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GLI INQUINANTI DI ORIGINE TERRESTRE NELL’ADRIATICO (Marine pollution from land based source in the Adriatic) Ferdinando De Rosa Direttore Tecnico Scientifico ARPAM Hotel Sporting, Torrette di Ancona, 4 novembre 2004. La legislazione italiana, con Dlgs n. 152/99, ha recepito le Direttive 91/271/CEE e 91/676/CEE relative rispettivamente al trattamento delle acque reflue urbane ed alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati. Questo decreto unifica ed omogeneizza in un unico dispositivo molte norme precedentemente in vigore per la protezione della acque dall’inquinamento in relazione alle autorizzazioni, i monitoraggi, il risanamento ed i recuperi. Nell’ambito di ciascun bacino idrografico viene perseguita la tutela integrata per gli aspetti qualitativi e quantitativi e la definizione degli obiettivi di qualità ambientale da raggiungere secondo scadenze predefinite, tenuto conto dei risultati della classificazione che deriva dall’apposito sistema di monitoraggio. Nella Regione Marche, l’Agenzia per la Prevenzione Ambientale denominata ARPAM, ha predisposto il sistema a rete necessario per il monitoraggio delle acque dolci al fine di potere effettuare le relative classificazioni ed in modo da valutare gli apporti inquinanti verso il Mare Adriatico. Sui 17 bacini idrografici sono state predisposte 64 stazioni (61 lungo i corsi d’acqua superficiale dolce e 3 sui laghi) (Figura 1) e lungo i 173 Km di costa sono state predisposte 226 stazioni di controllo della balneazione (Figura 2), che sono suddivise a seconda della Provincia lungo il litorale (70 per Pesaro, 74 per Ancona, 33 per Macerata e 49 per Ascoli Piceno).

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Page 1: GLI INQUINANTI DI ORIGINE TERRESTRE NELL’ADRIATICO · (Marine pollution from land based source in the Adriatic) Ferdinando De Rosa ... urbane ed alla protezione delle acque dall’inquinamento

GLI INQUINANTI DI ORIGINE TERRESTRE NELL’ADRIATICO

(Marine pollution from land based source in the Adriatic) Ferdinando De Rosa Direttore Tecnico Scientifico ARPAM Hotel Sporting, Torrette di Ancona, 4 novembre 2004.

La legislazione italiana, con Dlgs n. 152/99, ha recepito le Direttive 91/271/CEE e 91/676/CEE relative rispettivamente al trattamento delle acque reflue urbane ed alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati. Questo decreto unifica ed omogeneizza in un unico dispositivo molte norme precedentemente in vigore per la protezione della acque dall’inquinamento in relazione alle autorizzazioni, i monitoraggi, il risanamento ed i recuperi.

Nell’ambito di ciascun bacino idrografico viene perseguita la tutela integrata per gli aspetti qualitativi e quantitativi e la definizione degli obiettivi di qualità ambientale da raggiungere secondo scadenze predefinite, tenuto conto dei risultati della classificazione che deriva dall’apposito sistema di monitoraggio.

Nella Regione Marche, l’Agenzia per la Prevenzione Ambientale denominata ARPAM, ha predisposto il sistema a rete necessario per il monitoraggio delle acque dolci al fine di potere effettuare le relative classificazioni ed in modo da valutare gli apporti inquinanti verso il Mare Adriatico.

Sui 17 bacini idrografici sono state predisposte 64 stazioni (61 lungo i corsi d’acqua superficiale dolce e 3 sui laghi) (Figura 1) e lungo i 173 Km di costa sono state predisposte 226 stazioni di controllo della balneazione (Figura 2), che sono suddivise a seconda della Provincia lungo il litorale (70 per Pesaro, 74 per Ancona, 33 per Macerata e 49 per Ascoli Piceno).

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Figura 1. Carta della rete di monitoraggio delle acque superficiali della Regione Marche, approvata con DGR n. 3138 del 28/12/2001, in cui si possono distinguere le stazioni appartenenti alla rete regionale e quelle appartenenti anche alla rete nazionale.

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Figura 2: Rappresentazione cartografica delle stazioni di campionamento della qualità delle acque di balneazione del litorale marchigiano, con indicazione dell’assegnazione delle Bandiere Blu (riquadro con cerchio e onda) e degli approdi turistici (ruota di timone) (Anno 2003).

Le reti, oltre che la suddivisione in classi di qualità ambientale, consentono anche la valutazione dell’efficacia degli interventi adottati per la riduzione dei carichi inquinanti veicolati verso il mare e la programmazione di nuovi interventi.

Il modello può essere esportato in qualsivoglia realtà e nella Regione Marche consente di tenere sotto controllo un litorale che è rappresentato dal 16 % di costa alta protetta, il 3 % di costa bassa protetta e l’81 % di costa non protetta. Quest’ultima deve essere mantenuta evitando il degrado, dal momento che è quasi totalmente adibita ad usi balneari e quindi rappresenta un enorme interesse economico per la collettività.

Lo stato ambientale dei corsi d’acqua è calcolato annualmente sulla base dei risultati delle analisi che vengono mediate a partire dai valori che si ottengono mensilmente e la situazione si esprime in termini di classe elevata, buona, sufficiente, scadente e pessima. Come si vede nella rappresentazione cartografica (Figura 3).

La classe elevata non risulta presente in alcuna stazione e la quasi totalità delle acque dolci delle zone montane si presenta di classe buona, mentre la fascia collinare subisce una declassificazione e si riduce a sufficiente e talora anche a scadente e addirittura nelle zone di foce si raggiunge la classe di qualità pessima.

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Figura 3. Classificazione dei corsi d’acqua superficiali ai sensi dell’allegato 1 del D.Lgs. 152/99 effettuato in base alle analisi delle acque prelevate nelle stazioni di monitoraggio nell’anno 2003. La colorazione riportata sulla carta in corrispondenza delle aste fluviali individua i bacini fluviali.

Secondo gli obiettivi previsti dal Dlgs 152/99, entro l’anno 2008 tutte le

stazioni devono rientrare almeno nella classificazione sufficiente ed è quindi necessario effettuare interventi normativi ed economici di spessore. Si tratta in particolare della quasi totalità delle stazioni costiere relative ai bacini del Tavolo, Foglia, Cesano, Arzilla, Misa, Esino, Musone, Chienti, Tenna, Ete Vivo, Tesino, Tronto.

Entro il 2016 le stesse stazioni, a cui si aggiungono Marecchia, Conca, Potenza e Aso dovranno fare un ulteriore passaggio migliorativo e rientrare nella classificazione buona.

Per il raggiungimento degli obbiettivi si prevede prima del 2008 di completare gli impianti di depurazione delle zone costiere e la corretta gestione degli stessi, l’emanazione di una normativa regionale che regolamenti la presenza di “vasche di prima pioggia” nelle fognature cittadine e la normativa regionale per il rispetto del Minimo Deflusso Vitale (MDV).

Entro il 2016 si propone l’attivazione del 3° stadio impiantistico per i depuratori delle zone costiere, la corretta gestione di tutto il ciclo idrico, l’incentivazione per il risparmio dell’acqua, la fitodepurazione e fertirrigazione, la realizzazione effettiva delle vasche di prima pioggia atte al contenimento dei primi 5 mm di pioggia o un tempo

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equivalente di 15 min. di pioggia, su cui effettuare un trattamento di disoleazione/filtrazione/sedimenatzione ed infine il rispetto di buone pratiche agricole e l’entrata a regime del MDv.

Una situazione analoga è descritta in termini di “idoneità delle acque alla vita dei pesci” (Figura 4), in cui è possibile vedere che le zone di foce sono mediamente non idonee mentre le zone intermedie dei corsi d’acqua sono idonee ciprinicole e le zone montane si presentano ancora fortunatamente di tipo salmonicole.

Figura 4. Classificazione delle stazioni di monitoraggio in base alla conformità per la vita dei pesci, riportata per l ’anno 2003. Gli elaborati degli altri anni presentano il medesimo andamento. La carta riporta anche le aree a protezione speciale, le aree bioitaly ed i parchi o riserve naturali.

Il monitoraggio di tutte le stazioni è disponibile da molto tempo e le elaborazioni fatte a partire dal 1997 mostrano che non vi è una grossa variabilità nel corso dei singoli anni e che la situazione di degrado delle zone di foce dei corsi d’acqua marchigiani permane abbastanza costante nel tempo. Ricordiamo infatti che si tratta di valutazioni medie e che la classe di qualità, ammesso che fosse possibile riferirla ad ogni singolo mese, presenterebbe valori di degrado molto più elevati nei periodi di magra che coincidono con i mesi di agosto, settembre e ottobre.

Le acque di balneazione risentono della situazione fluviale ed infatti in prossimità delle foci e subito a ridosso delle stesse le acque di mare non hanno una qualità elevata ed infatti in genere non sono adibite a stazioni balneari.

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La balneazione è peraltro vietata indipendentemente dalle analisi nelle focidei fiumi e nei porti, in quanto zone non balneabili per Legge, e comunque si può osservare che tutta la costa marchigiana viene sottoposta al monitoraggio, che rappresenta il primo presupposto per una corretta valutazione di merito.

A fronte di una media nazionale di costa balneabile del 65 % circa, le Marche presentano una media del 87,2 % (Figura 5) con un 6,6 % di costa non balneabile per motivi indipendenti dall’inquinamento per effetto delle Leggi che vietano l’attività nei porti e nelle foci dei fiumi ed un 6,1 % di costa non balneabile per inquinamento.

87.2%

2.9% 3.2% 6.6% 0.1%

Km idoneikm temporaneamente non idoenikm permanentemente non idoneikm permanentemente non idonei per altri motivinon controllata

Figura 5: Balneabilità della costa marchigiana – Stagione 2003

La situazione d’altra parte è diversa a seconda della provincia che viene presa in considerazione e si ha una balneazione favorevole nella costa di Pesaro pari al 91,4 %, per la costa di Ancona per il 95 %, per la costa di Macerata 36,4 % e per la costa di Ascoli Piceno 88 %.

Le principali cause di riduzione delle caratteristiche di idoneità alla balneazione sono la presenza di particolato minerale in sospensione (limo trasportato dai fiumi) e talvolta la proliferazione abnorme di organismi algali microscopici, ma soprattutto la contaminazione fecale.

L’inquinamento deriva dalla immissione diretta derivante dagli scolmatori di piena e caditoie stradali, ma anche in modo indiretto dalla movimentazione dei sedimenti portuali, manutenzione degli impianti di depurazione, scarichi estemporanei di fanghi, e soprattutto dall’apporto costante dei fiumi in cui recapitano gli scarichi delle fognature più o meno depurati.

In aggiunta al monitoraggio delle acque ai fini della balneazione, la situazione dei litorali è stata indagata attraverso l’analisi dei sedimenti marini, con analisi chimico-fisiche, microbiologiche e tossicologiche su 67 campioni della spiaggia sommersa prelevati lungo il litorale marchigiano.

Le analisi in particolare hanno riguardato la granulometria,, i composti organo clorurati, la sostanza organica, gli oli minerali, i metalli pesanti, i coliformi, le spore di clostridi e la tossicologia mediante vibrio fischeri.

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Una indagine più approfondita viene riportata in Figura 6, nella quale viene fatta una suddivisione in quattro classi di qualità basate sul parametro che con maggiore frequenza è responsabile del degrado e dei divieti di balneazione (coliformi fecali):

- ottimo, per valori compresi fra 0-20 UFC; - sufficiente per valori da 21 a 100 UFC; - insufficiente, per valori da 101 a 400 UFC; - pessimo, per valori maggiori di 400. Questa classificazione consente di individuare le zone critiche in base alle

analisi dell’acqua e tale classificazione è stata integrata con le analisi dei sedimenti per i quali si è considerata una fascia di naturalità come uno stato normale, una definibile come parzialmente antropizzata ed una definibile come situazione critica, che è presente solo in situazioni molto limitate.

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Figura 6: Balneabilità della costa marchigiana – Medie dal 1998 al 2002 basata sul parametro coliformi fecali.

A completamento della visione panoramica di tutta la situazione ambientale è stato effettuato lo studio delle biocenosi lungo la costa per valutare lo stato di naturalità e la presenza degli organismi pregiati che sono un importante indice della mancanza di inquinamento.

Di seguito per rendere il quadro più completo si riporta anche la

classificazione in base all’indice TRIX delle acque costiere per l’anno 2003 (Figura 7).

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L’indice trofico TRIX e la relativa scala trofica, utili per definire, in termini rigorosamente oggettivi, le condizioni di produttività delle acque marino-costiere, scaturiscono dall’analisi di tre tipologie di variabili:

• i fattori che sono espressione diretta della produttività (clorofilla “a”, ossigeno disciolto);

• i fattori nutrizionali sia totali (fosforo totale, azoto totale) sia disponibili (azoto minerale disciolto, fosforo minerale disciolto);

• i fattori supplementari di qualità dell’acqua (trasparenza).

Figura 7: Rappresentazione cartografica dell’indice TRIX nelle acque marine costiere nell ’anno 2003