gioacchino germanà

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autore: DANILO CARUSO - profilo biografico estratto da "Gioacchino Germanà / una storia un monumento (Comitato pro erigendo monumento a Gioacchino Germanà / Ass. Cartastampata, gennaio 2007)" pagg. 9-32

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GIOACCHINO GERMANÀDANILO CARUSO

ioacchino Germanà è stato la migliore espressione dellapolitica proveniente da Lercara non solo del ’900 ma ditutta la sua plurisecolare storia.Nonostante avesse cambiato casacca più volte, ma ciò

non può essere imputato direttamente a lui, trattandosi della con-tingenza politica come vedremo, peraltro subita, è rimasto sem-pre coerente ad un pensiero di matrice social-giustizialista.

Uomo cosmico storico, secondo la celebre definizione diHegel, della riforma agraria siciliana, fu onorevole per elezionedello spirito (non nell’accezione hegeliana: Spirito) perché ha ge-stito il potere, fedele ad una concezione della politica non di-sgiunta dall’etica, ricercando il benessere della collettività, senzaavanzare interessi personali, quand’avrebbe, cosa che non fece,potuto ritagliarsi un proprio feudo nella cosa pubblica.

È stato un politico nel sensopieno del termine poiché portava consé dei valori in cui credeva.

Ha avuto una predilezione par-ticolare per il suo paese, ma non hadimenticato la dimensione globale deisuoi compiti, e ciò non fece degli attidi favoritismo i benefici che ne trasseLercara.

La sua statura umana e politi-ca lo rende uno dei personaggi diprimo piano del ’900 siciliano.

Gioacchino Germanà, figlio diLudovico, nacque a Lercara Friddi il15 marzo 1901. Dopo essersi laureatoin giurisprudenza svolse l’attività diavvocato (era iscritto all’albo per lacassazione e le giurisdizioni superiori)dal ’22 al ’49. La sua formazione gio-vanile risentì indubbiamentedell’esperienza del padre consigliereal comune di Lercara ed esponentedell’ala sinistra del Partito liberale.Questi aderì nel 1921 – qualche annoprima di morire – al fascismo, ed il figlio Gioacchino ne seguì lascia e ne prese l’eredità politica (dopo aver lasciato il Partito so-cialista cui si era iscritto nel 1919). Sostenne alle elezioni per laCamera dei deputati del ’24 la Lista nazionale (l’alleanza elettora-le tra i liberali di Orlando ed i fascisti), che a Lercara prese 694voti (43%) contro i 728 (53%) dei liberali di Andrea FinocchiaroAprile (1878-1964: di madre lercarese, Giovanna Sartorio, cheaveva sposato Camillo, più volte ministro del Regno d’Italia).

Germanà è stato un politico ascrivibile alla destra sociale,ed anticomunista, nel momento in cui il socialismo reale rappre-sentava sul piano pratico una minaccia concreta alla Cristianità,al sistema occidentale ed a tutte le libertà individuali. Durante ilfascismo ricevette onorificenze e fu pure designato dal prefetto diPalermo nel 1930 commissario al comune di Lercara (agosto-ottobre): ne deduciamo che la sua partecipazione al fascismofosse stata consapevole (lui stesso dirà all’ARS il 17-3-60: «[…]Di buone leggi il fascismo ne ha fatte»). Diversi socialisti nel pri-

mo dopoguerra – Mussolini in primis – optarono per il passaggioad una forma di socialismo spiritualista (il fascismo, mentre il co-munismo rimaneva un socialismo materialista). Germanà pareseguire un percorso simile, ma per la precisione lui è stato un so-cial-liberale.

Dopo la caduta del fascismo e la fine della seconda guer-ra mondiale sostenne il movimento indipendentista siciliano diAndrea Finocchiaro Aprile.

In questa fase avranno influito su questa scelta il richiamoalla terra di Lercara e soprattutto il timore che l’Italia, dopo lasvolta di Salerno del ’44 e l’ingresso del PCI nel governo, potes-se, a guerra finita, successivamente al referendum istituzionalemonarchia-repubblica, cadere nelle mani dei comunisti. Il MISoltre che indipendentista fu filomonarchico e filostatunitense

(proponeva in alternativa: due regni –regno d’Italia e regno di Sicilia – sottoun unico re sabaudo, ol’aggregazione agli USA).

Dopo le dimissioni dell’on. An-tonino Varvaro (1892-1972, avvocatopalermitano) dalla segreteria del mo-vimento separatista, nella secondametà del ’46, si procedette al riordinodella stessa e dell’assetto dell’interopartito: segretario pro tempore vennenominato Antonino Di Matteo1 cheincaricò per il riassetto nella Siciliaoccidentale il triumvirato GioacchinoGermanà - De Simone2 - Zalapì3, inSicilia orientale l’on. Castrogiovanni.

Il 3 novembre a Palermo laterna Germanà - De Simone - Zalapìazzerò le cariche del partito fuorchéquella di Finocchiaro Aprile, ed indis-se un congresso del partito semprenel capoluogo per il 17-18 novembre,che però non si tenne a causadell’imminenza delle elezioni ammini-

strative siciliane. Avevano dichiarato: «Reputiamo traditore dellanostra santa causa chi, in seno al MIS, agita questioni istituziona-li o sociali o politiche che, essendo per noi siciliani indipendentistiassolutamente premature, mirano soltanto ad indebolire le nostreforze». Il 30 novembre a Palermo il comitato nazionale del MISconferì i nuovi incarichi: presidente Andrea Finocchiaro Aprile,segretario Attilio Castrogiovanni, vicesegretario Gioacchino Ger-manà.

Alle amministrative (6 ottobre 1946) di Lercara, che erauna roccaforte dei separatisti4, Gioacchino Germanà fu candidato

1 Antonino Di Matteo (1902-1979), avvocato di Santa Flavia.2 Leopoldo De Simone Achates (1907-1982), agricoltore di Pa-lermo.3 Gaetano Zalapì (1901-1975), impiegato di Palermo.4 Vedi appendice n. 1: i dati elettorali dell’indipendentismo aLercara ed in provincia.

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al consiglio comunale5, ed ottenuto il seggio, fu dal consiglio elet-to sindaco (rimase in carica fino al ’47), il primo democraticamen-te espresso dopo un ventennio.

Lui stesso ce lo ricorda, narrandoci un aneddoto (ARS, 17marzo 1960): «Nel 1946 io fui eletto, contro i miei meriti, primosindaco democratico nel mio paese: Lercara Friddi, per chi non losapesse. Trovai una situazione lasciata da un Commissario pre-fettizio, per la quale il trasporto dei generi contingentati era statoaffidato ad amici miei carissimi, e forse a qualche mio lontanoparente, al prezzo ragguardevole forfettario di sei lire al chilo, siache si trattasse di zucchero, che si trattasse di farina, di pasta odi fagioli. Praticamente io pensai che quella somma specie per ilfatto che l’approdo più vicino era Termini Imerese, fosse esosa:sei lire al chilo, signori, sei lire al chilo! Quella somma incidevaenormemente sul prezzo del pane perché allora il prezzo del pa-ne era di 44 lire al chilo, per cui senza quelle sei lire, sarebbe di-sceso a 38 lire al chilo. Ed allora cosa feci? Chiamai quegli amicimiei che avevano un magnifico contratto grande così, appoggiatosu una delibera ancor più grande e dissi loro: “Amici cari, sonodolente di dovervi fare questo discorso, ma la vostra è una pac-chia alla quale dovete rinunciare. Io sono disposto a mantenervi ilcontratto per il servizio del trasporto, ma dobbiamo ridurre, ridur-re da sei a due lire”. “Ma è impossibile – risposero – noi ci rimet-teremmo, noi ci rovineremmo! Ma poi d’altra parte c’è un contrat-to e lei è un avvocato; c’è una deliberazione e lei è sindaco”. “Sì,c’è un contratto, – dissi io – c’è una deliberazione, ma c’è un a-spetto morale che è al di sopra del contratto, al di sopra della de-liberazione, al di sopra di noi interlocutori. Ci state?” Mi risposerodi no ed io revocai la deliberazione. Nessuno promosse impugna-tive. Indissi la gara per l’appalto dei trasporti. La gara rimase de-serta; ed allora io, come Sindaco, disposi che il Comune assu-messe direttamente la gestione per i trasporti contingentati. Fecitrattenere a titolo prudenziale, per le spese di trasporto, due lireal chilogrammo; se avessi fatto trattenere due lire ed un centesi-mo sarei stato ingiusto nei confronti di quelli che avevano avuto iltrasporto prima. Ebbene, dopo un anno io ero riuscito ad ottene-re, con tale riduzione una economia di lire 1.400.000 sull’appositocapitolo e la riduzione del prezzo del pane da 44 a 40 lire al chilo.(Si tratta di un piccolo centro). Si andava a meraviglia. Con quelmilione e 400.000 lire, poi si costruì il mercato ittico locale. Sulpiù bello, però arrivò un telegramma del prefetto di Palermo Vitto-relli: “Da oggi in poi i trasporti verranno affidati al Consorzio agra-rio”. Questa è verità, signori. Prezzo stabilito dal Prefetto, non soin base a quali poteri, forfettario per qualunque Comune, per qua-lunque distanza, lire 6 al chilogrammo. Io non mancai di reagire:spedii dei telegrammi, protestai, dissi che l’aumento ingiustificatodel trasporto avrebbe apportato un aumento altrettanto ingiustifi-

5 Decreto legislativo Luogotenenziale 7 gennaio 1946 n. 1 (Rico-stituzione delle Amministrazioni comunali su base elettiva):art. 1 – Ogni comune ha un Consiglio, una Giunta e un Sindaco.[…]art. 3, comma 3 – Al sindaco e agli assessori può essere assegna-ta, compatibilmente con le condizioni finanziarie del comune,un’indennità di carica, la cui misura è fissata dal Consiglio co-munale. […]art. 4 – La Giunta municipale è eletta dal Consiglio comunale nelsuo seno […].art. 6 – Il sindaco è eletto dal Consiglio comunale nel suo seno[…].

cato sul prezzo del pane da 40 a 44 lire. Ebbene, venne un capi-tano dei carabinieri, quello di Termini Imerese, venne anche unmaggiore dei carabinieri ed accertarono i fatti; ma i trasporti pas-sarono al Consorzio agrario provinciale di Palermo; e, per moltianni, sino a quando vi fu l’assegnazione di generi contingentati,restarono affidati allo stesso.»

Fu candidato nel ’47 per le prime elezioni regionali del 20maggio, dopo la concessione alla Sicilia di uno statutod’autonomia nell’anno precedente (Regio Decreto Legislativo del15 maggio 1946), sotto le bandiere del MIS. Presentatosi nel col-legio unico regionale, e nei collegi provinciali di Palermo ed Agri-gento nelle liste indipendentiste, con Finocchiaro Aprile (che eracandidato anche nel collegio di Siracusa), furono ottenuti questirisultati: Palermo, tre eletti, Finocchiaro Aprile il primo con 26.953voti, Germanà ottavo con 3.467 voti non eletto; Agrigento, un e-letto, Finocchiaro Aprile con 2.041 voti, Germanà sesto con 323voti non eletto; Siracusa nessun eletto. Ce la fece ad essere elet-to nel collegio unico regionale: tre eletti, Germanà terzo. Com-plessivamente in Sicilia il MIS raccolse 171.470 voti (44.264 nellaprovincia di Palermo) pari all’8,75 %, il che gli fruttò otto rappre-sentanti all’ARS.

Germanà, che era vicesegretario del MIS ed indipendenti-sta moderato, riteneva l’istituzione dell’ordinamento regionalenella nuova architettura costituzionale repubblicana un trampoli-no di lancio verso il federalismo nazionale. Auspicava inoltre lanascita di una confederazione degli stati europei cui la Sicilia a-vrebbe dovuto far parte da Stato indipendente.

Nel gennaio del ’48, quale membro della delegazionedell’ARS (da cui si ritirò per protesta il 24 gennaio) presso lacompetente sottocommissione della costituente, si batté perchélo Statuto siciliano divenisse legge costituzionale senza che il te-sto approvato nel ’46 venisse modificato col pretesto di esserecoordinato con la nuova costituzione secondo quanto prevedevail regio decreto legislativo 15 maggio 1946. Il 31 gennaiol’Assemblea Costituente approvò la legge costituzionale che En-rico De Nicola, Capo provvisorio dello Stato, promulgò il 26 feb-braio. La pietra dello scandalo fu il secondo comma dell’art. 1 diquesta legge che era una spada di Damocle sullo statuto: «Fer-ma restando la procedura di revisione preveduta dalla Costitu-zione, le modifiche ritenute necessarie dallo Stato o dalla Regio-ne, saranno non oltre due anni dall’entrata in vigore della presen-te legge, approvate dal Parlamento nazionale con legge ordina-ria, udita l’Assemblea regionale della Sicilia.» Nel corso del dibat-tito all’ARS del 19 febbraio Germanà attaccò la Democrazia Cri-stiana ed il Presidente della Regione, il democristiano GiuseppeAlessi, accusandolo di aver ridotto il problema del coordinamentostatuto-costituzione ad una questione interna alla DC, tra DC sici-liana e quella nazionale, nel timore di non inquietarla. Del resto lasottocommissione della costituente per il coordinamento era stataallargata da undici a diciotto membri, aggiungendovi sette ele-menti ostili all’autonomia. Germanà invitò anche Alessi a staccar-si dalla DC nazionale ed a costituire un partito democratico cri-stiano isolano: il suo acume politico aveva visto una possibilitàche si realizzerà dieci anni dopo con Silvio Milazzo; per il mo-mento Alessi fece ricorso all’Alta Corte per la Regione Sicilianache dichiarò «la illegittimità costituzionale del disposto comma 2dell’art. 1 della legge 26 febbraio 1948». Durante la prima metà diquesta prima legislatura, in cui stette all’opposizione, presentòall’Assemblea regionale un disegno di legge che esonerava dal

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pagamento dell’imposta i consumatori di energia elettrica prodot-ta da impianti con capacità fino a 3 KW. Il Commissario dello Sta-to impugnò il progetto di legge presentato, ma l’Alta Corte per laRegione siciliana diede ragione all’onorevole Germanà, affer-mando che il tributo dovuto in materia era imposta di consumo(attribuito alla regione) e non imposta di fabbricazione (attribuitoallo Stato); l’ARS quindi varò liberamente la legge.

Le istanze dell’estremismo indipendentista finirono benpresto coll’esaurirsi, assorbite nel nuovo assetto autonomistico, ilMIS si rivelò un fuoco di paglia, ed Andrea Finocchiaro Aprile la-sciò l’ARS dimettendosi da parlamentare regionale il 2 marzo1948 (gli subentrò il medico vicarese Vincenzo Bongiorno).

Germanà dal canto suo proseguì la sua carriera politica. Ilprimo governo regionale siciliano presieduto da Franco Restivo,succeduto al primo presidente della regione Giuseppe Alessi,nacque nel gennaio 1949. Restivo, rappresentante del ceto fon-diario, consolidò l’assetto autonomistico con l’inserimento nelnuovo quadro istituzionale di coloro che questo avevano avversa-to spingendosi, nella forma più estrema, sino all’indipendentismo.Ed in quest’ottica il liberale ex indipendentista Gioacchino Ger-manà all’inizio del ’49 venne eletto all’ARS assessore del III go-verno regionale (in carica dal 12 gennaio 1949 fino alla fine dellaI legislatura nella metà del ’51), e ricevette dal presidente dellaregione la delega di assessore supplente6 ad agricoltura e foreste(assessore effettivo era un altro democristiano, Silvio Milazzo, dicui si parlerà dopo).

In questa seconda parte della legislatura si impegnò per-ché l’ARS varasse due leggi: una per la trasformazione dellestrade di campagna in moderne strade (LR 28 luglio 1949 n. 39),un’altra istitutiva delle condotte agrarie (GURS 29 aprile 1950 n.15).

Ricorderà questo suo impegno nel discorso all’ARS del 6dicembre ’51: «[…] Non posso sottacere, parlando delle operepubbliche, di un’altra legge che si è dimostrata tanto provvida nelcampo dell’agricoltura; legge a cui, anche da Assessore aggiun-to, ho dedicato particolari cure: la legge sulle trazzere, che, nellasua prima realizzazione, ha già riscosso larghissimi consensi intutti i settori sì da invogliare il Governo, che peraltro ha trovato ilconforto dell’Assemblea, a destinare alla legge stessa finanzia-menti relativamente cospicui». Ed il 6 ottobre 1954 potrà dichia-rare: «Passando ora ad esaminare le opere di trasformazionedelle trazzere in rotabili, debbo comunicare che in tale campostiamo operando un vero miracolo. I tronchi trazzerabili iniziaticonsentiranno, tra qualche esercizio di avere una rete viabile diesclusivo interesse agricolo di circa 1.600 Km. Le somme stan-ziate fino ad ora in bilancio sono state interamente impegnate,come parimenti impegnate risultano quelle dei prossimi due e-sercizi finanziari».

Un aneddoto di quel periodo dalle sue parole durante il di-battito all’ARS del 17 marzo 1960: «Onorevole Presidente, vorrei

6 “Gli Assessori supplenti sostituiscono gli effettivi in caso diassenza o di altri impedimenti. Ove particolari esigenze di servi-zio lo richiedano, gli Assessori supplenti, con decreto del Presi-dente della Regione, possono essere destinati a singoli rami dellaAmministrazione. In tal caso, oltre alle funzioni previste dalcomma precedente, esercitano le attribuzioni che saranno lorodelegate, rispettivamente dal Presidente per i servizi relativi allaPresidenza o dagli Assessori effettivi per i servizi di loro compe-tenza.” (LR 9 agosto 1948)

ricordare un tempo ormai lontano quando ero soltanto Assessoreaggiunto alle dipendenze dell’onorevole Milazzo, cioè Assessoreaggiunto all’Assessorato dell’agricoltura. La Regione stava fa-cendo appena le ossa. Io non avevo telefono diretto; ne avevouno collegato per mezzo del centralino. Ebbene richiesi il telefo-no al direttore di Palermo della SET. Quale fu la risposta? Fu laseguente: “La mancanza di apparecchi, la mancanza perfino delfilo di collegamento non rendono possibile la installazione di unapparecchio telefonico”. La mia contro risposta fu la seguente:“La Signoria vostra è pregata di favorire nell’ufficio di Gabinettodell’Assessore per comunicazioni”. Si presentò il rappresentantedella società dei telefoni, aspettò un pochino, poi fu ricevuto. Iogli domandai se quella lettera, la quale in sostanza comunicavache non c’erano telefoni per l’Assessore, era sua, se la firma erasua. “E’ mia”, mi rispose. gli domandai allora se egli avesse untelefono sul tavolo. Mi rispose di sì. E a questo punto gli dissi: mifaccia la cortesia, mi mandi il suo telefono; e da questo momentoimpari a conoscere che cosa rappresenta nella Regione sicilianaun Assessore sia pure aggiunto. A 24 ore venne il telefono. Unaltro Assessore preferì andare per le vie brevi, raccomandandosi;ottenne il telefono dopo tre mesi. Quindi signori, bisogna saperchiedere, ci vuole un certo garbo nel chiedere, ne convengo, mala prima volta, onorevole Majorana, la seconda no: la secondavolta le porte bisogna aprirle a pedate».

Nei due distinti momenti della prima legislatura regionale,quello di osservazione critica e quello di partecipazione costrutti-va, manifestò la sua attenzione per le tematiche dello svilupponell’isola. Questo atteggiamento conferma quella matrice di pen-siero che rivolge il suo interesse alla prosperità dell’intero corposociale: occorreva migliorare le condizioni di vita dei lavoratoricon l’apporto della nuove tecnologie e la creazione di nuove in-frastrutture, conciliando in Sicilia borghesia terriera e classi lavo-ratrici. Rifiutava il violento sovvertimento pubblico propugnato dalcomunismo. Il liberalismo di Germanà prevedeva la libertà dellapersona in una società in cui lo Stato fosse l’arbitro equo ed o-biettivo del gioco delle parti: non accettava forme di liberismo e-sagerate in cui l’arbitro reale diventasse il profitto d’impresa. Perlui l’azione individuale ha un limite che è il benessere collettivodifeso e garantito dallo Stato attraverso le leggi.

La sua vicinanza alle classi lavoratrici si rese visibile giànel ’51 (ad elezioni concluse) durante le proteste degli zolfatailercaresi che si erano sollevati a causa dei tragici fatti descritti dalfamoso scrittore Carlo Levi e dal giornalista di sinistra Mario Fari-nella: aveva deciso di schierarsi pubblicamente a favore del mi-glioramento delle condizioni di lavoro nelle miniere.

Le elezioni regionali, che si erano svolte prima dello scio-pero, del 3 giugno ’51 per il rinnovo dell’ARS videro la candidatu-ra di Germanà all’interno di una lista liberale (Unione SicilianaLiberale Indipendentista Autonomista) che compariva nel solocollegio di Palermo: la lista ottenne 48.877 voti su 463.090 e dueseggi; egli fu il primo degli eletti con 15.608 voti, seguito da Giu-seppe Guttadauro7 con 13.987 voti8. Il secondo quadriennio legi-slativo vide un solo governo, quello di Franco Restivo. Germanàfu assessore per l’intera legislatura: fino al 22 novembre ’54 conla delega per agricoltura e foreste, fino alla fine con la delega per

7 Palermitano, esponente di destra.8 Vedi appendice n. 2: i dati elettorali dell’USLIA a Lercara ed inprovincia.

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lavoro, previdenza ed assistenza sociale. Supplenteall’agricoltura ed alle foreste, con delega per la bonifica e le fore-ste era il democristiano Giuseppe Russo.

Germanà, oltre ad essere un federalista, era anche un li-berale di ispirazione popolare. Da assessore regionaleall’agricoltura attuò la riforma agraria, immerso in un clima di rea-zione creato dai latifondisti.

La notte del 21 novembre 1950 l’ARS, riprendendo anchela Legge 2 gennaio 19409 – Colonizzazione del latifondo siciliano,sulla scia della riforma agraria nazionale (legge di stralcio 21 ot-tobre 1950 n. 281), completò e varò una propria legge di rifor-ma10: fissava un limite massimo di estensione ai latifondi in 200ettari (con delle eccezioni), stabiliva l’esproprio delle eccedenze ela loro suddivisione in favore dei contadini bisognosi, che avreb-bero corrisposto per l’indennizzo pubblico devoluto agli espro-priati attraverso un mutuo trentennale11.

L’impegno di Germanà fu vivo fin dall’inizio come dimo-strano le sue parole: «Ricordo che in qualità di Assessore allaagricoltura partecipai nel lontano 1951 ad una riunione ad altolivello presieduta dall’onorevole Campilli, alla quale presenziaro-no l’allora Sottosegretario all’agricoltura onorevole Gui,l’onorevole Aldisio, altri autorevoli esponenti del Governo di Ro-ma e qualche rappresentante della Cassa per il Mezzogiorno.Furono assegnati alla regione siciliana 75 miliardi soltanto per leopere di trasformazione, per la esecuzione cioè della legge di ri-forma agraria in Sicilia nel suo complesso, compresa l’assistenzaai contadini e le trasformazioni. Quando mi recai a Roma debboonestamente riconoscere che il Ministro Fanfani mise a mia di-

9 art. 4 – È costituito l’Ente di colonizzazione del latifondo sici-liano.L’Ente ha il compito di assistere tecnicamente e finanziariamentei proprietari nell’opera di trasformazione dell’ordinamento pro-duttivo e di procedere direttamente alla colonizzazione delle terredelle quali acquisti la proprietà e il temporaneo possesso. […]10 Legge 27 dicembre 1950“art. 2 – All’attuazione della riforma agraria sovraintendel’Assessorato dell’agricoltura e delle foreste […].Nei casi espressamente previsti, l’Assessorato si avvale dell’Entedi Colonizzazione del Latifondo Siciliano, che assume la deno-minazione di Ente per la riforma Agraria in Sicilia […].”L’ERAS (con sede presso l’assessorato in via Catania) aveva ilcompito di creare le condizioni adatte allo sviluppo agricolo nel-lo spirito della riforma (art. 45).11 art. 26 e 43.

sposizione 15 miliardi, da elevare eventualmente a 25 se si fosseriusciti a spenderli entro giugno, ma eravamo ad aprile» (ARS, 17marzo 1960).

E sempre nella stessa circostanza: «[…] Così mi risposeroquando io domandai i soldi per la riforma agraria, fu proprio epersonalmente l’onorevole Campilli a dirmi: “Ma la riforma agrarial’avete fatta voi, la legge è della Regione siciliana, conseguente-mente la dovete finanziare voi”. Io gli risposi: “Onorevole Campil-li, la riforma agraria anzitutto è un impegno costituzionale; la ri-forma agraria l’ha voluta il suo partito, la Democrazia cristiana, laquale rivendica a sé l’onore di averla fatta, il merito di averla fat-ta; e allora lei rappresentante dello Stato, del Governo, lei buondemocristiano, paghi, finanzi. Mi rispose, sorridendo, l’onorevoleCampilli: “Questo vuol dire parlar chiaro”».

Il 6 dicembre 1951 all’ARS presentò il suo primo bilancionel settore che amministrava.

Dopo aver incidentalmente ribadito in apertural’importanza del comparto agricolo per la Sicilia, sottolineò che lariforma agraria iniziava in una fase di positivo sviluppo per la re-gione, reduce dalle vicissitudini della guerra, e che ciò proiettavaverso un innalzamento del tasso di benessere. Replicò alle criti-che dell’opposizione, avanzate dall’on. Ovazza12 e dall’on. Ren-

12 Comunista (fu anche consigliere comunale a Lercara Friddi).

L’assessore regionale all’agricoltura, on. G. Germanà, inau-gura l’apertura di una colonia forestale per ragazzi a Ficuzzanel luglio 1951.

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da13 e da altri, che grazie a Dio la guerra e le sue miserie eranoparte del passato: con molti sacrifici si erano recuperate le posi-zioni perse, ed anzi si era guadagnata una dimensione di miglio-ramento superiore al passato tale da eludere nettamente le ac-cuse di cattiva amministrazione. Il merito andava al dinamismodelle genti di Sicilia ed alle condizioni di autonomia di cui questagodeva nel contesto nazionale, oggetto di ammirazione nella suainterezza per la prontezza e la rapidità di risollevamento. Era ini-ziata in Sicilia l’attuazione del piano delle grandi infrastrutture (di-ghe del Fanaco, dell’Anapo, dell’Ancipa, del Carboj) grazie ai fi-nanziamenti dello Stato (entrate finanziarie tramite l’art. 3814 delloStatuto, dalla Cassa del Mezzogiorno e da altri interventi legisla-tivi). E tutto questo era motivo di vanto per il governo regionale.Dopo gli apprezzamenti al suo predecessore, on. Milazzo, al pre-sidente della regione, on. Restivo, ed all’on. Giuseppe La Log-gia15, si inoltrò nel dettaglio del consuntivo. Nonostante condivi-desse le obiezioni alle contrazioni delle previsioni di spesa perl’agricoltura (ammontanti al 13% della finanziaria regionale) ri-spose che la regione non disponeva di somme maggiori, ma ciònon voleva dire che eventualmente non si potesse, laddove ne-cessario, intervenire con variazioni di bilancio o con integrazionida altre fonti. L’allarmismo era ingiustificato come testimoniava ilprecedente intervento per la legge sulla meccanizzazione, letrazzere ed i rimboschimenti. Alle osservazioni dell’on. Ovazzasecondo cui non esistesse una programmazione nel settore agri-colo replicò dicendo che già era stato progettato cosa fare e co-me reperire i fondi. E l’attenzione prestata alla politica di rimbo-schimento, ed i copiosi stanziamenti reperiti, ne erano una ripro-va ed un vanto di fronte al problema in tutt’Italia. Spiegò poi mi-rabilmente l’infondatezza di critiche mosse dall’on. Ovazza edall’on. Renda su un presunto calo della produzione agricola, sot-tolineando d’altro canto però con le opposizioni l’esigenza diun’applicazione tecno-scientifica all’agricoltura congiunta ad unaformazione professionale. Ribadì poi ancora una volta alle richie-ste dell’on. Santagati16 di essere favorevole ad un aumento deifinanziamenti qualora possibile. Proseguì trattando l’argomentodei vigneti, dell’assetto idrico delle foreste, dell’organizzazionedell’agricoltura e della zootecnia in dettaglio, della valorizzazionee della commercializzazione dei prodotti isolani, della formazioneprofessionale e della meccanizzazione, dei cospicui finanziamen-ti della Cassa del Mezzogiorno per le opere che ammortizzavanoanche la disoccupazione, delle intenzioni di pianificazione per ilfuturo. L’ultima parte del discorso fu dedicata alla riforma agraria:l’attuazione procedeva bene, entro la fine del ’51 sarebbero stateattribuite ai contadini aree per un complessivo di 60.000 ha. Moltierano stati i ricorsi da parte degli espropriati, ma tenne a puntua-lizzare: “In proposito assicuro l’Assemblea circa l’applicazione

13 Comunista.14 “Lo Stato verserà annualmente alla Regione a titolo di solida-rietà nazionale, una somma da impiegarsi, in base ad un pianoeconomico, nella esecuzione di lavori pubblici.Questa somma tenderà a bilanciare il minore ammontare dei red-diti di lavoro nella Regione in confronto della media nazionale.Si procederà ad una revisione quinquennale della detta assegna-zione con riferimento alle variazioni dei dati per il precedentecomputo.”15 Democristiano, assessore all’agricoltura nei primi due governiregionali.16 Missino.

scrupolosa della legge e che tutte le questioni che possono in-sorgere saranno risolte con assoluta aderenza allo spirito ed agliscopi che la legge stessa intende raggiungere. Confortato, lad-dove è necessario, di quei pareri che persone particolarmenteidonee e consessi qualificati a ciò preposti potranno offrire, pro-cederò all’esplicazione del mandato siccome la legge mi suggeri-sce e mi impone. Particolari iniziative sono già in atto o allo stu-dio per venire incontro alle esigenze degli assegnatari. Il contadi-no assegnatario sarà particolarmente assistito, e materialmente efinanziariamente e tecnicamente, perché egli possa avere quellesoddisfazioni che dal suo lavoro attende. […] Il fatto, poi, che dadestra e da sinistra siano state fatte delle critiche alle modalità diattuazione della riforma, fa ritenere che il Governo e gli uffici ab-biano scelto la via giusta.”

Cipolla17: “Questa battuta non ha il pregio di essere nuo-va!”

Restivo (presidente della regione): “Mentre quelle che dicelei sono sempre nuove!”

Germanà: “Io, le novità, le riservo a lei, onorevole Cipolla!Non ci tengo a dire delle novità! Faccio ordinaria amministrazio-ne.”

Dopo questo scambio di battute si avviò alla conclusione:“Avverto la grave responsabilità che su di me incombe in rappor-to alla ponderosità dei compiti che sono stato chiamato a svolge-re. Non ho la presunzione di pretendere che la mia opera sia im-mune da pecche, ma affermo con tranquilla coscienza che hofatto, per eseguire il mandato che mi avete affidato, tutto quantoera nelle mie possibilità. I problemi che quotidianamente sonochiamato ad affrontare e risolvere sovente fanno tremare le veneed i polsi, ma tutti i problemi che mi sono stati sottoposti hannotrovato una soluzione, talvolta addirittura di rischio, improntataunicamente al supremo interesse della Regione. Convinto comesono che, per guadagnare il rango ed il ruolo di altre più fortunateregioni consorelle, la Sicilia non può segnare il passo ma deveinvece procedere con marce forzate ed a ritmo bersaglieresco,posso affermare con tranquilla coscienza di non avere mai ritar-dato di un minuto né la soluzione di un problema, nél’espletamento di una pratica. Il ritmo impresso in tutti i settoridell’Assessorato ne è la prova manifesta. È quindi per me motivodi legittima soddisfazione presentarvi il consuntivo della mia ope-ra nella quale certamente non mancherete almeno di ravvisarequello slancio e quell’impeto che tutti portiamo nel servire il no-stro Paese. Lasciatemi affermare, però, con gioia, al quinto annodell’autonomia, che la Sicilia avanza e che nessuno potrà piùfermarla nel suo cammino ascensionale. Le generazioni futureraccoglieranno i frutti di questa nostra silenziosa e tormentatafatica. Viva la Sicilia! Viva l’Italia!”

Come nel corso del suo intervento due volte, un applausoancor più forte dal centro e dalla destra lo concluse.

Il 19 ottobre 1952 a Contessa Entellina durante il primoconferimento in assoluto tramite la riforma di 277 lotti di terreno(pari a 1.411 ettari) a 96 contadini di quella zona, Germanà definìse stesso, in qualità di assessore regionale all’agricoltura, il cara-biniere della riforma agraria. Lui stesso ne fece memoria all’ARS(27 ottobre 1953): «La frase, allora suscitò, nella stampa di op-posizione ed in questa Aula, qualche ironia, mossa da incredulità

17 Comunista.

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o da spirito polemico. La realtàha dimostrato che alle parolehanno seguito i fatti: la riforma èin atto».

In occasione diquell’avvenimento inviò alcunitelegrammi; destinatario di uno diessi Enrico La Loggia18: «Con-tessa Entellina 19 ottobre 1952On. Enrico La Loggia Palermo.Nostro impegno autorevolmentee consapevolmente sorretto dallaSua collaborazione incontra oggiil premio della realizzazione Pun-to Mi consenta, Onorevole Mae-stro, che da Contessa Entellinadove in atto avviene la prima as-segnazione di terre ai contadini ioLa ricordi, L’additi alla ricono-scenza dei rurali di Sicilia – Ger-manà Assessore Agricoltura».

Don Sturzo nella sua vitafu sempre attento alle problema-tiche riguardanti la Sicilia: inter-venti di miglioramento nel settore agricolo erano da tempo statiauspicati da lui, il quale per un altro verso non vedeva di buonocchio la legge stralcio nazionale a causa delle opportunità diproselitismo tra i contadini che offriva alle sinistre. Per questomotivo aveva seguito da vicino l’operato di Silvio Milazzo, prece-dente assessore regionale effettivo all’agricoltura, a cui avevarivolto molti suggerimenti.

Nel suo impegno politico Don Sturzo intercedette pressoAmintore Fanfani, quando quest’ultimo fu nella prima metà deglianni ’50 ministro dell’agricoltura, sollecitando interventi per la Si-cilia, e fu inoltre prodigo di consigli pure col nuovo assessore re-gionale come testimonia questo brano di una sua lettera a Ger-manà del 19 gennaio 1952.

«Egli conviene che i lavori di strade poderali e rurali e dicorsi di acqua potabile o per irrigazione delle zone da assegnarein proprietà ai contadini coltivatori, debbono avere per finalitàprincipale la migliore sistemazione delle quote, ma dovendo ave-re un punto di partenza e un punto di arrivo, tecnicamente ed e-conomicamente utili, non può escludersi la zona rimasta nonscorporata. Non si può mancare di razionalità ed arrivareall’assurdo. Poiché il problema non è solo siciliano (per quantoriguardi in modo speciale la Sicilia data la disposizione limite dei200 ettari non scorporabili), il ministro Fanfani mi ha promesso diuna sua particolare attenzione.»

Un anno dopo, il 27 ottobre 1953, all’ARS (in sessionepomeridiana) ed in sede di discussione di bilancio Germanà e-spose la sua relazione di consuntivo.

Iniziò sottolineando lo strabiliante risultato dell’esercizio fi-nanziario scorso (’52-’53) nell’agricoltura, e che questo si prolun-gava nell’allora attuale esercizio: “Un vivo elogio merita il perso-nale che mi ha collaborato e che mi ha reso possibile di presen-tare oggi all’Assemblea il consuntivo notevolissimo, che formerà

18 Il Corriere della Sera (8 giugno 1952) aveva definito Enrico LaLoggia padre dell’art. 38 dello statuto autonomistico.

oggetto delle mie comunicazioni. […] Per quanto riguarda la af-fermazione dei poteri della autonomia nel settore che amministro,[…] l’Assessorato per l’agricoltura e le foreste oggi amministracon pienezza di poteri […]”. L’attuazione di ciò dava dal cantosuo lavoro a diverse migliaia di persone. Sono anche state createle condotte agrarie secondo quanto prevedeva la legge istitutiva.Illustrò poi la prassi concordata con il ministero dell’agricolturaper la liquidazione delle indennità di esproprio dei latifondi(l’ERAS proponeva all’assessorato regionale per l’agricoltura lacifra da corrispondere, quest’ultimo procedeva al pagamentotramite decreto del presidente della regione e notificava questoall’espropriato dopo essere stato registrato alla Corte dei conti –sez. per la Sicilia; il ministero del tesoro, sempre a richiestadell’assessorato regionale per l’agricoltura, forniva alla regioneper gli indennizzi titoli del debito pubblico, ma questa poteva an-che pagare individualmente con liquidi in una misura non supe-riore ad un quarto del totale da erogare). Passò quindi ad esporreil consuntivo. Parlò della riforma agraria: “La riforma è ormai nelpieno della sua attuazione malgrado le gravissime difficoltà in-contrate e malgrado le astruserie della legge, che hanno richiestola più vigile attenzione ed un lavoro minuto di analisi e di indagini,senza di che non avremmo certamente conseguito i risultati aiquali siamo già pervenuti e che promettono ormai immancabili,definitivi ed ulteriori sviluppi. L’Assessore ha dovuto, in questamateria, agire, però, con molta cautela. Per quanto vivo fosse innoi tutti il desiderio ed avvertita altresì la esigenza politica di rea-lizzare la riforma, è stato necessario, per evitare o per ridurre alminimo gli inconvenienti di una affrettata esecuzione, attendere ledecisioni del Consiglio di giustizia amministrativa sulle più impor-tanti questioni di massima. Appena il Consiglio ha emesso leprime decisioni, l’Assessorato ha dato il via alla esecuzione edormai ben 16.325 ettari di terreno sono stati assegnati e conse-

Palermo, davanti a Palazzo dei Normanni (1952?); da destra:F. Restivo, A. Fanfani, G. Germanà.

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gnati a 3.781 contadini aventi diritto ed ancora circa 3.000 ettarisono stati sorteggiati sino ad oggi, portando, così, il numero degliassegnatari a 4.300. A tutto questo ha fatto seguito una larga o-pera di assistenza da parte dell’Ente di riforma agraria, mentreognuno avrà potuto constatare con quanto entusiasmo e conquale spirito di dedizione l’Assessorato ha seguito le varie fasidell’esecuzione, assumendo sempre e in ogni caso le proprie re-sponsabilità, perché nel pieno rispetto della legge ogni difficoltà oresistenza fosse superata e perché la riforma si rendesse ope-rante”. Trattò successivamente i punti della bonifica (“A tutt’oggi, iprogetti inviati dall’Assessorato alla Cassa per il Mezzogiornoammontano a lire 32.194.000.000. Di questi la Cassa ne ha giàapprovati per oltre 27.000.000.000 di lire”) elencando le varie enotevoli, per mole e per numero, infrastrutture create e quelle inappalto e programmate. “Per quanto riguarda, poi, i fondi di bi-lancio regionali, ritengo opportuno, anzitutto, parlare della siste-mazione e trasformazione in rotabili delle trazzere. In questocampo nulla è stato tralasciato da parte dell’Assessorato per ren-dere quanto più possibile sollecita l’istruttoria delle pratiche, colrisultato che i lavori, nei limiti delle somme disponibili, sono inbuona parte ultimati o in avanzata fase di esecuzione. Però è miodovere segnalare ancora una volta l’insufficienza dei fondi stan-ziati rispetto alle somme occorrenti per affrontare in pieno e,quindi, risolvere tale problema, la cui vastità ed importanza riten-go superfluo sottolineare. Da parte nostra, come già ebbi a direl’anno scorso, si è cercato di andare incontro ad un numero dirichieste abbastanza notevole, impegnando tutte le somme di-sponibili ed assumendo, anche per certi casi di particolare ne-cessità ed urgenza, impegni sugli esercizi futuri. Spetta oraall’Assemblea valutare l’importanza degli interventi in questo set-tore ed assegnare all’Assessorato adeguati stanziamenti”. La re-lazione del consuntivo riguardò inoltre i seguenti argomenti: laproblematica forestale e silvo-pastorale nei suoi vari aspetti (coninterventi che davano lavoro a molte migliaia di persone), il temafondiario, della produzione, della zootecnia, della meccanizzazio-ne. Infine parlò delle leggi e delle proposte da lui sostenute(“L’attività legislativa dell’Assessorato è stata veramente impo-nente ed il numero dei provvedimenti studiati, rilevante”). “Onore-voli colleghi, attraverso tale sommario esame dell’attività svoltadall’Assessorato nel decorso esercizio, ritengo che abbiate ripor-tato la convinzione che si sia lavorato con vero impegno e conassoluta dedizione. Il lavoro svolto ha già prodotto e produrràsempre più, man mano che le varie fasi, fino alla esecuzione, sa-ranno superate. Il popolo siciliano guarda con fiducia ai propriorgani regionali ed apprezza a giusto segno le provvide leggi del-la nostra Assemblea, alle quali il Governo ha dato e continuerà adare fedele ed appassionata esecuzione. Voglio augurarmi che lemie comunicazioni abbiano a riscontrare la vostra cordiale soddi-sfazione”. Seguirono applausi dai settori del centro.

Un altro discorso molto significativo per i suoi contenutisociali e politici lo tenne il 28 ottobre 1954 al Teatro Nazionale diPalermo in occasione del conferimento dei premi per il I Concor-so Nazionale per l’incremento della produttività agricola.

“[…] Il patrimonio demaniale della Regione è stato portatoda quattromila a ventimila ettari: […] il problema fisico della terra,quindi, non soltanto è posto, ma è chiaramente, nettamente, de-cisamente avviato a soluzione. (applausi) […] Stiamo attuandoun vastissimo programma di interventi bonificatori e ci siamoprincipalmente versati nell’esecuzione di opere che certamente il

privato non potrà mai fare: i bacini montani. Noi abbiamo unagrande ricchezza in Sicilia: il sole; un’altra grande ricchezza: laterra, ma, purtroppo, l’acqua difetta. Ebbene, attraverso l’operaintelligente dei tecnici, noi riusciremo ad invasare l’acqua piovanaed a servircene durante la stagione estiva. […] Spero, fra nonguari, di potere annunziare che quasi tutto il territorio della Re-gione siciliana sarà comprensorio di bonifica e sarà suscettibile diinterventi pubblici generosi e fecondi. (applausi) […] Non è pen-sabile che le possibilità che i pubblici interventi ci offrono nondebbano essere utilizzate dai privati e che in conseguenza dicondannevoli inerzie possano rappresentare una spesa sprecataed un sacrifizio inutile della collettività. […] L’Assessorato agevo-la – ed in maniera anche generosa – le costruzioni e le iniziativedei privati. […] C’è un aspetto umano in tutto questo che Vi pregodi considerare in maniera particolare. Il lavoro dei campi è certa-mente il lavoro più nobile, ma è anche il più duro. Noi dobbiamocercare in qualunque modo, con gli interventi pubblici e privati, dialleviare la fatica dei campi agli agricoltori in generale e ai conta-dini in particolare. Signori, se noi non vogliamo che i contadini diSicilia se ne vengano in città a godersi l’asfalto di Via Libertà o diPiazza Politeama, che certamente li seduce, se non vogliamoche la vita dei campi intristisca per l’abbandono da parte di quelliche sono i veri protagonisti del dramma della terra – i contadini –noi dobbiamo fare quanto sta in noi per cercare di alleviare la pe-santezza dei lavori agricoli. Quindi è necessario assicurare il con-forto della casa e fare anche le strade. Se consideriamo che ilcontadino, prima ancora dell’alba, si parte dal suo centro ruraleper recarsi in campagna con qualsiasi tempo e che per andare alavorare spesse volte rischia la vita, non già in rapporto alla sicu-rezza pubblica, perché ormai la sicurezza pubblica è garantita,ma perché mancano le opere, mancano le strade – ed io chevengo dalla campagna, io che vengo dalla montagna queste co-se le so perché le ho vissute – se consideriamo che il contadino,l’agricoltore rischiano spesso la vita non già per andare a rubare,ma per andare a lavorare, se consideriamo che sovente i lavora-tori della terra vengono travolti, loro ed i loro animali, dalle pienedei torrenti e dei fiumi perché manca la semplice passerella sullaquale transitare, Signori, dovremo convenire che questa,nell’anno in cui viviamo, nel 1954, è una situazione di vergognache dovremo al più presto eliminare. E se parlo con tanto ardoredi questo problema, ve ne parlo perché lo sento e perché è pro-fondamente sentito da tutto il popolo delle campagne. Promettoche con lo stesso impegno con il quale ho promosso ed ho porta-to successivamente avanti la legge sulla trasformazione delletrazzere in rotabili, continuerò ad insistere perché allo sforzo ge-neroso della Regione si accoppi uno sforzo almeno altrettantogeneroso da parte dello Stato. (applausi) Noi abbiamo in Siciliaben 12 mila chilometri di trazzere regie, di cui almeno la metà sa-rebbero trasformabili in strade rotabili. Con un impegno che ra-senta l’ardimento il Governo Regionale ha formulato un pro-gramma di oltre 1500 chilometri di trazzere già in via di trasfor-mazione. Dico 1500 chilometri di strade di carattere assoluta-mente rurale. Ma è poco: noi dobbiamo arrivare almeno ai 6000chilometri. Abbiamo impostato, e mi sto assicurando i mezzi fi-nanziari per completarlo, un programma che si potrebbe definireanche ambizioso, ma dobbiamo pensare agli altri 4500 chilometriche pure devono essere trasformati perché il contadino abbia fi-nalmente la felicità di recarsi tranquillamente ed agevolmente nelsuo podere e di spendere il suo tempo e la sua diuturna fatica nel

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lavoro proficuo, anziché sprecarla nei lunghi andirivieni dallecampagne, attraverso sentieri assolutamente impraticabili chespesso mettono a repentaglio la di lui vita e quella dei di lui ani-mali. Quando avremo fatto le strade avremo reso possibile agliagricoltori di impiegare nei campi tutta la loro giornata, quandonoi avremo fatto le strade avremo reso possibile il trionfo, oltre-ché l’introduzione, della ruota nell’agricoltura. Noi dobbiamo por-tare la ruota, la macchina nell’agricoltura in tutte le sue applica-zioni: la macchina come mezzo di locomozione, come mezzo ditrasporto, come mezzo di lavoro per la terra. E sarò felice – l’hodetto altrove e lo ripeto qui – il giorno in cui potrò vedere gli agri-coltori di Sicilia nelle condizioni di recarsi nelle loro aziende, neilori poderi con mezzi meccanici. E parlo della bicicletta, come delmotoscooter, dell’automobile, come dell’autocarro. A questo dob-biamo arrivare, non già perché noi vogliamo assicurarci nellecampagne una vita comoda, ma perché il progresso degli altrinon sia mortificazione dei nostri valori morali e delle nostre pos-sibilità tecniche. […] Se noi non seguiamo di pari passo il pro-gresso degli altri, rischiamo di rimanere handicappati, non potre-mo reggere alla concorrenza degli altri paesi e conseguentemen-te i nostri prodotti potranno marcire, non riusciremo più a venderliall’estero, poiché all’estero venderanno coloro che praticherannoi prezzi più bassi. Dobbiamo, quindi, metterci nelle condizioni diridurre i costi di produzione ed anche la strada persegue questafinalità oltre alla finalità umana alla quale ho accennato. (applau-si) Ho parlato di umanità per quanto riguarda un certo aspettodella vita delle campagne, ma io debbo tributare pubblica lode aiproprietari terrieri di Sicilia i quali, in questo momento, assolvonouna missione storica. Parlo ad un ceto intelligente che ha al suoattivo una grande benemerenza. Noi stiamo eseguendo una leg-ge che certamente è una legge discussa, ma è una legge che ha,senza dubbio, delle altissime finalità sociali: la legge di RiformaAgraria. Nella esecuzione di questa legge la benemerenza mag-giore spetta ai proprietari di Sicilia. Io voglio oggi, in questa occa-sione, che considero solenne, tributare ai proprietari terrieri di Si-cilia, un’aperta lode per l’alto senso di disciplina e di comprensio-ne con cui hanno accolto la legge di Riforma Agraria. Ormai lalegge è entrata nella fase di piena attuazione: le perplessità ini-ziali sono state superate da decisioni, consolidate ormai dal Con-siglio di Giustizia Amministrativa. Coloro che avevano presentatoreclami in rapporto a dette perplessità, già cominciano a recederedai reclami stessi. Credo che nel più breve volgere di tempo, dalpunto di vista amministrativo, potremo uscire da questa fase perentrare direttamente nella fase di definitiva realizzazione. Debbotributare una lode sincera, affettuosa, cordiale al mio amico Ro-sario Corona19 (applausi) che con tanto impegno e con tanto a-more ha eseguito la legge. Analoga lode va all’Ispettore Regiona-le Agrario per quanto riguarda la parte di sua competenza. (ap-plausi) Lode incondizionata a tutti i funzionari dell’Assessorato edegli Uffici periferici, agli Ispettori Agrari Provinciali in particolarmodo. (applausi) Signori, l’esecuzione della legge non è stata enon è una cosa facile. Noi eravamo abituati a sorridere ai proprie-tari, ad andar loro incontro per via dei contributi e dei premi; noneravamo abituati – pensano forse i miei funzionari – a fare il visoarcigno e a mostrare i denti. Forse non c’è stato bisogno di mo-strare i denti e di fare il viso arcigno, ma comunque questi mieicari funzionari e collaboratori hanno dovuto agire con un minimo

19 Commissario dell’ERAS

di rigore. Ebbene, malgrado ciò, io ho la sensazione piena che ilcuore dei proprietari di Sicilia è sempre con noi, è con il suo Go-verno. (applausi) Critiche e riserve sono state mosse alla leggeda parte di elementi non qualificati della vita pubblica regionale.In ogni caso, si tratta di critiche interessate o di critiche le qualinon tengono conto delle difficoltà che l’esecutivo e gli organi dellariforma hanno dovuto affrontare e gradatamente superare. Lalegge è entrata in vigore nel 1950. Abbiamo fatto una lunga espe-rienza di questa legge; sono state necessarie delle modifiche dicarattere tecnico e strutturale e le abbiamo adottate. Altre nestiamo adottando. Dobbiamo cercare di evitare che si verifichinocerte situazioni che non ridondano certamente a vantaggio dellariforma stessa. […] Le critiche riguardano la legge, non la esecu-zione. Noi abbiamo avuto la possibilità di mettere in esecuzionela legge per quanto riguarda i sorteggi20 soltanto nell’aprile 1953perché dovevamo prima provvedere all’approvazione dei piani discorporo e poi abbiamo dovuto aspettare che si smaltissero i ri-corsi e che le commissioni comunali completassero gli elenchi.Comunque, abbiamo avuto la ventura, nell’agosto 1953, di asse-gnare sedicimila ettari di terreno senza avere determinato scossee senza che esistano oggi situazioni particolarmente pesanti.Qualche caso sporadico è stato felicemente risolto o è in via dirisoluzione; ma se si considera che sono stati assegnati sedicimi-la ettari di terreno, frazionati in circa 4500 poderi, si può arrivarealla conclusione che l’Ente per la Riforma Agraria in Sicilia hacompiuto il miracolo. (applausi) Una aperta lode debbo tributareal personale dell’Ente per la Riforma Agraria in Sicilia. Parlo deivecchi dell’Ente di Colonizzazione e parlo delle giovanissime re-clute dell’ERAS che sono state definite, da chi avrebbe dovutoavvertire la esigenza politica di esaltarne l’opera, con una invetti-va che io ho respinto per ragioni di giustizia e perché me ne cor-reva l’obbligo: i “giannizzeri” della Riforma Agraria. L’invettivaviene – sia chiaro a tutti – da parte comunista. I giovani della Ri-forma sappiano che per i comunisti essi sono i “giannizzeri” dellaRiforma Agraria. Comunque, debbo dichiarare che senza questi“giannizzeri”, della cui collaborazione io altamente mi onoro, nonavrei potuto eseguire la Legge di Riforma Agraria. (applausi) Conquesto ho voluto rendere giustizia al personale spesso ed ingiu-stamente criticato, biasimato, insultato, vilipeso. Si è detto chel’Ente è pletorico, che l’Ente non si sa di quante migliaia di ele-menti è composto. Nessuno si allarmi: l’Ente Maremma ha unpersonale forse più numeroso e l’Ente Maremma si occupa sol-tanto di Riforma Agraria; mentre l’Ente per la Riforma Agraria inSicilia ha tutti i compiti istituzionali di quello che era l’Ente di Co-lonizzazione ed i compiti della Riforma Agraria. Inoltre noi dellaRegione abbiamo affidato all’Ente per la Riforma Agraria, oltrealla esecuzione della riforma agraria, anche la Sezione Idrogeo-logica, istituita con una legge che fa onore all’Assemblea Regio-nale ed al Governo, sezione che opera in tutta la Sicilia e che ri-chiede personale qualificato: abbiamo affidato all’Ente per la Ri-forma Agraria, con un’altra legge regionale che fa altrettanto -onore all’Assemblea Regionale, la Sezione di Meccanizzazione.Abbiamo oggi 260 macchine che lavorano nelle parti più dispara-te della Sicilia. Abbiamo rotto veramente l’incantesimo del feudoattraverso questi interventi, abbiamo dato la possibilità a coloroche non l’avrebbero avuto mai, di usare la macchina. Parlo deicontadini che non avranno mai né i mezzi, né la convenienza di

20 Per l’assegnazione dei terreni (art. 40 LR 27 dicembre 1950).

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acquistare un trattore per lavorare i propri poderi. Per questi in-terviene l’E.R.A.S. mettendo a loro disposizione le macchine. Edallora, se abbiamo lasciato all’Ente per la Riforma Agraria il cari-co dei compiti istituzionali propri dell’Ente di Colonizzazione e poigli altri inerenti alla sezione Idrogeologica e quella della Mecca-nizzazione, era necessario che l’Ente dilatasse i propri organici.L’Ente per la Riforma Agraria ha dovuto, quindi, assumere delpersonale. Erano 330 gli elementi dell’Ente di Colonizzazioneprima che la Riforma venisse approvata; oggi sono 1017. Chescandalo! Quando l’Assessore annunzia dalla tribuna parlamen-tare che in un cantiere, poniamo sul Pellegrino o a Gela, lavoranomigliaia di operai tutti osannano: viva l’Assessore che ha saputoassicurare tante possibilità di lavoro, che ha saputo procurare imezzi per far fronte alle esigenze dei lavoratori, ma quando sitratta del nostro ceto, del ceto medio, di giovani che hanno suda-to dieci o quindici anni sui banchi della scuola, di giovani che nonpossono più vivere a carico delle proprie famiglie o che ne hannogià una a loro carico, quando noi assicuriamo, attraverso unalegge che è la legge di Riforma o la legge di Meccanizzazione oquella sulle Ricerche Idrogeologiche, la possibilità di lavoro e divita a costoro e li mettiamo in condizione di sopravvivere france-scanamente, con uno stipendio che va dalle 24 alle 40 mila lire,quello è uno scandalo: il ceto medio deve morire di fame! (ap-plausi) Ora siamo nel vivo della Riforma. Io questi giovani li incitoe li stimolo a ben fare. Voi siete guardati a dito; bisogna lavorarecon serietà e con impegno, bisogna dare la sensazione che inogni settore noi esplichiamo con pieno senso di responsabilità ilnostro mandato; dobbiamo cercare di affrettare in tutti i modil’esecuzione della legge, perché ormai abbiamo le terre disponi-bili e si tratta di lottizzarle e di assegnarle. Se è vero che nonpossiamo fare altre assegnazioni materiali subito, perché la leggeci impone di aspettare la scadenza del 31 agosto, possiamo peròprepararci perché il 31 agosto prossimo – questo è l’impegno cheverso di me ha assunto il Commissario Straordinario dell’Ente –siano consegnati altri 50.000 ettari di terreno. La Riforma Agrariadeve eseguirsi nel più breve tempo possibile. Bisogna assoluta-mente uscirne, anche per la tranquillità dei proprietari e per lapace nelle campagne. Ed ora voglio dire una parola ai proprietaridi Sicilia, voglio dire questo: voi siete stati chiamati a compiere unsacrifizio; l’avete ormai compiuto. A voi va la lode appassionata, ilriconoscimento da parte del Governo della Regione e da partedegli uomini più rappresentativi della nostra Isola. Ma lo statod’animo deve essere disteso. Molti di voi avranno, in prossimitàdelle terre residue, dei contadini cui è stata assegnata della terrada parte dell’Ente per la Riforma Agraria: trattate questi contadini,trattate questi elementi, trattate questa gente con grande sensodi umanità; assisteteli, aiutateli, guidateli, istruiteli. Non è soltantodell’Ente per la Riforma questo compito, è principalmente vostroe nostro. Io ho sempre detto che il popolo siciliano nelle sue variecategorie è un popolo, per tre quarti almeno, di bisognosi ed iospendo – e lo sanno tutti almeno un terzo, se non – la metà dellamia giornata, in pratiche assistenziali del genere più disparato.Ma, cari amici, quest’onere ce lo dobbiamo un po’ dividere, dob-biamo assistere questa gente. Se c’è qualcuno che ha bisogno diuna mano, gliela dobbiamo dare. Oggi si parla di un pericolo co-munista immanente. Io non me ne preoccupo perché so quantointelligente sia la classe dirigente siciliana e specialmente quantolo siano i proprietari di Sicilia. Ma bisogna accostarsi al popolo,scendere veramente in mezzo al popolo, dare una mano a chi ne

ha bisogno. Il popolo difetta di assistenza, bisogna assisterlo intutti i modi, con tutti i mezzi. (applausi) Io sono sicuro che questomio appello verrà ascoltato dai ceti padronali siciliani. Noi dob-biamo assolutamente riconquistare quei contadini i quali hannoaderito ad organizzazioni sovversive, dico li dobbiamo riconqui-stare perché ho la precisa sensazione che quelli che oggi si defi-niscono comunisti – e parlo dei contadini e degli operai – comu-nisti non sono: è gente che non ha trovato una mano in altri partitipolitici o in alcun organo assistenziale e che per disperazione oper esasperazione si dà al primo venuto. Riconquistiamo questagente, amici, ed allora avremo vinto la causa della libertà e lacausa della democrazia. (applausi) Suppongo di avervi stancatoe passo rapidamente a concludere. Ma la conclusione non puòessere che una: cari amici agricoltori, io vi considero mobilitatimaterialmente e spiritualmente in questa crociata che ha unadoppia finalità: una finalità umana, sociale e politica ed una finali-tà produttivistica. Sotto l’aspetto produttivistico ci siamo già intesi:voi sapete il fatto vostro, nessuno ha da insegnare niente agli a-gricoltori siciliani. I mezzi non mancano. Posso dire con soddisfa-zione che fino ad oggi non una pratica di miglioramento è rimastainevasa. Quindi i mezzi ci sono e l’Assessore vi promette il pro-prio appassionato intervento ogni qualvolta i mezzi potranno di-fettare. Ho in corso una legge che, prima ancora che i mezzi di-sponibili si esauriscano, provvede all’impinguamento delle nostrepossibilità. Tale legge che è in corso di approvazione all’As-semblea Regionale, impegna per il prossimo decennio, indipen-dentemente da altre leggi di finanziamento, ben trenta miliardi dispesa pubblica a favore dell’agricoltura. Quindi, i mezzi nonmancheranno. Ma sull’altro aspetto, quello politico sociale edumano della nostra crociata, io intendo fermare la vostra atten-zione. Ricordate: i contadini, in genere, ed i contadini della Ri-forma in particolare, sono nel mio cuore e sono sicuro che lo so-no anche nel vostro; assisteteli e confortateli del vostro amore ene avremo tutti vantaggio: perché se vogliamo veramente difen-dere le istituzioni democratiche, se vogliamo assicurare alla no-stra Regione e alla nostra Patria una vita politicamente tranquilla,noi dobbiamo vivere col popolo ed in mezzo al popolo. Ricordate-lo!

Viva la Sicilia! (applausi prolungati)”Dopo l’approvazione della legge di riforma fondiaria i pro-

prietari di latifondi avevano cercato di farla restare sostanzial-mente inattuata, ma non avevano fatto i conti con «il carabinieredella riforma agraria», il quale perseguì assiduamente con ca-parbietà l’attuazione di un progetto di riforma che già era matura-to in seno al fascismo e che naturalmente in quel momento gliripresentava degli echi del passato. La leggenda vuole che il ba-rone Lucio Tasca di Bordonaro (notevole personalità, a suo tem-po, del separatismo), in un incontro, gli abbia dato uno schiaffo; eche Malagodi, segretario nazionale del suo partito, il PLI, in altracircostanza, gli abbia tirato addosso un calamaio. Germanà fu unrigoroso amministratore del settore, ed innumerevoli furono leopere e gli interventi a lui dovuti prima che nel 1954 si aprisseapertamente lo scontro politico con Malagodi. Tra le ultime cosenell’aprile del ’54 fu autore di un disegno di legge21 che stanziava

21 LR 5 aprile 1954 n. 9Interventi finanziari di carattere straordinario per favorire lo svi-luppo agricolo in Sicilia e l’applicazione della legge 27 dicembre1950 n. 104

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32 miliardi per il comparto agricolo, ed in precedenza aveva an-che ottenuto dalla Cassa per il Mezzogiorno 100 miliardi daspendere entro dieci anni per lavori di bonifica e 75 da investirein settori strettamente legati alla riforma fondiaria.

Lucio Tasca prima di allora lo aveva elogiato per la suacondotta, indicandolo pure come «un ottimo ministroall’agricoltura» (Sicilia agricola, rivista che gravitava nella orbitad’influenza di questi). Però quando i procedimenti espropriativiprevisti dalla messa in atto della LR 21-11-50 passarono dallesue terre mutò nel giro di pochissime settimane il suo giudizio,nonostante Germanà avesse mostrato la sua disponibilità ad ac-cogliere nei limiti della legalità le sue rimostranze (dirà poi in uncomizio a Palermo l’uno maggio 1955: «Perché io avrei avutoscrupolo a togliere 200 ettari di terra ai contadini di Sicilia per la-sciarli a don Lucio Tasca!»).

A causa della tenacia nel portare avanti questi piani di e-sproprio entrò in contrasto con Malagodi che aveva dal canto suoarchitettato assieme ad esponenti del latifondo (Lucio Tasca ed ilpresidente nazionale di Confagricoltura conte Gaetani) un proget-to per tenere a freno l’attuazione della riforma agraria attraverso ilcontrollo delle istituzioni regionali preposte, ma Germanà non siprestò a questo gioco mantenendo sempre un’esemplare condot-ta.

Per esempio nell’agosto del 1954 ci fu un caso, semprenel tentativo di bloccare la macchina della riforma, in cui un pro-prietario terriero trapanese, non avendo avuto l’effetto desideratoda una raccomandazione a suo vantaggio rappresentata presso

Germanà da un parlamentare regionale, ne scomodò uno nazio-nale che andò a Palermo per cercare di agire sull’azionedell’assessore regionale all’agricoltura. Ottenne lo stesso risultatodel suo predecessore: niente illeciti favoritismi.

Successivamente a questo episodio Germanà ricevette daMalagodi l’invito a recarsi a Roma. Qui i liberali filoagrari sicilianilo attaccarono per il suo operato ritenuto da loro di nocumentoper i proprietari, ma la maggioranza degli uomini del partito inter-venuti a quella riunione lo sostenne deludendo le aspettative diMalagodi. Dopo qualche giorno, a settembre, il prof. Nicola San-guigno, commissario del partito a Palermo, gli riferì la volontà delsegretario nazionale che gli intimava le dimissioni dalla carica diassessore regionale: avrebbe dovuto addurre motivi di salute edin cambio avrebbe avuto un suo riconoscimento ufficiale dei pro-pri meriti sin allora raccolti.

Germanà rifiutò perché ciò significava paralizzare il cam-mino della riforma fondiaria.

Malagodi criticava inoltre l’ingrandirsi dell’organico

dell’ERAS (che Germanà difendeva e sosteneva fin quando que-sto fosse necessario al soddisfacimento di reali esigenze di at-tuazione della riforma), e per giunta trascurerà completamente,dall’ottobre del ’54, la proposta di Germanà per il finanziamentoda parte del governo centrale di 30 miliardi di lire per la conver-sione delle trazzere in strade rotabili, finanziamento che si sareb-be potuto aggiungere ai 23 già investiti dalla Regione: era arriva-to a promettergli di farlo nominare presidente dell’ERAS in cam-bio del suo abbandono dell’assessorato.

Il massimo che Malagodi ottenne, esercitando pressioniesterne sulla DC, in cambio della continuazione del suo sostegnoal governo di Roma, fu la sostituzione della delega di Germanàcon quella del democristiano Natale Di Napoli: la delega asses-soriale all’agricoltura fu sostituita con un’altra a causa delle pres-sioni esercitate dal ceto del latifondo. Prima che ci fossel’inversione delle deleghe assessoriali (23 novembre ’54) conl’onorevole Natale di Napoli22 (agricoltura e foreste – lavoro, pre-videnza e assistenza sociale), giunse a tenere l’esposizione dellarelazione sul bilancio nel settore dell’agricoltura da lui fino ad al-lora amministrato (ARS, 8 ottobre ’54).

“On.le PRESIDENTE On.li COLLEGHI,

22 Democristiano.

L’assessore regionale all’agricoltura, on. G. Germanà, mentreparla durante una manifestazione in occasionedell’assegnazione delle terre ai contadini e mentre incontraquesti.

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il fatto veramente storico, che caratterizza la presentesessione, si compendia nell’annunzio gioioso e solenne chel’Assessore all’Agricoltura, per il Governo, ha l’onore e la soddi-sfazione di darVi e cioè che ben 12 mila contadini, poveri, anziindigenti, hanno avuto la terra e già fondano quella che tranquil-lamente può dirsi la economia rurale di domani. Ciò è avvenuto inconseguenza della attuazione della legge di riforma agraria, de-cisamente ed inflessibilmente perseguita dal Governo, legge che,per le finalità politiche ed umane cui si ispira, fa onore alla nostraAssemblea. E consentitemi che a questi contadini, che consideroi veliti dell’esercito dei campi, io mandi il saluto e l’augurio a no-me del Governo e dell’Assemblea, perché, nell’appagata esigen-za di lavoro e di giustizia, essi trovino quella serenità di spirito edi giudizio che varrà certamente a legarli alle istituzioni democra-tiche, guardando con fiducia al loro domani. Qualche critica si èlevata in quest’aula contro l’azione del Governo, in rapporto allaattuazione della Legge. Contro i risultati positivi ed innegabili ditutta una azione unicamente improntata agli interessi della collet-tività e del paese, si sono spuntati gli strali di pochi, accecati dallapassione di parte, venuti a blaterare che tre anni di politica agra-ria, appassionatamente vissuti dall’Assessore che vi parla, adaltro non siano serviti che a mettere a ferro ed a fuocol’agricoltura siciliana, che, in conseguenza, a loro dire, sarebbestata addirittura impoverita, se non quasi completamente distrut-ta. Si dimentica quello che il Governo ha fatto in ogni settoredell’agricoltura, dalla bonifica alle foreste, ai miglioramenti agrarialla produzione agricola, alla viabilità rurale, settori in cui leggigenerose, universalmente lodate, che tutti considerano fonda-mentali per l’economia rurale dell’isola, potrebbero inorgoglire piùdi un ministro e qualunque parlamento. Non vale aver assicuratoal settore, con un’attiva, tenace, perseverante azione, 18 miliardiper la trasformazione delle trazzere in rotabili, 32 miliardi perl’incremento della agricoltura, 800 milioni per abbeveratoi pubbli-ci, 75 miliardi per la riforma agraria, 100 miliardi per la bonifica:tutto questo è nulla di fronte alla colpa di avere l’Assessore, inossequio alla più elementare etica politica ed alla stessa volontàdell’Assemblea, dato esecuzione alla legge di riforma agraria,che la Regione ha voluto dare a se stessa, come primo passoverso il rinnovamento della vita rurale dell’Isola e come dimostra-zione della propria sensibilità politica alle spinte ed alle esigenzesociali, innegabili ed immanenti, spinte ed esigenze che dovreb-bero farci seriamente riflettere, prima di assumere atteggiamentidemagogici e spavaldi che non offendono soltanto la sensibilitàdel Governo, ma principalmente la sensibilità delle popolazioniamministrate. Anzi, principalmente, questa, perché se è vero cheè una benemerenza ed un titolo di onore e di orgoglio, perl’Assemblea e per il Governo avere dato la terra ai contadini, as-solvendo ad un imperativo categorico della propria coscienza edappagando la fame di terra, da secoli da tutti conclamata, è al-trettanto vero che, nel dare, interessa il modo, che può anche of-fendere quando non si dimostri di sapere provare la gioia di daree di dare con gioia. Ma questo è un concetto che avremo modo disviluppare appresso. Debbo, però, contrapporre alle critiche inte-ressate, e qualche volta incompetenti, le ragioni che giustificanoin pieno l’azione del Governo. L’On.le Antonino Santagati ha ri-volto delle critiche roventi all’operato dell’Assessore ed ha con-cluso il suo dire presentando un ordine del giorno di sfiduciaall’operato del medesimo. Sostiene l’On. Santagati, per sé e per ilsuo gruppo, che avrebbe potuto l’azione del Governo essere im-

prontata a minor durezza ed a maggior riguardo verso i proprieta-ri espropriati. Assicuro l’On. Santagati di avere personalmentericevuto nel mio ufficio tutti i proprietari di Sicilia che ne abbianofatto richiesta, di averli ascoltati e di avere fatto, nei limiti dellalegge, tutto quanto praticamente possibile per non urtarne gli in-teressi. Ma i proprietari non si lagnano dell’azione e del garbodell’Assessore, si dolgono invece della legge, dicono che la leggeregionale di riforma agraria sia molto più dura della legge stralciodello Stato, dicono che alla legge si è voluto dare una esecuzionemassiccia ed intempestiva, mentre si sarebbe dovuto procederesenza fretta. Obbietta, però, l’Assessore che ha ricevuto, or sonotre anni, dall’Assemblea Regionale un mandato tassativo ed in-derogabile, ribadito con ordini del giorno inequivocabili, votati dal-la maggioranza, che lo impegnano alla pronta esecuzione dellalegge. Al quarto anno dalla promulgazione della riforma agrarianon avremmo certamente, Colleghi Onorevoli, salvato la facciase non avessimo presentato al popolo siciliano dei risultati ine-quivocabili relativi alla sua attuazione, attuazione nella quale nonsi può rimproverare al Governo di avere avuto fretta o di esserestato eccessivamente duro, in quanto i risultati stessi dimostranoche al quarto anno, ripeto, ancora siamo ben lungi dalla completaattuazione del titolo III23, che invece, io penso, sia nell’interessedi tutti liquidare al più presto. Si è lamentato che l’Assessore ab-bia dato esecuzione agli espropri senza attendere le decisioni delConsiglio di Giustizia Amministrativa. Debbo a questo riguardoinformare l’Assemblea che, allo stato attuale, l’esecuzione dellariforma presenta la seguente situazione:1) Piani di conferimento pubblicati n. 442 per Ha. 118.894.45.95;2) Ricorsi presentati all’Assessore avverso i piani di conferimenton. 382;3) Decisioni Assessoriali di ricorsi n. 318 per Ha. 81.557.54.564) Terreni assegnati lotti n. 12.117 per Ha. 53.060.65.78;5) Terreni accantonati per sesto Ha. 7.432.04.86;6) Terreni accantonati per p.p.c. venduta entro il 20.3.1951 e do-po il 27.12. 1950 Ha. 11.068.43.76;7) Ricorsi presentati al C.G.A. n. 147;8) Ordinanze di sospensione emesse dal C.G.A. n.58 per Ha.19.199.42.15;9) Decisioni del C.G.A. n. 28 per Ha. 9.886.74.75;di cui decisioni favorevoli all’Amministrazione n. 13 per Ha.4.072.64.31,sfavorevoli all’Amministrazione n.15 per Ha. 5.814.10.44;10) Ordinanze di sequestro dell’Autorità Giud. Ordinaria n. 5;11) Decreti Assessoriali ai sensi dell’art. 7 della legge 20.3.1865,numero 2258 alligato E n. 4;12) Ordinanze di Sospensione del C.G.A. intervenute dopol’assegnazione dei terreni n. 17 per Ha. 4.400.00.00.

Quindi su 147 ricorsi pendenti si sono avute dal Consigliodi Giustizia Amministrativa soltanto n. 28 decisioni di merito perHa. 9.886.74.75, di cui 13 favorevoli all’Amministrazione per Ha.4.072.64.31 e 15 contrarie per Ha. 5.814.1044. Ciò posto, se ilsorteggio e la consegna dei lotti avessero dovuto esser fatti a se-guito delle decisioni definitive del Consiglio di G.A., noi a tutt’oggiavremmo assegnato soltanto ettari 4.072.64.31, a non detrarre,per non essere pedanti, da questi 4.072 ettari, l’importo dei pianidi conferimento per i quali possa essere eventualmente interve-nuta una qualche inibitoria da parte dell’Autorità Giudiziaria ordi-

23 Conferimenti e assegnazioni di terreni di proprietà privata.

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naria. Sorgeva e sorge a questo punto per il Governo un dilem-ma: o limitare l’attuazione della legge, con ogni cautela, alla ese-cuzione dei piani definiti anche con sentenza del Consiglio diGiustizia Amministrativa ed eventualmente dell’Autorità Giudizia-ria, soluzione questa certamente riposante per il Governo, mache dal punto di vista politico presentava il grave ed inevitabileinconveniente di ritardare di alcuni decenni la attuazione dellariforma (e non penso che fosse questa la volontà dell’Assem-blea), oppure dare corso ai piani di conferimento esecutivi o permanco di opposizione o perché intervenuta la decisionedell’Assessore e riservarsi gli eventuali provvedimenti di rettificao di modifica, derivanti da decisioni difformi del Consiglio di Giu-stizia Amministrativa, a dopo l’assegnazione. Il Governo si è o-rientato decisamente verso quest’ultima soluzione confortato inciò anche dalla recentissima legge votata da questa Assemblea,con la quale gli si dava facoltà, nella ipotesi in cui fosse interve-nuta modifica ai piani di conferimento, di sostituire i lotti assegnaticon altri seguendo con ciò gli eventuali dettami degli organi giuri-sdizionali. Soluzione questa, che, peraltro, non soddisfa appienoneppure il Governo in quanto non consente di sviluppare imme-diatamente nei lotti di riforma quegli interventi generosi che lalegge di riforma prevede e ciò per non andare incontro, nella e-ventualità di restituzione dei terreni occupati, a gravi conseguen-ze di ordine amministrativo che non troverebbero poi altra solu-zione che quella legislativa. A questo punto si pone alla sensibili-tà dell’Assemblea un problema attuale ed emergente, che è que-sto: praticamente sono stati pubblicati 442 piani di conferimento,le denunzie presentate dai proprietari ammontano a circa n.2.000; quindi dovranno essere ancora eseguiti espropri nei ri-guardi di circa n. 1.560 Ditte. Dica l’Assemblea, nel suo alto sen-so di responsabilità, quale soluzione preferisce, se quella cioè diattendere l’esito definitivo dei ricorsi e delle procedure che po-tranno eventualmente inserirsi negli espropri, ritardando con ciòsenza limitazione di tempo, ma certamente per qualche decen-nio, la esecuzione della legge o se, invece, non ritenga preferibilela soluzione adottata dal Governo e cioè di dare corso alle asse-gnazioni, salvo a rivedere le singole situazioni in esito alle proce-dure relative. Il Governo osserverà senz’altro, e del resto non po-trebbe fare diversamente, la volontà dell’Assemblea, che io pregodi volere esprimere, eventualmente, in una chiara mozione. Sor-ge ancora un altro problema grave, insolubile allo stato attualedella legislazione. Noi abbiamo dei miliardi a disposizione, 75 mi-liardi, da spendere in esecuzione alla legge, dobbiamo costruireal servizio dei lotti di riforma case coloniche, strade, acquedotti,borghi rurali ed eseguire sistemazioni dei terreni ed impianti vari.Il Governo non può assumersi la responsabilità di eseguirli seprima non si consolidano dal punto di vista formale e giuridico lesituazioni fIuide in cui si trovano attualmente i lotti conferiti ed oc-cupati, perché, nella ipotesi di restituzione al proprietario, noi nonpotremo ripetere la spesa cui la Pubblica Amministrazione fosseandata incontro. Quindi la critica che poco o nulla si sia speso deifondi della Riforma non ferisce il Governo. Si possono, infatti,considerare impegnati per opere già eseguite o in corso di ese-cuzione e per opere progettate o in corso di progettazione, oltre i15 miliardi, previsti come primo acconto. Ma la responsabilità dispenderli il Governo non la può assumere saIvo che l’Assembleanon trovi delle soluzioni legislative che il Governo non mancheràdi proporre. È necessario che ognuno di noi si convinca che lalegge di riforma agraria è una legge rivoluzionaria. Non è

l’Assessore che toglie la terra ai proprietari con la voluttà del ra-pinatore, ma è la legge, la legge sovrana che l’Assemblea si èdata e che impegna il Governo all’esecuzione. Quindi niente cat-tiveria da parte dell’Assessore, niente astiosità, ma umana com-prensione delle esigenze di tutti e volontà inflessibile di eseguirela legge con assoluta onestà di intenti, per come è nel suo dove-re nella legittima aspettativa dei ceti interessati. Per quanto ri-guarda l’altro aspetto della legge, quello produttivistico e bonifica-torio, mentre assicuro che sono state impartite e fatte osservarele norme di buona coltivazione, comunico nel contempo che tutti ipiani generali di bonifica e le direttive generali, per tutte le zonefuori comprensorio, sono stati già pubblicati, conseguentementesono già decorsi o vanno a decorrere i termini previsti dalla leggeper la presentazione dei piani particolari di trasformazione a cari-co dei privati e a tutt’oggi sono stati presentati ben 1.772 pianiparticolari. AI riguardo è opportuno fermare la nostra attenzionesulla necessità di una tempestiva attuazione di questi piani tra-sformazione. L’Assessore non ha mancato, con un suo comuni-cato stampa di avvertire i proprietari di terreni soggetti agli obbli-ghi di trasformazione che nessuna disposizione di legge lo facul-ta di concedere proroghe alla presentazione dei piani particolariné di ridurre o revocare le eventuali penali nelle quali incorresse-ro per la mancata o ritardata presentazione di piani medesimi.Tale comunicato, che aveva soltanto una finalità di avvertimento,non ha incontrato però il gusto di alcuni Onorevoli Colleghi, i qualihanno interrogato l’Assessore per sapere in rapporto al comuni-cato medesimo «se egli ritenga che le sue funzioni di responsabi-le dell’indirizzo della politica regionale agraria debbano esaurirsinella pedante attuazione di disposizioni legislative che le mutatecondizioni economiche dell’agricoltura hanno reso inattuabili,controproducenti e vessatorie, e se non ritenga per contro di pro-cedere al riesame della materia al fine di inquadrarla con le attua-li possibilità ed esigenze della politica economica nazionale».Francamente stupisce che proprio coloro i quali hanno sempresostenuto che la riforma agraria non consista negli espropri, mainvece nella trasformazione produttivistica delle varie zone agra-rie, vengono ora a sostenere che non sia neppure da attuare sot-to tale aspetto la legge di riforma e che sia necessario rivedere lamateria coll’assistenza di tecnici e di economisti in rapporto anuove esigenze che si sarebbero manifestate. L’Assessore assi-cura che tutti i piani generali di bonifica e le direttive per le zonefuori comprensorio di bonifica sono stati compilati da tecnici diprovata capacità di cui sempre egli si è avvalso. Ma non trovaargomento, né giustificazione per una eventuale revisione di dettipiani, a distanza di pochi mesi dall’approvazione da parte delComitato Regionale della Bonifica. Dicano gli Onorevoli interro-ganti quali sono le ragioni nuove e i motivi della loro preoccupa-zione e il Governo, eventualmente, non mancherà di valutarle,ma nessuno pensi di potere fermare l’attuazione della legge inrapporto a visioni tutt’altro che avveniristiche. Comunque, ancheal riguardo, l’Assemblea è sovrana, dica chiaramente il propriopensiero, lo esprima in una mozione e il Governo, fedele esecu-tore della sua volontà, non mancherà di attenervisi. Sono stateelevate molte perplessità circa i risultati economici della riformaagraria. Sono profondamente convinto che, se la legge sarà fe-delmente applicata nella lettera e nello spirito, i risultati economicie produttivistici verranno, sia per quanto attiene alla conduzionedei lotti contadini, sia per quanto attiene alla conduzione delleaziende residue. Non è affatto vero che l’attuazione della riforma

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agraria minacci di distruggere l’economia agricola regionale. Ciòè chiaramente escluso dalla minima incidenza degli espropri, chein definitiva non potranno superare la ventesima parte del suoloagrario della Regione, e non è vero in quanto le generose e ra-zionali previsioni di opere e di impianti, che si vanno facendo perogni singolo lotto di riforma, non potranno che determinare cer-tamente un incremento nella produzione. Si è detto che anchel’incremento zootecnico soffrirà della attuazione della legge: maanche questo è inesatto in rapporto all’indirizzo moderno dellazootecnia, che, allo allevamento brado, intende decisamente so-stituire l’allevamento stabulato. È inesatto, altresì, che i contadinidella riforma non potranno allevare degli animali e particolarmen-te dei bovini in rapporto alla ridotta estensione dei loro poderi.Assicuro che i contadini della riforma daranno valido incrementoall’allevamento zootecnico e particolarmente bovino e probabil-mente sbalordiranno gli ipercritici della legge. Invito chiunque neabbia desiderio a prendere visione dei piani particolari inerentialla sistemazione e alla conduzione dei lotti di riforma, piani chel’Ente riforma va approntando, avvalendosi dell’opera di tecnici edi funzionari sperimentati. Si è mossa critica all’Assessore pernon avere ancora restituito l’E.R.A.S. all’amministrazione ordina-ria. Mi si conceda, però, l’attenuante che non si poteva modifica-re la struttura dell’Ente riforma in un momento in cui si dava cor-so, con intensità, all’attuazione della legge, il che avrebbe certa-mente posto l’Ente medesimo in crisi in un momento delicato,con le conseguenze evidentemente gravi che a tutti è facile intui-re. L’Ente sarà entro quest’anno restituito all’amministrazione or-dinaria e di questo assume formale impegno il Governo. Perquanto riguarda il personale dell’E.R.A.S. non ho che a lodarlo:circa il numero, ove si voglia sul serio attuare la riforma e presta-re assistenza ai contadini, non c’è possibilità alcuna di ridurlo.Considerino gli Onorevoli Colleghi che l’Ente opera nelle zone piùdisparate dell’isola ed in tutti i settori. Occorre del personale perpreparare i piani di conferimento, ne occorre per esaminare i ri-corsi dei proprietari, ne occorre per i sopralluoghi, per le lottizza-zioni, per i sorteggi, per le consegne della terra ai contadini, perl’assistenza tecnica ed amministrativa a quest’ultimi, per la crea-zione delle cooperative volute dalla legge, che in numero di 54sono state già costituite, ne occorre per la meccanizzazione, neoccorre per la progettazione ed esecuzione delle opere di bonifi-ca, per le ricerche idrogeologiche, per la esecuzione delle operecommesse dalla Cassa del Mezzogiorno. Quindi non può consi-derarsi una spesa passiva quella del personale, senza di essonoi non avremmo potuto attuare la legge, la quale sarebbe rima-sta inoperante sulla carta, noi non avremmo potuto costruire lemolte case coloniche già assegnate ai contadini o in corso di co-struzione e così i borghi rurali e relative strade di accesso, gli ac-quedotti etc. Si è detto, infine, che la riforma agraria, dal punto divista politico, controproduce perché incrementa il comunismo, edà adito a speculazioni da parte degli elementi di sinistra, che siattribuiscono il merito della legge. Ma noi dobbiamo, anzitutto,saperlo rivendicare questo merito e l’Assessore ha avuto il co-raggio di farlo, e dobbiamo, d’altra parte, accreditarci presso i ceticontadini, dando la sensazione che la legge intendiamo seria-mente eseguirla, onestamente eseguirla e che la eseguiamo.Quando avremo dato tale sensazione, credetemi, Onorevoli Col-leghi del centro e della destra, la propaganda comunista si svuo-terà, si spezzerà contro il muro del buon senso, perché noi avre-mo allora conquistato la fiducia di tutti i contadini di Sicilia. Al ri-

guardo io respingo decisamente la comune credenza che vi sia-no in Sicilia contadini comunisti. Io sono profondamente convintodel contrario. In Sicilia ci sono dei contadini bisognosi, non deicontadini comunisti. Noi dobbiamo modificare decisamente ed alpiù presto il terreno, l’ambiente in cui agevolmente opera la pro-paganda comunista, e quando noi avremo con l’attuazione dellalegge di riforma agraria gradatamente modificato l’ambiente so-ciale, credetemi che il comunismo regredirà e i contadini sicilianitutti, anche quelli che sono stati fino ad oggi invasati dalla propa-ganda comunista, torneranno a noi fiduciosi, perché, per mezzonostro, della nostra opera appassionata ed onesta e delle nostreleggi, potranno finalmente guardare con serenità e fiduciaall’avvenire. Il contadino, come l’operaio siciliano, oltre ad esseretradizionalmente laborioso, è anche e fondamentalmente buono:bisogna però umanamente considerarlo ed umanamente consi-derarne le esigenze ed i bisogni. Sono creature umane che tuttiabbiamo il dovere di considerare tali e di elevare, sotto ogni a-spetto, alla dignità degli uomini. Chiunque pensi di poter ancoraoggi considerare l’uomo della campagna una cosa o uno stru-mento di lavoro si inganna e vive fuori del proprio tempo. I conta-dini, gli operai ed i lavoratori tutti, del braccio e della mente, sa-ranno tutti con noi quando sapranno di essere tutelati dalle nostreleggi, dalle nostre provvide istituzioni e da una azione vigile dellaPubblica Amministrazione, improntata a giustizia e principalmen-te ad umanità. Posso assicurarvi che i contadini già apprezzanol’opera del Governo, sanno che non hanno bisogno di conquista-re il potere, per come è stato loro cento volte inculcato nel cervel-lo, perché sanno che l’attuale Governo è anche il loro Governoche li considera i protagonisti più nobili di quello che oggi può de-finirsi, anche per la esasperazione cui è stato portato dalla de-magogia di tutti, il grande dramma della terra. Quando noi sare-mo convinti di queste semplici verità, che io ritengo ineccepibili,noi, Colleghi del centro e della destra, avremo vinto la battagliadella libertà e della democrazia.” Quindi presentò gli altri punti delconsuntivo: parlò dello stato dell’agricoltura e della zootecnia,degli interventi e dei finanziamenti, della produzione e del merca-to, esponendo l’elenco notevole delle opere costruite24 ed attuatecon una gran quantità di lavoro impiegato.

Germanà: “[…] Ho voluto darvi, onorevoli Colleghi, unavisione panoramica di quella che è stata l’attività dell’AssessoratoAgricoltura e Foreste in ogni settore, visione che non denotal’immobilismo di cui hanno voluto accusarmi taluni Colleghi, madenota invece un sensibile dinamismo che fa onore al Governo eche dimostra che l’agricoltura siciliana ha fatto veramente unosbalzo dalle sue posizioni primitive. […] Le critiche più roventiche l’Assessorato ha dovuto subire riguardano l’attuazione dellalegge di riforma agraria. A questo punto però, il Governo el’Assessore che vi parla devono porre chiaramente alla respon-sabilità dell’Assemblea il seguente dilemma: la legge di riformaagraria deve o non deve eseguirsi? Assuma l’Assemblea la re-sponsabilità eventuale di fermarne il corso. Il Governo fino ad

24 “Passando ora ad esaminare le opere di trasformazione delletrazzere in rotabili, debbo comunicare che in tale campo stiamooperando un vero miracolo. I tronchi trazzerabili iniziati consen-tiranno, tra qualche esercizio di avere una rete viabile di esclusi-vo interesse agricolo di circa 1.600 Km. Le somme stanziate finoad ora in bilancio sono state interamente impegnate, come pari-menti impegnate risultano quelle dei prossimi due esercizi finan-ziari.”

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oggi ha obbedito alla legge e ad un voto tassativo ed inderogabi-le dell’Assemblea. Ebbene se ora l’Assemblea ritiene chel’esecutivo debba aspettare, per le immissioni in possesso ed ilsorteggio dei lotti, le sentenze di merito del Consiglio di GiustiziaAmministrativa ed anche le sentenze della autorità giudiziaria,l’Assemblea lo dica: il Governo è qui per osservare quella che èla sua volontà, ma fino a questo momento nessuno può rimpro-verare al Governo di essere andato al di là del mandato.”

Cannizzo25: “Prima della legge c’è la costituzione…Germanà: “Il Governo non crede di aver violato affatto la

Costituzione. Il Governo è rimasto nei limiti della legge e dellaCostituzione. Onorevole Cannizzo, noi con questi atteggiamentiassumeremmo delle gravissime responsabilità di carattere politi-co e sociale che potrebbero portare a delle conseguenze irrepa-rabili a danno proprio delle categorie che lei difende. Io questaresponsabilità non intendo assumerla. Perlomeno il Governo haun merito, ed è questo: seguendo onestamente, inflessibilmentela legge di riforma agraria ha evitato l’invasione delle sue terre edi quelle dei suoi amici da parte dei contadini, che certamentenon si sarebbero appagati dei pezzi di carta dell’Assessore o del-le varie sospensive. Debbo ora rispondere agli onorevoli Colleghiche mi hanno onorato del loro intervento nella discussione delbilancio dell’agricoltura facendomi delle segnalazioni particolari.L’Onorevole Russo Michele si è intrattenuto sulla politica deiprezzi e specialmente sul prezzo del grano duro. […] Ho concor-dato già con il Direttore Generale della Produzione Agricola delMinistero dell’Agricoltura la possibilità di un Convegno in Siciliaper studiare ed approfondire meglio questo problema: noi difen-deremo il grano duro, però bisogna difenderlo con intelligenza erazionalità. Non bisogna essere eccessivi nelle pretese.”

Occhipinti26: “È necessario che ci sia ancora Lei, On.Germanà?”

Germanà: “No, On. Occhipinti, anzi sarebbe opportunoche ci fosse Lei, che certamente lo difenderebbe meglio.”

Occhipinti: “Io non ho questo desiderio.”Germanà: “E allora ci mettiamo l’On. Cannizzo.”Occhipinti: “Ma perché non si dimette?”Germanà: “On. Occhipinti, Lei non è tutta l’Assemblea, Lei

è un novantesimo dell'Assemblea. Io sono stato eletto a questoposto dalla maggioranza dell’Assemblea e, fintanto che la mag-gioranza non mi revocherà il mandato, io rimarrò a questo postoe non mi presterò a certe manovre dirette a fermare l’esecuzionedella riforma agraria.”

Seguono applausi dai banchi del centro.Presidente: “On. Assessore, On. Occhipinti!”Germanà: “On. Occhipinti, questi sono discorsi che po-

tremo fare in altra sede. Quando cominceranno i comizi elettoralispiegherà le ragioni del suo atteggiamento.

[…]Germanà: “L’On. Saccà27 si è meravigliato del fatto che

alcune decisioni dell’Assessore in materia di riforma agraria,hanno determinato un calo notevole nei piani di conferimentopredisposti dall’Ente riforma ed approvati dall’Ispettore Regiona-le. Dico a tutti i Colleghi, oltre che all’On. Saccà, che l’Assessoreè a loro disposizione per eliminare eventuali dubbi che sorgesse-

25 Esponente della destra liberale.26 Missino.27 Comunista.

ro circa la regolarità degli espropri e per dare tutte le delucidazio-ni che valgano a dimostrare la esattezza dei conteggi. Comunquese errori ci fossero sarò grato a quei Colleghi che me ne volesse-ro fare segnalazione. Gli atti del potere esecutivo sono revocabili.Si potranno modificare. L’Assessore potrà correggere qualunquepiano di scorporo sia in eccesso che in difetto. […]”

Il suo intervento si concluse con gli applausi e le congratu-lazioni dai banchi del centrodestra.

A fine legislatura la rottura dei rapporti con i liberali gli im-pedì di essere candidato nella lista del PLI: Malagodi aveva inse-rito nelle liste dei liberali candidati all’ARS uomini legati a lui ed inseguito ad un accordo col conte Gaetani aveva escluso Germa-nà.

Le vicende attraversate da Germanà nel 1953/54 furonooggetto di un flashback parlamentare (ARS, 17 marzo 1960).

Germanà: «[…] Io lasciai l’Assessorato all’agricoltura dove– dopo una breve parentesi all’Assessorato al lavoro – per meritoe virtù dell’ottimo Malagodi, despota del Partito liberale in Italia edelle forze di destra, creatore del centro economico italiano, nonpotei tornare. Condussi però ugualmente la mia battaglia. Avreipotuto rifugiarmi in qualche lista nella certezza di essere rielettoma non volli farlo, volli combattere la mia battaglia. Ne uscii soc-combente, ebbi soltanto l’onore di avere combattuto contro di lui,cioè contro il tuo onorevole Malagodi – caro Di Benedetto (libera-le, n.d.r.) – cui dobbiamo i guai che attualmente affliggono la poli-tica italiana al centro.»

Di Benedetto: «Non credo dovresti esprimerti così; dovre-sti anche apprezzarlo.»

Germanà: «No, perché Malagodi anche oggi, come allora,manca di una linea; egli sapeva allora che ero assessoreall’agricoltura che col suo assenso, lo ero stato per quattro anni,ma ad un certo momento, proprio quando mi disponevo alla ese-cuzione massiccia della riforma agraria, al sorteggio ed alla as-segnazione dei lotti ai contadini, nel mese di agosto [1954 n.d.r.],cioè, l’onorevole Malagodi mi inviava un messaggero certamentenon alato – era un tuo attuale amico di partito – per invitarmi alasciare l’Assessorato. Mi rifiutai perché in quel momento sareb-be stato un tradimento verso la Sicilia, verso i contadini ed anchevero i colleghi del Governo. Avrei determinato la crisi, ed in talmodo avrei impedito l’attuazione della legge per la riforma agrariaperché voi ben sapete che secondo le norme stabilite dalla sud-detta legge, vi erano soltanto due mesi utili per le assegnazioni,per le consegne materiali dei terreni. Quindi se mi fossi dimessoin agosto, la crisi avrebbe assorbito qualche mese, sarebbe pas-sato parecchio tempo prima che il nuovo Assessore avesse ac-quisito una visione completa della situazione: evidentemente lariforma agraria per quell’anno almeno si sarebbe insabbiata: eforse non soltanto per quell’anno. Quindi non mi dimisi, certa-mente rischiando; ma io amo il rischio. Rimasi al Governo, mal-grado l’ordine perentorio di Malagodi di allontanarmi. Quanto di-chiaro oggi da questa tribuna è stato già scritto dal compiantoDon Luigi Sturzo in un suo articolo sul Giornale d’Italia dove ap-punto scriveva che Malagodi avrebbe condizionato alle dimissionidell’Assessore regionale all’agricoltura il proprio ulteriore appog-gio al Governo centrale.»

Alle elezioni per la terza legislatura del 5 giugno ’55 Ger-manà si candidò in una lista fai da te, quella del Partito LiberaleSiciliano, che correva solo nel collegio di Palermo. Il primo mag-

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gio 1955, nel contesto della campagna elettorale, tenne a Paler-mo un discorso all’aperto di fronte ad un folto uditorio.

Espose il programma del PLS – a cui aveva aderito ancheil sindaco liberale di Prizzi Giuseppe Cannella –, partito con cuisperava di correre in tutte le circoscrizioni elettorali per le futureelezioni politiche, cosa che non era accaduta per le regionali poi-ché nella scelta del simbolo ci furono problemi con il PLI. Criticòl’eccessiva influenza delle segreterie nazionali nella redazionedelle liste (specialmente nel caso del PLI, dove Malagodi si avva-leva anche di commissari). Il programma era analogo a quello delPLI congiunto agli interessi siciliani: sosteneva l’autonomia controle ingerenze romane, contro la partitocrazia (ma mai parlando disecessione), e portava avanti la questione morale el’anticomunismo. Proponeva: la soppressione della tassa sul vi-no, che gravava per un terzo sul costo a bottiglia (e ciò danneg-giava le imprese produttrici), e dell’anagrafe del bestiame (ana-cronistica istituzione dell’epoca fascista mantenuta oltre il persi-stere delle cause che ne promossero la nascita, e finalizzata allaraccolta d’introiti gestiti peraltro fuori di disposizioni di bilancio); ilrimpiazzo degli esosi contributi a carico degli operatorinell’agricoltura con un modello di tassazione generalizzata permantenere il sistema di previdenza del settore; la tutela dellaproduzione isolana nel campo dell’agricoltura (il grano duro sici-liano è buono per fare la pasta contrariamente al grano tenerodel resto d’Italia – buono per il pane – con cui si fa una non ec-cellente pasta); la promozione della diffusione di piccole impreseagricole; il ritorno dei consorzi ad una forma di gestione non stra-

ordinaria; la creazione di un’azienda regionale per lo sfruttamentodei giacimenti petroliferi in Sicilia. Germanà sottolineò inoltre co-me la Cassa per il Mezzogiorno funzionasse alquanto male datoche negli ultimi cinque anni aveva speso 33 miliardi di lire sui 250di previsione entro i cinque successivi: perciò chiedeva il versa-mento delle somme da investire nelle casse della regione per es-sere gestite in regime di autonomia.

La lista del PLS ottenne 13.440 voti (Germanà ovviamenteprimo 11.170) su 522.881 del collegio, ma il seggio non scattòper 1.485 voti in più che prese la lista Alleanza Democratica So-cialista e Repubblicana. A quelle elezioni regionali partecipò, coni monarchici, un altro lercarese, Vito Giganti: candidato oltre chenel collegio di Palermo, anche in quelli di Agrigento e Caltanisset-ta, non fu eletto da nessuna parte; ma a Lercara erose a Germa-nà una fetta di consenso, che viste le tendenze elettorali prece-denti, sarebbe stata appannaggio di questo, e che probabilmentegli avrebbe consentito di essere eletto. Questo confronto paesa-no si ripeté per ben tre volte (vedi appendice n. 3: il confrontoGermanà-Giganti).

L’ammirevole condotta di Germanà non faceva di lui un li-berale liberista, anzi opportunamente separava la dottrina eco-nomica dal più generale sistema del liberalismo. Per questo a-spetto ideologicamente era accostabile al Movimento sociale,partito che si portava dietro la tara del fascismo el’emarginazione dall’arco costituzionale, cose che non consenti-vano grossi spazi ad una concreta attività politica. L’esperienzapolitica nel PLI si era chiusa con la sua esclusione dal partito.Non esisteva in Italia un partito di centrosinistra non nato dalmarxismo – come il Partito democratico negli Stati Uniti (l’MSI loera, ma sedeva in Parlamento a destra) – e per il pensiero politi-co di Germanà rimanevano monarchici (PNM) e repubblicani (ri-spettivamente a destra ed a sinistra della Democrazia cristiana), iquali respingeranno i suoi tentativi d’iscrizione dopo la mancataelezione.

Fuori dell’ARS concentrò la sua attività politica al Comunedi Palermo. Dopo aver aderito alla DC, dietro sollecito del cuginoarciprete Giuseppe Germanà (a Lercara dal ’52 al ’58) , fu nel ’56candidato al consiglio comunale del capoluogo regionale: eletto,fu vicesindaco (con delega al bilancio) nel periodo giugno ’56 –maggio ’58. L’amministrazione era sostenuta da DC, PLI, PSDI,PNM e PMP.

Elezioni per il consiglio comunale di Palermo1956

partito seggi percentualeDC 23 35,8PCI 10 16,2PNM (monarchici) 9 14,3MSI 6 10,2PSI 5 8,6PSDI 3 5,4PMP (monarchici) 2 4,3PLI 2 3,9

Sindaco era Luciano Maugeri, che ammalatosi dopo il suoinsediamento, lasciò un enorme spazio d’azione a Germanà, co-me lui stesso ebbe a dire: «Il Sindaco era un vecchio ingegnere,persona molto stimata. Ebbene, un giornale palermitano della

L’on. G. Germanà, assessore regionale al lavoro, al comizioelettorale a Palermo il primo maggio 1955.

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sera scrisse: Germanà V. Sinda-co. Ma quella “V.” va intesa nelsenso di Vice Sindaco o di “vero”Sindaco? Mi dispiacque moltoper quel tale galantuomo che tral’altro era mio amico. In effettiperò avveniva che il Sindaco, difatto, ero io. (ARS 17-3-60) »

La sua permanenza nellabalena bianca non durò a lungo:scoppiato il caso Milazzo allaregione (ottobre ’58) lasciò la DCche gli garantiva un posto al Se-nato, ma che gli aveva preferitoSalvo Lima come sindaco di Pa-lermo. L’adesione all’Unione sici-liana cristiano sociale fu unascelta politicamente rischiosa,ma, nel concreto, dimostrazionedi un credo politico con determi-nate idee: mandare la DCall’opposizione – anche se conl’eterogenea alleanza di comuni-sti, socialisti, cristianosociali,missini e monarchici – equivaleva ad aprire una stagione nellacosa pubblica che spodestasse la partitocrazia ed il clientelismo.Germanà non fu un politico disonesto ed affarista: era prevedibileche il milazzismo non avrebbe retto e che la DC avrebbe recupe-rato la sua centralità, però lui scelse per il cambiamento, perun’idea innovativa che aveva anche presupposti ideologici perrestare in piedi.

Il 3 ottobre del 1958 si era dimesso il governo regionalepresieduto dal democristiano Giuseppe La Loggia. Il 23 l’ARSelesse il nuovo presidente: candidato ufficiale della DC era Bar-baro Lo Giudice, ma divisioni interne al partito in Sicilia, i risenti-menti delle destre verso la DC ed i tentativi di dividerla del PCI,portarono all’elezione di un altro democristiano, Silvio Milazzo.Su 89 presenti e votanti Milazzo ottenne 54 voti (20 comunisti, 10socialisti, 8 monarchici, 9 missini, 7 democristiani), Lo Giudice27. Espulso dalla DC con gli altri eretici, Milazzo, che era statoassessore in tutti i governi che sino allora si erano avvicendatialla guida della regione, ne formò uno con uomini in rappresen-tanza di tutti i gruppi che lo votarono.

Si palesò un caso politico che suscitò molto clamore perl’eterogeneità di quella maggioranza e che viene ricordato con ilnome di milazzismo, ad indicare anche situazioni analoghe. SilvioMilazzo, nativo di Caltagirone, ardito autonomista, figlio di un li-berale, era stato sostenitore nel ’43/’44 della formazione di unpartito dei cattolici siciliani. Due mesi prima delle regionali del 7giugno ’59, mettendo insieme fuoriusciti democristiani, esponentidella destra del latifondo, ex indipendentisti – tra cui Germanà –fondò l’Unione Siciliana Cristiano Sociale. Nel nuovo partito ven-ne però subito alla luce una divergenza di vedute sulla strategiapolitica da attuarsi, tra propensioni per la destra o la sinistra epropositi di una linea politica autonoma dialogante con la DC. Du-rante la campagna elettorale i cristiano sociali furono minacciatidi scomunica se avessero cooperato coi comunisti. Le urne die-dero all’USCS 257.023 voti (10,58 %) e 9 parlamentari: Germa-nà, terzo eletto dei cristianosociali con 19.151 voti, dopo Silvio

Milazzo28 (49.004) e Ludovico Corrao (22.637), nel collegio di Pa-lermo, dove la lista ottenne 77.743 voti su 559.685, ritornòall’ARS29

Nacque dunque il secondo governo milazzista. Comples-sivamente furono tre: uno alla fine della terza legislatura (31 otto-bre ’58-19 agosto ’59), due nella nuova. Di questi due Germanàne fece parte in rappresentanza dell’USCS: nel primo (20 agosto’59-17 dicembre ’59) fu assessore al lavoro, cooperazione e pre-videnza sociale; nel secondo (18 dicembre ’59-23 febbraio ’60)assessore effettivo ad agricoltura e foreste, supplente con delegaper foreste, rimboschimenti, economia montana e bonifica eral’altro cristianosociale Giuseppe Signorino.

Nel febbraio del ’60 il barone Benedetto Majorana dellaNicchiara30 lasciò con altri la maggioranza che sosteneva Milazzoin cambio della presidenza della regione offertagli dalla DC: dopo16 mesi di milazzismo i democristiani ritornarono al governo.

Il 17 marzo 1960 replicò alle dichiarazioni programmatichedel nuovo presidente della regione con un discorso che potrem-mo definire una filippica: non per niente fu poi pubblicato col titolo« “NO” a Majorana della Nicchiara».

Germanà: “Onorevole Presidente, Onorevoli colleghi, mipare di avere letto in uno scritto di Oriani che nessuno è più rea-zionario dell’apostata. Con questo non intendo dire che

28 Questi optò per l’elezione nel collegio di Messina (risultò elet-to anche nel collegio di Catania), e gli subentrò il primo dei noneletti Giuseppe Romano Battaglia (15.633 voti).29 Per la quarta legislatura fu eletto un altro lercarese DomenicoCangialosi (1923-2000): sindacalista democristiano; fu consiglie-re comunale a Lercara; parlamentare regionale, eletto sempre nelcollegio di Trapani, della IV, V, VII ed VIII legislatura; assesso-re regionale alla pubblica istruzione in più governi.30 Cristianosociale, ex monarchico.

Gioacchino Germanà alla destra di Silvio Milazzo che parlain un comizio.

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l’onorevole Majorana della Nicchiara, oggi illustre ed onorevolePresidente della Regione siciliana, sia un apostata, ma certa-mente il suo comportamento, il suo atteggiamento attuale lo avvi-cina allo stato di apostasia della quale pare che egli voglia farsiaddirittura un merito.”

Majorana: “Onorevole Germanà l’abbiamo visto rappre-sentare più partiti.”

Germanà: “Onorevole Majorana non era nelle mie inten-zioni fare della polemica con lei, avrei voluto essere indulgente,avrei voluto dimenticare il suo gesto, veramente grave e lesivodel suo decoro di deputato e certamente lesivo degli interessidella Sicilia, il suo repentino cambiamento di rotta, che lei dichia-ra ispirato agli interessi della Sicilia, ma che io oserei pensarefatto soltanto al fine di dare una mano alla Democrazia cristianaboccheggiante, che il popolo siciliano aveva messo in quarante-na, come ebbi a dire in altra occasione. Ed in quarantena la De-mocrazia cristiana vi sarebbe rimasta a lungo, onorevole Majora-na senza il suo proclamato tentativo di salvare la Sicilia che èservito per mascherare il tentativo di salvataggio di quel partito.”(commenti animati)

Presidente: “Prego i deputati di prendere posto e di nondisturbare l’oratore.”

Germanà: “Queste cose non interessano gli onorevoli col-leghi della Democrazia cristiana, perché le sanno e quindi pos-sono benissimo continuare a conversare, onorevole Presidente.”

Presidente: “Non erano soltanto deputati della Democra-zia cristiana.”

Germanà: “In maggioranza sì. La polemica politica, però,deve avere un limite; noi dobbiamo principalmente orientare i no-stri sforzi verso la soluzione degli annosi problemi che interessa-no la Sicilia, e di cui l’onorevole Majorana ha fatto una lunga e-lencazione nel suo discorso programmatico. Ma io non vorrei cheil suo discorso programmatico, onorevole Majorana, se è lecitoconfrontare le cose grandi con le piccole avesse a fare la stessafine del discorso programmatico del mio ottimo amico onorevoleAmintore Fanfani pronunciato il 25 maggio 1958 all’Adriano diRoma31. Senza dubbio lei ha enunciato i problemi, ma non è unmerito l’enunciazione. Noi sappiamo ed abbiamo sempre saputoquali sono i problemi di fondo …

Majorana: “Ho indicato le soluzioni.”Germanà: “… che la Sicilia ancora attende di vedere ri-

soluti. Lei ha fatto una elencazione, ma qui si è fermato, mentreavrebbe avuto il dovere, e credo che abbia tuttavia il dovere, ono-revole Majorana, di precisare i tempi e i modi di attuazione deisuoi punti programmatici.”

Lamentò, tra le altre disfunzioni, la non attuazione delsecondo comma dell’art. 21 dello statuto autonomistico32, el’incapacità politica del nuovo governo regionale, sorretto dai de-mocristiani, a realizzare il programma esposto dall’on. Majorana.

“[…] Noi non possiamo accettare che lei, trincerandosidietro eventuali difficoltà, anzi difficoltà certe, che non mancheràd’incontrare a Roma, ci dica: sto lavorando. Bisogna vederequanto dovrà durare questo lavoro, bisogna dire al popolo sicilia-no che in tempi di democrazia e di democrazia costituzionale è

31 Fanfani fu ministro dell’agricoltura nel periodo in cui Germa-nà fu assessore regionale all’agricoltura nel 1951-54.32 “Col rango di Ministro [il presidente della regione, n.d.r.] par-tecipa al Consiglio dei Ministri, con voto deliberativo nelle mate-rie che interessano la Regione”.

necessario aspettare ancora altri tredici anni per vedere realizza-to qualche altro punto del suo Statuto, della sua Costituzione! […]Pare che ormai sia demodé l’osservanza della legge; tutti i giorniassistiamo a violazioni di leggi che fanno accapponare la pelle.”

Ad esempio di ciò menzionò il ritardo della divulgazionedella Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia, imputandolo al go-verno, ritardo che contemplava anche la non pubblicazione di unatto del governo uscente Milazzo (la qual cosa fu segnalatadall’on. Alessi).

Attaccò il governo Majorana per la celerità con cui avevaannullato degli atti del precedente governo, ironizzando sul fattoche se la giunta Milazzo era paralizzata, a detta dei detrattori,quella Majorana agiva senza pecche di accidia. Menzionò quindiil caso Buccellato: il direttore dell’assessorato all’agricoltura fattorimuovere da Germanà e reintegrato dal nuovo governoprim’ancora che fosse conferita la delega assessoriale al ramo.

“[…] Non fu l’allontanamento del dottore Buccellatodall’Assessorato all’agricoltura un fatto nuovo, una esigenza nuo-ve avvertita dall’Assessore subentrante, onorevole Germanà. Ioricordo che sin dal 1950, in occasione della visita in Siciliadell’onorevole Fanfani, presente l’onorevole Restivo, presentel’onorevole Giuseppe Russo, si era deciso l’allontanamento dallaRegione del signor Buccellato; ed allora non c’erano i motivi checi sono oggi. Noi parliamo di partitocrazia, ma la partitocrazia èuna povera cosa in confronto della burocrazia intesa nel sensodeteriore della parola. […] I funzionari fanno le crisi, i funzionari lerisolvono, i funzionari destinano o pretendono di destinare ai varirami della pubblica amministrazione questo o quell’altro Assesso-re. Non parlo di tutti i funzionari, ma di determinati funzionari checominciano ad abusare, anzi hanno abusato troppo della loroqualità e della loro autorità. Oggi l’Assessore passa sottogambarispetto al funzionario, oggi l’Assessore non può fare l’Assessorese qualche funzionario non glielo permette. Io, forte di questa e-sperienza, onorevole Presidente dell’Assemblea, prima di assu-mere la carica posi una condizione: l’allontanamento di quel fun-zionario. Quindi si procedette alla nomina del dottor Leto.”

Passò dunque alla trattazione di problemi di carattere re-gionale: “[…] Penso di non dovere tediare oltre il necessario gliamici che mi ascoltano, e specialmente Vostra Signoria, onorevo-le Presidente che si sacrifica a quel posto ormai da parecchigiorni.”

Mise in luce che la Cassa del Mezzogiorno operava inmaniera sperequativa anche nel settentrione33 e che i suoi finan-

33 “Ora io vorrei sapere, non dall’onorevole Presidente della Re-gione che non ha alcuna responsabilità in tutto questo, ma vorreisapere, a titolo di erudizione personale, da dove comincia ilMezzogiorno, se si è spostato il parallelo che normalmente indi-viduava il Mezzogiorno al di sotto di Napoli, del napoletano per-lomeno. La Cassa per il Mezzogiorno opera infatti, quasi in tuttaItalia; non solo, ma a quelle leggi che avrebbero dovuto essereriparatrici, a quelle leggi che avrebbero dovuto creare la premes-sa di un allineamento dell’economia insulare e meridionaleall’economia più progredita dell’alto continente italiano, si sonoaggiunte, si sono contrapposte delle leggi di finanziamento infavore delle regioni settentrionali che vengono praticamente adannullare il beneficio delle destinazioni in favore delle regionimeridionali. Ora io non dico che non bisogna dare niente alle re-gioni del settentrione, tutt’altro. Dico, però, che, se la finalità cheil Governo centrale si ripromette di conseguire è quella di elevareil tenore di vita delle popolazioni del Meridione d’Italia e delle

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ziamenti non venivano ad integrare quelli ordinari, ma anzi li ve-nivano a sostituire34.

“Petrolio: io non faccio questioni di monopoli. La questionedei monopoli ognuno la dovrebbe affrontare prima con la propriacoscienza. […] È insegnamento liberale […] che quando c’è unente pubblico, una amministrazione pubblica in giuoco, eviden-temente bisogna preferire la pubblica amministrazione, l’entepubblico. Qua invece si discute, nel 1960, in tempi di governodemocratico cristiano al Centro e nella Regione, si discute circala preferenza da dare alla iniziativa privata o all’ente pubblico oalla pubblica amministrazione. Ma tutto questo dovrebbe fare ar-rossire. Io ho esplicato, e lungamente, attività di governo: sonostato sei anni all’Assessorato dell’agricoltura, dove credo di nonaver devastato nulla, onorevole Majorana, pur essendo stato e-secutore implacabile della riforma agraria, sono stato sei-settemesi, una prima volta, e quattro mesi circa una seconda volta,all’Assessorato del lavoro. Ma quando si è trattato di intervenirein favore del privato o in favore della pubblica amministrazione, ionon ho avuto bisogno di riflettere, mi sono orientato, mi sonosempre orientato per la pubblica amministrazione, per l’ente pub-blico. Sarebbe veramente strano che lo Stato, che la Regionecreassero degli enti pubblici per poi abbandonarli al loro destino,per darli in pasto ai privati, per darli in pasto, ora è il caso di dirlo,ai monopoli, perché il monopolio possa essere realizzato o possamaggiormente rafforzarsi. Onorevole Majorana – voi avete com-battuto al nostro fianco, me lo avete detto cento volte, lo avetericonosciuto anche dalla tribuna parlamentare, dal banco del go-verno – siamo proprio noi siciliani ed i meridionali in genere cherisentono il peso dei monopoli, creati nella maniera la più deterio-re, che non hanno niente di umano, di cristiano, per quanto sor-retti, aiutati, allevati, ingrassati dalla Democrazia cristiana.”

[…]

Germanà: «[…] Ella ha fatto un pessimo matrimonio, ono-revole Majorana, ha tolto dallo stato vedovile la Democrazia cri-stiana, ma si è “inguaiato” anche troppo. Quindi, ad un certomomento, dovrà lasciare i democristiani e non pensi che essibrontoleranno. No, la Democrazia cristiana spreme e butta dacanto. Potrei fare una serie di illustri esempi.»

Majorana: “Lei lo sa per esperienza personale.”

Isole, evidentemente, bisognerebbe tenere un metro tale che adun passo avanti compiuto nel Nord per via dei finanziamenti or-dinari seguiti dai finanziamenti straordinari, dovrebbe la Sicilia edovrebbero le regioni meridionali farne due, tre, quattro di questipassi; senza di che la Sicilia non si potrà mai allineare alle regio-ni più progredite d’Italia.”34 «Se la Sicilia domanda od ottiene 10 o 15 miliardi in base alFondo di solidarietà nazionale, si fa, direbbero a Roma, una “ca-ciara”; ma non si pensa a quello che si dà alle regioni del Nordper via di finanziamenti di carattere eccezionale, di caratterestraordinario per i quali non si è mai lesinato. L’art. 2 […] stabi-lisce che i finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno (mi rife-risco a quelli per la Sicilia, s’intende) non possono determinareun arresto dei finanziamenti che lo Stato fino al 1950-51 era con-sueto erogare in favore della Sicilia e specialmentedell’agricoltura siciliana. Invece, fatalmente, è avvenuto che queifinanziamenti sono stati considerati non aggiuntivi – i finanzia-menti della Cassa – ma sostitutivi, ragion per cui la Sicilia, forse,anziché vantaggio ha avuto danno.»

Germanà: “Ecco, bene, onorevole, Majorana. In questosono d’accordo. Difatti, se sono qui a parlare da questa tribuna,non lo devo alla Democrazia cristiana; anzi per la Democraziacristiana ero un uomo liquidato, finito per sempre; si era già esau-rito il processo di mummificazione nei miei riguardi; a quest’ora iosarei al cimitero dei cappuccini, in mezzo agli altri scheletri; per-ché, si capisce, non troppo degno rappresentante della Demo-crazia cristiana.”

Romano Battaglia: “Politicamente, non fisicamente.”Germanà: “Beh! Interpretate come volete. Parlavamo dei

monopoli, ma non per questo io parlo delle tariffe elettriche, per-ché le tariffe elettriche con i monopoli, onorevole Corrao, nonc’entrano; dico, però che quando l’onorevole Einaudi, di frontealla cui dottrina io mi inchino, dice, facendoci offesa, che la ra-gione delle condizioni di inferiorità in cui attualmente si trova laSicilia è dovuta alla nostra inettitudine (si arriva a questo, ha det-to questo, secondo quanto hanno riferito i giornali) alla nostra i-gnavia, ebbene, cari amici, quando Einaudi dice queste facezie èin malafede, è in malafede perché egli, da quell’insigne economi-sta che è, conosce quali sono le ragioni che determinano la loca-lizzazione delle industrie, la ubicazione delle industrie. Evidente-mente, la prima ragione è la disponibilità di energia a bassoprezzo. […] Le ragioni effettive, principali sono: la esuberanza dimanodopera a prezzo possibile e la disponibilità di energia. Quiabbiamo la manodopera non ancora qualificata perché mancanole industrie e conseguentemente non possiamo avere una mano-dopera qualificata; si qualificherà, e rapidamente, man mano chele industrie sorgeranno, ma le industrie non si dispongono a veni-re in Sicilia se non per venire ad attingere latte alle mammelledella Regione siciliana. Questa è la verità. Noi dobbiamo far sìche gli industriali a prescindere dalle agevolazioni tributarie, aprescindere dalle possibilità bancarie, dai finanziamenti pubblici,possano espletare il loro compito in Sicilia nelle stesse condizionidell’alto Continente italiano, senza di che verremmo a creare in-dustrie deficitarie che avranno sempre un maggiore bisogno diaiuti regionali. […] È necessario, indispensabile creare le pre-messe della industrializzazione. Eravamo su questa via, onorevo-le Majorana, e su questa via ritengo debba orientarsi il nuovoGoverno. Abbiamo bisogno – lo avete riconosciuto e promessonel vostro discorso – di grandi quantità di energia elettrica, per-ché da chiunque vengano prodotte, in definitiva determinerannouna concorrenza, quindi un calo nei prezzi sia della forza motrice,sia della energia elettrica che serve per altri usi.”

[…]Germanà: “[…] Ora è chiaro che bisogna trovare tutti i ri-

medi perché l’energia in Sicilia costi meno senza di che è com-pletamente inutile sperperare il denaro regionale per cercare dicreare una industria fittizia, artificiale, la quale ha sempre bisognodel biberon o della mammella regionale. Parlavo del petrolio, maad un certo momento una interruzione mi ha fatto dimenticarequesto argomento che spero vogliate fare vostro. Abbiamo lettoin un foglio di informazione: l’Agenzia di informazione siciliana –è cosa che del resto sapevamo perché abbiamo fatto parte, in-degnamente, del precedente Governo – che nientemeno i pro-venti della imposta di produzione o di fabbricazione, che è lastessa cosa, riguardanti il petrolio che lo Stato incassaquest’anno in Sicilia, onorevole Majorana, ammontano a 28 mi-liardi. Dico 28 miliardi di fronte ai quali quel famoso fondo di soli-darietà nazionale che ripetutamente ci rinfacciano, impallidisce.

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[…] Noi abbiamo una tradizione giuridica sulle miniere, onorevoleMajorana, che, è vero, fu interrotta nel 1927 dalla legislazionefascista: il sottosuolo, fino al 1927 era di proprietà di privati. Noncritico il provvedimento legislativo che ha devoluto la proprietàall’Ente pubblico, rispettando però le concessioni, ma per quantoriguarda il petrolio, l’ingiustizia è patente. Quando nel 1947-48 siè formulato lo Statuto regionale siciliano, approvato poi nel 1948(mi sembra sia stato nel gennaio del 1948 ed allora io feci partedell’apposita delegazione) non si era ancora scoperta la esisten-za del petrolio in Sicilia…

Majorana: “Non c’era il petrolio. Non c’era la imposta diproduzione sul petrolio.”

Germanà: “… e malauguratamente attribuimmo allo Statotutte le imposte di fabbricazione.”

[…]Germanà: “Per quanto riguarda il regime fiscale degli zolfi

la norma stabilisce che l’imposta venga trattenuta e versataall’erario direttamente dall’Ente zolfi italiani. Ciò comporta undanno per la Regione e per i Comuni. Le sovraimposte sono co-munali ed i comuni le perdono, le imposte sono della Regione ela Regione le perde: soprattutto la imposta di ricchezza mobileche i singoli industriali non pagano direttamente o per via di ac-certamento, ma pagano in abbonamento e che viene ancora per-cepita dallo Stato. A tutto questo si aggiungono i 28 miliardi chevanno ad accrescere l’imposta di fabbricazione dovuta sulla ben-zina, onorevoli colleghi. E dovremmo ringraziare lo Stato dellaelemosina dei 10 o 15 miliardi di fondo di solidarietà nazionale?La prego, onorevole Presidente della Regione, di volere appro-fondire questo problema e di porlo in termini morali, non giuridici,perché in atto non si può porre in tali termini in quanto occorre-rebbe una legge o una modifica costituzionale al nostro Statuto. Ilproblema ripeto, va posto in termini morali quando si tratterà distabilire il quantum dell’articolo 38 affinché questa somma di 28miliardi che viene percepita dallo Stato, faccia gioco nella deter-minazione del fondo di solidarietà.”

[…]Parlò poi della riforma agraria: “[…] Io assegnai cinquan-

tasettemila e seicento ettari ai quali vanno aggiunti 560 ettari dame assegnati tre giorni prima che lasciassi il Governo. Successi-vamente che cosa avvenne? Sapete chi fu destinato dalla Demo-crazia cristiana all’Ente di riforma agraria? Un proprietario espro-priato. Ora sarebbe mai concepibile ad esempio, vederel’onorevole Majorana della Nicchiara a capo dell’ente di riformaagraria?”

[…]Germanà: “[…] Dicevo, però, onorevole Carollo35, che lei è

stato intempestivo quando ha ritenuto di potere sciogliere sic etsimpliciter, il Consiglio di amministrazione dell’Ente di riforma a-graria sotto il pretestuoso motivo che il Consiglio fosse incomple-to per la mancanza dei membri designati da Ministero del tesoroe dal Ministero dell’agricoltura.”

Ci fu uno scambio di battute tra l’on. Germanà e l’on. Ca-rollo in merito alle nomine del consiglio di amministrazionedell’ERAS fatte dal primo negli ultimi giorni di carica, ma che ineffetti erano già state predisposte da tempo (“[…] Mi dica, onore-vole Carollo, se in una situazione di questo genere lei avrebbe

35 Democristiano, assessore all’agricoltura in quel momento incarica.

preteso che io avessi paralizzato la vita dell’Ente di riforma agra-ria o che avessi mantenuto all’infinito una gestione commissaria-le”; “[…] Lei troverà agli atti dell’Assessorato le richieste di nomi-nativi da me avanzate al Ministero e le richieste dell’onorevoleRomano Battaglia36 e le richieste dell’onorevole Grammatico37,che sono di epoca di gran lunga anteriore alle crisi”; chiederàsuccessivamente all’onorevole Majorana di procedere alla nomi-na del consiglio di amministrazione dell’ERAS secondo le norme,che prevedevano l’indicazione di una quota di membri da partedel governo nazionale, astenutosi in ciò durante il milazzismononostante i solleciti).

[…]Germanà: “[…] Lei, in sostanza, facendo quello che ha fat-

to ha messo in crisi l’Ente di riforma agraria.”Carollo: “Ma lei aveva superato la crisi?”Germanà: “Lei ha lasciato un presidente fintantoché… (in-

terruzioni) Non creda che noi abbiamo interesse a mantenerenelle nostre mani gli enti pubblici. No! La nostra formazione poli-tica non obbedisce ai medesimi criteri cui obbedisce il suo partito,la sua formazione politica, onorevole Carollo. Noi abbiamo unseguito di opinione tale che possiamo fare a meno, onorevoleCarollo, dell’Amministrazione comunale di Palermo, dove avvienequello che avviene, e delle altre amministrazioni pubbliche dove,purtroppo, avviene quello che avviene.”

Fece anche un accenno al caso Corrao-Santalco: “Checosa dice lo scandalo Santalco-Corrao? Dice soltanto questo:che l’onorevole Corrao intelligentemente […] riteneva probabil-mente di farsi delle prove circa la corruttibilità di qualche demo-cratico cristiano. Non c’era bisogno, onorevole Corrao! Perchéprocacciarsi queste prove se nella Democrazia cristiana la corru-zione è dilagante ed è stata elevata a sistema?”

Trattò infine i problemi delle strade, dei telefoni, del prezzodel grano duro (cui aveva prestato la sua attenzione prima che glifosse tolta la delega all’agricoltura nel ’54), dei consorzi, della fe-derazione (dall’atteggiamento parassitario) dei consorzi agrari,della sicurezza pubblica.

[…]Germanà: “[…] Tra le altre cose voi non avete voluto man-

tenere, come un fiorellino gentile verso il vostro vecchio amicoonorevole Germanà, neppure un provvedimento legislativo chenon faceva specie ed al tempo stesso ridondava a favore degliagricoltori siciliani: quello relativo al completamento delle trazze-re. Avete ritirato tutti i provvedimenti governativi, ma ad ogni mo-do voi conoscevate quel provvedimento e pur annullandone al-cuni, potevate confermare quelli che andavano mantenuti.”

Majorana: “Stiamo riesaminando tutto. Non faccia il bisdell’onorevole Alessi: fra pochi giorni presenteremo il primo dise-gno di legge.

Germanà: “Io li ho già ripresentati, spero di avere il confor-to dell’appoggio del governo; però quel provvedimento, badate, sifonda anche su aspetti di carattere morale. Un giornaletto chepare attinga all’onorevole Carollo, un giornaletto palermitano,l’altro giorno, per la penna di un articolista certamente male in-formato, scrisse cose dissennate: e, cioè, che ci sono in Siciliatante trazzere incomplete per colpa dell’onorevole Germanà il

36 Cristianosociale, ex monarchico, assessore all’agricoltura nelsecondo governo Milazzo.37 Missino, assessore all’agricoltura nel primo governo Milazzo.

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28

quale, nel fare le programmazioni, tenne conto di criteri elettorali-stici; senza pensare, invece, che Germanà presentò l’ultimoprovvedimento di finanziamento in rapporto alla esigenza dicompletamento di tutte le trazzere sino allora programmate e chei 23.500.000.000, sino allora impegnati con tre leggi, sarebberostati sufficienti a completare le trazzere che l’onorevole Germanàaveva programmato. Ma la verità è un’altra. Io vorrei appellarmialla lealtà degli onorevoli Di Napoli38, Milazzo39, Grammatico,Romano Battaglia, se e in quanto interessati in questo discorsoper sapere se, dopo che andò via dall’agricoltura Germanà, furo-no programmate altre trazzere e iniziati altri tratti di trazzere ri-maste incomplete. Però Germanà non fece mai la selezione tra letrazzere programmate da lui nel 1954 e quelle programmate daglialtri successivamente; Germanà, invece, ha presentato una leg-ge che consente il completamento di tutte le trazzere iniziate – esoltanto il completamento onorevole Majorana – per togliere lapossibilità a se stesso, se fosse rimasto, e agli altri che verrannodi introdurre nuovi bracci trazzerali e fare così diventarel’Amministrazione della Regione amministrazione delle opere in-compiute.”

Concluse dopo aver toccato alcuni temi politici del mo-mento, rivolgendosi all’on. Majorana.

“[…] Quando si sbaglia ci si può anche correggere perchéla constatazione di essere incorsi in un errore è seguita dal pen-timento. Questo è il mio punto di vista, onorevole Marraro.L’onorevole Majorana non è senz’altro un uomo da buttare viacosì nel letamaio. Ed io voglio attendere che la sua coscienza glisuggerisca di ritornare a quei banchi dai quali, penso, soltantotemporaneamente si è allontanato. Lo farà, e non solo per penti-mento, ma perché si accorgerà – e prestissimo – di non potereda quel posto operare nell’interesse del popolo siciliano e dellaSicilia”. Ricevette gli applausi dei cristianosociali.

Alle elezioni comunali di Lercara Friddi nel 1960 Germanàfu capolista dell’USCS: fu il candidato in assoluto più votato con1475 voti di preferenza individuale (tutta la lista ne ottenne 2047).Il consiglio comunale – così composto: 11 USCS, 9 DC, 1 PSDI,4 PCI, 4 PNM, 1 MSI – elesse un sindaco democristiano fuoridella formula milazzista seguendo alleanze politiche tradizionali.

Dopo la caduta di Milazzo Germanà fu espulso dall’USCSperché aveva appoggiato l’amministrazione comunale di Palermosostenuta da democristiani e liberali. Nel restante periodo in cuifece parte dell’ARS rimase componente della Commissione perla verifica dei poteri (a cui era stato nominato ad inizio legislatura)e, lasciato il gruppo parlamentare dei cristianosociali, si iscrisseal gruppo misto.

Nel marzo del ’61 a sua volta cadde il governo Majoranaper la defezione nella maggioranza dell’MSI. Fino a giugno la si-tuazione politica non consentì l’elezione di un nuovo governo.Occorsero ventisette votazioni all’ARS per varare all’ultimo ungoverno di centrosinistra. Al principio la DC cercò di far salire allapresidenza un proprio esponente, ma destra e sinistra riuscironoad eleggere due volte il socialista Mario Martinez (5°,12° scruti-nio), che non accettò l’incarico perché rifiutava i voti della destra.Fu eletto quindi Silvio Milazzo (senza i voti dell’USCS e della DC)che rifiutò come Martinez. Nel dibattito sulle di lui dimissioni

38 Fu assessore all’agricoltura dopo la celebre inversione delledeleghe con Germanà alla fine del ’54.39 Più volte assessore all’agricoltura.

Germanà lo rimproverò severamente per questo atto che distrug-geva totalmente il modello milazzista: Milazzo si era appiattitosulla DC che voleva spingere verso un’alleanza di centrosinistra.In tutti questi passaggi, sino alla fine, i parlamentari di destra –14: monarchici, missini, ex cristianosociali, tra cui Germanà – vo-tarono compatti (variando il candidato di bandiera): al decimoscrutinio avevano portato Germanà vicino alla successiva vota-zione di ballottaggio; ballottaggio che raggiunse dopo il diciasset-tesimo, contro il comunista Luigi Cortese. Ma la DC e l’USCS nonavevano intenzione di votare per Germanà: cinquantadue depu-tati votarono scheda bianca ed i quattordici scheda nulla, e nes-suno venne eletto. Dopo successivi scrutini (19°, 24°) il socialistaSalvatore Corallo imitò Martinez e Milazzo, ma al ventisettesimoeletto con i soli voti del centrosinistra accettò.

L’Italia si avviava ormai verso il centrosinistra con i socia-listi, un’esperienza di governo durata sino alla fine della cosiddet-ta prima repubblica. Il neocentrismo allargato emarginò la sinistracomunista e la destra (ad eccezione dei liberali): l’impegno diGermanà a favore di una politica justicialista non trovò più puntidi riferimento. Il milazzismo, a cui aveva sacrificato tranquilli postidi prestigio, era stato il vertice della sua visione e della sua azio-ne.

È ormai abbastanza noto quell’aneddoto nel quale Ger-manà rispondendo all’omologo on. Giuseppe Seminara (avvocatodi Termini Imerese, parlamentare missino all’ARS per sette legi-slature consecutive dal 1947 al ’76) – che gli aveva detto com-mentando la situazione politica: «Caro Iachino, semmu ’nterra!»– disse che «l’ingratitudine umana è più grande della misericordiadi Dio!».

Oltre a constatare che in tale affermazione non aveva tuttii torti ne ho scoperto casualmente la fonte ispiratrice leggendo ILCONTE DI MONTECRISTO di Alexandre Dumas: c’è un passonella 69a puntata in cui Herminie Danglars rivolgendosi al procu-ratore Villefort replica che «la malvagità degli uomini è assaigrande: più grande della bontà di Dio».

Mi pare evidente che tra le letture di Germanà ci sia stato,tra le altre, pure questo romanzo di Dumas, da cui trasse quasicertamente spunto per la sua celebre risposta.

Il suo astro politico, che aveva toccato il suo apice nel ’51-’54, volgeva al declino: rimasto solamente parlamentare regiona-le ed all’opposizione, nel 1963 decise di non ricandidarsi e di riti-rarsi a vita privata nella sua abitazione di Viale della Libertà a Pa-lermo, dove si spense il 23 aprile 1978 tra il compianto di quantilo ammirarono e lo conobbero. Amò trascorrere la vecchiaia an-che nella sua villa nelle prossimità di Lercara, nel cui cimitero ri-posa. Al paese di Lercara Germanà dedicò un’attenzione partico-lare, che non fu discriminatoria degli altri. Il periodico IL BOR-GHESE (25-5-61), pur volendo polemizzare contro di lui, rico-nobbe che «tutto ciò che la Regione ha fatto, a Lercara, è statofatto per interessamento di Germanà».

Ebbe infatti a cuore le sorti del suo paese e della gente:non pochi – quando non esistevano ancora i concorsi perl’assunzione nel pubblico impiego – entrarono nell’organico delpersonale della regione con chiamata diretta grazie a lui. Molteopere pubbliche a Lercara furono il frutto di una sua filiale devo-zione alla terra natia: il Plesso Borsellino; una nuova sede per laCaserma dei carabinieri; case per i minatori ed altri lavoratori; ilrestauro di Palazzo Palagonia, del Plesso Sartorio e della villa inpiazza Umberto I; il rifacimento di 130 strade urbane; l’apertura di

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29

Via dell’Autonomia Siciliana; un moderno acquedotto comunale;quattro abbeveratoi; la torre campanaria di santa Rosalia; il cen-tro di meccanizzazione dell’ERAS; una caserma del corpo fore-stale; una stazione per gli autoservizi; un dispensario antituberco-lare; un progetto di costruzione per l’ospedale; il vivaio forestale;la condotta agraria; l’ufficio telefonico pubblico; una scuola pro-fessionale; un caseificio; una nuova sede per la Pretura, l’Ufficiodi Conciliazione ed uffici comunali al posto del carcere manda-mentale locale spostato in un altro edificio.

Ulteriori idee non riuscirono ad andare in porto. Aveva in-fatti predisposto un piano di variazione territoriale per la rettificadei confini tra Lercara e Vicari: la strada che attraversa la contra-da Quattro finaite avrebbe rappresentato il nuovo confine am-

pliando la circoscrizione del paese fino a là. Avrebbe voluto pureaggregare al territorio di Lercara Borgo Manganaro in cui avevafatto edificare un villaggio. Per tutto ciò la regione avrebbe datouna adeguata contropartita a Vicari. Altra intenzione naufragatadi Germanà era quella di far nascere un tratto di collegamentonella strada per Roccapalumba prolungando la via Maria Santis-sima di Costantinopoli a Lercara (abbattendo la chiesa e riedifi-candola su uno dei due lati del prolungamento assieme alla co-struzione di alloggi popolari).

La vedova Germanà, signora Giuseppina Giordano, hadato in dono nel 1989 alla Biblioteca Comunale di Lercara più disettecento volumi del marito e del suocero. A costoro sono stateintitolate due vie del paese, rispettivamente nel 1987 e nel 1925.

C’era una volta una Lercara sui cui

muri compariva scritto W GERMANÀ, co-

me si vede in questa fotografia del rifornito-

re ESSO in Piazza indipendenza, una Lerca-

ra degli anni ’50 molto diversa dall’attuale.

Mezzo secolo dopo è stato realizza-

to, anche sulla scia del recupero storico della

figura, un busto bronzeo (v. altra immagine)

che ricorda Gioacchino Germanà ed il suo

impegno politico a favore del paese, della

sua gente e della Sicilia intera nei primi anni

dell’autonomia amministrativa regionale.

FONTI ICONOGRAFICHE

ARCHIVIO DANILO CARUSO

DONAZIONE GERMANÀ – BI-BLIOTECA COMUNALE DILERCARA FRIDDI

MICHELE RUSSOTTO / LA SI-CILIA E GLI ANNI SESSANTA /PALERMO 1989

FRANCO NICASTRO / GIU-SEPPE D’ANGELO / PALERMO2003

numero unico di propaganda elet-torale LASCIATELI SOLI! –maggio 1955

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appendice n. 1 I dati elettorali dell’indipendentismo a Lercara ed in provincia

Elezioni per l’Assemblea Costituente (2 giugno 1946)

Provincia di Palermo (l’intero collegio era il XXX:Palermo-Trapani-Agrigento-Caltanissetta)

Palermo 15.325 votiLercara Friddi 4.012 voti su 5.797altri comuni 35.043 voti, media: 474

Elezioni per il Consiglio comunale a Lercara (6 ottobre 1946)

elettori 6.551votanti 4.457

sinistra 230 votiDC 641 voticentro destra 374lista con Germanà 2.665

Elezioni per l’Assemblea regionale (20 maggio 1947)

Palermo 19.252Lercara Friddi 3.967 voti su 5.636altri comuni 21.045 voti, media: 284

Elezioni politiche (18 aprile 1948)

CAMERA (collegio provinciale di Palermo)Unione Movimenti Federalisti (di Finocchiaro)

Palermo 5.038Lercara Friddi 3.219 voti su 5.891altri comuni 6.815 voti, media: 91

SENATO (collegio Corleone-Bagheria) Il Senato a LercaraFinocchiaro Aprile UMF 7.588 voti Finocchiaro 2.985 votigli altri 73.628 voti gli altri 2.052 voti

Palermo

28%

Lercara

7%altri comuni

65%

Palermo

43%

Lercara

9%

altri comuni

48%

Palermo

33%

Lercara

21%

altri comuni

46%

lista con

Germanà

68%

DC

16%

centro

destra

10%

sinistra

6%

Finocchiaro

9%

gli altri

91%

Finocchiaro

59%

gli altri

41%

Page 24: Gioacchino Germanà

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appendice n. 2 I dati elettorali dell’USLIA a Lercara ed in provincia

Nell’intero collegio…

Palermo 19.231Lercara Friddi 4.107 voti su 6.373altri comuni 25.539 voti, media: 336

…ed a Lercara

elettori 7.551votanti 6542

USLIA 4.107 votiDC 1.008 votimonarchici (PNM) 709 votialtri 549 voti

appendice n. 3 Il confronto Germanà-Giganti

PARTITO LIBERALE SICILIANO PARTITO NAZIONALE MONARCHICO

1 - GERMANÀ Gioacchino di Lodovico da Lercara Friddi2 - ANANIA Vito di Aurelio da Cinisi3 - BONGIOVANNI Emanuele di Umberto da Palermo4 - BRUNO Gaspare di Giovanni da Contessa Entellina5 - CELONE Armando di Giuseppe da Palermo6 - CIMÒ Giuseppe di Giuseppe Giusto da Misilmeri7 - CONTI Francesco di Antonino da Suvereto8 - CUDIA Luigi di Filippo da Palermo9 - Dl BERNARDO Angelo di Clemente da Collesano10 - Dl SALVO Salvatore di Giovanni da Marineo11 - GUERCIO Gioacchino di Salvatore da Cefalù12 - LAUDICINA Lorenzo di Antonino da Palermo13 - LODATO Luigi di Agostino da Caccamo14 - MANZANARES Carlo Alberto di Gaspare da Palermo15 - MORRA Gregorio di Francesco da Palermo16 - PAGLINO Giuseppe di Girolamo da Palermo17 - PROVENZANO Salvatore di Giovanni da Corleone18 - RUVIO Vincenzo di Girolamo da Licata19 - SCAGLIONE Giordano Serafina di Pietro da Lercara Friddi20 - VAJARELLI Giuseppe di Francesco da Palermo21 - ZIINO Colanino Giuseppe di Ignazio da Brolo

Palermo

39%

Lercara

8%

altri comuni

53%

USLIA

64%

DC

16%

monarchici

(PNM)

11%

altri

9%

Page 25: Gioacchino Germanà

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A Palermo… … a Lercara… … e nell’intero collegio

PLS 3.752 votiPNM 54.839 votialtri 188.581 voti

PLS 2.547 votiPNM 1.586 votiPCI 1.077 votiDC 571 votialtri 967 voti

PLS 13.440 votiPNM 85.423 votialtri 424.018 voti

I voti di preferenza nelle liste1

1 Si potevano esprimere sino a quattro preferenze per i candidati nell’ambito della lista votata.

Germanà 3.172 votigli altri 2.590 voti

Giganti 5.865 votigli altri 94.140 voti

Germanà 2.307 votigli altri 1.318 voti

Giganti 1.438 votigli altri 371 voti

Germanà 11.170gli altri 11.511 voti

Giganti 10.729 votigli altri 156.669 voti

PLS

2%PNM

22%

ALTRI

76%

PLS

38%

PNM

24%

PCI

16%

DC

8%

ALTRI

14%

PLS

3%PNM

16%

ALTRI

81%

Germanà

55%

gli altri

45%Germanà

64%

gli altri

36%Germanà

49%gli altri

51%

Giganti

6%

gli altri

94%

Giganti

79%

gli altri

21%

Giganti

6%

gli altri

94%