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MARISA BIANCO FIORIN GI OVANNI PERMENIATE PITTORE GRECO A VENEZIA E UNA TAVOLA DEL MUSEO NAZIONALE DI RAVENNA oco conosciuti sono in Italia quei pittori greci, so- p prattutto cretes_i o delle coste e delle . isole . "che che in vane fasi (prima e dopo la caduta d1 Co - IOni ' d. C d d · T h. stantinopoli, dopo presa 1 reta . a parte e1 urc. 1 e ancora per tutto 1l Settecento) a Venezia: Venezia li attirava come centro artistico e d1 rimo pi ano, ma non ragwn_ I eco: in quanto nella e nei suoi J?OSsedimell;ti rano molto apprezzate le madone candwte , , e m i dipinti fatti alla ': greca , si vendev:ano bene. d In oltre, dal 1498_, s,I era aggmnto un mo_t1vo: la costituzione, nella citta lagunare, della pm antica e fiorente comunità greca quella San Giorgio, detta dei Greci, per. secoh eb_be tra i suoi membri l attiva presenza d1 pittori e letterati! ) Anzi la comunità dei Greci fu per Venezia, specie nei secoli XV I e XV II, riferimento costante a quella cultura bizantina che era stata una delle componenti più signifi- cative della sua stessa nascita e del suo iniziale splendore. Certo che la "bizantinità, dei pittori greci di Venezia non era più quella classica né quella costantinopolitana, essendo passata anche attraverso Creta veneziana ove molti artisti, dopo il 1453, si erano rifugiati da Costan- tinopoli occupata. C'era in quel tempo un gran movi- mento di uomini e di navi tra i possedimenti veneziani del- l'Istria, della Dalmazia e dello Ionio, che favoriva scambi e contatti frequenti creando qualcosa di culturalmente nuovo, che non era più bizantino e non era sempre vene- ziano. In questo specifico contesto va collocata la figura del pittore Giovanni Permeniate (Permeniatis), abile interprete dell'arte italiana secondo i modi bizantini, senza che l'una e l'altra arte degradassero. È un esempio molto raro tra i pittori greci del tempo rimasti quasi inconta- minati, come i Rico (Ritzos), Pavia, Damasceno (Dama- skinos), oppure passati del tutto alla pittura occidentale come, ad esempio, El Greco o l'Aliense. I -RAVENNA, MUSEO NAZIONALE- GIOVANNI PERMENIATE: MADONNA TRA I SANTI GEROLAMO, BATTISTA, ANDREA E AGOSTINO ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

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  • MARISA BIANCO FIORIN

    GIOVANNI PERMENIATE PITTORE GRECO A VENEZIA E UNA TAVOLA DEL MUSEO NAZIONALE DI RAVENNA

    oco conosciuti sono in Italia quei pittori greci, so-p prattutto cretes_i o a_bita~ti delle coste e delle . isole . "che che in vane fasi (prima e dopo la caduta d1 Co-IOni ' d . C d d · T h. stantinopoli, dopo l~ presa 1 reta . a parte e1 urc. 1 e ancora per tutto 1l Settecento) en;1g~arono a Venezia: Venezia li attirava come centro artistico e cul~ur?le d1

    rimo piano, ma non dove':'a~o man~are ~e ragwn_I eco: ~amiche in quanto nella c1~~a e nei suoi J?OSsedimell;ti rano molto apprezzate le madone candwte , , e m

    ~enere i dipinti fatt i alla ': manier~ greca , si vendev:ano bene. d Inoltre, dal 1498_, s,I era aggmnto un al~:o mo_t1vo: la costituzione, nella citta lagunare, della pm antica e fiorente comunità greca d~ll'Occ!dente, quella ~i San Giorgio, detta al?p~nt? dei Greci, ~he_ per. secoh eb_be tra i suoi membri l attiva presenza d1 pittori e letterati! ) Anzi la comunità dei Greci fu per Venezia, specie nei secoli XVI e XVII, riferimento costante a quella cultura bizantina che era stata una delle componenti più signifi-

    cative della sua stessa nascita e del suo iniziale splendore. Certo che la "bizantinità, dei pittori greci di Venezia non era più quella classica né quella costantinopolitana, essendo passata anche attraverso Creta veneziana ove molti artisti, dopo il 1453, si erano rifugiati da Costan-tinopoli occupata. C'era in quel tempo un gran movi -mento di uomini e di navi tra i possedimenti veneziani del-l'Istria, della Dalmazia e dello Ionio, che favoriva scambi e contatti frequenti creando qualcosa di culturalmente nuovo, che non era più bizantino e non era sempre vene-ziano. In questo specifico contesto va collocata la figura del pittore Giovanni Permeniate (Permeniatis) , abile interprete dell'arte italiana secondo i modi bizantini, senza che l'una e l'altra arte degradassero. È un esempio molto raro tra i pittori greci del tempo rimasti quasi inconta-minati, come i Rico (Ritzos), Pavia, Damasceno (Dama -skinos), oppure passati del tutto alla pittura occidentale come, ad esempio, El Greco o l'Aliense.

    I -RAVENNA, MUSEO NAZIONALE- GIOVANNI PERMENIATE: MADONNA TRA I SANTI GEROLAMO, BATTISTA, ANDREA E AGOSTINO

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  • Di questo interessante pittore però non si sa quasi nulla. Esiste un'unica opera sua firmata e conservata al Museo Correr di Venezia : una ' Madonna in trono tra i Santi Agostino e Battista ' (fig. 2) , che ha richiamato più volte l'attenzione di storici dell 'arte e cronisti,3l anche perchè legata alla storia di Venezia per la sua quasi certa presenza per secoli nella " scuola dei batteri , .4 )

    Nei primi riferimenti riguardanti il pittore si suppone che Permeniate fosse di origine cretese ma vissuto, molto verosimilmente, a Venezia, (date le componenti della sua pittura) , con l'indicazione (però non documentata) del secolo XVII, ad eccezione del Testi che pensò al secolo XVI.5 l Anche a noi, già ad un primo esame, la tavola di Permeniate sembra assegnabile al secolo XVI, o meglio ancora alla prima metà, per i forti richiami alla tradizione bizantineggiante quattrocentesca (e anche tardo-tre·

    centesca) veneziana, individuabile nel rituale bizantino cui sono ancora legate le figure dei due Santi, rituale che in Venezia era entrato nell 'arte come espressione insosti-tuibile e modo specifico di sentire la religiosità. Pure la Madonna allattante, sebbene seduta su un trono che vorrebbe inserirla nello spazio (così come tenta di farlo il paesaggio dello sfondo), conserva una ieraticità di stampo bizantino. Il pittore cerca tuttavia di adeguarsi alla moda " paesaggistica , del tempo, coglie colori e stimoli dalla scuola belliniana e carpaccesca, ma poi mira soprattutto alla perfezione della linea (che diventa talvolta un po' fine a se stessa) e immobilizza ogni cosa in un'aura magica, posta fuori dal tempo, non priva di un suo sottile fascino, quasi che castelli e cavalieri, animali piante e pietre si fossero cristallizzati sotto una luce in-naturale. In questo trasformare i valori plastici e spaziali

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    della pittura veneta in puri concetti, in essenze, sta l'ori -ginalità di Permeniate ; il suo astrattismo non va consi-derato come limite, ma come interpretazione della realtà che, nel sacro, viene resa incorporea, impalpabile.

    Ma lo scopo del nostro discorso non era di illustrare un'opera già nota, bensì di assegnare all'abile mano del pittore un'altra tavola, impreziosita, in questo caso, dal fondo oro e cioè una ' Madonna tra i Santi Gerolamo, Battista, Andrea e Agostino '(fig. 1) conservata nel Museo Nazionale di Ravenna 6l e che suscitò già nel Bettini 7l non poche parole di ammirazione, specie se posta a con-fronto con altre opere contemporanee di iconografi e " madonneri , . Lo studioso acutamente assegnava la " tempera delicatissima e singolarmente armoniosa, ad un cretese lavorante a Venezia verso la fine del secolo XV o inizi del XVI e coglieva nell'opera "uno dei rari esempi veneto-cretesi non d'un travisamento, ma di vera' inter-pretazione bizantina' della nostra pittura , • Definizione che ci pare si addica anche alla tavola del Correr, perchè ritroviamo nelle due opere puntuali affinità sia tecniche che stilistiche riconoscibili nel modo di fare le figure, nel rendere i volti - specie quelli della Vergine (figg. 3 e 4) e del Battista - nel tratteggiare barbe, capelli, panneggi e motivi ornamentali degli abiti, che sono quasi identici nel manto della Vergine della tavola Correr e in quello

    4- RAVENNA, MUSEO NAZIONALE- GIOVANNI PERMENIATE MADONNA TRA I SANTI GEROLAMO, BATTISTA ANDREA E AGOSTINO (PARTICOLARE ROVESCIATO)

    del Vescovo Agostino nella tavola ravennate (figg. 5 e 6). In particolare il motivo ad intreccio seguito da un rombo, della fascia ornamentale dei due manti ci sembra non essere soltanto espressione della moda del tempo ma, nella sua specificità, quasi un elemento-firma del pittore.

    Tra i due dipinti, pur molto simili, c'è tuttavia qualche lieve differenza data, a nostro avviso, nella tavola di Ra-venna, dalla linea più ammorbidita e dal chiaroscuro più sfumato. È come se nei due lavori, pur usciti dalla stessa mano, ci fosse alla base una volontà diversa: quello di Ravenna pare più conservatore, anche per il soggetto che risulta più congeniale ad un pittore dalle radici bizan-tine; la tavola del Correr invece esprime lo sforzo del pittore nel rendere un soggetto nuovo per lui . Da qui un certo impaccio nella linea precisa, ma un po' arida, e una certa durezza dei volti e degli sguardi pur nella volontà di rivolgersi all'osservatore e di non estraniarsi dalla realtà, come avviene ancora nella tavola di Ravenna.

    Vogliamo infine aggiungere un'altra indicazione che può servire a precisare l'ambito cronologico del Perme-niate. Constatato che il suo stile lo fa supporre attivo nella prima metà del '500, troviamo per quest 'epoca anche una conferma d'archivio, suggerita nella scheda al dipinto fatta da S. Messinis in occasione della Mostra Venezia-Bisanzio.8l Qui infatti si riferisce che Permeniate " è at-

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    testato come membro attivo della Confraternita dei Greci ortodossi di Venezia nel 1523, .9) Questo elemento, oltre che coincidere con le nostre osservazioni stilistiche, con-corderebbe perfettamente con la datazione proposta dal Bettini ancora nel 1940 per la tavola di Ravenna, e cioè " fine del sec. XV o inizi del XVI , . IO)

    Ciò dunque ci permette di inserire Permeniate in uno dei periodi più fiorenti dell'arte veneziana. Tra i pittori greci del tempo attivi a Venezia o a Creta egli, senza perdere nulla del mondo artistico da cui proviene, si mostra tra i più vicini alla comprensione dell'arte italiana. La tavola di Ravenna, qui assegnata alla sua mano, for-nisce nuova materia per la conoscenza della sua opera, felice sintesi tra due culture e due mondi. Il)

    1) Cfr. per esempio G . GEROLA, I monumenti veneti dell'isola di Creta, 3 voli., Venezia 1go8, vol. II, p. 312.

    2) Qu~sta comunità è attiya ancora a Venezia. Essa possiede due pregevoli edtfict secentescht, opera dt Baldassarre Longhena; il Collegio Flanghinis, dove ha sede dal 1955 l'Istituto Ellenico di Studi bizantini e postbizantini, e la Scuola di San Nicolò, che con-serva nel Museo oregevoli icone e arredi sacri. Annessa vi è la chiesa cinquecentesca di San Giorgio, costruita da architetti veneziani e decorata da famosi pittori greci quali Michele Damaskinos ed Em-manuele Tzane.

    3) Cfr. : E. JACOBSEN, Die Bild~alerie im Museo Correr, in Re-pertorium fiir Kunstwissenschaft , 1894, p. 286; Elenco degli oggetti esposti nel Museo Correr, Venezia r8gg, p. 244, n. 57; L. TESTI, La storia della pittura veneziana. I : Le origini, Bergamo rgog, p. 93; G . LoRENZETTI, Venez ia e il suo estuario, Venezia 1926, p. 684; P. MoLMENTI, La storia di Venezia nella vita privata, 3 voli. , Ber-gamo 1927-1929, vol. I, p . 344; R. VAN MARLE, The Development of the Italian Schools of Painting, r8 voli., l'Aia 1924-36, vol. XVIII, p. 549; G. MARIACHER - T. PIGNATTI, Catalogo della quadreria Correr, Venezia 1949, p . I4, n. I6; G . MARIACHER, Il Museo Correr di Venez ia. Dipinti dal XIV al XVI secolo, Venezia 1957, pp. I28 e I29 con figura; L. LUPPI, Il Greco giovane e altri pittori "madon-neri, di maniera italiana a Venezia nella seconda metà del Cinque-cento, in Prospettive, n. 27, Milano 1963, p. 43· Catalogo L'art Byzantin art Européen, Atene I964, p. 28g, n. 275; A. ZoRZI, Vene-zia scomparsa, 2 voli., Milano I972, vol. II, p. 546; AA. VV., Vene-z ia e Bisanzio, Venezia I974r scheda I28; AA. VV., Arti e mestieri nella repubblica di Venezia, Venezia 1980, p. 74·

    4) "La scuola dei batteri , (o bottai) ebbe a Venezia antica origine, Già nel I27I esisteva una confraternita con sue leggi (capitolari)

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    che raccoglieva i costruttori di botti. Prima del secolo XVI essi avevano un altare nella chiesa di Sant'Agostino, ed erano sotto la protezione della " Purificazione di Maria , (cfr.: AA. VV., Arti e mestieri, loc. cit .). Nel secolo XVI fu costruito un elegante edificio di fronte alla chiesa dei Gesuiti che divenne per secoli sede della loro "scuola, e che fu demolito nel I847 (cfr. : G. TASSINI, Curio-sità veneziane, Venezia 19707, p. 92; A. ZoRZI, loc. cit.) . Nella loro scuola i " batteri ", conservavano alcune opere di pregio come il gonfalone, dipinto da Alvise dal Friso e raffigurante la ' Madonna col Bambino seduta tra San Zaccaria e Sant'Agostino ', un quadro di Jacopo Palma il Giovane con soggetto l' ' Agnello Pasquale con ebrei e profeti ', per un certo tempo conservato nella chiesa dei Crociferi (cfr. : M. BoscHINI, Le ricche Minere della pittura vene-ziana. Cannaregio, Venezia I674, p. I6) ed inoltre una pala d'altare firmata da Giovanni Permeniate (cfr.: G . L ORENZETTI, loc. cit., ripreso da altri). Dopo la demolizione della " scuola dei batteri, quest'ultimo dipinto deve essere passato al Museo Correr per depo-sito del demanio Comunale (lnv. n. 204); nel I952 è stato restau-rato. Da quanto sopra riferito, è abbastanza probabile che la pala del Permeniate sia stata commissionata a Venezia proprio dai "bat-teri, per uno dei loro altari. Che questo altare fosse quello che pos-sedevano nella chiesa di Sant'l\gostino, ci pare poco probabile, c;lato lo stile del dipinto che è cinquecentesco e non antecedente. E possibile invece che nella " scuola , ci fosse una cappella con relativo o relativi altari. Sta di fatto che la pala raffigura proprio un Sant'Agostino, a cui i "batteri, dovevano essere particolarmente devoti perchè a questo Santo era dedicata la chiesa in cui inizial-mente officiavano e proprio questo santo figurava nel loro gonfa-lone. Inoltre il soggetto della M adonna allattante, nella pala del Permeniate, si lega al tema della "Purificazione della Vergine, che, come abbiamo visto, fu già caro alla confraternita dei " batteri, di Venezia.

    5) L. TESTI, loc. cit .. 6) La tavola (cm. 94 X 6o), proveniente dalle collezioni classensi,

    è presente nel Museo Nazionale dal1924 (lnv. n. 4494 ; neg. n. 37595) . Eseguita a tempera su fondo oro, ha delle punzonature nelle aureole; è in buone condizioni, salvo qualche abrasione di colore, mentre il margine inferiore pare incompleto; è stata ripulita nel Ig8o ed esposta al pubblico successivamente alla mostra ravennate dedicata alle Icone dalle collezioni del Museo Nazionale di Ravenna; pertanto non figura nel relativo Catalogo a cura di G . PAVAN, Ravenna 1979·

    7) Cfr.: S. BETTINI, Icone cretesi-veneziane, slave e italiane del Museo Nazionale di Ravenna, Ravenna I940, p. 57 e fig. 15.

    8) Cfr.: AA.VV., Venezia e Bisanzio, cit., scheda 128. g) Il Messinis (comunicazione orale) trasse la notizia da docu-

    menti per ora non pubblicati. IO) S. BETTINI, loc. cit. I I) Quando questa ricerca era ormai conclusa, abbiamo indivi-

    duato in un Museo italiano un altro dipinto su tavola che potrebbe essere pure assegnato alla mano di Giovanni Permeniate. Esso ver-tà analizzato e pubblicato in un nostro prossimo articolo.

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