guida rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · registrazione del tribunale di como n. 170 del 3...

32
GRUPPO NATURALISTICO DELLA BRIANZA Associazione per la difesa della Natura in Lombardia 22035 Canzo Periodico trimestrale Anno XLVI N. 2 2009 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/04 - N. 46) Art. 1 Comma 2 - DCB COMO

Upload: others

Post on 01-Sep-2020

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

GRUPPONATURALISTICODELLA BRIANZAAssociazione per la difesadella Natura in Lombardia22035 Canzo

Periodico trimestraleAnno XLVI N. 2

2009

Pos

teIt

alia

neS

.p.A

.S

pedi

zion

ein

abbo

nam

ento

post

ale

D.L

.353

/200

3(c

onve

rtito

inle

gge

27/0

2/04

-N

.46)

Art

.1C

omm

a2

-D

CB

CO

MO

Page 2: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

Campagna iscrizioni 2010al Gruppo Naturalistico della Brianza

Qui allegato troverete il modulo di Conto Corrente postale da utilizzare per iscriversi o perrinnovare l’iscrizione al nostro Gruppo per il 2010. Come vedete, nonostante gli aumentaticosti di gestione dell’Associazione, abbiamo lasciato invariate le quote ordinarie. Abbiamosolo ritoccato le quote Sostenitore e Benemerito per chi volesse sostenere la nostra attività.

Socio ordinario 25 !

Socio giovane (fino a 20 anni) 15 !

Socio familiare (se convivente) 10 !

Socio sostenitore 50 !

Socio benemerito da 100 !

Socio Vitalizio 200 !

Adesione speciale G.E.V. 10 !

e come sempreFAI DI UN TUO AMICO UN NUOVO SOCIO

farai più grande la nostra famiglia e più efficace la nostra azione

SommarioEditoriale - Occorre un’azione a livello mondiale? - Giorgio Achermann .................... 29La Riserva Naturale Lago di Piano - Alberto Pozzi.................................................................. 30La morfologia del territorio................................................................................................................. 32La vegetazione della Riserva naturale Lago di Piano ............................................................ 34La fauna della Riserva naturale lago di Piano.......................................................................... 35Visitando la riserva Lago di Piano.................................................................................................. 37Guida alla Riserva naturale Lago di Piano ................................................................................. 38La stazione meteorologica di Pellio Intelvi - Maurizio Caminada ................................... 39Alpe del Vicerè e Buco del Piombo - Roberto Senilunti ....................................................... 40Qualità dell’aria tra salute e tecnologie “pulite”...................................................................... 42Nucleare o non Nucleare? - Maria Luisa Righi......................................................................... 44L’uomo ed il suo ambiente nella storia lariana - parte terza - Alberto Conti ................ 46Natura e cani randagi 1-2 - Alberto Pozzi-Roberto Tomasi ............................................... 48Le farfalle stanno scomparendo? - Enzo Moretto .................................................................. 51Un cortile del ‘400 schiacciato tra i corpi di un colosso di cemento - Jole Celani .. 53Dalla corte contadina alle moderne aziende agricole tra Como e Lecco...................... 55Assistenti Laiche Internazionali (A.L.I.) - Maria Luisa Righi ................................................ 56Le nostre iniziative ....................................................................................................... terza copertina

ANNO XLVI - N. 22009

La Redazione ringrazia la Direzione della Riserva Naturale Lago di Piano e il Guardia ParcoVincenzo Perin, per aver collaborato a questo numero di “Natura e Civiltà”.Questo numero è stato chiuso il 13 luglio 2009

Ricordiamo che ai sensi della legge 196/03 le informazioni fornite sono raccolte e trattate per le sole attività del Gruppo Naturalistico dellaBrianza – ONLUS. In ogni momento potrete rivolgervi al GNB Onlus per consultare, modificare, oppure opporvi al trattamento dei dati.

Page 3: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

lla conclusione dei lavori del G8 de L’Aquila, avvenuta nei giorni scorsi, siamo andati arivedere un interessante articolo che il nostro fondatore, Giorgio Achermann, nel 1994,

scriveva sulla nostra Rivista, ammirandone l’estrema attualità e lucidità. Lo riproponiamo ainostri lettori.

«Le generazioni future hanno lo stesso diritto che abbiamo noi di godere di aria pura, diacque limpide, e di foreste verdi: questo diritto è però attualmente minacciato. Il progressosociale e il benessere economico di cui godiamo sia in Europa che nel mondo, sottostannoad attività che impo-veriscono le risorse della Terra e causano inquinamenti.I prodotti dei quali oggi abbiamo bisogno e i servizi fondamentali di cui andiamo facendo uso- dai trasporti ai servizi sanitari – sfruttano le risorse della Terra e creano come sottoprodot-ti rifiuti e inquinamento, cosicché il nostro ambiente è minacciato da molti fattori spessostrettamente collegati.Infatti la nostra società dei consumi produce complessivamente miliardi di tonnellate dirifiuti provenienti dall’industria: materiali vecchi, obsoleti ed usati, materiali da imballaggio,prodotti impiegati in agricoltura e quant’altro è sotto i nostri occhi giornalmente. Nella solaEuropa vengono trattati ogni anno milioni e milioni di tonnellate di rifiuti tossici!Storicamente, la notevole capacità rigenerativa della Terra, fino ultimamente, è stata in gradodi far fronte all’impatto ambientale dell’attività umana. Ora però questa capacità viene for-zata oltre i suoi limiti ed è necessario ricreare un equilibrio fra questi due elementi, se non sivuole arrivare al disfacimento completo dell’ambiente in cui l’uomo è sempre vissuto, vive edovrebbe vivere anche nel futuro. Pure la capacità depurativa dei fiumi non riesce più a farfronte alle enormi quantità di rifiuti urbani e industriali, trattati o parzialmente trattati, chevengono riversati nelle loro acque. L’interramento e l’incenerimento, tecniche tradizionali dismaltimento dei rifiuti, vanno presentando adesso dei gravi limiti.Come si vede, il nostro ambiente è minacciato da molti fattori spesso strettamente collegatie dovremmo finalmente renderci conto che l’inquinamento non conosce frontiere: i proble-mi sono diventati comuni poiché hanno una dimensione globale oltre che locale. Non si puòperciò ricorrere a soluzioni frammentarie e l’intera strategia deve rispecchiare questa realtà.Ci troviamo ormai di fronte a problemi che richiedono interventi e soluzioni a livello mon-diale, oltre a quelli già in atto da parte dei singoli Paesi o dei singoli individui».

Giorgio Achermann

Occorre un’azionea livello mondiale

EDITORIALENATURAE CIVILTÀANNO XLVI - N. 2

2009

Periodico del GruppoNaturalistico della Brianza,inviato gratuitamente ai soci

REDAZIONESilvia Fasana (Direttore Responsabile)

[email protected] Pozzi

[email protected]

CONSIGLIO DI REDAZIONEIole Celani Agrati

Maria Luisa Righi BaliniSegreteria rivista 031 26 26 01

Spediz. in abbonamento postaleRegistrazione del Tribunale

di Como n. 170 del 3 marzo 1967

Progettazione grafica,fotocomposizione e stampa:GRAFICAMARELLI snc

Via L. Da Vinci, 28-22100 Como

Gli autori sono direttamenteresponsabili delle opinioniespresse nei loro articoli

Il presente periodico è stampatosu carta tipo ECF (senza cloro)

GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZA ONLUSAssociazione per la difesa della

Natura in LombardiaIscritta al Registro RegionaleLombardo del Volontariato22035 CANZO (Co)Casella Postale n. 28Tel. e Fax 031 68 18 21e-mail: [email protected]

www.grupponaturalisticobrianza.itC.F. 82005080138

PRESIDENTECesare E. Del Corno

PRESIDENTE ONORARIOStefano Fedeli

VICE PRESIDENTIMiranda SalinelliAlberto PozziGiorgio FerreroTESORIEREEle Ronzoni

Segreteria Soci 039 20 25 839Aderente alla FederazioneItaliana Pro Natura

In copertina:Il Lago di Piano (Foto: A. Pozzi)Le immagini riguardanti la RiservaNaturale Lago di Piano provengono

dall’Archivio della Riserva.

A

«Una zanzara è un vero capolavoro di perfezione tecnica: è una minuscola macchinavolante dotata di occhi, antenne, zampe, ali e bilancieri con muscoli miniaturizzati, velocie potenti. Inoltre è dotata di un complicato apparato boccale pungente e succhiante, disistema digerente, riproduttore, respiratorio ed escretore; il funzionamento è autonomo ecoordinato da un microscopico centro operativo (gangli cerebrali). E tutto questo formauna passerella di materia tanto piccola e leggera da non potersi neppure avvertire quandosi posa sulla nostra pelle».

Aldo ZulliniUniversità di Milano Bicocca

Page 4: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

IL NOSTRO TERRITORIO

La Riserva NaturaleLAGO DI PIANO

La Riserva Naturale Lago di Piano rientranel complesso delle aree protette dellaRegione Lombardia ed è riconosciuta inquanto SIC (Sito di Importanza Comunita-ria) dall’Unione Europea, facendo partedella grande rete dei “Siti Natura 2000”. Siestende su una superficie di 176 ettari dicui 85 spettano al bacino lacustre. Seppurdi modeste dimensioni, l’assetto biologicoè composito: habitat diversi e molto ravvi-cinati rendono l’area una vera e propriasintesi nella descrizione-rappresentazionedel paesaggio circostante. Numerose e benconservate sono le testimonianze dell’atti-vità antropica del passato; il borgo agrico-lo alto-medievale di Castel S. Pietro, gliantichi mulini, il lavatoio del Lembra, i muria secco e le cascine tradizionali. Interes-santi le essenze arboree e floristiche pre-senti con esemplari tipici, e anche moltorari, della zona umida. La fauna si caratte-rizza con oltre 130 specie di uccelli enumerosi mammiferi (tra cui cervo ecapriolo). Di pregio naturalistico le popola-zioni di pesci, rettili e anfibi. Il notevolefascino del Lago di Piano è accentuato dal-l’innalzarsi sopra di esso della selvaggiafiancata del Monta Galbiga, vero e proprio

a Riserva Naturale “Lago del Piano” èfra le più belle e interessanti aree pro-

tette dell’intera Regione Lombardia; ubica-ta nella Val Menaggio, l’incisione vallivache unisce il Lario e il Ceresio fra Menag-gio e Porlezza, offre interessanti spunti perla presenza di nicchie ecologiche particola-ri e insieme motivi di stimolo gestionale.Infatti il suo limite settentrionale confinacon l’abitato (frazione Piano del comune diCarlazzo) ed è costeggiato con la stradastatale Menaggio-Lugano, mentre quellomeridionale è rappresentato dal piede delversante prealpino che culmina con i rilie-vi del Monte Galbiga e Monte di Tremezzo.Ad Est e ad Ovest del lago, per un buontratto, si estendono canneti e prati umidicui seguono superfici pratose alberate,cedui e coltivi senza strutture abitative.L’unico agglomerato umano è la frazioneCastel San Pietro che sorge sul rilievo chesi protende nello specchio lacustre da occi-dente.I rilievi montuosi che sovrastano il bacinolacustre a meridione sono caratterizzati daun versante ripido, ricoperto da un mantoboscoso continuo che dalla frazione Croce,sopra Menaggio, si estende fino a Campio-ne d’Italia (l’enclave italiana compresa nelCanton Ticino meridionale) con la solainterruzione della strada che dalla ValleIntelvi scende ad Osteno, sulle rive delramo italiano del Ceresio (o Lago di Luga-no).L’orientazione Est-Ovest della Val Menag-gio, incisa fra i ricordati rilievi prealpini deiMonti Galbiga e Tremezzo a Sud e dellecreste alpine dei Monti Grona, Pidaggia ecime minori a Nord, riparano la conca delLago del Piano dai venti più forti, offrendocosì un ottimo rifugio alla fauna stanzialee a quella di passo.

30

L

Il lago di Piano(foto A. Pozzi)

Page 5: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

Scheda tecnica

Riserva Naturale Lago di PianoCome si arriva: da Como km 44 percorrendo la Statale Regna fino a Menaggioe successivamente la Statale per Porlezza-Lugano; da Milano km 78.

Provincia: ComoComuni: Bene Lario e CarlazzoEnte gestore: Comunità Montana Alpe Lepontine, via Cuccio 8, 22018 PorlezzaSuperficie: 176,35 ettariAltitudine: 279 metri s.l.m.Proprietà: private e comunaliClassificazione: Riserva Naturale Parziale – Delibera del Consiglio Regionale n. 1808 del 15.11.1984Finalità: salvaguardia del biotopo e tutela del paesaggio; fruizione; studio scientifico;

didattica e ricerca compatibile con il Regolamento del Piano di gestione della Riserva.

Informazioni: Casa della Riserva, via Statale 117, frazione Piano Porlezza - 22010 Carlazzo (CO)tel. e fax 0344.74.961 e-mail: [email protected]

Non mancano poi le exuvie di serpenti,comunemente chiamate “pelli”, che vengo-no periodicamente sostituite dai rettili chese ne liberano rovesciandole come le ditadi un guanto. Si tratta quindi di elementisemplici ma di alto valore didattico chefacilitano il visitatore spingendolo a com-piere osservazioni sul terreno (e non solonella Riserva).Sulla riva meridionale, ai limiti del bosco inuna zona protetta e poco soleggiata, sorgeun “Osservatorio Naturalistico” doveuna serie di gabbie ospita animali trovatiferiti, ai quali viene data assistenza primadi rimetterli in libertà: attualmente sonoospitati due gheppi, uno sparviero, un nib-bio, una poiana, una civetta, due colombi,un tordo, tre tordele, un gabbiano reale…tutti animali presenti qui “a rotazione”:appena ristabiliti lasceranno il posto adaltri individui infortunati, a cui viene salva-ta la vita con questa iniziativa.Per qualche tempo è stato ospite anche ungiovane cervo, divenuto quasi domestico:preferiva la compagnia di una capretta e lavicinanza degli uomini, fino a quando nonha sentito il “richiamo della foresta”.

Alberto Pozzi

“polmone verde” che, grazie alla sua esiguaantropizzazione garantisce rifugio sicuro ericambio continuo a tutte le specie vegeta-li ed animali.

GestioneLa Riserva è gestita dalla Comunità Monta-na delle Alpi Lepontine Meridionali (diret-tore è l’arch. Luca Leoni) e da un GuardiaParco (Vincenzo Perin) coadiuvato dal ungruppo di volontari (fra cui Claudio, Isabel-la, Simona, Andrea, Roberto, Elena, Giulia).La “Casa della Riserva”, allestita sulle rivedel lago lungo la strada statale Menaggio-Lugano, è ricco di documentazioni natura-listiche: pannelli didattici, filmati, attrezza-ture per facilitare la visita e vetrine checontengono preziose testimonianze natu-ralistiche: piume, nidi, corna di ungulati,tracce degli animali della Riserva (cervo,capriolo, cinghiale, tasso, volpe), resti dipasti (come noci e nocciole i cui gusci sonostati rotti o perforati in modo caratteristi-co da scoiattoli, ghiri, moscardini); nicchidi molluschi di palude (Lamellibranchi oBivalvi) rotti dal becco di grossi uccellicome gli aironi; ed infine gli escrementicaratteristici delle varie specie animali.

31

Page 6: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

32

Le glaciazioni quaternarieDurante le ultime glaciazioni del Quater-nario, un ramo del ghiacciaio abduano (chemodellò il solco del Lario) provenientedalla Valtellina, si insinuò verso il Ceresio;erose i fianchi dei monti depositando lemorene laterali ed invase la Val Cavargna ela Val Rezzo.

L’origine del lagoDopo il disgelo, un unico corpo lacustreoccupò la conca originata dall’azione ero-siva dei ghiacci, ma dalla Val Cavargna edalla Val Rezzo un forte afflusso di mate-riali detritici, vegetali, argilla e sabbia crea-rono una piana che separò le acqua dell’at-tuale Lago Ceresio (o Lago di Lugano) daquelle di un piccolo lago: era nato così ilLago di Piano.

La struttura geologicaL’area nella quale si inserisce la conca lacu-stre è costituita da una grande piega dicalcari e dolomie mesozoiche che coinvol-ge alcune formazioni triassiche e giurassi-che. Al ritiro dei ghiacci le conche lacustripermisero la deposizione di molto materia-le fine, oggi sepolto dai depositi alluviona-li dei corsi d’acqua provenienti dai monti.Al di sotto di questa coltre vi è una spessacopertura di materiale limoso-argillososovrastante il substrato roccioso. La rocciache forma il versante settentrionale ècostituito da dolomie e calcari dolomiticipoco stratificati ma molto fratturati (Dolo-mia Principale); le rocce che formano ilsubstrato della valle sono Argilliti di Riva diSotto. Sui fianchi meridionali affiorano ilCalcare di Zu (calcali dolomitici alternaticon marne e argilliti), la Dolomia a Con-chodon e il Calcare di Moltrasio.

I MontecchiIl fondovalle attuale è caratterizzato dallapresenza di evidenti dossi ovoidali. Chia-mati dai geologi “montecchi” o drumlins,sono il risultato di una differente resisten-za opposta dal substrato roccioso allecolate di ghiaccio. Due di essi sono visibiliin Riserva: i montecchi Bione e Mirandola.Un terzo montecchio si chiama Criaggia esi colloca nei pressi dei confini orientalidella Riserva.

Il climaIl clima della provincia di Como è tipica-mente prealpino e può definirsi tempera-to-insubrico. Le stagioni si presentano:fredda-umida in inverno, temperata in pri-mavera e autunno, calda-umida in estate.Non esiste una vera e propria stagionearida poiché i mesi più secchi si registranonel periodo freddo.La temperatura media mensile registrapunte massime in luglio e minime in gen-naio.

La morfologia del territorio

IL NOSTRO TERRITORIO

il Borgo CastelSan Pietro

Page 7: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

33

IdrogeologiaIl peculiare clima territoriale, caratterizzatoda una precipitazione media annua eleva-ta (superiore ai 1500 millimetri), consenteal Lago di Piano di ricevere una quantità dideflusso superficiale superiore a quelladegli altri piccoli laghi provinciali, ciò datoanche dalla particolare conformazione delterreno con ripidi fianchi vallivi. Le acque

non incanalate e parte di quelle che scor-rono nei torrenti vengono assorbite daiterreni per la particolare permeabilità chefavorisce l’infiltrazione. La caratteristicaprincipale del lago è dettata dall’ottimoequilibrio tra afflussi e perdite, a cui siaggiunge la buona capacità di autoregola-zione data dalla elevata porosità dei sedi-menti sui quali il lago è posto.

Importanzadi un piccolo lagoIl lago nasce dal naturale affioramento diuna falda molto ricca che riempie unadepressione situata fra due conoidi fluvia-li. Ciò che rende il biotopo degno di con-servazione è la sua risorsa idrica non con-taminata e ricca, ma in pericolo di estin-zione a causa della progressiva urbanizza-zione che comporta uno sfruttamentosempre maggiore delle risorse naturali(pozzi, cave).

Paesaggioinvernale.Sotto: vedutaaerea condelimitazionidell’area protetta

Page 8: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

IL NOSTRO TERRITORIO

di saliceto rappresentanola tendenza evolutivadella vegetazione erba-cea perilacustre e sonoparticolarmente signifi-cative in quanto ultimiesempi sopravvissuti intutta la provincia diComo.Lo stadio forestale ulte-riore è da collocare nel-l’associazione del Tilio-Acerion, cioè nei boschimesofili di latifogliemiste.Le formazioni forestali

dei rilievi che contornano il lago risentonodegli usi selvicolturali e delle modificazioniapportate in un recente passato; tracce diciò sono evidenti sulle pendici meridionalidel Monte Galbiga. Un tempo intensamen-te coltivate, oggi sono visibili terrazzamen-ti, muretti a secco, residui di coltivazioni dipiante da frutto.Questa zona è priva di insediamenti umani,che si concentrano invece sulla riva set-tentrionale.

a presenza di unavegetazione lacustreacquatica e interran-

te della Riserva Naturalepuò essere considerataun complesso esemplaredel territorio.Il lamineto (ossia la vege-tazione acquatica galleg-giante) è costituito dadense colonie di ninfeabianca (Nymphaea alba),nannufero (Nupharluteum) e castagna d’ac-qua (Trapa natans) cheriducono notevolmente laquantità di luce che raggiunge il fondo.Questo fenomeno limita la presenza dellaflora macrofitica di fondo, come il millefo-glie d’acqua (Myriophillum sp.).L’ambiente perilacuale è caratterizzato daGraminacee e Ciperacee interranti e colo-nizzatrici del margini del lago, che invado-no il lamineto modificando il fondale conl’accumulo costante di materiale organico.Il fragmiteto è un’associazione vegetaledominata dalla cannuccia di palude(Phragmites australis), ma accoglie ancheil tifeto, costituito da tife o lische (Typhalatifolia). Nel cariceto si trova, oltre allecarici (Carex sp.), una pianta rara, il trifo-glio fibrino (Menyanthes trifoliata), che alLago di Piano è da considerarsi un relitto diun periodo remoto più freddo.I prati igrofili, modificati dai tagli regolari,sono attribuibili al genere Molinietalia,mala loro composizione floristica è moltodiversificata di prato in prato in relazioneall’impatto antropico subito.L’arbusteto a salice cinereo (Salix cinerea)tende a costituirsi spontaneamente suicariceti e sui molinieti: questi piccoli lembi

34

La vegetazione della RiservaNaturale Lago di Piano

L

Tifa (sopra)e ninfea bianca.

Page 9: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

IL NOSTRO TERRITORIO

La fauna della RiservaNaturale Lago di Piano

RettiliI Rettili non sono particolarmente numerosinella Riserva per il fatto che le zone menourbanizzate sono esposte prevalentemente anord. Tra le specie innocue sono presenti sia labiscia d’acqua dal collare (Natrix natrix helveti-ca) sia la biscia d’acqua tessellata (Natrix tes-sellata). Nei boschetti si incontrano raramenteil Colubro d’Esculapio (Elaphe longissima lon-gissima) e il biacco o scorzone (Coluber viridi-flavus). Lucertola (Podarcis muralis), orbettino(Anguis fragilis fragilis), ramarro (Lacerta bili-neata) e vipera aspide (Vipera aspis aspis) com-pletano la sezione.

UccelliQuesta Classe faunistica è rappresentata intutti gli habitat della Riserva. In totale sonooltre 120 le specie censite di cui almeno 60nidificanti. Tra le specie degli ambienti palustrifacilmente incontrabili sono il germano reale(Anas platyrhynchos), la folaga (Fulica atra), lagallinella d’acqua (Gallinula chloropus), il cignoreale (Cygnus olor), l’airone cinerino (Ardeacinerea) e lo svasso maggiore (Podiceps crista-tus). Tra le specie interessanti si registranopassi migratori di canapiglia (Anas strepera),

35

n puzzle di habitat così diversificato, con“tessere ambientali” correlate e ravvicina-

te, permette un insediamento faunistico ditutto rispetto. La Riserva ospita numerosissimiinvertebrati il cui habitat più rappresentativo èla zona umida. La presenza del gambero d’ac-qua dolce (Austropotamobius pallipes) è, tra lespecie faunistiche considerate minori, di gran-de pregio per la Riserva: ormai localizzato, que-sto crostaceo protetto dalla legge per la suararefazione, sopravvive ancora con una popo-lazione stabile e numerosa nelle acque più fre-sche e ossigenate della Riserva.

PesciLa specie tipica e tradizionale del lago è il per-sico reale (Perca fluviatilis), ma pur abbondantisono le popolazioni di luccio (Esox lucius) epersico trota (Micropterus salmoides). La trotafario (Salmo trutta) è presente nell’immissarioCavettone, mentre il quadro ittico si completacon i Ciprinidi, tra i quali abbondano scardola(Scardinius erythrophthalmus) e tinca (Tincatinca), e inoltre l’anguilla (Anguilla anguilla).

AnfibiLe popolazioni anfibie sono consistenti inRiserva, sia per la presenza del lago (ove questesi riproducono) sia per l’estensione della zonaumida e delle fasce boscate, anch’esse umide eisolate. La specie più diffusa è il rospo comune(Bufo bufo) (protetto in tutta la Regione) ilquale a primavera avanzata invade le spondemeridionali per la riproduzione. Nel bosco,soprattutto in autunno, si incontra la salaman-dra pezzata (Salamandra salamandra), mentrein primavera è numerosa la rana rossa monta-na (Rana temporaria). Negli arbusteti umidi sipuò osservare la Raganella (Hyla intermedia) enelle zone con abbondante presenza di vegeta-zione acquatica galleggiante, la Rana verde(Rana esculenta).

Rana rossamontana

U

Page 10: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

MammiferiLa fascia boscata delMonte Galbiga favori-sce la presenza dinumerosi mammiferiche frequentano tuttigli ambienti della Riser-va sia per motivi troficisia per la riproduzione.La specie più contatta-bile è senza ombra didubbio lo scoiattolo(Sciurus vulgaris) che,insieme alle arvicole, aitopi selvatici (Apode-mus sylvaticus), ai ghiri(Glis glis) e ai moscardi-ni (Muscardinus avella-narius) abbonda anchegrazie alla presenza dinumerose piante da frutto inselvatichite, noci,noccioli e castagni. I micromammiferi hannopopolazioni degnamente rappresentate; tra lespecie più comuni vi sono il toporagno comu-ne (Sorex araneus) e la talpa europea (Talpaeuropaea); tra le particolarità, la crocidura ven-tre bianco (Crocidura leucodon). La volpe (Vul-pes vulpes) si riproduce in Riserva e non è dif-ficile, tra aprile e giugno, incontrare qualchecucciolata accompagnata dal genitore alleprese con le prime esperienze di caccia ai pic-coli invertebrati nelle radure verso l’imbrunire.Le tane della volpe a volte sono coabitate con iltasso (Meles meles) che, peraltro, ne è il veroproprietario essendo lui il “progettista” e l’au-tore dell’opera.Il riccio europeo (Erinaceus europaeus) è rinve-nibile soprattutto nelle aree occidentali, in cor-rispondenza delle grandi aree prative stabili elungo il dosso del Brione.La faina (Martes foina) e la martora (Martesmartes) a volte intersecano il loro habitat,soprattutto in inverno ma, prevalentemente, laprima frequenta gli ambienti rurali e le cascineabbandonate, mentre la seconda predilige ilbosco maturo. Infine i grandi mammiferi dellariserva: il capriolo (Capreolus capreolus) (alme-no una ventina gli effettivi stabilmente presen-ti entro i confini dell’area) e il cervo (Cervuselaphus), visibili soprattutto la mattino e allasera nelle radure orientali e occidentali dellaRiserva.

fischione (Anas penelope) e airone rosso (Ardeapurpurea). Negli ambienti umidi nidificano iltarabusino (Ixobrychus minutus), il martinpescatore (Alcedo atthis), il porciglione (Rallusaquaticus), l’usignolo di fiume (Cettia cetti), lasalciaiola (Locustella luscinioides) (unico luogodella provincia di Como in cui si riproduce) e lecannaiole (Acrocephalus sp.), mentre svernanonumerosi individui di tarabuso (Botaurus stel-laris). Di passo le albanelle reale e minore (Cir-cus cyaneus, Circus pygargus), il falco di palu-de (Circus aeruginosus), il falco pescatore (Pan-dion haliaetus) e, occasionalmente, la cicognabianca (Ciconia ciconia) e la cicogna nera(Ciconia nigra). I limicoli, invece, non sono par-ticolarmente numerosi. Nelle fasce boscate etra i prati si incontrano numerosi passeriformi:cince (Parus sp.), turdidi, averle (Lanius sp.), luì(Phylloscopus sp.), picchi verdi (Picus viridis) erosso maggiore (Dendrocopus major), verdoni(Carduelis chloris), cardellini (Carduelis cardue-lis), fringuelli (Fringilla coelebs), frosoni (Coc-cothraustes coccothraustes), capinere (Sylviaatricapilla), ghiandaie (Garrulus glandarius),upupe (Upupa epops), colombacci (Columbapalumbus) ecc. Sono peraltro da ricordareanche la beccaccia (Scolopax rusticola) e irapaci diurni: la poiana (Buteo buteo), lo spar-viere (Accipiter nisus), l’astore (Accipiter genti-lis), il falco pellegrino (Falcus peregrinus) e ilnibbio bruno (Milvus migrans). Tra i rapaci not-turni nidificano la civetta (Athene noctua), l’al-locco (Strix aluco) e, nei pressi dei confini dellaRiserva, anche il gufo reale (Bubo bubo). Tra leparticolarità si rammentano avvistamenti dibiancone (Circaetus gallicus), forapaglie mac-chiettato (Locustella naevia), zigolo minore(Emberiza pusilla), zigolo nero (Emberiza cirlus),piro piro culbianco (Tringa ochropus).

36

Integrazionealimentare di un

cerbiatto.Sotto: un ospite

del centrodi recupero

Page 11: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

Visitando la RiservaLago di Piano

rità: le lampade vanno tenute rivolte versoterra e mai verso gli ungulati, e dobbiamorimanere in silenzio. Sembra proprio che icervi non risentano di questa presenzaumana, anche se abituale: i maschi conti-nuano ad emettere il loro bramito.Il percorso si snoda ad una certa distanzadalla riva; saliamo sulla collinetta di CastelS.Pietro, che accomuna strutture abitativeagricole, stalle, fienili ed una villa padrona-le: in passato si trattava di un manierodifensivo, costruito a guardia di possibiliinvasioni e a controllo dei transiti lungo laVal Menaggio. Ora gli abitanti vivono inarmonia con l’ambiente naturale, avendoaccettato le modeste limitazioni che laRiserva impone e offrendo ai visitatori, inoccasione di fiere e manifestazioni, i pro-dotti delle loro attività di coltivatori edallevatori. E in buona armonia convivonobovini e cervi, che utilizzano i medesimipascoli.Un solo argomento rischia di turbare que-sto incantevole luogo dove è stato possibi-le accomunare attività umane tradizionalie ambiente naturale: il progetto di un cam-peggio a margine della Riserva, in sostitu-zione di una precedente struttura che èstata chiusa per motivi di sicurezza (franee smottamenti lungo la scarpata del MonteGalbiga); dovrebbe sorgere proprio suiprati dove pascolano cervi e bovini.La presenza di questa struttura turistica èdecisamente contraria alla vita della Riser-va, a causa della presenza umana, del con-seguente traffico di automezzi, dei rumoriche vi si accompagnerebbero turbando lavita e la riproduzione di animali e pianteche potrebbero invece convivere, come èavvenuto fino ad oggi, con le attività agro-pastorali di sempre.

e visite alla Riserva possono offrirespunti di vivo interesse. Un giorno ero

atteso da Vincenzo e da Isabella (unavolontaria) per una visita guidata. Ma l’e-scursione lungo le rive del lago viene bru-scamente interrotta: è giunta una telefo-nata da S.Fedele Intelvi che informa laGuardia del ritrovamento di un cerbiattoabbandonato. Subito parte il fuori-stradadella Riserva e ottengo il permesso di sali-re con gli addetti. Raggiungiamo una per-sona nella cui auto è accovacciato il cer-biatto: è stato raccolto perché correvalungo la strada inseguito da cani randagiche lo avrebbero raggiunto e sbranato.Insieme al cucciolo e al suo salvatore rag-giungiamo il punto in cui è stato salvato;alcune tracce indicano un percorso abitua-le dei cervi che qui attraversano la stradaasfaltata. Vincenzo prende in braccio il cer-biatto e segue la traccia, che si perde nelbosco; con il suo occhio esperto intravedefra le piante la cerva, che era rimasta sulposto con la speranza di ritrovare il picco-lo: circostanza che si è avverata grazie aquesta catena di messaggi e di interventicoordinati.Alla fine di settembre la gestione dellaRiserva organizza delle uscite notturne nelperiodo dell’accoppiamento dei cervi. Miunisco ad un gruppetto di persone a cuisono state assegnate lampade speciali chesi applicano alla fronte; con la guida di Vin-cenzo ci inoltriamo nel bosco che costeggiala riva del lago. Rasentiamo prati dove abi-tualmente pascolano le mucche di un alle-vamento locale, alle quali si avvicinano,indifferenti, gruppi di cervi. Iniziano i cor-teggiamenti dei maschi che con il caratteri-stico bramito attirano le femmine per for-mare il proprio il branco. Ci avviciniamo a100/150 metri ma senza vederli nell’oscu-

37

L

UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

Page 12: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

38

na bella novità editoriale è la “Guidaalla Riserva Naturale Regionale

Lago di Piano” (180 pagine), fresca distampa, edita dalla Comunità MontanaAlpi Lepontine. Autore è Vincenzo Perin,Guardia Parco della Riserva e appassionatofrequentatore della natura; la sua passionegli ha permesso di sviluppare un’esperien-za ventennale nel contatto diretto con lafauna locale, di cui si occupa presso l’Os-servatorio Naturalistico della Riserva. Que-sta guida «vuole essere uno strumento ope-rativo e didattico finalizzato a condurre ilvisitatore/lettore alla scoperta, paginadopo pagina, della ricchezza e dell’articola-zione dell’ecosistema lago di Piano». Ilvolume si articola in otto capitoli: nelprimo si prendono in esame gli aspettigenerali della Riserva e le relative norme diistituzione e tutela; nel secondo sono elen-cate le modalità e le strutture di gestione,dal Centro Visitatori, all’Ecomuseo, all’Os-servatorio Naturalistico, al Percorso Bota-nico. Seguono il terzo capitolo, dedicatoalla morfologia e alla geologia del territo-rio; il quarto all’ecomosaico della Riserva; ilquinto al paesaggio rurale circostante.Dopo il sesto capitolo, una guida all’osser-vazione naturalistica, il settimo elenca ungrande numero di toponimi locali, spie-gandone il senso. Conclude il libro l’ottavocapitolo, con una breve trattazione su sto-ria, arte e musica in Riserva. Schede Tecni-che, Cartografie specifiche, Elenchi e Ceck-List delle specie vegetali e animali presentinel biotopo, oltre ad un glossario e allaBibliografia completano l’opera.Scrive nell’introduzione il Direttore dellaRiserva Luca Leoni: «Fissare lo sguardo sulricco mosaico che compone un inimitabilequadro d’ambiente, raccontare l’alternarsidi ambiti naturali e antropici così diversi

eppure tra loro legati e favorirne la salva-guardia è lo scopo di questa pubblicazione,frutto di una paziente e attenta osservazio-ne condotta con passione dall’autore.Nonostante le difficoltà nel coniugare bel-lezza e mutamenti, la Riserva rappresentaoggi un felice realtà, apprezzata da molticittadini residenti e frequentata da nume-rosi visitatori, uno spicchio appartato diterra che, nel triste scenario di paesaggistravolti, conserva e comunica l’identità deiluoghi, della storia, delle nostre radici». Glifa eco Anna Sonia Ballabio, Assessore all’E-cologia ed Ambiente della Comunità Mon-tana Alpi Lepontine: «Spero che il lettoresappia lasciarsi trasportare, pagina dopopagina, in questo viaggio alla scopertadella nostra Riserva e possa arrivare a com-prendere l’immenso tesoro che la natura ciha regalato, affidandoci il compito di pro-teggerla per conservarla, nella sua bellezzae ricchezza, alle generazioni future».

Guida alla Riserva NaturaleRegionale Lago di Piano

U

LIBRI

Page 13: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

39

el mese di novembre 2007 è divenutaufficialmente operativa la stazione

meteorologica di Pellio Intelvi, finanziatadalla Provincia di Como e gestita dal Cen-tro Geofisico Prealpino Lariano.Il progetto è il frutto di un importanteaccordo di collaborazione fra il comune diPellio Intelvi, il Consorzio Forestale LarioIntelvese e la Comunità Montana LarioIntelvese che hanno reso possibile la rea-lizzazione di tale progetto.La stazione si trova ad una quota di circam.1000 s.l.m., in una zona prealpina parti-colarmente significativa per la Ricerca Cli-matica della nostra Provincia e della regio-ne Insubrica, per la sorveglianza meteoro-logica ai fini della Protezione Civile e dellasalvaguardia dell’ambiente montano.La stazione di tipo universale è in grado dirilevare con estrema precisione la tempe-ratura e l’umidità relativa dell’aria, la pres-sione barometrica, la direzione e l’intensitàdel vento, la radiazione solare globale, leprecipitazioni di pioggia e di neve.

Ogni sensore è stato posizionato secondole Norme dell’Organizzazione Meteorologi-ca Mondiale che indicano la posizione cheogni sensore deve avere rispetto al terrenocircostante .L’architettura della stazione è costituita daun palo alto 10 metri dal suolo al cui ver-tice sono stati montati l’anemometro percalcolare la velocità del vento e l’anemo-scopio per la sua direzione .Sul palo di 2 metri si trovano i sensori ditemperatura/umidità relativa orientati anord, e il radiometro globale di “primaclasse”orientato a sud.Il pluviometro ad alta precisione “SistemaJoss-Tognini” viene installato su un terzopalo in acciaio alto circa 1.80 metri, ingrado di non oscillare con venti superiori a60/65 metri/ secondo (le vibrazioni potreb-bero causare errori di lettura delle precipi-tazioni). I sensori del vento e il pluviometrovengono riscaldati automaticamentequanto la temperatura dell’aria si avvicinaa 0,3°C. attraverso un controllo della tem-peratura dell’aria effettuato da un sistemadi controllo innovativo che garantisce laperfetta funzionalità del sistema.Al fine di migliorare ulteriormente la qua-lità complessiva dell’osservatorio meteoro-logico di Pellio Intelvi, il Centro GeofisicoPrealpino Lariano, in stretta collaborazionecon il l’I.C.E.S (International Center ForEarth Sciences - Consiglio Nazionale delleRicerche - Roma), effettuerà una serie dicalibrazioni di tutti i sensori meteorologiciutilizzando strumenti campione, in mododi ottenere una buona qualità e validità deidati acquisiti.La stazione di Pellio risulta essere uno deinodi fondamentali delle rete climatologicadella Provincia di Como, e si raccorda conil sistema di monitoraggio delle AlpiLepontine formata dalle stazioni di S. Naz-zaro e di Menaggio.

Maurizio Caminada

UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

La stazione meteorologicadi Pellio Intelvi

NVeduta dellastazione meteoro-logica di Pellio(foto M. Caminada)

Page 14: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

40

a copertura rocciosa del TriangoloLariano è per la quasi totalità caratte-

rizzata da rocce sedimentarie carbonatiche(calcari e dolomie), la cui età è compresatra il Trias Superiore ed il Cretaceo Supe-riore, all’incirca tra i 240 ed i 70 milioni dianni fa. L’assetto d’insieme degli affiora-menti è caratterizzato da una potentissimapila di sedimenti del Giurassico Inferiore,che occupano tutta la porzione occidenta-le dell’area.All’interno di questo substrato carbonaticonotevoli sono le evidenze di tipo carsico.Fra di esse risulta di particolare interesse lagrotta del Buco del Piombo, localizzata inprossimità dell’Alpe Turati, o Alpe delVicerè, dal vicerè d’Italia Eugène deBeauharnais (1781-1824).Questa cavità, così come le altre di cui èricco il territorio, è stata prodotta dall'azio-ne “corrosiva” delle acque piovane, reseaggressive dalla presenza di anidride car-bonica disciolta, penetrate entro le fessuree fratture delle rocce calcaree che costitui-scono l'ossatura geologica del TriangoloLariano. Questa incessante opera ha porta-to, nel corso di milioni di anni, alla forma-zione di un intrico di gallerie che si snoda-no sotto il pianoro dell'Alpe del Viceré.L'insieme di tali gallerie costituisce appun-to il complesso carsico “Alpe del Viceré”, dicui il Buco del Piombo è solo una parte.L’ingresso, interamente scavato nella for-mazione della “Maiolica”, di età cretacea, èimponente e scenografico: misura 45 m dialtezza per 38 di larghezza, ed è occupatoper buona parte da una coltre di detritiresidui di un antico riempimento e deirimaneggiamenti antropici iniziati già inepoche preistoriche. Anche l’interno della

grotta, facilmente percorribile per almeno240 m, è un ambiente molto particolare; leacque che dalla volta scolano lungo lepareti contengono in soluzione sali mine-rali calcarei che si depositano dando origi-ne a stalattiti, stalagmiti e complicate con-crezioni levigate. Un vero e proprio torren-te, che si ingrossa nell’occasione dellepiogge, scorre alla base della caverna, epiccole raccolte d’acqua, dal livello estre-mamente variabile, evidenziano all’internodella grotta la complessità idraulica delsistema carsico.Le formazioni rocciose che si incontranosul versante meridionale del TriangoloLariano, ove si apre il Buco del Piombo,con eccezione della “Maiolica”, apparte-nente al Cretaceo, costituiscono la SerieGiurassico Lombarda.Il regime tettonico che caratterizza il Trian-golo Lariano, riscontra-bile anche nel versantemeridionale del MonteBoletto-Bolettone, è ditipo compressivo.Ad un campo di sforzicompressivo sonoinfatti riconducibili i treprincipali lineamentitettonici che, da Nord aSud, caratterizzano ilsettore meridionale delTriangolo Lariano: ilSovrascorrimento delMonte Bolettone, laSinclinale “Brunate ValRavella” e l’Anticlinaledel Monte Bolettone.In particolare il Sovra-scorrimento del Monte

Alpe del Vicerèe Buco del PiomboUn libro aperto sulla storia geologicadel nostro territorio

L

GEOLOGIA

L’ingresso del Bucodel Piombo

Page 15: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

41

Bolettone passa per il Pian della Rovere,Alpe Turati, Buco del Piombo, MontePanigàs e porta le formazioni del Calcare diMoltrasio e del Rosso Ammonitico (“anti-che”) a sovrascorrere sui calcari “più giova-ni” della Maiolica. In questo tratto il sovra-scorrimento è accompagnato da pieghe efaglie secondarie.I versanti degradanti verso la pianura deimonti Boletto e Bolettone, ad ovest delBuco del Piombo, presentano una morfo-logia con incisioni vallive e dossi orientatinord - sud. Il dosso che scende dall’AlpeTurati tuttavia, poco a Nord di Vill’Albese

piega dapprima verso Sud-Ovest e poidecisamente verso ovest, in direzione diTavernerio. Questa anomalia, determinatasia da motivi tettonici, sia dagli abnormidepositi morenico-detritici accumulati fraAlbavilla e Tavernerio, a causa della con-vergenza delle lingue di Como e di Valbro-na del ghiacciaio dell’Adda, ha contribuitoa disegnare il tracciato singolare del tor-rente Cosia.Il Cosia, che nasce dal versante sud delBolettone, mostra a più riprese bruschevariazioni di direzione, da nord-sud ad est-ovest, evidenza di altrettante “catture” daparte dei corsi d’acqua limitrofi (TorrenteValloni e Torrente Tavernerio), per conflui-re infine, a causa dello sbarramento more-nico, nel Lago a Como.Quanto sopra descritto risulta evidente perchi, salendo lungo il sentiero che da Albe-se conduce all’Alpe del Viceré, percorra ilpiccolo valico della cappella della Madon-na di Lourdes (località Roccolo del Curato).

Roberto Senilunti

Il dottor Roberto Senilunti, autore dell’articolo,ha illustrato dal vivo quanto qui descritto nelcorso dell’escursione all’Alpe del Viceré - Bucodel Piombo, svoltasi il 4 ottobre scorso nell’am-bito degli “Incontri Lariani”.

Glossario• FAGLIE Sono lacerazioni della crosta lungo le quali alcuni corpi rocciosi scivolano rispetto a quelli contigui. Le fagliedirette determinano un allungamento della crosta; le faglie inverse un raccorciamento.

• PIEGHE Si formano quando le rocce si deformano incurvandosi senza rompersi; esse si distinguono in ANTICLINA-LI quando il materiale più antico è al nucleo; SINCLINALI quando il materiale più recente è al nucleo della piega.

• SOVRASCORRIMENTO Si genera quando un settore di crosta, scivolando lungo una faglia, finisce per accavallar-si su un settore contiguo.

• EROSIONE REGRESSIVA Ha luogo lungo un alveo fluviale, quando rocce più resistenti danno origine a rotture dipendio con formazione di vere e proprie cascate; le rocce vengono scalzate alla base ed il salto corrispondente arre-tra verso monte attenuandosi progressivamente. Tale avvenimento è spesso responsabile anche di un altro fenome-no, quello delle CATTURE FLUVIALI.

• CATTURA FLUVIALE. Si verifica quando un corso d’acqua ha una capacità erosiva molto superiore a quella di uncorso d’acqua adiacente che scorre a quote superiori. Con la sua EROSIONE REGRESSIVA un affluente del primo corsod’acqua arretra la propria testata fino a demolire lo spartiacque che lo separa dal secondo. Questo viene cosi “cattu-rato” e le sue acque sono costrette a defluire verso il corso d’acqua “predatore” dopo aver subito una brusca devia-zione in corrispondenza del gomito di cattura. La parte valliva non più alimentata si trasforma in una valle morta.

Un tratto montanodel torrente Cosia(foto Gruppo PVCLa Città Possibile-Como)

Page 16: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

42

aria, come l’acqua, è uno dei beni pri-mari più preziosi per la vita dell’uomo.

Ed è stata proprio la qualità dell’aria cherespiriamo, tra implicazioni sulla salute efonti energetiche rinnovabili ad essere alcentro di una interessante conferenzaorganizzata lo scorso 11 maggio dalla Cir-coscrizione 4 presso la Sala Civica di Piaz-za Martignoni a Camnago Volta. Dopo isaluti della Presidente della Circoscrizione,Franca Ronchetti, Adriano Martinelli,pneumologo del Centro di Medicina Tora-cica dell’Ospedale Sant’Anna di Como hafatto una breve introduzione sul sistemarespiratorio umano (che ha paragonatocome forma ad un albero rovesciato), bello,incredibilmente sofisticato, che ha loscopo non solo di permettere l’ossigena-zione del sangue e, tramite questo, di ognisingola cellula del nostro corpo, ma anchedi espellere l’anidride carbonica, prodottodi scarto del metabolismo cellulare. Si ècalcolato che un uomo in condizione diriposo, faccia entrare nei propri polmonicirca mezzo litro di aria con un respiro,ovvero 6 litri al minuto (360 litri all’ora),quantità che può arrivare fino a 120 litri alminuto in funzione del tipo di attività fisi-ca svolta. Da questo dato emerge l’impor-tanza di una buona qualità dell’aria; quelloche respiriamo ha infatti un grande impat-to sul funzionamento del nostro sistemarespiratorio, e di conseguenza sulla nostrasalute. La possibilità di sviluppare malattieè un incontro tra fattori genetici, fattoricomportamentali (stili di vita) e fattoriambientali, ovvero legati alla qualità del-l’ambiente che ci circonda. Martinelli hatestimoniato che le malattie respiratorie(bronchiti croniche, asma, polmoniti, statiirritativi delle vie respiratorie, o problemianche più gravi di tipo neoplastico) sono in

aumento esponenziale anche nella nostrazona, a causa del fumo e dell’inquinamen-to ambientale. Martinelli ha poi elencatogli otto “big killers”, ovvero gli otto princi-pali inquinanti dell’aria in grado di creareproblemi alla salute dell’uomo. Per primoricordiamo il piombo, metallo pesante untempo usato come additivo nelle benzine,che si lega all’emoglobina dei globuli rossicon effetti tossici sul sistema nervoso ecardiocircolatorio; l’ossido di carbonio,prodotto dalla combustione in carenza diossigeno (ad esempio per cattivo funzio-namento di impianti di riscaldamento) odal fumo di sigaretta, determina un avve-lenamento di tipo asfittico, con effetti sulsistema nervoso centrale e cardiovascola-re; le anidridi di zolfo, derivate dai combu-stibili fossili, ad effetto irritante; gli idro-carburi policiclici aromatici, derivati daifumi di combustione, con effetto cancero-geno; il benzene, emesso soprattutto con igas di scarico delle automobili, anch’essocancerogeno soprattutto del midolloosseo; le polveri sottili, originate per circaun terzo dal riscaldamento e per due terzidalle emissioni del traffico veicolare, adeffetto irritante per le vie aeree e possibileveicolo di metalli pesanti e composti orga-nici cancerogeni; gli ossidi di azoto, pro-dotti da processi di combustione e dagliscarichi delle automobili, provoca unariduzione della funzionalità respiratoria,con infiammazioni ed infezioni; ed infinel’ozono, inquinante “estivo” per eccellenza,con azione tossica ed irritante delle muco-se.Sono stati fatti grandi passi nelle tecnichediagnostiche, nelle modalità di cura, nellaricerca farmaceutica applicata, ma ancorasiamo carenti nella prevenzione primaria.Qual è la prevenzione? Martinelli ha ricor-

Qualità dell’aria tra salutee tecnologie “pulite”

UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

L’

Page 17: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

43

dato l’importanza di avere ambienti urbanipiù vivibili dal punto di vista della qualitàdell’aria, cosa che non si ottiene con misu-re di emergenza a singhiozzo come quelladel blocco del traffico, ma con serie politi-che di ripensamento della mobilità globale,sostenendo ad esempio il potenziamentodi mezzi di trasporto pubblico più efficien-ti (ad esempio con l’introduzione degliautobus a gas o di tram elettrici), la crea-zione di punti di interscambio in corri-spondenza delle vie di accesso della cittàper evitare la congestione veicolare nellaconvalle comasca e l’incremento delle pisteciclabili. Altri punti fondamentali sono ilcambiamento dei personali stili di vita nelsenso di un minore impatto ambientale(non alla ricerca delle comodità “a tutti icosti”) e il ricorso alle tecnologie cosiddet-te “pulite”, tra cui importanti sono le fontienergetiche rinnovabili. Di queste opportu-nità ha parlato Salvino Zirafa, IngegnereChimico e Coordinatore della CommissioneEnergie rinnovabili dell’Ordine degli Inge-gneri di Como. Produrre ed utilizzare ener-gia “pulita” significa contribuire in modosostanziale alla riduzione dei cosiddetti“gas serra”, tra i maggiori imputati delriscaldamento del pianeta, e di altri inqui-nanti nocivi per la salute umana, ma ancheridurre la crescente dipendenza dell’Italiadall’importazione di greggio ed energiadall’estero, creare nuova occupazione, sti-molare la ricerca e l’innovazione tecnologi-ca nelle imprese. Utilizzare energie rinno-

vabili significa dunque favorire uno svilup-po “ecosostenibile”, dove “eco” non sta soloper “ecologico”, ma anche per “economica-mente sostenibile”, dove i vantaggiambientali e sociali si sommano ai vantag-gi competitivi dei soggetti economici, in uncircolo virtuoso verso l’innalzamento dellanostra complessiva qualità di vita. Energia“pulita” è ad esempio quella prodotta dagliimpianti di cogenerazione che, oltre all’e-nergia termica derivante dalla combustio-ne di materiali di scarto producono elettri-cità tramite vapore generato ed inviato aturboalternatori. Ne è un esempio l’im-pianto gestito da Comocalor, che utilizzal’energia termica prodotta dall’attività deltermovalorizzatore per i rifiuti ACSM-AGAM di Como (dotato di un sistema ditrattamento delle emissioni in atmosfera,con filtri di ultima generazione in grado ditrattare ed abbattere gli inquinanti prodot-ti dalla combustione di qualsiasi tipo dirifiuto (tra cui diossine oltre che i perico-losi ossidi di azoto e zolfo), o l’impianto diTirano, il cui funzionamento si basa sullacombustione del cippato di legno. Altri dueimpianti sono in fase di progettazione aVillaguardia (conosciuto come “la GrandeStufa”) e a Fino Mornasco. Per quantoriguarda lo sfruttamento dell’energia eoli-ca, ovvero quella legata all’azione delvento, nella nostra regione le aree utilizza-bili per la produzione di energia eolica(caratterizzate da una buona ventositàcostante) sono in genere localizzate suicrinali, dove di contro c’è qualche proble-ma di impatto visivo. Ulteriori interessantifonti di energie alternative sono rappre-sentate dall’energia solare, usata sia perprodurre energia (solare fotovoltaico) siaper la produzione di acqua calda (solaretermico), oggetto di notevoli incentivi daparte delle normative nazionali; dall’ener-gia geotermica, che sfrutta il calore pre-sente all’interno della Terra, nonché l’utiliz-zo dell’idrogeno, in fase di ricerca avanza-ta.

Da “Il Settimanale della Diocesi di Como”

Page 18: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

44

ul Notiziario di Italia Nostra n.436 delgiugno 2008 leggiamo su questo pro-

blema un articolo di Carlo Rubbia, nostrogrande fisico e premio Nobel, degno per-tanto della massima considerazione. Eglibrevemente ma chiaramente e portandomolti dati, considera le difficoltà circa l'e-ventuale ritorno alle centrali nucleari nelnostro Paese.Elenchiamole:1) aumento del costo dell'uranio di 20volte dal 2000 ad oggi, e nel prossimofuturo si prevede che aumenti ulterior-mente. Ciò perché 1/3 dell'uranio utilizzatoproviene da stock militari in esaurimentocioè poveri di uranio;2) altra causa dell'aumento di prezzo:

ammesso che rimanga costante il consu-mo attuale, le riserve di uranio sarannosufficienti per circa 30 anni e al momentorestano da utilizzare solo miniere a bassotenore di questo metallo, poco abbondan-te in natura, con l'eccezione di quella diCigar Lake in Canada che non è utilizzabilesubito perché allagata da infiltrazioni d'ac-qua;3) il problema più grave è però lo stoccag-gio delle scorie nucleari dopo l'esaurimen-to del combustibile, problema non ancorarisolto nonostante che almeno dagli anni'80 si stia studiando dove e come collocar-le; per migliaia di anni continueranno ademettere radiazioni pericolose, quindi dob-biamo proteggerci e risolvere la questione.

Nucleare o non Nucleare?

UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

SUna centralenucleare(dawww.greenpeace.it)

Page 19: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

45

Tutto questo ha un prezzo e farà sì che ilcosto di un Kwh (=chilowattora, unitàusata per misurare il consumo di energiaelettrica) non sia più tanto competitivorispetto alle altre fonti di energia. Perciò seaspettiamo che calino le bollette…! Sonoquindi da incentivare i sistemi che sfrutta-no energie rinnovabili (sole per i pannellisolari, vento con i pali ad elica), più facilida costruire, ma di resa non sufficiente persoddisfare l'attuale richiesta. Del restoanche il nucleare da solo non potrebbebastare e inoltre si sono allungati i tempiper la costruzione delle centrali per render-le più sicure; esse possono lavorare soloper una decina d’anni e poi vanno demoli-te (altro problema). Con tutte queste pre-messe, dice Rubbia, “il rinascimentonucleare non è per domani”.Possiamo attingere altre informazionireperibili sulla stampa, tra le quali quelle diun fisico dell'Università La Sapienza diRoma, Giovanni Mattioli, anch'egli colla-boratore di Italia Nostra.Torniamo indietro al 1987 quando si svol-se il referendum sul nucleare; purtroppol'anno prima era successo il disastro diChernobyl che già aveva rivelato i pericolidel processo in questione, fatto che poi fustrumentalizzato da una propaganda insi-stente contraria al suo utilizzo. Il referen-dum non era congegnato chiaramentecome alternativa “nucleare sì o no” machiedeva se volevamo “abrogare o meno laprocedura di localizzazione delle centrali, icontributi a Regioni e Comuni sedi diimpianti nucleari e la partecipazione dell'E-nel alla realizzazione di impianti nucleariall'estero”. Di fatto però l'esito determinò ilblocco delle nostre centrali: Caorso, TrinoVercellese, Latina e Garigliano, mentreMontalto di Castro doveva essere riconver-tita ad altro uso. Si bloccò anche la ricercadei nostri scienziati in questo campo, percui siamo rimasti indietro rispetto agli altripaesi e ora dovremmo ricominciare dacapo.Però non ci siamo vergognati di compera-re elettricità da uranio prodotta in altripaesi (Francia) perché quella che noiabbiamo non è sufficiente. E ancora: l'e-nergia nucleare non è del tutto pulita,come si pensava una volta, perché è vero

che la fissione dell'uranio nel nocciolo delreattore non produce CO2 colpevole del-l'effetto serra, ma per la costruzione dellecentrali con la fabbricazione, il trasporto eil montaggio delle parti da assemblarerichiede sia elettricità ottenuta da combu-stibili tradizionali sia il consumo dei carbu-ranti per il trasporto (tutte fonti di CO2).Infine i lavoratori impiegati non sonoimmuni da contaminazione da radiazioni,anche se esse per regolamento sono infe-riori ai limiti fissati per la salute; pure lapopolazione residente nei dintorni ne puòassorbire un po'.Il nostro Presidente del Consiglio si è impe-gnato col Presidente francese Sarkozy a farcostruire in Italia 4 centrali nucleari di IIIgenerazione*. Ma si è chiesto dove sarebbepossibile? L'Italia è per buona parte arischio sismico e il recente terremoto inAbruzzo lo conferma. Non si possonoescludere poi opposizioni degli ambientali-sti e degli abitanti di un eventuale luogo,che non le vorrebbero vicino alla porta dicasa, come è avvenuto per la TAV e per itermovalorizzatori; in tal modo si allun-gherebbero i tempi per la realizzazione.Contro il nucleare si sono espressi Legam-biente, WWF Italia, Greenpeace Italia,Federazione dei Verdi.Spiegheremo in una prossima puntataquali sono i fenomeni che produconoenergia dall’atomo e, se possibile, come equali scienziati hanno contribuito alla loroscoperta. La storia è appassionante…

Maria Luisa Righi

* Per la miglior sicurezza ed efficienza dellecentrali si è passati via via a progetti (gene-razioni) più complessi. Quelle della III gene-razione sono ormai obsolete e all'estero sene sta studiando una IV (il cui prototiposarebbe pronto solo nel 2025!) e una V.

Page 20: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

46

interessante notare come gli osser-vatori più attenti, che stendevano

relazioni sulla provincia comasca durante ilprimissimo corso post-unitario, fosserosostanzialmente concordi nel riconoscereuna condizione di “crisi” del bosco lariano,cogliendone spesso con efficacia le conse-guenze ed i problemi.Un dato particolarmente significativo - main verità non sorprendente – che vienemesso in luce è quello della crescita enor-me dei gelseti: che non è esagerato affer-mare avessero ormai connotato significa-tivamente l’ambiente naturale di buonaparte della provincia. Il problema è che laproliferazione delle piante di gelso – comeaveva acutamente registrato un attentoosservatore - era avvenuto in gran parte ascapito delle piante d’alto fusto e deiboschi cedui. E proprio queste carenzedelle “selve secolari” erano fortementestigmatizzate, per gli effetti depauperantiprovocati nel suolo e la drastica contrazio-ne delle riserve di combustibile in direzio-ne della manifattura locale.C’è davvero da credere che il paesaggioforestale della provincia si avvicinasse aquello di una desolante distesa di terrebrulle, impoverite dal taglio dissennatodelle “selve secolari”? Forse l’occhio delviaggiatore più attratto dalla magnificenzadei panorami lacuali non avrebbe tostocolto l’imbruttimento in atto, né d’altraparte vi era consapevolezza intorno alfatto che ciò costituisse già il prodromodel declino del tipico paesaggio ottocente-sco. Ma certo i boschi continuavano a rap-presentare un rilevante 25 per cento del-l’intero territorio provinciale.Ciò che emerge, in particolare, da un rap-porto del prefetto di Como, era in effetti lasollecitazione a porre rimedio alle azioni

dissennate compiute negli scorsi decenni.E sul piano delle idee – sosteneva – a ridarvigore al programma di larga privatizzazio-ne dei boschi comunali, la cui condizionedi “res nullius” rendeva impraticabile qual-siasi ipotesi di riforma della loro gestione.Pur nella relativa limitatezza degli spazieditoriali del tempo, va registrato che iltema dell’impoverimento boschivo si espri-meva sovente nella pubblicistica, anchequando essa era destinata ad un pubblicoabbastanza largo, e non assumeva pertan-to un taglio decisamente specialistico.Come in un contributo conoscitivo sullaprovincia di Como, dove si faceva rilevarecome ormai si attribuisse «la comparsadelle nebbie e la maggiore frequenza deitemporali all’improvvido sboscamento deimonti circostanti». O come nelle propostetese a favorire l’imboschimento dei terreniincolti. Il bisogno di articolare un vigorosoprogramma di rimboschimento – e più ingenerale di dotare tutti gli “addetti ai lavo-ri” di serie e coerenti cognizioni in materiadi selvicoltura – era particolarmente avver-tito dal comizio agrario di Como, che sifaceva carico anche di supplire alle caren-ze legislative e regolamentari. Nel 1873comparve un interessante dispensa atta apromuovere un nuovo approccio allagestione dei boschi della provincia.Già l’apertura dello studio rivela quantoancora, dei “vecchi” dibattiti in materia,fosse rimasto sul tavolo, con le sue proble-matiche reali ma anche con la zavorrafrutto di pregiudizi e di ricette in parteavventuristiche. Il riferimento è all’annosadisputa sulla vendita dei fondi comunali,con riferimento alla quale emergeva ildubbio se essa costituisse davvero «l’espe-diente infallibile»; o se invece non ci sidovesse preoccupare di avere «dappertutto

L’uomo ed il suo ambientenella storia lariana – Parte terza

UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

È

Page 21: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

47

Nonostante i suoi limiti – ed anche le suecontraddizioni se vogliamo (Bevilacqua ladefinisce una legge liberale, tuttavia pone-va dei vincoli all’utilizzo dei boschi, ancherigorosi almeno sulla carta, come vedremo)- è difficile tuttavia non riconoscervi sulpiano normativo alcuni aspetti di un certorilievo. Primo fra tutti, il divieto di disbo-scamento dei terreni al di sopra del limitedella vegetazione del castagno. Inoltre sisottoponevano a vincolo forestale quellearee «che, per la loro specie e situazione»,potessero, disboscandosi, dar luogo a sco-scendimenti, smottamenti, frane ecc.Insomma un vincolo di natura idro-geolo-gico. Altro aspetto qualificante era quellodei rimboschimenti dei terreni vincolati, daattuarsi con il concorso di governo, pro-vince e comuni.Non sarà questa la sede per argomentare ivizi ed i limiti della nuova normativa, allaluce, evidentemente, del tutt’altro checonfortante stato boschivo della Penisolaalla svolta del secolo. Certo, tra le suenorme non è arduo individuare come lesue maglie fossero abbastanza larghe peroriginare una tendenza alla elusione deivincoli che venivano istituiti. Basti accen-nare alla rivendicazione dei diritti d’uso(per pascolo od altre servitù), che avrebbe-ro inevitabilmente condizionato il nuovoregime selvicolturale. Un’altra normamolto sospetta è quella che recita: «La col-tura silvana ed il taglio dei boschi non sonosottoposti ad alcuna preventiva autorizza-zione. I proprietari devono però uniformar-si a quelle prescrizioni di massima chesaranno stabilite da ciascun comitato fore-stale». Fermo restando, ovviamente, quan-to stabilito a proposito delle terre sottopo-ste a vincolo forestale, forse è proprio nellasuccitata disposizione che emerge il carat-tere liberale della riforma, nel senso del-l’attitudine a non condizionare con grava-mi troppo “pesanti” l’esercizio della privataproprietà; per quanto in gioco vi fossero,evidentemente, gli interessi collettivi delladifesa del patrimonio forestale.Uno sguardo sulla realtà lariana potràanche fornire un piccolo contributo percomprendere meglio alcuni meccanismimessi in atto dalla nuova legge. (segue)

Alberto Conti

delle buone amministrazioni comunali eprovinciali». E, con molto buon senso, senon occorresse lavorare per “promuoverel’unione di più Comuni o Privati allo scopodi facilitare la coltivazione e semplificarel’amministrazione boschiva nei loro terre-ni”. Questioni, ovviamente, tutt’altro cheleziose. Come l’idea di “statalizzare” i montiincolti, allo scopo di avviare seri program-mi di rimboschimento ai quali, diversa-mente, enti comunali e privati non avreb-bero provveduto.Arriviamo così alla nuova legge forestale,varata il 20 giugno del 1877.La storiografia che si occupa della storiadell’ambiente, nel nostro Paese, non è ingenere benevola con gli effetti prodottidalla suddetta legislazione. Piero Bevilac-qua, in particolare, ha rimarcato i caratteripermissivisti della legge, la quale: «[…]favorì una nuova e ancora più grave sta-gione di disboscamenti indiscriminati»,accentuando altresì i problemi geologicidel territorio. Teresa Isemburg ha sottoli-neato, in particolare, il progressivo venirmeno della integrità delle fustaie con laloro ricchissima vita animale, sostituita inlarga misura da una boscaglia cedua discarso valore economico, a cui, evidente-mente, anche la nuova legislazione nonaveva saputo opporre freni. Interessante,anche, il dibattito che sorse all’epoca delvaro della legge, tra gli studiosi dell’Istitu-to Forestale di Vallombrosa ed i promotoridella riforma, dove risaltavano culture sulbosco assai distanti tra loro.

Bosco del TriangoloLariano

Page 22: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

48

mare la Natura significa anche pro-teggerla dalle alterazioni che la vani-

ficano. Proteggere l’ambiente significaanche opporsi alle alterazioni degli equili-bri millenari che la contraddistinguono.Significa quindi avere il coraggio di inter-venire per rimuovere le cause che hannorotto gli equilibri: come la riduzione nume-rica delle cornacchie, dei ratti, dei cormo-rani (soprattutto nelle Valli Ferraresi) eforse anche dei gabbiani (attirati nellazona insubrica dal proliferare delle discari-che), controllare lo sviluppo inconsideratodei cinghiali e dello scoiattolo grigio (chetende a sopraffare e eliminare il nostrotanto caro scoiattolo rosso).Ma se è giusto riequilibrare i rapporti fragli animali e l’ambiente, perché non occu-parci anche di un riequilibrio fra i cani el’uomo? I cani randagi sono saliti all’onoredella cronaca a seguito di spiacevolissimiepisodi recenti, che però anche in passatoavvenivano senza occupare le colonne deiquotidiani. Tutti noi amiamo gli animali,moltissimi di noi amano i cani. Ma questoamore, questo legame affettivo si rivolgead individui animali che, in migliaia digenerazioni, sono stati a fianco dell’uomoe lo hanno aiutato in numerose sue attivitàanche di sopravvivenza. Un rapporto moltobello nel quale l’uomo ha sostituito ilcapo-branco e quindi raccoglie obbedienzama anche affetto da parte dell’animale.Quando si rompe questa relazione privile-giata (normalmente per colpa dell’uomo) ilcane ritrova gli istinti naturali che secoli omillenni di convivenza con l’uomo nonhanno cancellato.L’abbandono dei cani in un ambiente natu-rale, come una zona verde poco abitata,risveglia questi istinti: ricordo che giàdiversi decenni or sono il problema dei cani

randagi era divenuto stridente in alcuniparchi regionali come quello del Ticino. Ilcane randagio si nutre di rifiuti e divieneanche predatore nei confronto dei piccolianimali che riesce a trovare; e, lo si dicevagià allora, può divenire aggressivo nei con-fronti dell’uomo. Quando poi alcuni cani,istruiti nella difesa della proprietà padro-nale, varcano la recinzione, mantengono oesaltano la propria aggressività, con leconseguenze che abbiamo saputo (le cro-nache ne sono piene).È mai possibile che nessun tutore dellasalute pubblica abbia il coraggio di affer-mare che i cani randagi ed aggressivi, chepregiudicano la sicurezza dei cittadini,vanno uccisi? Tutti temono eventualiopposizioni (ridicole e insensate) di “aman-ti della Natura”, e intanto i cani aggredi-scono e anche uccidono.Quali alternative vengono proposte? Addi-rittura ci dicono che «vanno affidati agliesperti per ridare fiducia agli umani». Gliesperti (non solo italiani, perché il proble-ma non è solo nostro) dicono che «quei

Natura e cani randagi 1I cani che pregiudicano la sicurezzadelle persone devono essere abbattuti

OPINIONI A CONFRONTO

A

Page 23: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

49

cani infelici, vittime innocenti di un com-portamento umano sbagliato…» devonoessere pazientemente e saggiamente recu-perati. «La prima fase del trattamentodovrebbe avere luogo nel rifugio e ad operadi abili specialisti» e poi «dovrebbero essereaffidati a persone preparate e, soprattutto,pacate e pazienti» (Danilo Mainardi, il Cor-riere della Sera, 2 aprile 2009).Eh no Professore! Dalla teoria (ineccepibiledal punto di vista scientifico) alla pratica, ilpasso non è poi tanto breve. Il recuperocosterebbe caro alla comunità, anche esoprattutto in rischi. Chi ama il cane vuoleavere al suo fianco un amico fedele, nonuno scatenato aggressore da ammansire.Sappiamo che molti animali, anche seapparentemente domati e tranquilli, posso-

Natura e cani randagi 2Perché credo sia giusto salvarli

no vedersi risvegliare gli istinti plurimillena-ri e, pur obbedendo al padrone capo-bran-co, aggredire altri membri della famiglia.Chi vuole un cane per amico non tenterà ladisperata impresa del recupero, ma si sce-glierà un cucciolo di una razza “normale”.Il mio parere, che certamente incontreràmolto pareri contrari, è che questi «caniinfelici, vittime innocenti di un comporta-mento umano sbagliato» non siano recu-perabili e quindi vadano abbattuti.È sempre stata consuetudine, in Italia maanche altrove, che un animale che abbiaucciso un uomo (era avvenuto nei circhiequestri) debba essere ucciso. E la consue-tudine, data dalla esigenza di tutelare l’uo-mo, deve essere mantenuta.

Alberto Pozzi

a questione dei cani randagi pericolosinel Meridione ha riempito le pagine dei

giornali; il fatto che tali situazioni si verifi-chino solo in determinate zone dimostrache la responsabilità di tutto questo èdovuto a negligenza umana nella preven-zione del randagismo.Ma il punto essenziale della questione nonè se sia possibile o meno recuperare questicani, dato che a livello teorico la propostadel professor Mainardi per il loro recuperonon è contestata nel suo risultato finale,bensì se sia giusto spendere soldi pub-blici per il recupero e il mantenimentodegli animali in quanto esseri senzienti aldi fuori di un’ottica di salvaguardiaambientale.Si tratta di una domanda a risposta aperta,in quanto non vi sono elementi oggettiviche portino ad una risposta univoca.Ognuno dovrà quindi valutare le conside-razioni esposte e decidere se ritenerle con-divisibili.La soluzione di abbattere un animale per-

ché si ritiene che non sia il caso di investi-re risorse per il suo recupero e manteni-mento è sicuramente la più veloce ed eco-nomica, e fino al 1991 era quella utilizzataper tutti i cani randagi, anche se non peri-colosi, abbattuti dopo pochi giorni dallacattura.A mio parere la scelta opposta, cioè quella

L

Page 24: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

50

di dedicare risorse a questi scopi, assumeun significato di notevole valenza socialenel momento in cui questa viene promos-sa e motivata non come risposta puramen-te emotiva (salviamo il cane perché impie-tositi dal suo tenero sguardo), ma comeespressione della considerazione degli“altri”, nel senso più esteso del termine.Oggi siamo stupefatti per l’insensibilità chetraspare dai documenti storici nei confron-ti degli schiavi. Scrive infatti M. A. Levi sultermine giuridico greco “andrapodòn”:«Nessuna delle molte espressioni che ilgreco conosce per indicare gli schiavi ha lacrudezza di questo termine legale che vuoldire nient'altro che "animale umano", piùpreciso e netto del termine latino equiva-lente, instrumentum vocale, cioè “strumen-to parlante”».Ma in effetti per le società di allora loschiavo era spesso poco più di un oggettoe quasi tutti condividevano questa visione,altrimenti non sarebbe stata accettata latristemente nota e ben più recente trattadegli schiavi fra l’Africa e le Americhe.Analogamente, fino al XIX secolo i malatipsichiatrici erano considerati più o menoanimali da rinchiudere negli zoo-manico-mi, in condizioni terrificanti, mentre oggitutti (almeno a parole ...) concordano sullanecessità di un loro trattamento dignito-so, anche se questo comporta delle spesepubbliche, che cioè gravano sui nostribilanci personali tramite le imposte.In sintesi, ci siamo evoluti moralmente, aseguito di un lungo processo di sensibiliz-zazione iniziato da coloro che – visti ini-zialmente come visionari sovversivi e chenel caso della schiavitù hanno anchedovuto subire pesanti conseguenze a livel-lo personale – hanno lentamente lacerato

la cappa di insensibilità che avvolgeva lediverse società in passato.Purtroppo la suddivisione fra uomini edanimali, con la licenza morale di conside-rare i secondi come esseri inferiori in tuttii sensi, non fa altro che portare ad unatragica “animalizzazione” di molti esseriumani: quante volte sui giornali si legge dipersone “trattate come animali”?La nota scrittrice francese MargueriteYourcenar, nella sua opera “Ad occhi aper-ti” scrisse: «spesso dico a me stessa che senon avessimo accettato, nel corso dellegenerazioni, di veder soffocare gli animalinei vagoni bestiame o spezzarvisi le zampecome succede a tante mucche e a tanticavalli mandati al mattatoio in condizioniassolutamente disumane, nessuno, neppu-re i soldati addetti alla scorta, avrebbe sop-portato i vagoni piombati degli anni 1940-1945».Da qui la mia convinzione che il rispetto ela considerazione per gli animali, se corret-tamente motivati e sostenuti, possonoassumere un valore estremamente positi-vo, e quindi che la destinazione di risorseeconomiche per il loro recupero e mante-nimento, che a prima vista può apparireuno spreco, diviene non una spesa ma unvero e proprio investimento educativo alungo termine per il miglioramento dellesocietà in cui viviamo.

Roberto TomasiNotiziario Animalista

Page 25: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

51

ra farfalle e falene (Lepidotteri), nelmondo, sono state classificate circa

165 mila specie. Di queste circa 20 milasono farfalle, con abitudini di volo diurne,il resto sono falene che contano specie conattività sia diurna che notturna (prevalen-ti). Si ritiene che le specie di Lepidotterisiano molto maggiori di quelle fino ad oggiclassificate e che una gran parte sianoconcentrate nelle foreste tropicali pluviali.Se si dovesse operare una stima attendibi-le si potrebbe parlare di più di 350 milaspecie, ma molti studi tendono a darestime molto più alte. Si capisce da questocome diventi difficile attribuire alla varia-zione della consistenza delle popolazioni diogni singola specie nota, significati parti-colari. Per parlare di effetti delle attivitàantropiche sulle varie specie bisogna faremolti distinguo ed avere informazioni chead oggi non sono disponibili.In Italia su circa 37 mila specie di insetti cisono 5.127 specie di Lepidotteri, pari ai 2/3dell’intera fauna europea. Tra questi lamaggior parte sono falene e 227 sono far-falle delle quali il 5,6% comprende specieche si trovano esclusivamente sul nostroterritorio. Di queste 34 sono specie consi-derate in pericolo a livello Europeo.Per quanto riguarda il loro declino vannodistinti due fenomeni:- La scomparsa o diminuzione di farfalle ingenerale;- La scomparsa di specie, sottospecie evarietà localizzate e spesso non presenti inaltre aree.Una cosa è certa: le farfalle, come la granparte degli insetti, hanno capacità ripro-duttive elevate e la capacità di sfuggire allaraccolta. Pertanto la raccolta delle farfalle,che avviene per vari scopi (sempre regola-mentata o auto-regolamentata sulla base

di educazione ed etica o attutita comeimpatto tramite allevamenti) in generalenon è da annoverare fra le cause del lorodeclino o scomparsa.La scomparsa o la diminuzione delle farfal-le, intesa come scomparsa di quel volorimasto nei ricordi di un tempo, c'è ed èprincipalmente dovuta da un lato alle pra-tiche agricole intensive (dove non c’è piùposto per la natura spontanea) e dall’altroall’urbanizzazione con eccessiva semplifi-cazione degli ecosistemi. Dove questo nonavviene, le farfalle ci sono ancora! Ci sonotutte e non sono in pericolo. Per fortunal’Italia oggi conta sempre più aree protetteo aree che conservano frammenti impor-tanti di natura e biodiversità, oltre a vede-re un aumento della sensibilità delle perso-ne per il mantenimento di ambienti natu-rali anche vicino a casa. In questo sensosono state anche individuate e in qualchemodo tutelate le cosiddette “Prime Butter-fly Areas”, ovvero zone dove sopravvivonoalcune delle specie più minacciate d’Euro-pa.I pesticidi, seppur tremendi nel loro impat-to locale, giocano un ruolo marginale inuna visione globale di questa questione.Sarebbe comunque il caso di dire il pestici-da, in quanto capita che vengano messi incommercio prodotti venduti come innova-tivi e specifici che invece si rivelano moltopericolosi per specie che nulla hanno a chefare con i parassiti delle coltivazioni. Inogni caso, se i pesticidi potessero estin-guere un insetto farebbero la gioia degliagricoltori che li usano, ma gli insettihanno spesso grandi capacità di adatta-mento. Preoccupa molto di più l'impatto diun tipo di inquinamento legato a sostanzecome i nitrati, capaci di produrre alterazio-ni dei rapporti nutrizionali nel terreno, che

Le farfallestanno scomparendo?

UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

T

Page 26: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

52

amplificano lo sviluppo di certe piantepiuttosto che di altre, limitando anche inquesto caso la possibilità di differenziazio-ne dei micro-habitat e quindi la biodiver-sità. Queste sostanze sono prodotte conl'inquinamento dell'aria e ricadono con lapioggia. Alla fine vale un concetto: quelloche non riescono a fare i pesticidi lo fa ladistruzione o l'alterazione dell’habitat.Tra le cause della diminuzione delle farfal-le c’è il cambiamento degli habitat. Unesempio è costituito dal declino di unadelle specie maggiormente protette a livel-lo Europeo, il Parnassius apollo, un bellissi-mo papilione montano. La sua attuale vul-nerabilità è legata principalmente a causeche nulla hanno a che fare con l'inquina-mento o la distruzione degli habitat natu-rali, ma esattamente il contrario, vale adire l’abbandono della montagna e lariconquista da parte dei boschi di ampiearee di territorio submontano e montano,prima mantenute a prato dall'attività del-l'uomo. Il rischio per questa specie stasoprattutto nelle aree appenniniche, dovealcune razze sopravvivono isolate.Un altro esempio è la famosa estinzionedella Maculinea arion in Inghilterra: bellis-simo Licenide il cui bruco ha una fase chevive a spese delle formiche. L'interventodell'uomo per proteggerne le aree disopravvivenza, evitandone la frequenta-zione ed il pascolo, portò alla crescita dellavegetazione con la scomparsa di moltedelle condizioni necessarie alla sua soprav-vivenza, prima fra tutte la presenza delleformiche.Ci sono poi casi di specie che hanno unareale di diffusione fluttuante che toccasolo molto marginalmente il nostro paese.Un esempio è la Vanessa levana (Araschnialevana), prima supposta estinta e poirecentemente riscoperta, oppure laMonarca africana (Danaus plexippus), unadelle specie più comuni al mondo, che arri-va solo marginalmente e sporadicamentecome migrante a formare colonie in Italia.Contrario dell’estinzione è la comparsa dinuove specie: è quanto è avvenuto con illicenide Cacyreus marshallii di origine SudAfricana, oggi comune “degustatore” deinostri gerani.In linea generale va ribadito che il nemico

numero uno per lefarfalle, e nonsolo, è l’alterazio-ne o la distruzionedell’habitat. Il pre-lievo di esemplariin natura o inter-venti marginalinon sembranoinvece pesaregranché.Non è un casoquindi che moltedelle specie oggi in grande pericolo sianoin qualche modo legate a particolari zoneumide, sempre più a rischio, alle dune lito-ranee o ad ambienti ristretti in continuaregressione.Quindi se la nostra domanda è generica-mente: “Le farfalle stanno scomparendo?”Diremo di no. Se la domanda è: “Ci sonospecie a rischio estinzione o vulnerabili acausa dell’uomo, per motivi intrinsechi, peri normali cambiamenti del clima o per tuttie due i fattori?”, la risposta è sì. Va detto,come abbiamo visto, che ci sono specie chedebbono la loro diffusione e sopravvivenzaanche al modo in cui il territorio vienegestito dall’uomo.Per concludere, se volessimo semplice-mente vedere più farfalle “comuni” intornoa noi, basterebbero fioriere, prati, giardini,balconi e bordure stradali e così via. Per lespecie più localizzate la protezione passa laconservazione e protezione degli habitat ela creazione di ponti verdi (aree capaci dimettere in comunicazione i vari habitat).Questo fa anche parte dei consigli che dal1990 gli Amici della Terra, nell’ambito dellacampagna a favore delle farfalle, hannopubblicato in due volumetti, Farfalle edAmbiente ed il Giardino delle Farfalle, chepossono essere scaricati gratuitamente dalsito di ESAPOLIS e Butterfly Arc,www.esapolis.eu o www.butterflycrc.it,entrando nella “Sezione Amici del Museo”.

Enzo MorettoDirettore ESAPOLIS;

Responsabile Scientifico Butterfly Arc;Responsabile Nazionale Amici della Terra

Italia; Consigliere UIZA

Maggio 2009

Page 27: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

53

ra stato promesso ai lettori, nell’ulti-mo numero della rivista, che, dopo

aver parlato del teatro romano ubicato neisotterranei del palazzo della Camera diCommercio e della antica pasticceria Mar-chesi, avremmo dato conto di un’ulterioretestimonianza della storia di Milano. Lofacciamo ora. Si tratta di un cortile quat-trocentesco, ultimo residuo del palazzodella famiglia Dal Verme, al n. 3 di via Puc-cini, sulla sinistra del teatro omonimo. Vi siaccede varcando il portone o meglio il por-tale della Reale Mutua Assicurazioni e,sebbene inglobato, anzi sarebbe megliodire inghiottito da un caseggiato modernoa due corpi destinato ad appartamenti eduffici, rappresenta un’oasi di bellezza. For-tunati coloro che per entrare in casa pos-sono godere della visione degli affreschidella volta a crociera dell’androne e cam-minare sulla pavimentazione a piccoli sassisporgenti dal terreno che ricorda le viedella vecchia Milano! Il cortile, a piantaquadrata con pozzo centrale probabilmen-te del secolo XV, è ciò che rimane di unodei palazzi più raffinati dell’età degli Sfor-za, dimora della famiglia dei conti DalVerme. Questi ultimi furono amici e soste-nitori dei Visconti (Giacomo Dal Verme siera schierato con Galeazzo Visconti quan-do questi aveva imprigionato lo zio e ilsuocero per impadronirsi della signoria diMilano); in compenso i Dal Verme avevanoricevuto dai Visconti, alla fine del ‘300,alcuni terreni di fronte all’area del Castellodove, nella seconda metà del ‘400, venneedificato il palazzo della casata. L’edificio,già modificato nel ‘500, fu varie volteristrutturato nei secoli successivi e l’ultimo

restauro fu promosso dalla contessa Jean-nette Dal Verme nel 1914; oggi del palazzo,dopo i bombardamenti del 1943, rimane ilpiano terreno del cortile porticato, lieve-mente abbassato rispetto alla superficiestradale (condizione originaria per la pre-senza nella zona circostante di fortificazio-ni bastionate). Il cortile è quadrato, circon-dato da portici formati da quattro arcateper lato, anch’esse con volta a crociera chepoggiano su colonne di serizzo (un tipo digranito) sormontate da capitelli corinzi inpietra d’Angera decorati con targhe a testadi cavallo. I capitelli, per la bellezza deldisegno e dell’esecuzione, sono da alcunistorici dell’arte avvicinati a quelli del piùantico palazzo Carmagnola (in via Rovello,prima sede del Piccolo Teatro di Milano) o,addirittura, a quelli bramanteschi dellacanonica di Sant’Ambrogio. Le chiavi divolta degli archi sono decorate in cottocome l’architrave sopra il quale si ammirauna cornice con dentelli ed ovuli; tra l’ar-chitrave e la cornice c’era un fregio condelfini, oggi totalmente scomparso. Neipennacchi troviamo una serie di medaglio-ni di pietra ornati da cornici in cotto dovesono ritratti di profilo personaggi dellacorte sforzesca. Tra le insegne araldiche deiDal Verme, che in origine si vedevanoanche sulle targhe a testa di cavallo deicapitelli, è ancora visibile quella del canedal laccio al collo mentre i ritratti raffigu-rano i duchi e le duchesse di Milano, daFrancesco Sforza e Bianca Maria Visconti aLudovico il Moro e Beatrice d’Este.Quando si esce dal cortile si ha di fronte ilfianco del teatro Dal Verme con i suoivolumi bombati e le pareti di colore bianco

Un cortile del ‘400schiacciato tra i corpi

di un colosso di cemento

E

MILANO

Page 28: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

54

rosa, e la via Puccini che la cura del Comu-ne ha reso veramente gradevole e in armo-nia con l’ambiente. Infatti al piano terrenodegli edifici si aprono dei caffè con tavoli-ni che si autonominano “bistrot” e che vor-rebbero evocare Parigi; la via ha in mezzoun percorso pedonale lastricato di rosso aidue lati dalla quale si diparte una serie diaiuole (12) che si prolungano fin quasi allatrafficatissima piazza Cadorna. Le aiuoleerbose hanno ai bordi siepi alte e folte, ric-che di fiori rosa dietro le quali si ergonocipressi verdi ed altre piante. E’ veramente

un luogo riposante: neanche un parcheg-gio interrato disturba, nascosto com’è daun giardino minuscolo ma ricco. Il trafficodi Foro Bonaparte sembra lontanissimo.Questo angolo ci fa riflettere sulla funzio-ne salvifica del verde e ci fa sperare chepresto si realizzi la promessa fatta dalComune al Maestro Abbado di piantare90000 alberi nel centro e nelle vie princi-pali di Milano per salvarlo dallo tsunamidel cemento.

Jole Celani

Page 29: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

55

abato 23 maggio, presso la sala “Isacchi”di Ca’ Prina ad Erba, si è tenuto il “Filo

verde 7”, tradizionale appuntamento annualededicato alla natura ed al territorio organiz-zato dall’Istituto professionale Agro-Ambien-tale “San Vincenzo” di Albese con Cassano,con il patrocinio della Provincia di Como,Assessorato all’Agricoltura, del Comune diErba e del Comune di Albese con Cassano.Il convegno di quest’anno, dal titolo “Dallacorte contadina alle moderne aziende agrico-le tra Como e Lecco”, ha proposto una ricercasvolta dai docenti e dagli studenti dell’Istitu-to, raccolta nel nuovo libro “A laurà la vita l’èdura, ma la pagnotta l’è sicüra” (realizzato conun contributo della Camera di Commercio,Industria e Agricoltura di Como), che si rial-laccia a quella avviata lo scorso anno e con-clusasi con la pubblicazione del volume “Sullalinea del tram Como-Lecco. Cento anni di sto-ria locale ai piedi del Triangolo Lariano”.Il centro dell’attenzione questa volta si èallargato a comprendere tutta la fascia di ter-ritorio compreso tra Como e Lecco, con a nordil Triangolo Lariano e a sud la Brianza. Il pas-sato fa da sfondo alla ricerca, che prendeavvio dall’antica corte contadina (simbolo diun mondo contadino che non c’è più), rievo-cata con i suoi suoni, colori, sapori e tradizio-ni, per arrivare a dedicare un’attenzione par-ticolare a diverse forme di un’agricolturamoderna, alternativa e specialistica, che si stadiffondendo e vuole ancora giocare un ruolosignificativo per l’economia del territorio.Dopo i saluti istituzionali e la presentazionedella ricerca e del progetto editoriale da partedella docente Sonia Rovagnati, il convegno havisto interessanti approfondimenti a curadegli studenti dell’Istituto e dei docenti Pier-luigi Gatti, Claudia Palazzuolo, Ismaele Pozzo-li e Sonia Rovagnati riguardanti l’architettura

rurale, la vita nella corte, ladevozione contadina, gli stru-menti del lavoro contadino, lacucina brianzola tradizionale, lasituazione attuale dell’agricol-tura nel nostro territorio e lanascita di nuove tipologie pro-duttive nell’azienda agricola.«Al termine di questa secondaricerca – ha spiegato la Coordi-natrice didattica dell’IstitutoAgro – Ambientale, Rosella Spi-nelli - che ci ha permesso di scoprire altriaspetti della vita contadina di un tempo, pos-siamo tracciare un bilancio positivo dell’interaesperienza: è stato tracciato un ponte idealetra scuola e territorio, tra presente e passato. Ilnostro auspicio è che la lettura di questo libropossa suscitare interesse in giovani che inten-dono avvicinarsi all’agricoltura perché nontemano di fare una scelta controcorrente, masappiano portare nel loro lavoro la passione,lo spirito di iniziativa, la disponibilità a coope-rare con altri e il desiderio di realizzare un’a-gricoltura rispettosa dei ritmi della natura,valorizzando i prodotti tipici e le attività che ilnostro territorio consente, perché non vadanoperse le nostre radici. È l’obiettivo che anche ilnostro Istituto si prefigge dal punto di vistaculturale e professionale per creare una sortadi passaggio di consegne tra generazioni.Siamo infatti consapevoli che, anche se inostri giovani utilizzano tutte le opportunitàche la tecnologia mette loro a disposizione,dalla conoscenza del nostro passato possanotrarre il senso di rispetto per l’ambiente e l’am-mirazione per il lavoro svolto da chi li ha pre-ceduti».Per informazioni: Istituto Professionale Agro -Ambientale “San Vincenzo”, Albese con Cas-sano, tel. 031.426341.

S

CONVEGNI

Dalla corte contadina allemoderne aziende agricoletra Como e Lecco

Page 30: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

56

l 7 marzo scorso per il ciclo “Milano:come funziona la città”, questa è stata la

meta molto gradita del nostro Gruppo.Mentre nelle cronache su giornali, radio eTV abbondano le segnalazioni di delitti e digente disonesta, cosa che ci fa pensare cheil mondo sia dominato dal Male, è stato unpiacere conoscere un'attività di gente chesi prodiga nella carità e aiuto a popolazio-ni in disagio nel Terzo Mondo. La A.L.I. hasede un via Dario Papa 12 nella zona adia-cente al Villaggio dei Giornalisti, già da noivisitato, in un villino in mezzo a un giardi-netto e appena varcatane la soglia si respi-ra un’aria mistica che porta alla meditazio-ne e al raccoglimento.Qui alloggia una comunità fondata da donGiuseppe Brusadelli, un prete zelante voltoalle cose di Dio, un uomo libero al serviziodella verità e coraggioso nell'azione mis-sionaria. Direttore del giornale cattolico diComo “L'Ordine”, ha radunato donne chenon sono suore, ma laiche che accettanouno speciale statuto, compiono un novi-ziato di due anni e, una volta istruite neicompiti che dovranno svolgere, partonomissionarie per isole del Pacifico; ogni

tanto tornano in questa sede per riposare.Il loro motto è “Carità, Povertà, Obbidien-za”.Noi siamo stati ricevuti da “sorella” Nellache con voce dolce ci ha illustrato la lorostoria e la sistemazione dell’edificio fittodi opere di artisti che espongono la vita diGesù, della Madonna e di Giovanna d'Ar-co, la Santa eletta a protettrice dell'asso-ciazione. Così guardandoci intorno inambienti di non grandi dimensioni, abbia-mo apprezzato la possibilità di meditare leverità della Storia Sacra, attraverso lavoriin ceramica, legno, bronzo, quadri e vetra-te artistiche colorate. Colpisce una scalaalle cui pareti delle formelle in ceramicaillustrano la Via Crucis, e la cappella postaall’ultimo piano, dove il tetto si restringe amansarda e dove le vetrate colorate rac-contano fatti della vita di Gesù e di quelladi Giovanna d’Arco. Qui il silenzio, l’atmo-sfera di colori caldi cui contribuisce ancheil pavimento in marmo rosso di Verona cifanno sembrare lontani dal mondo perdimenticare le cose terrene e ispirarci aquelle soprannaturali con la preghiera.

Maria Luisa Righi

Assistenti LaicheInternazionali (A.L.I.)

MILANO COME FUNZIONA LA CITTÀ

Giovanna d’Arco Jeann d’Arc detta la Pucelle d’Orléans (1412-1431)nacque nei Vosgi da famiglia contadina. Durante la guerra dei Cent'anni (circa1337-1453) gran parte della Francia fu occupata dagli inglesi. La ragazza, gio-vanissima, ascoltando delle “voci” celesti si convinse che Dio le affidava il com-pito di salvare la Francia. A 17 anni fuggì di casa quando gli inglesi assediaro-no Orléans, raggiunse in abiti maschili il delfino Carlo a Chinon, ottenne ilcomando delle truppe francesi che riuscirono a vincere gli inglesi a Patay nel1429; successivamente quasi tutta la Francia fino Reims fu liberata e il delfino,l’erede al trono, fu incoronato re come Carlo VII. Giovanna voleva continuare acombattere gli inglesi ma cadde nelle loro mani. Sottoposta a processo e con-dannata come strega ed eretica perché i suoi aguzzini non credettero alle “voci”celesti da lei riferite, fu messa al rogo a Rouen. Divenne simbolo dell’amorpatriottico e dell’unità spirituale della Francia e fu canonizzata nel 1920.

Giovanna d'Arcoin un particolare

di un arazzodel XV secolocustodito ad

Orléans

I

Page 31: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

LE NOSTRE INIZIATIVE

Milano: come funziona la cittàCon lo spirito di sempre e con lo scopo di far emergere gli aspetti positivi della vita in cittàcontinuano gli incontri del ciclo “Milano: come funziona la città”; in dettaglio ne daremonotizia mediante il “Foglio Notizie”.

Riteniamo importanti questi incontri perché sono occasione per stare insieme; così si tienesaldo il sottile ma robusto filo che unisce i soci del Gruppo Naturalistico della Brianza.

Iole (02.3554502) oppure Riccardo (02.6464912) sono sempre disponibili per maggioriinformazioni; un appello particolare a coloro che non sono ancora intervenuti ai nostri incon-tri: fatevi sentire e partecipate; sentirete di far parte di una grande famiglia!

Incontri larianiGli Incontri Lariani sono visite guidate, a piedi su sentiero, in località di interesse delle pro-vincie di Como e Lecco. Vengono privilegiate le mete più vicine, con ritrovo in luogo rag-giungibile con mezzi pubblici. L’uscita ha carattere naturalistico-ambientale, con attenzioneper gli aspetti storico–culturali ed artistici.Tutte le informazioni sui prossimi “Incontri Lariani” saranno fornite di volta in volta sul “FoglioNotizie” e per telefono a chi ne faccia richiesta.

Per prenotazioni ed informazioni: Guidetti 02.6192916.

Umberto Guzzi

Anche quest’anno continueremo le nostre consuete uscite sul territorio, alla scoperta di natura ed arte.

Le date saranno rese note in tempo utile tramite il “Foglio notizie”.

Per informazioni: Giorgio Ferrero (039.2025839-327 3840348) ogni giorno, escluso sabato e festi-

vi, dalle ore 19.00 alle ore 20.00.

Le nostre uscite sul territorioa cura di Giorgio Ferrero

Page 32: Guida Rist 2008 pag singole · 2016. 10. 18. · Registrazione del Tribunale di Como n. 170 del 3 marzo 1967 Progettazione grafica, fotocomposizione e stampa: ... sulle rive del ramo

Se vuoi costruire una navenon devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gentea raccogliere la legna e a preparare gli attrezzinon distribuire i compiti, non organizzare il lavoro.

Ma invece prima risveglia negli uominila nostalgia del mare lontano e sconfinato.

Appena si sarà risvegliata in loro questa setesi metteranno subito al lavoro percostruire la nave.

(Antoine De Saint-Exupéry)