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Giovedì 23 maggio 2019 25 il n uovo g iornale il G iornale delle V alli Vicariato Val Trebbia Vicariato Alta Val Trebbia nella diocesi I n v i a g g i o Agli estremi confini: Rovegno e dintorni IL CUOCO SI TUFFA IN TREBBIA E IL VIDEO DIVENTA VIRALE M entre a Piacenza si di- scute sull’alta densità di supermercati, in montagna l’urgenza è tenere aperte le attività che - a dispetto di spopolamento, burocrazia, trasporti - rappre- sentano non solo dei punti commerciali ma dei presidi di servizi e di relazioni. Siamo stati agli estremi confini della diocesi, in alta Val Trebbia, dove la provincia sfocia nel Genovese e nel giro di pochi chilometri un paese da Pia- cenza-Bobbio passa sotto Tortona. Una zona splendida per paesaggio, anche in que- sto maggio di pioggia e neve. Dove la sfida è portare i turi- sti, per lavorare almeno a pie- no regime d’estate. O far cir- colare i prodotti, senza rinun- ciare alle radici. “Nel piatto di ravioli ci mettiamo il territorio” Chi ci è riuscito, anche se le sue radici sono in città, a Ge- nova, sono Luca Pirrello e Laura Cambiaso de “La Ta- verna” di Fontanelle di Rove- gno. Sono arrivati dieci anni fa con i figli che oggi hanno 18, 15 e 11 anni. Lui architetto, responsabile dell’Ufficio tec- nico della Fondazione “Auxi- lium” della Caritas genovese, lei impiegata nello stesso or- ganismo, hanno fatto della comune passione per la cuci- na e per il verde una scelta di famiglia. “Siamo casa e bottega”, ci raccontano, ridendo, seduti a uno dei tavoloni di legno del loro chalet immerso nella na- tura, con il camping a due passi e il fiume che scorre po- co più sotto. Il pianoforte in sala e le chitarre appese alle pareti tradiscono un’altra passione. E non è raro che Lu- ca, spenti i fornelli, si metta a suonare per i clienti. “Avere un locale in città con tre bam- bini piccoli - per la spesa e per la gestione familiare - era im- possibile. Qui abbiamo trova- to la nostra strada, dichiaran- do subito alla clientela che il nostro intento era di viverla con la famiglia”. Così è stato. Rachele, la piccola di casa, è cresciuta girando tra i tavoli. “Chiedeva: «mi fai assaggia- re?». O regalava cioccolatini dicendo: «torni a trovarci». E senza che nessuno le sugge- risse nulla!”. I figli maggiori, uno stu- dente di informatica, l’altro al liceo artistico, sono a Genova In montagna non bastano buoni prodotti per tenere in vita un’attività. Bisogna sapersi raccontare Per Fabio Fasi il commer- cio è un affare di famiglia. Il papà ha un piccolo punto vendita in centro a Torriglia da vent’anni. Otto anni fa Fabio e la moglie Simona decidono di aprire un loro mini-market. “Non manca nulla, dalla frutta ai salumi, ma la spesa grossa ormai si fa fuori”, commenta. In me- dia ha 70/80 clienti al gior- no. Torriglia fa duemila abi- tanti, l’anno scorso ne sono morti 73 e ci sono state 2 na- scite. “La prospettiva non è rosea”, riflette Fabio, 45 an- ni, papà di due bambine. “Si punta sui villeggianti ma i mesi estivi si sono ac- corciati: una volta, arriva- vano a giugno e andavano via a settembre. Adesso è molto se si fermano venti giorni. Le spese però le ab- biamo anche negli altri me- si dell’anno... Puntiamo sul- la qualità dei prodotti, an- che se la qualità non sem- pre viene capita”. “Siamo nate qui e voglia- mo restarci”: è decisa Ilaria Savio, che con la sorella Fe- derica ha rilevato da tre an- ni a Torriglia la pasticceria “Flavia”, ereditando anche la ricetta dei canestrelletti per i quali è famoso il bor- go, insieme al presepe di Pentema. Lei vive a Rove- gno e il disagio è la strada; con i lavori in corso per il traforo di una galleria, se si incontra il semaforo rosso nel senso unico alternato l’attesa è di 8 minuti. Fabio Fasi gestisce un mini-market a Torriglia, Ilaria Savio ha rilevato con la sorella una pasticceria “I villeggianti? Una volta restavano 3 mesi, ora 20 giorni” Fabio Fasi ed Ilaria Savio di Torriglia. A lato, Luca Pirrello e la moglie Laura nel loro ristorante “La Taverna” a Fon- tanelle di Rovegno. Sopra, Carlo Barbieri e il figlio al forno di Montebruno. dal lunedì al venerdì; nel fine settimana tornano a Fonta- nelle. La minore frequenta le Medie a Rovegno: una pluri- classe con 8 alunni in prima e 4 in seconda. La sfida di famiglia è vinta. Così quella lavorativa. “Ab- biamo rilevato una pizzeria, l’abbiamo trasformata in ri- storante e siamo stati liberi di fare i nostri esperimenti”. Lu- ca ha imparato a cucinare da autodidatta, studiando qual- cosa di nuovo giorno dopo giorno. E ingaggiando i clien- ti in serate a tema in cui loro stessi valutavano i piatti e de- cretavano quali sarebbero en- trati nel menù. “La mia fortuna l’ha fatta Facebook” “Ero più esperto di marke- ting e grafica - non nasconde Luca -. La gente deve sapere che ci sei e avere un motivo per farsi 50 chilometri da Ge- nova o 70 da Piacenza”. Tra i primissimi nel settore, nel 2009 apre la pagina Facebook del ristorante. “È stata la mia fortuna. Abbiamo capito che ci voleva un prodotto ricono- scibile: cosa ci piaceva fare? I ravioli. Abbiamo puntato su quelli. Ma un buon prodotto non è sufficiente oggi. Cosa servire insieme a un piatto di ravioli? Qui abbiamo la natu- ra, il Trebbia, la baita. C’è il valore aggiunto della nostra famiglia. Abbiamo iniziato a raccontarci”. Nasce quasi per scherzo il video del “cuoco in Trebbia”: Luca, in divisa da chef, si tuffa nelle limpide ac- que dei “laghetti”. Diventa virale. Da 2mila fan la pagina della Taverna passa a 14mila. La gente si spinge fin quassù anche da Milano. Ma Luca e Laura non sono due da tutto fumo e niente ar- rosto. “Ci vuole coerenza. Il cliente deve trovare quel che gli ho raccontato”. Le richieste di poter gustare i loro ravioli in città li ha portati ad aprire, nel 2015, in centro a Genova, un take away, “Raviolevia”, con pasta realizzata a macchi- na ma con la qualità del pro- dotto artigianale. L’obiettivo era creare occupazione, inse- gnando a dei giovani una pro- fessionalità che potessero por- tare avanti da soli. Qualcosa non ha funzionato e Luca e Laura, nonostante le pressioni della clientela, nel giugno scorso hanno scelto di chiude- re. “Stiamo lavorando con un possibile socio per diventare il centro produttivo di un fran- chising. Tutto è nato qui e il cuore deve restare qui. Sulla qualità non deroghiamo. An- che ai camerieri, quando fac- ciamo il colloquio, più che la tecnica chiediamo la sostanza, la capacità di interagire con i clienti”. Il fornaio-ragioniere Non ha intenzione di spo- stare il suo forno da Monte- bruno nemmeno Carlo Bar- bieri. Ha iniziato il bisnonno Davide nel 1887. Carlo stu- diava da ragioniere. La morte improvvisa dello zio metteva a rischio l’attività. A 18 anni Carlo attacca al chiodo il di- ploma e impara a usare il for- no a legna. La continuità ge- nerazionale è assicurata: il se- condogenito dei tre figli lavo- ra al suo fianco; si sta specia- lizzando nel candire la frutta. “Puntiamo sulla qualità, cer- cando di fare il più possibile noi in casa. Le farine le pren- diamo nel Piacentino, al Mu- lino Dallagiovanna. Usiamo solo lievito madre, servono tre giorni di lavorazione. Quando ci vendono un pa- nettone a 2 euro, chiediamoci cosa c’è dietro”. Carlo non si sposta da Montebruno, ma le sue crea- zioni sì. Finiscono sugli scaf- fali di un centinaio tra pastic- cerie e negozi di Genova e della riviera. La moglie - “ha sposato il forno insieme a me”, ride - gira nelle fiere. Con questa formula, in un paese di 233 abitanti, Carlo dà lavoro a 8 persone a tempo pieno e a 2/3 stagionali. “Questo ci permette di tenere aperto il negozio di alimenta- ri, frutta e detersivi, nato co- me servizio al paese. Perché se chiudono i negozi, muoio- no anche i paesi”. Barbara Sartori (bs) Andrea Deferrari, 29 anni, ge- novese, lavorava alle Poste nel ca- poluogo ligure. Contratti a termine, senza sbocchi. Da bambino veniva in villeggiatura in alta Val Trebbia. Ci è tornato un’estate per fare il ca- meriere. Il micologo del negozio di proprietà di Giovanni Isola stava per andare in pensione e ha colto l’occasione al volo. È tornato a stu- diare e ha preso la qualifica che gli permette di accertare la commesti- bilità dei funghi, frutto prelibato di queste vallate. Indietro non torne- rebbe. “Qui ci si conosce tutti. Non è vero che per i giovani non ci sono opportunità - afferma Andrea -. C’è lavoro, se lo si vuole, e anche possi- bilità di stare insieme e divertirsi”. Nel 1955 la famiglia Isola apre a Loco di Rovegno un ingrosso di for- maggi e salumi che serviva i negozi da Fontanigorda al lago del Brugne- to. “Con la chiusura di tante attivi- tà, era impensabile andare avanti solo con l’ingrosso. Ci siamo specia- lizzati nella lavorazione e nel confe- zionamento di funghi freschi e sec- chi della Val Trebbia. Abbiamo il ne- gozio qui ma ci spostiamo per ven- dere i prodotti ai negozi di nicchia e ai ristoranti, nel Piacentino e nel- l’Oltrepo pavese”, spiega Giovanni Isola, che con la moglie Daniela por- ta avanti l’impresa di famiglia, sotto la supervisione vigile della madre ultraottantenne, che continua ad es- sere presente nel punto vendita e lo accompagna nelle consegne. “I residenti a Loco in inverno sono un centinaio tra le due frazioni, Lo- co di Sopra e Loco di Sotto. Siamo l’unico paese attraversato da due ponti. È una valle bellissima, si sta facendo lo sforzo di portare le per- sone”, sottolinea Giovanni. Il Treb- bia è sinonimo di turisti: “La scorsa settimana sono venuti sette romani apposta per pescare”. A fine aprile è stato inaugurato il percorso natura- listico del Sentiero delle Favole. Nel bosco di Loco - parte del Parco dell’Antola - passeggiava nienteme- no che il poeta Giorgio Caproni, la cui moglie era originaria di questi luoghi. Al di là del turismo, però, chi opera nel commercio deve sa- persi reinventare. “A un certo punto bisogna muoversi con i prodotti”, sottolinea Giovanni. La presenza del micologo - figura rara - è un va- lore aggiunto. “Vengono anche per- sone che raccolgono i funghi dei bo- schi per verificarne la qualità”. Daniela riconosce ai giovani co- me Andrea una qualità rispetto alla sua generazione. “Quelli che resta- no avviano una loro attività, altri si trasferiscono qui per vivere all’aria aperta e investono sulle loro capaci- tà: di recente sono arrivati a Loco dei giovani apicoltori. Noi cercava- mo il posto fisso in città, oggi i ra- gazzi hanno più coraggio”. Viveva a Genova, si è reinventato a Loco di Rovegno nell’azienda di Giovanni Isola Andrea, da postino a micologo Da sinistra, Andrea Deferrari, micologo, e Giovanni Isola, titolare della Isola s.n.c. che commercializza i funghi dell’alta Val Trebbia.

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Giovedì 23 maggio 2019 25ilnuovogiornale il Giornale delle ValliVicariato Val TrebbiaVicariato Alta Val Trebbia

nella diocesi

In viaggio

Agli estremi confini:Rovegno e dintorni

IL CUOCO SI TUFFA IN TREBBIA E IL VIDEO DIVENTA VIRALE

M entre a Piacenza si di-scute sull’alta densitàdi supermercati, inmontagna l’urgenza è

tenere aperte le attività che - adispetto di spopolamento,burocrazia, trasporti - rappre-sentano non solo dei punticommerciali ma dei presidi diservizi e di relazioni. Siamostati agli estremi confini delladiocesi, in alta Val Trebbia,dove la provincia sfocia nelGenovese e nel giro di pochichilometri un paese da Pia-cenza-Bobbio passa sottoTortona. Una zona splendidaper paesaggio, anche in que-sto maggio di pioggia e neve.Dove la sfida è portare i turi-sti, per lavorare almeno a pie-no regime d’estate. O far cir-colare i prodotti, senza rinun-ciare alle radici.

“Nel piatto di ravioli ci mettiamo il territorio”

Chi ci è riuscito, anche se lesue radici sono in città, a Ge-nova, sono Luca Pirrello eLaura Cambiaso de “La Ta-verna” di Fontanelle di Rove-gno. Sono arrivati dieci annifa con i figli che oggi hanno18, 15 e 11 anni. Lui architetto,responsabile dell’Ufficio tec-nico della Fondazione “Auxi-lium” della Caritas genovese,lei impiegata nello stesso or-ganismo, hanno fatto dellacomune passione per la cuci-na e per il verde una scelta difamiglia.

“Siamo casa e bottega”, ciraccontano, ridendo, seduti auno dei tavoloni di legno delloro chalet immerso nella na-tura, con il camping a duepassi e il fiume che scorre po-co più sotto. Il pianoforte insala e le chitarre appese allepareti tradiscono un’altrapassione. E non è raro che Lu-ca, spenti i fornelli, si metta asuonare per i clienti. “Avereun locale in città con tre bam-bini piccoli - per la spesa e perla gestione familiare - era im-possibile. Qui abbiamo trova-to la nostra strada, dichiaran-do subito alla clientela che ilnostro intento era di viverlacon la famiglia”. Così è stato.Rachele, la piccola di casa, ècresciuta girando tra i tavoli.“Chiedeva: «mi fai assaggia-re?». O regalava cioccolatinidicendo: «torni a trovarci». Esenza che nessuno le sugge-risse nulla!”.

I figli maggiori, uno stu-dente di informatica, l’altro alliceo artistico, sono a Genova

In montagna non bastano buoni prodotti per tenere in vita un’attività. Bisogna sapersi raccontare

Per Fabio Fasi il commer-cio è un affare di famiglia. Ilpapà ha un piccolo puntovendita in centro a Torrigliada vent’anni. Otto anni faFabio e la moglie Simonadecidono di aprire un loromini-market. “Non mancanulla, dalla frutta ai salumi,ma la spesa grossa ormai sifa fuori”, commenta. In me-dia ha 70/80 clienti al gior-no. Torriglia fa duemila abi-tanti, l’anno scorso ne sonomorti 73 e ci sono state 2 na-scite. “La prospettiva non èrosea”, riflette Fabio, 45 an-ni, papà di due bambine.“Si punta sui villeggiantima i mesi estivi si sono ac-corciati: una volta, arriva-

vano a giugno e andavanovia a settembre. Adesso è

molto se si fermano ventigiorni. Le spese però le ab-

biamo anche negli altri me-si dell’anno... Puntiamo sul-la qualità dei prodotti, an-che se la qualità non sem-pre viene capita”.

“Siamo nate qui e voglia-mo restarci”: è decisa IlariaSavio, che con la sorella Fe-derica ha rilevato da tre an-ni a Torriglia la pasticceria“Flavia”, ereditando anchela ricetta dei canestrellettiper i quali è famoso il bor-go, insieme al presepe diPentema. Lei vive a Rove-gno e il disagio è la strada;con i lavori in corso per iltraforo di una galleria, se siincontra il semaforo rossonel senso unico alternatol’attesa è di 8 minuti.

Fabio Fasi gestisce un mini-market a Torriglia, Ilaria Savio ha rilevato con la sorella una pasticceria

“I villeggianti? Una volta restavano 3 mesi, ora 20 giorni”

Fabio Fasi ed Ilaria Savio di Torriglia.

A lato, Luca Pirrello e la moglie Laura nel loro ristorante “La Taverna” a Fon-tanelle di Rovegno. Sopra, Carlo Barbieri e il figlio al forno di Montebruno.

dal lunedì al venerdì; nel finesettimana tornano a Fonta-nelle. La minore frequenta leMedie a Rovegno: una pluri-classe con 8 alunni in prima e4 in seconda.

La sfida di famiglia è vinta.Così quella lavorativa. “Ab-biamo rilevato una pizzeria,l’abbiamo trasformata in ri-storante e siamo stati liberi difare i nostri esperimenti”. Lu-ca ha imparato a cucinare daautodidatta, studiando qual-cosa di nuovo giorno dopogiorno. E ingaggiando i clien-ti in serate a tema in cui lorostessi valutavano i piatti e de-cretavano quali sarebbero en-trati nel menù.

“La mia fortuna l’ha fatta Facebook”

“Ero più esperto di marke-ting e grafica - non nascondeLuca -. La gente deve sapereche ci sei e avere un motivoper farsi 50 chilometri da Ge-nova o 70 da Piacenza”. Tra iprimissimi nel settore, nel2009 apre la pagina Facebookdel ristorante. “È stata la miafortuna. Abbiamo capito checi voleva un prodotto ricono-scibile: cosa ci piaceva fare? Iravioli. Abbiamo puntato suquelli. Ma un buon prodottonon è sufficiente oggi. Cosaservire insieme a un piatto di

ravioli? Qui abbiamo la natu-ra, il Trebbia, la baita. C’è ilvalore aggiunto della nostrafamiglia. Abbiamo iniziato araccontarci”. Nasce quasi perscherzo il video del “cuoco inTrebbia”: Luca, in divisa dachef, si tuffa nelle limpide ac-que dei “laghetti”. Diventavirale. Da 2mila fan la paginadella Taverna passa a 14mila.La gente si spinge fin quassùanche da Milano.

Ma Luca e Laura non sonodue da tutto fumo e niente ar-rosto. “Ci vuole coerenza. Ilcliente deve trovare quel chegli ho raccontato”. Le richiestedi poter gustare i loro ravioliin città li ha portati ad aprire,

nel 2015, in centro a Genova,un take away, “Raviolevia”,con pasta realizzata a macchi-na ma con la qualità del pro-dotto artigianale. L’obiettivoera creare occupazione, inse-gnando a dei giovani una pro-fessionalità che potessero por-tare avanti da soli. Qualcosanon ha funzionato e Luca eLaura, nonostante le pressionidella clientela, nel giugnoscorso hanno scelto di chiude-re. “Stiamo lavorando con unpossibile socio per diventare ilcentro produttivo di un fran-chising. Tutto è nato qui e ilcuore deve restare qui. Sullaqualità non deroghiamo. An-che ai camerieri, quando fac-

ciamo il colloquio, più che latecnica chiediamo la sostanza,la capacità di interagire con iclienti”.

Il fornaio-ragioniereNon ha intenzione di spo-

stare il suo forno da Monte-bruno nemmeno Carlo Bar-bieri. Ha iniziato il bisnonnoDavide nel 1887. Carlo stu-diava da ragioniere. La morteimprovvisa dello zio mettevaa rischio l’attività. A 18 anniCarlo attacca al chiodo il di-ploma e impara a usare il for-no a legna. La continuità ge-nerazionale è assicurata: il se-condogenito dei tre figli lavo-ra al suo fianco; si sta specia-lizzando nel candire la frutta.“Puntiamo sulla qualità, cer-cando di fare il più possibilenoi in casa. Le farine le pren-diamo nel Piacentino, al Mu-lino Dallagiovanna. Usiamosolo lievito madre, servonotre giorni di lavorazione.Quando ci vendono un pa-nettone a 2 euro, chiediamocicosa c’è dietro”.

Carlo non si sposta daMontebruno, ma le sue crea-zioni sì. Finiscono sugli scaf-fali di un centinaio tra pastic-cerie e negozi di Genova edella riviera. La moglie - “hasposato il forno insieme ame”, ride - gira nelle fiere.Con questa formula, in unpaese di 233 abitanti, Carlo dàlavoro a 8 persone a tempopieno e a 2/3 stagionali.“Questo ci permette di tenereaperto il negozio di alimenta-ri, frutta e detersivi, nato co-me servizio al paese. Perchése chiudono i negozi, muoio-no anche i paesi”.

Barbara Sartori

(bs) Andrea Deferrari, 29 anni, ge-novese, lavorava alle Poste nel ca-poluogo ligure. Contratti a termine,senza sbocchi. Da bambino venivain villeggiatura in alta Val Trebbia.Ci è tornato un’estate per fare il ca-meriere. Il micologo del negozio diproprietà di Giovanni Isola stavaper andare in pensione e ha coltol’occasione al volo. È tornato a stu-diare e ha preso la qualifica che glipermette di accertare la commesti-bilità dei funghi, frutto prelibato diqueste vallate. Indietro non torne-rebbe. “Qui ci si conosce tutti. Nonè vero che per i giovani non ci sonoopportunità - afferma Andrea -. C’èlavoro, se lo si vuole, e anche possi-bilità di stare insieme e divertirsi”.

Nel 1955 la famiglia Isola apre aLoco di Rovegno un ingrosso di for-maggi e salumi che serviva i negozida Fontanigorda al lago del Brugne-to. “Con la chiusura di tante attivi-

tà, era impensabile andare avantisolo con l’ingrosso. Ci siamo specia-lizzati nella lavorazione e nel confe-zionamento di funghi freschi e sec-chi della Val Trebbia. Abbiamo il ne-gozio qui ma ci spostiamo per ven-dere i prodotti ai negozi di nicchia eai ristoranti, nel Piacentino e nel-l’Oltrepo pavese”, spiega GiovanniIsola, che con la moglie Daniela por-ta avanti l’impresa di famiglia, sottola supervisione vigile della madreultraottantenne, che continua ad es-sere presente nel punto vendita e loaccompagna nelle consegne.

“I residenti a Loco in inverno sonoun centinaio tra le due frazioni, Lo-co di Sopra e Loco di Sotto. Siamol’unico paese attraversato da dueponti. È una valle bellissima, si sta

facendo lo sforzo di portare le per-sone”, sottolinea Giovanni. Il Treb-bia è sinonimo di turisti: “La scorsa

settimana sono venuti sette romaniapposta per pescare”. A fine aprile èstato inaugurato il percorso natura-

listico del Sentiero delle Favole. Nelbosco di Loco - parte del Parcodell’Antola - passeggiava nienteme-no che il poeta Giorgio Caproni, lacui moglie era originaria di questiluoghi. Al di là del turismo, però,chi opera nel commercio deve sa-persi reinventare. “A un certo puntobisogna muoversi con i prodotti”,sottolinea Giovanni. La presenzadel micologo - figura rara - è un va-lore aggiunto. “Vengono anche per-sone che raccolgono i funghi dei bo-schi per verificarne la qualità”.

Daniela riconosce ai giovani co-me Andrea una qualità rispetto allasua generazione. “Quelli che resta-no avviano una loro attività, altri sitrasferiscono qui per vivere all’ariaaperta e investono sulle loro capaci-tà: di recente sono arrivati a Locodei giovani apicoltori. Noi cercava-mo il posto fisso in città, oggi i ra-gazzi hanno più coraggio”.

Viveva a Genova, si è reinventato a Loco di Rovegno nell’azienda di Giovanni Isola

Andrea, da postino a micologo

Da sinistra, Andrea Deferrari,micologo, e Giovanni Isola,titolare dellaIsola s.n.c. checommercializza i funghi dell’alta Val Trebbia.