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HATERS GONNA HATE INCITAMENTO ALL’ODIO A CURA DI: Irene Barbieri Leonardo Dal Tio Cristina Moscatelli

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HATERS GONNA HATE

INCITAMENTO ALL’ODIO

A CURA DI: Irene Barbieri

Leonardo Dal Tio Cristina Moscatelli

Page 2: Haters gonna hate

Il presente materiale è pubblicato con licenza Creative Commons “Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo – 3.0” (http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/it/deed.it)

La licenza non si estende alle immagini provenienti da altre fonti e alle screen shot, i cui diritti restano in capo ai rispettivi proprietari, che, ove possibile, sono stati indicati. Gli autori si scusano per eventuali omissioni, e restano a disposizione per correggerle.

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INDICE 1.  CHE COS’È L’HATE SPEECH

2.  COMPRENDIAMONE LE RAGIONI

3.  COME CONTRASTARLO

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Giovanni Ziccardi (giurista e docente di informatica giuridica all’università di Milano)

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI HATE SPEECH?

L'INCITAMENTO ALL'ODIO (HATE SPEECH) È UNA CATEGORIA DELLA GIURISPRUDENZA USA (E DA POCHI ANNI ANCHE DI QUELLA EUROPEA) CHE INDICA UN GENERE DI PAROLE E DISCORSI CHE HANNO LO SCOPO DI ESPRIMERE ODIO E INTOLLERANZA VERSO UNA PERSONA O UN GRUPPO (RAZZIALE, ETNICO, RELIGIOSO, DI GENERE O ORIENTAMENTO SESSUALE), O NEI CONFRONTI DI CATEGORIE PIÙ DEBOLI DI SOGGETTI.

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▸  Esiste da che esiste internet (e da ancor prima)

▸  Si libera online come espressione di comportamenti violenti e antisociali

▸  La massiccia penetrazione dei social nella vita quotidiana ha rivelato e dischiuso un universo di sostenitori dell’atteggiamento violento

IL FENOMENO HATE SPEECH IN RETE

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WHAT’S HOT WHAT’S NOT ▸  Sulla scia di Geography of Hate, un progetto sviluppato dai ricercatori della

Humboldt State University, un team che ha ricostruito, grazie a Twitter, la mappa interattiva del razzismo e delle intolleranze etniche più diffuse negli States …

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LE MAPPE DI VOX CONTRO L’INTOLLERANZA

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LE MAPPE DI VOX CONTRO L’INTOLLERANZA

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LE MAPPE DI VOX CONTRO L’INTOLLERANZA

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LE MAPPE DI VOX CONTRO L’INTOLLERANZA

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CLASSIFICA DELLE REGIONI PIÙ INTOLLERANTI

LOMBARDIA

FRIULI

CAMPANIA

ABRUZZO

PUGLIA

SU UN TOTALE DI 1.800.000 TWEET

I RISULTATI

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ALCUNI CASI DI HATE SPEECH.

Giovanni Mela

TRATTI DA :

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IL LOMBROSIANO

LO SCETTICO

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IL CONTENT EDITOR

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IL PERITO OFFESO

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HATE SPEECH CONTRO FIGURE ISTITUZIONALI

MEGAMIX

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LA RETE É UNA GRANDE CASSA DI RISONANZA

๏  RELAZIONI SIMMETRICHE MA SOPRATTUTTO ASIMMETRICHE

๏  MECCANISMI DI CONDIVISIONE (SHARING, EMBEDDING, MENZIONI)

๏  BREVITÀ (intesa sia a livello temporale che di contenuti)

CARATTERIZZATA DA:

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QUESTIONE DI CIFRE

Da un rapporto redatto nel 2015 nel quadro del progetto “BRICKS” ( Building respect on the Internet by Combating Hate Speech) è emerso che:

๏  L’ UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) ha registrato 347 casi di espressioni razziste sui social, di cui 185 su Facebook, le altre divise tra Twitter e YouTube; a cui si aggiungono altre 326 nei link che rilanciano.

๏  L’ ODIHR (Office for Democratic Institutions and Human Rights) ha registrato 596 crimini d’odio rilevati dalle forze dell’ordine, a cui si aggiungono 114 casi riportati da organizzazioni delle società civili. In più, le associazioni francesi SOS RACISME, JEWISH STUDENTS’ UNION E SOS HOMOPHOBIE hanno segnalato nel 2015 586 post con contenuti razzisti, omofobi e misogini, delle quali vengono rimosse il 34% da Facebook, il 7% da YouTube, e solo il 4% da Twitter.

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Microsoft è grande fan delle IA e di recente ne ha sviluppata una che risponde al nome di Tay.

Tay nasceva con l’obiettivo di simulare una conversazione intelligente con gli utenti,

sperimentando la comprensione del linguaggio. La “chatbot” è stata immessa nella rete senza

alcuna guida esterna, tra i 350 milioni di account Twitter attivi.

Dopo 24 h Tay si è trasformata in un mostro: chiede ai suoi follower di sottometterla sessualmente, ammicca ambiguamente a loro chiamandoli “daddy”, è disgustosamente razzista, disprezza le donne, e, dulcis in fundo, nega l’esistenza dell’olocausto inneggiando a Hitler.

UN BOT UN PO’ NAIF

IL RISULTATO?

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FORSE - IN QUEST’AULA - TUTTI SANNO CHE:

Esistono delle problematiche che riguardano la giurisprudenza per ciò che concerne i casi di hate

speech. Vediamo alcune NORMATIVE DI RIFERIMENTO:

๏  REATO DI OPINIONE

Manifestazione di un’opinione aggressiva dell’altrui sfera morale, ovvero non rispettosa dei parametri costituzionali previsti in tema di libertà di pensiero.

๏  REATO DI DIFFAMAZIONE

Comunicare con più persone offendendo la reputazione di un soggetto non presente.

๏  DIRITTO ALL’OBLIO

Consiste nella cancellazione dagli archivi online, anche a distanza di anni, di tutto il materiale che può risultare sconveniente e dannoso per soggetti che sono stati protagonisti in passato di fatti di cronaca.

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Il confine è molto vago, abbastanza da farci sentire LEGITTIMATI o GIUSTIFICATI ad avere comportamenti violenti.

LA QUESTIONE È DELICATA

REATO DI OPINIONE LIBERTÀ DI ESPRESSIONE VS REATO DI DIFFAMAZIONE DIRITTO DI CRONACA, CRITICA,

SATIRA VS DIRITTO ALL’OBLIO DIRITTO DI LIBERA RICERCA

STORICA VS

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LA SPIEGAZIONE PIÙ INGENUA: L’ANONIMATO

๏ DISTACCO DALLE NORME SOCIALI

๏ ELIMINA LA RESPONSABILITÀ MORALE

๏ RIDUCE LA POSSIBILITÀ DI CONSEGUENZE LEGALI

๏ CREA UNA DISPARITÀ RISPETTO ALLA VITTIMA

๏ CONSENTE DI NON PREOCCUPARSI DELLA DESIDERABILITÀ SOCIALE

๏ INCORAGGIA L’ESPOSIZIONE DI OPINIONI MINORITARIE

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REAL NAME POLICY “First, it helps keep people safe. We know that people are much less likely to try to act abusively towards other members of our community when they’re using their real names. There are plenty of cases — for example, a woman leaving an abusive relationship and trying to avoid her violent ex-husband — where preventing the ex-husband from creating profiles with fake names and harassing her is important. As long as he’s using his real name, she can easily block him.”

(Mark Zuckerberg)

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La mancanza di contatto visivo diretto limita l’empatia

Una demanipolazioni lle del classico esperimento di Stanley Milgram del 1961 consiste nel manipolare il contatto visivo ed uditivo

ANONIMATO E MANCANZA DI CONTATTO VISIVO

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COSA NON TORNA?

NEI SOCIAL GENERALMENTE NON SI È ANONIMI, EPPURE!

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▸  Analisi dei commenti in 1.612 petizioni sulla piattaforma di petizioni online tedesca con funzioni social (www.openpetition.de)

▸  La piattaforma consente agli utenti di decidere se presentarsi anonimamente o meno

▸  Hanno osservato un maggior numero di interazioni aggressive da parte di utenti che decidevano di NON restare anonimi

Rost, K., Stahel, L., Frey, B., S., (2016). Digital Social Norm Enforcement: Online Firestorms in Social Media.

L’effetto è debole, ma già il fatto che non sia l’opposto è interessante

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ALTRE SPIEGAZIONI? LE NORME SOCIALI Le norme sociali sono rappresentazioni mentali di ciò che è da considerarsi un comportamento appropriato in società e nei gruppi in generale. Le norme ci dicono come agire nelle diverse situazioni e tendiamo a disapprovare chi non le rispetta.

๏ Più o meno istituzionalizzate

๏  In genere hanno la funzione di promuovere un interesse comune

๏ Spesso promuovono l’interesse di un sottogruppo

๏ Servono come elemento di inclusione ed esclusione tra gruppi

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2)  Le norme sociali vengono dunque difese dai membri di un gruppo in quanto utili alla vita del gruppo.

3)  Tuttavia nella vita reale difendere le norme del gruppo può essere faticoso, perché non lasciarlo fare agli altri e godersi i frutti del loro lavoro?

1)  Le norme sociali dunque difendono gli interessi di un gruppo e lo definiscono rispetto ad altri gruppi.

SECOND ORDER PUBLIC DILEMMA

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Nella vita reale è faticoso e costoso difendere le norme, cooperare per il bene comune e magari dire a qualcuno di comportarsi civilmente faccia a faccia.

Tuttavia su Internet succedono cose strane…

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DIFENDERE LE NORME SOCIALI NON È MAI STATO COSÌ FACILE!

È POCO COSTOSO:

-  - basta scrivere su una tastiera

-  - parli a tutto il mondo con un solo post

-  - nessuno ti prende a sberle!

È MOTIVANTE:

-  ricevi subito feedback positivi da altri “giustizieri”

-  continue ed appaganti conferme di appartenenza al tuo in-group

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Vuole violare delle norme sociali (e lo

sa)

Crede di essere in minoranza o

addirittura solo contro tutti

Crede di essere in minoranza o

addirittura solo contro tutti

Sta difendendo tutto ciò che buono e

giusto

Lui e il suo numeroso esercito sono pronti a dare

battaglia

Non ha paura di nulla perché rappresenta

la giustizia CERCA L’ANONIMATO

VUOLE CHE TUTTI CONOSCANO IL SUO NOME

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COME SAPETE IL WEB DI OGGI È FORTEMENTE PERSONALIZZATO

1) ALGORITMI DI PERSONALIZZAZIONE

Ad esempio EdgeRank è il nome dell’algoritmo di Facebook che determina la visibilità di un post, fatto da un utente o un pagina, all’interno dei news feed degli amici o dei fan,

2) OMOFILIA

La tendenza a costruire legami sociali con altre persone di cui non si conoscono i valori.

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COSA C’ENTRA LA PERSONALIZZAZIONE DEL WEB CON L’HATE SPEECH?

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Il ragionamento umano (anche fuori dalla rete) è costantemente messo alla prova da una serie di debolezze intrinseche, l’insieme degli effetti di queste debolezze in psicologia del pensiero è noto come “confirmation bias”.

CONFIRMATION BIAS = tendenza a voler confermare le proprie convinzioni acquisite selezionando informazioni confermanti, ignorando le disconfermanti e interpretando le informazioni ambigue come conferme.

CONFIRMATION BIAS

FILTER BUBBLE EFFECT

+ =

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VIVERE IN UNA BOLLA DI CONFERME ASSIEME A PERSONE SIMILI A NOI PUÒ ESSERE PIACEVOLE, MA SI PAGA A CARO PREZZO:

■ La tendenza a pensare che la propria opinione sia quella di una maggioranza di persone.

■ La conseguente tendenza a ritenere gli “altri” (gli appartenenti ad altre bolle) come pochi, stupidi e cattivi.

In sostanza, si configura una drammatica ed insormontabile polarizzazione delle opinioni tramite la quale vengono radicalizzati i conflitti ingroups-outgroups.

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Lo psicologo Jonathan Haidt dice che siamo in parte scimmie, ma in parte api e, come gli sciami, ci troviamo bene solo nella comunità a cui apparteniamo premiando la sensazione di appartenenza con dosi massicce di ossitocina.

API E SCIMMIE

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Tuttavia su Internet succedono cose strane…

OPINIONE PUBBLICA E PREVALENTE

voglia di parlare

OPINIONE MINORITARIA

silenzio

LA SPIRALE DEL SILENZIO

Elisabeth Noelle Neumann

■ Le persone possiedono un “senso statistico” innato grazie al quale riescono a capire qual è l’opinione dominante.

■ Le persone sono disincentivate ad esprimere opinioni contrarie a ciò che percepiscono come maggioranza.

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Nella televisione i contenuti sono imposti dall’alto

É UN MODELLO PENSATO PER IL MEDIA TELEVISIVO, MA SUL WEB?

TV WEB

Nel web 2.0 tutti pensano di far parte di una maggioranza

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L’ATTACCO ALLA REPUTAZIONE NASCE CON INTERNET?

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GOGNA COME ISTITUZIONE

■ La tendenza a pensare che la propria opinione sia quella di una maggioranza di persone.

■  Gogna, marchiature, tonsura, esposizione degli adulteri, punizioni corporali in pubblico ecc…

■  XIX secolo: in Europa e in America vengono eliminate le pubbliche umiliazioni (in America solo il Delaware “resiste” fino al 1952

■  Perché? Probabilmente per l’estrema brutalità

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▸  Niente assicurazioni all’epoca: se non trovi prede rimani a bocca asciutta

▸  L’accordo: si condivide in caso di necessità

▸  E se uno dei cacciatori ne approfittasse?

DILEMMA DEL PRIGIONIERO

Essendo un comportamento radicato deve aver avuto una funzione evolutiva, proviamo ad immaginarla:

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Vuole violare delle norme sociali (e lo

sa)

Situazione ottimale

Crede di essere in minoranza o

addirittura solo contro tutti

Viene aiutato, ma non aiuta

Aiuta e viene aiutato

Aiuta, ma non viene aiutato

TIPOLOGIE DI GIOCATORI

COSTI E RICAVI

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▸  Wedekind, C., & Nilinski, M. (2000). Cooperation throught image scoring in humans

▸  Barklay, P. (2006). Reputationale benefits for altruistic punishment

L’ATTACCO ALLA REPUTAZIONE COME SOLUZIONE EVOLUTIVA CONTRO I FREE RIDERS

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VI RICORDA QUALCOSA?

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Ma quindi, è possibile COMBATTERE l’hate speech? Esistono degli accorgimenti che si possono attuare nei confronti di chi

mette in atto questo tipo di condotte online?

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La netiquette è un termine che unisce il vocabolo inglese network (=rete) e quello francese étiquette  (= buona educazione).

LA NETIQUETTE

Con netiquette si indica l’insieme di regole non formalizzate, che a partire dagli anni ’90, disciplinano il comportamento degli utenti  di  Internet nel rapportarsi fra loro nell’utilizzo delle varie risorse: come  newsgroup,  mailing list,  forum,  blog,  reti sociali o email.

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Inizialmente il mancato rispetto del cosiddetto “galateo online” comportava una generale disapprovazione da parte degli altri utenti della rete, seguita solitamente dall’isolamento del soggetto "maleducato" e talvolta dalla richiesta di sospensione dei servizi utilizzati.

Questo meccanismo ha fatto nascere delle

figure online che mirano proprio a tenere

sotto controllo la rete e che tuttora possiamo

trovare in luoghi di discussione come blog,

forum e game community.

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LA MODERAZIONE

A seconda della grandezza della community possiamo avere uno o più moderatori  (spesso abbreviato in Mod) e generalmente un amministratore (Admin), che in base all'affidabilità, la serietà e la competenza, assegna ad ogni sezione uno specifico Mod.

Ecco alcuni dei poteri del moderatore:

๏  modifica dei post ๏  chiusura dei topic (=argomenti) ๏  assegnazione di avvertimenti agli utenti, ban o richiesta

di ban ๏  divisione/unione dei topic ๏  spostamento dei topic da una sezione all'altra

Il suo compito principale è quello di vigilare sul rispetto del regolamento del forum e, qualora fosse necessario, di smorzare i toni fra gli utenti.

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Man mano che ci si affaccia a realtà più estese e articolate come i social network, parlare di semplice netiquette però non basta.

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Tutelano la loro reputazione online

affidandosi a esperti di comunicazione e

policy ben precise:

๏ AZIENDE

๏ ORGANIZZAZIONI

๏ ISTITUZIONI

๏ FIGURE PUBBLICHE

๏ VIP

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IL SOCIAL MEDIA MANAGER

Crea argomenti di conversazione con gli utenti/consumatori instaurando quella che si definisce affinità

Gestisce i rapporti online contrastando tutto ciò che non è visto positivamente e che può danneggiare o distruggere la reputazione dell’azienda, organizzazione o persona

Questo è possibile solo mettendo in atto una strategia comunicativa ben studiata e predefinita che tenga di conto sia un ipotesi di successo che una di fallimento.

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È quindi fondamentale saper fronteggiare una possibile crisi, in modo rapido e efficace seguendo una precisa

policy precedentemente studiata e definita.

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Il 13 dicembre 2015 Report, un programma d’inchiesta di Rai 3, va in onda con una puntata

sull'affare da un miliardo di dollari di Eni, azienda energetica colosso, per l’acquisto della licenza per sondare i fondali marini della concessione

petrolifera Opl245, il più grande giacimento offshore nigeriano.

UN ESEMPIO DI STRATEGIA VINCENTE: ENI VS REPORT

Nonostante le puntate di Report siano registrate, quella sera, il gruppo energetico decide di rispondere al programma con una

raffica di tweet preparati ad hoc e con una pagina dedicata sul sito, con collegamenti e

approfondimenti sulle varie questioni trattate, immagini e infografiche, per ribattere punto su

punto alla trasmissione.

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PERCHÈ IL CASO È INTERESSANTE?

Anche se siamo di fonte a un dibattito più che un caso di vero e proprio hate speech, si nota come una strategia strutturata, studiata e preparata applicata al momento giusto, e cioè proprio quando la propria reputazione venie attaccata permette di contrastare in tempo reale un danno altrimenti difficilmente recuperabile.

LA LEZIONE DA IMPARARE:

Intervenire tempestivamente per fermare il dilagare dell’hate speech, immaginandolo un po’ come una bomba innescata che se non viene annientata in fretta esploderà sicuramente.

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Anche Google sta portando avanti un progetto per cercare di contrastare l’hate speech, grazie a Jigsaw.

Jigsaw era precedentemente la divisione think-tank di Google, ma da febbraio 2016 si occupa di progetti che usano la tecnologia per risolvere problemi geopolitici.

Fra i vari progetti Jigsaw ha sviluppato Conversation AI, un software che ha lo scopo di bloccare i casi di hate speech online.

JIGSAW - CONVERSATION A.I.

Il software impara automaticamente il linguaggio

violento e d’odio dandogli un punteggio chiamato "attack

score”. Questo punteggio va da 0, cioè per niente

dannoso a 100, ovvero estremamente dannoso.

Conversation A.I. è stata testata per la prima volta

all’interno della sezione dei commenti del The New York

Times, ed è stata addestrata lavorando anche con

Wikimedia Foundation, analizzando 130.000 frammenti di

discussione all’interno delle pagine di Wikipedia.

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Questa tecnologia sarà probabilmente open source,

in modo che i siti web e i social media possano

usarla per contrastare l’hate speech prima che

dilaghi e sia troppo tardi.

Per il suo creatore, Jared Cohen, l’obiettivo di questo

prodotto è utilizzare l’immensa infrastruttura di

Google

“Not to advance the best possibilities of the Internet but to fix the worst of it: surveillance, extremist indoctrination, censorship”

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Fino ad adesso per combattere fenomeni di hate speech sui social, si è potuto solamente segnalare, come

singoli utenti, un abuso.

Tuttavia le dimensioni di queste piattaforme rendono praticamente impossibile per i moderatori umani,

dipendenti dei vari social network, controllare e verificare tutte le segnalazioni ricevute; per questo il compito

di questa intelligenza artificiale potrebbe veramente essere di grande aiuto per cercare di dir stop all’hate

speech.

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A LIVELLO ISTITUZIONALE La presidente della Camera Laura Boldrini si è da tempo fatta portavoce e impegnata nella lotta all’hate speech.

Pochi giorni fa è stata protagonista, il 25 novembre 2016, di una iniziativa personale, un contro-cyber-harrassment, pubblicando coi nomi in chiaro, alcuni insulti da lei ricevuti sul social network nell’ultimo mese, denunciando ancora una volta l’odio in rete e ribadendo la sua intenzione del volerlo combattere.

Page 60: Haters gonna hate

Dopo l’episodio spiacevole, Richard Allan, ex politico britannico responsabile per l’Europa delle policy di Facebook, ha accettato l’invito a Roma per parlare insieme del problema e cercare delle possibili soluzioni.

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NO HATE SPEECH MOVEMENT. No Hate Speech Movement è una campagna del

Consiglio d’Europa contro i discorsi d’odio o di

incitamento all’odio, che mira a coinvolgere i

giovani, rendendoli più consapevoli del modo in

cui la violenza e gli insulti possono essere diffusi

sul web e per aiutarli a combattere questi

fenomeni.

Page 62: Haters gonna hate

Questa iniziativa nasce dall’esigenza di

voler stimolare un dibattito

internazionale, per trovare un

equilibrio, anche in rete, fra tutela della

libertà d’espressione e salvaguardia

dei diritti umani. NATIONAL CAMPAIGNS

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CONCLUSIONI L’hate speech è un fenomeno diffuso e in espansione, di più, riteniamo sia una grandissima sfida

posta dalla modernità alla coesione della nostra società.

Educazione nelle scuole

Al corretto e consapevole uso degli strumenti informatici e alla navigazione

A un comportamento corretto e civile alla base delle interazioni online, così come nelle relazioni faccia a faccia

Ai concetti di echo chambers e in generale alla ricerca e valutazione di informazioni online

Giurisprudenza e istituzioni

Bilanciamento dei diritti da riequilibrare in luce dei cambiamenti che il web 2.0 ha portato al mondo

Bisogna nutrire l’idea che una figura pubblica che usi un linguaggio violento sia da condannare piuttosto che da spalleggiare

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GRAZIE PER L’ATTENZIONE!

Page 65: Haters gonna hate

Sitografia • http://www.lastampa.it/2016/03/16/cultura/la-libert-su-internet-ha-bisogno-di-regole-nAZHHurDlMfDBHzTwVSUiL/pagina.html

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• https://www.nohatespeechmovement.org/

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• http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/22/hate-speech-e-cattivismo-sono-un-italiano-cosi-umano-che-quasi-quasi-li-amazzerei-tutti/1704843/

• http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/01/23/news/omofobia_l_avvocato_taormina_condannato_anche_in_appello_niente_gay_nel_mio_studio_legale-105607128/

• http://pratellesi.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/02/09/bullismo-perche-siamo-inadeguati-a-insegnare-leducazione-digitale/

• http://www.voxdiritti.it/ecco-le-mappe-di-vox-contro-lintolleranza/

• https://mic.com/articles/155739/4chan-new-racist-code-google-skype-skittle-alt-right-trolls-harass-jews-muslims-blacks#.PF88qB1qC

• https://www.theguardian.com/technology/2016/may/31/facebook-youtube-twitter-microsoft-eu-hate-speech-code?CMP=share_btn_tw

• http://www.telegraph.co.uk/news/2016/05/15/facebook-youtube-and-twitter-sued-for-failure-to-remove-homophob/

• http://www.rivistailmulino.it/item/3283

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Sitografia •  http://www.lastampa.it/2016/03/16/cultura/la-libert-su-internet-ha-bisogno-di-regole-nAZHHurDlMfDBHzTwVSUiL/pagina.html

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•  http://www.pensierocritico.eu/hate-speech.html

•  http://www.ilpost.it/2013/05/13/lo-hate-speech-per-i-social-network/

•  http://www.corbaccio.it/generi/saggistica_generale/morti_di_fama_9788863806236.php

•  https://getpocket.com/a/read/1399089172

•  https://en.wikipedia.org/wiki/Public_humiliation

•  https://www.facebook.com/RaccoltaStatisticaDiCommentiRidondanti

•  https://it.wikipedia.org/wiki/Edgerank

Page 67: Haters gonna hate

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