gli auguri per il nuovo anno del santo padre e i suoi...

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Gli auguri per il nuovo anno del Santo Padre e i suoi consigli di preparazione 15 malattie da evitare... non solo in Curia Romana I n occasione degli auguri alla Curia romana il Santo Padre ha sorpreso tutti, come sempre. Dopo aver ringraziato il Signore per l’anno che ci ha lasciando, per gli eventi vissuti e per tutto il bene che Egli ha voluto genero- samente compiere attraverso il servizio della Santa Sede, ha invi- tato tutti a chiedere umilmente perdono per le mancanze com- messe “in pensieri, parole, opere e omissioni”. Per far sì che questa richiesta di perdono fosse il più esauriente possibile ha proposto alcune malattie tra le “più abi- tuali nella vita di Curia. Sono ma- lattie e tentazioni che indeboli- scono il nostro servizio al Signore. Credo che ci aiuterà il “catalogo” delle malattie - sulla strada dei Padri del deserto, che facevano quei cataloghi - di cui parliamo oggi: ci aiuterà a prepararci al Sa- cramento della Riconciliazione, che sarà un bel passo di tutti noi per prepararci al Natale.” 1. La malattia del sentirsi “im- mortale”, “immune” o addirittu- ra “indispensabile” trascurando i necessari e abituali controlli. Un’ordinaria visita ai cimiteri ci potrebbe aiutare a vedere i nomi di tante persone, delle quali alcu- ni forse pensavano di essere im- mortali, immuni e indispensabili! Essa deriva spesso dalla patologia del potere, dal “complesso degli Eletti”, dal narcisismo che guarda appassionatamente la propria im- magine e non vede l’immagine di Dio impressa sul volto degli altri, specialmente dei più deboli e bi- sognosi. 2. Un’altra: La malattia del “mar- talismo” (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel la- voro, trascurando, inevitabilmen- te, “la parte migliore”. Occorre imparare ciò che insegna il Qoè- let che «c’è un tempo per ogni cosa» (3,1-15). 3. C’è anche la malattia dell’”im- pietrimento” mentale e spiritua- le: ossia di coloro che posseggono un cuore di pietra e un “duro col- lo”; di coloro che si nascondono sotto le carte diventando “mac- chine di pratiche” e non “uomini di Dio”. Essere cristiano, infatti, significa «avere gli stessi senti- menti che furono in Cristo Gesù», sentimenti di umiltà e di donazio- ne, di distacco e di generosità. 4. La malattia dell’eccessiva piani- ficazione e del funzionalismo. Preparare tutto bene è necessa- rio, ma senza mai cadere nella tentazione di voler rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito Santo, che rimane sempre più grande, più generosa di ogni umana pianificazione. 5. La malattia del cattivo coordi- namento. Quando i membri per- dono la comunione tra di loro e il corpo smarrisce la sua armoniosa funzionalità e la sua temperanza, diventando un’orchestra che pro- duce chiasso. Quando il piede di- ce al braccio: “non ho bisogno di te”, o la mano alla testa: “coman- do io”, causando così disagio e scandalo. 6. C’è anche la malattia dell’”alzheimer spirituale”: ossia la dimenticanza della “storia del- la salvezza”, della storia persona- le con il Signore, del «primo amo- re» (Ap 2,4). Lo vediamo in coloro che hanno perso la memoria del loro incontro con il Signore; in co- loro che dipendono completa- mente dal loro presente, dalle lo- ro passioni, capricci e manie; in coloro che costruiscono intorno a sé muri e abitudini diventando schiavi degli idoli che hanno scol- pito con le loro stesse mani. 7. La malattia della rivalità e della vanagloria. Quando l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obietti- vo primario della vita, dimenti- cando le parole di San Paolo: «Non fate nulla per rivalità o va- nagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri su- periori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma an- che quello degli altri» (Fil 2,1-4). 8. La malattia della schizofrenia esistenziale. È la malattia di colo- ro che vivono una doppia vita, creano così un loro mondo paral- lelo, dove mettono da parte tut- to ciò che insegnano severamen- te agli altri e iniziano a vivere una vita nascosta e sovente disso- luta. La conversione è alquanto urgente per questa gravissima malattia. 9. La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pette- golezzi. È una malattia grave, che inizia semplicemente, magari so- lo per fare due chiacchiere e si impadronisce della persona fa- cendola diventare “seminatrice di zizzania” (come satana), e in tan- ti casi “omicida a sangue freddo” della fama dei propri colleghi e confratelli. 10. La malattia di divinizzare i ca- pi: è la malattia di coloro che cor- teggiano i Superiori, sperando di ottenere la loro benevolenza. So- no vittime del carrierismo e del- l’opportunismo, onorano le per- sone e non Dio. 11. La malattia dell’indifferenza verso gli altri. Quando ognuno pensa solo a sé. Quando il più esperto non mette la sua cono- scenza al servizio dei colleghi me- no esperti. Quando si viene a co- noscenza di qualcosa e la si tiene per sé. Quando si prova gioia nel vedere l’altro cadere. 12. La malattia della faccia fune- rea. Ossia delle persone burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri – soprattutto quelli ritenuti inferiori – con rigi- dità, durezza e arroganza. Un cuore pieno di Dio è un cuore fe- lice che irradia e contagia con la gioia tutti coloro che sono intor- no a sé: lo si vede subito! 13. La malattia dell’accumulare: quando l’apostolo cerca di colma- re un vuoto esistenziale nel suo cuore accumulando beni materia- li, non per necessità, ma solo per sentirsi al sicuro. In realtà, nulla di materiale potremo portare con noi perché “il sudario non ha ta- sche”... I nostri traslochi sono un segno di questa malattia. 14. La malattia dei circoli chiusi, dove l’appartenenza al gruppet- to diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso. Anche questa ma- lattia inizia sempre da buone in- tenzioni ma con il passare del tempo schiavizza i membri diven- tando un cancro che minaccia l’armonia del Corpo e causa tan- to male – scandali - specialmente ai nostri fratelli più piccoli. 15. E l’ultima: la malattia del pro- fitto mondano, degli esibizioni- smi, quando l’apostolo trasforma il suo servizio in potere, e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri. La malattia del sentirsi immortali, del martalismo, dell’impietrimento mentale e spirituale… ULTIMA Anno XVI, n. 2 - Febbraio 2015 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Maria Grazia Costantini, Filippo Rondinara, Silvia Saccucci EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone x 2 febbraio 2015 29-01-2015 9:13 Pagina 12

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Gli auguri per il nuovo anno del Santo Padre e i suoi consigli di preparazione

15 malattie da evitare... non solo in Curia Romana

In occasione degli auguri allaCuria romana il Santo Padre hasorpreso tutti, come sempre.

Dopo aver ringraziato il Signoreper l’anno che ci ha lasciando,per gli eventi vissuti e per tutto ilbene che Egli ha voluto genero-samente compiere attraverso ilservizio della Santa Sede, ha invi-tato tutti a chiedere umilmenteperdono per le mancanze com-messe “in pensieri, parole, operee omissioni”. Per far sì che questarichiesta di perdono fosse il piùesauriente possibile ha propostoalcune malattie tra le “più abi-tuali nella vita di Curia. Sono ma-lattie e tentazioni che indeboli-scono il nostro servizio al Signore.Credo che ci aiuterà il “catalogo”delle malattie - sulla strada deiPadri del deserto, che facevanoquei cataloghi - di cui parliamooggi: ci aiuterà a prepararci al Sa-cramento della Riconciliazione,che sarà un bel passo di tutti noiper prepararci al Natale.”1. La malattia del sentirsi “im-mortale”, “immune” o addirittu-ra “indispensabile” trascurando inecessari e abituali controlli.Un’ordinaria visita ai cimiteri cipotrebbe aiutare a vedere i nomidi tante persone, delle quali alcu-ni forse pensavano di essere im-mortali, immuni e indispensabili!Essa deriva spesso dalla patologiadel potere, dal “complesso degliEletti”, dal narcisismo che guardaappassionatamente la propria im-magine e non vede l’immagine diDio impressa sul volto degli altri,specialmente dei più deboli e bi-sognosi.2. Un’altra: La malattia del “mar-talismo” (che viene da Marta),dell’eccessiva operosità: ossia dicoloro che si immergono nel la-voro, trascurando, inevitabilmen-te, “la parte migliore”. Occorreimparare ciò che insegna il Qoè-let che «c’è un tempo per ognicosa» (3,1-15).3. C’è anche la malattia dell’”im-pietrimento” mentale e spiritua-le: ossia di coloro che posseggonoun cuore di pietra e un “duro col-lo”; di coloro che si nascondonosotto le carte diventando “mac-chine di pratiche” e non “uominidi Dio”. Essere cristiano, infatti,significa «avere gli stessi senti-menti che furono in Cristo Gesù»,sentimenti di umiltà e di donazio-ne, di distacco e di generosità.4. La malattia dell’eccessiva piani-ficazione e del funzionalismo.

Preparare tutto bene è necessa-rio, ma senza mai cadere nellatentazione di voler rinchiudere epilotare la libertà dello SpiritoSanto, che rimane sempre piùgrande, più generosa di ogniumana pianificazione. 5. La malattia del cattivo coordi-namento. Quando i membri per-dono la comunione tra di loro e ilcorpo smarrisce la sua armoniosafunzionalità e la sua temperanza,diventando un’orchestra che pro-duce chiasso. Quando il piede di-ce al braccio: “non ho bisogno dite”, o la mano alla testa: “coman-do io”, causando così disagio escandalo.6. C’è anche la malattiadell’”alzheimer spirituale”: ossiala dimenticanza della “storia del-la salvezza”, della storia persona-le con il Signore, del «primo amo-re» (Ap 2,4). Lo vediamo in coloroche hanno perso la memoria delloro incontro con il Signore; in co-loro che dipendono completa-mente dal loro presente, dalle lo-ro passioni, capricci e manie; incoloro che costruiscono intorno asé muri e abitudini diventandoschiavi degli idoli che hanno scol-pito con le loro stesse mani.7. La malattia della rivalità e dellavanagloria. Quando l’apparenza,i colori delle vesti e le insegne dionorificenza diventano l’obietti-vo primario della vita, dimenti-cando le parole di San Paolo:«Non fate nulla per rivalità o va-nagloria, ma ciascuno di voi, contutta umiltà, consideri gli altri su-periori a se stesso. Ciascuno noncerchi l’interesse proprio, ma an-

che quello degli altri» (Fil 2,1-4). 8. La malattia della schizofreniaesistenziale. È la malattia di colo-ro che vivono una doppia vita,creano così un loro mondo paral-lelo, dove mettono da parte tut-to ciò che insegnano severamen-te agli altri e iniziano a vivereuna vita nascosta e sovente disso-luta. La conversione è alquantourgente per questa gravissimamalattia.9. La malattia delle chiacchiere,delle mormorazioni e dei pette-golezzi. È una malattia grave, cheinizia semplicemente, magari so-lo per fare due chiacchiere e siimpadronisce della persona fa-cendola diventare “seminatrice dizizzania” (come satana), e in tan-ti casi “omicida a sangue freddo”della fama dei propri colleghi econfratelli. 10. La malattia di divinizzare i ca-pi: è la malattia di coloro che cor-teggiano i Superiori, sperando diottenere la loro benevolenza. So-no vittime del carrierismo e del-l’opportunismo, onorano le per-sone e non Dio.11. La malattia dell’indifferenzaverso gli altri. Quando ognunopensa solo a sé. Quando il piùesperto non mette la sua cono-scenza al servizio dei colleghi me-no esperti. Quando si viene a co-noscenza di qualcosa e la si tieneper sé. Quando si prova gioia nelvedere l’altro cadere.12. La malattia della faccia fune-rea. Ossia delle persone burberee arcigne, le quali ritengono cheper essere seri occorra dipingereil volto di malinconia, di severità

e trattare gli altri – soprattuttoquelli ritenuti inferiori – con rigi-dità, durezza e arroganza. Uncuore pieno di Dio è un cuore fe-lice che irradia e contagia con lagioia tutti coloro che sono intor-no a sé: lo si vede subito! 13. La malattia dell’accumulare:quando l’apostolo cerca di colma-re un vuoto esistenziale nel suocuore accumulando beni materia-li, non per necessità, ma solo persentirsi al sicuro. In realtà, nulla dimateriale potremo portare connoi perché “il sudario non ha ta-sche”... I nostri traslochi sono unsegno di questa malattia.14. La malattia dei circoli chiusi,dove l’appartenenza al gruppet-to diventa più forte di quella alCorpo e, in alcune situazioni, aCristo stesso. Anche questa ma-lattia inizia sempre da buone in-tenzioni ma con il passare deltempo schiavizza i membri diven-tando un cancro che minaccial’armonia del Corpo e causa tan-to male – scandali - specialmenteai nostri fratelli più piccoli. 15. E l’ultima: la malattia del pro-fitto mondano, degli esibizioni-smi, quando l’apostolo trasformail suo servizio in potere, e il suopotere in merce per ottenereprofitti mondani o più poteri.

La malattia del sentirsi immortali, del martalismo, dell’impietrimento mentale e spirituale…

UULLTTIIMMAA

Anno XVI, n. 2 - Febbraio 2015mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili

DIRETTORE: Raffaele Tarice

IN REDAZIONE: Claudia Fantini

Per inviare articoli:Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011

Alatri - Tel. 348.3002082e-mail: [email protected]

RESPONSABILE DISTRIBUZIONEBruno Calicchia

AMMINISTRATOREGiovanni Straccamore HANNO COLLABORATO:

Maria Grazia Costantini, Filippo Rondinara, Silvia Saccucci

EDITOREDiocesi di Anagni-Alatri

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPATipografia Editrice Frusinate srl

Frosinone

x 2 febbraio 2015 29-01-2015 9:13 Pagina 12

Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 28 Gennaio 2015 - www.diocesianagnialatri.it

su posizioni esattamenteopposte alle idee difese ediffuse da questa pubblica-zione, specializzata nella

La Francia è stata attac-cata. La Francia è feri-ta, come tutta l’Euro-

pa, tutto il mondo. Lagrandiosa partecipazionepopolare, assieme a quelladi numerosi capi di Stato edi governo europei, allamanifestazione di Parigidell’11 gennaio lo confer-ma. È la nostra civiltà co-mune, sono i nostri valorifondamentali che i terrori-sti hanno voluto distrugge-re attraverso la distruzionedella vita di un giornale edei suoi giornalisti. Cioè idiritti umani, la libertà dipensiero, la libertà religio-sa, la laicità fondata sulladoppia libertà dello Stato edella religione, l’uguaglian-za tra donne e uomini, il ri-spetto delle differenze, lademocrazia parlamentarefondata sul libero dibattitotra i partiti politici. L’attacco contro il settima-nale satirico francese haper obiettivo evidente dicreare un’atmosfera dipaura, per impedire la libe-ra espressione del pensiero.In tale libertà sta la gran-dezza della democrazia. Èbello vedere in questo mo-mento alzarsi tante perso-ne che non avevano maiacquistato né letto “CharlieHebdo”, che erano spesso

critica spesso molto duracontro le religioni e controogni autorità, in particola-re la polizia. Bello è il siste-ma politico nel quale laprotezione di tale giornaleè affidata alla stessa poli-zia; non per controllarlo,ma per proteggerlo, e per-mettere alla critica di svol-gersi con assoluta libertà.Tra i morti, ci sono gliagenti posti a protezionedella redazione, tra i quali

ANNO XVI N. 2FEBBRAIO 2015

PPRRIIMMOO PPIIAANNOO uno di confessione musul-mana.Ciò significa che molto altaè la coscienza che la libertàè un bene maggiore, che sideve difendere senza sosta.È la coscienza che nel terro-rismo c’è un male fonda-mentale, un tipo di male alquale l’Europa si è trovataconfrontata nel passatocon i regimi totalitari.

Jean-Dominique Durand, Sir Europa (Francia)

IL VELENO DELLA PAURA

x 2 febbraio 2015 29-01-2015 9:13 Pagina 1

110000 NNOOTTIIZZIIEE Febbraio 20152222

L’11 Gennaio è statadata, con le apposi-te Firme deposte

sul Verbale, l’Ufficialitàdel passaggio della caricadi Priore della Confrater-nita della Madonna dellaConcordia di Vico nel La-zio da Enrico Ezio Pica aCarla Giacomini.Tutti i Confratelli e leConsorelle hanno poi rin-

graziato il Priore emerito Pica Enrico Ezio omaggiando-lo di una targa, in ricordo dei suoi 32 anni di Prioratocaratterizzati da passione, onestà, opere e devozione.Il Priore Emerito ha ringraziato a sua volta tutti i Con-fratelli, anche quelli del passato, per il lavoro svolto e leopere realizzate insieme in questi suoi 32 anni di priora-to. Tutti i Confratelli e le Consorelle hanno poi auguratoal nuovo Priore Carla Giacomini di proseguire ‘opera in-trapresa.

Filippo Rondinara

Vico nel Lazio - Passaggio di Caricadi Priore della Confraternita

LL’AAGGEENNDDAA FFEEBBBBRRAAIIOODomenica 1 febbraio

Anagni, Cattedrale,ore 17.00

FESTA DELLA VITACONSACRATA

Celebrazione Eucaristicapresieduta dal Vescovo

Giovedì 12 febbraioAnagni, SeminarioVescovile, ore 9.00TERZO GIOVEDI’

DEL CLEROCon Don SalvatoreSoreca, aiutante distudio dell’U.C.N.

Mercoledì 18 febbraioCattedrale, ore 21.00

INIZIO DELCAMMINO

QUARESIMALECelebrazione

Eucaristica presiedutadal Vescovo

Domenica 22 febbraioFiuggi, Centro

Pastorale, ore 16.30INCONTRO UNITARIO

DEGLI OPERATORIDIOCESANI

Presieduto dal Vescovo

La città della carità

Il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze (9-13novembre 2015) porterà anche una realizzazioneconcreta e permanente, a beneficio delle fasce più

deboli della popolazione. Nella periferia di Novoli - ilquartiere più popoloso del capoluogo toscano e quel-lo con la più alta incidenza di anziani – verrà realizza-ta un’opera di housing sociale, per sopperire allacarenza di servizi. Tre i soggetti coinvolti: la Confe-renza Episcopale Italiana, che devolverà allo scopodue milioni e cinquecentomila euro; l’Arcidiocesi diFirenze, che destinerà all’iniziativa un milione e cin-quecentomila euro; l’Ente Cassa di Risparmio di Firen-ze, che donerà altri due milioni e cinquecentomilaeuro. L’obiettivo è costruire la ‘Cittadella della carità’per anziani soli ed autosufficienti, destinata ad offri-re servizi per persone in disagio sociale e per attivitàsocio-assistenziali. Questo condominio solidale ospi-terà: una Comunità di Suore (5-6) a cui verrà affidatala cura e il coordinamento dei servizi previsti; un Cen-tro diurno per anziani autosufficienti con annessamensa; 18 mini appartamenti destinati a singoli o acoppie di anziani autosufficienti (max 26 posti), in ac-cordo con i servizi sociali; un Centro di accoglienzaper emergenze abitative e migratorie per 50 persone;un luogo di aggregazione per bambini o ragazzi, chepotrà essere un asilo o un doposcuola.La sfida è quella di immaginare nuove forme dell’abi-tare, dove l’umano in relazione sia alla base dellaprogettualità abitativa. La vulnerabilità, inoltre, nonva vista solo nel suo lato di criticità, che richiede assi-stenza, ma anche nel suo essere possibile risorsa, cheapre nuove possibilità di relazione e nuove energieda investire in una migliore qualità della vita.

Trentacinque anni dopo il suo assassinio, la Con-gregazione delle Cause dei Santi ha finalmentericonosciuto il martirio dell’arcivescovo salvado-

regno Oscar Arnulfo Romero, ucciso “in odio alla fe-de”. Ne dà notizia il quotidiano cattolico Avvenire:“Si tratta di un passo decisivo per il vescovo latinoa-mericano ucciso mentre celebrava l’Eucaristia e chegià il popolo acclama come santo”. Ora, secondo laprassi canonica, per la beatificazione non resta che ilgiudizio del Congresso dei vescovi e dei cardinali e in-fine l’approvazione del Pontefice che ha citato Rome-ro anche durante l’ultima udienza generale: l’arcive-scovo di San Salvador, ha ricordato Bergoglio, “dicevache le mamme vivono un ‘martirio materno’. Nell’o-melia per il funerale di un prete assassinato daglisquadroni della morte, egli disse, riecheggiando ilConcilio Vaticano II: ‘Tutti dobbiamo essere disposti amorire per la nostra fede, anche se il Signore non ciconcede questo onore... Dare la vita non significa so-lo essere uccisi; dare la vita, avere spirito di martirio,è dare nel dovere, nel silenzio, nella preghiera, nelcompimento onesto del dovere; in quel silenzio dellavita quotidiana; dare la vita a poco a poco? Sì, comela dà una madre, che senza timore, con la semplicitàdel martirio materno, concepisce nel suo seno un fi-glio, lo dà alla luce, lo allatta, lo fa crescere e accudi-sce con affetto. E’ dare la vita. E’ martirio’”.

Riconosciuto finalmente il martiriodell’arcivescovo Romero

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LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XVINumero 2 3333

di Quaresima) e di “una vittoriasul nostro egoismo che ci rendadisponibili alle necessità dei po-veri” (Prefazio III di Quaresima).Per reagire all’indifferenza e al-la chiusura nei riguardi di Dio edelle persone in difficoltà PapaFrancesco propone tre passi dapensare e da compiere.Innanzitutto si rivolge a tutta laChiesa: “Se un membro soffre,tutte le membra soffrono” (1Cor 12,26). La Quaresima è unastrada di pentimento e di servi-zio: comincia con la cenere sul-la testa e termina con la lavan-da dei piedi del giovedì santo.Pentimento e servizio sono ledue grandi prediche che laChiesa affida alla cenere e al-l’acqua, più che alle parole …sono i binari che favoriscono ilnostro ritorno a casa (cfr DonTonino Bello). Il tempo quaresi-male è stagione propizia per la-sciarci servire da Cristo e così di-ventare come Lui. E aggiunge ilSanto Padre: “La Chiesa è com-munio sanctorum … In questa

Al Popolo santo di Dio che è inAnagni-Alatri

Carissimi, “La Quaresimaè un tempo di rinnova-mento per la Chiesa, le

comunità e i singoli fedeli. So-prattutto però è un <<tempodi grazia>> (2 Cor 6,2). Dio nonci chiede nulla che prima non ciabbia donato: <<Noi amiamoperché egli ci ha amati per pri-mo>> (1 Gv 4,19)”. Sono le pri-me parole del Messaggio di Pa-pa Francesco per la Quaresima2015. Con esso il Santo Padrevuole scuotere tutti noi dal tor-pore dell’indifferenza. L’indiffe-renza verso il prossimo e versoDio è una tentazione reale,subdola e ingannatrice, ancheper noi cristiani. La Quaresimaè tempo favorevole per reagirealla “globalizzazione dell’indif-ferenza” e alla sordità del cuo-re in una disponibilità più aper-ta ai doni di Dio, e in un’atten-zione più puntuale “al gridodei profeti che alzano la voce eci svegliano”.Abbiamo tante volte parlatodella Quaresima come “prima-vera dello spirito”; come “cate-cumenato spirituale” per risco-prire le esigenze autentiche delvero discepolato; come appelloalle nostre responsabilità da-vanti al dono del Battesimo.Tutta la Quaresima punta allaVeglia Pasquale ed è memoria-le simbolico della nostra con-versione battesimale. E gli ele-menti fondamentali di questocammino di trasfigurazione, diquesta disciplina spirituale sonola preghiera, il digiuno e la mi-sericordia; “Queste tre cose,preghiera, digiuno, misericor-dia, sono una cosa sola, e rice-vono vita l’una dall’altra. Il di-giuno è l’anima della preghierae la misericordia è la vita del di-giuno. Nessuno le divida, per-ché non riescono a stare sepa-rate. Colui che ne ha solamenteuna o non le ha tutte e tre in-sieme, non ha niente. Perciò chiprega, digiuni. Chi digiuna ab-bia misericordia. Chi nel do-mandare desidera essere esau-dito, esaudisca chi gli rivolgedomanda. Chi vuol trovareaperto verso di sé il cuore diDio non chiuda il suo a chi losupplica …” (dai “Discorsi” diSan Pietro Crisologo, vescovo,Disc. 45, Ufficio delle letture,martedì - III^ sett. di Quaresi-ma). Inoltre e soprattutto la pre-ghiera liturgica orienta alla au-tenticità del nostro rapportocon Dio in termini di “assiduitànella carità operosa” (Prefazio I

comunione dei santi e in que-sta partecipazione alle cosesante (soprattutto Parola edEucaristia) nessuno possiede so-lo per sé, ma quanto ha è pertutti”. Il secondo passo che proponePapa Francesco è per le parroc-chie e le altre comunità eccle-siali: “Dov’è tuo fratello?” (Gen4,9). Non è possibile rifugiarsiin un amore universale che siimpegna lontano nel mondo,ma che dimentica il Lazzaro se-duto davanti alla propria portachiusa e ben serrata! E il Papaesprime un grande desiderioche non può e non deve svani-re nel nulla: “Cari fratelli e so-relle, quanto desidero che i luo-ghi in cui si manifesta la Chiesa,le nostre parrocchie e le nostrecomunità in particolare, diven-tino delle isole di misericordiain mezzo al mare dell’indiffe-renza!” A prescindere dallastruttura canonica della Caritasparrocchiale, in ogni comunitàcristiana deve funzionare una

vigile attenzione verso le fragi-lità e verso le povertà vecchie enuove con una solida, genero-sa, adeguata risposta da partedi tutti. Il serbatoio della mise-ricordia è la generosità dellagente. Come già ho avuto mo-do di affermare nel mio mes-saggio di Capodanno, il panenon si compra, si condivide. E’importante che ciò che si ha,poco o molto, si metta a dispo-sizione per una trasformazionedel mondo. La sorgente dellasolidarietà e della vittoria sul-l’indifferenza è il cuore dellagente che vive in parrocchia e ilrapporto di questa con il terri-torio. Se non funziona il pol-mone della carità e della condi-visione in una comunità cristia-na, a che serve celebrare tanteMesse? Se non diventa un’isoladi misericordia, che senso hauna comunità di fede?L’ultimo passo proposto da Pa-pa Francesco è per il singolo fe-dele: “Rinfrancate i vostri cuo-ri!” (Gc 5,8). L’elemento fonda-mentale è la preghiera. A taleriguardo il S. Padre raccoman-da l’iniziativa 24 ore per ilSignore, che si celebrerà in tut-te le Diocesi del mondo, il 13 e14 marzo p.v.Alla preghiera va aggiunto ilgesto della carità concreta co-me interesse per l’altro con unsegno, anche piccolo, di squisi-ta umanità che viene dal cuore.“Il cuore misericordioso non èun cuore debole. E’ un cuoreforte, solido, chiuso al tentato-re, ma aperto a Dio … In fondoè un cuore povero, che conoscecioè la propria povertà e sispende per l’altro”. Perciò, allora, anche quest’an-no porremo un impegno parti-colare nel dare vita alla “Qua-resima della carità”: un frut-to sostanzioso della generositàdi tutti (parrocchie, comunitàreligiose, aggregazioni) saràmesso a disposizione della Ca-ritas diocesana per un aiutopiù tangibile ed immediato adalcune famiglie in particola-re difficoltà nell’ambito diogni Forania.Quaresima: tempo di formazio-ne del cuore! Invochiamo Cristoche renda il nostro cuore simileal suo, un cuore vigile e gene-roso, forte e misericordioso chenon si chiuda in sé stesso e noncada nella vertigine dell’indiffe-renza.Buona Pasqua!Anagni, 18 febbraio 2015Mercoledì delle Ceneri

+ Lorenzo, vescovo

QUARESIMA:TIROCINIODEL CUORE

x 2 febbraio 2015 29-01-2015 9:13 Pagina 3

Con la gioia del Vangelo

Messaggio per l’Anno della vita consacrata

Festa della presentazione del Signore

Care sorelle e carifratelli, consacratial servizio di Dio e

partecipi della missio-ne della Chiesa, nell’An-no della Vita Consacratadesideriamo rivolgere avoi il nostro speciale salu-to, segno concreto di unaparticolare vicinanza allavostra scelta di vita. Vo-gliamo ringraziarvi per lavostra presenza nelle no-stre Chiese particolari eper il dono del vostro va-riegato servizio quale te-stimonianza del vangeloincarnato nei diversi cari-smi che voi esprimete.Vogliamo anche invitarvi,in sintonia con le inten-zioni di Papa Francesco,ad abbracciare il vostrofuturo con speranza e avivere il presente con pas-sione. L’Anno è un’occa-sione favorevole per an-nunciare con gioia la pro-pria vocazione e testimo-niare la bellezza della se-quela di Cristo nelle mol-teplici forme in cui svol-gete la vostra vita.Il nostro affetto di pastorigiunga a ciascuno e a cia-scuna di voi, chiamati arappresentare la punta didiamante della presenzae della potenza del Van-gelo per il quale avete ac-cettato di impegnare tut-ta la vostra esistenza. Il

vostro stato di consacratiesprime la multiforme ric-chezza di carismi nuovi eantichi, di solide e saggeregole di vita, di genero-so apostolato ed esem-plare carità. Siete per lenostre Chiese particolariuna speciale e provviden-ziale grazia spirituale! Papa Francesco vi ha invi-ta a rileggere la vostrastoria e il vostro carismanel tempo che stiamo at-traversando. Spesso lastoria si rilegge con tri-stezza. A volte si ha no-stalgia del passato, equindi lo si guarda comeun tempo migliore del-l’oggi, che si vive invececon rassegnazione e tri-stezza, quasi senza spe-ranza. Il Vangelo è gioia,perché manifesta la gra-zia, la gratuità dell’amoredi Dio che non abbando-na i suoi figli. Il Signoreconosce la nostra fragilitàe le nostre incertezze epaure. Vivere la gioia del-la consacrazione richiededi ricentrare sempre nuo-vamente la propria vitasu Cristo. Un giorno,quando avete riconosciu-to la sua chiamata, il suoVolto si è luminosamenterivelato alla vostra libertàe volontà, e voi vi sieteconsegnati a Lui con ladecisione di seguirlo con

Febbraio20154444

la scelta esemplare dellapovertà, della castità, edell’obbedienza.I vostri fondatori, suscitatidalla Spirito, in manieradiversa hanno risposto al-la chiamata di Dio facen-do rivivere la gioia e laforza del Vangelo nel lo-ro tempo. Vi hanno la-sciato in eredità un cari-sma, uno spirito con cuivivere la vostra vita nellaChiesa e nel mondo comediscepoli di Gesù, testi-moni del suo Vangelo, trai poveri, i piccoli, gli uo-mini e le donne, senza di-stinzione, con larghezzadi cuore. Nella vostra sto-ria il carisma ha dato frut-ti di bene non solo inquesta terra. La vita con-sacrata è annuncio e an-che anticipazione dellacondizione escatologicadei redenti; il vostro cari-sma deve gridare la spe-ranza certa di “nuovi cielie terra nuova”, deve “an-ticipare” la condizionedell’uomo nuovo, reden-to dalla grazia di Cristo, edestinato alla piena co-munione con Dio. Il mon-do ha bisogno della pro-fezia di donne e uominiche sappiano parlare diDio, testimoniare la mise-ricordia e la tenerezza diDio.

Carissime consacrate econsacrati, il Signore ci chiede di la-sciarci sorprendere dallasua Parola, per tornare asognare un mondo nuo-vo, perché “niente è im-possibile a Dio”. Noi dob-biamo accogliere e favori-re il sogno di Dio sulmondo, il sogno di un’u-manità liberata dalle ri-strettezze mondane. Peramare il Signore con cuo-re indiviso, come Mariadiciamo: “Ecco la servadel Signore: avvenga perme secondo la tuaparola”.

02 febbraio 2015Festa della Presentazionedel SignoreGiornata mondiale della Vita consacrata

• Ambrogio Spreafico,Vescovo di Frosinone-Ve-roli-Ferentino

• Lorenzo Loppa, Vescovodi Anagni-Alatri

• Gerardo Antonazzo, Ve-scovo di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo

• Donato Ogliari, AbateOrdinario di Montecassino

LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOO

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VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,Anno XVI

Numero 2 5555

“Caro Gesùaiutaci tu”

A Vico nel Lazio e a Fiuggi scambio di Parroci

di Filippo RONDINARA

Commozione e saluti tra i cittadini e don Gigino e don Raffaele

Il 3 gennaio a Vico nelLazio e il 4 a Fiuggi l’e-mozione ha toccato i

cuori (e gli occhi) di mol-ti fedeli per lo scambiodi parroci: don RaffaeleTarice ha preso il postodi don Gigino Battisti eviceversa. Le cerimoniesono state punteggiate,come prevedibile, dai sa-luti di arrivederci e dibenvenuto: il vescovo hasalutato e benedetto inuovi parroci, tutti i cit-tadini di Vico e di Fiuggie i rispettivi sindaci. A Vi-co ha ricordato il parrocodon Rinaldo Pelone ilparroco tanto amato datutti e al suo ricordo èpartito un lungo applau-so. I fedeli di san MicheleArcangelo, di Pitocco, disanta Barbara ecc. e fe-deli di S. Pietro, S. Teresadel Bambin Gesù e S. Ste-fano di Fiuggi hanno sa-lutato i due parroci of-frendo loro doni durantel’offertorio. Al termine della cerimo-nia è stato letto il verba-le del cambio di sacerdo-ti da don Claudio Pietro-bono, cancelliere vesco-vile e testimoni firmatarisono stati i priori piu an-ziani di Vico, il prioredella Madonna del Rosa-rio ed il priore della Ma-

donna Addolorata, aFiuggi hanno firmato tremembri, uno per ogniparrocchia.

Don Raffaele ha ringra-ziato tutti i parrocchianidicendo di essere statomolto bene nei 5 annitrascorsi con loro appa-rendo visibilmente com-

mosso. Ha inoltre am-messo di sentire il peso el’importanza del passag-gio da un paesino di

montagna ad una realtàcosi grande con una cat-tedrale così bella e mae-stosa; ma ha promesso diimpegnarsi invitando icittadini di Fiuggi a

stargli vicino. Don Gigi-no ha iniziato il suo salu-to con l’espressione “Ca-ro Gesù” ed a quel pun-

to è partito un lungo ap-plauso perché questo erail suo motto nelle cele-brazioni eucaristiche.Quindi ha salutato tutti icittadini di Fiuggi ringra-ziandoli perché è statobenissimo tra di loro neisuoi 8 anni di ministero.Ha spiegato anche che larichiesta della parrocchiadi Vico è partita da luiperché la Caritas in que-sto momento difficile loimpegna moltissimo, eha bisogno di avere inaffidamento un paesepiù piccolo per esserepresente a pieno.

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SSSSppppeeee cccc iiiiaaaa llll eeee ““““VVVViiiiaaaagggggggg iiii oooo iiiinnnn AAAAssss iiiiaaaa””””

Tante immagini resteranno impresse ma anche leparole: “Dobbiamo imparare a piangere”. Pa-dre Federico Lombardi, domenica sera, conver-

sando con i giornalisti nel far conoscere il numerodelle persone che al Rizal Park e nelle strade circo-stanti - sei o forse sette milioni per le autorità di Ma-nila - sottolinea che si è trattato del più grande even-to nella storia dei Papi

Il volto di una bambina cui commozione e lacrimeimpediscono di parlare. Il volto di un genitore che ha

visto morire la propria figlia, colpita da un’impalca-tura sradicata dal vento del tifone a Tacloban. Accan-to a questi, i volti di tanti giovani, e meno giovani,che hanno seguito la celebrazione del Papa al RizalPark, nella domenica dedicata al Santo Niño.Sono i volti ad attirare l’attenzione, volti sorridentinonostante le difficoltà, le ferite. Volti di giovani chesi mettono alla prova e ai quali Francesco raccoman-da di non essere persone da museo, ma giovani sa-pienti, capaci di rispondere alle sfide del tempo, percostruire una società di giustizia, solidarietà e pace.Certo inquieta e interroga la vocina di Gyizelle Palo-mar 12 anni: “ci sono tanti bambini rifiutati dai lorostessi genitori, altri sono vittime di molte cose terribi-li come droga e prostituzione”. Poi la domanda, l’u-nica, dice Papa Francesco, che non ha una risposta:“Perché Dio permette che accadano queste cose, an-che se non è colpa dei bambini? Perché ci sono cosìpoche persone che ci aiutano?” le lacrime interrom-pono le sue parole. Accanto a lei c’è Jun un ex ragaz-zo di strada. La sostiene con un gesto e un sorriso einsieme vanno dal Papa per un lungo abbraccio. È questa l’immagine del viaggio del Papa: la tenerez-za di Francesco, il dolore dei bambini. “Solo quando

Il Papa accanto achi soffre

di Fabio ZAVATTARO

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siamo capaci di piangere sulle cose che ha detto Gyi-zelle, siamo capaci di rispondere a questa domanda”.Aveva già incontrato gli ex ragazzi di strada, France-sco, nella comunità che si trova accanto alla cattedra-le. Con loro ha trascorso alcuni momenti molto in-tensi, nei quali è stato più l’ascolto, il silenzio ad ave-re spazio. Francesco è il Papa dell’ascolto, che grida ilsuo no allo sfruttamento dei poveri, dei bambini, de-gli ultimi. Grida il suo no alla compassione mondana,alla moneta tolta dalla tasca per mettersi a posto conla coscienza: “se Cristo avesse avuto questa compas-sione, avrebbe aiutato tre o quattro persone e poisarebbe tornato al Padre”. Dobbiamo imparare apiangere, afferma ancora, quando vediamo un bam-bino che ha fame, drogato, senza casa, abusato, usa-to e reso schiavo. Chi non sa piangere non è un buoncristiano. Così ai 30mila giovani, che incontra all’uni-versità di san Tommaso, dice: nel computer troveretetutte le risposte, ma nessuna vera sorpresa. Lasciatevisorprendere da Dio. L’altro volto è quello del papà della giovane volonta-ria. Era la sua unica figlia, contenta di lavorare per lamessa del Papa. Il tifone ha spazzato via la sua vita,

come l’altro ancor più forte quattordici mesi fa, haspazzato via tutto a Tacloban, case e vite umane: po-co più di sei mila; 1.700 i dispersi. Dolore che Francesco ha visto anche a Madhu, nelloSri Lanka, un santuario testimone di una lunga guer-ra civile tra governo centrale e popolazione Tamil,durata 26 anni, e di tanta solidarietà tra appartenen-ti a religioni diverse. La zona antistante il santuario,160 ettari, fino al 2008 ha accolto migliaia di profu-ghi, fuggiti dalle zone del conflitto. Sono proprio le religioni che assieme posso aiutare asuperare divisioni e contrapposizioni. Lo dice chiara-mente ai leader religiosi Francesco, ricordando, comesia aberrante portare guerra e violenze in nome diDio. Lo ripete anche ai giornalisti, nel volo tra SriLanka e Filippine. Parla dei fatti di Parigi, Francesco,per ribadire che sia la libertà religiosa, sia quella diespressione sono due diritti fondamentali, ma hannoun limite, nel rispetto dell’altro; sono sì due diritti,ma la libertà dell’uno finisce dove inizia la libertàdell’altro.Francesco aveva detto che il suo voleva essere unviaggio per stare accanto alle persone che hanno sof-ferto, ai poveri, perché povertà, ignoranza e corru-zione sfigurano il mondo. Ma certamente le folle chehanno accompagnato il Papa nei suoi appuntamenti,il calore con il quale è stato accolto a Colombo e aManila non sono cose di tutti i giorni. Padre FedericoLombardi, domenica sera, conversando con i giorna-listi nel far conoscere il numero delle persone che alRizal Park e nelle strade circostanti - sei o forse settemilioni per le autorità di Manila - sottolinea che si ètrattato del più grande evento nella storia dei Papi.

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Febbraio20158888 VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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DDoonn AAmmbbrrooggiioo::““CChhiieessaa mmiiaa””

Mon. Costantini è tornato alla casa del padre

Scrittore di diversi pamphlets, aveva novantotto anni

La sera dell’Epifaniaè tornato alla Casadel Padre, dopo 98

anni, Mons. AmbrogioCostantini, parroco eme-rito del SS. Salvatore edi San Lorenzo, doveaveva svolto la sua mis-sione di apostolato perun lunghissimo periodo.Don Ambrogio era il de-cano dei sacerdoti diAlatri e aveva collabora-to a lungo con la CuriaVescovile. Nel 1975 ave-va scritto I due castelli.Nel 1978 aveva scrittoun opuscolo sul Miraco-lo dell’Ostia Incarnatain occasione del 750°anniversario e, 30 annidopo, nel 2008, avevascritto una breve intro-duzione alla sua ristam-pa. Suo anche un testopoetico per un inno po-polare sul Miracolo del-l’Ostia incarnata, musi-cato dal maestro Anto-nio D’Antò. “Scrittore epolemista” egli venivadefinito nella presenta-zione del volume su“Mons. Facchini sacer-dote, vescovo, patrio-ta” del quale Mons. Co-stantini aveva scritto laseconda parte, dalla no-mina a Vescovo di Alatri(1935) all’entrata dell’I-

talia nella seconda guer-ra mondiale (1940). vo-lume, curato dall’Asso-ciazione Naz. PartigianiCristiani con il contribu-to della Regione Lazio.Di don Ambrogio ricor-diamo la vena polemicamanifestata particolar-mente al momento dellasoppressione della Dio-

cesi di Alatri e l’unionedi essa a quella di Ana-gni. Nel 1981 avevascritto “Chiesa mia –sulla delimitazionedelle diocesi”, nel1989 “Chiesa mia: sul-la riduzione delle duediocesi”. La salma èstata esposta nella“sua” chiesa dove per

tanto tempo Egli ha le-nito i dolori, condiviso legioie e le preoccupazio-ni dei suoi parrocchianiche hanno sostato a lun-go in preghiera. La Dio-cesi e l’Amministrazionecomunale hanno fattoaffiggere un manifestodi cordoglio per la suascomparsa.

Lettera dell’Arcivescovo Angelo Bagnasco aigenitori e agli studenti

L’ora di religioneSceglierla è un’opportunità formativa importante

Cari Fratelli e Sorelle,è tempo di scrivere gli studenti alla scuola per il prossimo anno. È tempo quindi di scelteche andranno a segnare il percorso formativo di tanti giovani, ragazzi e bambini. Sono ilnostro futuro. Ogni papà e mamma desidera il meglio per i propri figli, e il meglio coincideinnanzitutto con la formazione della mente e del cuore ai grandi valori della vita. A ciòche conta veramente smascherando miti e ingannevoli apparenze. La scuola, con il suo pa-trimonio di discipline e di metodo, con la competenza e la dedizione di tanti docenti, si af-fianca al compito educativo che la famiglia ha per sua specifica vocazione.Di questo patrimonio formativo fa parte l’insegnamento della Religione cattolica. Non ècatechismo – questo lo si fa in Parrocchia – ma cultura: è l’esposizione della storia e delladottrina cristiana; è l’affronto dei grandi temi dell’uomo e della vita. Introduce non solo aiperenni interrogativi dell’esistenza, ma anche offre a tutti – cristiani e non cristiani – lapossibilità di leggere e comprendere la società e la cultura del Paese e dell’Europa.Invito tutti, pertanto, a considerare la scelta dell’ora di religione non come un’ora in più,ma come ad un’opportunità significativa e unica di conoscenza del fatto cristiano, e di for-mazione personale e collettiva. Ai giovani, che in modo autonomo scelgono di partecipareo meno, raccomando di cuore di non lasciarsi guidare da pregiudizi infondati, e di nonperdere un’opportunità formativa importante come persone e cittadini.Vi ringrazio per la benevola attenzione, cari Amici: prego per voi, per le famiglie e i figli.Di cuore vi benedico tutti.

Angelo Card. Bagnasco Arcivescovo di Genova

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Anno XVINumero 2 9999VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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di Silvia SACCUCCI

Anche quest’anno,la grande famigliaunitalsiana non si

è fatta mancare proprionulla, neanche durante lefestività e, come sempre,ci piace condividere letante emozioni provatecon tutti coloro che nonhanno potuto esserci. Co-minciamo con la cena diNatale che anche que-st’anno si è tenuta pressol’Hotel Ambasciatori diFiuggi; non una semplicecena, ma una serata direale condivisione e fra-ternità durante la quale,non sono mancate grandisorprese. Tra i 250 pre-senti, quest’anno, oltre alnostro caro don GiginoBattisti, al sindaco ed al-cuni amministratori deicomuni di Fiuggi e Piglio,ci ha allietato della suapresenza la Dott.ssa On.Bianchi, la quale ci ha ga-rantito un impegno e unsupporto da parte dellaregione Lazio per la rea-lizzazione di un Centrodiurno che l’UNITALSI hain progetto di realizzareal più presto. La serata èstata animata dai nostriragazzi che hanno canta-to accompagnati dall’As-sociazione culturale deiComplotto, che ormai datempo affiancano i nostri

amici nelle esibizioni ca-nore, nelle quali sono di-ventati dei veri e propritalenti!!! Non sono man-cati la riffa, il mercatinoper l’esposizione deglioggetti realizzati dai ra-gazzi durante i laboratorimanuali e infine…BabboNatale che ha portatodoni e sorrisi per tutti.Il 27 dicembre, insieme acirca 100 amici, siamostati invitati dall’associa-zione di Trivigliano a visi-tare il loro Presepe viven-te. È stata una bella gior-nata, trascorsa vivendo lamagia del Natale insiemeal nostro Vescovo e, altermine della quale, i no-stri amici del presepe vi-vente ci hanno fatto gu-stare un pranzo squisito. Il 4 gennaio dopo l’otti-ma cena, prima di dareinizio alla grande tombo-lata dove “si vince sem-pre” e soprattutto “tuttivincono qualcosa”, eccoarrivare la nostra simpati-ca befana, che ha porta-to dolci e regali per tutti;è sempre emozionantevedere i ragazzi divertirsie passare una serataspensierata e allegra. Il 5Gennaio i nostri ragazzisi sono esibiti presso laparrocchia di S. Pietro aFiuggi, insieme alle corali

delle altre parrocchie chepresentavano canti nata-lizi. I ragazzi hanno can-tato due brani, “Chesarà” e l’inno dell’UNI-TALSI scritto a quattromani da un volontario edal papà di un bambinoin difficoltà, durante ilviaggio di ritorno dal Tre-no dei bambini di Loreto.Un tuffo al cuore quandotutti i presenti si sono al-zati in piedi per regalareloro uno scrosciante ap-plauso facendoli sentiregrandi protagonisti dellaserata. Il giorno dopo, 6 Gen-naio, siamo di nuovo ri-partiti alla volta di Feren-tino, dove, invitati daiComplotto, i ragazzi sisono esibiti in uno spet-tacolo canoro, ognunocol “suo cavallo di batta-glia”; il tema della gior-nata era la solidarietàverso gli altri, soprattuttoverso coloro che vivono

le difficoltà nel quotidia-no. Alla giornata, oltrealla sottosezione di Ana-gni-Alatri, ha preso parteanche la sottosezione diFrosinone i cui ragazzi sisono esibiti nella recita diuna bellissima poesiascritta da uno di loro.Non dimentichiamo che,durante questo periodo,ci siamo dilettati con i la-boratori di lavoro per lacreazione di oggetti na-talizi e decorativi per inostri mercatini, e perrealizzare alcuni manu-fatti che tanti nostri be-nefattori ci chiedono perfarne dono durante le fe-ste di Natale.Vi aspettiamo durantequesto anno per condivi-dere con noi tante emo-zioni e vivere belle espe-rienze, il nostro program-ma potete trovarlo sul si-to: www.gioiagrande.it opotete seguirci sulla no-stra pagina Facebook.

Il periodo natalizio, un momento forte per stare insieme

Cena, Presepe, Tombolata, Canti, Laboratori…

FFeesstteeggggiiaammooccoonn ll’’UUnniittaallssii

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Febbraio 2015

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

11110000

Se pensiamo alla parrocchia comea un grande presepe, abbiamo da-

vanti agli occhi una serie di protago-nisti (la perpetua, il catechista, l’edu-catore…) che non cambiano, qual-siasi sia la latitudine in cui vivono eoperano. L’abbecedario predispostoper Effatà da Diego Goso è quantomai indovinato. «Il manuale dellaperfetta perpetua» è l’ultimo librodel sacerdote della diocesi di Torinoche si era già cimentato nei “manua-le del perfetto animatore” e “manua-le del perfetto catechista”. Il volumeè un omaggio alle perpetue, ai sacri-sti, catechisti, animatori dell’oratorioe tutti quelli che in maniera preziosaportano il loro contributo. È un vade-mecum divertente che sa dove colpi-re e quali comportamenti valorizzare.Prende in esame le questioni concre-te (il bollettino o gli avvisi) ma anchele buone pratiche come l’accompa-gnamento nella sofferenza. Non esi-ste la divisa della “perpetua” perfet-ta. Ma chi vuole lavorare in parroc-chia deve trasmettere un’idea positi-va di accoglienza e serenità. Nel testosi parla di un servizio a tempo pernon imitare «l’attaccamento alle pol-trone» della classe politica. L’autoremette in guardia dai giochi di potereche si scatenano al momento delcambio del parroco con la lista degliamici e dei nemici sul tavolo del pre-vosto. Attenzione anche al troppoprotagonismo. Un esempio? «La can-toria parrocchiale serve la Messa.Non è la Messa che serve alla canto-ria per fornirle un pubblico».

Dieci anni fa veniva pubblicato il Direttorio sulle Comunicazioni Sociali,un testo dove le comunicazioni sociali sono un crocevia di cambiamento e

dove si auspica per i cattolici un passaggio ‘Da spettatori a protagonisti dellanuova cultura mediale’. In realtà, molte trasformazioni sono avvenute dal2004 e nuovi modi di essere protagonisti sono oggi possibili e diffusi. I mediasono ormai parte costitutiva dell’ambiente, non sono isolabili come variabile ase stante. Sarebbe come voler immaginare una società senza strade, o senzaelettricità. Ne esistono, ma non è così quella in cui viviamo. Dove ci sono luo-ghi che siano ‘immuni’ dai media, a cominciare da quel ‘medium senza conte-nuto’ che - secondo McLuhan - è la luce elettrica, che così radicalmente ci haconsentito di prescindere dai ritmi naturali del giorno e della notte?La rivoluzione dei media personali, degli smart phone che consentono diemanciparsi dal personal computer e poter essere sempre connessi, in mobi-lità, ha reso possibile una nuova centralità dell’interazione. Rispetto alla faseprecedente, dell’accessibilità a ogni tipo di contenuto, è il pubblico stesso a di-ventare il contenuto. Oggi il web, con l’enorme diffusione dei social media(ancora totalmente assenti nel 2004) è il regno della conversazione e dellacondivisione. Diventano sempre più importanti le storie individuali, le espe-rienze, l’implicazione, il coinvolgimento. Che li si chiami grass-roots-media, ci-tizen media, media partecipativi, essi sono sempre facilitatori di uno scambiocontinuo tra chi produce un messaggio e chi lo riceve e rielabora. Come scrivePierre Lévy, le comunità oggi sono sempre più cementate dalla mutua produ-zione di conoscenza e dal suo reciproco scambio. In altre parole, si è passatidal computer come medium interattivo al web come spazio partecipativo. So-no proprio questa partecipazione, il coinvolgimento, la centralità della rela-zione e della condivisione (tra le persone) che tessono un continuo legame traterritori materiali e digitali (tra i mondi), rendendo la contrapposizione onli-ne/offline non solo poco vicina alle pratiche e ai vissuti, soprattutto dei giova-ni, ma origine di un dualismo che ostacola comprensione e azione responsabi-le nel nuovo ambiente ‘misto’. Il problema non è dover scegliere tra vita on-li-ne o vita off-line, come fossero antagoniste; la vita è una, e siamo sempre noia navigare tra i diversi ambienti: on-life.Un aspetto del Direttorio più che mai attuale e meritevole di ulteriore svilup-po è proprio la centralità del ‘fattore umano’ rispetto alla dimensione tecno-logica e l’idea di ‘responsabilità diffusa e condivisa’ (anche dagli utenti); o,detto con un linguaggio diverso, dei media come sistemi multi-agente, in cui

a ciascuno è chiesto di fare la sua parte. Questo passaggio è fon-damentale, perché solo a partire da una prospettiva antropolo-gica si possono scongiurare dualismi e determinismi, discernerele insidie del nuovo ambiente e valorizzare le nuove opportu-

nità a favore dell’umano. I media hanno senso e segno posi-tivo laddove contribuiscono, si pongono al servizio. Essi so-no quella strada da Gerusalemme a Gerico, quei grandiconnettori e moltiplicatori di mobilità che oggi costituisco-no il nostro ambiente. Di per sé ci offrono più possibilità di

muoverci e di incontrare i lontani: ma non è la strada cheha impedito al sacerdote e al levita di fermarsi, né costretto il samaritano

a interrompere il suo cammino. È la responsabilità che ci prendiamo: se esi-stere per noi stessi o fare spazio all’altro, prendendocene cura.

Questa postura esistenziale, che i media in sé né abilitano né disabilitano, of-fre poi uno sguardo di libertà su tutto questo mondo ipermediale che altri-menti tenderebbe a sedurci e a risucchiarci nelle sue logiche: come il Samarita-no che, in quanto straniero, è più libero dalle categorizzazioni e dalle conven-zioni sociali, e sa cogliere l’unità della famiglia umana al di là delle differenzeapparenti. Abbatte i muri che ci dividono, invece che darli per scontati.Il fattore umano si esprime dunque nell’essere-in-relazione: non una relazionequalunque, ma una relazione di ascolto e sollecitudine premurosa, come l’ico-na del comunicatore scelta da Papa Francesco ci suggerisce. Paradossalmente,l’era ipertecnologica è l’era della scommessa sull’umano: o abitiamo questotempo e questi nuovi spazi con attenzione e premura per l’umano, o saremoassorbiti da un modello tecnico che ci sfuggirà di mano, perché va molto piùveloce della nostra capacità di elaborarne i significati. Una terza via non c’è.

Attual itàLL II BB RR II

MANUALE DELLAPERFETTA PERPETUAVademecum per tutti coloroche offrono gratuitamente

il loro contributo inparrocchia

COMUNICAZIONISOCIALI

di Domenico POMPILI

C u l t uC u l t u

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Anno XVINumero 2 11111111

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

Ogni caso ha la sua storia: narrarla può essere terapeutico,ascoltarla significa passare dal curare al prendersi cura. Un

cambio di prospettiva merito dalla medicina narrativa, nata pervalorizzare il vissuto dei malati e non considerare più la patologiaun semplice fatto biomedico. Arrivata in Italia da oltre dieci anni,di recente è stata protagonista, a Firenze, di un convegno per fareil punto su ciò che si è realizzato e sulle prospettive future. La me-dicina narrativa si basa sul rapporto fra medico e paziente, stru-mento potente e sottovalutato. Oggi, in genere, un colloquio inambulatorio con il medico dura qualche minuto. Chi soffre, però,ha voglia di parlare, di avere una relazione vera con chi lo cura, disentirsi chiamare per nome. Se non accade, il malessere diventapiù grande e non a caso molti poi si sfogano sui blog nella rete. Inun studio effettuato i medici hanno riscontrato che sui110 reclami presentati in ospedale lo scontento si rife-riva quasi sempre alla mancanza di rapporto e di co-municazione con i medici. Nel 57% dei casi i problemiderivavano dalla mancanza di spiegazioni e dialogo,nel 48% si lamentava scarsa relazione con i medici, nel36% discrepanza fra bisogni del paziente e percezionedel curante. La soluzione potrebbe essere la “cartellaclinica integrata”, nella quale far confluire le paroledei malati per accogliere l’esigenza di raccontarsi enon essere solo un numero, ma anche per migliorarela pratica clinica. La vera cura passa dal coinvolgimento diretto eattivo del paziente. Metterlo al centro, ascoltandolo per sapereche cosa pensa e come si sente davvero, aiuta a creare percorsi dicura condivisi, ridurre le pratiche inutili, migliorare le terapie.

La campagna della trasmissione radiofonica in onda il pomerig-gio su RAI2 dura un mese, durante il quale si raccontano le buo-

ne pratiche in ambito di risparmio energetico di istituzioni, comu-ni, associazioni, scuole, aziende e singoli cittadini. M’illumino dimeno culmina nella giornata clou del 13 febbraio dedicata al “si-lenzio energetico” in nome dell’uso intelligente dell’energia, chesi traduce nello spegnimento di monumenti, piazze, vetrine, uffici,aule e private abitazioni. Ai simbolici spegnimenti illustri, si affian-ca anche l’invito ad accendere, ove possibile, luci “pulite”. Que-st’anno in particolare, dopo il Nobel per la Fisica riconosciutoagli inventori del LED e la proclamazione del 2015 come Annodella Luce da parte dell’Onu, agli ascoltatori verrà chiesto dipartecipare ad un giocoso conteggio, nelle proprie abitazioni, luo-ghi di lavoro e città, degli impianti a Led installatiIL DECALOGO DI M’ILLUMINO DI MENO: 1. spegnere le luci quan-do non servono; 2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparec-chi elettronici; 3. sbrinare il frigorifero; 4. mettere il coperchio sullepentole quando l’acqua bolle; evitare una fiamma più ampia delfondo della pentola; 5. se si ha caldo abbassare i termosifoni; 6. ri-durre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale; 7. utilizzarele tende per creare intercapedini; 8. non lasciare tende chiuse da-vanti ai termosifoni; 9. inserire apposite pellicole tra muri e termo-sifoni; 10. utilizzare l’automobile il meno possibile e condividerla.

MEDICINAALTERNATIVA

CATERPILLAR,M’illumino di meno

Attual itàLL II BB RR II

Dopo avere registrato l’im-possibilità di trovare un in-

terlocutore nella logica di mer-cato, scrive Stefano Rodotà inSolidarietà, un’utopia ne-cessaria (Laterza, pp.144, euro14), la solidarietà ha ritrovatouna forza autonoma. Si stasciogliendo il lungo invernoche l’ha ristretta nel terzo set-tore, nel volontariato, nei lega-mi corporativi. Questo princi-pio ritorna in libri, film e nellepratiche del lavoro autonomo,in quelle dei dipendenti, delprecariato. Si parla di neo-mu-tualismo, di coalizioni sociali, dilotte per l’uguaglianza e per ladignità delle persone. Eppurela durezza della crisi economicainduce a confondere la solida-rietà con l’assistenzialismo o lapura beneficenza. Ai più deboliviene negata la loro qualità disoggetti di diritto, mentre laloro dipendenza sociale vieneistituzionalizzata. Si parla di«poveri», e non di vittime dellalotta di classe. La loro situazio-ne viene affrontata con la logi-ca del dono, mentre invece bi-sogna riscoprire gli strumentidell’organizzazione politica edell’emancipazione degli op-pressi. La solidarietà va ripensa-ta in un contesto almeno euro-peo, l’unico possibile per evita-re di alimentare la frammenta-zione sociale generale. Solo la presenza effettiva deisegni della solidarietà consentedi continuare a definire “de-mocratico” un sistema politico.L’esperienza storica ci mostrache, se diventano difficili i tem-pi per la solidarietà, lo diventa-no pure per la democrazia.

NON SOLOVOLONTARIATO“SOLIDARIETÀ,

UN’UTOPIA NECESSARIA”di Stefano Rodotà

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x 2 febbraio 2015 29-01-2015 9:13 Pagina 11