herculus musarum -13_de_stefano-athens and the funerary lekythos.pdf

35
NUOVA SERIE Rivista del Dipartimento di Scienze dell’antichità Sezione di Archeologia classica, etrusco-italica, cristiana e medioevale Fondatore: GIULIO Q. GIGLIOLI Direzione Scientifica MARIA PAOLA BAGLIONE, GILDA BARTOLONI, LUCIANA DRAGO, ENZO LIPPOLIS, LAURA MICHETTI, GLORIA OLCESE, DOMENICO PALOMBI, MARIA GRAZIA PICOZZI, FRANCESCA ROMANA STASOLLA Direttore responsabile: GILDA BARTOLONI Redazione: FRANCA TAGLIETTI, FABRIZIO SANTI Vol. LXV - n.s. II, 4 2014 «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA

Upload: athanasios-n-papadopoulos

Post on 17-Sep-2015

24 views

Category:

Documents


3 download

TRANSCRIPT

  • nuova serie

    Rivista del Dipartimento di Scienze dellantichitSezione di Archeologia classica, etrusco-italica, cristiana e medioevale

    Fondatore: giulio q. giglioli

    Direzione Scientifica

    maria paola baglione, gilda bartoloni, luciana drago, enzo lippolis, laura michetti, gloria olcese,

    domenico palombi, maria grazia picozzi, francesca romana stasollaDirettore responsabile: gilda bartoloni

    Redazione:franca taglietti, fabrizio santi

    Vol. LXV - n.s. II, 42014

    LERMA di BRETSCHNEIDER - ROMA

  • ISBN CARTACEO 978-88-913-0898-6ISBN DIGITALE 978-88-913-0895-5

    ISSN 0391-8165

    COPYRIGHT 2014 - SAPIENZA UNIVERSIT DI ROMAAut. del Trib. di Roma n. 104 del 4 aprile 2011

    Volume stampato con contributo della Sapienza Universit di Roma

    Archeologia classica : rivista dellIstituto di archeologia dellUniversit di Roma. - Vol. 1 (1949). - Roma : Istituto di archeologia, 1949. - Ill. ; 24 cm. - Annuale. - Il complemento del titolo varia. - Dal 1972: Roma: LERMA di Bretschneider. ISSN 0391-8165 (1989)

    CDD 20. 930.l05

    Comitato Scientifico

    pierre gros, sybille haynes, tonio hlscher, mette moltesen, stephan verger

    Il Periodico adotta un sistema di Peer-Review

  • p. 59

    227

    7 181

    139

    255

    103

    513

    331

    291 461

    401

    INDICE DEL VOLUME LXV

    articoli

    colonna g., Gli scavi Santangelo nellarea urbana di Veio (1945-1952) .........di fazio c., guidone s., Disiecta membra nella basilica di Santa Maria in

    Trastevere ........................................................................................................ drago l., bonadies m., carapellucci a., predan c., Il pittore di Narce e

    i suoi epigoni a Veio ........................................................................................ferrara f.m., Demetriade in Tessaglia. La polis e il palazzo reale macedone...gobbi a., milletti m., Le lekythoi a reticolo e la loro diffusione lungo la

    dorsale tirrenica ....................................................................................petrucci i., La decorazione scultorea della facciata principale del casino

    Borghese dallepoca del principe Camillo ai giorni nostri. Nuove ricerche per la collezione di antichit ...........................................................................

    santi f., Vecchi e nuovi scavi nel tempio di Iuno Sospita a Lanuvio. Considerazioni sulla pianta del tempio tardo-arcaico ...............................................................

    NOTE E DISCUSSIONI

    bevilacqua g., Contesto e fuori contesto: alcune osservazioni topografiche sulle iscrizioni magiche di Roma ..................................................................

    camporeale g., Iconografie abnormi nei vasi di impasto falisci e capenati del VII secolo a.C. ................................................................................................

    carafa p., Le origini di Roma: dati archeologici, ricostruzione storica e la citt dellVIII secolo a.C. ........................................................................................

    cossu v., Un colombario di liberti e di liberte di Mecenate: alcune considerazioni....de stefano f., Hercules Musarum in Circo Flaminio. Dalla dedica di Fulvio

    Nobiliore alla Porticus Philippi ......................................................................

  • indice del volume lxv

    p. 533 363

    351

    499 393

    433

    473

    577

    583

    607

    587

    565

    593

    595

    568

    612

    620 624

    633

    gerogiannis g.m., Citt greche a impianto non regolare: il caso di Larisa di Tessaglia nelle fasi ottomane e bizantine ........................................................

    pacetti m.s., Su alcuni specchi etruschi rinvenuti nel Viterbese ........................ paolucci g., Peleo e Teti su unanfora etrusca a figure nere da Tolle (Chianciano

    Terme) .............................................................................................................riccomini a.m., porciani l., Su una statuetta con imperatore e barbaro nel

    Museo di Antichit di Torino ..........................................................................taborelli l., Per le produzioni e i commerci del lykion nella Sicilia sud-orientale ....taglietti f., Un nuovo sarcofago con scene delloltretomba ad Ariccia. Qualche

    riflessione ........................................................................................................vasselli e., Appunti per un censimento dei colombari urbani: il caso di Vigna

    Aquari ..............................................................................................................

    RECENSIONI E SEGNALAZIONI

    anguissola a. (ed.), Privata Luxuria. Towards an Archaeology of Intimacy: Pompeii and Beyond (R. olivito) .................................................................

    beykan m., Ionische Kapitelle auf Prokonnesos. Produktion und Export rmischer Bauteile, Istanbuler Forschungen 53 (N. mugnai) ..............

    cascino r., di giuseppe h., patterson H. (eds.), Veii. The Historical Topography of the Ancient City. A restudy of John Ward Perkinss Survey

    (g. bartoloni) ..............................................................................................kokkorou-alevras g., niemeier W.d. (hrsg./.), Neue Funde archai-

    scher Plastik aus griechischen Heiligtmern und Nekropolen. (f. santi) ..............

    la torre g.f., torelli m. (a cura di), Pittura ellenistica in Italia e in Sicilia. Linguaggi e tradizioni (I. bragantini) .........................................................

    maschek d., Rationes decoris. Aufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr, Wiener Forschungen zur Archologie, Band 14 (p. pensabene) ...............................

    nenna m.-d (d.), Lenfant et la mort dans lAntiquit, II. Types de tombes et traitement des enfants dans lantiquit grco-romaine (c. vismara) ..........

    ovadiah a., turnheim y., Roman Temples, Shrines and Temene in Israel, RdA Suppl. 30 (e. borgia) ....................................................................................

    pisani m., Avvolti dalla morte. Ipotesi di ricostruzione di un rituale di incinera-zione a Tebe (a. de cristofaro) .................................................................

    taloni m., Le tombe da Riserva del Truglio al Museo Pigorini di Roma (M. arizza) ...................................................................................................

    venturini f., I mosaici di Cirene di et ellenistica e romana (e. gasparini) ...

    Pubblicazioni ricevute ............................................................................................

  • ArchCl, LXV, 2014, pp. 401-431

    HERCULES MUSARUM IN CIRCO FLAMINIODALLA DEDICA DI FULVIO NOBILIORE ALLA PORTICUS PHILIPPI*

    Il trIonfo dI M. fulvIo nobIlIore

    Nel 186 a.C. M Fulvius Nobilior, console del 189 e censore del 179 a.C.1, poteva dedicare i ludi in onore di Giove Ottimo Massimo che aveva votato durante la vittoriosa e controversa, campagna condotta in Etolia nellambito del conflitto contro Antioco III di Siria. Per la celebrazione di tali ludi, honoris eius causa, Nobiliore fece venire multi artifices ex Graecia2. Tuttavia, pi che il ricorso ad artisti ellenici, la maggiore novit che Nobiliore port con s dalla Grecia fu il culto di Hercules Musarum3. Nel 187 a.C. le statue delle Muse fecero il loro ingresso a Roma nel grandioso trionfo celebrato dal gene-rale4. Il vincitore della Lega Etolica e conquistatore di Ambracia dedic laedes Herculis Musarum in circo Flaminio, in un anno non ricordato dalle nostre fonti5. Egli, inoltre, prelev dal santuario di Honos et Virtus ledicola bronzea delle Camene dedicata, secondo la tradizione, da Numa Pompilio6, e la trasport in aedem Herculis7. In questo modo Nobiliore compiva un gesto di particolare valore culturale: egli non solo aderiva allidenti-ficazione tra le ninfe latine e le divinit greche, cantata a Roma gi da Livio Andronico alla

    * Devo molto di questo lavoro, frutto della mia tesi di laurea Magistrale, al prof. Paolo Carafa ed al prof. Eugenio La Rocca rispettivamente relatore e correlatore del mio elaborato con i quali ho avuto la possibilit di un confronto sempre proficuo e ricco di stimoli. Un ringraziamento va anche al prof. Andrea Carandini che, assieme al prof. Carafa, mi ha iniziato allo studio dei paesaggi urbani antichi, ed al prof. Piero Alfredo Gianfrotta, che ha messo a mia disposizione tutto il materiale relativo ai saggi compiuti negli anni 80 presso larea dellaedes Herculis Musarum e della porticus Philippi.

    1 RE VII Fulvius 91.2 lIv. XXXIX 4-5, 22.2.3 Contra GobbI 2009.4 lIv. XXXIX 5, 15; XXXVIII 9, 13; PlIn N.H., XXXV. 66. Si veda anche I. It. XIII, 1, p. 556. Catone

    avrebbe stigmatizzato la luxuria di Nobiliore in una sua orazione (CIC., pro Arch. 22). Il Generale, un tempo alleato politico di Catone e successivamente passato al partito degli Scipioni, fu accusato dal censore di aver portato allassedio di Ambracia poeti e non soldati. Sullargomento, cfr. PIttenGer 2008.

    5 Sulla questione si veda di seguito.6 Ledicola si trovava originariamente presso un lucus nelle vicinanze di porta Capena, dove Numa incon-

    trava la ninfa Egeria. Colpita da un fulmine, fu traslata nel tempio di Honos et Virtus, votato nel 222 a.C. da M. Claudio Marcello e dedicato da suo figlio nel 205.

    7 Serv., ad Aen. 1.8.

  • 402 note e dISCuSSIonI

    fine del III secolo e accolta da Ennio, ma le riuniva, anche fisicamente, in circo Flaminio, trasferendo le Camene dallarea immediatamente allesterno di porta Capena e le Muse da Ambracia8. Nellambito dello stesso manifesto culturale rientrava anche lesposizione presso il tempio dei fasti commentati dallo stesso Nobiliore9.

    Il trIonfo dI MarCIo fIlIPPo

    Lavvento del principato e lattuazione del sistema propagandistico che si incentra-va intorno alla figura di Augusto determin un drastico mutamento nella possibilit per i magistrati di Roma di dedicare monumenti pubblici. Fino ad allora la concessione di nuovi appalti era stata prerogativa del senato. I patres erano ben attenti a gestire e/o li-mitare la capacit degli ottimati di autocelebrarsi, mitigando gli eccessi di coloro che, come Nobiliore, miravano a unire il proprio nome e le proprie imprese ad un edificio che ne assicurasse la memoria nel paesaggio della citt10. Con Augusto, il diritto di decidere quali cittadini potessero restaurare o edificare ex novo monumenti pubblici pass nelle mani del princeps11. Egli, come noto, sfrutt tale prerogativa fino in fondo, nellambito di quel programma edilizio che mirava a legare il nuovo assetto monumentale di Roma alla sua persona. Tra i personaggi che furono esortati a partecipare a questo programma fu L. Marcius Philippus12, fratellastro e cognato di Augusto13. Fu tribunus plebis nel 49 a.C., praetor nel 44 a.C., consul suffectus nel 38 a.C. e trionfatore ex Hispania nel 33 a.C.14. Egli costru, ex manubiis, intorno al tempio di Nobiliore una porticus che da lui prese il nome, la porticus Philippi e cur anche un restauro dellaedes15.

    8 Questa operazione rappresent il completamento di un processo sincretistico avviato gi dalla fine del III secolo a.C. quando Livio Andronico traducendo in latino il proemio dellOdissea traspose il vocati-vo M con il termine Camena (lIv. andr., fr. 1). Anni dopo, Ennio negli Annales avrebbe scritto Musas quas memorant nosces esse Camenas (enn., ap. varro, 1, 1, 7). Cfr. la roCCa 2006, p. 106 ss.

    9 MaCr., Sat. 1.12.6.10 Sullargomento, la roCCa 1987. Vesperini associa il tempio alla composizione degli Annales da parte

    di Ennio. Entrambe le opere sarebbero da considerasi monumenta, finalizzati a ricordare al popolo romano la gloria di Fulvio Nobiliore e della sua gens (2012, p. 75).

    11 Suet., Aug. 29.12 ov., fast. 6.799-812; Suet., Aug. 29; Mart. 5.49.12 s.13 RE XIV Marcius 77. Oggi gli studiosi sono concordi nellescludere lidentificazione di L. Marcius

    Philippus con il patrigno di Augusto, console del 56 a.C. (RE XIV Marcius 76), come ipotizzato da Hlsen (HlSen 1907, 1.3, 545).

    14 SHIPley 1931, p. 29 ss; cfr. deGraSSI, Inscr. It. XIII.1, 569.15 Suet., Aug. 29; taC., Ann. 3, 72. 1. Lo storico afferma che Filippo finanzi il suo intervento ex osti-

    les exuuiae. Anche Ovidio (ov., fast. VI, v. 799 ss.) indica in Marcio Filippo il fondatore dellaedes Herculis Musarum e lautore dellassociazione tra Ercole e le Muse. possibile che il tentativo di accreditare la paterni-t dellintero complesso monumentale aedes Herculis Musarum e porticus a Marcio Filippo, sia spiegabile con la finalit adulatoria di compiacere, tramite lui, il princeps e, al tempo stesso, di rimuovere il ricordo di Fulvio Nobiliore, figura non confacente al modello di austeritas propugnato dalla politica augustea (cfr. Coa-rellI 1997, p. 456 ss.).

  • note e dISCuSSIonI 403

    Il CoMPleSSo MonuMentale: lo Stato della queStIone

    Tre questioni restano ancora aperte in relazione al complesso aedes Herculis Musa-rum-porticus Philippi:

    1. La cronologia del voto e della dedica del tempio.2. Lorigine e la natura della figura divina di Hercules Musarum3. Il tipo di intervento realizzato da Fulvio Nobiliore e quello messo in atto da L.

    Marcius Philippus.

    1. La definizione della cronologia del voto e della dedica del tempio, resa problematica dalla loro mancata menzione da parte di Tito Livio nelle sezioni conservate della sua opera16. La questione, ampiamente dibattuta dagli studiosi17, ruota intorno a quattro testi-monianze, due epigrafiche e due letterarie:

    a. Una iscrizione incisa su una base in peperino, rinvenuta a Roma, presso il mona-stero di SantAmbrogio della Massima, edificio che insiste sul tempio di Ercole18.

    b. Una seconda epigrafe anchessa incisa su una base in peperino e trovata a Tuscu-lum, luogo di origine della gens Fulvia19.

    c. Un passo della pro Archia di Cicerone20, nel quale loratore riferisce che Fulvio Nobiliore non dubitavit Martis manubias Musis consacrare.

    d. Il passaggio di una orazione del retore Eumenius, letta nel 298 d.C. in occasione della riapertura delle scuole di Autun21, nel quale il panegirista afferma che ae-dem Herculis Musarum in circo Flaminio Fulvius ille Nobilior ex pecunia censoria fecit22.

    Sulla base di questi elementi sono state avanzate due ipotesi: luna che propone una cronologia alta della dedica, legata al trionfo del 187 a.C. o comunque agli anni imme-diatamente successivi alla presa di Ambracia e che riconosce in una parte delle manubiae accumulate in Grecia dal generale i fondi necessari a costruire il tempio, una seconda che propende per una datazione bassa lanno 179 a.C., quando Nobiliore ricopr la censura, e che individua nella pecunia censoria citata da Eumenio i fondi a cui il magistrato avreb-be attinto per la costruzione del tempio23.

    16 Sullargomento, si veda lampia trattazione di Aberson (aberSon 1994, p. 206) ed anche le considera-zioni proposte da Coarelli (CoarellI 1997, p. 455 ss.); contra GobbI 2009.

    17 Si vedano note 28-30.18 CIL, VI 1307. Essa recava incisa sul lato frontale liscrizione: M Folvius M f. | Ser. n. Nobilior | cos.

    Ambracia coepit19 Su di essa il testo: M Fulvius M f. | Ser. n. cos. | Aetolia coepit20 CIC., Arch. 27. 21 euMen., Paneg. 9 (4), 7, 3.22 euMen., Paneg. 9 (4), 7, 3.23 Vi anche chi afferma la sostanziale impossibilit di offrire una datazione riguardo al voto ed alla

    dedica dellaedes Herculis Musarum Si veda: CeSano, Diz Epigr., III, p. 703 ss.; badIan 1972, pp. 189-190; JoCelyn 1972, p. 1006. Diverso il caso di GaG (1955) il quale a p. 314 d la data del 179 a.C. e a p. 336 quella del 187 a.C.

  • 404 note e dISCuSSIonI

    Coloro che accettano una cronologia connessa al trionfo del 187 a.C. rifiutano la testi-monianza di Eumenio (d), spiegandola con un errore del panegirista, dovuto alla distanza temporale rispetto ai fatti trattati, oppure semplicemente con un lapsus24. Le due basi iscritte (a-b) confermerebbero la notizia ciceroniana di una consacrazione del bottino di guerra alle Muse25. Infatti, la menzione di Ambracia e dellEtolia nei due testi, sembrereb-be indicare che esse sostenessero due delle opere che Fulvio Nobiliore port dalla Grecia. In queste iscrizioni egli ricordato soltanto come consul; ci indicherebbe che la dedica di tali basi, e delle opere che esse sostenevano, sarebbe anteriore al 179 a.C., anno della censura26.

    Gli studiosi che sostengono la seconda ipotesi fondano le proprie argomentazioni sul-la testimonianza di Eumenio (d)27 e sullo stato lacunoso e corrotto del testo liviano relati-vo allanno 179 a.C., il quale, tra le righe perdute, avrebbe potuto contenere la menzione della dedica di Nobiliore28.

    La maggiore obiezione allipotesi di una realizzazione del tempio ex pecunia censoria rappresentata dalla difficolt per questi magistrati di gravare sullerario pubblico per la costruzione di edifici templari, specie se realizzati ex novo e con finalit celebrative29. Questa considerazione va ad aggiungersi alla testimonianza di Cicerone relativa alla con-

    24 rICHardSon 1977, p. 351 ss.; taMM 1961, p. 157 ss. Aberson ha osservato come tali ipotesi appaiano poco convincenti se si considera che Eumenio fu alto funzionario della Cancelleria Imperiale e sicuramente aveva accesso ad un repertorio di topoi connessi al tema dellarte e della forza, che contemplavano anche le vicende dellaedes Herculis Musarum (aberSon 1994, p. 208).

    25 In questo filone interpretativo si inseriscono diversi studiosi, tra cui coloro che per primi si occuparo-no o semplicemente fecero menzione dellaedes Herculis Musarum, bench la maggior parte di essi non affronti specificamente il problema, dando il dato come un assunto. Essi evidenziarono la connessione della dedica del tempio con la presa di Ambracia (bayet 1926, p. 240; SICHterMan 196) o i pi con il trionfo di M. Fulvius Nobilior del 187 a.C. (roSSI 1869, p. 66 ss.; KlGMann 1871, p. 262 ss.; Peter 1886-1890, col. 2971; Marquardt 1889-1890, II, p. 69; RE, VIII, 1, s.v. Hercules, col. 576; Jordan, HulSen 1907, III, 544-545; Platner, aSHby 1929, p. 255; lundStroM, 1931, p. 89 ss.; SKutSCH 1944, p. 79, 1976; boeMer 1958, II, p. 390; bona 1960, p. 126; taMM 1961, p. 161, n. 2; WebSter 1964, p. 276 ss.; brouGHton 1968, I, p. 369; CanCIK 1969, p. 323; SCullard 1969, p. 368, n. 2; Jory 1970, p. 234; ronConI 1974, pp. 15-16; GrIMal 1975, p. 277; rICHardSon 1977, p. 355; GIanfrotta 1983, p. 376; PIetIl-CaStrn 1987, p. 101; vISCoGlIoSI 1996, p. 18). La Rocca si maggiormente soffermato sulla questione della cronologia del tempio, argomentando in favore di una datazione alta. Egli sottolinea come nelle manubiae di guerra a cui fa riferimento Cicerone sia da riconoscere la totalit del bottino preso da Nobiliore in Grecia con il quale il trion-fatore poteva disporre ledificazione di edifici ex novo senza gravare sullerario pubblico (la roCCa 2006, p. 102; Id. 2012, p. 72 ss.).

    26 la roCCa 2006, pp. 102-103; Id. 2012, p. 7 s.27 Coloro che propongono la cronologia alta della dedica del tempio sottolineano come il retore gallo sia

    vissuto quattrocento anni dopo i fatti da lui descritti, la sua interpretazione della vicenda sarebbe quindi meno affidabile di fonti cronologicamente pi vicine alla fondazione del tempio.

    28 Cfr. CoarellI 1996, p. 460.29 Gi Mommsen (MoMMSen 1887-18883, pp. 456-457) aveva rilevato che la possibilit per un censore

    di avere accesso ai fondi erariali per ledificazione di un tempio fosse molto rara anche se non da escludere a priori. Sullistituto della censura si veda de ruGGIero 1925 e SuolaHtI 1963.

  • note e dISCuSSIonI 405

    sacrazione, da parte di Nobiliore, delle manubiae di Marte alle Muse (c). Il passo cice-roniano stato variamente interpretato30. Da ultimo, Aberson, riprendendo uno studio di Shatzman, ha provato a dimostrare come lerezione del tempio allepoca della censura non confligga con la notizia della pro Archia inerente ad una consacrazione delle manubiae intese non soltanto come argent monnay ma anche come oggetti, in questo caso opere darte offerti alla divinit31.

    Un elemento che potrebbe essere dirimente ai fini della questione relativa alla dedica dellaedes Herculis Musarum, quello dellassegnazione ai nuovi censori, da parte del senato, di un vectigal annuum. Livio infatti riferisce che, al momento della nomina di Marco Fulvio Nobiliore e di Marco Emilio Lepido alla censura, questi richiesero e ot-tennero la concessione di una imposta straordinaria, valida solo per quellanno, qua in opera publica uterentur32. Qualora si accettasse lipotesi di una cronologia bassa della dedica del tempio, si potrebbe ipotizzare che la sua costruzione fosse stata finanziata, non propriamente con la pecunia censoria, difficilmente adoperabile per questo tipo di opera-zioni, ma con i proventi dellimposta straordinaria menzionata da Livio. Questa possibilit non si accorderebbe con la testimonianza di Eumenio, che parla espressamente di pecunia censoria. Si potrebbe pensare che con questa espressione il retore abbia potuto fare riferi-mento ad una somma di denaro effettivamente concessa nella disponibilit dei censori per la realizzazione di opere pubbliche, ma non ascrivibile al budget ordinario che questi magistrati annualmente amministravano. Rimarrebbe aperta, in ogni caso, la questione relativa al significato dellespressione opera publica usata da Livio, da collegarsi alle-rezione di un edificio celebrativo.

    2. La figura divina di Hercules Musarum rappresenta un unicum nel panorama dei cul-ti sia di Roma che del mondo greco fino ad oggi noti. Non possediamo, infatti, attestazioni di altri templi o, pi in generale, di luoghi sacri dedicati a questa divinit con una simile epiclesi. Ci ha condotto alcuni studiosi ad interrogarsi anche sulla effettiva presenza di Ercole nel tempio dedicato da Fulvio Nobiliore33.

    Immagini del dio con cetra, lira o doppio flauto, fanno la loro apparizione alla fine del VI secolo a.C. sulla ceramica attica34. Le raffigurazioni riproducono la figura di Ercole Musico,

    30 Martina ha proposto di leggere lespressione Martis manubiae, non con il significato tecnico di bottino di guerra che sarebbe apparso incoerente con la notizia di Eumenio ma con quello, pi astratto, di vitto-ria (MartIna 1981, p. 52 ss.). Cfr. SHatzMan 1972, p. 172 e n. 21; CoarellI 1997, p. 455 e la roCCa 2006, p. 103.

    31 SHatzMan 1972, pp. 177-205; aberSon 1994, p. 200.32 lIv. XL, 46, 16. Sullargomento, si vedano CoarellI 1997, p. 459; baStIen 2007, p. 332. Cfr. la

    roCCa 2012, p. 46, n. 55.33 Si veda, da ultimo, veSPerInI 2012, pp. 96-97.34 boardMan 1988, p. 810 ss., nn. 1438-1447 (kythara e leont); nn. 1448-1454 (con lyra o kythara

    seduto e vestito); nn. 1460-1463 (stante con la kythara). A proposito di tale comparsa, si sono sviluppate due teorie: a) quella che fa capo a Dugas e che ipotizza lesistenza di un episodio nel quale Ercole avesse dimostra-to la sua abilit di musico al cospetto di Hermes ed Athena. Tale episodio avrebbe rappresentato il precedente mitico da cui avrebbe avuto origine la tradizione figurativa attica di Ercole Musico. Lo studioso, inoltre, ha individuato nellEracle musico tardo-arcaico un simbolo pitagorico (duGaS 1960; cfr. SCHauenburG 1979, p. 75). b) la seconda teoria quella che nega lesistenza di una tradizione mitologica, legata ad Ercole Musico,

  • 406 note e dISCuSSIonI

    ma non contemplano la congiunzione delleroe con le nove Muse. La tradizione letteraria sembra per lungo tempo ignorare la figura di Hercules in veste di musico e quando essa menzionata, il dio non comunque messo in relazione alle Muse35. Boyanc ha individuato lorigine dellassociazione tra Ercole e le dee delle arti nella dottrina pitagorica36, eviden-ziando i risvolti politici che questa attribuiva a tali figure divine37. Accogliendo lipotesi dellorigine pitagorica dellunione di Ercole e le Muse, dobbiamo domandarci come tale connubio sia giunto nel circo Flaminio. La spiegazione a questo interrogativo risiede nel tipo di atteggiamento che traspare da quanto riferiscono le fonti circa la strategia politica di M. Fulvius Nobilior. Tutte le scelte e gli atti compiuti dal generale romano sembrano infatti finalizzati ad un unico obbiettivo: quello di costruire unimmagine di se stesso quale di un primus rispetto agli altri ottimati del suo tempo. Ci attraverso una serie di rimandi, a Numa, a Pirro e agli antenati pi illustri della sua gens ed un comportamento paragonabile a quello di un sovrano ellenistico. Tuttavia, per la prima volta, questo tipo di atteggiamento sarebbe stato rivolto, non al mondo greco, ma a Roma38. Paradigmatico a questo proposito il legame tra il generale e il poeta Ennio. Questultimo segu il console in terra epirota novit assoluta per il mondo romano per assistere allo svolgimento delle vicende belliche e per glorificare le gesta del suo patronus39. Ennio, inoltre, avrebbe coltivato interessi di stampo pitagorico40. stato ipotizzato che il poeta abbia svolto un ruolo nel processo di

    precedente la fine del VI secolo a.C. e che propone di individuare la nascita di tale figura divina nellambito della temperie storica ateniese allepoca di Pisistrato e dei Pisistratidi. Non da dimenticare che il demo di Filaide, da cui proveniva Pisistrato, era compreso nella regione che per prima avrebbe tributato onori divini ad Eracle (PauS. 1, 32, 4. Cfr. boardMan 1972; MarConI 1996, p. 766; anGIolIllo 1997, p. 219; fontana 2004, p. 308). stato osservato come, bench non si possa escludere un interesse particolare di Pisistrato per la figura di Eracle, sia probabilmente pi corretto interpretare la sua diffusione sulla ceramica e nellarchitettura monumentale come un fenomeno collettivo, direttamente legato alla figura di Atena (bloK 1990, pp. 17-28; cfr. da ultimo, SantI 2010, pp. 330-339, con bibliografia precedente).

    35 Sulle connessioni di Eracle con personaggi legati alle arti e, in particolare alla musica, e sul tema della paideia del dio, si veda detIenne 1960, pp. 31-32; boardMan 1988, pp. 810-811; fontana 2004, p. 305 ss.; GobbI 2009.

    36 boyanC 1972. Cfr. detIenne 1960, p. 19 ss.; fabrIzI 2008, p. 205.37 In diversi passaggi del De vita Pythagorica di Giamblico si sottolinea come per i seguaci del filosofo,

    Ercole incarnasse la figura delleroe che si eleva, non pi per in virt delle doti guerresche, bens grazie alle sue qualit morali ed intellettuali. Da questa concezione del dio allassociazione con le Muse il passo breve. Anche queste ultime acquisivano, nellambito della dottrina pitagorica un valore nuovo e, per cosi dire, politi-co. Sempre Giamblico riferisce che Pitagora, in una sua orazione ai Crotoniati, avesse indicato le Muse come dee dellarmonia intesa in senso politico ed avesse esortato i cittadini ad offrire loro un culto (HyaMbl., De vita Pithagorica, 45-50, 152, 155).

    38 Sullargomento, cfr. veSPerInI 2012, p. 80 ss.39 Il poeta avrebbe composto una praetexta intitolata significativamente Ambracia, che doveva narrare

    la presa della citt, e nel XV libro degli Annales, probabilmente descrisse le vicende dellintera campagna (fabrIzI 2008; veSPerInI 2012, p. 27 ss., con bibliografia precedente).

    40 Ci sarebbe confermato dallesposizione della teoria della metempsicosi nel proemio degli Annales (vv. 2-11 Sk) e dalla composizione dellEpicharmus, opera che traeva il nome dal poeta comico siracusano anche-gli seguace della dottrina pitagorica.

  • note e dISCuSSIonI 407

    elaborazione delle dottrine pitagoriche in chiave funzionale alla cultura romana, nella quale il fulcro delle speculazioni e della venerazione non sarebbero stati pi gli dei, bens gli uo-mini valorosi, artefici di grandi imprese41. Attraverso la celebrazione di tali imprese e la loro elaborazione sul piano culturale ed artistico, personaggi come Fulvio Nobiliore avrebbero potuto raggiungere gloria e imperitura memoria42. in questo contesto che bisogna leggere la fondazione dellaedes Herculis Musarum ed da questa prospettiva che si devono ricer-care i motivi dellintroduzione a Roma di un culto tanto peculiare.

    3.1) La questione inerente la natura dellintervento edilizio promosso da Fulvio No-biliore verte intorno a quattro testimonianze letterarie: (a) un passo di Tito Livio relativo alla sua censura, nel quale lo storico attribuisce al generale la costruzione di una non meglio precisata porticus ad fanum Herculis43, (b) un secondo passo di Livio in cui si fa menzione di unaedes edificata nel 218 a.C.44, (c) il gi citato passo di Eumenio del 298 d.C., (d) un passaggio del commento di Servio allEneide45, il quale annota che Nobiliore pose allinterno di una non meglio specificata aedes Herculis ledicola delle Muse, che precedentemente era collocata presso i templi di Honos et Virtus, causando in questo modo il mutamento del nome in aedes Herculis et Musarum Da queste testimonianze, circa la natura dellintervento di Nobiliore, derivata una serie di ipotesi.

    Alcuni studiosi, sulla base del passo di Eumenio (c), che individua nel generale colui il quale edific (fecit) il tempio, attribuiscono a Fulvius Nobilior la realizzazione ex novo dellaedes Herculis Musarum46.

    Altri autori, in virt della testimonianza serviana (d), hanno ipotizzato la giustapposi-zione del culto delle Muse, introdotto da Nobiliore, ad uno precedente, dedicato ad Ercole. In passato, stato proposto di identificare nel tempio di Hercules Magnus Custos il luogo sacro che avrebbe successivamente subito la nuova dedica47. Questa ipotesi stata, tutta-via, confutata con varie argomentazioni da Coarelli48.

    41 I prodromi di questo fenomeno sono stati ravvisati gi allepoca di Appio Claudio Cieco (ferrero 1955, pp. 210-211; StorCHI MarIno 2000, p. 338; fontana 2004, p. 313, 2006, p. 239).

    42 Sullincontro tra M. Fulvius Nobilior e le dottrine pitagoriche si sono sviluppate nel tempo due teorie: una che fa capo a Boyanc (boyanC 1972, p. 227 ss.), il quale ha individuato nel pitagorismo dellItalia meridionale il contesto culturale con cui il console romano sarebbe venuto direttamente o indirettamente a contatto ed una seconda teoria, propugnata da Burkert, che si fondava sulla testimonianza del retore Eumenius, il quale riferisce che Nobiliore avrebbe appreso dellesistenza di un culto di Eracle Musagete in Grecia (burKert 1961, pp. 241-242).

    43 lIv. XL, 51, 6.44 lIv. XXI, 62, 9.45 Serv., Aen. I. 8.46 Di questo parere sono MartIna 1981, pp. 51-52; CoarellI 1997, p. 452 ss. e la roCCa 2006, p. 101 ss.47 CaStaGnolI 1961, p. 608; MarCHettI-lonGHI 1970, p. 145 ss.; olInder 1974, p. 57 ss.48 Lo studioso ha osservato come luogo il tempio di Hercules Custos non possa essere stato sostituito dal

    tempio di Hercules Musarum perch continua a vivere nel I sec. a.C., come basta a dimostrare la menzione di Ovidio (ov., fast. VI, 209-212), e come anche il dies natalis dei due culti risulti differente. Infine, appurata la collocazione topografica dellaedes Bellonae di fianco al tempio di Apollo Sosiano, risulterebbe incompren-sibile la notizia ovidiana per la quale laedes sarebbe sorta altera pars Circi rispetto al tempio suddetto, dal momento che sappiamo che laedes Herculis Musarum si trovava sullo stesso lato del circo Flaminio rispetto al tempio di Bellona (CoarellI 1997, pp. 453-454.).

  • 408 note e dISCuSSIonI

    Secondo Richardson, Nobiliore avrebbe dedicato un tempio alle sole Muse, le cui statue aveva trasportato a Roma dalla Grecia, mentre il culto di Ercole sarebbe da conside-rarsi come una aggiunta successiva, operata da Q. Marcius Philippus al momento delle-dificazione della porticus omonima49. Altri ancora hanno ipotizzato che Fulvius Nobilior non abbia edificato un tempio bens una porticus, quella di cui parla Tito Livio, con la quale avrebbe circondato un preesistente luogo di culto dedicato ad Ercole50.

    3.2) Diversa la problematica relativa al tipo di intervento attuato da Marcio Filippo. Tralasciando la questione inerente lapparente tentativo di attribuire la paternit dellin-tero complesso monumentale al fratellastro di Augusto51, ci si interrogati sullentit del restauro messo in atto da Filippo e sulladerenza delle caratteristiche del tempio che ci sono note dalla Forma Urbis rispetto alledificio originario52. Gli studiosi si sono divisi tra chi sostiene la recenziorit dellimpianto planimetrico raffigurato sulla Forma Urbis rispetto al tempio dellinizio del II secolo a.C.53 e chi, invece, propende per una sostan-ziale conservazione delle fattezze repubblicane dellaedes Herculis Musarum54. Come vedremo, le caratteristiche a noi note del monumento sembrerebbero avvalorare questa seconda ipotesi. probabile che lintervento di Marcius Philippus presso il tempio voluto da M. Fulvius Nobilior e la costruzione del portico abbiano comportato la ridedicazione dellintero complesso. Infatti, siamo a conoscenza di due dies natalis relativi al tempio di Hercules Musarum, frutto, forse, di una prima dedica, quella di Fulvio Nobiliore, e di una seconda, attribuibile al fratellastro di Augusto. Secondo i Fasti Philocaliani, il 13 giugno si celebrava un natalis Musarum. Degrassi ha individuato in tale ricorrenza lanniversario della fondazione di una aedes Musarum55. Secondo Martina, dal momento che a Roma lunico tempio dedicato ad Ercole e alle Muse era quello del circo Flaminio, molto probabile che i Fasti Philocaliani ci abbiano tramandato il pi antico dies natalis del monumento dedicato da Fulvio Nobiliore56. Ovidio, nei suoi Fasti, colloca il dies natalis dellaedes Herculis Musarum al 30 di giugno57. Questa ricorrenza potrebbe riferirsi alla nuova dedica di L. Marcius Philippus58. Infatti, in et augustea assistiamo alla ridedica-zione di numerosi monumenti, i quali, in misura diversa, andarono soggetti ad interventi edilizi. In particolare, alcuni di essi subirono un mutamento del dies natalis, che spesso

    49 Filippo avrebbe mutuato la figura di Ercole Musagete da una serie monetale di Pomponio Musa, databi-le intorno al 64 a.C. rICHardSon 1977, pp. 453-454. Cfr. HollSteIn 1993, pp. 174-175.

    50 Anche Maria Teresa Marabini Moevs propone di identificare il culto preesistente con quello di Hercu-les Magnus Custos (MarabInI MoevS 1981 pp. 1-2). Secondo Alessandra Gobbi, Nobiliore avrebbe edificato la porticus presso il tempio di Ercole privo di epiclesi citato da Livio (GobbI 2009, p. 221 ss.). Cfr. CoarellI 1997, pp. 453-454. Lo studioso riconduce i culti di Ercole menzionati per il 218 e per il 189 a.C. a quello di Ercole presso lara Massima, databile alla fine del IV secolo a.C.

    51 Sullargomento, si veda CoarellI 1997, p. 456 ss.52 Si veda di seguito, il paragrafo relativo alle fonti documentarie.53 olInder 1974, pp. 111-112.54 CoarellI 1997, p. 478.55 CIL, I, 1, p. 320; deGraSSI, Inscr. It., XIII, 2, (1963), p. 471.56 MartIna 1981, p. 54.57 ov., fast. 6.799-812.58 boeMer 1957-1958, loc. cit.

  • note e dISCuSSIonI 409

    venne fatto coincidere con quello del princeps: il 23 settembre59. Tuttavia, la possibilit che un calendario della met del IV secolo d.C. riporti la menzione di un anniversario so-stituito allepoca di Augusto da uno nuovo risulta quantomeno difficoltosa. Ancora meno praticabile appare per leventualit che i Fasti Philocaliani si riferiscano ad un secondo culto alle Muse di cui abbiamo gi sottolineato la peculiarit a Roma non altrimenti noto. Bisogna riconoscere che, allo stato attuale delle nostre conoscenze, la menzione del 13 giugno rimane un quesito ancora tutto da chiarire60.

    Le informazioni relative allaedes Herculis Musarum e alla porticus Philippi tramanda-teci dagli autori antichi si fermano alle opere edilizie di Marcio Filippo. Tuttavia, possiamo ipotizzare che la porticus, e forse il tempio, abbiano subito ulteriori restauri, legati principal-mente agli incendi che a pi riprese sconvolsero il Campo Marzio e larea in circo.

    Infatti, alla luce di un riesame dei rinvenimenti che si sono susseguiti a partire dal XIX secolo e, soprattutto, della documentazione degli scavi sistematici condotti nel 1983, si pu ipotizzare che il complesso monumentale raffigurato sulla lastra 31 della Pianta Marmorea non sia quello inaugurato nel 33 a.C. da Marcio Filippo, ma una sua modifica successiva.

    Questa nuova analisi ha, infatti, evidenziato una intrinseca incongruenza circa la perti-nenza delle diverse strutture note ad un unico monumento o a ununica fase edilizia. Inoltre, la corretta georeferenziazione, eseguita per il Sistema informativo archeologico di Roma an-tica61, dei frammenti della FUR e delle piante dello scavo degli anni 80 del 900 nonch dei rinvenimenti precedenti, dimostra che la pianta della porticus riprodotta sulla Forma Urbis e alcune delle evidenze archeologiche emerse dagli scavi non coincidono. Daltro canto, i limiti indicati dalla FUR difficilmente possono essere considerati frutto di un errore; infatti, come si vedr di seguito, essi sembrano combaciare con alcune strutture interpretabili come pertinenti alla seconda fase del monumento62. A ci si aggiunga che la planimetria di altri monumenti presenti sulla lastra 31 della Pianta Marmorea perfettamente coincidente con le evidenze archeologiche ancora in situ di quegli stessi monumenti63.

    le fontI doCuMentarIe e le evIdenze arCHeoloGICHe (Fig. 1)

    Il primo e pi importante documento utile a delineare la planimetria del monumento la Forma Urbis severiana64. La pianta, riprodotta sulla lastra 31 e integrata da un disegno rinascimentale, identificata dalliscrizione associata a quella della porticus Octaviae

    59 questo il caso di Nettuno, Apollo, Giunone Regina, Giove Statore e Marte (deGraSSI, Inscr. It. XIII, 2, (1963), p. 512 ss.; GroS 1976, p. 33 ss.; Herz 1978, p. 1147 ss.; la roCCa 1985, p. 358 ss.).

    60 Ringrazio il professor Palombi per avermi sottoposto questa problematica.61 CreSPI, fabIanI, Carafa, daleSSIo, 2011, pp. 128-152; CarandInI, Carafa 2012.62 Si veda paragrafo successivo.63 Si veda la planimetria del portico di Ottavia al netto delle modificazioni severiane non contemplate

    dalla Forma Urbis e le strutture ancora visibili in situ.64 Il tempio, assieme allintero complesso monumentale, riprodotto sui frammenti bb, cc, dd, hh, inte-

    grati dai disegni rinascimentali dei settori ee, ff e gg, della lastra 31 della Pianta Marmorea. (CarettonI, ColInI, Cozza, GattI 1960).

  • 410 note e dISCuSSIonI

    Fig. 1. roMa, Via del portico di Ottavia. Area dellaedes Herculis Musarum e della porti-cus Philippi; le evidenze archeologiche e la raffigurazione della Forma Urbis (Riela-borazione grafica autore).

  • note e dISCuSSIonI 411

    [PORTI]CUS OCTAVIAE ET FIL[IPPI]65. Essa riproduce un quadriportico orientato in sen-so S-N, col fronte rivolto verso il circo Flaminio ed allineato a quello del vicino portico di Ottavia. I quattro bracci della porticus di cui quello posteriore presenta una ambulatio pi larga rispetto agli altri tre sono bordati da una fila di colonne 10 16 e, pi esterna-mente, da una linea continua che starebbe ad indicare la presenza di un dislivello e di uno o pi gradini tra il piano della porticus e quello della piazza. Questultimo caratterizzato da una seconda fila di punti, simile a quella indicante il colonnato ma non in linea con essa, va-riamente interpretata. Lipotesi pi convincente appare ancora quella di Castagnoli, il quale ha proposto di riconoscervi filari di alberi66. Al centro della porticus raffigurato il tempio. Esso identificato dalla legenda AEDIS HERCULI[S MUSAR]UM e presenta laspetto di una tholos del diametro di m 11, dotata di un pronao. Ledificio sorge al di sopra di quello che sembra un podio quadrangolare, provvisto di due bracci che si dipartono dal lato frontale di esso. Questi bracci inquadrano uno spazio rettangolare allinterno del quale presente un elemento circolare. Sul lato settentrionale del podio collocata una esedra. Laccesso al tempio costituito da una scalinata posta al centro del lato frontale del suddetto podio.

    I primi rinvenimenti di alcune strutture pertinenti con ogni probabilit al complesso mo-numentale dellaedes Herculis Musarum e della porticus Philippi risalgono alla seconda met del XIX secolo. Nel 1872 fu osservato un muro in blocchi di tufo nelle fondazioni di un edificio situato sul lato orientale di piazza Mattei67 (Figg. 1, 6, a). Contestualmente allindividuazione di questa struttura muraria fu scoperto anche uno dei piedistalli su cui doveva essere collocata una statua68. Un anno dopo, nel 1873, in una cantina al numero 9 di via del Portico di Ottavia inserito nella fondazione della facciata delledificio, a m 2,30 sotto il livello stradale attuale si rinvenne un muro in opera quadrata di blocchi di tufo69 (Figg. 1, 4, b). Di esso si conservano tre filari sormontati da una fascia di lastre di travertino70, per una lunghezza di circa m 5,80. Al centro della struttura muraria sembra possibile individuare tre blocchi di tufo, coronati da una lastra di travertino, messi in opera trasversalmente rispetto allorientamento del muro. Su di esso poggiava una colonna in peperino. Una seconda colonna, analoga, era situata ad un interasse di circa m 3 dalla precedente. Entrambe sono certamente posteriori alle fasi antiche del monumento ed ascrivibili ad et medievale71. Nel 1890, durante i lavori per la realizzazione di un condotto fognario in via del Portico di Ottavia, furono scoperti i resti di un colonnato di ordine corinzio con colonne del diametro allimoscapo di m 0,66 e con un interasse di m 3,4072

    65 Per una lettura alternativa si veda rICHardSon 1992.66 CaStaGnolI 1983, p. 99. Non convince lipotesi di una doppia fila di colonne fiancheggianti un secon-

    do muro parallelo a quello di limite. Cfr. rICHardSon 1974; PorCarI 2008, p. 177.67 Esso era lungo circa m 6 ed alto circa m 1,50.68 GIanfrotta 1985, p. 376; ACS, MPI, DIR GEN AA. BB. AA., I vers., b. 63, fasc. 133, sez. 7, f. 438;

    lanCIanI, Forma Urbis, tav. XXI.69 Alti circa m 0,55, e lunga tra i m 1,50 ad 1,80 (CaStaGnolI 1983, pp. 93-94; GIanfrotta 1985, p. 376).70 Alte circa m 0,25.71 CaStaGnolI 1983, p. 94.72 Pi precisamente la struttura fu rinvenuta a m 3.10 di profondit sotto il livello stradale. Essa aveva ini-

    zio a m 6,78 dallangolo di via della Reginella e continuava in direzione della porticus Octaviae (GattI 1890a, p. 66 ss.; Id. 1890b, pp. 31-32; lanCIanI Cod. Vat., 13039, f. 126 r; Id., Forma Urbis, tav. XXI; RT, VI, pp. 316-319; ASC, Rip. X Comm Arch., 1888, 1292, III q.

  • 412 note e dISCuSSIonI

    (Figg. 1, 6, c). Tale colonnato era orientato ed allineato esattamente nella stessa maniera di quello dellattigua porticus Octaviae. Nello stesso anno e sempre in via del Portico di Ottavia, durante gli sterri per la realizzazione della sede dellUnione cooperativa capitolina al civico 49, a circa m 7 sotto il livello moderno, si rinvenne il settore di una platea in travertino che conser-vava, sul limite sud-ovest, il tratto di una cunetta di scolo73. Un secondo settore del colonnato individuato nel 1890 venne in luce nel 1911 in prossimit dello sbocco di via di S. Ambrogio in via del portico di Ottavia (Figg. 1, 6, c). Si trattava di un muro in pietrame di tufo largo m 1 sormontato da lastre di travertino su cui poggiava ancora una base di colonna costituita da due tori ed una scozia sulla quale doveva impiantarsi un fusto di colonna di diametro analogo a quello delle colonne precedentemente scoperte74. Nel 1947, presso piazza Mattei, a m 3,50 sotto il livello stradale, venne in luce la porzione di un piano di travertino75. A questi rinve-nimenti di tipo strutturale ed architettonico bisogna aggiungere quello, compiuto nel 1867, di una base marmorea la quale recava incisa lepigrafe M Fulvius M f. / Ser. n. Nobilior / cos Ambracia cepit. Essa fu scoperta a poca distanza dal portone di ingresso del monastero di S. Ambrogio (Fig. 1, e)76.

    Solo nel 1983 furono compiuti dalla Soprintendenza Archeologica di Roma, su ri-chiesta dellIstituto di Topografia Antica dellUniversit di Roma, dei saggi di scavo fina-lizzati ad una maggiore comprensione del monumento. I saggi condotti furono tre. Uno (Figg. 1-2, 4, f), nella parte centrale del cortile dellIstituto tecnico per lalimentazione, mise in luce due muri paralleli, alti circa m 0,60 e foderati di marmo greco, i quali anda-vano a fiancheggiare un ambitus pavimentato con lastre di marmo77. In corrispondenza dellestremit meridionale dello stretto corridoio marmoreo gli scavatori individuarono la porzione di una struttura curvilinea costituita da una serie di conci di cappellaccio. Sulla base della curvatura residua, stato possibile calcolare quale fosse il diametro generale del cerchio, che risulta essere di circa m 1178. Il secondo saggio (Fig. 1, g), compiuto nel giardino del Monastero di S. Ambrogio, non produsse i risultati sperati a causa dellindi-viduazione di strutture medievali e rinascimentali che avevano tagliato i livelli antichi79. Il terzo saggio (Figg. 1, 3-4, h) stato condotto nel vano ipogeo sottostante il portico della chiesa di S. Ambrogio. Gli scavi misero in luce, a m 3,85 di profondit dal piano di calpe-

    73 Le lastre di travertino costituenti la platea misurano mediamente m 1,33 di larghezza, m 0,37 di altezza e una lunghezza variabile tra m 1,30 e 2,10. La cunetta presentava una larghezza di m 0.36 nella parte superio-re e di m 0,25 in quella inferiore e fu messa in luce per una lunghezza di m 30. La distanza del tratto di platea messo in luce rispetto alle colonne ancora in situ del portico di Ottavia di m 11 (GattI 1890, p. 243).

    74 ACS, Arch. Gatti, fasc. 10, R. IX, cc. 3816-3817; ASSAR Giornali di Scavo, V, 1911, pp. 2666, 2853; GattI 1911, pp. 87-88.

    75 ACS, Arch. Gatti, fasc. 10, R. IX, c. 3676; PorCarI 2008, p. 181.76 CIL, VI 1307 = I2 615 = ILS 16 = ILLRP I, 124. 77 Dei due muri, quello occidentale era costituito da filari di blocchi di tufo marrone, mentre quello orien-

    tale era costituito da blocchi di tufo grigio sormontato da spezzoni di travertino. Entrambi conservavano la cornice inferiore della foderatura marmorea. Sopra i due muri antichi poggiavano due strutture murarie medie-vali, forse ascrivibili al monasterium S. Mariae quae appellatur Ambrosii (CaStaGnolI 1983, pp. 95-96; GIanfrotta 1985, pp. 377-378).

    78 Ibid.79 GIanfrotta 1985, p. 380 ss.

  • note e dISCuSSIonI 413

    Fig. 2. roMa. Pianta delle strutture pertinenti al tempio di Hercules Musarum e del condotto rivestito di marmo (f) (da GIanfrotta 1985, fig. 8).

    Fig. 3. roMa. Pianta delle sostruzioni della porticus Philippi, sottostanti il portico della chiesa di S. Ambrogio (h) (da GIanfrotta 1985, fig. 13).

  • 414 note e dISCuSSIonI

    stio moderno, un muro in blocchi di tufo lionato dellAniene80, caratterizzato da una serie di blocchi aggettanti, identico per tecnica costruttiva e materiali a quello individuato nella fondazione al 9 di via del Portico di Ottavia (Figg. 1, 4, b). Questa struttura identificabile con una sostruzione ad anterides ed erismae, del tipo descritto da Vitruvio nel sesto libro del de Architectura81. Essa segnava un forte dislivello tra due zone, una superiore, rivolta ad ovest, verso il tempio di Hercules Musarum, e una inferiore, ad est, verso la porticus Octaviae. La parete orientale del muro che guarda la zona inferiore (unarea aperta o un piccolo ambitus), era interamente rivestita di intonaco bianco con riquadri di linee rosse. Si tratta di uno schema decorativo a imitazione di una superficie marmorea, tipico della fine del I secolo a.C.82. Questa parete decorata risultata visibile per unaltezza di m 2,60, tuttavia, gli stessi scavatori, sulla base del ritrovamento di un ortostato dello stesso muro ancora in situ, si accorsero che essa avrebbe potuto scendere fino alla profondit di m 4,70 al di sotto del livello pavimentale dellambiente attuale83. Una risega di m 0,50 tra la parte intonacata e il bordo interno dei muri interpretabile, con ogni probabilit, come lalloggiamento di una zoccolatura marmorea asportata84. Sul lato opposto a quello into-nacato, il muro presenta tre erismae85 quelle oggi visibili distanziate luna dallaltra da un intervallo di m 2,07 (7 piedi). Nella zona superiore, quella situata sul lato dellaedes Herculis Musarum, erano tre muri in cementizio, paralleli a quello di tufo. Dei tre, quello pi orientale, si appoggiava alla struttura in filari ed era connesso al muro mediano tra-mite brevi setti trasversali di cui ne sono visibili due in opus reticulatum. Questi ultimi si trovano allineati trasversalmente alle erismae. Il muro in cementizio pi occidentale quello meno visibile, perch in gran parte ancora nascosto dalle costruzioni moderne. La struttura cosi descritta osservabile soltanto per il breve tratto individuato al di sotto del pavimento del piccolo ambiente sotto il portico di S. Ambrogio, adoperato nel passato come deposito di carbone; tuttavia appare chiaro come essa continuasse sia verso sud che verso nord. Prova di ci , per il lato meridionale, lesistenza di un ulteriore blocco di tufo visibile allinterno del muro moderno che segna la parete di fondo di tale ambiente e, per il lato settentrionale, la terza erisma ancora in vista, sulla quale va ad appoggiarsi la scala moderna e che deve continuare, con analoga struttura, al di sotto di essa e poi lungo la stessa direttiva. probabile che questa struttura di muri paralleli dotati di setti trasversali dovesse avere la funzione di contenimento di un terrapieno e che sorreggesse una pavimentazione86.

    80 I blocchi di ogni filare sono lunghi circa m 2 e larghi circa m 0,50; i blocchi in posizione perpendicola-re al muro sono lunghi circa m 1,15 e larghi circa m 0,50. Il muro era lungo circa m 7.

    81 vItr., de Arch. 6. 8.82 vISCoGlIoSI 1996, p. 147. Contra PorCarI 2008. Concorde con la datazione proposta da Viscogliosi

    il prof. M. Papini, che ringrazio per la consulenza orale che mi ha offerto e per la disponibilit accordatami.83 GIanfrotta 1985, p. 383.84 Ibid.85 Tali erismae misurano circa m 1 1,15.86 CaStaGnolI 1983, p. 98.

  • note e dISCuSSIonI 415

    le arCHItetture rICoStruIte

    Periodo I (dal 186/179 a.C. al 33 a.C.)

    Laedes Herculis Musarum

    Conosciamo la planimetria del tempio grazie alla raffigurazione della Forma Ur-bis integrata da un disegno rinascimentale di cui gi si detto87. Relativamente a questa testimonianza, alcune incertezze sono legate alla fase edilizia raffigurata e alladerenza dellimpianto planimetrico rappresentato sulla lastra 31 rispetto a quello originario voluto da Nobiliore. Questo interrogativo si lega a quello relativo allentit del restauro operato nel 33 a.C. da L. Marcius Philippus. Un dato che potrebbe far pensare ad una continuit del tempio nelle forme che conosciamo dalla FUR la sua stessa planimetria. Essa cosi peculiare da costituire sostanzialmente un apax sembra essere pi coerente con le ten-denze ellenizzanti ed innovatrici di Fulvio Nobiliore che con il programma di recupero dellarchitettura tradizionale romano-italica propugnato da Augusto. Non appare casuale il fatto che il pi vicino confronto con laedes Herculis Musarum bench cronologicamen-te pi tardo di una ottantina danni sia rappresentato dal tempio B di Largo Argentina, il quale era dotato anchesso di una serie di podi che inquadravano uno spazio quadrangolare antistante alla cella88. In ogni caso, ad oggi, non disponiamo di dati sufficienti per afferma-re con assoluta certezza che limpianto planimetrico presente sulla lastra 31 della Forma Urbis rispecchi quello dellepoca di Nobiliore.

    Nulla si conservato dellelevato delledificio. A giudicare dalla raffigurazione della Forma Urbis, esso doveva consistere in una tholos chiusa del diametro di circa m 11, priva di peristasi e dotata di un pronao. Al di sotto del piano pavimentale della cella, in posizione opposta rispetto allingresso89, si apriva uno stretto condotto foderato di marmo, il quale immetteva nello spazio retrostante il tempio90. Laedes poggiava su un podio costituito da una struttura quadrangolare di m 21 20 che era quella propriamente destinata a sostenere il tempio. Sui lati est ed ovest del quadrato si aprivano due nicchie larghe m 4 e profonde m 1,50. Il lato frontale, cio quello meridionale, era occupato dalla scalinata, mentre in quello posteriore era ricavata una grande esedra. Dal lato frontale del podio si dipartivano due bracci91, che possiamo immaginare della stessa altezza del basamento, dal profilo articolato su entrambi i lati in nicchie rettangolari analoghe a quelle del podio. Le nicchie erano inquadrate da avancorpi quadrangolari. Queste strutture sono interpretabili come basamenti su cui erano collocate statue, forse alcune delle opere darte che Fulvio Nobiliore trasfer a Roma dalla Grecia92. Nel complesso, linsieme di podio e bracci for-

    87 Si veda paragrafo precedente.88 MarCHettI-lonGHI 1932-1933; CoarellI 1981, p. 19 ss.; CaPrIolI 2011, p. 89 ss.; daleSSIo

    2012, p. 503 ss.; de Stefano 2012, p. 544 ss.89 La cui altezza, ricavabile dal rapporto tra le dimensioni complessive del monumento, doveva essere di

    circa m 4.90 Largo circa m 0,90 e lungo circa m 2,40.91 Essi erano lunghi circa m 32.92 Al suo rientro nellUrbe il generale vittorioso port con s, come parte del bottino di guerra, una ingen-

  • 416 note e dISCuSSIonI

    mava una struttura i cui lati lunghi erano costituiti esternamente da una sequenza di sette avancorpi inquadranti sei nicchie mentre, dei lati corti, il posteriore era caratterizzato dal-la grande esedra e lanteriore dallaccesso allo spiazzo interno. Circa laltezza di questo podio non disponiamo di rapporti dimensionali che ci aiutino, come invece accade per la cella. In mancanza di altri elementi utili alla definizione di tale misura, si pu utilizzare il numero dei gradini che consentivano laccesso al tempio 5 raffigurati sulla FUR. Assumendo per ogni gradino una alzata media di m 0,25-0,30, si ricava laltezza di m 1,20-1,5093. Una struttura dalle caratteristiche cosi peculiari trova, come si detto, affinit con il tempio B di Largo Argentina94. Laedes Fortunae Huiusce Diei era infatti dotata di una serie di basi95 di tre di esse possediamo attestazioni archeologiche, ma possibile ricostruirne un totale di quattro, o sei, le quali inquadravano lo spazio antistante il tem-pio. ipotizzabile che anche tali basamenti sostenessero delle statue. Come presso laedes Fortunae Huiusce Diei, anche i due bracci del podio del tempio di Ercole recingevano unarea, di circa m 14 28, il cui accesso era costituito dallo spazio compreso tra due basi pi lunghe che chiudevano il lato sud96. Al suo interno, stando al disegno integrativo della FUR, era un elemento circolare97. Esso stato variamente interpretato. Alcuni vi hanno identificato laltare del tempio. Questa soluzione, che sembra la pi convincente, resa plausibile dal fatto che spesso le are dei templi dedicati ad Ercole presentano una forma circolare98. Anche la posizione del cerchio giustificherebbe tale ipotesi, in quanto si trova immediatamente davanti alla scalinata daccesso alledificio templare e in asse con esso99. Una seconda possibilit quella che vi individua ledicola delle Camene100. Unaltra ipotesi riconosce nel sistema del recinto con risalti la tecnica costruttiva dei ninfei con fontane. Una simile struttura potrebbe essere tipologicamente affine alle vasche del templum Pacis, cio ad euripi rialzati rispetto al piano di calpestio, rivestiti di marmo e sui quali dovevano essere posti dei gruppi scultorei101. Nulla sappiamo della decorazione

    tissima quantit di opere darte, 785 signa aenea e 230 signa marmorea, razziate nella capitale nemica e nel territorio circostante (lIv. XXXVIII, 4-11).

    93 CoarellI 1997, p. 476.94 Coarelli ha ipotizzato che la quantit di analogie tra il tempio B di Largo Argentina e laedes Hercu-

    lis Musarum possa spiegarsi con un rapporto di dipendenza dellimpianto architettonico del primo rispetto al secondo. Il tempio di Ercole, secondo questa ipotesi, avrebbe funto da modello per il pi tardo edificio dedicato la Lutazio Catulo (CoarellI 1997, p. 476). Questa possibilit rappresenterebbe un ulteriore indizio in favore dellantichit dellimpianto planimetrico dellaedes Herculis Musarum rispetto al restauro operato da Marcio Filippo.

    95 Alte circa m 2,25.96 Largo m 4.97 Esso presenta un diametro di circa m 4.98 verzr-baSS 1985.99 Cfr. CoarellI 1997.100 taMM 1961, p. 164; vISCoGlIoSI 1997, p. 19.101 Un interessante confronto rispetto a questo tipo di istallazione, riscontrabile in ambito privato, costi-

    tuito dal sistema di fontane-ninfeo della casa di Ottavio Quartione a Pompei. Il lungo giardino della domus attraversato da un euripo che ha nel mezzo una vasca con pareti a risalti ed al suo interno una fontana con gradini (MaIurI, Pane 1947, p. 8 ss., tavv. I-VIII; SPInazzola 1953, p. 396 ss.). Secondo La Rocca, nel caso

  • note e dISCuSSIonI 417

    interna della cella. possibile immaginare che nelle pareti di questultima fossero rica-vate nicchie, allinterno delle quali sarebbero state collocate le statue delle nove Muse e, probabilmente, una di Ercole. Allinterno delle nicchie presenti lungo tutto il perimetro del podio del tempio, invece stato proposto di identificare il luogo in cui Fulvius Nobilior avrebbe affisso le tabulae con incisi i fasti da lui stesso commentati: dodici nicchie per i dodici mesi102. Coarelli, che pure non esclude la possibilit che essi fossero conservati nellarchivio del tempio, ha individuato un elemento a suffragio di tale ipotesi sulla base del confronto con i fasti di Verrio Flacco103: Svetonio afferma, infatti, che essi erano incisi su un monumento ad emiciclo che sorgeva nel foro di Preneste104. A completamento di questo monumento, addossata allemiciclo, era una tholos nella quale era posta la statua dello stesso Verrio Flacco105. Una seconda possibilit quella che individua nella grande esedra incassata nel lato posteriore del podio del tempio come per il monumento ad emiciclo del foro di Preneste il luogo deputato ad ospitare i fasti. Alcuni studiosi hanno proposto di identificare in essa la sede della schola o collegium poetarum di cui fanno menzione le fonti106. Tuttavia, forse possibile immaginare che lesedra raffigurata sulla Forma Urbis, ed in parte individuata durante gli scavi degli anni 80 del secolo scorso, potesse ospitare uno specchio dacqua. Ci ipotizzabile sulla base della presenza del condotto rivestito di marmo, situato a livello delle fondazioni della cella e al di sotto del suo piano di calpestio. La sua posizione e le misure esigue ne rendono difficile linterpre-tazione come un corridoio, anche perch, nel caso, bisognerebbe ipotizzare lesistenza di un ambiente allinterno delle fondazioni del tempio sul quale si aprisse lipotetico passag-gio. Pi praticabile appare, invece, la possibilit che esso fosse parte di una vasca o di una fontana ornamentale, situato sul lato posteriore del monumento, allinterno dellesedra. In questo caso sarebbe necessario ipotizzare la presenza di una cisterna al di sotto della

    dellaedes Herculis Musarum, lacqua avrebbe potuto scorrere in canali posti lungo il perimetro dei due lunghi bracci che inquadrano la piazza. Allinterno di questa, lelemento circolare potrebbe essere interpretato come una struttura connessa a questi euripi, una fontana a sua volta, oppure, qualora lo spazio interno fosse stato interamente occupato dallacqua, come la base per un gruppo scultoreo (la roCCa 2006, p. 113).

    102 MaCr., Sat. 1.12.6.103 CoarellI 1997, p. 482; deGraSSI 1963; p. 107 ss.104 Suet., gramm 17.105 Gi Boyanc (boyanC 1955, p. 229, n. 3) e Michels (MICHelS 1967, p. 125, n. 18) avevano ipotiz-

    zato un nesso tra i fasti di Verrio Flacco e quelli di Fulvio Nobiliore.106 Da ultimo, Coarelli (CoarellI 1997, p. 463 ss.) ha ripreso e perfezionato una teoria gi avanzata da

    Birgitta Tamm (taMM 1961, p. 157 ss.). Lo studioso fonda la sua proposta sulla base di un passo di Marziale (Mart., III. 20, 1; 8 ss.) da cui si ricaverebbe che a Roma, nel Campo Marzio, esisteva un tempio destinato alle riunioni e alle declamazioni pubbliche dei poeti e che questo tempio fosse dedicato alle Muse. Dal momen-to che in citt quello di Hercules Musarum era lunico luogo di culto dedicato alle dee delle arti, Coarelli ha proposto di riconoscere in esso il monumento in questione. Contrario a questa ipotesi Crowther (CroWtHer 1973, p. 576), il quale ipotizza che vi sia una distinzione tra il collegium poetarum e la schola poetarum. Mar-tina, a proposito di questa teoria, ha sottolineato come in realt non vi siano espliciti riferimenti nelle fonti alla schola in relazione allaedes Herculis Musarum Lo studioso individua, quale luogo deputato ad ospitare il collegium poetarum, il tempio di Minerva in Aventino, dove, dal tempo della seconda guerra Punica, era stato fondato un collegium scribarum histrionumque (MartIna 1981, p. 66).

  • 418 note e dISCuSSIonI

    cella del tempio elemento, a dire il vero, inusuale per lalimentazione dello specchio dacqua107.

    Il tempio di Hercules Musarum si configura come uno dei primi se non il primo tentativo di introdurre a Roma modelli architettonici derivati dal mondo ellenistico. Limpianto a tholos dellaedes, luso del marmo greco per il suo rivestimento interno108, la presenza di donari di sculture e di opere darte greca e, forse, di euripi e di vegetazione, nonch la stessa destinazione del culto, sembrano connotare il monumento come una sorta di Mousaion erede simbolico di quello crotoniate di Pitagora? a Roma.

    Alla luce di tutte le considerazioni svolte sinora, appare chiaro come il significato del-le scelte di Fulvio Nobiliore e la valenza ideologica delledificazione dellaedes Herculis Musarum possano intendersi soltanto nellottica di una stratificazione di livelli semantici, da quelli pi semplici, comprensibili con maggiore immediatezza, a quelli pi complessi e sofisticati109.

    a. Il livello semantico pi immediato rappresentato dalla localizzazione del tempio e dalle opere darte che lo ornavano110. La posizione al centro del lato settentrionale del circo Flaminio, nel punto che proprio a partire da quegli anni stava assurgen-do a fulcro monumentale della pompa trionfale, rappresentava un chiaro rimando alle imprese di Nobiliore in Etolia. Allo stesso modo, i meravigliosi oggetti che ornavano ledificio, prelevati da Ambracia e dagli altri territori di conquista, accor-dandosi perfettamente al contesto in cui erano stati inseriti, assolvevano alla stessa funzione111.

    b. Il secondo livello semantico rappresentato dalle forme architettoniche del tem-pio112. Limpianto delledificio come sar anche per laedes Iovis Statoris e per la porticus Metelli si distaccava dalle forme dellarchitettura italica e ci doveva essere evidente anche agli occhi dellosservatore meno edotto in materia. Un tem-pio ispirato a forme non tipicamente italiche, costruito dopo un trionfo celebrato per la sconfitta della lega etolica poteva essere percepito, esso stesso, come parte delle manubiae Martis.

    c. Nel solco del processo di elaborazione, e rifunzionalizzazione, di nuovi modelli culturali con elementi della tradizione si inquadra la collocazione presso laedes delledicola delle Camene e laccostamento tra queste ultime e le Muse. Prima che a livello ideologico e simbolico, tale connubio doveva creare un certo effetto sul piano visivo: la solennit ellenistica delle statue delle divinit greche113 che dob-biamo immaginare di grandi dimensioni accostate alla veneranda arcaicit delle-

    107 Ringrazio il professor Lippolis per avermi suggerito questa ipotesi interpretativa relativa al condotto.108 Accettando lipotesi che quello rinvenuto presso il condotto che collegava la cella alla zona posteriore

    del podio sia ascrivibile alla prima fase delledificio.109 zanKer 1997; Id. 2000a; Id. 2000b.110 PlIn., N.H. XXXV, 66, 113-114, 144; CIC., pro Arch., XI, 27; euMen., Paneg. 7. 3.111 HlSCHer 2003.112 Sulla questione inerente limpianto originario dellaedes o della possibilit che la pianta riprodotta sul-

    la Forma Urbis rappresenti un restauro successivo rispetto al tempio di Nobiliore, si veda di seguito.113 Cfr. MarabInI MoevS 1981; MartIna 1981, p. 40 ss.; GobbI 2009, p. 223 ss., con bibliografia pre-

    cedente.

  • note e dISCuSSIonI 419

    dicola numana. In questa operazione , inoltre, possibile riscontrare un rimando alla figura di Numa Pompilio. Negli anni in cui venivano scoperti sul Gianicolo i libri del mitico re, improntati alla dottrina pitagorica e si diffondeva la tradizione di una frequentazione di Numa con lo stesso Pitagora114, inserire ledicola da lui edificata allinterno del tempio dedicato ad una divinit dalle forti connotazioni pitagoriche, rappresentava un chiaro riferimento alla figura del sovrano esperto di cose sacre e filosofo che aveva dotato Roma del suo ordinamento giuridico e sacrale. A questo riguardo, stata anche avanzata la possibilit che i simulacri delle Muse prelevate da Nobiliore ad Ambracia fossero state a loro volta asportate da Crotone, da parte di Pirro, circa cento anni prima115.

    d. La collocazione nellAedes Herculis Musarum, da parte di Nobiliore, della sua opera, il de Fastis ricopre, dal punto di vista simbolico, unimportanza pari a quella dellaccostamento Muse-Camene116. Secondo Giovanni Lido, Fulvio117, avendo letto i libri di Numa, avrebbe formulato nel suo componimento lidea per cui luo-mo, attraverso lo studio degli astri e delle cose celesti, avrebbe potuto penetrare lazione del dio fautore di tutte le cose118. Fulvio Nobiliore, con il componimento di unopera di argomento astrologico sullo studio dei fasti evidentemente di im-postazione pitagorica non solo ribadiva il nesso ideologico tra se stesso e la figura di Numa Pompilio, ma affermava la supremazia di quella schiera di uomini che, attraverso la speculazione filosofica, si avvicinavano al dio. Tutto ci sotto la guida e la tutela di Ercole e delle Muse, paladini e garanti dellarmonia politica. Inoltre, secondo alcuni studiosi, sarebbe stato Fulvio Nobiliore ad introdurre lusanza di an-notare sul calendario, oltre ai giorni fasti e nefasti, i dies natales dei monumenti119. Era questo uno strumento attraverso il quale le imprese dei viri triumphales, spesso connesse alla dedica di monumenta, venivano inscindibilmente legate alle vicende che avevano determinato la grandezza di Roma.

    e. In ultimo, la natura stessa della figura divina di Hercules Musarum, guida e di-fensore delle Muse, secondo linterpretazione di Eumenio120. Laedes dedicata a questa divinit pu a buon diritto essere inserita nel novero di quegli edifici sacri templi e santuari costruiti dai viri triumphales in onore delle proprie divinit tutelari, ipostasi divine delle virt peculiari dei generali che stavano facendo gran-de Roma.

    114 Testimoniata criticamente da Cicerone (CIC., de Re publ. II. 15, 28), Dionigi di Alicarnasso (dIon. II. 59), Livio (lIv. I. 18; XL. 29), Diodoro Siculo (dIod. VIII. 14), Plutarco (Plut., Num I. 3; VIII. 4-10), Plinio (PlIn., N.H., XIII. 26). Lorigine di tale notizia va probabilmente ascritta ad Aristoxenos di Taranto, cfr. la roCCa 2006, pp. 108-109 con ampia bibliografia sullargomento.

    115 veSPerInI 2012, pp. 78-80.116 CenSorIn. de Die Natali, 20. 4; 22. 9; MaCr., Sat. 1. 12. 16 e 13. 21.117 Gli studiosi sono concordi nel riconoscere nel Fulvio citato da Giovanni Lido M. Fulvius Nobilior.118 JoH. lyduS, Ost., 16. Cfr. la roCCa 2006, pp. 109-110.119 rPKe 1995, pp. 331-368; veSPerInI 2012, pp. 77-78.120 euMen., Paneg. 5(9), 7.

  • 420 note e dISCuSSIonI

    Periodo II (33 a.C.-IV secolo)

    Fase I (33 a.C.-80 d.C. ca.) (Fig. 4)

    La porticus Philippi

    La porticus Philippi si inser in un contesto gi intensamente edificato, limitato a est dal portico di Metello, ad ovest dalla porticus Octavia, a sud dall circus Flaminius, da cui era se-parato da una strada, ed a nord dallarea su cui di l a poco sarebbe stato costruito il teatro di Balbo. La prima conseguenza della costruzione di questo monumento fu linnalzamento del livello interno allo spazio recinto dalla porticus. Gli architetti del cognato del princeps come daltro canto tutti coloro che in questa fase operarono nellarea del circo, si premurarono di mettere in sicurezza i monumenti rispetto alle frequenti esondazioni del Tevere.

    Alla prima fase del monumento sono ascrivibili le strutture b ed h (Fig. 3). Questulti-ma stata unanimemente interpretata dagli studiosi come il limite orientale della porticus riprodotta sulla FUR, quello cio che prospettava verso il lato occidentale del portico di

    Fig. 4. roMa. Ipotesi ricostruttiva della porticus Philippi in et augustea (Rielaborazione grafica da daleSSIo 2012, tav. 223).

  • note e dISCuSSIonI 421

    Ottavia, da cui, nella Pianta Marmorea, era diviso da un ambitus largo circa m 5121. Que-sta interpretazione sarebbe confermata dal fatto che tale muro presenta, sul lato est, una decorazione ad intonaco, a dimostrazione che la sua facciata dovesse essere a vista. Questa ipotesi si rivelata parzialmente errata, in quanto il muro di limite rappresentato sulla Forma Urbis e quello scoperto durante lo scavo non coincidono (Fig. 1). La sostruzione a anterides e erismae, correttamente georeferenziata, viene a trovarsi nellarea interna e scoperta del quadriportico rappresentato nella Pianta Marmorea, in uno spazio intermedio tra il podio del tempio e la linea di limite dellambulacro della porticus. Secondo linter-pretazione che qui si propone, la struttura ad anterides e erismae con la parete esterna intonacata, non identificabile con il limite del portico raffigurato sulla Pianta Marmorea, bens con uno pi arretrato nel quale possibile riconoscere una fase precedente del mo-numento rispetto a quella riprodotta sulla FUR. Nonostante la tentazione di individuare in questa prima struttura la porticus ad fanum Herculis di cui parla Tito Livio122, appare pi probabile che in essa si debba identificare la fase di impianto della porticus Philippi, databile ad et augustea. Questo tipo di cronologia ricavabile sulla base di due dati: 1) luso, per ledificazione di tale struttura, del tufo dellAniene, il quale, utilizzato a partire dalla met del II secolo a.C., trova la sua massima diffusione proprio in et augustea, 2) la trama decorativa dellintonaco applicato alla faccia esterna (est) del muro, databile allet di Augusto123. Riguardo alla struttura muraria che abbiamo convenzionalmente chiamato b, si detto che al suo interno mi sembrato di individuare un filare aggettante molto simile a quelli presenti nel muro del lato orientale (h) ed i resti di un secondo allestremi-t occidentale di tale muraglione. Secondo gli studiosi che si sono occupati dellassetto architettonico della porticus Philippi, sulla struttura muraria b, su cui sono collocate due colonne medievali, avrebbe dovuto impostarsi anche in antico un colonnato, il quale stato identificato come quello meridionale della porticus Philippi124. In realt, il muro b potrebbe identificarsi s come un settore della porticus, ma non con un colonnato, bens con un tratto della parete di fondo del braccio sud, il quale non sarebbe stato ornato sul fronte da alcuna colonna. Infatti, avendo identificato la struttura h anchessa dotata di filari aggettanti come parte della sostruzione che sosteneva la parete di fondo del braccio est del portico, a meno di non ipotizzare un colonnato rialzato sopra la parete intonacata che corresse lungo tutto il perimetro esterno della porticus, dobbiamo escludere la possi-bilit che il muro con gli avancorpi sostenesse colonne. In base alla forma di tale muro ed alla sua posizione, possiamo immaginare, per gli avancorpi, unaltra funzione. Unipotesi potrebbe essere quella di sostegno per una fila di paraste. Dal momento che il muro di via del portico di Ottavia appare del tutto simile a quello del lato orientale, mi sembra plausi-bile estendere questo tipo di ricostruzione anche per la parete di fondo del braccio sud, di cui purtroppo non vediamo il lato meridionale, cio quello prospettante il circo Flaminio, perch del tutto obliterato da costruzioni moderne, ma che possiamo immaginare ugual-

    121 CarettonI ColInI, Cozza, GattI 1960, lastra 31.122 lIv. XL, 51, 6123 Lapparato decorativo era costituito da una trama di linee rosse di uguale spessore, che disegnavano una

    serie di riquadri rettangolari concentrici. Esso, tuttavia, potrebbe essere anche il frutto di un intervento augusteo su una struttura preesistente. Luso del tufo dellAniene rende, per, questa possibilit meno plausibile.

    124 CaStaGnolI 1983, p. 94.

  • 422 note e dISCuSSIonI

    mente intonacato e decorato alla stessa maniera della faccia esterna del muro in tufo h. Queste paraste avrebbero ornato le pareti di fondo della porticus Philippi augustea. Pos-siamo proporre, in forma di ipotesi, che gli spazi intermedi tra di esse potessero ospitare alcune delle opere darte i pinakes? di cui sappiamo il monumento fosse decorato125. A questo proposito un possibile confronto iconografico proviene dallanfiteatro di Capua (Fig. 5). Qui stato rinvenuto un rilievo marmoreo, databile al I secolo a.C., sul quale raffigurato linterno di una porticus126. Al centro della raffigurazione una statua loricata di dimensioni eccezionali, davanti alla quale sono due are e due arbusti; attorno alla statua ed agli altari corrono i due bracci di quello che con ogni probabilit un quadriportico. Di esso possiamo apprezzare il colonnato, di ordine corinzio, ed una falda del tetto. Al di sot-to di esso sono visibili le pareti di fondo del portico. Al loro interno, negli spazi compresi

    125 Tra le opere darte presenti nella porticus, si ricordano una Elena di Zeuxis (PlIn., N.H., 35, 66), un Dioniso, un Alessandro giovane e un Ippolito terrificato dal toro, realizzate dal pittore Antiphilos e un ciclo tro-iano di Theorus (PlIn., N.H., 35, 114). Circa le opere esposte nella porticus e sul loro legame con la famiglia di Augusto, cfr. bravI 2012, p. 130.

    126 Napoli, Museo Nazionale, inv. 6759.

    Fig. 5. naPolI, Museo Nazionale. Inv. 6759, rilievo dallanfiteatro di Capua con raffigurazione di una porticus, I sec. a.C. (D-DAI-ROM-37.949).

  • note e dISCuSSIonI 423

    tra una colonna e laltra, sono ricavate una serie di nicchie di grandi dimensioni; in una di queste visibile la statua di un personaggio femminile stante, vestito di un lungo peplo e con uno scudo deposto (una Minerva?).

    La raffigurazione del rilievo di Capua sembra rispecchiare perfettamente le caratte-ristiche della porticus Philippi dellet di Augusto. Essa si configura come un portico dal perimetro esterno di circa m 83 e largo m 45,5 (circa 280 153 piedi). La definizione delle dimensioni dellingombro del monumento sono ricostruibili con relativa precisione riproducendo specularmente il limite orientale quello a noi archeologicamente noto della porticus (h) sul lato occidentale, adoperando come asse quello del tempio, e operare lo stesso procedimento anche per il lato sud, per il quale disponiamo del muro visibile nelle cantine di via del portico di Ottavia (b). Una seconda possibilit, relativamente al lato settentrionale, che esso fosse situato in posizione pi arretrata rispetto al lato sud, creando uno spazio pi largo tra il limite della porticus ed il podio del tempio, come poi sar nella fase successiva. La possibile presenza di paraste, di cui conosceremmo landa-mento, utile per ricostruire il colonnato prospiciente il cortile. Infatti, se ad ogni parasta presente sulla parete di fondo della porticus corrispondeva dallaltro lato una colonna, possiamo ricostruire linterasse circa m 3 (circa 10 piedi) ed il numero complessivo delle colonne: 25 13. La porticus si apriva su un giardino alberato, sul quale, probabil-mente, era sopraelevato e accessibile da gradini. La sostruzione su cui si impostava era molto alta, almeno m 4,70127. Essa assecondava il declivio naturale prodotto dal digradare del livello del campo Marzio da nord a sud, verso il Tevere e, allo stesso tempo, difendeva il complesso monumentale dalle frequenti piene del fiume. Esternamente, era decorata da uno strato di intonaco con una trama di quadrilateri rossi su fondo bianco. La copertura del portico era probabilmente a falda unica, con displuvio rivolto verso linterno. Laccesso al monumento avveniva da un ingresso posto presumibilmente al centro del lato sud, quello che prospettava sul circus Flaminius. Data la notevole altezza del podio, ipotizzabile che alla porticus si accedesse tramite una scalinata accostata parallelamente al lato meridiona-le del basamento, forse analoga a quella coeva della vicina porticus Octaviae128.

    Con la costruzione di un grande quadriportico lungo il percorso del trionfo, Marcio Filippo aveva probabilmente voluto richiamarsi alle figure dei viri triumphales. Allo stes-so tempo, nellambito del programma edilizio augusteo nel circo Flaminio, la porticus Philippi costitu, lungo il lato settentrionale di questultimo, un elemento di cerniera per gli altri complessi monumentali dellarea, i quali furono tutti collegati alla figura di Augusto e della sua gens. Il portico infatti sorse tra la porticus Octavia, edificata da Cn. Octavius probabilmente per celebrare il suo trionfo navale de Rege Perseo del 166 a.C., e la vecchia porticus Metelli, oramai prossima ad essere ridedicata come Octaviae, in un punto che si presentava ancora vuoto, anzi, occupato dallaedes Herculis Musa-rum. Questo tempio, date le sue peculiari caratteristiche e lingombrante personalit del dedicante, si sarebbe prestato con qualche difficolt ad essere ricondotto ai principi ispiratori del programma ideologico augusteo. La porticus Philippi and a completare

    127 GIanfrotta 1983, p. 383. Tale altezza corrisponde a quella attestata per la struttura i.128 Questultima soluzione sembra preferibile rispetto ad una scala posta perpendicolarmente al fronte

    del portico, la quale avrebbe occupato uno spazio eccessivo, non solo pregiudicando il passaggio di una strada innanzi alla porticus, ma invadendo larea stessa del circus Flaminius.

  • 424 note e dISCuSSIonI

    una sequenza di edifici monumentali che, a partire dal teatro di Marcello, per finire al portico voluto da Gaio Ottavio, presso il quale Augusto depose le insegne riconquistate ai Dalmati nel 38 a.C., apparivano tutti intimamente connessi con la persona del princeps e con la sua famiglia.

    Fase II (80 d.C.-IV secolo) (Fig. 6)

    Nella sua seconda fase, la porticus Philippi sub un radicale rifacimento, che com-port un considerevole ampliamento delle sue dimensioni. Lintervento consistette nella riedificazione del monumento su scala maggiore, con allineamento del suo lato frontale a quello della porticus Octaviae.

    Appartengono alla seconda fase della porticus Philippi le strutture a e c.Il muro in blocchi di tufo a, rinvenuto nel lato orientale di piazza Mattei, non pu

    appartenere alla fase di impianto delledificio, perch situato molto pi ad ovest rispetto al limite della porticus augustea che abbiamo ricostruito sulla base della struttura h. Sem-bra lecito assegnarlo alla sua seconda fase in quanto coincide perfettamente con il limite occidentale del portico riprodotto sulla Pianta Marmorea. Inoltre, per caratteristiche ed orientamento, esso sembra accordarsi perfettamente con le strutture c che pure si possono ascrivere alla seconda fase della porticus Philippi. Come si visto, le strutture definite c appartengono ad un unico colonnato di cui si sono potuti osservare i resti in due momenti diversi, nel 1890 e nel 1911. Esso ci consente di determinare il limite meridionale del nuovo portico129, il quale appare anche in questo caso coincidente con la planimetria pre-sente sulla lastra 31 della Forma Urbis e allineato a quello della vicina porticus Octaviae. La conseguenza forse pi importante dellattribuzione delle strutture c al lato meridio-nale del portico di Filippo che il suo fronte principale non sarebbe stato chiuso da una parete continua, come nella fase precedente, bens aperto, cio colonnato in modo da creare un effetto trasparenza del tempio attraverso elementi porticati130. Questo dato contrasta con la raffigurazione della porticus restituitaci dalla Pianta Marmorea dove il fronte del monumento sembra chiuso, e non colonnato. Le ipotesi avanzate per spiegare tale incongruenza sono sostanzialmente due: una la attribuisce ad un errore della Forma Urbis che non avrebbe riportato il colonnato131; una seconda invece assegna tale struttura ad un rifacimento posteriore alla raffigurazione marmorea, e precisamente ad un restauro di et severiana132. Gros ha sottolineato come appaia improbabile che la linea del fronte del portico raffiguri un muro reale, in quanto essa singola ed incisa con un tratto molto leggero. Questa, dunque, sarebbe sostitutiva della situazione reale, che avrebbe, invece, contemplato il colonnato133.

    129 Di questo avviso sono anche Castagnoli (CaStaGnolI 1983), Gianfrotta (GIanfrotta 1985) e Por-cari (PorCarI 2008).

    130 GroS 1976, pp. 82-83.131 GroS 1976, p. 81 ss.; CaStaGnolI 1983.132 PorCarI 2008.133 Meno convincente appare lipotesi per la quale il colonnato avrebbe circondato lintero perimetro del

    portico.

  • note e dISCuSSIonI 425

    Circa la cronologia delledificio riprodotto sulla lastra 31 della Pianta Marmorea esistono almeno due possibilit: 1) la Forma Urbis riproduce una situazione posteriore allincendio dell80 d.C. ed ascrivibile ad un possibile restauro Domizianeo. Questa ipo-tesi sarebbe resa plausibile dalla capillarit degli interventi di questo imperatore nella-rea in circo, proprio a causa del violento incendio134; 2) limpianto risalirebbe ad et severiana, e precisamente a dopo lincendio di Commodo. In questo caso, lampliamento della porticus si inquadrerebbe nellambito dei lavori di Settimio Severo e Caracalla e con esso anche ledificazione del fronte colonnato135. Questa seconda possibilit appare meno plausibile, in quanto la raffigurazione della porticus Octaviae presente sulla lastra 31 molto probabilmente antecedente let severiana, in quanto il braccio frontale del por-

    134 Domiziano restaur il tempio delle Ninfe, circondandolo con un quadriportico, larea sacra di Largo Argentina fu ripavimentata con un lastricato in travertino, furono edificate nuove strutture e gli edifici al suo interno ristrutturati. Furono restaurati anche il teatro di Balbo e la porticus Octaviae. Cfr. daleSSIo 2012, p. 519 ss.

    135 questa lipotesi avanzata da Porcari (PorCarI 2008).

    Fig. 6. roMa. Ipotesi ricostruttiva della porticus Philippi in et flavia (Rielaborazione grafica da daleSSIo 2012, tav. 232).

  • 426 note e dISCuSSIonI

    tico, quello nel quale si inseriscono i propilei, ancora costituito da un doppio colonnato, mentre sappiamo come il restauro severiano del complesso monumentale, databile al 203 d.C., elimin il colonnato interno erigendovi, al suo posto, un muro continuo136. Questo dato anche se non esclude la possibilit che il fronte colonnato della porticus Philippi sia ascrivibile ugualmente ad et severiana testimonia che lampliamento del portico cronologicamente riferibile ad un momento successivo allet augustea e precedente il 203 d.C. Per ammettere una datazione post 191 d.C. del solo fronte colonnato bisognerebbe ipotizzare un doppio intervento: uno domizianeo, a cui si dovrebbe lampliamento della porticus, ed uno severiano, che avrebbe comportato linserimento del colonnato.

    Sulla base della raffigurazione visibile sulla Forma Urbis, in cui i fronti delle due por-ticus appaiono perfettamente allineati e delle considerazioni svolte, possiamo ipotizzare che al momento del rifacimento domizianeo sia stato messo in atto il progetto di creare una grande scenografia sul lato nord del circo tramite lunificazione delle facciate dei due portici che su di esso affacciavano. Ci avrebbe comportato lavanzamento del fronte della porticus Philippi sino ad allinearlo con quello della porticus Octaviae e, con ogni probabilit, lomologazione delle proporzioni degli ordini, che avrebbero dovuto risultare delle stesse dimensioni per entrambi i portici. Sul lato opposto, il braccio posteriore della porticus presentava una profondit di circa m 8,6, 2 metri pi ampia di quelle degli altri lati. Un elemento peculiare di questa zona del monumento sono i segni presenti lungo la parete di fondo di tale braccio. Si tratta di quadrati con un punto al centro. In base al loro numero, che ricostruibile per un totale di nove segni, stato proposto di identificarli con le statue delle nove Muse137. Tuttavia, il culto di Hercules Musarum non da concepirsi come un semplice accostamento di due entit divine, ma come un sistema inscindibile e complementare. Di conseguenza appare difficile pensare che a questa unitariet cultuale si contrapponesse una divisione spaziale delle statue di culto. Queste, stando allinterpreta-zione appena formulata, avrebbero dovuto essere tutte poste nella cella del tempio, forse allinterno di nicchie ricavate nella parete circolare, o con la statua di Ercole in posizione preminente. In ogni caso, appare difficile immaginare che la statua del dio si fosse trovata dentro laedes mentre quelle delle Muse fossero state collocate, non solo esternamente ad essa, ma addirittura al di fuori del tempio, bench praticamente a ridosso di esso, in un braccio della porticus Philippi. Inoltre, da citare almeno un caso in cui allo stesso sim-bolo presente nella porticus Philippi stato possibile attribuire il corrispondente archeo- logico. Esso costituito dalle colonne dellaedes Iunonis Reginae. Queste anchesse riprodotte sulla FUR come un quadrato con un punto allinterno sono ancora in situ e visibili dalla base al capitello presso alcuni stabili in via di SantAngelo in Pescheria.

    Lipotesi di un rifacimento cosi radicale della porticus Philippi allepoca di Domi-ziano138 che potrebbe apparire eccessivo nella sua totalit trova giustificazione nella violenza dellincendio dell80 d.C., nel corso del quale probabilmente and distrutta anche la porticus Octavia139.

    136 CIanCIo roSSetto 2009 con bibliografia precedente.137 CoarellI 1997, p. 483.138 Gi ipotizzato da Rodrguez Almeida (rodrGuez alMeIda 1986, pp. 9-15).139 Sulla porticus Octavia, cfr. vISCoGlIoSI 1996, p. 154 ss.; CoarellI 1997, p. 515 ss.; daleSSIo

    2012, p. 500.

  • note e dISCuSSIonI 427

    Il perimetro esterno del nuovo portico fu aumentato fino a misurare circa m 60 91 (circa 202 307 piedi). La porticus avrebbe presentato lambulatio dei bracci sud, est ed ovest, di circa m 6,6 (ca. 22 piedi), mentre il braccio nord, quello di fondo, sarebbe stato profondo m 8,6 e caratterizzato da un sistema architettonico-decorativo fatto di colonne aggettanti su alti basamenti. In base ai rinvenimenti effettuati in via del portico di Ottavia, possiamo formulare unipotesi ricostruttiva della peristasi del portico. Sarebbe stata di ordine corinzio, composta da 22 colonne sui lati lunghi e 14 sui lati corti, con un inter-columnio di circa m 3,40-3,45 (11,5 piedi). La loro altezza era di circa m 6,6140. Il fronte di questo monumento, a differenza di quello di et augustea, doveva essere dotato di un lungo colonnato141, il quale avrebbe prodotto un effetto trasparenza rispetto agli edifici interni142. Questo fronte presentava le stesse caratteristiche e le stesse proporzioni con colonne dello stesso ordine, di pari dimensioni e con analogo intercolumnio di quello della porticus Octaviae, alla quale il portico di Filippo era connesso da due passaggi sul lato orientale che attraversavano uno stretto ambitus. Dobbiamo, dunque, immaginare che le facciate dei due monumenti, essendo sostanzialmente uguali e perfettamente allineate, andassero a creare un unico grande colonnato, lungo circa m 180.

    possibile che un impianto tanto monumentale sia stato pensato e realizzato dagli architetti dellimperatore anche in funzione dei ludi saeculares, celebrati da Domiziano nell88 d.C.143. molto probabile, infatti, che uno degli snodi principali della processione che partiva dal foro e terminava nel Trigarium fosse proprio la lunga strada che costeg-giava il lato settentrionale del circo e sulla quale si affacciavano i portici di Filippo e di Ottavia.

    franCeSCo de Stefano

    BIBLIOGRAFIA

    aberSon 1994: M aberSon, Temples votifs et butin de guerre dans la Rome rpublicaine, Roma 1994.anGIolIllo 1997: S. anGIolIllo, Arte e cultura nellAtene di Pisistrato e dei Pisistratidi, in

    Bibliotheca archeologica, 4, Bari