua amatissima Firenze. Se la sente di parlarne?”

D: “Signorina…beh, che dire! Quegli anni me li ricordo molto bene poiché sono stati i più…BELLI, si, BELLI! Cosa potevo desiderare di più? Me ne andavo in giro su e giù per l’Italia, ospitato nelle dimore dei signori più illustri dell’epoca. Mangiavo, bevevo, mi divertivo e tutto… GRATIS! Ah, che bei ricordi…!”

G: “Ma come?! Abbiamo sempre pensato che Lei avesse sofferto parecchio in quel periodo!”

D: ”Menzogne! Ah quei dannati… non le anime dell’Inferno, non si confonda! Dico quei libri bugiardi che mascherano la realtà! Non è affatto vero. Come le ho detto prima, vivevo come in una favola!”

G: “Senta, la sua immagine è tutt’oggi molto popolare, soprattutto quella del suo…NASO! Mi scusi se mi permetto, ma lei avrebbe proprio bisogno di un ritocchino.”

D: “Eh, cara ragazza, sistemare il mio naso è stato sempre il mio sogno anche per fare colpo su Beatrice. Purtroppo, nel XIII secolo trovare un chirurgo estetico era un’impresa ardua come attraversare l’Oceano. Certo, se avessi potuto cambiare aspetto magari Beatrice chissà mi avrebbe dato più retta! Ahimè, tutti sogni infranti!”

G: “Non si dispiaccia, non vorrei rattristarla. Cambiamo argomento! Lei ha scritto molte opere e sicuramente la più letta, ancora oggi, è la Divina Commedia. Però ha costretto migliaia e migliaia di studenti a studiare i suoi scritti. Non si sente un tantino in colpa?”

D: “Questa intervista si sta trasformando in una dimostrazione dei miei difetti, per caso?”

G: “No, no mi scusi. Non volevo offenderla.”

D: “Ahahah, stavo scherzando. In effetti nessuno sa che sono un gran burlone, a parte gli angeli del Paradiso che dalle risate hanno bisogno di riprendersi ogni tanto. Discorsi a parte…beh si lo so e non ne capisco il motivo. Io volevo attirare l’attenzione, non scatenare odio. Ahimè, che disastro ho combinato!”

G: “Un’ultima domanda! Nei ritratti che le hanno fatto, appare sempre di profilo: perché?”

D: “Non ci avevo mai pensato… Abbiamo concluso? Mi perdoni, ma ho anche 754 anni e non sono pochi…Comunque ai miei tempi non si scattavano foto.”

G: “Allora che ne dice di un selfie?”

D: “Un…. cosa?”

G: “Un selfie! Io e Lei ci mettiamo in posa… ecco così e…scatto!!!”

D: “Benedetta tecnologia! Come è cambiato il mondo. Mia cara signorina, da lassù vediamo tante cose!”

G: “Allora che ne dice? Bella no?”

D: “Bella foto. Se solo non avessi questo brutto NASO! Chissà, forse, Beatrice non mi sarebbe così indifferente.”

G: “Perché, scusi, la sua storia con Beatrice è in crisi?”

D: “Eh, cara signorina! I tempi cambiano e così la moda, le abitudini. La mia adorata Bea ha perso la testa per uno che è arrivato da poco!”

G: “Come? Beatrice è innamorata e non di Lei? E chi è questo giovane?”

D: “Ah, non saprei. Li ho visti insieme, mano nella mano passeggiare l’altra sera. Certo, a vederli, mi si è stretto il cuore! Ma non posso proprio competere con i giovani di oggi…”

G: “E pensare che ne ha fatto la musa dei suoi scritti! Che ingrata, però!”

D: “Dice bene, signorina. Ha ricompensato la mia devozione con tanta ingratitudine, ora che anche Gemma mi ha scaricato!”

G: “Non disperi, signor Alighieri. Ha detto bene. Cambiano i tempi, le mode, le abitudini. Chissà, magari, quando ritornerò ad intervistarla, mi parlerà della sua nuova fiamma…”

Classe 3 E Liceo Musicale

PARLANDO E SPARLANDO: L’ANGOLINO DEL BUONUMORE