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GIOVANNA MENEGAZZIImmagini di restauro fra Venezia e l’Istria
Mostra di fotogra!eFondazione Querini Stampalia, Venezia8 dicembre 2015- 10 gennaio 2016
Mostra e pubblicazione hanno avuto il supporto di:
Associazione dei Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di VeneziaUmberto Marcello del Majno, PresidenteCarla To"olo, Capo U#cio Permanente
Fondazione Venetian Heritage OnlusValentina Nasi Marini Clarelli, PresidenteToto Bergamo Rossi, Direttore
Stichting Nederlands Venetië ComitéBernard Aikema, PresidenteLuigi De Mas, Tesoriere
Le fotogra!e a illustrazione del volume sono state realizzate da Giovanna Menegazzi e Roberto Bergamaschi.
Foto di Maria Maddalena in trono: © Francesco VitaliFoto del verso del Polittico della Vergine: © Dino Zanella
Coordinamento editoriale: Michela Maguolo
Vereniging de Poorters van VenetiëComitato olandese per Venezia
In copertina:Madonna col Bambino, secolo XV.Chiesa della Beata Vergine, Brtonigla/ Verteneglio d’Istria
Indice
Prefazionedi Toto Bergamo Rossi.......................................................................................p. 5
Giovanna Menegazzi, restauratrice. Un ricordodi Bernard Aikema..............................................................................................p. 7
Per Giovannadi Ivan Matej$i%...................................................................................................p. 13
Giovanna Menegazzi e i suoi antichi legnidi Luca Mor...........................................................................................................p. 23
Richiamare a vita propria: uno sguardo sull’operato di Giovannadi Serenella Castri...............................................................................................p. 29
Bassa mareadi Paolo Cremonesi............................................................................................p. 35
Giovanna Menegazzi, restauri........................................................................p.39
Menegazzi e Bergamaschi, regesto ........................................................... p. 71
Ricordo Giovanna come una donna socialmente impegnata. Nel 2003 fu tra le
più attive restauratrici ad animare le numerose riunioni con i restauratori vene-
ti, con l’intento di farci riconoscere i nostri diversi titoli professionali, quando si
parlava della creazione del noto albo nazionale dei restauratori.
Ricordo Giovanna con Roberto nella cattedrale di Torcello magni!camente de-
serta e gelida, arrampicata sull’estremità di un esile ponteggio, mentre toglieva
i chiodi al Cristo ligneo che sovrasta l’iconostasi.
Ricordo il suo entusiasmo nell’osservare alcune similitudini stilistiche tra due
straordinarie sculture lignee da lei restaurate a Parenzo e a Venezia, intagliate
durante la seconda metà del Quattrocento.
Ci accomunava la passione per la scultura veneta disseminata sulla costa istria-
na e dalmata, ovvero nei territori che facevano parte del Serenissima: Giovanna
in Istria alla scoperta di scultori come Paolo Campsa, artista sconosciuto ai più
!no a pochi anni fa, ed io a Traù impegnato nel restauro delle sculture della
cappella Orsini.
Era una vera gioia poter conversare con lei e soprattutto poter parlare di scul-
tura, che era considerata la prima tra le arti !gurative, almeno !no all’inizio del
Cinquecento, quando poi la pittura prese il sopravvento; ma noi eravamo di
parte: la scultura prima di tutto!
Ho avuto la fortuna di condividere con Giovanna alcuni momenti straordinari,
tra questi ricorderò per sempre le sue osservazioni in merito al Croci!sso di
Torcello, mentre si trovava in restauro, grazie al supporto di Venetian Heritage,
appeso senza croce sulla parete del suo laboratorio a Mira. Fu in quella occa-
sione che mi fece vedere alcune radiogra!e di grandi dimensioni che ritraeva-
no i suoi croci!ssi. Quelle immagini in bianco e nero ritraggono, a mio avviso,
l’anima delle sculture, quei famosi 21 grammi che dicono corrispondere al peso
dell’anima e si scherzava pensando a quel minimo peso extra da calcolare in
più per il trasporto dell’opera una volta restaurata. In e"etti i restauri da lei ese-
guiti hanno ridato l’anima a numerosi capolavori e desidero ricordala proprio
così, come colei che ridava l’anima alle sculture lignee.
Prefazionedi Toto Bergamo Rossi*
* Direttore della FondazioneVenetian Heritage
A fronte:Croci!sso, secolo XV.Basilica di Santa Maria Assunta, Torcello
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Giovanna Menegazzi, restauratrice. Un ricordoBernard Aikema*
Sono passati diciasette anni dal mio primo incontro con Giovanna e Roberto.
Eravamo nel 1998, il luogo era la chiesa veneziana di San Zaccaria. Da tem-
po il monumentale edi!cio, realizzato, nella forma attuale, nel Quattrocento,
era stato l’oggetto delle varie campagne di restauro sponsorizzate e seguite
dal Comitato Olandese per la Salvaguardia di Venezia, di cui sono Presidente.
I nostri sforzi si concentrarono – e continuano tuttora a concentrarsi – sulla
vecchia chiesa tardogotica, situata a destra dello spettacolare santuario rina-
scimentale. L’odierna Cappella di San Tarasio era il coro della vecchia chiesa, co-
struita e abbellita negli anni 1440-1450, in una campagna edilizia e decorativa
relativamente breve, estremamente coerente ed unitaria, perlomeno in termini
iconogra!ci. Un complesso eccezionale, e tutto sommato largamente intatto,
nonostante le pesanti modi!cazioni subite - prima alla !ne del Cinquecento,
all’epoca della Controriforma, e poi nel periodo napoleonico.
Tre grandi polittici, che sono il risultato di una stretta collaborazione fra pitto-
ri, falegnami, scultori ed indoradori, determinano tuttora l’aspetto visivo della
Cappella di San Tarasio. Opere che portano le !rme di Antonio Vivarini, Gio-
vanni d’Alemagna e Ludovico da Forlì e la data 1443. Tali opere costituiscono
un primissimo, se non addirittura il primo esempio in assoluto a Venezia di un
ensemble di pale d’altare create in maniera coordinata, in termini formali e di
contenuto: “coordinated altarpieces”, come li ha de!nito un collega inglese (Pe-
ter Humfrey). Tre grandi opere composite. Le due laterali si sono preservate
pressoché integre; quella centrale ha subito delle modi!che piuttosto vistose:
l’opera monumentale è stata spostata di alcuni metri verso l’abside e l’originale
paliotto d’argento, che ornava la parte centrale, fu rimosso, presumibilmente
nell’epoca di Napoleone o poco dopo, ed è andato perso. Al suo posto fu collo-
cata un’immagine tardo-trecentesca della Madonna col Bambino, a#ancata da
due tavole con i santi Biagio e Martino, mentre fu aggiunta una predella dipinta
di incerta provenienza.
*Storico dell’arte,Università di Verona. Presidente del Comitato olandese per la salvaguardia di Venezia
A fronte:Polittico della Vergine, verso (armadio reliquiario)1443. Chiesa di San Zaccaria, Venezia. Particolare.
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Nel 1998, per l’appunto, Giovanna Menegazzi e Roberto Bergamaschi furono
incaricati di eseguire il restauro conservativo del grande polittico per quel che
riguarda gli elementi lignei, la loro speci!ca competenza. Si trattava dell’ini-
zio di un vero e proprio sodalizio fra i due restauratori e l’arredo ligneo della
vecchia chiesa di San Zaccaria. Nel 1999 iniziarono i lavori di restauro del coro
ligneo intarsiato della vecchia chiesa, opera di Marco e Francesco Cozzi da Vi-
cenza (1455-1464) ora sistemato nella cosiddetta Cappella di Sant’Atanasio,
accanto alla Cappella di San Tarasio. Nel 2000 furono trattati i due polittici late-
rali del Vivarini & co, mentre nell’anno successivo, il 2001, Giovanna e Roberto
lavoravano sulle due grandi sculture lignee ra#guranti San Benedetto e San
Zaccaria (due opere palesemente eseguite da mani diverse), che ora sono col-
locate su piedistalli lungo le due pareti laterali della Cappella di San Tarasio ma
che in origine avevano avuto il loro posto sul dossale che divideva il coro delle
monache dallo spazio accessibile al pubblico laico.
E in!ne, nel 2011, venne l’incarico forse più interessante, per il restauro conser-
vativo dell’armadio delle reliquie, situato sul retro del monumentale polittico
centrale. Interessante, perché si trattava di un reperto assolutamente inedito,
e di alta curiosità.
Un sodalizio, si diceva, fra i due restauratori specializzati e la vecchia chiesa di
San Zaccaria. Giovanna era diplomata in conservazione delle sculture lignee
nell’istituto della Regione Lombardia situato nell’ex-monastero della Trinità a
Botticino (Brescia), Roberto è invece in possesso del diploma, sempre in con-
servazione di opere in legno, dell’Opi!cio delle Pietre Dure di Firenze. Grazie a
questa formazione, ma anche e soprattutto alla loro propria concezione del la-
voro, Giovanna e Roberto si sono sempre mostrati aperti al dialogo, allo scam-
bio di idee e di informazioni, curiosi e pronti a comunicare le loro scoperte, a
condividere i dubbi, gli imprevisti incontrati durante il lavoro. Una tale apertura
al dialogo fra restauratori, storici dell’arte, architetti ed altri addetti ai lavori, che
A fronte:Polittico del corpo di Cristo, 1443. Chiesa di San Zaccaria, Cappella di San Tarasio. Particolare
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dovrebbe essere normale, e che per fortuna si veri!ca regolarmente, non è,
però, abitudine di tutti. Nel caso di Giovanna e Roberto, il dialogo diventava un
vero laboratorio di metodo, che si puntualizzava su questioni concrete. Alcuni
esempi. La conservazione delle parti lignee dei tre polittici ci trovava di fronte
a un’abbondanza di elementi &oreali decorativi ma anche di immagini di santi,
profeti, angeli. La de!nizione di queste !gure, il loro rapporto tecnico, formale
ed iconogra!co con altri polittici lignei di metà Quattrocento fu ed è una que-
stione appassionante, e molte erano le discussioni con Giovanna nel merito. La
ricostruzione dell’aspetto originale del polittico centrale, dedicato alla Vergine,
è un altro problema irrisolto. Qual era la posizione originale del trittico, di for-
mato ridotto, ra#gurante il Cristo Passo a#ancato da angeli? Per il momento
abbiamo deciso di posizionare il trittico come oggetto “autonomo”, a destra del
polittico al quale, comunque, apparteneva ab origine.
Di grande fascino erano le scoperte fatte, grazie a Giovanna e Roberto, durante
il restauro del grande armadio delle reliquie, fatto con legno altomedievale, e
dimostrando una decorazione &oreale che si può datare alla metà del Quat-
trocento: un reperto assolutamente unico a Venezia, che ben illustra l’enorme
importanza delle reliquie nella chiesa delle monache benedettine di San Zac-
caria. Questo tesoro contrassegnava ulteriormente l’eminente ruolo religioso,
ma anche ideologico e politico del complesso di San Zaccaria nel “pantheon”
ecclesiastico veneziano. Non a caso la decorazione degli anni 1440 fu sponso-
rizzata dal clan del doge regnante, Francesco Foscari, la cui sorella, Elena, era la
badessa del monastero di San Zaccaria.
Opere artistiche spettacolari ed uniche per Venezia, in un contesto storico e
culturale eccezionale. Grazie al lavoro di Giovanna e Roberto, le vediamo in una
luce nuova, le capiamo meglio, ci presentano nuove domande, e si cogliono
nuove soddisfazioni estetiche e culturali.
Non dimenticherò mai le nostre discussioni, a San Zaccaria, ma anche nello
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studio Menegazzi- Bergamaschi di terraferma, sempre interessanti, puntuali, e
sempre in uno spirito allegro. E voglio anche ricordare le visite dei vari ospiti,
sostenitori del nostro Comitato olandese, al cantiere di San Zaccaria, dove ve-
nivano ricevuti da Giovanna, che, con grande cortesia, era pronta a rispondere
a tutte le domande sul lavoro svolto.
Con Giovanna, ci ha lasciato una persona di alta professionalità, il cui nome
sarà legato per sempre alla chiesa di San Zaccaria. Ma abbiamo perso anche
una persona amica, di grande spessore umano. Giovanna rimarrà nei nostri
pensieri.
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Per GiovannaIvan Matej$i%*
Nell’ormai lontano 2004 l’U#cio della Soprintendenza di Pola propose alla
Contea Istriana un consistente piano a lungo termine per il restauro di spe-
ci!che opere d’arte da realizzare con i fondi della Regione Veneto in base alla
Legge sul patrimonio culturale veneto degli ex territori della Repubblica di
Venezia posti al di fuori dei con!ni italiani. Indubbiamente in Istria vi erano,
allora come adesso, numerosi beni culturali che dovevano essere salvati con
un certa urgenza. A tal proposito veniva compilato un elenco prioritario di beni
selezionati secondo il livello di degrado conservativo, ma anche sulla base del
loro nesso culturale con la Serenissima. In quegli anni soltanto una cerchia ri-
stretta era a conoscenza di una serie di opere scultoree lignee risalenti preva-
lentemente al XV e al XVI secolo provenienti da Venezia. Va ricordato, tuttavia,
che oggi proprio nella città lagunare le opere scultoree in legno, soprattutto
quelle rinascimentali, riconducibili a quell’epoca sono estremamente rare. Le
chiese della ricca capitale già da tempo avevano sostituito gli altari lignei con
quelli realizzati in marmi variopinti. Per questo motivo la storia della scultura
rinascimentale lignea veneziana viene scritta nelle zone periferiche. Nelle terre
croate, in Istria e in Dalmazia, infatti, si conservano alcuni esempi di grande
rilevanza.
Il programma di restauro venne approvato dall’Assessorato della Regione Ve-
neto e nel 2004 si stanziarono i fondi per il restauro della pala d’altare della
chiesa della Madonna della Porta a Montona. In quel caso ero già abbastanza
sicuro che si trattasse di un’opera realizzata, con ogni probabilità a cavallo tra
il XV e il XVI secolo, nella bottega più produttiva di Venezia, quella di Paolo
Campsa.
Il restauro della pala, seguendo le raccomandazioni delle persone di !ducia e
degli esperti in interventi su opere di tale portata, venne a#dato alla bottega
Menegazzi-Bergamaschi. Tutti i lavori furono eseguiti a Venezia e l’esperienza
relativa all’organizzazione, all’attività di supervisione del restauro rimane tutto-
*Storico dell’arte, università di Rijeka/ FiumeEx Soprintendente ai Beni Cul-turali di Pula/ Pola, Croazia
A fronte:Madonna col Bambino, secolo XV.Chiesa della Beata Vergine, Brtonigla/ Verteneglio d’Istria
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ra un’esperienza indelebile nei ricordi del ridotto team di esperti conservatori
di Pola. Ovviamente, all’epoca non eravamo digiuni di conoscenze del genere
ma quello che abbiamo sperimentato in quei due anni, quanto è durato il re-
stauro dell’altare di Montona, fu un’esperienza nuova e ampiamente positiva.
I restauratori di Pola, sia i giovani che quelli più anziani, in diverse occasioni
si erano recati all’atelier di Venezia per partecipare attivamente al processo di
restauro soprattutto nelle scelte concernenti le modalità e l’entità dell’inter-
vento. A tal proposito per noi furono molto importanti le spiegazioni puntuali
e professionali della restauratrice Menegazzi. Si aveva l’impressione in qualche
modo di partecipare attivamente ad un importante progetto, nella consape-
volezza che i risultati raggiunti sarebbero stati un rilevante passo avanti per la
storia dell’arte, se non per l’intera compagine culturale dell’Istria. Al contempo
speravamo che tale intervento potesse essere un traguardo di rilievo anche per
Venezia. Il restauro dell’altare di Montona si dimostrò un successo eccezionale,
in quanto le statue monumentali dei santi rivelarono dettagli di intaglio e di
policromia ben conservati. Particolarmente impressionante era il fatto di po-
ter seguire la scoperta dei rilievi narrativi con !gure minuscole, vere e proprie
miniature, collocate sulla predella dell’altare. In e"etti, poco dopo il restauro,
l’altare è stato pubblicato negli articoli scienti!ci e in quelli di carattere divulga-
tivo e proprio le foto scattate nella bottega Menegazzi-Bergamaschi sono sta-
te utilizzate per illustrare l’attività di Paolo Campsa nella monumentale opera
sull’intaglio ligneo a Venezia pubblicata alcuni anni fa dalla signora Schulz. Gli
esiti dell’intervento di restauro vennero presentati anche presso l’Assessorato,
al quale la Regione Veneto aveva a#dato il compito di recarsi in Istria per veri-
!care le modalità di spesa dei !nanziamenti regionali stanziati per il ripristino
e il recupero del patrimonio storico istroveneto. Nella suggestiva aula dell’Epi-
scopio di Parenzo, risalente al VI secolo, davanti ai rappresentanti delle autorità
veneziane e istriane, una relazione concisa ed interessante sul monumento in
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questione e sul rispettivo restauro fu svolta proprio da Giovanna Menegazzi. In
quell’occasione presentai ai politici e ai funzionari intervenuti una riproduzione
a colori sull’intera pagina del libro appena pubblicato sull’arte rinascimentale
in Croazia. Cinque anni prima di quell’evento questa opera d’arte era del tutto
sconosciuta, tanto che esisteva una sola immagine edita. Quelli furono pertan-
to momenti in cui anche noi, operatori nel settore della tutela del patrimonio
monumentale, credemmo per un attimo di contribuire alla creazione di un pro-
dotto culturale.
Dopo questo inizio, la collaborazione tra la Soprintendenza dell’Istria e l’atelier
Menegazzi-Bergamaschi non si è mai interrotta. La migliore testimonianza di
tale rapporto è rappresentata da quasi una dozzina di preziose sculture lignee
policrome restaurate. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi quando il parroco
della cattedrale di Parenzo in modo inaspettato, probabilmente trasportato
dal nostro entusiasmo contagioso con cui avevamo presentato i risultati del
restauro, aprì la cassa parrocchiale per sostenere i costi di restauro di un’opera
che si trovava nella sua chiesa. Si trattava di un croci!sso rinascimentale della
!ne del XV secolo che, in seguito all’intervento, rivelò dettagli in ottimo stato
di conservazione e una qualità !gurativa che !no a quel momento si potevano
solo presagire. Ovviamente per noi il maggiore interesse della statua era quello
legato alla problematica !lologica, poiché l’eccellenza del restauro era ormai
un dato acquisito. Solo allora il croci!sso parentino poteva essere confrontato
con una minore sequenza di opere analoghe in Italia: i croce!ssi nella ex catte-
drale di Torcello, a Puos d’Alpago e nella chiesa parrocchiale a Pellestrina. Tutte
e quattro le sculture lignee sono opera dello stesso maestro o della stessa bot-
tega. Era più che giusti!cato che anche il croce!sso di Torcello, stilisticamen-
te omogeneo, venisse restaurato nell’atelier della signora Giovanna anche se,
purtroppo, esso fornì un quantità minore di tratti conservati dell’epidermide
dipinta; il suo aspetto, in realtà, può essere immaginato attraverso il confronto
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con il croci!sso di Parenzo in ottimo stato di conservazione e perfettamente
restaurato. Anche queste opere d’arte dovevano essere studiate dagli esperti e
pubblicate nella letteratura settoriale. Come al solito, una tale impresa richiede
molto tempo soprattutto per raccogliere il materiale !gurativo comparativo e,
in questo di#cile compito, un ruolo chiave è stato svolto proprio dalla signora
Menegazzi. Proprio quest’ultima, come se si fosse trattato di una normale que-
stione quotidiana, guidò l’ambizioso storico dell’arte nella periferia veneta a
vedere gli a"reschi organizzando la raccolta di fotogra!e di qualità. Tali azioni
esulavano completamente dalle clausole di un contratto standard di restauro,
ciononostante la signora Menegazzi riteneva che si trattasse di una compo-
nente del compito a lei a#dato. È naturale che durante queste indagini comu-
ni il suo occhio di esperta riusciva ad anticipare le constatazioni dello storico
d’arte incuriosito. A lei si deve anche la scoperta di una testa lignea di Cristo nel
deposito di opere artistiche della cattedrale di Parenzo. Una volta adocchiato il
pezzo esclamò: “Questo è identico a quello che viene restaurato da noi”.
All’inizio di questo secolo è stata pubblicata una mezza dozzina di studi impor-
tanti sulla manifattura di intaglio ligneo di Paolo Campsa che, alla !ne del XV e
nel primo terzo del XVI secolo, riforniva l’intero territorio della Serenissima con
un elevato numero di altari dorati, dotati di tanti rilievi di santi e di scene !gura-
te. Gli esperti in conservazione istriani hanno ipotizzato che anche l’altare rela-
tivamente modesto della chiesa di S. Maria a Medolino potrebbe essere un pro-
dotto della bottega veneziana. In e"etti, le scene della vita di Cristo, intagliati
sulle tavole della predella, sono identici ai piccoli rilievi sugli altari di Montona
e di Torcello, per i quali sussiste la documentazione che conferma inopinabil-
mente la provenienza dalla bottega di Paolo Campsa. Purtroppo, le cattive con-
dizioni di conservazione della policromia sull’altare di modeste dimensioni av-
viano la questione dell’integrazione !gurativa ovvero del dilemma del ritocco.
Anche nella nostra prassi di conservazione, poiché non si tratta di un reperto
A fronte:Altare.Paolo Campsa, secolo XVI.Museo Diocesano della Basilica Eufrasiana (Biskupija Eufrazijane), Parenzo
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museale, è stato adottato il principio che i tratti danneggiati e quelli mancanti
della super!cie dipinta vadano otticamente integrati. I discorsi che prendono
in esame numerosi casi del genere sono sempre lunghi ma indispensabili. Le
posizioni sistematiche e ponderate della signora Giovanna erano quelle più re-
ali e più convincenti, il che ulteriormente confermava il nostro giudizio sulle
sue immense conoscenze nel settore !gurativo e sul suo gusto ra#nato.
Nel selezionare le attività da svolgere nel 2012 ci siamo leggermente scostati
dall’idea che nell’ambito del progetto di restauro delle opere d’arte lignee ve-
nissero scelti solo manufatti provenienti da Venezia. Pertanto sono state scelte
quattro statue (conservate in chiesa di San Giorgio a Fianona), che in passa-
to senza dubbio facevano parte integrante dei polittici con rilievi, con chiare
caratteristiche rinascimentali ma lievemente diverse da quelle di Venezia. Il
restauro, che come al solito dopo l’eliminazione degli strati delle ridipinture
successive ha svelato le forme originarie, ha contribuito ad avvalorare la nostra
ipotesi secondo cui tali opere andrebbero attribuite alla cerchia friulana di inta-
gliatori di legno tolmezzini. Attualmente queste sono le uniche statue rinasci-
mentali per cui si sa con certezza che furono importati in Istria dal Friuli, ove nel
XV e nel XVI secolo prosperava una sviluppata produzione di intaglio del legno.
Naturalmente, anche lo stile dei manufatti friulani di quel periodo deve molto
all’inventiva dei pittori e degli scultori veneziani. In un tale contesto assume
quasi aspetti aneddotici la soluzione delle nostre ipotesi sulla provenienza e
sullo stile veneziano di un altro rilievo istriano. Eravamo convinti che la piccola
statua della Vergine con il Bambino di Verteneglio, restaurata circa un anno fa
ovviamente nell’atelier dei nostri amici veneziani, avesse origini veneziane. A
tale conclusione si è giunti sulla base della posizione della Madonna e di quella
di Cristo nel suo grembo riprende completamente un’invenzione, spesso imi-
tata, di Giovanni Bellini. È noto che lo stile del più grande “madonnaro” dell’arte
veneziana spesso in&uenzava la produzione degli intagliatori di legno. Il rilievo
A fronte:Croci!sso, secolo XV. Basilica Eufrasiana (Biskupija Eufrazijane), Parenzo.
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è stato trovato del tutto ridipinto con colori sgargianti, per i quali si è potuto fa-
cilmente appurare che si trattava di rifacimenti moderni. Da sotto la policromia
a dir poco vivace è emersa la doratura quasi del tutto conservata che ricopriva il
corpo della Vergine. Solo il volto, le mani e il corpo del piccolo Cristo erano privi
di dorature. Sulla pelle pallida del Bambino con il rosso vivo sono stati dipinti
una collana e un braccialetto di corallo. Dettagli che, nell’immaginario delle
gente devota, evocano il sangue rosso versato dal Salvatore alla !ne della sua
esistenza terrena nel sacri!cio che donerà all’umanità la salvezza e la vita eter-
na. Una doratura e dettagli analoghi si possono vedere proprio su alcuni rilievi
nel Friuli. Pertanto, nonostante una ripresa palese dell’invenzione belliniana, si
deve lasciare aperta anche la possibilità che si tratti di un prodotto delle bot-
teghe regionali friulane. È ovvio che in tal caso andrebbero confrontati anche
i dati concernenti le caratteristiche tecniche, come la doratura e la policromia,
delle opere ad intaglio provenienti da Venezia e dal Friuli. In entrambe le aree
venivano utilizzate le stesse tecniche oppure verrà confermata la nostra ipotesi
sull’esistenza di determinate di"erenze? In questo modo le capacità analitiche
dei restauratori contribuirebbero alla storia dell’arte nel suo intento di de!nire
lo stile e l’origine della piccola e armoniosa opera artistica la cui attribuzione è
tuttora incerta. Avremmo voluto, alla prima occasione, porre queste doman-
de alla restauratrice Menegazzi che certamente avrebbe saputo dare alcune
risposte. Per lei non sarebbe stato di#cile andare ad individuare i dati nella
letteratura e negli archivi, oppure attraverso lo scambio di opinioni con altri
colleghi restauratori. Purtroppo questa idea non si è potuta realizzare, come
anche non è possibile continuare a restaurare le opere artistiche istriane sotto
la guida di una grande maestra di restauro quale fu Giovanna Menegazzi. In
diverse occasioni abbiamo piani!cato il prosieguo della nostra collaborazione
che ci appariva giustamente interminabile, visto che lo scambio decennale nel
triangolo costituito da U#cio di Soprintendenza per l’Istria, Regione Veneto e
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Atelier Mengazzi- Bergamaschi era solido e ininterrotto. Abbiamo anche fan-
tasticato che tra qualche anno la quantità di opere lignee restaurate dall’Istria
sarebbe stato su#ciente per allestire una modesta mostra in grado di presen-
tare tale parte del corpus storico artistico della nostra regione. Eravamo con-
vinti che una presentazione del genere avrebbe rappresentato anche un valido
contributo alla storia dell’arte veneziana, ovvero al suo capitolo sulla scultura
lignea del XV e del XVI secolo. Forse qualche entusiasta più giovane realizzerà
in futuro un’idea simile e noi esortiamo questi giovani a ricordare in quell’oc-
casione la nostra Giovanna, il cui impegno e il sapere sono parte integrante
dell’idea della rivalorizzazione di questo capitolo della nostra cultura comune.
Noi, che per qualche anno abbiamo avuto l’occasione e il privilegio di vivere
assieme a lei l’emozione di numerose nuove scoperte e di partecipare a tanti
successi nella conservazione del patrimonio artistico, probabilmente per il re-
sto della nostra vita osservando un vecchio rilievo o qualche scultura dipinta ci
ricorderemo della signora Giovanna.
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Giovanna Menegazzi e i suoi antichi legnidi Luca Mor*
È di#cile scrivere queste poche righe senza il rischio di incorrere in un certo
disordine dettato dall’emozione. La perdita così prematura di Giovanna e della
sua gentilezza d’animo ha lasciato in chi ha avuto modo di conoscerla da vicino
un vuoto che rimane arduo da accettare.
La nostra fu un’amicizia essenzialmente professionale, ma molto sentita. Il tut-
to ebbe inizio dieci anni addietro durante una mia visita al laboratorio di Mira
in occasione del restauro del Croci!sso doloroso della chiesa di San Domenico
a Chioggia. Fin dal principio riscontrai una rara cortesia da parte sua, così come
una crescente intesa che di lì a poco sarebbe maturata in diverse collaborazioni
scienti!che. Ne conseguì un periodo intenso, scandito da innumerevoli chiac-
chierate sulla scultura lignea, talvolta strettamente connesse a problematiche
tecniche e conservative, altre più prossime a ragionamenti di stile: una con-
divisione di opinioni ed esperienze di cui oggi faccio tesoro con gratitudine.
Un altro aspetto fu evidente, vale a dire il senso di squadra e quel principio
deontologico per la professione che, malgrado le crisi di sistema e le politiche
scellerate che da anni hanno messo in grave di#coltà la tutela dei beni cultu-
rali e dei suoi operatori, ha visto Giovanna rimanere sempre coerente. Cosa
francamente non scontata di questi tempi, fu anche la generosa disponibilità
al confronto e allo scambio di idee quale elemento distintivo del suo modo di
lavorare.
Per la maggior parte dei casi gli argomenti di cui dibattemmo riguardavano
opere di epoca “tardo-romanica” e “gotica”, spesso oggetto dei miei interessi di
ricerca, ma va rammentato che una parte tutt’altro che trascurabile dei restauri
di Giovanna coinvolse proprio manufatti variamente compresi tra i secoli XII e
XIV. Qui menzioniamo solo alcuni esempi, tra cui un paio di sculture della col-
lezione Longari di Milano quali la più antica rappresentazione in legno !no a
ora conosciuta di Maria Maddalena in trono (1220-30 ca.), esito di una bottega
della Val Pusteria/Pustertal, e un Cristo deposto a braccia mobili ascrivibile a un
*Storico dell’arte, Università di Udine
A fronte: Maria Maddalena in trono, 1220-1230 ca. Milano, collezione Longari
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artista senese (1340-50 ca.). Oltre ad altre statue di raccolte private, tra cui una
coppia di monumentali Dolenti catalani dell’ultimo Duecento e una Maestà di
cultura angioina (1325-50 ca.), bisogna sottolineare il formidabile risanamento
del Christus triumphans (1270-80 ca.) della Fondazione Cini di Venezia, scultura
bolognese che non fu indi"erente alla lezione di Nicola Pisano. E ancora si ri-
cordano i restauri dello struggente Croci!sso veneziano del secondo Trecento
presso la chiesa dei Tolentini e l’anzidetto Croci!sso di Chioggia (1350 ca.), ma
non meno eloquente fu l’intervento conservativo preliminare che Giovanna ini-
ziò tra 2013 e 2014 sul grande Croci!sso istriano (1225 ca.) della chiesa dei San-
ti Eufemia e Biagio di Gallignana/Gra$i'ce. La scultura, infatti, eccezionalmente
insieme al Croci!sso pressoché analogo nel Museo Diocesano della Basilica
Eufrasiana (Biskupija Eufrazijane) di Parenzo, fu esposta lo scorso anno nella
mostra sulla scultura lignea medievale nel patriarcato di Aquileia. L’evento, al-
lestito nel Museo Nazionale di Palazzo de Nordis a Cividale del Friuli e curato
dallo scrivente con l’allora soprintendente Luca Caburlotto, vide in Giovanna
(e in Roberto Bergamaschi) un interlocutore determinante per il buon esito di
un simile progetto, anche in relazione alla tutela e alla movimentazione riser-
vata agli importanti prestiti croati. A maggior ragione, il completamento ormai
prossimo del restauro del Cristo di Gallignana nello stesso laboratorio di Mira
assume particolare valore, inteso quale riconoscimento di una continuità e di
una stima che i suoi amici-colleghi le hanno voluto dedicare.
E per quanto le opere dei secoli più alti fossero soltanto uno dei campi d’in-
tervento di Giovanna, credo di potere a"ermare che nel panorama italiano i
restauratori di legni “medievali” di così vasta e conclamata competenza com-
pongano ancora un gruppo estremamente ristretto che forse non raggiunge
la decina di unità. Un gruppo di specialisti che oggi è però più povero, privato
prematuramente di uno dei suoi principali protagonisti. Senza infatti quella
retorica dell’eccesso con cui talvolta si onora chi non è più tra noi, Giovanna
A fronte:Croci!sso, secolo XIII.Fondazione Giorgio Cini, Venezia
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Menegazzi è stata per certo una delle espressioni più capaci di tale settore,
anche se per molti rimarrà giustamente celebre per i suoi prestigiosi restauri di
opere rinascimentali e barocche.
Vorrei quindi concludere con un aneddoto per me emblematico dell’intelli-
genza e dello spirito di Giovanna. Mi riferisco all’incontro avvenuto nel 2005
presso il laboratorio di Mira, al centro del quale si trovava sdraiato su banchi
da lavoro il Croci!sso di Chioggia, celeberrimo e colossale manufatto lagunare
la cui vocazione gotica boemo-morava scuote la !gura con vigorosa potenza
drammatica. Com’è noto, si trattò di un restauro di grande complessità tecnica
che impose un impegno fuori dal comune, ampli!cato anche da quel rispetto
congenito che si riserva non solo all’opera d’arte, ma anche a un’immagine che
da secoli è oggetto di una devozione popolare enormemente radicata. Io stes-
so ne percepii la suggestione autentica, al punto che per qualche breve istante
rimasi in silenzio un po’ a distanza, allorché Giovanna sorrise e, con fare garbato
tipico di una prima conoscenza, mi disse: «Beh, non vorrà che sia il Cristo ad av-
vicinarsi a lei. Ma posso assicurarle che da vicino quest’opera in qualche modo
parla, eccome se parla…».
A fronte:Crocifisso, secolo XIV.Chiesa di S. Domenico, Chioggia. Par colare.
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A volte ci chiamavamo “sorelle”. Lo eravamo, davvero, in un certo senso, e lo
sapevamo entrambe. Prima di tutto perché Giovanna Menegazzi aveva un sen-
so innato e profondo della fratellanza, della condivisione e della celebrazione
del dato umano che è sostanza (anche se non unica) di ognuno di noi. Era poi
sensibile al concetto di “tribù”, di gruppo collegato da a"etti (non solo da con-
sanguineità), da passioni, progetti, sogni. Lo era anche perché proveniva da
una famiglia molto numerosa, variopinta ma coesa e fortemente impegnata a
difendere e custodire i propri contorni e la propria storia. Giovanna ha saputo
essere un essere umano a tutto tondo e in tutti i ruoli che una comunità e una
società ci richiederebbe di ricoprire. Ma non di questo voglio parlare. Giovanna
mi era sorella perché era naturale per entrambe sentire questa connessione e
anche perché eravamo nate a distanza di un giorno, di poche ore, una dall’altra.
Questo sollecitava in noi una sorta di senso di appartenenza segreta ad una
tribù speciale, quella dei nati in quella manciata di giorni di dicembre, uniti per
forza di invisibili griglie cosmiche ad un medesimo disegno natale, e aspira-
zioni interiori. Così è sempre stato. E sorridevamo sempre, incontrandoci, con
uno sguardo di intesa intriso di gioia e riconoscimento reciproco. E così sempre
sarà, in qualsiasi dei mondi visibili o invisibili in cui ci rincontreremo.
Giovanna aveva una presenza mai invasiva: ferma invece, professionalmente
autorevole e decisa, ma sempre accompagnata dal suo personale carisma, tut-
to femminile, accogliente, non giudicante, non invasivo, solare. Il suo sguardo
era pulito, semplice, diretto. Teneva a bada le sue ferite e aveva trovato buoni
nascondigli per le sue ombre, perché dotata di un grande amore per la vita e
di una proiezione, sempre, al meglio e al buono, certo invidiabile ma nel me-
desimo tempo preoccupante perché non guidata da un più alto discernimento
spirituale e dunque destinata spesso a inciampare, perdersi su strade troppo
impervie, impraticabili, o, soprattutto, a disperdere molte energie, investirle
lontano da sé, depauperando se stessa senza farlo comprendere agli altri, a
Richiamare a vita propria: uno sguardo sull’operato di Giovannadi Serenella Castri*
* Storica dell’arte, Verona
A fronte:Crocifisso, secolo XIV.Chiesa di S. Domenico, Chioggia.
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volte senza neppure esserne consapevole. Aveva la capacità di far sentire gli
altri accolti, protetti, compresi, spesso nutriti. Ed era dotata di un inattaccabile
ottimismo, gioia di vivere, volontà di godere della vita, di crescere, di mettersi
sempre alla prova.
Tutto ciò si riverberava compiutamente nel suo lavoro come restauratrice. Una
professione che le era intrinsecamente congeniale, come una seconda pelle,
direi, man mano che gli anni trascorrevano e che le sue esperienze, campa-
gne di restauro, impegno e operatività si allargavano e approfondivano. Come
storica dell’arte ho accompagnato Giovanna in alcuni importanti restauri e in
molti altri interventi su singole opere, senza poter mai davvero risolvermi per
un bilancio equo tra il dare e il ricevere nel nostro rapporto operativo e critico
di fronte ad un oggetto d’arte.
Ho imparato molto da quelle ore trascorse nel grande laboratorio di Mira, ac-
canto a lei, discutendo con calma, concentrazione e cognizione di causa di ogni
singolo dettaglio dell’opera (nel mio caso sono stati quasi tutti intagli lignei),
sviscerandone le potenzialità, le problematiche e gli aspetti più delicati del pro-
cesso conservativo. Era questo che ho molto apprezzato nel nostro comune
lavoro: l’intesa, il rispetto reciproco, l’ascolto, il non prevalere, ma l’intervenire
con l’autorevolezza di chi sa cosa è bene fare e cosa va invece indagato ulterior-
mente prima di procedere ad un intervento manuale. Giovanna voleva com-
prendere sempre di “più” dell’opera che le era stata a#data in restauro. Voleva
avvicinarsi ad essa con conoscenze più ampie di quelle, seppur già estese, del
‘semplice’ restauratore. Non ha mai riguardato i manufatti a lei a#dati come
semplici oggetti, materialmente bisognosi di cure, ma sempre come creazioni
artistiche con un carico di storia e di signi!cati a cui prestare ascolto e atten-
zione massima. Era curiosa, studiava, leggeva, interrogava e solo dopo queste
fasi di ricognizione in cui l’apporto di uno storico dell’arte le poteva essere di
grande aiuto, diveniva sicura e rapida nel decidere come operare.
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Discutere con lei era sempre un piccolo evento nelle mie giornate trascorse
nel laboratorio di Mira e l’arricchimento e la gioia di metterci al servizio della
singola opera era per entrambe profondo e sincero. Spariva la fatica, si dimen-
ticavano le di#coltà nel far quadrare il bilancio tra ore spese per restaurare e
guadagni concreti. Con la passione per questo nostro lavoro si proteggeva il
voler comprendere anche il contesto culturale nel quale il restauro era radicato
e avrebbe, una volta compiuto, acquisito sensi e segni peculiari e incisivi: era
la coscienza del valore ‘politico’ che questo impegno ha (o avrebbe avuto) per
la società che agiva in lei e in noi. Io credo che tutti coloro che in un qualche
modo abbiano avvicinato l’operato e i risultati dei restauri guidati da Giovanna
Menegazzi siano consapevoli proprio di questo valore politico (nel senso gre-
co, originale, del termine) che lei attribuiva al suo lavoro. Per lei il restauro era
testimonianza viva del suo credo etico e della sua interpretazione di cosa fosse
la ‘responsabilità’ di ciascuno di noi come cittadini: persone competenti, attive
e presenti nel proprio contesto sociale, avvertite, informate, critiche ed anche
combattive, se necessario.
Il modo di esprimere questo impegno etico e appassionato di Giovanna era
tuttavia squisitamente femminile e dunque intriso di senso del servizio, pa-
ziente, intuitivo, intriso di intelligenza emotiva, e dunque di rispetto dell’ogget-
to sul quale intervenire. Poco disposto, inoltre, ad esprimersi in lunghi discorsi
e parole e testi scritti. Giovanna era una donna pratica, impegnata nel fare. Un
impegno a volte oscurato da rabbia o, più spesso, deluso dalle circostanze che
a volte hanno in!ciato la qualità de!nitiva dei suoi interventi, per mancanza di
fondi adatti a sostenerne un compimento del tutto soddisfacente, o per super-
!cialità e negligenza delle autorità o persone coinvolte nella committenza a#-
datale. Ma le sue delusioni !nivano in un sorriso con!dente, in cui era talvolta
condensato il suo animo di guerriero paci!co: di qualcuno, cioè, che sa il peso e
il valore del rendere testimonianza, che spera che se non oggi, in un futuro più
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o meno prossimo, le menti degli uomini sarebbero cambiate e si sarebbe me-
glio compreso il valore di quegli interventi, di quello studio e di quel prendersi
cura amorevole e intelligente di qualcosa che era da sempre patrimonio storico
e artistico comune a tutti e ciascuno.
Dobbiamo alla sua tenacia e impegno alcuni interventi davvero signi!cativi su
opere del tessuto storico artistico veneziano che rimarranno intrinsecamente
legati al suo nome e competenza, come quelli per il Croci!sso monumentale
di Chioggia, che ho seguito con lei, o per i tre strepitosi e complessi altari dei
Vivarini nella celeberrima cappella di San Tarasio a San Zaccaria. Ma di questo
altri parleranno in questa medesima sede.
Qualsiasi sia l’a(ato e il tono di queste nostre rievocazioni di Giovanna Mene-
gazzi, io mi auguro che il suo esempio professionale possa essere di guida e
ispirazione alle nuove generazioni di restauratori, a#nché non lascino che la
propria pura passione e dedizione al proprio lavoro venga annichilita o disper-
sa negli a"anni e crucci quotidiani del nostro duro tempo presente. Il loro ope-
rare silenzioso è sostanza indispensabile della coscienza storica della società,
il loro prendersi cura concreto e accompagnare con pazienza e conoscenza a
‘guarigione’ una antica creazione artistica, sia essa umile manufatto o grande
capolavoro, è nel segno di quel principio magnetico (yin) a lungo misconosciu-
to (se non calpestato) che deve invece tornare ad essere patrimonio di tutti,
informando di sé le nostre azioni e scelte di campo in ogni settore del nostro
vivere comune.
A fronte: Crocifisso, secolo XV.Collezione Cesa , Milano
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Bassa mareadi Paolo Cremonesi*
La bassa marea in laguna scopre la parte sommersa dei pali che formano le
briccole: spesso si vede che sono quasi completamente erosi in un’ampia zona
centrale, ridotti a degli esili bastoni che collegano la parte sopra, esposta, a
quella sotto, sommersa. Esili strutture, prossime al collasso, che però ancora
stanno lì, dritte, a svolgere la loro funzione di delimitare i canali navigabili dalla
palude.
Vedi, cara Giovi: questa è l’immagine che mi viene alla mente tutte le volte che
penso alle tue ultime settimane. Così eri tu: indebolita e corrosa da quel male
oscuro, eppure forte in quella fragilità, ancora in piedi dritta, ostinatamente
salda e determinata. Come a fare da guida a noi, che ti stavamo attorno scon-
certati, increduli. Noi sì che eravamo nella palude…
Non sono mai riuscito a disgiungerti da Venezia, da quelle terre emerse e da
quel mare. Lì, a Venezia, ti ho conosciuto, vent’anni fa. In terraferma ho fre-
quentato tante volte il tuo laboratorio. E poi il Lido, quando lavoravi a San
Nicolò: tu me l’hai fatto scoprire, tu sei riuscita a svelarmi il fascino di quella
sottile striscia di terra, fuori dal tempo, tra la malinconica di#coltà della laguna
e l’entusiasmante ampiezza del mare. Ecco, Giovi: se ora riesco a descrivere un
luogo !sico con questi aggettivi che sembrano riferirsi più ad una geogra!a
dello spirito è proprio per merito tuo, perché con la tua semplice pacatezza,
con la tua profonda e mai ostentata conoscenza e col tuo sguardo disincantato
hai saputo trasmettermi l’amore per quella terra e quel mare, e far diventare
quei luoghi forse quelli a me più cari. Spesso ho pensato quanto sarebbe stato
di#cile immaginarti in un altro luogo geogra!co, talmente forti mi sembrava-
no i tratti in comune tra te e la tua terra, il tuo mare.
Torno spesso al Lido, cara Giovi. E, come sai, anche nel mezzo della chiassosa
“frivolezza” , estiva il Lido è capace di ritagliare dei luoghi e dei momenti di
raccoglimento, di intimità personale. Allora tornano alla mente tante immagini
dei momenti che abbiamo gioiosamente condiviso in questi anni: i giri sulle bi-
*Chimico dei beni culturali, Lodi
A fronte:Briccola in laguna
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ciclette prese a noleggio, le passeggiate in diga e in pineta, la bella convivialità
delle sere. Dove sei Giovi? Mi viene spontaneo chiedermelo, anche se razional-
mente so che non ci sei. Ci vorrebbe la fede per immaginarti da qualche parte
in!nita, oltre l’orizzonte, oltre il mare, ma io questa fede non ce l’ho, e così pur-
troppo devo fare i conti solo con la realtà. E la realtà mi dice questo: che non ci
sei più, che di te mi restano solo ricordi. Eppure, tutto è così naturale in questi
luoghi, e davvero sembra che potresti spuntare da un momento all’altro…
Aperta come questo mare, e solida come questa terra. Così mi apparivi, Giovi.
Una solidità su cui si possono costruire tante cose, grandi cose, proprio come a
Venezia quegli incredibili palazzi che poggiano su pali piantati nell’argilla. Così
era nella vita, e così eri nel tuo lavoro. Tenace e ostinata. Determinata nel rag-
giungere un scopo, un risultato; ma sempre con un grande rispetto dell’opera.
Ostinazione non voleva dire dover raggiungere a tutti i costi un risultato; piut-
tosto, far del tuo meglio per arrivarci col tuo grande bagaglio di competenza,
ma con l’intelligenza e l’onesta di capire se arrivare a quel risultato sarebbe sta-
to troppo traumatico per l’opera. Ricordi come ci siamo conosciuti? Sei stata
proprio tu a venirmi a cercare: avevo appena iniziato a tenere corsi di aggior-
namento per i restauratori, proponendo materiali meno tossici per l’operatore
e più selettivi per l’opera, e questi argomento ti aveva interessata. Da subito
l’avevi accolto con entusiasmo, pronta a rimettere in discussione quello che
avevi imparato, pronta a cambiare, a sperimentare, a guardare avanti. Aperta
come il mare, solida come la terra.
Ho dentro di me questo pensiero che mi inquieta, Giovi. Subito dopo, dopo
che te ne sei andata, avevo scritto un testo molto duro, parlando del sospetto
che una concausa del tuo male oscuro potessero essere i materiali che avevi
usato nella prima fase della tua esperienza lavorativa. Era un testo molto duro,
intriso di rabbia, e non è mai diventato carta stampata proprio perché questa
rabbia alla !ne è incompatibile con la tua persona, e col ricordo della tua perso-
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na. Nessuno, tantomeno io, può stabilire un nesso causa e"etto tra la tossicità
delle sostanze usate ed una speci!ca patologia. E per questo, solo per questo,
taccio e non do battaglia. Ma è di#cile frenarmi, ed il sospetto resta…
È di#cile non dare battaglia, Giovi, proprio pensando a te, sempre determinata
e combattiva, !no all’ultimo. Conservo gelosamente – e credo che lo farò inde-
!nitamente – sulla memoria del telefonino un messaggio che mi hai inviato la
sera del 14 Dicembre 2014: “Siete al mio !anco nel combattimento. Saluta tutti
per me.” Quel pomeriggio, con altri amici, eravamo stati da te, a Mestre. Per
tutti noi era la prima volta che ti incontravamo da quando eravamo venuti a
conoscenza della malattia, e dunque per tutti noi l’incontro era un misto di te-
nerezza e disperazione. E tu eri lì, indebolita ma non piegata, debole ma bella,
tenace e combattiva, quasi a dare tu conforto a noi. Era Dicembre, c’era ancora
speranza, non c’era ancora stato quel verdetto sconvolgente che sanciva l’inuti-
lità di ogni terapia. Quanto tempo è passato. Ora è importante pensare questo,
che ci percepivi così, “combattenti” insieme a te.
Cara Giovi, ti ho scritto questa lettera perché sono passati ormai molti mesi, ed
avevo bisogno di dirti tutto questo. Domani andrò al Lido, e lì ancora una volta
mi farà malinconica compagnia il tuo ricordo. La bassa marea purtroppo mette
ancora più in risalto gli spazi lasciati vuoti dai pali che sono andati persi…
Cara amica ormai lontana, voglio solo aggiungere quest’ultima cosa che forse
non ti ho ancora detto così chiaramente: mi manchi.
Ti abbraccio,
Paolo
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Giovanna Menegazzi (8 dicembre 1959 – 21 gennaio 2015), restauratrice, è
nata a Venezia. Si è diplomata nel 1982 presso la scuola per la valorizzazione
dei Beni Culturali di Botticino (Brescia), specializzandosi nella conservazione di
opere lignee.
Nello stesso anno ha iniziato l’attività professionale dedicandosi al recupero
di opere lignee policrome, lavorando principalmente su incarico di enti
pubblici ed ecclesiastici. Nel 2000 ha fondato con Roberto Bergamaschi la
Menegazzi e Bergamaschi s.n.c., con cui ha proseguito la sua attività !no a
dicembre 2014.
Ha sempre a#ancato all’impegno professionale quello didattico e di divul-
gazione scienti!ca.
Ha insegnato, fra il 1995 e il 2004, Restauro e Conservazione di opere d’arte
lignee e scultura lignea policroma all’Università Internazionale dell’arte (UIA)
di Venezia.
Nel 2006 e nel 2007 ha fatto parte, in qualità di docente dell’Istituto Veneto
per i Beni Culturali di Venezia, del Cantiere didattico per il restauro del so#tto
ligneo policromo della Grande Moschea di Sana’a.
Fra le ultime comunicazioni tenute, si ricordano il convegno Croci!ssi lignei a
Venezia e nei territori della Serenissima (Venezia, 2012), l’incontro nell’ambito di
L’uomo della croce. L’immagine scolpita prima e dopo Donatello (Padova, 2013),
il 1er Coloquio y Exposición de Retablos Mexicanos (Tepotzotlan, Messico, 2014).
Le opere illustrate nelle pagine seguenti hanno lo scopo di ricordare alcuni
momenti del rigoroso, competente, generoso e paziente lavoro di Giovanna.
Giovanna Menegazzi. Restauri.
A fronte:Croci!sso, secolo XV.Basilica di Santa Maria Assunta, Torcello
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MARIA MADDALENA IN TRONO(bottega sud tirolese)secolo XIII
Collezione Longari, Milano
CommittenteCollezione Longari, MilanoDirezione lavoriLuca MorRestauro2013
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CROCIFISSO(scultore bolognese)secolo XIII
FondazioneGiorgio Cini, Isola di San Giorgio, Venezia
CommittenteFond. Giorgio CiniDirezione Lavori Soprintendenza Speciale per il Polo Museale VenezianoRestauro2011
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CROCIFISSO(scultore lagunare di cultura boemo-morava)secolo XIV
Chiesa di San Domenico,Chioggia
CommittenteUNESCO - Save Venice Direzione LavoriSoprintendenza speciale per il Polo Museale VenezianoRestauro2005
45
MADONNA COL BAMBINOsecolo XIV
Chiesa di S. Maria Assunta,Malamocco, Venezia
Committente Parrocchia di S. Maria Assunta, MalamoccoDirezione LavoriSoprintendenza speciale per il Polo Museale VenezianoRestauro2013
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CROCIFISSO(scultore veneziano tedeschizzante)secolo XIV
Chiesa di S. Nicola da Tolentino, Venezia
CommittenteParrocchia di S. Nicola da TolentinoDirezione LavoriSoprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico e Demo-etnoantropologico di Venezia e LagunaRestauro2008
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CROCIFISSO(Antonio Bonvicino)secolo XV
Chiesa di Sant’Alvise Venezia
CommittenteChorus Associazione Chiese di VeneziaDirezione LavoriSoprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico ed Demo-Etno-antropologico di Venezia e Laguna Restauro2006
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CROCIFISSO(scultore veneziano)secolo XV
Basilica di Santa Maria Assunta, Torcello, Venezia
CommittenteUNESCO - Venetian Heritage Inc.Direzione LavoriSoprintendenza Speciale per il Polo Museale VenezianoRestauro2011
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POLITTICO DELLA VERGINE, verso(Antonio Vivarini, Giovanni d’Alemagna)1445
Chiesa di San Zaccaria, Venezia
Committente Soprintendenza speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Venezia.UNESCO - Stichting Nederlands Venetie ComitéDirezione LavoriSoprintendenza speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di VeneziaRestauro2011
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MADONNA COL BAMBINOsecolo XV
Chiesa della Beata VergineBrtonigla/ Verteneglio d’Istria
CommittenteMinistero della Cultura della Repubblica Croata, Soprintendenza alle di Antichità di PolaDirezione LavoriMinistero della Cultura della Repubblica Croata, Soprintendenza alle di Antichità di PolaRestauro2014
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CROCIFISSO(scultore veneziano)secolo XV
Basilica Eufrasiana, Parenzo
CommittenteParrocchia della Basilica di ParenzoDirezione LavoriSoprintendenza alle Antichità di PolaRestauro2008
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PRESENTAZIONE AL TEMPIO(scuola di Giovanni Bellini)secolo XVI
Chiesa di San Zaccaria, Venezia
CommittenteUNESCO - Stichting Nederlands Venetie ComitéDirezione LavoriSoprintendenza ai Beni Artistici e Storici di VeneziaRestauro1993
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CRISTO DEPOSTO(scultore veneziano)secolo XVI
Chiesa di San Nicola da Tolentino, Venezia
CommittenteParrocchia di San Nicola da Tolentino, VeneziaDirezione LavoriSoprintendenza speciale per il polo museale venezianoRestauro2011
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ALTARE (Paolo Campsa)XVI secolo
Museo Diocesano della Basilica Eufrasiana,Parenzo
CommittenteRegione Istriana, CroaziaDirezione Lavori: Soprintendenza alle Antichità di PolaRestauro 2005
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CROCIFISSOsecolo XVI
Chiesa di San Michele in Isola, Venezia
CommittenteUNESCO Stichting Nederlands Venetie, Comité, America-Italy Society of PhiladelphiaDirezione LavoriSoprintendenza per i Beni Artistici e Storici di VeneziaRestauro1999
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ALTARE DELL’ADDOLORATA (Andrea Brustolon)1723
Chiesa dei SS. Rocco e Osvaldo, Dosoledo (Belluno)
CommittenteSoprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Etno-antropologico del VenetoDirezione Lavori: Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Etno-antropologico del Veneto Restauro 2003
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Menegazzi - BergamaschiRestauri di opere appartenenti a enti pubblici o ecclesiastici
1982- gruppo scultoreo in legno policromo della Croci!ssione, scuola fantoniana e altare ligneo, secolo XVIII, nella Cappella del Croci!sso a Rovetta, Bergamo.1983- gruppo scultoreo in legno policromo del Calvario,di Grazioso il giovane e Francesco Donato Fantoni e tre putti in legno monocromo, secolo XVIII, Chiesa Parrocchiale di Cerete Alto, Bergamo.1984- trittico a portelle, Madonna con Bambino tra S. Nicola e S. Caterina, di Michele Greco di Valona (1505), Cattedrale di Vasto (Chieti), con Michele Massoni.1985- ancona lignea policroma e dorata, S. Martino e il povero, secolo XIV, proveniente dalla Chiesa di S. Maria Assunta a Chioggia- coro ligneo di Laurino (Salerno) e arredi lignei della camera del tesoro nella Cattedrale di Salerno.1986- tre sculture in legno monocromo a tutto tondo, secolo XVII, Palazzo Barbarigo della Terrazza, Venezia. 1987- altare e due armadi reliquiari in legno policromo e dorato, Tommaso Cefalo (1710), Chiesa di S. Onofrio, Vasto (Chieti); con Michele Massone. - scultura in legno policromo a tutto tondo, Cristo croci!sso, secolo XIV, proveniente dalla Chiesa di S. Giovanni Novo a Venezia e conservata presso il locale Museo Diocesano d’Arte Sacra.1988- quattro dipinti su tavola, Sante Martiri, attribuiti a Jacobello del Fiore, secolo XIV, Chiesa di S. Giovanni in Bragora, Venezia- tredici modelli in legno policromo, antiche forti!cazioni della Repubblica Serenissima, secoli XVI-XVII, Museo Storico Navale, Venezia- scultura in legno policromo a tutto tondo, Cristo passo, Antonio Bonvicino, secolo XV, Chiesa di S. Carlo, Mestre.1989- scultura in legno policromo intagliato a tutto tondo, Cristo in croce, Lardo Tedesco e Leonardo Boldrini (1491), Chiesa di S. Giovanni in Bragora, Venezia.- modello in legno dell’architetto Le Corbusier, progetto Ospedale di Venezia 1966, Biblioteca San Marco nell’Ospedale Civile SS. Giovanni e Paolo, Venezia.1990- specchiera e cinque consoles in legno scolpito e dorato, secolo XVII, Palazzo Albrizzi, Venezia. - scultura lignea intagliata a tutto tondo, policroma e dorata, Venezia in Giustizia, secolo XVI, facente parte del Bucintoro della Repubblica Serenissima, Museo Storico Navale, Venezia.1991- asta processionale in legno policromo e dorato, Madonna Immacolata, secolo XVIII, Chiesa di S. Girolamo, Mestre.
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- scultura in legno policromo a tutto tondo, Cristo in croce, Antonio Bonvicino, secolo XV, Chiesa di S. Marco, Mestre.- scultura lignea policroma a tutto tondo, Cristo croci!sso, secolo XVI, proveniente dalla Chiesa S. Maria della Misericordia a Venezia e conservata nella Chiesa Beata Vergine Addolorata, Mestre.1992- scultura in legno policromo e dorato intagliata a tutto tondo, Cristo in croce, secolo XIV, Chiesa di S. Nicolò, Venezia Lido.- scultura lignea a tutto tondo policroma e dorata, Cristo croci!sso, secolo XVI, Chiesa del SS. Redentore, Venezia.- trono dogale ligneo riccamente intagliato e dorato, secolo XVII, Museo Storico Navale, Venezia.- tre sculture lignee intagliate a tutto tondo, Santi Vescovi, altare di Cosimo Fanzago nella Chiesa di S. Nicolò, Venezia Lido.1993- quattro dipinti su tavola (Polittico di Mestre), Duomo di S. Lorenzo, Mestre.- dipinto su tavola di scuola belliniana, Presentazione al Tempio, secolo XVI, Chiesa di S. Zaccaria, Venezia.- scultura in legno policromo intagliata a tutto tondo, Cristo deposto, secolo XVI, Chiesa di S. Zaccaria, Venezia.1994- rivestimenti in legno di radica di noce della Cancelleria, secolo XVIII, e armadi in noce dell’Archivio, secolo XVI, Scuola Grande di S. Rocco, Venezia1995- altare ligneo intagliato e dorato, anonimo bellunese, secolo XVI, Chiesa di S. Bernardino in Pelos di Vigo di Cadore.- dipinto su tavola, Presentazione al tempio, secolo XVI, Chiesa di S. Maria Formosa, Venezia.- altare ligneo policromo e dorato, secolo XVI, Chiesa di S. Maria Maddalena, Oriago di Mira.- scultura lignea policroma a tutto tondo, Cristo croci!sso, secolo XVII, Chiesa di S. Maria Goretti, Mestre.- teca in legno policromo e dorato, secolo XV, sacrestia della Chiesa di S. Giobbe, Venezia.1996- modello ligneo del Duomo di Pavia, conservato presso il Museo Civico di Pavia,smontaggio e rimontaggio a Palazzo Grassi, Venezia, in occasione della mostra “Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo” (marzo/ novembre 94), alla National Gallery di Washington, in occasione della mostra “Italian Renaissance Architecture” (dicembre 9/ marzo 95) ed all’Altes Museum di Berlino in occasione della mostra “Architektur Modelle der Renaissance” (ottobre 95/ gennaio 96)- croci!sso in legno policromo e dorato, secolo XVI, e baldacchino per l’esposizione della reliquia di S. Rocco, secolo XVII, Scuola Grande di S. Rocco, Venezia.boiserie dipinta e alcuni mobili, secoli XVII/XIX, provenienti da Villa Pisani, Strà.- tre seggioloni, due candelabri e ‘sepolcro’ in legno dorato, secolo XVII, conservati nella
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Chiesa di S. Trovaso, Venezia.1997- cornice rinascimentale del dipinto di Andrea Previtali ‘lo sposalizio di S. Caterina’, secolo XVI, Chiesa di S. Giobbe, Venezia.- tre croci!ssi in legno policromi e dorati, secoli XV-XVII, Scuola Grande di S. Rocco, Venezia.1998- Polittico della Vergine dorato e policromo, opera di Ludovico da Forlì (1443), Cappella di S. Tarasio nella Chiesa di S. Zaccaria, Venezia. dossali lignei, secolo XVIII, Oratorio del Croci!sso nella Chiesa di S. Marcuola, Venezia.1999- gruppo scultoreo dell’Addolorata, in legno policromo e dorato, Cristo croci!sso conMadonna, S. Giovanni, secolo XVI, Chiesa di S. Michele in Isola, Venezia.- trono processionale in legno dorato, secolo XVIII, Chiesa di S. Stefano, Portosecco di Pellestrina, Venezia.- coro ligneo, opera di Battista da Vicenza e Giovanni Manetti (1547), Chiesa di S. Maria dell’Abbazia di Praglia.- coro ligneo ‘delle monache’, opera di Francesco e Marco Cozzi (1455-64), Cappella di Atanasio nella Chiesa di S. Zaccaria, Venezia.2000- Polittici di S. Sabina e del Corpo di Cristo dorati e policromi, opere di Ludovico da Forlì (1443), Cappella di S. Tarasio nella Chiesa di S. Zaccaria, Venezia.- coro ligneo opera di Luchino Bianchino (1507-1510), proveniente dalla Chiesa di S. Paolo e conservato nella Chiesa della SS. Trinità, Parma.2001- quattro specchiere, quattro consoles e quattro poltrone in legno intagliato dorato e meccato, secolo XVIII, Sala di Rappresentanza della sede Regionale di Palazzo Balbi,Venezia.- cassone ligneo, secolo XVII, Rettorato dell’Università Ca’ Foscari, Venezia.- due sculture lignee, secolo XV, Cappella di S.Tarasio nella Chiesa di S. Zaccaria,Venezia.2002 - due poltrone dorate, secolo XVIII, due leggii pieghevoli, secolo XVI, una scultura in legno policroma e dorata, secolo XVI, Scuola Grande di S. Rocco,Venezia.- stipo in ebano, avorio e pietre dure, secolo XIX, Palazzo Cavalli, Venezia. - cinque dossali lignei, secolo XVIII, della Chiesa di S. Andrea Apostolo (o della Zirada), Venezia.- scultura in legno policromo e dorato intagliata a tutto tondo, Cristo in croce, secolo XVIII, Chiesa di S. Alvise, Venezia.2003- tre sculture in legno policromo intagliate a tutto tondo, S. Sebastiano, S. Giovanni Battista, S. Rocco, secolo XVI, Chiesa di Teglio Veneto.- altare in legno policromo e dorato dell’Addolorata, di Andrea Brustolon 1723, Chiesa dei SS. Rocco e Osvaldo in Dosoledo (Belluno). - supporto ligneo del dipinto ra#gurante la Madonna con Bambino tra due Santi, secolo XVI, proveniente da Godenzo.
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- trono processionale in legno dorato e dipinto, Francesco Bernardoni (1704), Chiesa di S. Maria del Rosario vulgo Gesuati, Venezia. 2004- coro ligneo, opera di Giovanni da Crema, secolo XVII, Chiesa di S. Nicolò, Venezia Lido.- supporto ligneo del dipinto ra#gurante Cristo in maestà tra i Santi Felice e Fortunato, secolo XIV, Comune di Chioggia.- supporto ligneo di tre tavole dipinte, secolo XVI, opere di Vittore Carpaccio, Pier Maria Pennacchi e Benedetto Rusconi, Gallerie dell’Accademia a Venezia.2005- altare in legno policromo e dorato, intagliato da Paolo Campsa, secolo XVI, Museo Diocesiano della Basilica Eufrasiana (Biskupija Eufrazijane) di Parenzo. - scultura in legno policromo e dorato intagliata a tutto tondo, Cristo in croce, scultore renano-strasburghese del secolo XIV, Chiesa di S. Domenico, Chioggia.- coro ligneo, opera di Cristoforo Canoni da Lendinara (1473), composto da quaranta stalli e conservato nella Cattedrale di Parma. 2006- altare in legno policromo, secolo XVII, Chiesa di S. Lorenzo, Vodo di Cadore.- scultura in legno policromo e dorato intagliata a tutto tondo, Cristo in croce di Antonio Bonvicino, secolo XV, Chiesa di S. Alvise, Venezia.2007- altare in legno policromo e dorato di Paolo Campsa, secolo XVI, Chiesa di S. Maria a Medulin/ Medolino, Croazia.- plastico in legno del Piano Regolatore di Longarone, Renato Tormen (1960), Comune di Longarone (Belluno).- scultura in legno policromo intagliata a tutto tondo, Cristo in croce, secolo XVI, Museo Diocesano, Vicenza.2008- scultura in legno policromo intagliata a tutto tondo, Cristo in croce, secolo XV, Basilica Eufrasiana di Parenzo.- pulpito in legno policromo e dorato, secolo XVIII, Chiesa di S. Lio, Venezia. - scultura in legno policromo e dorato intagliata a tutto tondo, Cristo in croce, del secolo XIV, Chiesa di S. Nicola da Tolentino, Venezia. 2009- scultura in legno policromo intagliata a tutto tondo, Cristo in croce, secolo XVI,Chiesa di S. Michele Arcangelo, Sarmego (Vicenza).- 57 dipinti su tavola, profeti ed evangelisti, secolo XVI, conservati nel so#tto della Chiesa di S. Maria della Visitazione, Venezia. apparato ligneo di quattro arcate della navata maggiore, secolo XVII, nella Chiesa di S. Maria del Carmelo, Venezia.2010- urna in legno intagliato e dorato (1671), conservata nella Chiesa di S. Ludovico vulgo S. Alvise, Venezia.- gruppo scultoreo della Deposizione in legno policromo e dorato, secolo XVII, Chiesa della Madonna della Difesa, Lorenzago di Cadore.- altare in legno dorato e policromo, Bastian dal Sollo, Gieronimo de Franceschi, secolo
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XVII, Chiesa della Natività della B. V. Maria, Trebaseleghe (Padova).- 21 sculture in legno, secolo XVII, conservate nella Biblioteca del Longhena, Fondazione Giorgio Cini, Isola di S. Giorgio, Venezia.2011- scultura in legno policromo intagliata a tutto tondo, Cristo in croce, secolo XV, Chiesa di S. Maria del Carmine, Novigrad/ Cittanova, Croazia.- scultura lignea policroma, Cristo deposto, secolo XVI, Chiesa di S. Nicola da Tolentino, Venezia.- armadio reliquiario in legno dipinto, Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna (1445), conservato nel retro del Polittico della Vergine nella Chiesa di S. Zaccaria, Venezia. - due sculture giapponesi in legno intagliate a tutto tondo, secolo XIII, Museo d’Arte Orientale, Venezia.- arredi lignei secoli XV - XIX provenienti dalla Casa dei Tre Oci, Venezia.- scultura lignea intagliata a tutto tondo, Cristo in croce, secolo XV, Basilica di S. Maria Assunta, isola di Torcello, Venezia .2012- scultura in legno, Cristo in croce (Christus triumphans) secolo XIII, Fondazione Giorgio Cini, Isola di S. Giorgio, Venezia.- quattro sculture in legno policromo, S. Rocco, S. Sebastiano, S. Giovanni, secolo XV, Chiesa di S. Giorgio, Plomin/ Fianona, Croazia.- supporto ligneo del dipinto su tavola rappresentante la Incoronazione della Vergine e i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, opera di Girolamo di Bernardino, inizi secolo XVI, Musei Civici, Udine. - arredo di biblioteca, 1930 ca, per l’Istituto di Studi Adriatici, ora ISMAR-CNR (Istituto di Scienze Marine - Consiglio Nazionale delle Ricerche), Venezia.2013- scultura in legno policromo ra#gurante la Madonna col Bambino, secolo XIV, Chiesa di S. Maria Assunta, Malamocco, Venezia.- scultura in legno policromo e dorato, Sant’Antonio da Padova, secolo XVIII, Basilica di S. Maria Gloriosa dei Frari, Venezia.- dipinti su tavola e tela secoli XV - XVII nelle Gallerie dell’Accademia, Venezia.- scultura in legno, Cristo in croce, secolo XIV, Chiesa S. Maria Assunta, Chiesanuova2014- scultura in legno policromo ra#gurante la Madonna col Bambino, secolo XV, Chiesa di S. Maria Maddalena a Mutvoran/ Mormorano d’Istria (Croazia).- scultura in legno policromo ra#gurante la Madonna col Bambino, secolo XV, Chiesa della Beata Vergine nel cimitero di Brtonigla/ Verteneglio d’Istria (Croazia).- supporto ligneo del dipinto su tavola, “Sant’Anna Metterza e Santi”, attribuito a Pellegrino di S. Daniele, inizi secolo XVI, Chiesa di S.Pietro martire, Udine.- dipinto su tavola “Natività della Vergine” secolo XVI, per incarico del Museo Civico di Bolzano.- cassapanche con spalliera dipinta, XVIII secolo, palazzo Contarini a S. Beneto, Venezia.- scultura in legno policromo, Cristo in croce, secolo XIII, Chiesa dei SS. Biagio ed Eufemia, Gra$i'ce/ Gallignana, Istria.
A fronte:Cristo in croce, secolo XIII. Chiesa dei Santi Biagio ed Eufemia - Gra$i'ce/Gallignana, Istria
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ciao giovi
Giovanna Menegazzi1959 - 2015
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