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Gli esperimenti di infezioni su cavie umane compiuti dai nazisti nei campi di concentramento The infectious diseases experiments conducted on human guinea pigs by Nazis in concentration camps Sergio Sabbatani Unità Operativa di Malattie Infettive, Policlino S. Orsola-Malpighi, Bologna, Italy n PREMESSA I l contesto culturale nazista, imperante in Germania dal 1933 al 1945, che aderiva alla teoria razzista della superiorità della stirpe aria- na rispetto ad ebrei, neri, slavi e rom e che pra- ticava con accanimento l’intolleranza nei con- fronti di omosessuali, testimoni di Geova e av- versari politici, costituisce il retroterra ideologi- co 1 dei crimini che furono perpetrati nei campi di concentramento tedeschi durante gli anni della II guerra mondiale. La Wermacht tedesca, ricostruita dal 1933 in poi, fu, per unanime riconoscimento, una “mac- china bellica” formidabile. Intorno al 1942 la Germania occupava quasi tutta l’Europa dai Pi- renei al Caucaso, dalle porte di Leningrado all’isola di Creta, dalla Bretagna al Mar Caspio; inoltre l’Afrika Corps con circa 150 000 effettivi giunse in Nord Africa nell’ottobre del ’42 in ap- poggio determinante agli italiani, nei paraggi di Alessandria d’Egitto. Questa straordinaria or- ganizzazione militare per ottenere il massimo di efficienza doveva garantire ai suoi membri il massimo di sicurezza dal punto di vista sanita- rio anche in contesti geografici e frangenti del conflitto particolarmente pericolosi per la salu- te dei suoi effettivi. È ovvio che un soldato per garantire efficienza in battaglia deve essere alimentato razional- mente e vestito con indumenti adatti al clima delle regioni ove è operativo; in sintesi il com- battente deve essere il più possibile sano e non reso vulnerabile dai più comuni patogeni infet- tivi. Anche se le aspettative di salute negli anni quaranta del XX secolo non erano sicuramente paragonabili alle attuali, la Germania aveva raggiunto mediante l’utilizzo dei deportati in- quadrati nell’organizzazione Todt 2 , potenzialità produttive considerevoli che soltanto dalla fine del 1943 furono messe in crisi grazie ai bombar- damenti aerei alleati. Per quanto riguarda le di- sponibilità ricordiamo che negli anni del con- flitto gli antibiotici non erano conosciuti da te- deschi, giapponesi e italiani e pertanto i decessi per infezioni in seguito a ferita d’arma da fuoco erano molto probabili. Un impegno della ricer- ca farmaceutica di queste nazioni per superare questo limite divenne prioritario. Da un punto di vista storico è noto che gli eser- citi nei secoli XVIII e XIX hanno subito nel cor- Le Infezioni nella Sto- ria della Medicina Infections in the History of Medicine Le Infezioni in Medicina, n. 2, 151-166, 2013 *Corresponding author Sergio Sabbatani E-mail: [email protected] 151 2013 1 Il filosofo nazista Alfred Rosenberg (1893-1946) è ritenuto il maggiore teorico del nazionalsocialismo. Conosciuto Hitler a Monaco nel 1921 aderì immediatamente al piccolo Partito dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP), in seguito fu uno dei massimi gerarchi del III Reich. Venne processato a Norimberga e con- dannato a morte. Non mostrò mai alcun segno di pentimento, così scriveva nei suoi appunti durante il processo: “Il nazional- socialismo è l’idea più nobile a cui un tedesco potrebbe dedicare tutta la forza che gli è stata donata” [1]. 2 L’organizzazione Todt fu una grande impresa di costruzioni che operò dapprima nella Germania nazista e poi in tutti i pae- si occupati dalla Wermacht impiegando nel lavoro coatto più di 1.500.000 uomini e ragazzi. Creata da Fritz Todt (Ministro degli Armamenti e degli Approvvigionamenti), l’organizzazione operò fino al 1942 in stretta sinergia con gli alti comandi milita- ri. Da questa data in poi, pur rimanendo strettamente collegata alla Wermacht, in seguito alla morte del suo fondatore a causa di un incidente aereo, passò sotto la direzione del Governo Cen- trale [2].

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Gli esperimenti di infezioni su cavie umane compiuti dai nazisti nei campi di concentramentoThe infectious diseases experiments conducted on human guinea pigs by Nazis in concentration camps

Sergio SabbataniUnità Operativa di Malattie Infettive, Policlino S. Orsola-Malpighi, Bologna, Italy

n PREMESSA

Il contesto culturale nazista, imperante inGermania dal 1933 al 1945, che aderiva allateoria razzista della superiorità della stirpe aria-

na rispetto ad ebrei, neri, slavi e rom e che pra-ticava con accanimento l’intolleranza nei con-fronti di omosessuali, testimoni di Geova e av-versari politici, costituisce il retroterra ideologi-co1 dei crimini che furono perpetrati nei campidi concentramento tedeschi durante gli annidella II guerra mondiale.La Wermacht tedesca, ricostruita dal 1933 inpoi, fu, per unanime riconoscimento, una “mac-china bellica” formidabile. Intorno al 1942 laGermania occupava quasi tutta l’Europa dai Pi-renei al Caucaso, dalle porte di Leningradoall’isola di Creta, dalla Bretagna al Mar Caspio;inoltre l’Afrika Corps con circa 150 000 effettivigiunse in Nord Africa nell’ottobre del ’42 in ap-poggio determinante agli italiani, nei paraggi diAlessandria d’Egitto. Questa straordinaria or-ganizzazione militare per ottenere il massimodi efficienza doveva garantire ai suoi membri ilmassimo di sicurezza dal punto di vista sanita-rio anche in contesti geografici e frangenti delconflitto particolarmente pericolosi per la salu-te dei suoi effettivi. È ovvio che un soldato per garantire efficienzain battaglia deve essere alimentato razional-mente e vestito con indumenti adatti al clima

delle regioni ove è operativo; in sintesi il com-battente deve essere il più possibile sano e nonreso vulnerabile dai più comuni patogeni infet-tivi. Anche se le aspettative di salute negli anniquaranta del XX secolo non erano sicuramenteparagonabili alle attuali, la Germania avevaraggiunto mediante l’utilizzo dei deportati in-quadrati nell’organizzazione Todt2, potenzialitàproduttive considerevoli che soltanto dalla finedel 1943 furono messe in crisi grazie ai bombar-damenti aerei alleati. Per quanto riguarda le di-sponibilità ricordiamo che negli anni del con-flitto gli antibiotici non erano conosciuti da te-deschi, giapponesi e italiani e pertanto i decessiper infezioni in seguito a ferita d’arma da fuocoerano molto probabili. Un impegno della ricer-ca farmaceutica di queste nazioni per superarequesto limite divenne prioritario. Da un punto di vista storico è noto che gli eser-citi nei secoli XVIII e XIX hanno subito nel cor-

Le Infezioni nella Sto-ria dellaMedicina

Infections in the History of Medicine

Le Infezioni in Medicina, n. 2, 151-166, 2013

*Corresponding authorSergio SabbataniE-mail: [email protected]

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1Il filosofo nazista Alfred Rosenberg (1893-1946) è ritenuto ilmaggiore teorico del nazionalsocialismo. Conosciuto Hitler aMonaco nel 1921 aderì immediatamente al piccolo Partito deiLavoratori Tedeschi (NSDAP), in seguito fu uno dei massimigerarchi del III Reich. Venne processato a Norimberga e con-dannato a morte. Non mostrò mai alcun segno di pentimento,così scriveva nei suoi appunti durante il processo: “Il nazional-socialismo è l’idea più nobile a cui un tedesco potrebbe dedicare tuttala forza che gli è stata donata” [1].2L’organizzazione Todt fu una grande impresa di costruzioniche operò dapprima nella Germania nazista e poi in tutti i pae-si occupati dalla Wermacht impiegando nel lavoro coatto più di1.500.000 uomini e ragazzi. Creata da Fritz Todt (Ministro degliArmamenti e degli Approvvigionamenti), l’organizzazioneoperò fino al 1942 in stretta sinergia con gli alti comandi milita-ri. Da questa data in poi, pur rimanendo strettamente collegataalla Wermacht, in seguito alla morte del suo fondatore a causadi un incidente aereo, passò sotto la direzione del Governo Cen-trale [2].

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so dei conflitti, con relativa frequenza, attacchiepidemici di tifo petecchiale; ricordiamo il ruo-lo che svolse questa epidemia nella sconfitta3

dell’esercito di Napoleone durante la campa-gna di Russia del 1812 [3]. Anche il colera con lasua comparsa in occidente nel XIX secolo colpìoltre che le popolazioni civili i militari impe-gnati in alcuni conflitti; nel corso della Guerradi Crimea (1854-1855) i decessi per questa ma-lattia furono 10 volte più numerosi di quelli av-venuti in battaglia [4]. Nella prima metà del XX secolo la regione bal-canica, alcune zone della penisola italiana el’URSS meridionale erano ancora interessatedall’endemia malarica; i soldati durante gli spo-stamenti e nelle fasi di attività bellica trascorre-vano lunghi periodi esposti alle punture delleAnopheles e ciò costituiva un importante vulnusper l’efficienza dei reparti più coinvolti nelleoperazioni di combattimento.Abbiamo fatto un riferimento al dato che gli an-tibiotici non erano disponibili nell’Europa occu-pata, mentre sulle potenzialità dei sulfamidicinon c’erano conoscenze puntuali. La forte inci-denza di infezioni come complicanza di feritad’arma da fuoco incentivò l’interesse allo svi-luppo di nuovi farmaci con il coinvolgimentodell’industria farmaceutica e chimica tedescache investì risorse e uomini su questa ricerca.Non dimentichiamo il ruolo del blocco navaleanglo-americano che impedendo l’approvvi-gionamento del prodotto base del chinino la-sciava scoperta la produzione di questo farma-co. Per colmare questo deficit diversi ricercato-ri tedeschi, anche appartenenti all’industria pri-vata, si impegnarono per identificare nuovi far-maci di sintesi utili nel contrasto della malaria. Le condizioni di defedamento collegate alloscarso apporto alimentare, alla promiscuità am-bientale e allo stress bellico diedero una nuovaspinta alla diffusione dell’infezione tubercolare.

L’aumento dei casi si registrò non solo nel con-testo civile ma anche in quello militare. La vitanelle camerate delle caserme, con la coabitazio-ne notturna, determinò una notevole diffusionedel micobatterio tubercolare tra i giovani solda-ti e pertanto anche su questo piano la sanità mi-litare tedesca vide un suo possibile campo d’in-tervento.Negli anni del conflitto si osservò un notevoleincremento degli itteri tra i militari, che assun-sero un andamento epidemico. Vi era infatti lapossibilità concreta che un soldato fosse messo“fuori gioco” per mesi a causa di quella cheall’epoca era chiamata “itterizia”. Anche su que-sto problema, nell’ottica del raggiungimento diuna maggiore efficienza, si volle intervenirepianificando ricerche sperimentali.Considerate queste criticità l’efficienza del sol-dato tedesco divenne per il Reich nazista unanecessità strategica e fu pertanto deciso, ai mas-simi livelli dello Stato, di coinvolgere le struttu-re più fedeli, più determinate ma anche più fe-roci che il nazismo aveva generato: le Schutz-staffel (Squadre di protezione), denominateusualmente SS [5]. Come è noto, queste unitàparamilitari del partito nazista divennero nelcorso del conflitto le artefici più crudeli dellosterminio degli ebrei e dei prigionieri russi, for-nendo i quadri che governarono implacabil-mente i campi di concentramento fino al mag-gio del 1945. Ricordiamo che l’organizzazioneparamilitare SS aveva al suo interno una sezio-ne sanitaria che era comunque direttamente su-bordinata al suo Reichsführer Heinrich Himm-ler4, uno dei massimi gerarchi del Reich nazista.Prima di essere investita della organizzazionedelle ricerche in ambito medico, la struttura pa-ramilitare delle SS era stata coinvolta in un pro-gramma di eutanasia attiva a partire dal I set-tembre del 1939. Esisteva infatti una strutturache sotto la discreta denominazione di “Comi-

3Partiti 650 000 soldati ne ritornarono 100 000, si registrarono 400 000 tra morti e dispersi e 100 000 prigionieri [3]. 4Himmler (1900-1945) ricevette un’educazione da genitori attenti ed affettuosi, con il padre Gebhard che era stato precettore del prin-cipe Enrico di Wittemberg; la famiglia, permeata di una sensibilità letteraria, aveva organizzato un circolo di lettura che si occupavadi letteratura classica. Il giovane Heinrich non partecipò alla guerra del 1914, però sul finire del conflitto spinse i genitori a trovargliun posto come cadetto. Come tanti tedeschi si sentì fortemente umiliato dagli accordi penalizzanti verso la Germania, stabiliti con iltrattato di Versailles e nel 1923 partecipò al fallito colpo di stato di Monaco di Baviera che, ricordiamo, portò in prigione Hitler. Nel1925 si iscritte alle SS e nel ’29 ne divenne il capo. Nel 1933 creò il primo campo di concentramento di Dachau. Dopo avere elimina-to nel 1934 le rivali SA su indicazione del Fuhrer, nel ‘36 venne ricompensato con la carica di capo della polizia tedesca. Nel 1943 funominato Ministro dell’Interno, assumendo il ruolo di uno degli uomini più potenti del Terzo Reich. Sul finire della guerra prese ledistanze da Hitler tentando di organizzare una pace separata con gli anglo-americani, pur volendo continuare la guerra control’URSS. Il progetto fallì, nel frattempo ebbe incontri con il responsabile della Croce Rossa Svedese Folke Bernadotte tentando di “sal-vare” la sua immagine consentendo, negli ultimi giorni di conflitto, che fossero evacuate alcuna migliaia di internati ebrei attraversoun ponte umanitario. Caduto il nazismo tentò di sfuggire all’arresto travestito da soldato ma, riconosciuto ed imprigionato, si suicidòspezzando una capsula di cianuro che aveva tra i denti. Era il 23 maggio 1945. Il suo corpo fu interrato in un luogo anonimo nel bo-sco di Luneburgo. É ritenuto come capo delle SS tra i più feroci e determinati ideatori ed esecutori del progetto di sterminio degliebrei [6, 7].

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tato del Reich per la registrazione scientifica digravi malattie ereditarie” (programma AktionT4) organizzava lo sterminio di tutti quei neo-nati o quelle persone che a causa di malattieereditarie o acquisite (per esempio la sifilidecongenita) venivano ritenute possibili cause di“impoverimento genetico” della razza ariana oche nella visione delirante dei nazisti costitui-vano una spesa inutile per il Reich [8]. Il castel-lo di Hartheim, che in precedenza aveva ospita-to bambini handicappati affidati a suore, fu tra-sformato in un centro ove avvenivano crimina-li sperimentazioni; bambini handicappati eadulti “inutili”, secondo la dizione nazista “viteindegne di essere vissute”, furono sottoposti inquesto tetro castello ad eutanasia attiva (Figura1). In seguito, sempre in questo luogo dell’orro-re, ubicato nei paraggi del campo di concentra-mento di Mauthausen, medici nazisti compiro-no esperimenti su persone che venivano ivi tra-sferite settimanalmente [9].I campi di concentramento ove i nazisti pratica-

rono lo sterminio di massa di ebrei, rom e pri-gionieri di guerra furono, come è noto, nume-rosi, però quelli ove le sperimentazioni ebberouna pianificazione organizzata dalle SS, a cuituttavia parteciparono anche medici e ricercato-ri non inquadrati nell’organizzazione paramili-tare, risultano essere relativamente pochi. La Fi-gura 2 consente di localizzarli nell’Europa oc-cupata dai nazisti. Tra i ricercatori che collabo-rarono a vario titolo nei progetti di sperimenta-zione su cavie umane figurano personaggi lega-ti al mondo accademico e all’industria farma-ceutica tedesca; in alcuni casi furono coinvolti,con ruolo marginale, anche istituti di ricerca ecura dei paesi occupati o alleati (Italia) [10, 11]. Le sperimentazioni su cavie umana oltre adavere l’obbiettivo di studiare problematichespecificatamente militari, come per esempio lereazioni dell’uomo in condizioni di vivibilitàestreme a grandi altezze o in ipotermia e/o instato di congelamento - ricordiamo che gli avia-tori tedeschi raggiungevano grandi altezze perbombardare le città inglesi rimanendo così fuo-ri dall’azione della contraerea - presero di miraanche i bambini gemelli omozigoti per studi digenetica, selezionati nei lager. Fu il dott. JosefMengele (1911-1976), chiamato l’angelo dellamorte, il nazista che sviluppò esperimenti effe-rati su questi bambini (5). Nei laboratori istituiti nei campi vennero conce-piti studi pseudoscientifici sul trattamento de-gli omosessuali con ormoni e sulla castrazione ela sterilizzazione di uomini e donne mediantel’azione dei raggi X; l’obbiettivo di queste cru-deltà era quello di standardizzare un metodoper raggiungere più rapidamente l’estinzionedi coloro che i nazisti ritenevano esseri sub-umani. In questo delirio criminale i medici na-

Figura 1 - Castello di Hatheim (dipendenza diMauthausen). Qui iniziò il programma eutanasia suibambini handicappati (progetto Aktion T4).

Figura 2 - Principali lager nazistiove furono praticati esperimentisu cavie umane.

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zisti giunsero a compiere sevizie per studiareanaliticamente la fisiopatologia umana in con-dizioni di affamamento estremo e di disidrata-zione prolungata; questo tipo di esperimenti,ampiamente documentati, terminavano semprecon la morte delle vittime. Molti di questi crimini al termine del conflittocostituirono oggetto di processi intentati neiconfronti dei medici che operarono nei lager[12, 13]. Diversi medici furono giustiziati, altriscontarono anni di carcere, ottenendo in alcunicasi sconti di pena, ma non pochi furono coloroche ritornarono alla loro attività senza subirenessun giudizio. Precisiamo che la nostra revisione è indirizzatasolamente alle sperimentazioni compiute daimedici nazisti su cavie umane nell’intento distudiare alcune malattie infettive. Non verran-no pertanto affrontati argomenti che, seppureoggetto di sperimentazioni criminali, non rien-trano nelle patologie di natura infettiva.

n LA MALARIA

Le sperimentazioni su cavie umane riguardantila malaria consistono in due fasi temporali (nondiscontinue) dello sviluppo della ricerca. Il pri-mo periodo fa riferimento all’inoculazione ascopo terapeutico dei parassiti malarici. Questoapproccio, altrimenti noto sotto la denomina-zione di “malarioterapia”, fu concepito per otte-nere una cura dei pazienti affetti da paralisiprogressiva o tabe dorsale, grave manifestazio-ne terziaria della lue. La tecnica era stata conce-pita dal Prof Wagner von Jauregg5 a partire dal1917. A Vienna questo ricercatore trattava i pa-zienti con la manifestazione della lue terziariamediante l’inoculazione di parassiti malarici diPlasmodium vivax che è la varietà di plasmodiomeno pericolosa [14]. In Italia le sperimentazio-ni di malarioterapia furono praticate dal 1927presso l’Ospedale Psichiatrico di S. Maria dellaPietà di Roma. In realtà la malarioterapia noncostituì mai un metodo efficace per il tratta-mento della tabe, ma permise di compiere os-servazioni sull’immunità della malaria ed inparticolare consentì di stabilire i differenti gra-di di risposta immunitaria sia nei confronti deidifferenti plasmodi sia nei confronti di ceppi di-versi di Plasmodium falciparum. Da questo punto

di vista, di un certo rilievo furono le osserva-zioni di Ezio Mosna e di Giulio Raffaele [15]. Questo approccio terapeutico (scarsamente effi-cace) non era affatto scevro di rischi; le crisi feb-brili tipiche dell’infezione malarica rendevanoqueste inoculazioni particolarmente sgradite aipazienti ricoverati negli istituti psichiatrici,inoltre la possibilità che il trattamento invasivodesse luogo ad un coinvolgimento cerebrale eratutt’altro che remota. Ricordiamo che questesperimentazioni non erano praticate con il con-senso dei pazienti. Ad Amburgo dal 1926 PeterMuhlens fu uno dei primi ad affettuare esperi-menti; in genere i pazienti soltanto dopo 12 at-tacchi febbrili ricevevano una terapia contro lamalaria e naturalmente in questo lasso di tem-po si instauravano effetti collaterali seri: ittero,splenomegalia, disturbi cardiaci [16]. Nella pri-ma fase di queste ricerche si registrarono nu-merosi casi di decesso. La prima istituzione inGermania che intraprese queste ricerche fino al1925 fu l’ospedale psichiatrico di Rhine Provin-ce Dusseldorf-Grafenberg diretta da Franz Sio-li, che cooperava strettamente con WalterKikuth della Bayer a Elberfeld [16].Tra gli scienziati tedeschi che più si impegnaro-no in questo campo di ricerche va annoveratoKlaus Schilling che dopo una lettura tenutapresso l’Istituto di Sanità Pubblica di Romavenne invitato in Italia ad effettuare esperimen-ti su pazienti [17]. C’era un forte interesse poli-tico e scientifico da parte del governo prussianoad estendere la collaborazione con le istituzioniitaliane. Su queste basi si sviluppò una intensacollaborazione con il Prof. Missiroli (I.S.S.) diRoma e con l’Istituto Psichiatrico di Siena S. Ni-colò. Le sperimentazioni, che non avevano ob-biettivi terapeutici, consistevano nell’iniettarequantità crescenti di schizonti; Schilling erro-neamente credette di avere scoperto un’efficacevaccinazione quando questi soggetti non mo-strarono alcun sintomo dopo l’iniezione di unamistura di siero costituita da anticorpi anti schi-zonti e da schizonti. C’era un errore di base cherendeva l’esperimento sbagliato ovvero la di-mostrata mancanza d’immunizzazione nei con-fronti degli sporozoiti. Schilling, nonostante lecrescenti perplessità nel mondo scientifico ita-liano sui risultati conseguiti, continuò le sue ri-cerche tra il marzo e il novembre del 1941, iniet-tando schizonti, in quantità crescenti, anche in

5Il Prof Wagner von Juaregg ricevette il Premio Nobel per la Medicina e Fisiologia nel 1927 per i suoi studi sulla malarioterapia. Finoall’avvento della penicillina la malarioterapia costituì nel XX secolo il trattamento elettivo della neurolue [14].

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pazienti non affetti da paralisi progressiva pres-so l’Ospedale Psichiatrico di Volterra. Nel 1939le autorità italiane avevano bloccato i suoi studia Siena, però lo scienziato tedesco proseguì lericerche a Volterra nonostante il divieto; conquesta sua attività illegale preparava il suo ri-torno in Germania. In una sua relazione, a data12 novembre 1941 scriveva: “Abbiamo avuto suc-cesso nel raggiungere una immunità completa con-tro l’infezione malarica iniettando parassiti dellamalaria in combinazione con il chinino a due indivi-dui” [16].Schilling fin dal marzo del 1941 aveva offerto lasua disponibilità all’Ambasciata tedesca di Ro-ma proponendo una ricerca indirizzata al con-trollo delle infezioni malariche che colpivano imilitari della Wehrmacht. In particolare, egli as-sicurava che grazie ai suoi studi era possibile ri-durre l’impatto della malaria sui militari tede-schi in Bulgaria e in Grecia ove la malattia eraparticolarmente aggressiva.Nel novembre del 1941 Scilling si incontrò conil capo del sistema medico tedesco LeonardoConti e il 12 dicembre dello stesso anno Himm-ler gli ordinò di effettuare ricerche sulla malariaper conto dei nazisti [16]. Rientrato in Germa-nia dal gennaio 1942 gli fu messo a disposizio-ne a Dachau un laboratorio di ricerca e gli espe-rimenti su cavie umane iniziarono il 23 febbraio1942. Il grande protettore di Schilling fu in que-sta seconda fase di sperimentazioni - che assun-se gli aspetti franchi del crimine più efferato -Ernst-Robert Grawitz6. In qualità di Reichsphysi-cian delle SS e dei corpi di polizia, Grawitz ave-va introdotto Schilling nei circoli più alti del po-tere nazista e aveva propagandato le sue ricer-che parlandone a Himmler. A Dachau Schillingebbe a disposizione un luogo appartato ovevennero ripetuti su larga scala gli stessi esperi-menti effettuati in precedenza a Volterra su po-chi soggetti. Questi malati venivano infettatimediante iniezione di schizonti, prelevati dalsangue di pazienti con malaria terzana. Mentreall’inizio delle sperimentazioni erano scelte ca-vie umane in buona condizione di salute, crimi-nali professionisti, secondo l’opinione di Schil-ling, e preti polacchi, con il tempo le vittime,tutte provenienti dal campo, divennero semprepiù defedate, furono così infettati soggetti ma-lati e denutriti; anche persone con grave insuf-

ficienza miocardica furono sacrificati in questipseudoesperimenti. Ricordiamo che a Dachautifo petecchiale, dissenteria, tubercolosi e mal-nutrizione erano largamente diffuse. In accordo con la documentazione ritrovata altermine del conflitto e presentata al Processo diDachau si è calcolato che con 115 serie di testcomplessivi, Schilling martorizzò 1.200 prigio-nieri. Durante le fasi iniziali del crimine furonoinfettate 200 persone e 17 morirono subito. Eglidiresse il laboratorio con estremo rigore e scru-polo; giorno e notte venivano rilevati ai pazien-ti pulsazione, temperatura e nel caso l’infezioneavesse avuto successo venivano eseguiti scree-ning giornalieri su campioni di sangue. Inoltre,l’incidenza di ogni evento avverso veniva ri-portata puntualmente. Tutti i pazienti vennero infettati con il P. mala-riae. Allo scopo di effettuare i suoi test aveva bi-sogno di anopheles, delle loro uova e di varie po-polazioni di plasmodia. Questo materiale gliveniva fornito dall’Istituto Grafenberg di Dus-seldorf, dall’istituto di Sanità Pubblica di Romae dall’Istituto Robert Koch di Berlino [16]. Prima degli accessi febbrili somministrava allesue vittime dosi di neosalvarsan, chinino, pira-midone, aspirina, da soli o in combinazione; fu-rono inoltre testati nuovi farmaci come quellodenominato con la sigla 2516 prodotto dalla ca-sa farmaceutica Boehringer; Schelling nelle spe-rimentazioni documentava tutto con dettagliatirapporti di laboratorio. Interessante è quantoscrive uno dei suoi collaboratori, il Dott. Blaha:“… per 15 giorni al prigioniero fu somministratoPyramidon alle dosi di 4 gr ogni volta fino a che isuoi globuli rossi furono completamente disintegra-ti”; scrive ancora Blaha in riferimento alle auto-psie: “… dimostrarono che vi era un certo numerodi intossicazioni letali dovute a Salvarsan, Antipiri-na e Piramidon”. I pazienti particolarmente gra-vi e prossimi al decesso venivano trasferiti nelreparto di medicina interna, ove la causa dellamorte era volutamente mistificata e nascosta,ascrivendo il decesso a “problemi di circolazione oinsufficienza di cuore”; il Dott. Willi Wittekler inseguitò ammise che in nessuna occasione avevascritto nel certificato di morte che la causa era lamalaria, ubbidendo ad un preciso ordine diSchilling. Frederich Hoffman, un prete cattolicoceco, ex-detenuto nel campo, raccontò al pro-

6Ernest-Robert Grawitz (1899-1945) fu il consigliere di Himmler sull’impiego delle camere a gas durante l’Olocausto e condusse bru-tali esperimenti sugli ebrei. Era anche il capo della Croce Rossa tedesca. Verso la fine della guerra divenne medico personale di Hi-tler. Morì suicida insieme alla moglie ed ai figli mentre era a cena facendo esplodere due granate che teneva nascoste sotto la tavola[18].

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cesso di Dachau, presentando documenti per-sonali, che 324 preti cattolici, a seguito di speri-mentazioni sulla malaria morirono durante laloro detenzione [13]. Queste sperimentazioni ebbero termine il 30marzo del 1945, immediatamente prima dellaliberazione del campo da parte degli americani.Klauss Schilling (Figura 3) fu processato a Da-chau, insieme alle guardie del campo, alla finedel 1945 e venne impiccato a Landsberg il 28maggio 1946 [19].

n LA TUBERCOLOSI

Sperimentazioni su cavie umane vennero con-dotte nei campi di Dachau e di Auschwitz, maparticolarmente efferato fu l’esperimento con-dotto su bambini internati nel campo di con-centramento di Neuengamme7 situato a sud-estdi Amburgo. Regista di questo crimine fu il me-dico Kurt Heissmeyer (1905-1967) [22]. Speciali-sta in tisiologia, aveva lavorato all’esordio dellacarriera nel famoso ospedale di Davos. In se-guito, trasferitosi a Berlino, ebbe un incarico diassistente all’ospedale Vittoria Augusta; quin-di, avendo aderito al nazismo, venne assegnatoad un ospedale dell’organizzazione SS. Consi-derate le sue ambizioni pensò di poter svilup-pare la carriera puntando sull’assegnazione diun laboratorio di ricerca in un campo di con-

centramento, ove poter ottenere “materialeumano” su cui compiere studi e aprirsi così lastrada della carriera universitaria. Utilizzandoamicizie e parentele ben introdotte nell’orga-nizzazione delle SS e dei campi di concentra-mento riuscì a convincere, nel marzo del 1944,Leonardo Conti (capo della Sanità del Reich),che era in grado di scoprire un vaccino efficaceper contrastare l’infezione tubercolare. Nellacatena di comando nazista, come nel caso diSchilling, la decisione finale la prese Himmlerche assegnò a Heissmeyer un laboratorio speri-mentale (la baracca 4) nel campo di Neuengam-me [23].Sulla base di scarse competenze in ambito im-munologico e batteriologico sperimentale, uti-lizzando obsolete conoscenze, già da tempo cri-ticate dal mondo scientifico8 progettò una speri-mentazione segreta su cavie umane.La sua idea era “tremendamente” semplice: adifferenza dei due medici austriaci Kutscherache proponevano di stimolare il sistema immu-nitario con iniezioni di tubercolina, lui iniettavabacilli (viventi) della tubercolosi nel sottocuta-neo delle sue vittime, convinto che formandosifocolai d’infezione in loco si sarebbero costituitedifese immunitarie di tale significatività da es-sere assimilabili ad una vaccinazione contro latubercolosi. Inizialmente si servì di 32 prigio-nieri di guerra russi, convinti a collaborare incambio di cibo; il risultato fu negativo rispettoalle attese, inoltre si registrarono immediata-mente 4 decessi verosimilmente per dissemina-zione miliarica del bacillo tubercolare.Questo fiasco non dissuase Heissmeyer; trami-te Oswald Pohl ottenne 20 bambini ebrei prove-nienti dal campo di sterminio di Birkenau pro-curategli da Joseph Mengele che li aveva sele-zionati con un feroce stratagemma. Entrato inuna baracca dove erano segregati i bambinil’”angelo della morte” disse con tono amichevole:“chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti”[23). I fanciulli selezionati provenivano originaria-mente da Francia, Olanda, Yugoslavia, Poloniae Italia e giunsero al lager di Neuengamme il 29novembre del 1944. A gennaio del ’45 ai bambi-ni furono iniettati i bacilli della TBC e immedia-tamente comparvero linfoadenopatie localizza-

Figura 3 - Klaus Scilling durante un suo interrogato-rio al processo. Scilling fu giustiziato nel 1946.

7Operativo già dal 1938, in questo campo furono compiuti i primi tentativi di uccisione di massa dei deportati con il gas Zyklon B[20, 21].8Tra il 1929 e il 1939 due medici austriaci, i fratelli Kutschera, avevano pubblicato diversi articoli sull’immunologia della TBC, soste-nendo che inoculando tubercolina si sarebbe potuta innalzare nel soggetto la specifica capacità di reazione immunitaria al bacillo diKoch [24].

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te nel cavo ascellare (Figura 4); nell’arco di po-co tempo le linfoghiandole furono asportatechirurgicamente ed inviate al patologo HansKlein9 che, valutato il quadro istologico, notificòil referto dell’esame a Heissmeyer il 12 marzo1945. Come nella precedente sperimentazione,non si era generato alcun anticorpo specifico.Con l’avanzare degli alleati la liquidazione del-le vittime alloggiate nella baracca 4 divenne unproblema. Heissmeyer aveva lasciato Neuen-gamme e il comandante Max Pauly ricevette daBerlino l’ordine che il dipartimento sperimenta-le era annullato. C’era l’urgente necessità di farscomparire le tracce delle sperimentazioni, itempi stringevano e non era possibile eliminarele vittime in loco in quanto a Neungamme si era-no installati i funzionari della Croce Rossa Sve-dese, mentre i prigionieri scandinavi venivanofatti evacuare.Le SS nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1945 or-ganizzarono il trasporto dei bambini insieme adue medici francesi deportati, René Quenouillee Gabriel Florence, a due infermieri olandesianch’essi deportati, Anton Hölzel e Dirk Deu-tekom, e a 14 prigionieri russi. Il camion si di-resse verso il vicino paese di BullenhuserDamm ove nell’edificio della scuola locale, il ca-po SS Arnold Strippel, coadiuvato da altre SS,organizzò la strage. Prima gli adulti vennerostrangolati, poi i bambini furono narcotizzatidal medico del campo di Neuengamme, AlfredTrzebinski con una iniezione di morfina e quin-di impiccati a chiodi piantati in una stanza delseminterrato della scuola. Subito dopo i corpivennero cremati per non lasciare tracce [23]. Trzebinski fu processato e condannato a mortel’8 ottobre 194610 [25]. Anche il comandante del

campo Max Pauly e Wilhelm Dreimann, unadelle guardie SS che accompagnarono i bambi-ni, furono processati e condannati all’impicca-gione. Il 10 ottobre dello stesso anno furono im-piccati altri due nazisti: Johann Frahm e EwaldJauch che avevano partecipato alla strage.Durante il processo emersero le responsabilitàdi Kurt Heissmeyer che nel frattempo era ritor-nato a vivere tranquillamente a Magdeburgonella Germania est, esercitando la professionedi medico. Una campagna di stampa iniziatanel maggio del 1959 dal settimanale Stern ri-portò alla memoria la storia dei bambini impic-cati nella scuola di Bullenhuser Damm, facen-do così riemergere il ruolo di Heissmeyer. Sol-tanto nel 1963 il criminale nazista fu arrestato egiudicato per gli esperimenti compiuti suibambini nel 1945. Nel 1966 fu condannatoall’ergastolo e non alla pena di morte perchél’accusa non riuscì a dimostrare che lui avevadato l’ordine di uccidere i bambini. Rinchiusoin carcere a Bautzen morì di infarto il 29 agosto1967. Arnold Strippel, che sicuramente ebbeuna responsabilità direttiva nella strage, emer-sa nel dibattimento del primo processo, inspie-gabilmente riuscì, grazie ad una serie di com-plicità all’interno della magistratura, a scampa-re al giudizio [26]. La vicenda dei bambini-cavia di Neungamme èinteressante perché sottolinea la ferocia dimo-strata nella progettazione ed esecuzione dipseudoesperimenti scientifici. Nella sua disu-mana crudezza consente di cogliere interamen-te la feroce determinazione della classe medicanazista che pianificò alla fine la strage nel ten-tativo di occultare le prove del crimine.

n IL TIFO PETECCHIALE

Che il tifo petecchiale in era pre-antibiotica fos-se un grave problema era noto e che, in tempodi guerra nelle trincee e nelle caserme, costi-tuisse un pericolo costante lo si era constatatodurante il primo conflitto mondiale. I verticinazisti avevano la consapevolezza che una epi-demia di tifo avrebbe messo in crisi uno o piùsettori dei fronti aperti ad est con l’URSS e inEuropa centro-meridionale nella penisola bal-canica.

Figura 4 - Fotografie scattate ai bambini che inqua-drano le linfoadenopatie tubercolari nello scavoascellare.

9Hans Klein non solo non ebbe problemi al termine della guerra, ma divenne professore universitario all’Università di Heidel-berg [23].10Al processo Alfred Trzebinski fece questa dichiarazione: ”Nel periodo che ho trascorso nel campo di concentramento ho visto molte cose inu-mane ed ero in qualche modo insensibile, ma non avevo ancora visto un bambino impiccato” [25].

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Alla fine di dicembre 1941 fu convocata presso ilMinistero degli Interni del Reich una riunione acui partecipò Leonardo Conti, capo del ServizioSanitario dell’esercito Handloser, altri funziona-ri del Ministero della Salute Pubblica quali Rei-ter, Gildemeister e Mrugowski, capo dell’Istitu-to di Igiene delle SS, il dott. Demnitz in rappre-sentanza della IG Farben (Bayer) e Linden, sot-tosegretario del Ministero degli Interni. Nel cor-so di questa riunione fu deciso di creare una “se-zione ricerche sul tifo petecchiale” e di affidarlaal dott. Ding-Schuler. Nella sottodivisione deicompiti alla IG Farben fu assegnato il compitodi costruire uno stabilimento a Lemberg oveprodurre il vaccino; inoltre, si decise che questosarebbe stato oggetto di sperimentazione sugliinternati di Buchenwald. Ding-Schuler avrebbecollaborato con il medico SS Waldemair Hovennella sperimentazione [11]. La seconda riunione fu di carattere operativo evide la partecipazione, oltre che di funzionari disecondo livello, anche di un rappresentante del-la casa farmaceutica Boehring. In questa riunio-ne fu presa la decisione di sperimentare un al-tro vaccino prodotto da questa industria e le ca-vie si sarebbero scelte tra gli internati di Bu-chenwald. In un diario di lavoro scritto da Eugen Kogon,ma controfirmato da Ding-Schuler, così vieneriportato in data 29 dicembre 1942: “poiché gliesperimenti sugli animali si sono rivelati di valoreinsufficiente si è deciso di condurre altri tests su es-seri umani” [11]. A Buchenwald le baracche delBloch 46 e del Bloch 50 furono i sinistri luoghiove si conduceva il lavoro di sperimentazionesugli internati. Il “protocollo di ricerca” redatto dal prof. Gil-demeister consisteva nell’infettare contempora-neamente con un ceppo di Rickettsia prowazekii(microrganismi morti) centinaia di deportati ementre una parte più consistente (382) venivasottoposta a vaccinazione con 16 diversi tipi divaccino, una parte meno consistente (89 depor-tati) non era vaccinata. I risultati furono negati-vi, si registrano complessivamente 383 ammala-ti con 97 decessi. Sconcertante risultò il fatto cheil numero maggiore di decessi fu osservato tra ideportati vaccinati. La fase seguente della spe-rimentazione contemplò lo studio della via disomministrazione, ovvero si propose di stabili-re se l’iniezione per via endovenosa o per viasottocutanea potesse influire sul risultato. Allafine altri 19 deportati perirono e non si ottenneun risultato scientificamente interessante. Il tifo petecchiale rimaneva un problema di sa-

nità militare molto grave ed altri medici nazistividero in quei lugubri anni l’opportunità di fa-re esperimenti su cavie umane. Il dott. EugenHaagen (Figura 5) dell’Università di Strasburgoa partire dall’estate del 1943 si cimentò in unanalogo progetto di vaccinazioni. Gli esperi-menti furono praticati nel campo di concentra-mento di Struthof-Natzweiler su di un primogruppo di deportati abbastanza defedati poi,nel novembre del ’43, Haagen ne ottenne altri100 in “buone” condizioni fisiche. I test di Haa-gen prevedevano, a differenza di Ding-Schuler,l’utilizzo di germi vivi, in questo caso lo stimo-lo immunogeno più potente avrebbe consenti-to, nel progetto pseudoscientifico di Haagen, diutilizzare vaccini più efficaci. Il primo esperi-mento condusse a morte 29 deportati [11].Fu allora preso in considerazione un altro vac-cino, proposto da Gerhard Rose, prodottodall’Istituto Sierologico di Stato di Copena-ghen. Questo prodotto venne testato su circa 30zingari. Il risultato anche in questo caso fu falli-mentare perché non solo il vaccino risultò inef-ficace - si registrarono più morti tra i vaccinatirispetto ai non vaccinati -, ma presentava gravieffetti collaterali. Visti gli insuccessi dei primi esperimenti, la cru-deltà di Haagen in questa fase raggiunse il mas-simo livello: per stabilire in maniera cronome-trica il quadro evolutivo della patologia venne-ro infettati 25 polacchi con germi vivi, poi que-sti deportati furono uccisi in diversi stadi dellamalattia [11]. É inutile ribadire che anche inquesto caso si trattò di una inutile crudeltà.Il percorso criminale del dott. Haagen non eraancora giunto al capolinea. Testò un altro vacci-no (essiccato) su 80 deportati e in questo caso idecessi assommarono a 29. È difficile stabilirese questi pazienti morirono per gli effetti colla-

Figura 5 - EugenHaagen, professo-re all’Università diAmburgo.

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terali o per il tifo. Visti gli insuccessi, ancora nelmaggio del 1944 il Dott. Haagen otteneva altri200 deportati per proseguire il suo deliranteesperimento.Abbiamo accennato all’interesse dell’industriafarmaceutica nei confronti della ricerca di unvaccino contro il tifo petecchiale, e la grandedisponibilità di cavie umane, in un clima ge-nerale ove l’esistenza dei deportati era svalu-tata e molti erano addirittura considerati sub-umani, era un’occasione favorevole, unica, perspeculare sulle necessità sanitarie che la guer-ra creava.La Bayer e la IG Farben si impegnarono e sicompromisero in sperimentazioni di due pro-dotti: il granulato di acridina e il rutenol [26]. Lesperimentazioni furono condotte, come al solitodiligentemente, ad Auschwitz, dal dott. Hel-

mut Vetter. Gli effetti collaterali, per ammissio-ne dello stesso medico sperimentatore furonodisastrosi in quanto i prigionieri accusarono vo-mito ripetuto quando il farmaco fu sommini-strato a dosi modeste (0,25 mg), ma con dosi piùelevate si conclamarono quadri patologici mol-to più gravi: nefriti, broncopolmoniti, flemmonicutanei, edema del laringe, emorragie intestina-li. Visto l’insuccesso, gli esperimenti furono ri-petuti a Buchenwald e i risultati rilevati furonoanaloghi, con un tasso di mortalità tra gli infet-tati e successivamente trattati con il rutenol del56%, mentre con l’acridina si attestarono sul53%; complessivamente questi pseudoesperi-menti causarono la morte di 62 deportati [11]. Helmut Vetter era convinto che il rutenol po-tesse essere utilizzato anche come farmaco anti-tubercolare; nella Figura 6 viene riprodotta una

Figura 6 - Corrispondenza dellacasa farmaceutica Bayer ove vie-ne citato il Dottor Vetter, si pro-poneva di fare esperimenti con ilrutenol in malati di TBC.

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sua corrispondenza con la casa farmaceuticaBayer.I deliranti valori etici che sostenevano questecriminali sperimentazioni su cavie umane furo-no ben sintetizzati in una frase pronunciata dalgerarca delle SS Leonardo Conti quando, nelcorso di una riunione, Gerhard Rose trovò laforza di criticare l’uso dei deportati per effet-tuare le sperimentazioni. Così si espresse Conti:“Un piccolo numero di esseri umani che comunquesono destinati alla morte in altro modo come crimi-nali o prigionieri , possono benissimo sacrificarsi persalvare centinaia di migliaia di vite umane” [11].

n L’EPATITE VIRALE

Abbiamo accennato alle problematiche sanita-rie emerse durante il conflitto collegate a quellache all’epoca era denominata “epidemia itterica”e che colpiva i soldati della Wehrmacht. Tra ilgiugno 1943 e il gennaio del 1945 i campi di Sa-chsenhausen e Natzweiler furono teatro diesperimenti indirizzati alla ricerca delle cause eforse alla sperimentazione di vaccini utili percontrastare la diffusione di questa patologia. Gli studi di laboratorio furono condotti inizial-mente dal dott. Arnold Dohmen11 (medico mili-tare). Queste ricerche avevano chiarito che lacausa dell’epatite era un virus. Visto l’interessestrategico militare, il capo del servizio medicodelle SS, Ernst Robert Grawitz, il I di giugno del1943 scrisse a Himmler chiedendo di avviarel’inoculazione ad esseri umani di ceppi di virusepatitici. Gli esperimenti furono condotti a Sa-chsenhausen.Nella sua lettera, Grawitz spiegò che era neces-sario procedere nel percorso inverso a quantoera stato fino ad allora fatto, ovvero inoculareall’uomo ceppi virali coltivati; già in questa fa-se era prevista l’eventualità che si verificasserodecessi di deportati sottoposti agli esperimenti.Il capo del servizio medico delle SS terminavala lettera chiedendo condannati a morte, possi-bilmente giovani, da inoculare a Sachsenhausene perorava la figura del “camerata” Dohmen co-me direttore del progetto di ricerca [28].

Due settimane dopo Himmler rispose dando ilplacet allo sviluppo del progetto, ordinando chefossero messi a disposizione di Dohmen 11ebrei polacchi di Auschwitz, trasferiti a Sach-senhausen. Le conclusioni dei risultati ottenutisulle cavie umane sarebbero dovute poi esseremesse a disposizione dei professori Kurt Gut-zeit e Haagen dell’Università di Amburgo12.Nonostante le perplessità di Dohmen ad ese-guire gli studi infettando cavie umane (bambi-ni) le sperimentazioni iniziarono anche perchéil capo delle SS Himmler lo minacciò di pesantipunizioni. Il giorno 15 luglio 1943 i bambini fu-rono infettati. L’esperimento fu poi allargato adAuschwitz e a Lipsia. Dopo la dimostrazioneche l’infezione poteva essere trasmessa alle ca-vie umane fu lo stesso Himmler che si fece pa-trocinatore della sperimentazione, sempre sudeportati, di un vaccino. Con l’intervento delcapo delle SS anche il campo di concentramen-to di Buchenwald entrò nel progetto [28]. Non ènoto se poi venne sperimentato un vaccino; èpossibile che non ci fosse in quel momento unprodotto in grado di essere testato, pertantoquesto ulteriore sviluppo rimase solo un lucidoe criminale delirio di disponibilità.È interessante sottolineare in questa vicenda unrisvolto inquietante; il prof Kurt Gutzeitdell’Accademia di Medicina Militare che fu an-che docente all’Università di Bratislavia scrisse,in un passaggio di una lettera ad Haagen a Stra-sburgo, la seguente frase: “… desidero creare lecondizioni ideali per eseguire l’experimentum crucisdell’inoculazione ad homine. Bisognerà prendere al-cune cautele di cui per iscritto non posso parlare….” (28). Questa lettera venne scritta il 24 giu-gno e il 27 giugno 1943 Haagen gli risposeinformandolo che gli esperimenti, volendo, sipotevano eseguire anche a Strasburgo. Nonsappiamo se poi gli esperimenti in questa cittàvennero condotti procedendo con l’infezione dicavie umane, a cui seguirono le vaccinazioni,come desiderava Himmler. Tuttavia è necessa-rio precisare che in questo come in altri pseu-doesperimenti su cavie umane non solo i medi-ci appartenenti alle strutture SS furono gli idea-tori di questi crimini, ma anche alcuni settori

11Arnold Dohmen non apparteneva alle SS ma era un professore dell’Accademia di Medicina Militare. Collaborando con il Prof.Gildemeister dell’Istituto Robert Koch di Berlino era giunto alla conclusione che l’epatite era causata da un virus e non da un bat-terio [27].12Alcuni accademici dell’Università di Strasburgo si distinsero particolarmente nel campo degli esperimenti criminali nazisti. Dal giu-gno 1943 al settembre 1944 Rudolf Brandt e il colonnello SSWolfram Sievers (direttore per le ricerche militari) volontariamente e il-legalmente provocarono la morte di civili e di appartenenti alle forze armate dei paesi in guerra con la Germania mentre erano in pri-gionia. Inoltre 112 ebrei furono selezionati, misurati e fotografati, e poi uccisi. Tutti i corpi furono sottoposti ad autopsia e venneroeseguiti test comparando le misure anatomiche per razza, caratteristiche patologiche, forma e taglia del cervello [29, 30].

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del mondo accademico tedesco e della medici-na militare parteciparono attivamente alla loroprogettazione.

n SPERIMENTAZIONE DI FARMACI(SULFAMIDICI)

Già dal 1935 erano stati introdotti grazie allescoperte di Gerhard Domagk i derivati dell’aci-do sulfanilico13 nella terapia antibatterica e ilProntosil (sulfocrisoidina) fu il primo prodottoche la chimica farmaceutica tedesca (Bayer) mi-se sul mercato. Purtroppo la scoperta del ricer-catore tedesco non fu accolta con l’attenzioneche meritava dal mondo medico del terzo Reiche all’inizio della guerra, nel 1939, il problemadelle infezioni conseguenti a ferite da armi dafuoco rimaneva insoluto.Quando il 27 maggio del 1942 Reinhard Hey-drich, Governatore del Protettorato di Boemia eMoravia, venne ferito in seguito ad un attenta-to compiuto dai partigiani, si accese un dibatti-to nel mondo medico tedesco intorno all’utiliz-zo dei sulfamidici in quanto la ferita, procuratadalle armi da fuoco, aveva dato luogo ad unaestesa infezione. In quell’occasione i sulfamidi-ci non vennero somministrati e Heydrich morì.Venne però istituito un gruppo di lavoro daKarl Gebhardt (generale maggiore delle SS) co-stituito dal suo assistente Fritz Fischer (Figura7), da Gerhard Schiedlausky (medico nel campodi concentramento di Ravensbrück, che fu poiimpiccato nel 1947), dal dott. Rolf Rosenthal edalla dottoressa Herta Oberheuser; le prigionie-re di Ravensbrück furono utilizzate come caviecon il mandato di stabilire la reale efficacia deisulfamidici [31]. Inizialmente, colture di batteri vennero inocula-te a 5 deportate: i ceppi batterici erano stati in-viati dall’Istituto di Igiene delle SS, alle donneera stata procurata una ferita nella gambaprofonda mezzo centimetro e lunga otto. La fe-rita veniva ricucita e la gamba rifasciata in mo-do tale che non si disturbasse il decorso dell’in-fezione. A breve distanza di tempo seguìl’estensione del medesimo esperimento su altri5 prigionieri.Sorsero dubbi sulla reale potenza dei germi ino-culati e pertanto Gebhardt ottenne da JoachimMrugowsky (capo dell’Istituto di Igiene delle

SS) batteri più attivi che furono iniettati su 10deportati. A Ravensbrück c’erano solo detenutee gli uomini scarseggiavano: pertanto, da que-sto momento in poi, furono utilizzate solo don-ne e si scelsero le deportate “politiche polacche”.Mano a mano che si addentravano nel crimina-le esperimento i medici nazisti decisero di si-mulare sempre di più le oggettive condizioniche si realizzavano sul campo di battaglia e co-sì introdussero nelle ferite in un gruppo di 10detenute, batteri con piccole schegge di legno,in altre 10 batteri con frammenti di vetro ed inun terzo gruppo, della stessa consistenza, batte-ri unitamente a schegge di vetro e legno.Grawitz, in qualità di capo della Croce RossaTedesca, si recò a Ravensbrück per conoscere irisultati dell’esperimento sulle cavie umane[32]. Dovette rimanere molto deluso quandoapprese che non vi erano stati ancora morti, econseguentemente impartì a Fritz Fischer l’or-dine di riprodurre il processo infettivo conmaggior impegno invitandolo ad utilizzare learmi da fuoco per ferire le detenute e poi so-vrainfettarle come succedeva al fronte [33].L’imprevedibilità devastante di una ferita otte-nuta con questa modalità dissuase però sia luisia il suo capo Gebhardt, nell’adozione di que-sto approccio particolarmente cruento. Preferi-rono simulare la rottura dei tessuti medianteuna tecnica più “ragionata”, ma altrettanto in-vasiva. Cominciarono a tagliare i vasi sanguigniafferenti al tessuto che si voleva poi ledere percreare l’infezione in modo da rendere ischemi-ca la ferita. Effettivamente l’interruzione dellacircolazione sanguigna nel settore di cute che si

Figura 7 - Fritz Fi-scher. Maggioredelle SS. Pena im-partita: ergastolo,commutata il 15anni di carcere, nel1954 fu scarceratoe subito assuntoalla Boehring.

13Gerhard Domagk nel 1939 ottenne il Premio Nobel per la Medicina, ma il regime nazista gli impedì di ritirarlo. Egli aveva scopertogià dal 1932 che il Prontosil rosso aveva proprietà antibatteriche nei confronti degli streptococchi.

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voleva colpire favorì nell’arco di 24 ore lo svi-luppo dell’infezione. È doveroso precisare chein questo nuovo setting sperimentale si evitòd’introdurre le schegge di vetro e legno come inprecedenza si era pensato. Per rendere l’esperi-mento più efficace e più calzante al processopatologico che si realizzava quando i soldaticontraevano l’infezione delle ferite, oltre ai ger-mi inviati dall’Istituto di Igiene furono inocula-te in loco, contemporaneamente, colture distreptococchi e stafilococchi [34].Con questi accorgimenti il sadico esperimentosulle cavie umane aveva preso la “china giu-sta”: ora le sofferenze delle deportate erano di-ventate veramente enormi, ma nel clima di Ra-vensbrück questo particolare era ininfluente.Una volta ottenuto il risultato dello sviluppodelle infezioni, Gebhardt e Fischer divisero ledeportate in due gruppi: il primo venne tratta-to con metodi chirurgici mentre l’altro con i sul-famidici. É necessario sapere che nel trattamento delle fe-rite infette di Heydrich, a causa delle convin-zioni di Gebhardt, non si era ricorsi ai sulfami-dici, pertanto l’esperimento era condizionatoda questo precedente e il risultato, per motiviprevedibili, doveva dimostrare un fallimentodell’approccio terapeutico con i farmaci. Fi-scher volle poi aggiungere alcune possibilità diinfezione che proprio per le peculiari caratteri-stiche microbiologiche degli agenti infettivi in-trodotti ad arte non avrebbero potuto dimostra-re l’efficacia dei sulfamidici.Grazie alla testimonianza resa da ZophiaMaczka, una dottoressa radiologa di Cracovia,ex-prigioniera politica in custodia protettivanoi possediamo informazioni dettagliate suquanto avvenne nel corso di queste sperimenta-zioni su cavie umane. “I medici ed il personale disupporto non erano addestrati. Gli ambienti non era-no né asettici, né igienici. Dopo gli esperimenti, lepazienti venivano lasciate nelle stanze ancora sottoshock senza aiuto medico, senza l’aiuto delle infer-miere o qualsiasi controllo. Le operazioni venivanofatte secondo la volontà dei medici con strumentichirurgici non sterilizzati. Il dottor Rosenthal che haeffettuato la maggior parte delle operazioni, si di-stingueva per il suo sadismo. Verso la fine del 1943gli esperimenti vennero effettuati nel bunker che eral’orribile prigione del lager. Le vittime venivano ope-

rate lì perché avevano cercato di opporsi e le opera-zioni venivano condotte nelle celle senza neppure la-vare le parti del corpo che sarebbero state operate.Questa era l’atmosfera scientifica nella quale veni-vano effettuati gli esperimenti scientifici. Tutti gliesperimenti venivano effettuati sulle gambe e le pa-zienti venivano narcotizzate.Gli esperimenti erano divisi in due gruppi principali:1) Esperimenti che prevedevano l’infezione del pa-ziente.

2) Esperimenti asettici14.Nel primo caso veniva aperta una ferita nella gambache successivamente veniva infettata con batteri.Vennero usati lo stafilococco aureo, il malignumdell’edema, il bacillo della cancrena gassosa e il clo-stridium tetani. Weronika Kraska, infettata con ilclostridium tetani morì dopo alcuni giorni. KasimiraKurowska fu infettata con il bacillo della cancrenagassosa morì anche Lei dopo alcuni giorni. Con ilMalignum dell’edema furono infettate Aniela Lefa-nowicz, Zofia Kiecol, Alfreda Prus e Maria Ku-smierczuk. Le prime tre morirono dopo pochi giorni,mentre Maria Kusmierczuk sopravvisse all’infezione.Rimase malata per più di un anno, ma oggi è viva edè prova vivente. Venivano utilizzati pirettici le feriteinfettate provocavano velocemente la malattia” [34].Poi Zophia Maczka rispose a questa domanda:”Perché il professor Gebhardt, con la sua formazio-ne, effettuò questi esperimenti? Per esaminare inuovi farmaci dell’industria chimica tedesca; prin-cipalmente vennero usati il cibazol (sulfathiazole) el’albucid (sulfacetamide). Anche il tetano vennetrattato in questo modo. I risultati dei trattamentinon venivano controllati o se veniva fatto la meto-dologia era inadeguata, superficiale e di nessunautilità” [34]. Tra il 24 e il 26 maggio 1943 all’Accademia Mi-litare di Berlino si tenne un convegno e in quel-la sede il generale di corpo d’armata delle SSKarl Gebhardt (già professore associato pressola Facoltà di Medicina dell’Università di Berli-no) poté affermare che alla luce del suo esperi-mento su cavie umane i sulfamidici non eranoefficaci nella cura delle infezioni [11].Gebhardt concluse la sua carriera quando fucatturato, insieme a Heinrich Himmler, il 2 giu-gno 1945; tradotto davanti al tribunale di No-rimberga e nel processo effettuato ai medici na-zisti, venne ritenuto colpevole di crimini diguerra e contro l’umanità. Fu impiccato il 2 giu-

14“Gli esperimenti asettici consistevano in operazioni sulle ossa, sui muscoli e sui nervi. Venivano effettuati i seguenti esperimenti: a)fratture, b) trapianto d’osso, c) innesto d’osso. Le ossa venivano rotte nella parte inferiore delle gambe con colpi di martello e suc-cessivamente venivano ingessate con delle pinze (Janiga Marczewska) o senza pinze (Leonarda Bien). Per ulteriori informazioni sul-le modalità delle sperimentazioni effettuate su cavie umane a Ravensbrück si consulti il sito internet alla voce Olokaustos “La testi-monianza di Zophia Maczka” [34].

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gno 1948 nella prigione di Landsberg am Lechin Baviera [12].Fritz Fischer alla fine del conflitto venne cattu-rato dagli alleati e fu anche lui tra gli accusatinel processo di Norimberga ai medici nazisti;giudicato colpevole venne condannato all’erga-stolo, scampando alla forca in quanto non ap-partenente all’organizzazione delle SS. Succes-sivamente la pena venne ridotta a 15 anni e nel1954 ottenne la scarcerazione in base ad unprovvedimento di clemenza. Una volta liberofu assunto nell’industria chimica farmaceuticaBoeringher di Ingheneim [33].

n CONCLUSIONI

Al termine della guerra si é stimato che negli 8principali lager tedeschi ove sono avvenutiesperimenti medici su cavie umane siano mortecirca 7.000 persone. È difficile stabilire il nume-ro esatto di quanti furono sottoposti a questiesperimenti. Noi in questa disamina abbiamoconsiderato solamente alcune patologie infetti-ve di cui si possiede una documentazione det-tagliata. Anche ricerche sulla febbre gialla, incollaborazione con medici criminali giapponesi,furono sviluppati durante il conflitto, ma permotivi contingenti non si è potuto approfondi-re questo argomento [35]. Altre ricerche sembrasiano state prospettate per il vaiolo, il paratifo ela dissenteria [36].Ci è parso interessante concludere questo arti-colo citando la testimonianza resa da ZophiaMaczka.

Alla domanda: qual era il destino di quelle pri-gioniere che riuscivano a lasciare vive l’ospeda-le a Ravensbrück? Rispose: “Quasi tutte erano di-venute zoppe e sopportavano terribili sofferenze co-me risultato delle operazioni. Ancora più terribileera la tortura morale inflitta perché da quel momen-to vivevano con la convinzione che alla fine sarebbe-ro state uccise per nascondere la prova degli esperi-menti. Le autorità del lager, il comandante Suhren,l’aiutante Braeuning e la soprintendente principaleBinz, ricordavano attraverso i loro ordini alle vitti-me che non dovevano dimenticare di essere delle con-dannate a morte. Infatti ben 6 delle pazienti sopra-vissute alle operazioni furono uccise” [34].All’inizio del 1945 il comandante del campo,per riuscire ad eliminare tutte le detenute di Ra-vensbruk , visto che il colpo di pistola alla nucagli sembrava non abbastanza efficiente, decised’introdurre il gas zyklon b (Figura 8) nelleoperazioni di liquidazione e fece costruire fret-

Figura 8 - Confe-zione di zyclonB(gas utilizzato perlo sterminio dimassa nei campi diconcentramentonazisti).

Figura 9 - Forni crema-tori del lager di Raven-sbruk.

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tolosamente una camera con annesso forno cre-matorio (Figura 9). A gennaio del 1945 a Ra-vensbrück c’erano 46.000 deportate che però siridussero a 11 000 ad aprile. Il 23 aprile 7.000detenute furono evacuate in Svezia dalla CroceRossa svedese, grazie alla cosiddetta “operazioneBernadotte”. Tre giorni dopo le SS organizzaro-no la deportazione verso nord di altre detenute,in una terribile marcia della morte, nel tentativodi nascondere i crimini. Quando il campo di Ravensbrück fu liberatodai russi all’interno c’erano ancora 3.000 depor-

tate e qualche centinaia di prigionieri malati (Fi-gura 10) [31].La vicenda dei campi di concentramento ove sipraticarono esperimenti su cavie umane nonterminò con la fine della guerra. Infatti, furononumerosi i suicidi verificatisi anche molti annidopo la liberazione [37]. Coloro che entrarononei lager non ne uscirono più e portarono il far-dello della loro sofferenza per tutta la vita.

Keywords: infectious diseases experiments,Nazis, concentration camps.

Figura 10 - Prigionieri alla libera-zione nel 1945 del campo di con-centramento di Ravensbruk.

L’autore ha compiuto una disamina di quanto èpubblicato sulla rete, scientificamente documenta-to, in relazione alle sperimentazioni su cavie uma-ne compiute nei lager dai medici nazisti durante laseconda guerra mondiale. La ricerca è limitata alle sperimentazioni con og-getto malaria, tubercolosi, tifo petecchiale ed epa-tite virale e le sperimentazioni riguardanti i sulfa-midici. I campi di concentramento coinvolti neiprogrammi sperimentali su cavie umane furonoNatzweiler-Struthof, Dachau, Mauthausen, Bu-chenwald, Neuengamme, Ravensbrück, Sach-senhausen e Auschwitz. Si è stimato che comples-sivamente (considerando anche sperimentazioniche esulano dalle patologie citate), circa 7.200 de-portati perirono nel corso o in seguito agli esperi-menti. Al termine del conflitto in due processi, aNorimberga e a Dachau, diversi medici criminalifurono giudicati e a quelli ritenuti colpevoli fu im-partita la pena di morte o vennero sottoposti ad

anni di detenzione. Alcuni, come il famigeratoMengele, riuscirono a sottrarsi al processo. Grazieai processi fu fatta parziale luce su questi criminiche non raramente ebbero come vittime bambini,selezionati con fredda crudeltà in sezioni specialidi segregazione. L’organizzazione delle SS fu lastruttura che garantì ai programmi di sperimenta-zione il massimo di efficienza, sia sul piano logisti-co attraverso il sistema di controllo operativoall’interno dei lager, sia grazie ad una strutturamedica autonoma, rigidamente gerarchizzata, dimedici inquadrati, direttamente dipendenti dal ca-po delle SS (Reichsführer) Heinrich Himmler. É co-munque interessante rilevare che collaborarono al-le sperimentazioni su cavie umane anche mediciesterni all’organizzazione delle SS, militari appar-tenenti alla Wermacht, medici inseriti nel mondouniversitario tedesco e ricercatori strutturati in al-cune industrie farmaceutiche tedesche (IG Farben,Bayer, Boehring).

RIASSUNTO

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The author systematically examined all available publi-cations and web documents, with regard to scientifical-ly documented experiments carried out by Nazi physi-cians in their concentration camps during World WarII. This research focused on human experiments dealingwith: malaria, tuberculosis, petechial typhus, viral he-patitis, and those regarding sulphonamides as antimi-crobial agents. The concentration camps involved by ex-perimental programmes on human guinea pigs were:Natzweiler-Struthof, Dachau, Mauthausen, Buchen-wald, Neuengamme, Ravensbrück, Sachsenhausen andAuschwitz. Overall, around 7,200 deported prisonerswent to their deaths during or because of these experi-ments (also considering human trials other than previ-ously quoted ones). At the end of the war several physi-cians were charged with war crimes in two trials(Nuremberg and Dachau), and those found guilty weresentenced to death, or years of imprisonment. Some ofthem, including the notorious Josef Mengele, succeeded

in escaping capture and being brought to justice.Thanks to these trials, partial light has been shed onthese crimes, which not infrequently had children asdesignated victims, selected with excruciating crueltyin special segregation sections. The SS was the keystructure which ensured maximum efficiency for theseexperimental programmes, from both logistic planningthrough to an operative control system carried out inconcentration camps, and thanks to an autonomous,dedicated medical structure, which included a rigid hi-erarchy of physicians directly dependent on the head ofSS forces (Reichsführer), i.e. Dr. Heinrich Himmler.Moreover, it is worth noting that also physicians whowere not part of the SS corps collaborated in the aboveexperiments on human guinea pigs: these included mil-itary personnel belonging to the Wehrmacht, academicphysicians from German universities, and researcherswho worked in some German pharmaceutical indus-tries, such as IG Farben, Bayer and Boehring.

SUMMARY

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[36] http://www.olokaustos.org/argomenti/esperi-menti/medexp08.htm[37] www.fondazionebasso.it[38] I deportati italiani nei lager nazisti. B. Maida.http://docs.com/viewer?a=v&q:SvHHaJUVfvwJ:www.fondazionebasso.it

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