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Scuola Normale Superiore di Pisa Comune di Gibellina CESDAE Centro Studi e Documentazione sull’Area Elima - Gibellina - SECONDE GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA (Gibellina, 22-26 ottobre 1994) ATTI I Pisa - Gibellina 1997

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Scuola Normale Superiore di Pisa Comune di Gibellina

CESDAE

Centro Studi e Documentazione sull’Area Elima

- Gibellina -

SECONDEGIORNATE INTERNAZIONALI DI

STUDI SULL’AREA ELIMA

(Gibellina, 22-26 ottobre 1994)

ATTI

I

Pisa - Gibellina 1997

JI1

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ISBN 88-7642-071-1

Volume realizzato con contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche

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NOTE SULLA DECORAZIONE ARCHITETTONICA

DELLA SCENA DEL TEATRO DI SEGESTA

LORENZO CAMPAGNA

Gli elementi della decorazione architettonica della scena del

teatro, rinvenuti in gran parte durante gli scavi del secolo scorso1,

sono stati presentati per la prima volta in modo completo da H.

Bulle nel noto studio sui teatri greci del 19282. Lo studioso, però,

riservava ai pezzi solo brevi notazioni stilistiche, privilegiando gli

aspetti più direttamente connessi alla ricostruzione dell’elevato

della scena. Anche nei successivi studi sul monumento l’analisi

stilistica della decorazione non occupa un posto rilevante; in

particolare, non sembra sia stata adeguatamente valorizzata, nella

maggior parte dei casi, la possibilità di trarre da un esame approfon

dito indicazioni utili al controverso problema della cronologia

dell’edificio scenico. Le discordanti proposte di datazione, infatti,

— da quella “alta” di fine TV-prima metà del ITT sec. a. C. (Tusa,

Isler)3,a quella di fine 111-11 sec. a. C.(Bulle)4a quella decisamente

“bassa”, intorno al 100 a. C. (von Gerkan, Bieber)5— si fondano per

lo più su argomenti di altra natura (caratteri planimetrici e

architettonici generali, dati epigrafici, considerazioni storiche),

quando non su affermazioni apodittiche. Due importanti eccezioni

vanno però menzionate: una è lo studio di L. Shoe, Profiles of

Western Greek Mouidings, del 1952, nel quale viene svolto un

primo esame di alcuni elementi della decorazione6;l’altra è il

saggio di W. von Sydow sulle trabeazioni di età ellenistica in

Sicilia, apparso suRàmischeMitteilungen del l984. Com’ è noto,

la seriazione stilistica e cronologica delle cornici doriche e ioniche

stabilita da von Sydow si fonda principalmente sull’esame del-

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l’evoluzione di alcuni motivi decorativi, il più significativo deiquali è il kvmation a foglie cosiddetto “ieroniano”, che compareinvariabilmente alla base del geison delle cornici doriche. Lostudioso identifica nel regno di lerone Il, caratterizzato da un’ intensa attività edilizia, il momento fondamentale nel quale si definiscono gli elementi essenziali del profilo delle cornici, che diventeranno in seguito canonici e si manterranno pur con alcune importantiinnovazioni. In base a tale analisi le comici della scena del teatro,insieme ad altri esemplari da Erice e da Monte lato. individuerebbero una fase intermedia tra le cornici ieroniane della Siciliaorientale e quelle delle fasi più tarde, attestate soprattutto a Solunto.In termini di cronologia assoluta, lo studioso proponeva per ladecorazione del teatro una datazione intorno al 170 a. C.

Le osservazioni che seguono non hanno alcuna pretesa ditrattare sistematicamente il tema della decorazione della scena,ma solo di richiamare l’attenzione su alcuni aspetti particolari chepossono, a nostro avviso, contribuire a confermare la datazioneproposta da von Sydow. Significativi, sotto questo profilo, appaiono soprattutto il trattamento del soffitto e dei mutuli dellacornice dorica (par. 1) e la presenza dei dentelli nella corniceionica rampante (par. 2.1). Questi ed altri aspetti possono, inoltre,aggiungere qualche spunto di discussione sulla posizione delteatro di Segesta rispetto allo sviluppo della decorazionearchitettonica in età ellenistica.

1. Cornice dorica (tav. XXXIV, 1).

Come ha mostrato von Sydow8,la cornice dorica si riconnetteper l’articolazione del profilo e per le singole modanature, allecornici di Siracusa e della Sicilia Orientale riferibili al regno dilerone TI. Tuttavia, sia il trattamento più evoluto delle foglie del“k’mation ieroniano”. sia la comparsa di alcuni elementi del tuttonuovi, denoterebbero l’appartenenza ad una fase successiva. Particolarmente indicativa, a nostro avviso, è la conformazione delsoffitto del geison, nel quale i mutuli sono resi come placcherettangolari completamente isolate anche nella parte posteriore; i

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 229

mutuli. inoltre, sono praticamente orizzontali. Questo trattamentonon compare in nessun caso nelle cornici siciliane di età ieronianae risulta piuttosto raro anche tra quelle che lo studioso riferisce allefasi successive9.Nel Mediterraneo orientale la separazione deimutuli dalla parteposteriore del soffitto compare per la prima volta,alla fine del III sec. a. C., nella cornice dorica della Sala Ipostila diDelos’°. Successivamente, nel Il e I sec. a. C. è ben attestata sia inGreci&’, sia in Asia Minore in cornici di Aigai, Mileto, Eraclea alLatmos e Perge’2;ma soprattutto essa ricorre con una certa frequenza a Pergamo, in edifici databili nella prima metà del TI sec.13Relativamente alla posizione orizzontale dei mutuli, sia in Greciache in Asia Minore sembra accertata la tendenza nel corso del Ilsec. a diminuire la loro inclinazione ad un angolo uguale o inferiorea 100, rispetto ai valori intorno ai 15° che caratterizzano le cornici

più antiche’4.In particolare, mutuli orizzontali, o quasi orizzontali,

sono attestati in Asia Minore, proprio in alcune delle già citatecornici di Pergamo’5enell ‘esemplare di Eraclea al Latmos, databilepure a partire dall’inizio dclii sec. a. C.‘6(tav. XXXV, 1-3); questecornici, cioè, presentano nel soffitto del geison la stessa combinazione dei due elementi che in Sicilia compare nella cornice del

teatro di Segesta.Un trattamento analogo dei mutuli, orizzontali ed isolati

nella parte posteriore, è documentato anche in Italia meridionale,

a Paestum nel tempio del Foro, e in diversi edifici di Pompei; nelLazio, infine, è attestato nel tempio dorico di Cori’7.Come per gli

esempi del Mediterraneo orientale, la cronologia ditali attestazionisembra non risalga oltre gli inizi del 11 sec. a. C., sebbene sulla

datazione di alcuni degli edifici citati rimangano ancora notevoli

incertezze ed ipotesi discordanti’8.Come è stato giustamente osservato, questo rendimento dei

mutuli costituisce un esempio di una più ampia tendenza, propria

dell’architettura tardo-ellenistica a partire dalla prima metà dclii

sec. a. C., ad attribuire ad alcuni elementi un valore puramente

ornamentale, non più il loro originario valore di rappresentazione

di elementi funzionali della copertura dell’edificio’9.Pur senza

stabilire, almeno per il momento. connessioni dirette, ci sembra

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che anche la cornice di Segesta possa essere ricondotta alla stessatendenza e che ciò indichi negli inizi del TI sec. a. C. una sorta ditertninuspost quem per la datazione delle cornici siciliane in cuiricorre questo motivo; un dato che significativamente coincidecon la cronologia indicata da von Sydow in base all’evoluzionedel kvmation ieroniano.

2.1. Cornice ionica rampante (tav. XXXVII, 1).

All’ordine ionico della scena sono verosimilmente riferibilianche due blocchi di una cornice rampante20.analoga nel profilo e neltrattamento degli elementi decorativi (infra, par. 2.2) alla corniceionica della trabeazione. Vi compaiono, pertanto, anche i dentelli,resi perfettamente verticali come quelli della cornice orizzontale.

In Sicilia, nelle cornici frontonali di età ellenistica—almeno trai materiali editi, non molto numerosi— i dentelli sono presenti soloin un altro esemplare, da Solunto, datato da von Sydow alla primametà del I sec. a. C. Nel Mediterraneo orientale, invece, il motivoè ben documentato21.Nelle attestazioni più antiche, relative ad unacornice dalla necropoli di Shiatbi ad Alessandria, della metà del IIIsec. a. C., e al tempio di Zeus Sosipolis a Magnesia, i dentelli sonoperpendicolari al geison rampante e pertanto obliqui rispettoall’asse verticale dell’edificio22.La stessa disposizione dei dentelliè poi attestata con maggiore frequenza sia in cornici frontonali diPergamo della prima metà del TI sec. a. C.23, sia in monumenticonnessi con l’architettura alessandrina (Cirene, Petra)24.Invece,una disposizione dei dentelli analoga a quella della cornice diSegesta — dentelli verticali, obliqui rispetto al geison frontonale—compare soltanto a partire dalla prima metà del Il sec. a. C. in edificipergameni, quali il propylon del santuario di Athena Nikephoros eil tempio di Dioniso (tav. XXXVI, 3), o in una cornice in stucco dal“Palast IV”25; successivamente, nella cornice del tempio di ApolloSmintheus in Troade e in quella del tempio di Apollo ad Aigai26.Negli edifici citati, inoltre, i dentelli della cornice rampante assumono una forma romboidale allungata molto simile a quella dellanostra cornice.

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 231

Significativamente, O. Bingòl attribuisce a Pergamo un

ruolo determinante nell’introduzione e nella diffusione ditale

motivo, soprattutto del secondo tipo, a proposito del quale

sottolinea la priorità cronologica delle attestazioni pergamene27.

D’altra parte, le attestazioni di questo secondo tipo ad Alessan

dria non sono molto numerose e si datano solo a partire dalla fine

del TI sec. a. C.28.Un’ ipotesi da tenere pertanto in considerazione,

a nostro avviso, è che la presenza dei dentelli verticali nella

cornice rampante di Segesta possa dipendere da influssi, più o

meno diretti, dell’architettura pergamena o più in generale

microasiatica; in questo caso si avrebbe un’ulteriore indicazione

a favore di una datazione a partire dagli inizi del TI sec. a. C.

2.2. Cornice ionica. Modanature della base del geison (tav.

XXXIV, 2).

La cornice ionica presenta, come ha già sottolineato von

Sydow29, alcuni motivi abbastanza peculiari rispetto alle altre

cornici siciliane di età ellenistica; tra questi, la comparsa tra i

dentelli ed il soffitto del geison dell’ astragalo, delimitato infe

riormente da una lysis e superiormente da un cavetto. L’astragalo

sopra i dentelli ricorre in un altro esemplare da Solunto3°e, più

frequentemente, in cornici in stucco di Lilibeo e Solunto31.La

successione di lysis ed astragalo sopra i dentelli è attestata già nel

IV secolo nel tempio di Atena a Priene32,che costituisce secondo

von Sydow il modello da cui dipenderebbero gli esemplari

siciliani33.Gli stessi motivi, però, sono attestati anche in edifici

più tardi, sia a Priene, che a Pergamo nel tempio di Asclepio

Soter, della fine del III sec. a. C. (tav. XXXVI, D’altra parte,

l’astragalo compare in questa posizione anche in numerosi altri

edifici dell’Asia Minore, sia nel IV sec. a. C. (Labraunda,

Alicarnasso, Messa, Didima), sia più tardi nel III e TI sec. a. C.

(Limyra, Pergamo), fino agli inizi del I (Lagina)35.Nei casi citati

l’astragalo è di norma posto sotto un kvination ionico, come già

a Priene, o più frequentemente sotto un kyrnation lesbio; a

Pergamo, però, in un frammento di cornice in stucco dal cosiddet

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to “Herrscherkulttemenos” (tav. XXXVI, 2), databile nella primametà del Il secolo, l’astragalo compare da solo, come nellacornice di Segesta36.

La presenza dell’astragalo nella cornice del teatro può dunque dipendere da modelli microasiatici, rispetto ai quali si potrebbe interpretare come una versione semplificata, priva del kymationlesbio o ionico. Gli elementi richiamati sopra (par. i e 2.1) afavore di una datazione nel TI sec. a. C., però, mi sembrapermettano di valorizzare anche le affinità con gli esempi piùrecenti, soprattutto quelli pergameni della fine del III, senzadover risalire direttamente al tempio di Atena di Pytheos perl’identificazione ditali modelli.

3. Capitello a sofà (tav. XXXVII, 2).

Come è noto, all’elevato della scena è riferibile anche uncapitello d’anta del tipo cosiddetto “a sofà”37, noto in Siciliaanche da altre attestazioni di età ellenistica. Gli esemplari editi,purtroppo non molto numerosi, provengono da Siracusa, daAkrai, da Solunto e da Monte lato38;nella maggior parte dei casi,i dati relativi alla cronologia o anche solo alla loro originariacollocazione, sono molto generici e lacunosi.

I capitelli suddetti condividono con quello segestano alcunecaratteristiche generali nel rendimento del sofa, generalmente nondecorato39, e dell’abaco, caratterizzato da un cavetto piuttostobasso e sporgente e da un listello di coronamento. Particolarmentesimili al capitello di Segesta sono un esemplare da Solunto (tav.XXXVIII, 2)°, per gli steli delle volute verticali e bassi, uno daLilibeo all’Antiquariurn di Mozia e soprattutto i capitelli della casaa peristilio di Monte lato (tav. XXXVIII, 1) per il canale, distintoin fasce da nervature; questi ultimi sono molto vicini al nostroanche per il rendimento, sui lati, del balteo con un rocchettocentrale e due dischetti laterali, meno spessi di quelli di Segesta.Differenze significative, invece, si colgono nel rapporto tra lemisure della lunghezza e dell’altezza dei singoli capitelli: il capitello di Segesta è in una posizione intermedia tra gli esemplari

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 233

decisamente più bassi ed allungati (Siracusa, Solunto n. 198,

Monte lato) ed altri, da Solunto e da Akrai, con uno sviluppo in

altezza maggiore. Tuttavia, il basso numero di esemplari noti e la

mancanza di punti di riferimento cronologici sufficientemente

sicuri, non permettono al momento di accertare se tali variazioni

proporzionali corrispondano o meno ad un’effettiva evoluzione e

quindi ad una diversa datazione; in generale esse potrebbero

dipendere anche dalla funzione e dalla collocazione del capitello41.

Del resto, anche per gli esemplari di età ellenistica della Grecia e

dell’Asia Minore non sembra si possa riconoscere un’evoluzione

unitaria e coerente per quanto riguarda tali rapporti proporzionali.

Ai fini di un inquadramento cronologico del capitello di

Segesta, sono forse più utili due considerazioni di diversa natura.

La prima riguarda il rendimento dell’abaco a cavetto basso ed

espanso, comune anche a quasi tutti gli altri capitelli siciliani; in

Grecia e in Asia Minore tale rendimento ricorre soltanto di rado

nei capitelli a sofà della prima età ellenistica, caratterizzati

generalmente, come quelli arcaici, da un abaco alto e verticale,

mentre sembra più comune negli esemplari più tardi; benché non

si tratti di una norma assoluta, ciò potrebbe costituire un’ indica

zione di recenziorità42.In secondo luogo, le affinità già sottoline

ate con i capitelli di Solunto, Lilibeo e soprattutto di Monte lato,

potrebbero significare una certa vicinanza anche cronologica tra

questi e il nostro; degli esemplari di Solunto e Lilibeo, però, si

conosce solo genericamente la provenienza, mentre dati di con

testo più precisi si hanno per quelli di Monte lato. L’ormai nota

casa a peristilio da cui provengono, è stata datata dagli scavatori

intorno al 300 a. Come è stato osservato da più parti, questa

datazione risulta forse troppo alta sia per la sistemazione

monumentale del peristilio a due ordini sovrapposti, sia per

diversi elementi architettonici (cornici, capitelli ionici a volute

diagonali, capitello corinzio-siceliota), per i quali sembra più

probabile una datazione nel TI sec. a. C. In base a ciò, appare più

verosimile attribuire tale sistemazione monumentale del peristilio

e degli ambienti circostanti, piuttosto che alla fase originaria, alle

consistenti opere di ristrutturazione ed ampliamento che la casa

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ha subito proprio nel TI sec.45; un’ipotesi, questa, che non misembra vada affatto esclusa, anche a giudicare dalla recenteedizione dei dati di scavo. Anche i capitelli a sofà dell’esedradovrebbero pertanto appartenere a questa fase di ristrutturazione;ciò può costituire peri! capitello di Segesta, molto simile a quellodi Monte lato, un’ulteriore indicazione di cronologia “bassa”46.

4. Toichobates (tav. XXXIX, 1).

Una breve considerazione va riservata al basamento delmuro dei parasceni, decorato da una modanatura che si articola inuna fascia di base, una cyma reversa, un listello ed una iysis diraccordo con la parete47;la cyma reversa presenta uno sviluppolievemente maggiore in altezza che in profondità e la curvasuperiore concava più ampia e profonda di quella inferioreconvessa.

In generale la cyma reversa è ben diffusa in Grecia48e anchein Sicilia49 sia nel toichobates, che nella parte inferiore di altari obasamenti di vario tipo, mentre in Italia centrale un profiloanalogo decora molto spesso la base del podio in templi soprattutto di III e TI sec. a. C.° Le linee generali dell’evoluzione dellacyma reversa in questa posizione sono state già tracciate da L.Shoe51.Sebbene dai lavori della studiosa emerga che le variazionidel profilo non si possono racchiudere entro termini cronologicitroppo delimitati, risulta anche che profili analoghi a quello diSegesta (con la parte concava superiore a curvatura graduale e piùampia) sono più comuni nel III e soprattutto nel TI sec. Esempisimili a quello di Segesta, sono noti in Grecia già nel III sec.52;inSicilia un rendimento analogo della cyrna è attestato a Siracusanel basamento dell’Altare di Terone II, nel quale compare purela lvsis, anche sei! profilo nel complesso è più articolato. I terminidi confronto più diretti, tuttavia, sono la base dello zoccolo dellacosiddetta Tomba di Terone ad Agrigento (tav. XXXIX, 3)54 esoprattutto quella del podio dell’ Oratorio di Falaride nella stessacittà (tav. XXXIX, 2), datato tra il Il e gli inizi dell sec. a. C.55;in questa, tra l’altro, compare come a Segesta anche la lysis di

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 235

raccordo con la parete. In Italia meridionale una cyma reversa dal

profilo molto simile è attestata a Paestum, nella modanatura del

podio dell’heroon della Licinella (tav. XXXIX, 4), per il quale è

stata sostenuta recentemente una datazione al TI sec a. C.6.

Agli elementi fin qui discussi sembra dunque possibile

aggiungere, a sostegno di una datazione nel Il sec. per la decora

zione della scena, la modanatura del toichobates; anche se, in

questo caso, alle affinità riscontrate con altre attestazioni è forse

meglio attribuire un carattere semplicemente orientativo, più che

quello di una precisa indicazione cronologica.

5. Balaustre (tav. XL).

Tra gli elementi riuniti dal Serradifalco alla tavola XIV con

la didascalia “dettagli dalla scena del teatro”, figura anche un

blocco di balaustra con decorazione a reticolo di losanghe57,del

quale, però, e di eventuali dati di rinvenimento, non si fa nel testo

alcuna menzione. Poco chiare, d’altra parte, sono le notizie

relative alla provenienza di un secondo blocco frammentario con

la stessa decorazione, visto da Bulle58e raffigurato alla sua tavola

21 accanto alla balaustra del Serradifalco, che già allora risultava

dispersa. L’appartenenza dei due pezzi all’elevato della scena,

ritenuta abbastanza sicura dallo studioso, non è stata messa più in

discussione; qualche riserva va tuttavia mantenuta, a nostro

avviso, considerata la lacunosità dei dati a nostra disposizione59.

Per queste balaustre von Gerkan richiamava genericamente

le affinità con alcune decorazioni parietali degli inizi del TI stile,

a sostegno della sua datazione della scena intorno al 100 a. C.6°

Balaustre con un motivo identico, tuttavia, sono ben attestate in

Sicilia anche in relazione ad edifici reali, in un interessante

monumento funerario a tholos di Lilibeo61,nella già citata casa di

Monte lato62, e a Solunto, nel secondo ordine del peristilio di

alcune abitazioni, il cosiddetto “Ginnasio” e la Casa di Leda63.

Una collocazione del genere è verosimile anche per una balaustra

rinvenuta ad Halaesa, nel peristilio di un complesso di dubbia

interpretazione64.Gli esempi citati sono databili tutti, con mag

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236 L.CAMPAGNA

giore o minore evidenza. al 11 sec. a. C.6A queste vanno aggiunteattestazioni analoghe da Siracusa e da un ninfeo di Mineo, ma laloro cronologia rimane incerta, in quanto o non è noto l’edificiocui appartenevano o, comunque, questo non è databile conprecisione66.

La balaustra con decorazione a losanghe è attestata anche inGrecia, ad Atene (stoai di Attalo nell’agora e di Eumene)67,Epidauro68, Messene69 e Delos70. La cronologia di questeattestazioni, seppure non determinabile sempre con precisione,non sembra risalire oltre il TI sec. a. C.; più antico potrebbe esserel’esemplare di Messene. ma la datazione alla seconda metà del IVsec. assegnata alla stoa alla quale appartiene, è assolutamenteipotetica. In Italia centrale, infine, lo stesso tipo di balaustra vieneripreso nella tholos del santuario prenestino della FortunaPrimigenia71,per la quale è stata sottolineata la connessione conanaloghi monumenti siciliani, come la già citata tholos di Lilibeo72.

Alle balaustre in pietra si possono poi aggiungere leattestazioni relative a decorazioni parietali dipinte o in stucco. Ilreticolo a losanghe, documentato, come notava von Gerkan, agliinizi del 11 stile73, ricorre in realtà già nelle balaustre in stuccodell’atrio della Casa Sannitica di Ercolano, della fine del Il-inizidel I sec. a. C.74. Un motivo analogo caratterizza inoltre alcuniframmenti in stucco da Cosa, dubitativamente riferiti ad untempio dell’arx, i quali potrebbero risalire alla fine del III sec., sel’attribuzione proposta è corretta75.

I dati in nostro possesso sembrano dunque indicare unadiffusione di questo tipo di balaustra, sia per gli esempi in pietrache per la decorazione a stucco, soprattutto tra il TI e gli inizi delI sec., comunque non prima della fine del III; anche se, naturalmente, non si può escludere che gli esemplari non databili conprecisione siano più antichi. Relativamente alle balaustre diSegesta. purtroppo non siamo più in grado di dimostrare se esseappartenessero effettivamente alla scena del teatro e ciò ci privadi un ulteriore dato per la cronologia; alla luce delle considerazioni svolte, però, si può comunque affermare che anche questoelemento orienterebbe verso una datazione nel Il sec. a. C.

iIar’

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 237

In conclusione, gli elementi analizzati nei paragrafi preceden

ti, convergono, con maggiore o minore evidenza, nell’indicare una

datazione al Il secolo per la decorazione della scena. Mentre per

alcuni di essi (capitello a sofa, toichobates e, con le riserve

avanzate, balaustre) tale indicazione, per i motivi di volta in volta

esplicitati, è necessariamente solo orientativa, la forma del soffitto

e dei mutuli nella cornice dorica (1) e la presenza dei dentelli

verticali nella cornice ionica rampante (2.1) mi sembra pongano

negli inizi del secolo un terminuspost quetn abbastanza preciso. La

datazione “bassa” proposta da von Sydow in base all’evoluzione

interna di alcuni motivi decorativi delle cornici, risulta sostanzial

mente confermata, anche se la data intorno al 170 a. C. stabilita

dallo studioso appare forse troppo netta per essere dimostrata.

Le affinità con Lilibeo, Monte lato e Solunto, evidenziate

nell’esame di alcuni elementi (capitello a sofà, balaustre),

ripropongono il tema, già delineato da von Sydow a proposito

delle cornici, dell’ esistenza di un repertorio di elementi decora

tivi in gran parte comuni ai centri della Sicilia nord-occidentale.

Il quadro, che varrebbe la pena di analizzare sistematicamente,

mostra ancora numerose lacune nella documentazione e diversi

aspetti da chiarire, soprattutto in merito alla cronologia di alcuni

monumenti76.Si può però osservare sin d’ora che ricerche recenti

su Solunto e Lilibeo -cui si aggiungono i nuovi dati di Segesta e,

in parte, di Monte lato— concordano nel riferire al 11 secolo un

fenomeno di crescita e di rinnovamento edilizio, nel quale vanno

inquadrate le suddette affinità; fenomeno, questo, che almeno per

alcuni centri (Lilibeo, Segesta) sembra possibile collegare al

ruolo assunto all’interno della provincia romana77.

D’ altra parte, la decorazione della scena del teatro, soprattutto

per quanto riguarda le trabeazioni, si riconnette chiaramente ai

modelli elaborati già sotto lerone Il in area siracusana; vi compa

iono, però, alcuni elementi nuovi, che, come si è tentato di mostrare

(parr. 1,2.1,2.2), sembrerebbero presupporre motivi della decora

zione coeva odi poco precedente dell’ Asia Minore, particolarmen

te quella di ambiente pergameno. Questa suggestione pone nuovi

problemi, ad esempio relativamente ai modi di ricezione, diretta o

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238 L. CAMPAGNA

attraverso eventuali mediazioni, ditali motivi a Segesta; l’entità ditali influenze, d’altra parte, andrà valutata meglio estendendo laricerca a tutta la decorazione architettonica segestana di etàellenistica, ancora poco nota. È significativo, però, che influenzedall’Asia Minore siano state riconosciute, come è emerso dadiverse relazioni di queste Giornate di Studi, anche nell’architettura e nell’urbanistica ellenistiche di Segesta, sulle quali le nostreconoscenze sono oggi indubbiamente più ampie grazie alle intensericerche sul campo promosse negli ultimi anni.

NOTE

Ringrazio il prof. F. D’Andria per avermi offerto di partecipare allericerche condotte dall’Università di Lecce al teatro di Segesta e per avermiaffidato lo studio della decorazione architettonica della scena. Un doverosoringraziamento va anche alla dott.ssa R. Camerata Scovazzo, Direttore dellaSezione Archeologica della Soprintendenza di Trapani, per aver consentitocon grande disponibilità l’esame dei pezzi, e alla prof.ssa M. P. Rossignani, icui suggerimenti hanno contribuito a migliorare questo testo. I rilievi delletavole sono dell’arch. Antonella Italia, della Soprintendenza di Trapani, allaquale sono grato per aver messo a nostra disposizione il suo lavoro.

Le antichità della Sicilia esposte ed illustrate per Domenico Lo FasoPietrasanta Duca di Serradifalco. Palermo 1834, I, 126, 129. Com’è noto.degli elementi architettonici, oltre le generiche indicazioni del Serradifalco.non possediamo dati specifici relativi al luogo e al contesto di rinvenimento;non è pertanto da escludere la possibilità che alcuni, almeno quelli attestatiisolatamente (ad es. infra, par. 5), siano da riferire non alla scena, ma adeventuali altri edifici dell’area, non ancora messi in luce dallo scavo.

2 H. BULLE. Untersuchungen ati griechischen Theatern, Mtinchen 1928,llO-l3l,inpart. 116-128.

V. TUSA, Segesta, SicA, XIV, 46-47, 1981, 131-144, 138; ID., Segesta,Palermo 199 1, 22. H.-P. ISLER, C’ontributi per una storia del teatro antico: ilteatro greco di Jaitas e il teatro di Segesta. NAC, X, 1981, 131-164. 159, 162;Io., Segesta, Sicilia, in AA. VV., Teatri greci e romani alle origini dellinguaggio rappresentato, Roma 1994, III. 21. Per una cronologia “alta”, nonoltre i primi decenni del III sec. a. C. propende anche F. COARELLI, La culturafigurativa in Sicilia nei secoli 1V-lu a. C. in AA. VV.. Storia della Sicilia,Napoli 1980, 11,155-182, 160. Vd. inoltre S. GoGos, Zar Typologievorhellenistischer Theaterarchitektur, JOAI, LIX, 1989, Beibl., 145-154.

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 239

Difficilmente sostenibile appare ormai la datazione del teatro anteriormente al

409 a. C. proposta da P. E. ARIAS, Il teatro grecofuori di Atene, Firenze 1934,

149, e già sostenuta da SERRADIFALCO, o. c., 131, il quale però attribuiva

l’edificio scenico ad un rifacimento di età romana.

BULLE, o. c., 130-131 (terzo quarto del III sec. a. C.). Inoltre: P.

MARCONI, Segesta. Esplorazione della scena del Teatro, NSA, 1929, 295-318,

317-318 (generica datazione al 111-lI sec. a. C., con preferenza per la data più

bassa); ID., La scena del teatro di Segesta e del teatro ellenistico in Sicilia,

Dioniso, 2, 1929. 11. Nella bibliografia più recente, una datazione al 1110, pÙ

probabilmente, alla prima metà del Il sec, a. C., anteriormente alla prima

guerra servile, è stata sostenuta da C. COURTOIS, Le bt2tirnent de scène des

thédtres d’Italie et de Sicile (Archaeologia Transatlantica VIII), Louvain-la

Neuve 1989, 47-49 (analisi della pianta nel quadro di un’ evoluzione generale

del teatro in età ellenistica e stile dei Pan sulla fronte dei parasceni). Per una

datazione al 11 sec. a. C. vd. anche R. J. A. WILs0N, Roman Architecture in a

Greek World. The Example of Sicilv, in M. HENIG (ed.), Architecture and

Architectural Sculpture in the Roman Empire. Oxford 1990, 67-90, 72.

Nessun elemento nuovo emerge invece dalla ricerca di K. MITENS, Teatri greci

e teatri ispirati all ‘architettura greca in Sicilia e nell ‘Italia meridionale c.

350-50 a. C., Roma 1988, 109-112.

A. vo GERKAN, Das Theater von Priene, Mùnchen 1921. 106, 118; Io.,

Zu den Theatern von Segesta und Tvndaris, in «Festschrift A. Rumpf»,

Krefeld 1952, 86 (= Von antiker Architektur und Topographie. Gesa,nmelte

Aufsiitze von A. von Gerkan, Stuttgart 1959, 195); M. BIEBER. The History of

the Greek and Roman Theater, Princeton 1961, 170.6 L. T. SHOE, Profiles of Western Greek Mouldings (Papers and

Monographs of the American Academy in Rome. XIV), Roma 1952, 134, 139,

144, 167, tavv. 6.14, 16.18, 23.14.16; 25.18.27.‘ W. VON SYDOW. Die hellenistischen Gebiilke in Sizilien. JDAI, XCI,

1984,239-358; cf. in part. per Segesta 263-265, 291-292, 311-313, 322, 350,

n. 19, figg. 15, 53, tav. 83.2.8 VON SYDOW, Die hellenistischen Gebàlke... cit.. 291.

Le due caratteristiche associate, come nella cornice della scena, sono

attestate solo in un esemplare da Erice (voN SYDOW, Die hellenistischen

Gebdlke... cit., 290, fig. 14, datato intorno aI 200 a. C.) e in una cornice dorica

di tipo siciliano rinvenuta nella villa romana di Giannutri (B. VACCARINO

FORESTO, Isola di Giannutri. Le ultime scoperte archeologiche, NSA, 1935,

127-154, 136, fig. 7; VONSYDOW, Die hellenistischen Gebàlke... cit., 352, n. 25:

datata intorno al 100 a. C.). Più frequenti sono i mutuli isolati, ma inclinati: cf.

ibid., 294 (n. 26), fig. 39:295 (n. 29); inoltre H.-S. DAEHN, Studia letina III. Die

Gebliude an der Westseite derAgora von Iaitas, ZUrich 1991,37-38, tav. 41:

cornice dorica della stoa sulla fronte del bouleuterion di Monte lato, dell’ui-

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240 L, CAMPAGNA

timo trentennio del Il sec, a. C. Infine mutuli quasi orizzontali, ma non isolatinella parte posteriore, sono attestati in due casi a Solunto: VON SYDOW. Diehel/enistischen Gebd/ke... cit., 293, n. 22. fig. 21: 325, n. 49. fig. 67, e in unacornice in stucco da Marsala: Io., Spiithellenistische Stiickgesimse in Sizilien,MDAI(R). LXXXVI. 1979. 181-231, 183, n. 2. fig. 2, datata a dopo il 200 a.C. in base ai dati di scavo. L’unica attestazione verosimilinente più antica delIl sec, sembrerebbe costituita dalla cornice del tempio B di Selinunte (ID., Diehellenistischen Gebdlke... cit., 253. n. 7. fig. 9. datata all’ultimo quarto del IVsec. a. C.), con mutuli orizzontali ma non isolati posteriormente.

10G. LEROUX, ExplorationArchéologique de Délos, Il. La Salle Hypostvle,Paris 1909. 19. figg. 28-29.

Atene, Agora, Middie Stoa: J. TRAVLOS, Pictorial Dictionary ofAncientAfhens. London 1971, 238, fig. 305: Delos. cornici del peristilio dellaMaison des Comédiens (AA. VV.. Exp/oration Archéologique de Délos,XXVII. L’Ilot de la Maison des Cornédiens, Paris 1970, 25-27, figg. 19-20) edel portico delI’agora degli Italiani (É. LAPALUS. Exploration Archéologiquede Délos, XIX. L’Agora des Ita/iens, Paris 1939, 23-25. figg. 22-24); Kos,Asklepieion, stoni della terrazza superiore e cornice dal santuario di Dioniso:F. RUMSCHEID, Untersuchungen zur kleinasiatischen Bauornamentik desHellenisrnus, Mainz am Rhein 1994, 11, 29, nrr. 98.5 e 100, tavv. 61.5, 62.1;Samos, villa ellenistica di Kastro Tigani (ibid., 25, nr. 80.10, tav. 54.2).

12 Aigai, stoa dell’agora: RUMSCHEID. o. e.. lI. 2, n. 4.4, tav. 1.5; Mileto,stoa dell’agora O: ibid., 46. n. 157.2, tav. 102.3; Eraclea al Latmos, cornicedel proplon del bouleuterion: ibid., 22. n. 66.5, tav. 49.1: Perge. tempiodorico: ibid., 69. n. 290.4, tav. 141.5. Successivamente tale soluzione èattestata anche nella cornice del proscenio del teatro di Afrodisia: ibid., 6, n.17.5, tav. 10.3 (datato al 29-28 a. C.).

Santuario di Atena, cornici delle nicchie nelle stoai N ed E:RUMSCHEID, o. e., Il, 5 1-52, n. 188.28, tav. 115.1-2: cornice dal Palast V: ibid.,63. n. 240.3, tav. 136.7-8: terrazza del teatro, stoa E: ibid.. 62, n. 234.3, tav.135.5 (mutuli senza guttae): Asklepieion, stoa sul lato O: ibid., 53, n. 192.4,tav. 117.5; cd. “Marmorsaal”: ihid., 64, n. 244.10, tavv. 137.3, 138.1.

14 Cf. in proposito. H. VON HESBERG, Konsolengeisa des He//enis,nus undderfriihenKaiserzeit(MDAI(R), 24. Erg.), Mainz 1980,92, 147; W. MARTINI,Sarnos XVI. Das Gvinnasion von Samos, Bonn 1984, 85-86 e tabella E:RUMSCHEID. o. c., I. 314 e tabella E.

Stoa sul lato O dell’Asklepieion, cd. “Marmorsaa/”, nicchie dellestoni N ed E del santuario di Atena (riferimenti bibliografici supra. n. 13).Mutuli orizzontali ma non separati posteriormente sono invece attestati nellecornici dell’ordine inferiore delle stoai stesse del santuario: cf. RUMSCHEID, O.e., lI. 51. n. 188.3-5, tav. 113.6.

6 Cf. supra, n. 12. Una cornice con mutuli orizzontali ma non isolati

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 241

proviene invece dal Quartiere Reale di Alessandria (cantiere Finney): A.

ADRIANI, Annuaire du Musée Gréco-Ro,nain (1935-1939), Alessandria 1940,

50-51, n. 17, fig. 19 = P. PENSABENE, Repertorio d’arte dell’Egitto greco-

romano, Serie C, III. Elementi architettonici di Alessandria e di altri siti

egiziani, Roma 1993, 513-514, nn. 942-943, fig. 80 (datata al Il sec. a. C.).17 Paestum, tempio del Foro: F. Kuss - R. HEI?uIo. Der korinthisch

dorische Tempel am Forum von Paestum, Berlin 1939, 43, tav. 7, 8.2, 31.1.

Pompei: torre della cinta muraria, cornice di coronamento (A. MAIURI, Pompei.

- Isolamento della cinta muralefra Porta Vesuvio e Porta Ercolano, NSA. 1943,

275-294,291, fig. 12), cornici dei portici del tempio di Apollo (I fase) e del Foro

(F. TOEBELMANN, Rò’mische Gebdlke, Heidelberg 1923, I, 19, n. 1, tigg. 21 e 22).

Cori, tempio dorico: R. DELBRI)CK, Hellenistische Bauten in Latium, Strasbourg

1912,11,35, tav. XVIII; TOEBELMANN, Riimische Gebtilke... cit., 19, n. 1, fig. 23.

A queste attestazioni si possono aggiungere il geison dorico del tempio di

Apollo Aleo a Cirò Marina, con mutuli orizzontali ma non isolati (cf. P. ORsI,

TemplumApollinisAlaei, ASMG, 1932,7-182,54-56, fig. 25-27), e una cornice

da un edificio tardo ellenistico di Capua, con mutuli isolati (cf. W. JOHANN0WSKY,

La situazione in campania, in «Hellenismus in Mittelitalien. Kolloquium in

Gòttingen 1974», Gòttingen 1976, 1, 267-299. 280, figg. 5-6).18 Per il tempio del Foro di Paestum. E. GRECO - D. THEODORESCU

(Poseidonia -Paestum III. Forum Nord, Roma 1987, 31-35,40, 70-71, 81-83),

in base a nuovi dati di scavo, valutati nel più ampio quadro dello sviluppo

edilizio del Foro, hanno stabilito come terminus post quem per la costruzione

la fine del 111-prima metà del lI sec. a. C.; inoltre cf. D. THEODORESCU, Leforum

et le temnple “dorique-corinthien” de Paestum. in «Munus non ingratum.

Proceedings of the Intemational Symposion Vitruvius’ “De Architectura” and

the Hellenistic and Republican Architecture, Leiden 1987», Leiden 1989, 114-

125, 117-119 (datazione alla fine del Il-inizi dell sec. a. C.). Una data intorno

alla metà del III sec. è invece sostenuta ancora da H. LAUTER-BUFE, Die

Geschichte des sikeliotisch-korinthischen Kapitelis, Mainz am Rhein 1987,

91, n. 203. Altrettanto problematica, in mancanza di dati stratigrafici, è la

datazione della fase ellenistica del tempio di Cirò, riferita in genere agli inizi

del III sec. a. C.: E. GRECO, Magna Grecia2,Bari 1981. 106: D. MERTENS, I

santuari di capo colontia e Cri,nisa: aspetti dell ‘architettura crotoniate. in

«Crotone. Atti del XXIII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto

1983», Taranto 1984, 189-230. 227-228. Si veda, tuttavia, la datazione alla

fine dei 111-Il sec. a. C. sostenuta da L. Shoe (Profiles of Western Greek

Mouldings... cit., 47, 76, 102, 112, tavv. VI,6, XVI,8, XVIII,8) in base

all’esame di alcune modanature degli elementi lapidei della trabeazione; ad

una cronologia «very late», non meglio specificata, fa riferimento W. B.

DINsM00R, The Architecture ofAncient Greece3,London 1950, 267.19 VON HESBERG, o. c., 57-58, 92; PENSABENE. o. c.. 76; RUMSCHEID, o. c.,

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242 L. CAMPAGNA

I, 314. Nel quadro di questa accentuazione dei valori decorativi degli elementidel geison si pone, secondo von Hesberg (ibid.), la comparsa, nella prima metàdclii sec, a. C., dei vari tipi di cornice a mensole. Sul significato originario deimutuli si veda ad esempio DIN5MO0R, The Architecture ofAncient Greece...cit., 50, 57.

20 SERRADIFALCO, o. e., 129, tav. XVI,5; Buue, o. c., 127 (Qi e Q2), tav. 27.21 In generale cf. VON HESBERG. o. c., 94: 0. BINGÒL, Oberlegungen zum

ionischen Gebdlk, MDA1(1), XL, 1990, 10 1-108. 106-108; RUMSCHEID, o. c.,I, 130, 323.

22 Alessandria, ipogeo A della necropoli: A. ADRIANI. Repertorio d’Artedell’Egitto Greco-Romano. Serie C, Palermo 1963-1966,1-lI, 124-126, n. 79,tav. 44, fig. 167; PENSABENE, o. c., 84, 86, fig. 71. Tempio di Zeus Sosipolis aMagnesia: RUMSCHEID, o. c., Il. 40-41, 11. 141.10. tavv. 88.1, 89.6 (databile trail 22 1-180 a. C.). Dentelli perpendicolari al geison rampante comparirebberoinoltre nella cornice del frontone del Tempio B dell’Asklepieion di Kos, delprimo trentennio del III sec. a. C., secondo la ricostruzione di P. Shazmann(Kos L Das Asklepieion, Berlin 1932, tav. 18). Nel testo di Shazmann, però,non si fa menzione esplicitamente del rinvenimento a n c h e di blocchi dellacornice del frontone, per cui non è chiaro se i dentelli siano in essa effettivamente attestati o siano soltanto il frutto di una restituzione ipotetica dell’autore. Alla ricostruzione di Shazmann, senza però porre il problema, fa riferimento anche RUMSCHEID (o. e., Il, 28-29, n. 95.5).

23 Per le attestazioni di Pergamo vd. BINGÒL, (iberlegungen... cit, 106 enn. 39-42, tav. 18. 3-5. Un motivo analogo ricorre inoltre nei frontoncini di stelefunerarie in forma di naiskos databili a partire dalla metà del Il sec. a. C.: cf. E.PFUHL - H. Mònius. Die ostgriechischen Grabrelie,fs. Mainz am Rhein 1977, I,n. 137, tav. 91; n. 405, tav. 66; n.431, tav. 71; n. 435, tav. 72; n. 588, tav. 93.

24 Cirene: cf. P. MINGAZZINI, L’insula di Giasone Magno a Cirene(Monografie di Archeologia Libica, VIII). Roma 1966,9-li. fig. 10, tav. IV,3-4: tempietto di Hermes, cornice del frontone della porta con dentelli obliquialle estremità del frontone e verticali verso il vertice. La cornice è riferitadall’autore ad un restauro del tempio di età tardo-antonina o severa, mentre lafase originale dell’edificio è assegnata alla metà del 1! secolo a. C. La stessadatazione è ribadita da 5. STUCCHI, Architettura Cirenaica (Monografie diArcheologia Libica, IX) Roma 1975, 101, 256-257. Sulla necessità di assegnare anche il frontone della porta alla fase originaria dell’edificio. vd. invece P.GROS, Architettura tardo-classica ed ellenistica in Cirenaica. Questioni dimetodo, DArch, i, 2, 1979, 101-116, 112-114. A Petra dentelli perpendicolarial geison sono attestati sia nel frontone dell’ordine inferiore, sia nei frontonispezzati dell’ordine superiore della facciata della Khasneh, per la quale è statada più parti sostenuta la necessità di una datazione tra la fine del Il ed il I sec.a. C.; cf. A. SCHMIDT-COLINET, Nabatiische Felsarchitektur. Bemerkungen zur

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 243

gegenwlirtigen Forschungsstand. BJ, 180, 1980, 189-230, 218-220, figg. 31-

32. In generale per le connessioni coni’ architettura alessandrina cf. H. LAUTER,

Ptolemais in Libyen. Ein Beitrag zur BaukunstAlexandrias, JDAI, LXXXVI,

1971, 149-178, 172. Per altre attestazioni successive nelle facciate rupestri di

Petra cf. i. Mc KENZIE, The Architecture ofPetra, New York 1990, tavv. 71 ,b;94,b. Un altro esempio più tardo di cornice con dentelli perpendicolari al

geison è costituito dal frontone del tempio di Augusto a Phiiae per cui cf. L.

BORCHARDT, DerAugustustempei auf Philae, JDAI, XVIII, 1903, 73-90, 82.

fig. 7; PENSABENE, o. c., 8, fig. 6.25 Propylon del santuario di Athena Nikephoros: RUMSCHEID, o. c., 11,51,

n. 187.9, tav. 112.2; tempio di Dioniso: ibid., 61, n. 231.3, tav. 135.1; Palast

IV: G. KAWERAU - TH. WTEGAND, AvP V, 1. Die Pa/liste derHochburg, Berlin-

Leipzig 1930, 52, fig. 68; RUMSCHEJD, o. e., lI, 63, n. 239. La presenza dei

dentelli nella cornice rampante del tempio ionico dell ‘Asklepieion di Pergamo

(O. ZIEGENAUS - G. DE LUCA, AvPXI, 2.DasAsklepieion, 2. Teil, Berlin 1975,

tav. 94) è del tutto ipotetica, come indicano gli stessi autori (ibid., 14); cf.

inoltre BINGÒL, (iberlegungen... cit., 106, n. 42.26 Tempio di Apollo Smintheus a Chryse: RUMSCHEID, o. c., I, 130; Il, n.

31.12, tav. 19.5 (datato permotivi stilistici al terzo quarto del 11 sec. a. C.); tempio

di Apollo Chresterios ad Aigai: R. BoFm - C. Scnuciwuxr,A/tertiimervonAegae,

Berlin 1889, fig. 58; RUMSCHEID, o. c., 11, 2, n. 1.7 (datato al 46-30 a. C.).27 BINGÒL, (iberlegungen... cit., 106-107.28 Attestazioni ad Alessandria: PEN5ABENE, o. c., 504-505, n. 888, tav. 94;

505-506, n. 894, tav. 95 (datate entrambe al tardo Il-prima metà del I sec. a. C.).29 VON SYDOW, Die hellenistischen Gebà/ke... cit., 313.

VON SYDOW, Die he/lenistischen Gebàlke... cit., 314, n. 40, fig. 26.31 Cf. VON SYDOW, Spc’ithel/enistische Stiickgesimse... cit., figg. 1, 3, 6,

12 (da Lilibeo), 30, 31 (da Palermo). L’astragalo è attestato anche in alcune

cornici doriche siciliane alla base del soffitto del geison, sopra il kymation

ieroniano: cf. ID., Die he/ienistischen Gebd/ke... cit., figg. 16 (da Monte lato),

17, 21 e 24 (da Solunto). Esemplari in stucco: ID., Spiithe/lenistische

Stiickgesitnse... cit.. figg. 2 (da Lilibeo), 32 (da Halaesa).32 RUMSCHEID, o. e., lI, 70, n. 293.6-7, tav. 145.5-9.

VON SYDOW, Spiithe/lenistische Stiickgesinzse... cit., 216; Die

hei/enistischen Gebtilke... cit.. 309-310.A Priene, oltre il tempio di Atena. vd. la cornice del tempio di Zeus,

per il quale Rumscheid propone adesso, in base all’esame della decorazione,

una datazione nella seconda metà del TI sec. (o. e., 1, 193-198; lI, 73, n. 303.6,

tav. 162.5), ed una dal ginnasio (ibid., 11,75, n. 308, tav. 168.1-3; datazione alla

seconda metà del Il sec.: I, 46-47). Per il tempio di Asclepio a Pergamo cf.

ibid., Il, 53, n. 190.6, tavv. 116.6-7 e 117.1RUMSCHEID, o. e.. Il, tavv. 32.2-5 (Didima, Naiskos), 47.3-4

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244 L. CAMPAGNA

(Alicarnasso, Mausoleo), 64.1-3 (Labraunda, tempio di Zeus), 68.6 (Labraunda,Propilei S), 94.3,96.3 (Messa), 116.6-7 (Pergarno, tempio di Asklepios Soter),69.5.70.1 (Lagina). Per Limyra (Ptolemaion), cf. M. J. MELLINK,Archaeologvin Anatolia, AJA, XCII, 1988, 101-131, 118, fig. 20.

36E BOEHRINGER - F. Kp.uss,AvP IX. Das TemenosJìirden Herrscherkult.“Prinessinnen Palais “, Berlin und Leipzig 1937, fìg. 33. Per la datazione delcomplesso vd. adesso A. F. WENSLER, Zur Datierung des Temenos fiir denHerrscherkult in Pergainon, AA, 1989, 1, 33-42.

BULLE. o. c., 123, tavv. 22,L; 31b. In generale sui capitelli a sofà vd.E. FIEcWrER,Arnvklae, JDAI. XXXIII, 1918,209-218; G. Roux, L ‘Architecturede l’Argolide aux IVe et Ille siècles avant J.-C., (BEFAR 199), Paris 1961,383-386; E. VON MERCKLIN, Antike Figuralkapitelle, Berlin 1962,35-49; A. D.BROCKMANN, Die griechischeAnte. Eine Typologische Untersuchung, Marburg1968, 88-89; V. HEERMANN, Studien zur makedonischen Palastarchitektur(Diss. Erlangen 1980), Berlin 1986, 395-407, 530-541.

Siracusa: P. ORSI. Siracusa - Scavi e scoperte nel sud-est della Sicilia,NSA. 1905, 381-402. 389, fig. 7 (due esemplari simili, ma di dimensionidiverse); Akrai: L. BERNABÒ BREA, Akrai, Catania 1956, 138, nn. 8-10, tav.XXVI, 2-3; Solunto: A. VILLA, Icapitelli di Solunto (Sikelikà, 3), Roma 1988,50-52; 127-128, nn. 198-199; 134, n. 216, tavv. XXXVI, 5-6, XXXVII, 1-3,fig. 23. Monte lato: K. DALCI-IER, Studia letina VI. Das Peristylhaus i vonlaitas: A rchitekturundBaugeschichte, Ztirich 1994,59-60, 77-78, tavv. 29,69(capitelli a sofà delle ante dell’esedra l6a). Altri esemplari, praticamenteinediti, provengono ancora da Monte lato (ibid., 59), da Morgantina (Casadella Cisterna ad Arco, al Museo di Aidone: cf. B. TSAKIRGIS, The DornesticArchitecture ofMorgantina in the Hellenistic andRoman Periods, Ann Arbor1985, 129, n. 61-1339; al Museo di Siracusa: VILLA, I capitelli... cit., 51), daCava d’ispica (ibid.) e da Lilibeo (esemplare dalla necropoli con rivestimentoin stucco, esposto all’Antiquarium di Mozia). Probabilmente riferibile ad etàarcaica è invece un capitello dalla necropoli di Megara Iblea (P. ORsI, MegaraHyblaea, MonAL, I, 1889, 689-950, 723, 751, tav. Ilbis), che presenta, tral’altro, caratteristiche del tutto diverse rispetto ai precedenti.

Fanno eccezione un capitello da Akrai, BERNABÒ Bu.A, Akrai... cit.,138. n. 10, ed uno da Solunto. VILLA, Icapitelli... cit., 127-128. n. 199.11 sofànon decorato è comune anche a numerosi capitelli della Grecia continentale,mentre negli esemplari dell’Asia Minore esso è generalmente decorato (per imotivi decorativi cf. RUMSCHEID, o. c., I, 326).

VILLA, lcapitelli... cit., 127, n. 198, tav. XXXVI. 5-6, fig. 23 a-b.41 Vd. in proposito RUMSCHEID, o. c., I, 326.42 Cf. C. LLINAS, Chapiteaux en sofii: de Délos à A,os, in «Architecture

et poésie dans le monde grec. Hommage à G. Roux», Lyon 1989, 63-78, 67.Esempi di capitelli a sofà con abaco alto e liscio provengono da Corinto,

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 245

Oropos, Vergina, Olinto, Epidauro, Samotracia e Ramnunte (datati tutti, tranne

l’ultimo, al IV e al III sec.); l’abaco a cavetto è invece attestato nei capitelli di

Apollonia, Pella, Magnesia al Meandro, Didima, Priene, Pergamo (per i

riferimenti bibliografici dei capitelli citati cf. supra n. 39, e in particolare Roux,

L ‘Architecrure de l’Argo/ide... cit., 383, n. 2; LLINAS, Chapiteau.r en sofa... cit.,

nn. 5-6). Si veda in particolare un esemplare da Delos (ibid, fig. 1-2), con abaco

a cavetto basso e sporgente simile a quello di Segesta, datato a dopo il 166 a. C.

Cf. adesso la recente edizione di K. DALCHER (Das Peristvlhaus... cit.;

per la cronologia, in part. 80-101). La datazione si basa soprattutto sulle

monete e sui materiali ceramici rinvenuti nei livelli di fondazione della casa,

dei quali, secondo l’autrice, «muss keines spùter als 300 v. Chr. entstanden

sein» (ibid., 82); in realtà, molti degli esemplari da tali contesti sono databili

nella prima metà del III sec. enon escludono, pertanto, un terlninuspostquem

più basso, nel secondo quarto-metà del secolo.

Relativamente alla sistemazione monumentale del peristilio a due

ordini, dorico e ionico, si rinvia alle osservazioni di H. LAUTER (DieArchitektur

des Hellenismus, Darmstadt 1986, 142) e particolarmente di R. J. WILSON

(Roman Architecture in a Greek World... cit., 75-76 e n. 24). il quale ha

sottolineato come la datazione alla fine del IV sec, ditale sistemazione, valutata

nel quadro più generale dell’architettura domestica ellenistica, in relazione

soprattutto alla posizione geografica di Monte lato, sembrerebbe piuttosto

precoce. A considerazioni analoghe induce l’analisi dei singoli elementi

architettonici. Le cornici. dorica e ionica. del peristilio sono riferibili, secondo

l’esame stilistico condotto da VON Synow (Die hellenistischen Gebtilke... cit.,

245, 350), ad una fase successiva a quelle di età ieroniana e sono state datate

dallo studioso intorno all 80 a. C. Analogamente, il capitello corinzio-siceliota.

relativo probabilmente ad una “loggia” aperta sul lato E della casa (DALCHER,

Das Peristylhaus... cit., 61, tavv. 27, 70), appartiene stilisticamente ad un

gruppo di capitelli databili tra la fine del III ed il primo ventennio del Il sec. a.

C.: cf. LAUTER-BUFE, Die Geschichte des sikeliotisch-korinthischen Kapitells...

cit., 26, 74-76. Indicazioni a favore di una datazione più bassa della fine del IV

sec, offrono anche i capitelli dorici del primo ordine del peristilio. Significativo

per la datazione è non tanto il profilo dell’echino (in proposito: RUMSCHEID, o.

e., 302), quanto il raccordo tra il sommoscapo ed il collarino ad anelli: le

scanalature hanno gli spigoli perfettamente verticali, e si collegano ad angolo

retto alla parte inferiore del collarino, formando nel punto di raccordo un arco

di cerchio (cf. DALCHER, Das Peristylhaus... cit., tav. 54). Questa conformazio

ne trova confronti significativi in capitelli dorici del Mediterraneo orientale

databili tra la seconda metà-fine del III ed il Il sec. a. C. e non sembra comparire

in precedenza: cf. RUMSCHEID. o. e., I, 303 (gruppi 5 e 9) e, in part., lI. tavv. 1.5

(Aigai); 15.10 (Byzantion); 62.2 (Kos); 184.3 (Ta Marmara); 191.2 (Atene,

stoadi Attalo Il); EAA.Atlantedeicoinplessifiguratiedegliordiniarchitettonici,

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246 L. CAMPAGNA

Roma 1973, tav. 297,39 (Delos, Maison des Comédiens). Una conformazioneidentica è inoltre attestata in due capitelli di Pergamo. databili al TI sec., nei qualiperò il profilo dell’echino richiama il capitello tuscanico: cf. RUMSCHEID, o. c.,tavv. 114.2 e 127.5. La cronologia proposta appare piuttosto alta anche per ilcapitello ionico a volute diagonali del secondo ordine del peristilio (DALCHER,Das Perislylhaus... cit., tavv. 20-22, 55-56). Benché l’evoluzione stilistica e lacronologia di questa classe siano ancora tutt’altro che chiarite, sembra abbastanza verosimile che la comparsa del tipo in Sicilia sia riferibile al III sec.,probabilmente nell’ ambito dell’architettura ieroniana dell’ area siracusana (cf.WILSON, Ronan A rchjtecture in a Greek World... cit., 73; VILLA, I capitelli...cit., 35); i capitelli di Monte lato, in particolare, presentano un rendimentostilistico che sembrerebbe riflettere una fase già più avanzata rispetto a quellainiziale. A questi si può, a nostro avviso, aggiungere un altro elemento: loschema a quattro triglifi per intercolumnio restituito per il fregio dorico dei latiN e S del peristilio (cf. DALCHER, Das Peristvlhaus... cit., 56, Beil. 5). Questoschema, salvo alcune eccezioni isolate più antiche (Labraunda, Andron B e,forse. Andron A, ma con colonne ioniche), diventa più diffuso nell’ordinedorico di portici ed altri edifici solo a partire dalla fine del III e nel Il sec. a. C.:cf. in proposito COULTON, The Architectural Development... cit., 117-118 e n.17; vo HESBERG, o. c., 31 e n. 94; RUMSCHEID. o. c., 314-315.

Vd. inpropositoDALcHnR,DasFerislylhaus... cit., 101-114, 116-118.46 J capitello di Segesta viene datato al Il sec. anche da HEERMANN,

Studien... cit., 539, KSK 51.BULLE, o. c., 116-117, tav. 21, A; MARCONI, Segesta... cit., 304, fig. 8;

SHOE, Profiles of Western GreekMouldings... cit., 165. 168, tav. XXIX,2. Lamodanatura corre sia sulla fronte che sui lati esterni dei parasceni, mentre nonse ne può accertare l’eventuale presenza nella parte posteriore della scena,dove la struttura si è conservata solo ad un livello inferiore.

48 L. T. SHOE, Profiles of Greek Mouldings, Cambridge 1936, 87-89,tavv. XXXVII; XXXIX, 1-5.

Suon, Profiles of Western Greek Mouldings... cit., 165-170, tav.XXVIII, 7-19, XXIX, 1-12.

50 L. T. SHOE, Etruscan and Republican Roman Mouldings, MAAR,XXVIII, 1965, 156-165, tavv. L, LI.

Vd. supra, nn. 48-50.52 SHOE, Profiles of Greek Mouldings... cit., tav. XXXVII, 8 (Tegea,

tempio di Atena), 9 (Delfi, tempio di Apollo), IO (Epidauro. Tholos).Cf. R. KOLDEWEY - O. PUCHSTEIN, Die griechischen Teìnpel in

Unterìtalien und Sicilien, Berlin 1899, 73, fig. 56.M E. DE MIRO. Ricerche archeologiche nella Sicilia centro-meridionale,

Kokalos, XXVI-XXVII, 1980-1981,561-580, tav. LVII,2. 11 monumento è statovariamente datato tra il secondo trentennio del III ed il I sec. a. C.; in particolare,

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 247

R. J. A. WILSON (Roman Architecture in a Greek World... cit, 83-84) in base

all’analisi degli elementi decorativi e della tipologia architettonica, ritiene più

probabile una datazione al lI-inizi I sec. a. C. Una datazione più tarda, ad età

adrianeo-antonina, è stata invece sostenuta da E. DE MIRO ifl Ricerche

archeologiche... cit.. 578-579 e in Architettura civile in Agrigento ellenistico

ro,nana e rapporti con l’Anatolia, QuadAMessina, III, 1988, 63-72, 70-72.

KOLDEWEY - PUCHSTEIN, Die griechischen Teinpel... cit., 182-183, fig.

27; P. MARCONI, Girgenfi. Ricerche ed esplorazioni, NSA, 1926,93-148, 107,

fig. 13; SHOE, Profiles of Western GreekMouldings... cit., 170, tav. XXIX,12

(il rilievo del profilo della base del podio è impreciso; più corretti quelli di

Koldewey-Puchstein e di Marconi). In generale sull’edificio e sulla sua

cronologia cf. DE MIRO, Architettura civile... cit., 67-67; WTLSON, Rotnan

Architecture in a Greek World... cit.. 75.56 P. C. SESTIERI, Faestuin. -Teinpiettifunerarinelle vicinanze di Paestum,

NSA, 1948, 155-184, 172, 182-183, fig. 25; SHOE, Etruscan andRepublican

Roman Mouldings... cit., 159, tav. L,8. L’heroon è stato datato da Sestieri, ma

senza argomenti decisivi, alla fine del 1V-inizi III, dalla Shoe al periodo

immediatamente successivo alla fondazione della colonia; per la datazione al

11 sec. vd. M. TORELLI, Paestum romana, in «Poseidonia-Paestum. Atti del

XXVII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1987», Taranto 1988,

33-115, 107.SERRADIFALCO. o. c., tav. XIV, 3, 5.

58 BULLE, o. c., 122, tav. 21, H 1-2; lo studioso afferma di aver trovato

il blocco nella Casa dei custodi, ma non dice nulla sulle circostanze ed il luogo

del rinvenimento.La balaustra vista da Bulle (BULLE, o. c., tav. 21, H1) si trova oggi in

collocazione provvisoria a Marsala, nei magazzini della Soprintendenza di

Trapani (Casa Condar).60 VON GERKAN, Zu den Theatern von Segesta und Tyndaris... cit., 86.61 Cf. le notizie preliminari di C. A. Di STEFANO, Scoperte nella necropoli

di Lilibeo, Kokalos, XX. 1974, 162-171, 167-168; EAD., Marsala. Scoperte

archeologiche effettuate negli anni 1972-1976, Kokalos, XXII-XXIII, 1976-

1977,761-774,773; EAD., Lilibeo alla luce delle nuove scoperte archeologiche,

SicA, XIII, 43, 1980, 7-20, 18; Lilibeo. Testimonianze archeologiche dal IV

sec. a. C. al Vsec. d. C., Palermo 1984, 155. Il monumento è datato «in base

ai dati di scavo» al pieno Il sec.; una datazione alla metà del secolo è indicata

anche dallo stile del capitello cotinzio-siceliota della tholos (cf. LAUTER BUFE,

Die Geschichte des sikeliotisch-korinthischen Kapiteils... cit., 31-32) e delle

cornici (W. VON SYDOW, Eine Grabrotunde an der Via Appia antica, JDAI,

XCII, 1977, 241-321, 310, n. 266). Gli elementi architettonici rinvenuti,

compresi i frammenti delle balaustre, sono oggi esposti, insieme ad una

ricostruzione grafica del monumento, nel Museo di Marsala.

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248 L. CAMPAGNA

62 DALCHER, Das Peristylhaus... cit., 58,76-77, tavv. 27,68. Le balaustre,attestate solo da alcuni esemplari frammentari, erano collocate negliintercolumni del secondo ordine del peristilio.

63 M. Da Vos, Pitture e mosaico a Solunto, BABesch, L, 2, 1975, 195-205, 201 (Casa di Leda), 203 (cd. “Ginnasio”). Le due abitazioni, così comele altre di Solunto, sono ancora sostanzialmente inedite; l’attribuzione al TI-Isec. della fase delle case soluntine attestata dallo scavo, già sostenuta da S.FERRI (llprobiema archeologico di So/unto, Le Arti, IV, 1941-1942,250-258),è stata poi ribadita in base a diverse considerazioni da G. WATAGHIN CANTINO,La Sicilia occidentale in età romana: i dati archeologici, in «Un decennio diricerche archeologiche. Quaderni de “La ricerca scientifica”. 100», Roma1978, 64 1-654, 646-647. Ad analoghe conclusioni induce anche l’esame deipavimenti e delle decorazioni parietali: cf. DE Vos, Pitture e mosaico... cit.

64 G. F. CARETTONI. Tusa (Messina). Scai’i di Halaesa (seconda relazione), NSA, 1961, 266-321, 310-311, fig. 51.11 complesso, ubicato nei pressidell’agora. era stato interpretato dallo scavatore come ginnasio, ma si trattapiù probabilmente di un’ abitazione privata; cf. in proposito e per una probabiledatazione al lI sec, a. C., R. J. A. WILs0N, Siciiy under the Roman Empire.Warminster 1990, 379, n. 29.

65 In particolare, per la datazione della casa a peristilio di Monte lato, cf.supra, nn. 43-45.

66 Siracusa: G. CULTRERA, Siracusa. - Scoperte nei Giardino Spagna,NSA, 1943-1944,33-126,83, fig. 44. Mineo: G. V. GENTILI,Mineo (Catania).- Fontana-ninfeo di età ellenistica nella zona detta “Tomba Gallica”, NSA,1965, suppl., 192-193, fig. 3 (la struttura è datata al III sec. a. C. solo in baseal confronto dei plutei con quelli del teatro di Segesta e a considerazioni moltogenerali sulla tecnica muraria).

67 Stoa di Eumene: cf. F. VERSAKIS, Mvr11ieìa T(V l’OTIWV Trp0U6&VTfS’ ‘AKponòXaws’. B) ‘H aToà T0f3 Eiévovs Arc Ef, 1912, 3-4, 173-182,174, fig. 18; Stoa di Attalo nell’ agora: cf. TRAVLOS, Pictorial Dictionary... cit.,513, tìg. 645: J. J. COULTON, The Architecturai Deveiopmnent ofthe Greek Stoa,Oxford 1976, 28. fig. 28.

68 Santuario di Asclepio. prolungamento dell’Abaton verso O: cf. A.BURFORD, The Greek Tempie Buiiders at Epidauros, Liverpool 1969, tav. 4, adestra. La datazione, dubitativamente riferita al periodo romano da COULTON(The Architectural Developtnent... cit.,237), è assegnata al TI-I sec, a. C. daH.H. BÙSING, Die griechische Halbsduie. Wiesbaden 1970, 7, fig. 9.

69 Stoa a NO dell’Askiepieion: cf. COULTON, The ArchitecturaiDeveiopment... cit., 125 e 256-257.

70 La balaustra proviene dall’agora dei Competaliasti; una fotografia èpubblicata in R. GINOUVÈS, R. Mt.srni’.DictionnaireMéthodiquede i’ArchitectureGrecque et Roinaine, Roma 1985, I, tav. 65, 4. Benché non siano indicati più

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SEGESTA. DECORAZIONE DELLA SCENA DEL TEATRO 249

precisi dati di rinvenimento, va comunque sottolineato, come indizio per la

cronologia, che l’area della piazza sembra sia stata edificata soltanto nel Il sec.

a. C.: cf. in proposito PII. FiissE, Analvse d’espaces urbains: les “places” à

Délos, BCH, CVII, 1983, I, 301-313, 307-308.71 F. FASOLO - G. GULLINI, Il santuario della Fortuna Primigenia a

Palestrina, Roma 1953, 150-152, tav. XXI, 5.72 G. GULLINI, L’architettura e l’urbanistica, in Princeps urbium.

Cultura e vita sociale nell ‘Italia romana, Milano 1991, 417-735,488 e n. 181.

Il motivo è attestato a Centuripe, nell’ atrio della casa scavata alle falde

del M. Calvario (G. LIBERTINI, Centuripe, Catania 1926, 60, tav. V; F.

COARELLI, La cultura figurativa in Sicilia. Dalla conquista romana a Bisanrio,

in Storia della Sicilia, Napoli 1980, Il, 371-392, 375, 378) e a Roma, nel

cubicolo e nell’ alcova della Casa dei Grifi sul Palatino (G. E. Rizzo, La Pittura

ellenistico- romana. Ronia,fasc. I. Le pitture della “C’asa dei Grifi “ (Paiatino),

Roma 1936, 11, figg. 7-8; 1-13; figg. 11-12).

A. MATURI, Ercolano. muovi scavi (1927-1 958), Roma 1958, I, 202,

figg. 157-158.V. J. BRUNO, Antecedents ofthe Pompeian First Sivie. AJA, 73, 1969,

305-317, 305, tav. 8.6. Ai fini della datazione potrebbe essere significativo il

fatto che i frammenti con reticolo di losanghe sono stati rinvenuti insieme ad

altri che presentano invece un reticolo a semicerchi; la stessa alternanza dei

due motivi ricorre nelle balaustre della stoa di Attalo nell’agora di Atene (cf.

supra, n. 67).76 Vd., ad esempio, per la cronologia della casa a peristilio dì Monte lato,

quanto detto supra, nn. 43-45.

In generale cf. WATAGI-IIN CANTINO, La Sicilia occidentale in età

romana... cit., 644; WILSON, Sicil undertheRoman Empire... cit., 23-25, 27.

Per Segesta e Lilibeo, inoltre: T. FRANK, in CAH, VII, 2 (trad. it., Milano 1974),

1030; G. BEJOR, Aspetti della romanizazione della Sicilia, in «Forme di

contatto e processi di trasformazione nelle società antiche. Atti del convegno

di Cortona 1981», Pisa-Roma 1983, 345-374, 352.

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1. Pergamo. Cornice della stoa sui lato O dell’Asklepieion. 2. Pergarno. Cornice dellacd. Marmorsaal. 3. Eraclea a] Latmos. Cornice del propvlon de] Boiileuterion.

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1. Segesta. teatro, scena. Modanatura del toichobates. 2. Agrigento. “Oratorio diFalaride”. Modanatura della base del podio. 3. Agrigento. “Tomba di Terone”.Modanatura della base. 4. Paestum. Heroon della Licinella. Modanatura della base.

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Segesta. Teatro, seeoa. Balaustra.