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GRANDE ERASMO, CE L’HAI FATTA! ordinanze ALMA MATER Dalla Facoltà alla ScuolaTorna- lUniversi Nino mi chiamo Il fumetto sul Gramsci bambino POLITICA ESTERA USA: verso le presidenziali ottobre

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Numero di ottobre 2012

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Page 1: Grande Erasmo, ce l'hai fatta!

GRANDE ERASMO,

CE L’HAI FATTA!

ordinanze

ALMA MATER Dalla Facoltà

alla ScuolaTorna-

l’Universi tà

Nino mi chiamo Il fumetto sul

Gramsci bambino

POLITICA ESTERA USA: verso le

presidenziali

ottobre

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numero di ottobre SOMMARIO

Fondi erasmus: scampato pericolo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.1di Gianluca Scarano

Concorsone 2012 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.3di Michele Musso

La riforma dell'Ateneo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.4di Gianluca Scarano

Nino mi chiamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.6di Prisca Amoroso

America, it's time to make a change . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.8di Federico Manfredi Rossi

Primarie a stelle e strisce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.10di Enrico Verdolini

"L'Italia in gol" accende i motori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.11di Gabriele Monforte

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fondi erasmus:scampato pericolo

Nel suo venticinquesimo anno di età il programma erasmus rischiava di essere tagliato. Ottime invece le notizie dall'Europa.

''Finalmente dall'Unione europea la notizia di due provvedimenti, l'introduzione della tassazione delle transazioni finanziarie e la salvaguardia del programma Erasmus per i giovani, in netta controtendenza con la linea dell'austerità cieca e indiscriminata perseguita finora da alcuni governi che rischia di travolgere conquiste di civiltà fondamentali e ormai consolidate''. Lo afferma in una nota il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella (Pd). C’è sollievo dopo che negli ultimi giorni sembrava che per noi non ci sarebbe stato più spazio nel programma erasmus. Un problema riguardante le risorse disponibili per quest’anno ma che sicuramente avrebbe rimesso in discussione i termini di un

programma comunitario non solo importantissimo per le carriere universitarie di molti di noi, ma anche quello che probabilmente è di maggior successo in assoluto. Andiamo con ordine. Di recente il deputato francese Alain Lamassoure, presidente della Commissione Parlamentare per il Bilancio Europeo, aveva annunciato che il budget dell’Unione non sarebbe più stato sufficiente a finanziare certe azioni negli Stati Membri più colpiti dalla crisi. A rischio il Fondo Sociale Europeo (ovvero lo strumento della Politica di Coesione che si occupa di investimenti nel capitale umano), che ha accumulato debiti per 10 miliardi, il Progetto di Educazione ed Apprendimento Permanente (in cui rientra il conosciutissimo programma Erasmus, che terminerà i suoi fondi la prossima settimana) ed il Programma per la Ricerca e l’Innovazione.Lamassoure, dopo il rifiuto della Commissione Parlamentare dei Bilanci ai tagli richiesti dal Consiglio riguardo al budget 2013, ha aggiunto che nel budget 2012 non sono stati previsti abbastanza controlli dell’impiego delle spese. In particolare per quanto

riguarda l’Erasmus mancavano risorse pari al 30% delle richieste avanzate per il periodo settembre-dicembre.Pronto l’appello promosso dalla Rete Universitaria Nazionale insieme con altre organizzazioni giovanili e associazioni studentesche europee iscritte alla campagna RISE UP (www.iriseup.eu), al cui centro vi è la richiesta di trovare maggiori fondi per l’istruzione attraverso la tassazione delle rendite finanziarie, procedendo, semmai, verso l’ampliamento dell’Erasmus, e non viceversa.

Tra l’altro si tratterebbe di notizie arrivate con un tempismo beffardo, in quanto il 2012 è l’anno in cui il progetto Erasmus celebra i suoi 25 anni di attività. L’Erasmus nacque infatti nel 1987 ad opera dell’allora Comunità Europea e sancisce la possibilità per uno studente universitario europeo di effettuare un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università in un’università straniera. E’ uno degli strumenti chiave per la socializzazione europea, fondamenta per la costruzione di un senso di appartenenza

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“Pronto l’appello promosso dalla Rete Universitaria Nazionale insieme con altre organizzazioni giovanili e associazioni studentesche europee iscritte alla campagna RISE UP (www.iriseup.eu), al cui centro vi è la richiesta di trovare maggiori fondi per l’istruzione attraverso la tassazione delle rendite finanziarie, procedendo, semmai, verso l’ampliamento dell’Erasmus, e non viceversa.”

che sta alla base dell’identità di cittadino europeo. Lo stesso nome del programma, oltre ad essere uno scioglilingua di acronimo (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students), deriva dall’umanista Erasmo da Rotterdam, teologo olandese che viaggiò per diversi anni in tutta Europa al fine di comprenderne le differenti culture.Nell’arco di 25 anni oltre 3 milioni di giovani europei sono stati protagonisti del progetto Erasmus. Per generazioni di cittadini europei formarsi, creare conoscenza, economia,

socialità, in un paese diverso dal proprio, è stata l’opportunità per contribuire in maniera simbolica e concreta al processo di integrazione europea.Un progetto quello Erasmus che mette al centro della propria stessa identità quelle che dovrebbero essere le basi dell’unione politica del nostro continente: i saperi, le pari opportunità, la fratellanza, la mobilità geografica e sociale. Far morire questa esperienza, dopo un quarto di secolo di importanti risultati ottenuti, sarebbe un atto di miopia politica non perdonabile. Il peso ed i costi della crisi non possono ricadere su quella che invece dovrebbe essere una delle chiavi di volta per uscirne: l’investimento in ricerca, innovazione, mobilità.

Dopo le reazioni durissime contro la riduzione dei fondi per il programma Erasmus nel 2012 la Commissione europea

ha annunciato che presenterà un bilancio di rettifica con cui saranno integrate le disponibilità in modo da evitare danni agli studenti che rischiavano di perdere il contributo per le ultime mensilità dell'anno.

Gianluca Scarano

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Concorsone 2012Tra l'offerta di un' opportunità, le aspirazioni dei precari e il biasimo dei sindacati.

L'ultima volta successe nel 1999, con D'Alema al governo e Luigi Berlinguer nel ruolo di Ministro dell'Istruzione. Tredici anni dopo Profumo utilizza la stessa formula. E così tra il 6 e il 7 ottobre hanno avuto luogo le procedure di iscrizione al grande concorso pubblico per assegnare gli 11.542 posti e cattedre di personale docente nelle scuole dell’infanzia, primaria, secondaria di I e II grado (in Emilia Romagna i posti assegnati risponderanno al numero di 715). Il "concorsone" indetto dal Ministero dell'Istruzione si avvarrà in prima istanza di una prova preselettiva, un test composto da cinquanta quesiti tra logica, capacità di comprensione del testo, competenze digitali e comprensione di una lingua straniera, da sottoporre ai circa centosessantamila iscritti. Allo step successivo ci sarà una prova scritta, superata la quale si potrà accedere alla dissertazione orale e alla simulazione di una lezione tenuta davanti agli alunni.Ma chi può accedere al concorso? Solamente chi è già iscritto nelle graduatorie e chi ha ottenuto

una laurea quinquennale prima del 2003-2004 pur non avendo conseguito l'abilitazione. In parallelo ci sarà un numero uguale di assunzioni basato esclusivamente sulle graduatorie, facendo sì che nell'arco di un paio d'anni si possa parlare di circa ventitremila nuovi contratti di lavoro nel mondo scolastico.Le polemiche non si sono fatte attendere, specialmente in quella parte sociale direttamente interessata dal bando. La FLC CGIL, il sindacato dei lavoratori del settore scolastico, lamenta fortemente l'esclusione dei giovani dal concorso (in quanto ai neolaureati che ancora devono abilitarsi grazie agli appositi corsi TFA è precluso l'accesso), la mancata occasione di stabilizzare i precari già presenti nelle strutture scolastiche nonché il carattere non meritocratico del test di preselezione, e lo fa con un appello diretto al Parlamento. Il Gilda (associazione professionale degli insegnanti) ha invece chiesto l'annullamento al Tar del Lazio accusando il bando di avere numerose violazioni della legge, mentre il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, un organo consultivo per il ministero, lo ha giudicato più blandamente come "inopportuno" sebbene le modalità di svolgimento siano state apprezzate.Nel mirino dei sindacati anche i costi che bisognerà sopportare per il concorsone, che non trovano riscontri con la cifra preventivata dal ministero: Profumo ha dichiarato che la

spesa sarà di un milione di euro; spesa che coprirà le procedure, le commissioni e il compenso ad una ditta esterna incaricata di fornire i test di preselezione. Test passibili di critiche a causa della loro struttura, che poco si confà alle reali competenze necessarie ad un insegnante e che fanno sì che il concorso somigli più ad una lotteria che ad un reale processo meritocratico -su 50 domande infatti, ben 18 sono quelle di logica, altre 18 riguardano la capacità di comprensione del testo, 7 di lingua straniera (a scelta tra: inglese, francese, tedesco, spagnolo) e 7 di competenze digitali. Contro il concorsone non sono mancate le proteste di piazza, come a Firenze, dove un centinaio di insegnanti si sono riuniti sotto la prefettura per chiedere al ministro dell'Istruzione di prelevare, per i nuovi posti di lavoro, dai circa 168mila precari abilitati inseriti nelle graduatorie. Questo grande concorso appare dunque come una ghiotta opportunità per gli aspiranti lavoratori del settore scolastico, può rappresentare la possibilità di una scorciatoia per raggiungere la professione dell'insegnamento, ma nello stesso tempo assume le sembianze di un palliativo che non può avere la pretesa di arginare le carenze strutturali di un sistema scolastico pervaso dal precariato e dalla mancanza di risorse.

Michele Musso

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La riforma dell'Ateneo

Come cambia l'università con il passaggio dalle facoltà alle scuole.

L’Università si riorganizza. Per tutti coloro che si chiedevano cosa sarebbe accaduto una volta applicata l’infausta riforma Gelmini-Tremonti eccovi servita la forma che cambia. La forma, appunto, cambia in un modo, cioè in un grande acquisto di lucidissime e nuovissime targhe d’ottone da apporre davanti ai medesimi uffici di sempre. Nomi diversi ma stesse stanze e stesse facce di sempre, da quando abbiamo iniziato la carriera universitaria. Bene ma la sostanza dunque qual è? Bella domanda, perché la risposta non ce l’hanno né docenti, né personale amministrativo, ma forse qualche ufficio lontano confinato nell’ amministrazione centrale dell’ateneo e soprattutto chiuso verso l’esterno. Quell’ufficio lì magari vede qualche operatore che fuma la sua sigaretta in tranquillità nelle pause del lavoro, un lavoro duro perché vede squillare in continuazione il telefono. Dall’altra parte ci sono presidi, presidenti, direttori, segretari, docenti, responsabili, personale vario e

chi più ne ha più ne metta (vi ricordate la carriera di Fantozzi fino all’ultimo scatto “Dott. Ing. Lup. Man. President. Natural. Prestanom. Om. Di Pagl. Gran. Test. Di Caz.”?) che chiedono a ripetizione informazioni, istruzioni, procedure… semplicemente il “come devo fare” di ogni situazione lacunosa. Regolamenti che vanno e vengono, imprecisi, da correggere, troppo scarni, troppo esagerati, magari minano qualche delicato equilibrio accademico fino ad adesso mantenuto con molta attenzione… Si può sapere quindi cosa sta accadendo? Nel portale dell’Unibo troverete una pagina, anche molto preziosa per farsi un’idea a dir la verità, che però riassume i cambiamenti in maniera (ovviamente) abbastanza sterile, motivo per il quale servirebbe un’ulteriore analisi critica del tutto. Spetterebbe agli studenti, quali soggetti privi di interessi accademici e di cattedre o ruoli amministrativi fare un minimo di ricostruzione di tutti i passaggi che stanno riguardando questo processo di riorganizzazione. Partiamo, di base, dalla notizia del mese, dal 15 Ottobre le facoltà diventano Scuole… cosa significa? Il cambiamento è sottile, essenzialmente

nominale, magari unicamente rivolto a suggerire che qualcosa cambia ma non molto, perché si mantiene un’impostazione simile a quella della vecchia struttura istituzionale, con una struttura imponente, centrale e fisica quale quella della Facoltà/Scuola. Al livello più basso dell’organizzazione rimangono i corsi di laurea, e quelli (fortunatamente, ma anche potremmo dire “stranamente” visto il periodo!) non li tocca nessuno. In realtà ciò che cambia è la didattica. La struttura per facoltà non faceva altro che incardinare e gestire direttamente tutti i docenti che raccoglieva. Adesso non sarà più così perché questo inquadramento avviene ad un livello immediatamente precedente, quello del dipartimento. Il dipartimento per noi dell’ateneo di Bologna non è una struttura nuova, esisteva già, ma certo si trattava di qualcosa di diverso. Il vecchio dipartimento era una struttura abbastanza leggera dal punto di vista istituzionale (spesso con un corrispondente fisico con gli uffici dei professori) unicamente rivolta a coordinare le attività di ricerca dei docenti con aree di studio affini, un qualcosa che non prende decisioni, ma coordina…

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Di conseguenza vedevamo all’interno di una stessa facoltà diversi dipartimenti racchiudere professori omogenei per disciplina, spesso anche destinati all’insegnamento in facoltà diverse da quella di sede. I nuovi dipartimenti partono da questa logica di coordinamento ma la arricchiscono allo stesso tempo della decisione. Adesso il dipartimento si occuperà di tutta la didattica, decentrando una competenza prima spettante alla facoltà. Il dipartimento decide sulla didattica in luogo di ciò che in precedenza era stabilito totalmente alla facoltà: per intenderci è competente sull’organizzazione dei corsi di laurea e sugli insegnamenti da attivare. Potremmo allora dire che le Scuole altro non sono che delle facoltà “svuotate” della didattica. Ma allora a cosa servono le scuole? Le scuole fanno da arbitri della partita. Alle scuole restano le risorse e questo comunque è molto importante. Le scuole scelgono dunque come ripartire le risorse ai vari dipartimenti. Una sorta di supervisione dei dipartimenti. Qual è la nuova struttura che decide per la scuola? Il Consiglio di Scuola, formato da membri delegati da ciascun dipartimento appartenente. Quindi un organo più piccolo dei dipartimenti,i cui consigli sono formati da tutti i docenti, le rappresentanze studentesche e quelle del personale. In realtà sembrerebbe essere un organo

che più si avvicina al vecchio Consiglio di Facoltà di quanto non faccia il Consiglio di Scuola. Dunque se i dipartimenti sono 33 e le facoltà prima erano 23 non è che forse il tutto è diventato un attimino più complesso? Ma ci ricordiamo male o forse questa riforma Gelmini-Tremonti doveva seguire il dogma della semplificazione? Non conta che le Scuole adesso sono 11 perché in realtà i dipartimenti hanno una maggiore centralità nella nuova organizzazione, sono create per coordinarli ed evitare che questi si allontanino e si isolino vicendevolmente. La partita si gioca nei dipartimenti e le Scuole fanno da arbitro. Chi organizza la didattica sono i dipartimenti, come prima erano le facoltà, il che si ripercuote notevolmente sulla qualità dell’offerta formativa rivolta agli studenti. Si perché la logica dei tagli made in Gelmini-Tremonti ha finito col tradursi in quella dell’accorpamento finendo col creare delle creature abominevoli dalla non ben chiara identità. Basti pensare al dipartimento di Sociologia e Diritto che mette insieme sociologi e professori di scienze giuridiche aziendali! Quale corso di laurea ne potrà venir fuori non osiamo immaginare. E’ questo vuol dire tentare di riformare/razionalizzare il sistema universitario italiano senza applicare allo stesso tempo un reinvestimento di risorse pubbliche come

gridavamo a gran voce nel periodo in cui questa raccapricciante riforma era ancora in corso di approvazione. In realtà il principio del decentramento della didattica volta a sgonfiare le facoltà colme di troppe competenze non era totalmente sbagliata come idea di partenza, ponendosi l’obiettivo di avvicinare l’organizzazione della didattica ai luoghi di studio, ai corsi di laurea e quindi agli studenti. Il problema è che si è pensato di far ciò come volendo conservare una vecchia architettura istituzionale ritenuta efficiente, col risultato di rendere più complesso il tutto con la creazione di un ulteriore livello di decisione, quello dei dipartimenti, intermedio fra la Scuola e i corsi di laurea. Se vogliamo innovare bisogna avere anche il coraggio di farlo sul serio. Possiamo semplicemente auspicare che il tutto non abbia ripercussioni per noi studenti, come invece temiamo. Ma di questo ce ne renderemo conto più compiutamente solo in corso d’opera, per così dire.

Gianluca Scarano

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Nino mi chiamola graphic novel sul

Gramsci bambino

È nelle librerie la graphic novel Nino mi chiamo, Fantabiografia del piccolo Antonio Gramsci, data alle stampe lo scorso Maggio, scritta e disegnata dal nipote dell'intellettuale, Luca Paulesu, che con tratti garbati e una narrazione delicatissima, inscena, collocandole nell'infanzia di Gramsci, tante delle sue, più o meno note, vicende più tarde, accanto ad episodi che realmente risalgono ai primi anni di vita del piccolo Antonio.Nino nacque ad Ales il 22

gennaio 1891, da una famiglia di ceto impiegatizio che possedeva una piccola rendita fondiaria, quel che restava di un'eredità che la madre Giuseppina, rimasta orfana bambina, avrebbe dovuto ottenere con la maggiore età, e che era stata scialacquata dal suo tutore, uno zio farmacista, e il buon salario del padre, dirigente dell'Ufficio del Registro di Sorgogno.

Prima che entrasse alla scuola elementare, gli spuntò una specie di noce sulla schiena, e il piccolo Antonio non cresceva. La mamma gli faceva ogni giorno lunghi massaggi con la tintura di iodio, ma niente. Quella noce non voleva scomparire e anzi cresceva e cresceva, mentre Antonio restava piccino: fu così che in paese cominciarono a chiamarlo Nino. Un dottore di Oristano gli prescrisse questa cura: doveva starsene appeso al soffitto, con una corda.

Nel fumetto lo si vede, piccolo e triste, penzolare da una trave, la sottile ombra scura proiettata alle sue curve spalle e la grossa e imponente ombra di Gentile, il

capoclasse, favorito del maestro, che sogna di diventar ministro, a interrogarlo. Lo interroga fino alla fine, l'amico Gentile, mentre il piccolo Nino vola con la sua corda, e dondola, e vola per l'ultima volta.

C'è pure Croce, benedetto!, anzi, la Croce, affissa al muro dell'aula di scuola, sotto cui Nino viene spedito dalla maestra, a scontare la punizione. Nino ci parla, con la Croce, scendi e combatti!, dice, ché la fuori c'è un mondo grande e terribile!, discorsi grandi e piccole lamentele di bambino.

E poi l'amico Palmiro, amico immaginario, che il piccolo Gramsci è il solo a vedere al proprio fianco, e che scompare anche ai suoi occhi, quando c'è da fare a sassate con gli altri scolari. Lo rimprovera, il piccolo Nino, protesta, quando Palmiro si

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allontana, e lo chiama e lo chiama. È un amico sperato, Palmiro, un amico che non c'è, cui pure Nino si sforza di credere, in cui ripone le sue grandi speranze di bambino solo.

Costruisce barche di carta Nino, piegando i giornali -”Il Grido del Popolo”, l' “Unità”, l' “Avanti!”- grosse barche di carta, che con audacia lancia sull'acqua della fontana in cortile. “Mi dispiaceva solo che Luciano possedesse una semplice robusta barchetta di latta pesante che in quattro movimenti affondava e speronava i miei più elaborati galeoni con tutta la complicata attrezzatura di ponti e di vele. Tuttavia ero molto orgoglioso della mia capacità costruttiva”, ricorda Gramsci in carcere (Lettere dal carcere 1926-1937, Sellerio, Palermo 1996). Ed è proprio così, il Gramsci bambino di Paulesu, ingegnoso, orgoglioso e pieno di speranza, con i suoi elaborati velieri di carta contro le forti e rudi barche di latta degli altri bambini.

Momenti di delicata tenerezza, con la sorella prediletta, Teresina (nonna di Luca Paulesu, autore del fumetto), con cui Nino gioca

“ai libri”, a interpretare, cioè, i personaggi dei romanzi letti. Vignette dolcissime e amare, quelle che recano un richiamo più esplicito alla prigionia: Nino è chiuso, in punizione, nel cortile; sente il rombo del grande dirigibile Italia, vi si aggrappa e vola fuori dal cortile, libero. Ma è un sogno, e non può essere che un sogno, per il piccolo Nino, fiducioso e stanco. La sequenza si rifa alla vicenda del dirigibile Italia, guidato dal generale Nobile, che nel '28 si schiantò al suolo, al Polo Nord: i Sovietici mandarono in soccorso dei superstiti la nave rompighiaccio Krassin; Togliatti si adoperò poco, troppo poco, perché i soccorritori patteggiassero, in cambio dell'aiuto, il rilascio di Gramsci, e la fiacca richiesta passò inosservata.

Corredano la graphic novel stralci di lettere scritte da Gramsci al figlio, “Tu scrivimi sempre e di tutto ciò che ti interessa nella scuola. Io penso che la storia ti piace, come piaceva a me quando avevo la tua età, perché riguarda gli uomini viventi e tutto ciò che riguarda gli uomini, quanti più uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano e migliorano se

stessi non può non piacerti più di ogni altra cosa”; alla moglie Giulia, “Noi siamo sempre più diventati dei fantasmi, degli esseri irreali l'uno per l'altro”; pagine notissime “Odio gli indifferenti”; e persino temi scritti in quarta elementare, di cui si riporta anche il manoscritto.

Paulesu traccia un'immagine fiera e malinconica di Gramsci, senza indulgere ad un compatimento che la sua grande figura non meriterebbe, ma che, pure, la graziosa delicatezza del piccolo e avvilito Nino, tradito nelle sue speranze di puro, non manca di strappare al lettore.

Un fumetto cui accostarsi con attenzione, non trascurando le noticine che Paulesu inserisce in calce alle vignette, che rallentano il ritmo della lettura, offrendo voce al Gramsci delle Lettere e, soprattutto, dei Quaderni.

Imperdibile.

Prisca Amoroso

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AMERICA, IT’S TIME TO MAKE A CHANGE

ELEZIONI USA: COMINCIATA LA VOLATA FINALE PER LE PRESIDENZIALI, OBAMA - ROMNEY SUL FILO DI LANA

Hanno addosso gli occhi di tutto il mondo. Ogni loro parola, ogni loro gesto viene giudicato da quotidiani e televisioni di quasi 200 nazioni. Le loro decisioni sono destinate a pesare sul futuro di milioni di persone e forse a cambiare il corso della storia. Stiamo ovviamente parlando dei candidati alle presidenziali statunitensi, che mai come quest’anno si preannunciano equilibrate fino alla fine. Da una parte il presidente in carica Barack Obama, leader dei democratici e primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti. Sull’onda del motto “yes we can!” ha vinto piuttosto nettamente le

precedenti elezioni ma si è trovato di fronte a una situazione difficile. L’esplosione della crisi economica globale ha infatti aggravato la situazione dei conti pubblici americani, già indebitati dalla disastrosa gestione Bush. A conti fatti Obama ha evitato che la società americana

sprofondasse tra i debiti,ma non è riuscito a impedire un aggravamento della percentuale della disoccupazione della nazione leader del mondo. Il pezzo forte del suo mandato è stata comunque la famosa riforma sanitaria, che ha

permesso l’accesso al servizio sanitario a una maggior numero di cittadini americani e razionalizzato un sistema che poco aveva a che fare con i principi di un paese democratico. Dall’altra parte Mitt Romney, leader dei repubblicani e fondatore della Private Equity Bank Capital. Pezzi forti della sua

campagna elettorale la promessa aglielettori di un fortesgravio fiscale (tastoin realtà battuto fintroppo spesso dacandidati politici ditutto il mondo) euna politica estera aggressiva, finalizzata a risolvere definitivamente la questione della corsa iraniana al nucleare e a opporsi ai sentimenti

antiamericani sempre più diffusi nei paesi arabi e culminati nel recente assalto alle ambasciate USA, tra cui quella gravissima a Bengasi. Romney ha infatti criticato il suo rivale di aver tenuto un atteggiamento troppo tenero nei confronti degli estremisti arabi

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“Ogni loro parola, ogni loro gesto viene giudicato da quotidiani e televisioni di quasi 200 nazioni. Le loro decisioni sono destinate a pesare sul futuro di milioni di persone e forse a cambiare il corso della storia.”

e di non aver appoggiato con decisione lo stato di Israele nella controversia con l’Iran. Obama ha invece sostenuto che l’aggressività dei repubblicani porterà gli Stati Uniti a un’altra inutile e logorante guerra, commettendo così lo stesso errore del precedente presidente George Bush. Da non sottovalutare comunque gli altri candidati alle presidenziali. Su tutti Gary Earl Johnson, leader dei libertari, che ha scelto di non allearsi con nessuno dei 2 principali candidati. Ma anche Jill Stein del partito dei Verdi, che da sempre si oppone alla scelta degli Stati Uniti di continuare ad affidarsi all’energia nucleare. Difficilmente uno di loro potrà aspirare alla poltrona presidenziale, ma le loro

scelte e quelle del loro elettorato potrebbero rompere il delicatissimo equilibrio che pare esserci tra Obama e Romney. Il primo infatti sembra avere un leggero vantaggio sul secondo, ma dovrà difenderlo strenuamente fino al giorno delle elezioni, fissato al 6 novembre 2012. Per quella data sono previste anche le elezioni alla Camera dei Rappresentanti e per 33 seggi del Senato, dove i democratici

hanno recentemente perso la maggioranza. La sensazione è che la partita si deciderà, oltre che negli scontri televisivi (e nel primo è sembrato prevalere Romney), soprattutto in chi saprà meglio dare nuova speranza ai cittadini americani sulla possibilità di uscire dalla crisi. E inoltre sarà fondamentale ottenere la fiducia del ceto medio (e in questo caso Romney, appartenente alla casta dei banchieri, dovrà esser molto convincente) il cui

voto è risultato spesso decisivo in passato. Da queste elezioni dipende anche il futuro della società americana, destinata a essere sempre più liberale nel caso trionfasse Obama, più conservatrice e intransigente invece dovessero prevalere i repubblicani. Va infine ribadito che buona parte dei cittadini americani non sembri entusiasta degli attuali candidati, sono molti infatti coloro delusi da Obama ma

allo stesso tempo diffidenti nei confronti di Mitt Romney. Il comune pensiero di molti elettori pare insomma essere “Of two evils, choose the least”. Di due mali, scegli il minore.

Federico Manfredi Rossi

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Primarie a stelle e strisce

Come funzionano le elezioni primarie negli Stati Uniti d'America.

E' mattina. Sono le nove e mezza. Devo ancora fare colazione! Entro in un bar per prendermi un cornetto. Ci sono due signori seduti ad un tavolino. Sono impegnati a discutere fra loro di primarie."...Renzi proprio non mi piace. Ma poi lui e' di destra. C'è da votare Bersani! "L'amico non e' d'accordo. "Ma no, dai! Non hai capito niente. Renzi e' giovane, bisogna sostenerlo!" Primarie... Primarie... Primarie... Da qualche anno, le primarie da noi vanno di moda. Negli ultimi tempi, siamo presi dalle primarie del centro-sinistra che ci saranno il 25 novembre.

Ma... cosa sono davvero queste primarie?Le primarie sono merce d'importazione. Made in USA. Hanno una tradizione molto lunga. Nascono fra Ottocento e Novecento. I partiti di allora erano gruppi

chiusi. Poche persone sceglievano a tavolino i candidati di un partito. E' qui che nascono le primarie. Furono uno strumento per riavvicinare le persone alla politica.Il sistema americano e' un sistema bipolare: democratici contro repubblicani . Con le primarie si scelgono i candidati, non si sceglie il segretario del partito. Le primarie italiane che hanno eletto Bersani alla guida del PD non sarebbero concepibili nella logica statunitense.Le primarie negli USA sono una vera e propria istituzione.Ognuno degli stati dell'Unione ha una propria legge che le regola. Il modo in cui si vota cambia a seconda che le primarie siano organizzate in Florida o in California, in Texas o in Ohio.In alcuni stati abbiamo le "primarie chiuse". Per votare, devi registrarti qualche giorno prima in un albo degli elettori. In altri, abbiamo le "primarie aperte", a cui può partecipare chiunque. Fin qui nulla di strano. Ma ora viene il bello! In certi casi, i due partiti organizzano assieme le primarie. Si va a votare per le primarie democratiche e per quelle repubblicane nello

stesso giorno, allo stesso seggio. In alcuni stati le primarie vere e proprie nemmeno esistono! Ci sono i caucus: assemblee vivaci, di origine indiana, nelle quali si discute per ore su quale sia la persona da candidare.Primarie... Primarie... Primarie... I due signori del bar stanno continuando a chiacchierare fra loro."lo sai che si presenta pure Vendola?""Si! Sono primarie di coalizione, non di partito!""Ma non saranno troppi tutti questi candidati?""Boh! Comunque c'e anche il ballottaggio".Prendo il mio cornetto dal barista, e comincio a pensare fra me e me.Primarie di coalizione... Ballottaggio... se li sentisse un americano, non ci capirebbe proprio niente!

Enrico Verdolini

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"L'Italia In Gol" accende i motori

Crescono i consensi per il nuovo programma sportivo in onda su Radio Sommersa.

Cos'è L'italia In Gol?

L'Italia in Gol è un programma sportivo, partorito dalle menti di alcuni studenti universitari di Bologna, che si propone di contestualizzare e commentare i principali match di Serie A e delle coppe europee. La trasmissione partita il 7 Giugno in occasione degli europei, affronta con l'ausilio di numerosi ospiti e tecnici tutte le tematiche scottanti del mondo pallonaro con dovizia e assoluta meticolosità. La trasmissione (della durata di un'ora) si articola in 3 momenti, intervallati da alcuni minuti di pausa musicale. Il programma si chiude con le schedine dei nostri esperti, i quali sono soliti cimentarsi in pronostici azzardati e non. Quest'anno il

nuovo format (arricchito da una parte comica) mira ad alleggerire e ad allietare l'ascolto, nel tentativo di abbinare alla parte prettamente tecnica spezzoni ilari e giocosi.

Staff dell'Italia In Gol

Il programma propone un Parterre de rois di assoluto rilievo: in cabina di regia

troviamo "il tattico" Andrea Zaccone; in postazione cellulare il "giustiziere" Salvatore Enrico Falla; alla conduzione l'irrefrenabile Gabriele Monforte. I tre formano la parte fissa del programma e si amalgamano perfettamente, assicurando al

programma il giusto mix di pacatezza, pungolosità e frizzantezza. Il conduttore si segnala come un personaggio scatenato, senza freni inibitori, capace di far ammattire qualsivoglia interlocutore. Il giustiziere Falla invece incarna il prototipo dell'uomo equilibrato, ligio alla giustizia ed alla legalità. Il "Popi" Zaccone profondo conoscitore

di calcio internazionale, nonchè esperto di mercato, assicura invece alla trasmissione il giusto apporto di tecnicismo permettendole d'issarsi al livello delle più importanti rubriche sportive del panorama calcistico italiano. Quest'anno ai 3 di cui sopra si è affiancato il "duo

comico" Sebastiani- Castellani, che con interventi telefonici, sketch e imitazioni di vario genere apporta al programma il giusto tasso di simpatia e divertimento!

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l'Universi tà

“L'Italia in Gol è un programma sportivo, partorito dalle menti di alcuni studenti universitari di Bologna, che si propone di contestualizzare e commentare i principali match di Serie A e delle coppe europee”

Ospiti

Nell'ottica della competitività auspicata dai fondatori del programma, ci si propone di avere al più presto ai nostri microfoni alcuni importanti protagonisti del mondo del calcio e dello sport. Contiamo di far intervenire in trasmissione giornalisti sportivi di importanti testate, avvocati sportivi (che possano fare chiarezza sulle intricate vicissitudini giudiziarie dei club e dei calciatori), allenatori e giocatori. Naturalmente vi comunicheremo di volta in volta l'ospite di turno.

Curiosità

In trasmissione spiccano i siparietti "Falla- Zaccone" notoriamente tifosi rispettivamente di Juventus ed Inter. E' divertentissimo ascoltare con quanta passione sportiva i due si becchino a suon di battute e

rivendicazioni (nel rispetto di quel fair-play tanto invocato in sede Uefa e poco osservato nella realtà fattuale). Inoltre Non sfuggirà ai più il tono "pardiano" ed incalzante del conduttore Monforte, abile ad introdurre le tematiche più scottanti e a pizzicare i presenti. La coppia "Sebastiani-Castellani" con fare sardonico simulerà via via disavventure di vario genere, intervenendo dalle più improbabili alture africane ai principali stadi italiani per allietare gli ascoltatori ed alleggerire il clima di pathos che verrà a crearsi di volta in volta in trasmissione.

Quando va in onda L'Italia In Gol

Il programma andrà in onda due volte a settimana. Il lunedì ed il Venerdì potrete ascoltarci su Radio Sommersa (www.radiosommersa.listen2myradio.com) dalle 19:30 alle

20:30. Naturalmente apriremo la settimana commentando la giornata di campionato appena trascorsa, presentando le partite delle italiane impegnate nelle coppe europee. La chiuderemo analizzando le prestazioni dei club nostrani in terra europea ed esaminando il nuovo turno di Serie A.

Gabriele Monforte

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SinistraSinistraUniversitariaUniversitariarun.sinistrauniversitaria@gmail.com

contatto facebook: Sinistra Universitaria Bologna

S.U. È un'associazione studentesca nata una decina di anni fa con lo scopo di difendere, attraverso il metodo della rappresentanza, i diritti degli studenti dell'Ateneo di Bologna.Dietro a questa sigla, all'interno di questa associazione, ci sono infatti decine di ragazze e ragazzi, bolognesi e non, che si impegnano nelle loro facoltà cercando di risolvere i piccoli-grandi problemi che tutti gli studenti quotidianamente vivono, dal diritto allo studio, una battaglia per la quale da sempre ci battiamo affinchè sia garantito a tutti, agli esami disordinati e disorganizzati, alle aule sovraffollate o al problema degli affitti delle case e della sicurezza domestica.Crediamo che in anni in cui il rapporto tra politica e società è sempre più difficile, sia importante non essere passivi, ma che sia giusto fare qualcosa, lottare per i propri ideali e le proprie convinzioni. Così abbiamo deciso che l'Università non è solo il luogo del sapere, dove viene insegnato cosa fare nella vita, ma è anche e soprattutto il luogo da dove si deve iniziare a cambiare quel mondo che così non va, che può e deve migliorare dalle piccole cose. Da qui nasce il nostro impegno di rappresentanti degli studenti, di "intermediari" tra studenti e istituzioni universitarie per chiedere un 'università democratica, laica e aperta a tutti.Le nostre battaglie ideologiche e politiche non si fermano qui; da anni facciamo regolarmente iniziative culturali sui grandi temi e problemi presenti nella nostra società. Infine nel tempo libero, oltre a studiare, ci divertiamo con le trasmissioni della nostra web-radio e organizzando feste come la mitica festa de l'UNIversiTA'. Dal 2010 S.U. è entrata a far parte della Rete Universitaria Nazionale come associazione di riferimento per Bologna, convinti della necessità di rappresentare le idee degli studenti bolognesi in un contesto più ampio, nazionale.

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