hiram-2003_04.pdf

112
HIRAM Rivista del GrandeOriented’Italia n. 4/ 2003  EDITORIALE 3  La centralità del Lavoro Rituale nei Tre Gradi Massonici Gustavo Raffi  oJ doipovroi ej sme;  n ej  n t w`/ bi v w / 9 Il viaggio come categoria tra esilio e diplomazia nell’età della Restaurazione: Frapolli, Sazanov e Marx in Svizzera Fabio Martelli 19 Montaigne in Italia. Come un “padre” del libero pensiero vide il nostro Paese Giovanni Greco 39 L’Italia e l’Europa di Montesquieu Davide Monda 53 Stendhal e l’Italia Lorenzo Tinti 65 Il Viaggio in Italia di Goethe Natascia Piccari 87 La figura del viandante come metafora del percorso iniziatico Sergio Florio  IN MEMORIAM 95 Orazione funebre per il Fr. Eduar Eugen Stolper Franco Rasi  SEGNALAZIONI EDITORIALI  99  RECENSIONI  111 La Redazione segnala che nel precedente numero della rivista è stato omesso il nome di Guglielmo Adilardi, curatore della sezione “Recensioni”. Ci scusiamo sentitamente con l’Autore. Il Direttore e la Redazione ringraziano il prof. Giovanni Greco e il dott. Davide Monda per la cura della sezione monografica del presente numero di Hiram.

Upload: tizio60

Post on 12-Oct-2015

17 views

Category:

Documents


3 download

TRANSCRIPT

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    1/112

    HIRAM

    RivistadelGrandeOrientedItalia

    n. 4/ 2003

    EDITORIALE

    3 La centralit del Lavoro Rituale nei Tre Gradi MassoniciGustavo Raffi

    oJdoipovroi ejsme;n ejn t w`/ bivw/

    9 Il viaggio come categoria tra esilio e diplomazia nellet della Restaurazione:Frapolli, Sazanov e Marx in Svizzera

    Fabio Martelli19 Montaigne in Italia. Come un padre del libero pensiero vide il nostro Paese

    Giovanni Greco39 LItalia e lEuropa di Montesquieu

    Davide Monda53 Stendhal e lItalia

    Lorenzo Tinti65 Il Viaggio in Italiadi Goethe

    Natascia Piccari87 La figura del viandante come metafora del percorso iniziatico

    Sergio Florio

    IN MEMORIAM

    95 Orazione funebre per il Fr. Eduar Eugen StolperFranco Rasi

    SEGNALAZIONI EDITORIALI 99 RECENSIONI 111

    La Redazione segnala che nel precedente numero della rivista stato omesso il nome di

    Guglielmo Adilardi, curatore della sezione Recensioni. Ci scusiamo sentitamente conlAutore.

    Il Direttore e la Redazione ringraziano il prof. Giovanni Greco e il dott. Davide Monda per

    la cura della sezione monografica del presente numero di Hiram.

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    2/112

    HIRAM, 4/2003

    Direttore:Gustavo RaffiDirettore Scientifico:Antonio PanainoCondirettori:Antonio Panaino, Vinicio SerinoVicedirettore:Francesco Licchiello

    Direttore Responsabile:Giovanni LaniComitato Direttivo:Gustavo Raffi, Antonio Panaino, Morris Ghezzi, Giuseppe Schiavone, Vinicio Serino, Claudio Bonvecchio,Gianfranco De Santis

    Comitato Scientifico:Presidente:Orazio Catarsini(Univ. di Messina)Giuseppe Abramo (Saggista) - Corrado Balacco Gabrieli (Univ. di Roma La Sapienza) - Pietro Battaglini (Univ. di Napoli) - Eugenio Boccardo(Univ. Pop. di Torino) - Eugenio Bonvicini (Saggista) - Enrico Bruschini (Accademia Romana) - Giuseppe Cacopardi (Saggista) - Silvio Calzolari(Univ. di Bologna) - Giovanni Carli Ballola (Univ. di Lecce) - Paolo Chiozzi (Univ. di Firenze) - Augusto Comba (Saggista) - Franco Cuomo(Giornalista) - Massimo Curini (Univ. di Perugia) - Eugenio DAmico (LUISS di Roma) - Domenico Devoti (Univ. di Torino) - Ernesto DIppolito(Giurista) - Santi Fedele (Univ. di Messina) - Bernardino Fioravanti (Bibliotecario del G.O.I.) - Paolo Gastaldi (Univ. di Pavia) - Santo Giammanco(Univ. di Palermo) - Vittorio Gnocchini (Archivio del G.O.I.) - Giovanni Greco (Univ. di Bologna) - Giovanni Guanti (Conservatorio Musicale diAlessandria) - Panaiotis Kantzas (Psicoanalista) - Giuseppe Lombardo (Univ. di Messina) - Paolo Lucarelli (Saggista) - Pietro Mander (Univ. diNapoli LOrientale) - Alessandro Meluzzi (Univ. di Siena) - Claudio Modiano (Univ. di Firenze) - Giovanni Morandi (Giornalista) - MassimoMorigi (Univ. di Bologna) - Gianfranco Morrone (Univ. di Bologna) - Moreno Neri (Saggista) - Maurizio Nicosia (Accademia di Belle Arti,Urbino) - Marco Novarino (Univ. di Torino) - Mario Olivieri (Univ. per stranieri di Perugia) - Massimo Papi (Univ. di Firenze) - Carlo Paredi(Saggista) - Bent Parodi (Giornalista) - Claudio Pietroletti (Medico dello sport) - Italo Piva (Univ. di Siena) - Gianni Puglisi (IULM) - MauroReginato (Univ. di Torino) - Giancarlo Rinaldi (Istituto Orientale di Napoli) - Carmelo Romeo (Univ. di Messina) - Claudio Saporetti (Univ. diPisa) - Alfredo Scanzani (Giornalista) - Michele Schiavone (Univ. di Genova) - Giancarlo Seri (Saggista) - Nicola Sgr (Musicologo) - GiuseppeSpinetti (Psichiatra) - Gianni Tibaldi (Univ. di Padova f.r.) - Vittorio Vanni (Saggista)

    Collaboratori esterni:Giuseppe Cognetti (Univ. di Siena) - Domenico A. Conci (Univ. di Siena) - Fulvio Conti (Univ. di Firenze) - Carlo Cresti (Univ. di Firenze) - MicheleC. Del Re (Univ. di Camerino) - Rosario Esposito (Saggista) - Roberto Fondi (Univ. di Siena) - Giorgio Galli (Univ. di Milano) - Umberto Gori(Univ. di Firenze) - Giorgio Israel (Giornalista) - Ida Li Vigni (Saggista) - Michele Marsonet (Univ. di Genova) - Aldo A. Mola (Univ. di Milano) -Sergio Moravia (Univ. di Firenze) - Paolo A. Rossi (Univ. di Genova) - Marina Maymone Siniscalchi (Univ. di Roma La Sapienza) - EnricaTedeschi (Univ. di Roma La Sapienza)

    Corrispondenti esteri:

    John Hamil (Inghilterra) - August C.T. Hart (Olanda) - Claudiu Ionescu (Romania) - Marco Pasqualetti (Repubblica Ceca) - Rudolph Pohl(Austria) - Orazio Shaub (Svizzera) - Wilem Van Der Heen (Olanda) - Tamass Vida (Ungheria) - Friedrich von Botticher (Germania)

    Comitato di Redazione:Guglielmo Adilardi, Cristiano Bartolena, Giovanni Bartolini, Giovanni Cecconi, Guido DAndrea, Ottavio Gallego,Gonario GuaitiniComitato dei Garanti:Giuseppe Capruzzi, Massimo Della Campa, Angelo Scrimieri, Pier Luigi Tenti

    Art director e impaginazione:Sara Circassia

    Stampa:Media Print s.r.l. - Via Empolitana, Km. 6.400 - Castel Madama (Roma)Direzione - Redazione: HIRAM- Grande Oriente dItalia - Via San Pancrazio, 8 - 00152 Roma - Tel. 06-5899344 fax 06-5818096Direzione editoriale: HIRAM- Via San Gaetanino, 18 - 48100 RavennaRegistrazione Tribunale di Roma n. 283 del 27/6/94Editore:Soc. Erasmo s.r.l. - Amministratore Unico Mauro Lastraioli - Via San Pancrazio, 8 - 00152 Roma - C.P. 5096 - 00153 Roma OstienseP.Iva 01022371007 - C.C.I.A.A. 264667/17.09.62Servizio abbonamenti:Spedizione in Abbonamento Postale 50% - Tasse riscosse

    Abbonamenti:

    Annuale Italia: (4 numeri)

    20,64 - un fascicolo

    5,16- numero arretrato:

    10,32Annuale Estero: (4 numeri) 41,30 - numero arretrato: 13,00La sottoscrizione in una unica soluzione di pi di 500 abbonamenti Italia di 5,94per ciascun abbonamento annualePer abbonarsi:Bollettino di versamento intestato a Soc. Erasmo s.r.l. - C.P. 5096 - 00153 Roma Ostiense - c/c postale n. 32121006Spazi pubblicitari:costo di una pagina intera b/n: 500.

    HIRAMviene diffusa in Internet sul sito del Grande Oriente dItalia: www.grandeoriente.itE-mail della redazione:[email protected]

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    3/112

    The Grand Master of the G.O.I., Gustavo Raffi, emphasizes the centrality of theRitual Work in the three different Masonic Degrees. In particular he insists on theneed for a systematic enactment of the Ritual experience in any of these symbolicDegrees, avoiding the tendence to prefer the basic chamber of Apprentice.In fact the Masonic education must be progressively and continuously enforcedand developed in its entire complexity from the basic level of Apprentice to that of

    Master Mason.

    I segni dei tempi

    hi regge - per Carisma

    Iniziatico e per volont della

    Comunione Massonica - il

    Supremo Magistero ha, come primo efondamentale dovere, limpegno di rivol-

    gersi al futuro. Un futuro che non solo

    collegato alla pur importantissima pre-

    senza della Libera Muratoria nella socie-

    t, ma anche soprattutto alla Vita

    Spirituale che, della Libera Muratoria e

    del Grande Oriente dItalia, lunico,

    vero, vivo Centro pulsante ed irradiante.

    E da questo Centro che ogni Libero

    Muratore deve trarre limpulso per essere

    un esempio di impeccabile comportamen-

    to vuoi individuale e collettivo, vuoi ini-

    ziatico, morale e civile. A tal fine, il Gran

    Maestro ha il gravoso compito di inter-

    pretare i segni dei tempi, indicando

    come poter ad essi rispondere, attingendoa quel Patrimonio Iniziatico che il

    Grande Tesoro e lo Straordinario Mistero

    della Libera Muratoria. Un Patrimonio

    che lha resa presente ed operante per il

    bene dellUmanit ancor prima che

    Costituzioni, Istituzioni ed eventi storici

    ne identificassero lesistenza. La risposta

    che il Gran Maestro addita - sostenuto

    dalla secolare Tradizione Muratoria, con-

    fortato dalla dottrina dei suoi illustri

    EDITORIALE

    La centralit del Lavoro Rituale

    nei Tre Gradi Massonici

    di Gustavo RaffiGran Maestro del Grande Oriente dItalia

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    4/112

    Predecessori e dalla Comunione con tutti

    i Maestri Venerabili passati, presenti e

    futuri - si pu trovare, unicamente, nel

    Lavoro Rituale dei Tre Gradi Massonici.

    La Dottrina del

    Lavoro Rituale

    Infatti, la vita, la

    forza ed il significato

    profondo ed immuta-

    bile della Libera

    Muratoria Universale

    risiede nel Lavoro Rituale. E nel Lavoro

    Rituale che si manifesta la Luce spiritua-

    le che illumina le coscienze, nel Lavoro

    Rituale che si materializza lAmore del

    Grande Architetto dellUniverso, nel

    Lavoro Rituale, infine, che prende corpo

    lessenza stessa della Gnosi Muratoria.

    Gnosi che Libert, Tolleranza,

    Fratellanza e Conoscenza.

    Dal Lavoro Rituale - come da una fonte

    inesauribile - scaturisce la simbolica

    Acqua di Vita da cui trae conforto, soste-

    gno, sicurezza e guida ogni Libero

    Muratore, in ci collegandosi in ununica

    catena dunione con tutti i Fratelli chefurono, che sono e che saranno. Ma il

    Lavoro Rituale ha ancora il potere di

    mutare lo spazio e il tempo materiale del

    Tempio nello Spazio e nel Tempo Sacro.

    Li muta nel simbolico Spazio della

    Totalit e nel Tempo Interiore delle

    Origini in cui gli uomini possono speri-

    mentare su di loro il sogno antico

    dellArmonia Universale, della Pace e

    della Gioia, pur nella differenza di opinio-

    ni, convinzioni, usanze, ideologie, proget-

    ti. E quellArmonia Universale, quella

    Pace e quella Gioia che costantemente -

    nei secoli - la Libera Muratoria non ha

    cessato di procla-

    mare come suafinalit, suo impe-

    gno e sua precipua

    ragion dessere.

    Il Tempio e la

    Trasformazione

    Sacralizzando ritualmente il Tempio, il

    Maestro Venerabile e, in comunione con

    Lui, tutti i Fratelli, operano, dunque, uno

    straordinario e profondo mutamento nelproprio animo: una sorta di magica tra-

    smutazione. Ma tale trasmutazione nulla

    ha di volgare, blasfemo o imputabile a

    forme superstiziose: come tanta superfi-

    ciale letteratura ha insinuato. Piuttosto,

    servendosi della potenza evocatrice della

    Parola e della potenza creatrice del

    Simbolo genera - come da sempre avvie-

    ne, per i mistici, gli illuminati ed i saggi -

    un sentire unico e particolare. Tale senti-

    re conferma - nel Tempo e nel Tempiosacralizzato - i Fratelli come Iniziati e

    Testimoni della Luce.

    Nel Lavoro Rituale, allinterno del

    Tempio, le Parole della Tradizione

    Iniziatica risuonano nei cuori e si deposi-

    tano, come lievito, nello Spirito. Sono i

    frammenti di quellUnit Infranta che -

    come ben sanno i Kabbalisti, gli

    Alchimisti e gli Uomini di Buona Volont

    - si deve ricomporre in Unit, deve farsi

    4EDITORIALE

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    5/112

    Unit per proclamare che solo nellUnit

    possibile la differenza e che solo la dif-

    ferenza conduce allunit. Verit questa

    che ha sempre proclamato

    e proclama - ovunque

    sulla terra - la LiberaMuratoria, a costo della

    propria libert e della pro-

    pria vita.

    In nome di questa lim-

    pida e sacrale Verit, ad

    un tempo Trascendente

    ed Immanente, il Gran

    Maestro non pu che

    ribadire la centralit del

    Lavoro Rituale e la sua

    funzione costitutiva tanto

    della Dottrina Muratoria quanto della per-

    sona stessa del Libero Muratore, che in

    esso scopre il nucleo pi segreto del pro-

    prio essere. Quel nucleo che ha colto nel

    giorno luminoso della sua Iniziazione.

    Ma il Lavoro Rituale, pur nella sua

    straordinaria semplicit, ha una sua com-

    plessa articolazione.

    Il cammino dellUomo

    Essa segue leterno ciclico cammino

    delluomo che da bambino apprende i

    primi passi dellesistenza, da adulto in

    grado di conoscere ci che la vita gli

    offre, da vecchio usa la saggezza acquisi-

    ta per comprendere se stesso e il mondo

    aiutando - in tale comprensione - gli altri

    Fratelli con lui pellegrini sulle vie del

    mondo. La Sapienza Rituale ha questa

    stessa cadenza nei tre Gradi di

    Apprendista, Compagno e Maestro. La

    loro pratica - rafforzata dallirradiarsi

    della Luce Iniziatica - equivale, quindi, a

    seguire il cammi-

    no ciclico delluo-

    mo in vista di unSuperiore Sapere.

    Non sempre,

    tuttavia, ci

    avviene compiu-

    tamente. Troppo

    spesso - non gi

    per pigrizia o col-

    pevole disatten-

    zione - si tende a

    lavorare unica-

    mente in primo

    Grado: nel Grado di Apprendista. Spinge

    in questa direzione sia il comprensibile ed

    affettivo desiderio di mantenere il ricordo

    - quasi epidermico - dellimpatto straordi-

    nario del Rito Iniziatico, sia la volont,

    pedagogica, di guidare i nuovi Fratelli sul

    sentiero, affascinante, della scoperta dei

    Simboli Muratori. Ma influisce, pure, il

    comprensibile e reverente timore dinol-

    trarsi nel cammino, irto di difficolt inte-

    riori ed esteriori, che conduce al Grado di

    Compagno e a quello - ultimo - di

    Maestro.

    Bisogna, coraggiosamente, invertire la

    rotta, lavorando con altrettanta dedizione

    - nel nome dellimperitura Tradizione

    Muratoria - sia nel Grado di Maestro, che

    in quello di Compagno dArte.

    5La centralit del Lavoro Rituale nei Tre Gradi Massonici, G. Raffi

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    6/112

    Il Lavoro in Grado di Maestro

    Lavorare in Grado di Maestro equivale,

    infatti, a praticare, al massimo livello,

    lArte Reale: ossia la

    capacit esoterica ediniziatica dinnalzare

    nellanimo quel

    Tempio Interiore e

    Spirituale che i nostri

    predecessori operati-

    vi hanno, orgogliosa-

    mente, eretto nelle

    piazze, come mostrano basiliche e catte-

    drali. Significa sperimentare in corpore

    vivo la possibilit di ricongiungere gli

    opposti e - nella complexio oppositorum

    cos ottenuta - vivere lunione dellUomo

    e del Cosmo, e lAmore Universale che

    sacralizza lUmanit, facendone lo spec-

    chio del Grande Architetto dellUniverso.

    Equivale a diventare gli agenti attivi di

    quella mistica metamorfosi che - come

    insegna la Leggenda di Hiram - rinnova

    luomo, rendendolo simile a quello che

    Egli e che ha dimenticato di essere.

    Libero da dogmi, imposizioni e catene

    materiali, il Maestro Libero Muratore rea-

    lizza cos - nel Lavoro Rituale in Grado di

    Maestro - lanelito a superare ogni limite

    umano e come Hiram, il saggio costrutto-

    re, innalza un ponte ideale tra tutto ci che

    immanente e tutto ci che trascenden-

    te. Nel nome del simbolico Sole della

    Ragione e sorretto dalla simbolica Luna

    del retto Sentimento, il Maestro Libero

    Muratore - nello svolgimento Rituale -

    percepisce il senso pi profondo

    dellUomo che egli chiamato ad essere

    nel suo viaggio terreno, comprendendo

    insieme, nellesperienza della Perfetta

    Collettivit Magistrale, il valore di una

    Umanit, nuova, diversa, vera e vitale.

    Sperimenta lespe-

    rienza indicibile dellaVita che, sin dai pri-

    mordi, stata cercata -

    con pacato desiderio

    ma con ferrea costan-

    za - da tutti coloro che

    hanno scelto la Luce e

    non le Tenebre.

    Il Lavoro in Grado di Compagno

    Ma per giungere a questo straordinario

    punto di non ritorno necessaria una dura

    preparazione, un instancabile lavoro.

    Bisogna perseguire tutte le strade del

    sapere e - Compagno tra Compagni -

    approfondire, sorretti dalla Luce

    Iniziatica, le dottrine filosofiche, artisti-

    che, scientifiche, morali e religiose. In

    esse bisogna cercare il nocciolo segreto

    che come la G del Pentalfa si nasconde

    nelle infinite pieghe della conoscenza,

    pronta a farsi trovare solo da chi matura,

    con umilt, il Retto Sentire. Il Lavoro in

    Grado di Compagno obbliga, infatti, chi

    comincia a credersi esperto nel compren-

    dere ed usare i Simboli Muratori a ritorna-

    re al mondo, a percepire il mondo in tutta

    la sua complessit e, talora, nella sua

    estraneit. Ma anche in ci che sembra

    estraneo si nasconde la Luce che brilla

    nelle Tenebre, ma per poterla trovare,

    bisogna saperla riconoscere. Il lavoro del

    6EDITORIALE

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    7/112

    Compagno dArte, cos apparentemente

    modesto, lo sforzo titanico di sintetizza-

    re ci che gli uomini hanno tentato o cre-

    duto di tentare per

    migliorare se stessi,

    ma che pochi hannocondotto a termine.

    Il Lavoro in Grado

    dApprendista

    Quei pochi sono

    coloro che, nel giorno dellIniziazione,

    hanno potuto scorgere la luce e che nel

    Lavoro in Grado di Apprendista hanno

    appreso come esiste una realt parallela,

    pi nobile di quella profana. Una realtfatta di simboli la cui presenza materiale -

    contrariamente al comune pensare -

    rimanda a qualcosa daltro di pi alto e

    pi nobile che non sia la pesantezza della

    profanit. Rimanda a qualcosa che non

    nega la materia ma la unisce indissolubil-

    mente allo Spirito cos come era sin dal-

    linizio. Rimanda ad un linguaggio sem-

    plice e segreto che ogni uomo che lo

    voglia in grado di sillabare prima e di

    parlare poi. Esprime la possibilit che cipossa essere un Centro a cui ogni Uomo

    degno di questo nome - senza distinzioni

    di sangue, di denaro, di potere e di forza -

    possa guardare come alla propria casa, la

    propria dimora da sempre sognata e qui,

    in un meditativo Silenzio, il Silenzio

    dellApprendista, riflettere su ci che si .

    In questo mondo rumoroso, tecnologico e

    disumano, il silenzio dellApprendista il

    farmaco che conferma nel cammino della

    Luce Iniziatica. Per questo motivo il

    Lavoro Rituale in Grado di Apprendista

    lindispensabile prope-

    deutica per chiunque

    voglia adoperarsi per ilbene proprio e per quel-

    lo dellUmanit.

    Limpegno dei Liberi

    Muratori

    A questo ciclopico compito - Fratelli

    Maestri Venerabili, Maestri, Compagni

    ed Apprendisti - mai come oggi siamo

    chiamati. Mai come nel presente, lo

    Spirito, la Vita, la Natura, la Cultura chie-dono con uninsistenza, forse mai prima

    vista, uno sforzo, un impegno, una dedi-

    zione nel combattere per un mondo

    nuovo. Perch mai come oggi lintolle-

    ranza, la violenza, la tracotanza e la

    superbia - le potenze negative del caos -

    sembrano stendere un velo di Tenebra su

    tutta la terra, cancellando libert ed

    Umanit. A questa lotta per la sopravvi-

    venza dellUomo in cui crediamo eterno

    ed eternamente nuovo - siamo chiamati.A questa lotta non possiamo sottrarci per-

    ch in essa racchiusa lessenza della

    Libera Muratoria, lessenza della Luce,

    lessenza dellUomo. In Suo nome - e

    fedeli alla nostra Solenne Promessa

    Iniziatica - dobbiamo farci soldati della

    Luce e dellUmanit.

    7La centralit del Lavoro Rituale nei Tre Gradi Massonici, G. Raffi

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    8/112

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    9/112

    Il viaggio come categoria tra esilio e diplomazia

    nellet della Restaurazione:

    Frapolli, Sazanov e Marx in Svizzera

    di Fabio MartelliUniversit di Bologna

    After the failure of the Milanese risings, Ludovico Frapolli, diplomat, patriot, GrandMaster to come, goes to Switzerland to start a deep and profitable cultural and poli -tic collaboration with Sazanov, an eminent Russian exile. Their relationship willbring them to a dialectic exchange of views with Marx himself.The Author restores the evolution of Frapollis thought till his engagement inFreemasonry; then He outlines Frapollis role in substaining the Polish and Magyarcauses and explains the reasons of Frapollis detachment from Marxism.

    oJdoipovroi ejsme;n ejn t w`/ bivw/

    no spettro si aggira per la sto -

    riografia euro p e a: quasi

    impossibile resistere alla tenta-

    zione di parafrasare li n c i p i t d e l

    Manifesto nellaffrontare lannosa con-

    troversia circa i legami tra Karl Marx e la

    Massoneria.

    Va subito detto con chiarezza che unaaffiliazione muratoria del geniale econo-

    mista tedesco del tutto improponibile,

    cos come gli elementi che sono stati

    addotti per supportare la tesi di una qual-

    che forma di cooperazione del giovane

    Marx con qualche Loggia risultano esili

    se non del tutto inconsistenti.

    Riassumendo in estrema sintesi le

    prove di questo dossier, che alcuni stu-

    diosi hanno invano cercato di arricchire

    in questi decenni, possiamo affermare

    che esse consistono, quasi esclusivamen-

    te, in alcune elaborazioni inerenti alle

    Leghe tedesche operanti soprattutto in

    Francia (ma in qualche misura anche

    nella stessa Germania) tra gli anni 20 e

    40 nel XIX secolo.

    Tutto trae origine dalle vicende dellaLega dei Proscritti, un gruppo fondato da

    pensatori rivoluzionari tedeschi rifugiati

    in Francia che riusc a raccogliere anche

    un certo numero di membri della classe

    operaia, in massima parte espatriati per

    motivi di lavoro. Gli ideali rivoluzionari

    della Lega si riassumevano nei concetti

    di fratellanza, eguaglianza e dovere di

    mutuo soccorso; le forme operative di

    tale struttura erano inevitabilmente orga-

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    10/112

    nizzate nella forma di una societ segreta

    (e visto il clima politico

    del tempo questa scelta era

    assolutamente necessaria).

    Vi poi da dire che il grup-

    po fondatore, costituito dauomini di cultura, tendeva

    a sottolineare il proprio

    ruolo di guida ideologica,

    rispetto alla base, in termi-

    ni latamente esoterizzanti.

    Se colleghiamo la bio-

    grafia e la formazione cul-

    turale di alcuni di questi

    fondatori alle enunciazioni

    di principio e alla struttura

    interna della Lega appare lecito pensare

    che essa ebbe, almeno inizialmente, rap-

    porti con le logge francesi e tedesche e

    che, in parte, si ispir a queste ultime.

    La Lega dei Proscritti entr presto in

    crisi perdendo il sostegno della sua com-

    ponente proletaria e a ci segu luscita

    di molti dei suoi membri che andarono a

    fondare la Lega dei Giusti: questultima

    mutuava dalla Lega originaria gli assetti

    organizzativi, cio era anchessa una

    societ segreta, ma la sua ideologia assu-

    meva ora una connotazione pi esplici-

    tamente adeguata alle istanze del socia-

    lismo rivoluzionario.

    Nellarco della Lega dei Giusti si affac-

    ci la figura di Weitling, un curioso per-

    sonaggio, profeta di un comunismo pri-

    mitivo che cercava di riconnettere la

    nuova ideologia a remote origini cristia-

    ne: per Weitling il Cristo sarebbe stato un

    esseno e la sua dottrina sarebbe stata alla

    base del pensiero comunista. In questa

    formulazione evidente il recupero delle

    tematiche, secolarizzate, di

    alcuni movimenti pauperistici

    medievali, ma possibile

    cogliervi anche sfumature

    esoteriche di carattere gnosti-cizzante che autorizzano ad

    ipotizzare una mutuazione di

    elementi della cultura murato-

    ria (in particolare del filone

    saint-martinista) nella ideolo-

    gia dello Weitling, a comin-

    ciare dal tentativo di leggere

    in chiave esoterica, per lap-

    punto, il messaggio cristiano e

    porlo cos al centro di questa

    forma di comunismo.

    Quale fu il ruolo di Marx in questo

    contesto? Tutti sappiamo che la Lega dei

    Giusti vide ladesione dello stesso Marx

    che rapidamente la trasform nella Lega

    dei Comunisti, proprio alla vigilia della

    stesura delManifesto.

    Quanto a Weitling, Marx inizialmente

    ebbe per lui sincere espressioni di elogio,

    lodandone limpegno organizzativo e

    alcuni punti della sua dottrina, ma il loro

    incontro diretto si risolse con la cacciata

    del profeta dalla residenza di Marx che

    non volle pi avere ulteriori collaborazio-

    ni con questo personaggio.

    Ogni legame tra Marx e il mondo

    muratorio si limita, di fatto, ai dati sopra

    esposti: che la Lega dei Proscritti avesse

    raccolto stimoli massonici un dato che

    va inserito nella naturale fisiologia dei

    movimenti antagonisti del tempo e anche

    il rapporto con Weitling rientra nellordi-

    ne naturale della strategia del giovane

    10oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    11/112

    Marx. Il filosofo tedesco si sforzava,

    infatti, di collegare tutti i gruppi segreti

    di ispirazione socialista rivoluzionaria o

    comunista senza, almeno inizialmente,

    porre laccento sui

    numerosi distinguoche dividevano il

    suo pensiero dalla

    ideologia di tali

    gruppi; forse non

    intendeva in tal

    modo ripetere pro-

    prio lerrore della

    Lega dei Proscritti,

    la cui l e a d e r s h i p

    aveva finito per alie-

    narsi la componente proletaria per un

    eccesso di litismo culturale.

    In ogni caso il pensiero politico mar-

    xiano si presenta come la risultante delle

    rigorose analisi di critica delleconomia

    politica del pensatore tedesco e perci era

    impensabile che si pervenisse ad una sin-

    tesi tra questa prospettiva e limpostazio-

    ne semi-millenaristica di uomini come

    Weitling ed i suoi seguaci.

    Nulla, perci, autorizza a parlare di un

    collegamento tra Marx e la Massoneria:

    piuttosto sembra lecito credere che tale

    tesi sia scaturita dal desiderio di riprende-

    re in nuove forme gli assiomi della storio-

    grafia reazionaria sulle origini della rivo-

    luzione francese: gi allindomani del-

    lavvento della Repubblica i pi colti tra

    gli esuli denunciarono, infatti, lesistenza

    di un oscuro complotto che avrebbe con-

    dotto al rovesciamento della monarchia.

    I cos detti tradizionali nemici del

    Trono e dellAltare cio i calvinisti, i

    massoni e i giansenisti si sarebbero colle-

    gati, imponendo con linganno il trion-

    fo della rivoluzione; si trattava di una tesi

    rassicurante poich escludeva una reale

    partecipazione del

    buon popolo diFrancia agli eventi

    dell 89 e al tempo

    stesso assolveva da

    ogni responsabilit

    Luigi XVI, di cui,

    tuttal pi, si poteva

    lamentare linge-

    nuit e leccessiva

    indulgenza verso

    gli Illuministi e gli

    altri pensatori coinvolti nella congiura.

    Quando nuovi fermenti rivoluzionari,

    questa volta di chiara matrice socialista,

    scossero lintera Europa, fu allora ripresa

    la tesi della congiura, cosicch i movi-

    menti operai furono presentati come

    inconsapevoli strumenti posti sotto il con-

    trollo dei tradizionali nemici, pensatori

    radicali, ebrei e, naturalmente, massoni.

    In tale ottica lipotesi di un Karl Marx

    libero muratore diveniva la prova pi

    esplicita di questo assunto: del resto esso

    riprende un filone assai pi antico, che ha

    come archetipo la propaganda antigesuiti-

    ca di et moderna e che dai falsi, prodotti

    per dimostrare le trame occulte della

    Compagnia di Ges contro i troni

    dEuropa, conduce direttamente ai fami-

    gerati Protocolli dei Savi di Sion.

    Capitolo chiuso, dunque, circa i rap-

    porti tra Marx e il mondo muratorio?

    Forse no. La storia dei presunti contatti

    ideologici si trasforma infatti, ora, nella

    11Il viaggio come categoria tra esilio e diplomazia nellet della Restaurazione, F. Martelli

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    12/112

    storia di un viaggio e di un incontro.

    Protagonisti, un esule russo ed un italiano,

    entrambi condotti dalla passione politica

    in Svizzera dove, dopo il 1848, essi

    intrecciano un fecondo sodalizio.

    V. Sazanov, seguace ed amicodi Herzen, aveva dovuto

    abbandonare la patria per la

    sua attivit di pensatore

    rivoluzionario; ideologica-

    mente egli si collocava nel

    grande alveo della corrente

    herzeniana ed era stato un

    pedissequo zelatore delle

    teorie del suo illustre amico.

    La tollerante Svizzera era la meta ine-

    vitabile di tutti i perseguitati politici euro-

    pei, ma per i progressisti russi essa aveva

    un valore simbolico affatto particolare.

    Ai tempi di Alessandro I, lo zar che si

    era fatto campione di un arcano mistici-

    smo riformista di cui il Manifesto della

    Santa Alleanzarappresenta una delle pi

    esplicite espressioni in politica estera, la

    Russia era di fatto retta dal Comitato degli

    Amici, una sorta di governo segreto di

    cui facevano parte i pi illustri esponenti

    della Massoneria europea, cui Alessandro

    aveva affidato le redini dellimpero.

    Nel 1813 la Svizzera era sotto lassolu-

    ta egemonia della gretta oligarchia berne-

    se: lo zar incaric, allora, un muratore

    svizzero di rovesciare tale situazione: il

    La Harpe, generale e consigliere imperia-

    le, originario di quel cantone di Vaud di

    cui allora Berna non riconosceva lauto-

    nomia, si rec in Svizzera affiancato da

    un altro massone, il corfiota Capodistria

    in procinto di diventare ministro degli

    esteri della Russia. Sfruttando il peso

    dello strapotere militare dello zar, i due

    riuscirono rapidamente ad imporre una

    radicale riforma, in senso liberale, della

    Confederazione.

    La Svizzera risulta-va, cos, agli occhi

    degli esuli russi,

    come lesempio con-

    creto di quella

    breve, ambigua,

    ma anche esal-

    tante stagione in seno

    alla quale lautocrate

    russo si era fatto gran-

    de protettore di tutti i movimenti indipen-

    dentistici liberali dellEuropa occidentale.

    Fuggire in Svizzera per i pensatori

    rivoluzionari russi significava, dunque,

    non solo trovare un asilo sicuro, ma anche

    riprendere contatto con quel filone indeci-

    frabile che aveva visto, molte volte, nei

    secoli passati, il potere autocratico zaria-

    no mettersi a capo dei movimenti riformi-

    sti ed anticetuali nella loro patria;

    Alessandro, incerto, invece, nelle riforme

    interne, aveva abbracciato con entusia-

    smo la causa degli indipendentisti e dei

    democratici in Europa: ad esempio i suoi

    ministri erano sospettati (e non a torto) di

    aver promosso la recente insurrezione

    napoletana. Ma lo zar utopista era scom-

    parso e i suoi successori si erano fatti

    paladini del vecchio ordine in tutta

    Europa.

    DallItalia veniva, invece, Ludovico

    Frapolli: esponente di primo piano della

    liteborghese di Milano, egli si segnal

    precocemente come grande studioso di

    12oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    13/112

    geologia; il suo prestigio scientifico gli

    consent di collaborare in

    Germania con il grande

    Humboldt.

    Allesplodere dellinsur-

    rezione milanese egli assun-se importanti incarichi,

    divenendo ambasciatore a

    Parigi del governo provviso-

    rio; egli era guardato con

    sospetto dagli ambienti pi

    moderati per la sua nota

    adesione agli ideali repub-

    blicani e proprio questa sua

    fede politica lo spinse a ras-

    segnare le dimissioni quan-

    do la Lombardia fu annessa al Piemonte.

    Fautore tenace dellindipendenza di tutti i

    popoli, egli immaginava unEuropa in cui

    le nazioni oppresse si aiutassero mutual-

    mente: ottimo conoscitore della realt

    polacca promosse perci la costituzione

    di un corpo di esuli di quella nazione che

    si batt al fianco dei piemontesi ed egli

    stesso raccomand numerosi ufficiali

    polacchi per i pi alti incarichi (e tra essi

    figura anche il generale che condusse i

    piemontesi alla sconfitta).

    Riparato in Piemonte continu a svol-

    gere importanti missioni diplomatiche in

    Francia e Svizzera e si adoper, poi, per

    creare quella legione ungherese che si

    distinse nella seconda guerra di indipen-

    denza: a molti di questi esuli che, con

    spietato cinismo, la corte sabauda inten-

    deva espellere riusc, invece, a procurare

    il grado di ufficiale nel nuovo esercito

    italiano. Amico di Mazzini e Garibaldi,

    fu, per, un leale collaboratore di Cavour

    e Farini, anche se per questo leroe dei

    due mondi fin per rompere i rap-

    porti con lui.

    La sua ferma convinzione in

    un ideale di fratellanza universa-

    le lo indusse, abbandonati ormaigli incarichi di governo, ad entra-

    re nel 1862 nella Massoneria di

    cui sal rapidamente i gradi sino a

    diventare Gran Maestro nel 1870.

    Pur ammiratore della Francia,

    egli si batt in seno alle logge per

    dare continuit alla linea in base

    alla quale, in decenni ormai lon-

    tani, era stato creato il Grande

    Oriente dItalia con il fine dichia-

    rato di impedire una strumentalizzazione

    politica della Muratoria italica proprio ad

    opera dei francesi. Cos nel 1870

    Ludovico Frapolli divenne uno dei primi

    Gran Maestri dellItalia unificata.

    E necessario ora riandare agli anni

    dellesilio svizzero del Frapolli perch

    proprio a Ginevra che, per il tramite di

    Sazanov, divenuto presto il pi stretto e

    fidato amico dellesule italiano, si realiz-

    za lincontro tra il futuro Gran Maestro e

    Karl Marx.

    In realt i due uomini non si incontra-

    rono mai di persona, ma Sazanov si sent

    in grado di parlare a Marx anche a nome

    dellamico e compagno di lotta, cosicch

    linvito rivolto a Marx per operare con-

    giuntamente fu presentato dal russo anche

    a nome del Frapolli. Sazanov, in realt,

    apparteneva in origine a quella corrente

    populista che si ispirava direttamente al

    pensiero dei decabristi di cui si propone-

    va di continuare il programma. Il lungo

    13Il viaggio come categoria tra esilio e diplomazia nellet della Restaurazione, F. Martelli

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    14/112

    esilio port Sazanov ad accentuare le pro-

    prie propensioni saintsimoniste e cos egli

    fu tra i fondatori di un gruppo di emigrati

    russi che cre a Parigi la Tribuna della

    Fratellanza Universale. Lautocoscienza

    dei pensatorirussi rispec-

    chiava le pro-

    fonde contrad-

    dizioni della

    loro patria: da

    un lato i russi si

    sentivano come

    il popolo pi arretrato, in termini cultura-

    li e sociali, di tutta Europa e, per i cos

    detti occidentalisti, per sanare le piaghe di

    una nazione ancora retta sulla servit e

    sullistituto dellautocrazia, occorreva un

    processo di modernizzazione ispirato al

    Vecchio Continente. Al tempo stesso gli

    slavofili e gli stessi populisti rivendicava-

    no alla Russia il merito di avere creato, sia

    pure in un remoto passato, una struttura

    sociale perfettamente orizzontalistica,

    fondata sullobinae retta da uno sobor:

    la vera cultura del socialismo (o del

    comunismo) realizzato andava ricercata

    e riscoperta nelle origini stesse delliden-

    tit russa. Anche Sazanov oscillava tra

    queste due posizioni: egli e i suoi compa-

    gni rivendicavano lantico modello del-

    lobina, ma si nutrivano delle teorie

    saintsimoniste; essi poi respingevano

    ogni ambiguit granrussa degli slavofili:

    per costoro loccupazione della Polonia

    era, infatti, il peccato quasi inespiabile

    della nazione russa e rivendicavano pro-

    prio alla rivolta decabrista il merito di

    aver formulato e tentato di realizzare il

    pi avanzato modello socialista sino ad

    allora noto.

    Questi sentimenti indussero gli esuli

    russi a guardare con animo incerto alle-

    spansione del prestigio di Marx e del suo

    Manifesto: molti, come lo stessoBakunin, non riusci-

    vano a celare la

    loro diffidenza per

    le fortune di un

    filosofo di origine

    tedesca, poich la

    Germania era con-

    siderata come nemica naturale della

    Russia e, ancor pi, perch proprio allin-

    flusso della sua cultura si attribuivano le

    responsabilit di quel processo di occi-

    dentalizzazione forzata che, rafforzando

    lautocrazia, aveva cancellato le ultime

    vestigia di quel modello comunistico ori-

    ginario che ormai sopravviveva solo nella

    cultura contadina.

    Lo stesso Sazanov scrisse, infatti, che

    Marx e i suoi seguaci, costretti allesilio e

    perci venuti a contatto diretto con gli

    esuli russi, proprio grazie a questi ultimi,

    stavano dimenticando le deviazioni idea-

    listiche della loro cultura di origine e

    andavano apprendendo la vera essenza

    del comunismo.

    Anche senza aver conoscenza di tali

    apprezzamenti, Marx, a sua volta, guarda-

    va con un misto di curiosit e sufficienza

    ai pensatori russi la cui dottrina sociale gli

    appariva confusa e viziata da contraddi-

    zioni ideologiche.

    Di certo tra il 1849 e il 1850 Sazanov

    modific radicalmente le proprie opinio-

    ni: prese decisamente le distanze da

    14oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    15/112

    Herzen e scrisse una prima missiva carica

    di lodi allo stesso Marx, assicurandogli

    che, pur essendo egli barbaro, lo

    apprezzava pi di qualunque altro dei suoi

    compagni tedeschi.

    Del 1850 la lettera piimportante: Sazanov scrive a

    Marx di essersi ormai con-

    vinto che quella del

    Manifesto la vera strada al

    comunismo e di voler, per-

    ci, aderire alla Lega; egli

    aggiunge poi, che a Ginevra

    lui solo e Ludovico Frapolli

    hanno deciso di seguire

    Marx, spiegando che il suo

    amico era lunico italiano ad aver osato

    definirsi pubblicamente socialista e pan-

    teista. La lettera si conclude con linvito

    a Marx ad elaborare una struttura operati-

    va con cui dare concretezza politica al

    progetto comunista: a guidarla, precisa,

    sarebbero stati lo stesso Sazanov, Marx e

    il Frapolli.

    Poich non abbiamo motivo per dubita-

    re dellautenticit dei fatti riportati in que-

    sta missiva occorre rovesciare linterroga-

    tivo da cui partita questa ricerca: in altre

    parole non si tratta di stabilire se Marx fu

    massone, ma se invece il Gran Maestro del

    1870 fu egli stesso uno dei primi marxisti.

    In realt lespressione stessa di marxi-

    sta relativamente tardiva ed a coniarla fu

    proprio Bakunin; per lungo tempo molti

    pensatori socialisti o comunisti si procla-

    marono seguaci di Marx dando, di fatto,

    uninterpretazione del tutto eterodossa

    della dottrina di questultimo.

    Il Frapolli fu iniziato relativamente

    tardi, solo nel 1862, ma la sua frequenta-

    zione del mondo muratorio europeo risale

    almeno agli anni 40 del

    XIX secolo, anche se

    probabilmente gi

    durante il suo servi-zio militare in

    Polonia egli aveva

    preso contatto con i

    circoli latomistici di

    quel Paese.

    Di certo tutti i

    suoi amici ungheresi

    e polacchi, dal Trr

    al Klapka, uomini

    che egli fece entrare

    nellesercito piemontese e che politica-

    mente protesse per tutta la sua vita, erano

    massoni; alla Libera Muratoria appartene-

    vano anche i suoi pi fidati amici italiani,

    dal Ricasoli al Visconti Venosta.

    Di fatto il Frapolli tenne poi contatti, per

    conto di tutti costoro, con alti esponenti

    della Massoneria francese a cominciare dal

    principe Bonaparte, suo grande protettore:

    egli dunque si radic subito, a livello

    umano e politico, nel mondo della

    Massoneria europea, lavor fianco a fian-

    co con i suoi pi prestigiosi esponenti e ci

    spiega come mai, dopo appena otto anni

    dalla sua iniziazione, egli ascendesse al

    grado di Gran Maestro dellItalia unificata.

    Ma anche Sazanov aveva un suo

    retroterra muratorio: la Tribuna della

    Fratellanza Universale esprimeva, infatti,

    una dottrina molto vicina alle Logge

    dellEuropa orientale; del resto i modelli

    dellesule russo erano i decabristi, in gran

    parte massoni anchessi e soprattutto il

    15Il viaggio come categoria tra esilio e diplomazia nellet della Restaurazione, F. Martelli

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    16/112

    loro ideologo, il Pestel, che va considera-

    to come lesponente pi radicale delluto-

    pia muratoria russa. Anche scrivendo a

    Marx, Sazanov doveva del resto ricono-

    scere che il Frapolli

    non era ateo, benspanteista.

    Per meglio com-

    prendere questa

    complessa trama

    culturale opportu-

    no rifarsi alla intro-

    duzione svizzera di

    Sazanov dellopera

    con cui il Frapolli si proponeva di dimo-

    strare la persistenza del concetto di lotta

    di classe nella storia. Questa premessa,

    che egli fa uscire nel 1850, riassume in

    poche righe il percorso della Storia

    Universale sino alla rivoluzione francese,

    una grande svolta epocale la cui rilevan-

    za si ridusse, a suo dire, quando i suoi

    capi posero laccento sul concetto di

    nazione, invece di continuare nellopera

    gi iniziata nellabbattimento delle spere-

    quazioni sociali.

    Parlando del futuro, si affermava che,

    per lItalia, lAmerica meridionale e per

    tutti i popoli latini, il socialismo sarebbe

    stato il messia tanto atteso; gli Stati

    Uniti avrebbero avuto allora un ruolo

    mondiale sempre pi importante, mentre

    lItalia avrebbe unito le sue sorti a quelle

    della Francia.

    Questo breve scritto di Sazanov segue

    di poco la lettera scritta a Marx anche a

    nome del Frapolli per aderire alla Lega

    dei comunisti, ma si distacca fortemente

    dai dogmi delManifesto: vi si parla, infat-

    ti, di lotta di classe, ma il concetto di fra-

    tellanza universale presentato come il

    vero motore del nuovo mondo socialista.

    Lesplicita condanna del nazionalismo,

    non impedisce di

    prospettare unsistema di relazioni

    internazionali in

    seno al quale le

    varie nazioni, pur

    animate da fraterna

    solidariet, conti-

    nuano a conservare

    il loro ruolo.

    Ma soprattutto sintomatico che per

    indicare la funzione universale del sociali-

    smo trionfante si faccia ricorso al concetto

    di Messia: in ci si trova un esplicito

    richiamo, forse in parte inconscio, alla tra-

    dizione muratoria russa; sin dalle origini

    essa identific il Grande Architetto nel

    Cristo e, mano a mano che la cultura

    muratoria andava impegnandosi sempre

    pi nella riforma sociale della realt russa,

    il concetto di Messia veniva sempre pi

    spesso utilizzato per definire in termini

    mistici la Grande Opera che avrebbe

    dovuto porre il popolo sotto la guida di un

    governo di iniziati. Quasi precorrendo

    Lenin, Pestel si diceva convinto che la

    Grande riforma avrebbe trovato resistenza

    anche presso quelle classi popolari che da

    essa avrebbero tratto i maggiori vantaggi e

    preconizzava, cos, la creazione di una

    fase di rigido controllo che, temperando le

    ostilit dovute agli odii di classe, costrin-

    gesse la nazione russa ad abbracciare li-

    deale della fratellanza.

    Sazanov non fu massone, ma lo furono

    16oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    17/112

    Pestel e i massimi esponenti di quel movi-

    mento decabrista cui

    egli si ispir per tutta la

    vita: la loro cultura si

    trasfuse nellesule e

    continu ad avere unruolo primario nella sua

    ideologia, anche se egli

    cerc di attualizzarla

    alla luce dellopera di

    Herzen e dello stesso

    Marx. Questultimo, a sua volta, finiva

    per accogliere e considerare suoi seguaci

    molti esponenti della complessa galassia

    comunista le cui idee ben poco coincide-

    vano con il programma del Manifesto:

    come abbiamo visto egli non esit ad

    esprimere inizialmente grande entusia-

    smo per Weitling, le cui simpatie murato-

    rie lo portavano a vedere nel Cristo il fon-

    datore del comunismo.

    In buona sostanza nel magmatico uni-

    verso comunista esisteva una profonda

    confusione e lo stesso Marx, nel tentativo

    di prenderne il controllo, sovente accetta-

    va apparentamenti con moduli ideologici

    di gruppi di fatto assai distanti dal suo

    dogma. Di certo vigorose radici muratorie

    si possono riconoscere nel pensiero di

    molte Societ operaie e di vari gruppi

    comunisti, anche se solo in Russia pos-

    sibile tracciare una pur tenue linea di con-

    tinuit che collega i massoni del movi-

    mento decabrista a Federov e ai padri

    dello stesso pensiero utopico bolscevico.

    Il Frapolli negli anni 50 del XIX seco-

    lo rappresenta,

    peraltro, uno

    dei molti

    esponenti del

    p e n s i e r or e p u b b l i c a n o

    r i v o l u z i o n a r i o

    che, partico-

    l a r m e n t e

    attenti alle

    questioni sociali e al diritto dellautodeter-

    minazione dei popoli, cercarono di coniu-

    gare le prime formalizzazioni del pensiero

    comunista con gli ideali di fratellanza uni-

    versale della cultura muratoria, senza

    peraltro rinunciare ad interpretare in chia-

    ve iniziatica lauspicato rivolgimento

    s o c i o - p o l i t i c o .

    La stessa formazione culturale di

    Sazanov presentava molte caratteristiche

    di questo tipo: senza mai aderire alla

    Massoneria, egli, tuttavia, ne recava con

    s molti degli ideali, mutuati attraverso il

    retaggio di Pestel e dei decabristi. Si pu

    concludere che lavvicinamento del

    Frapolli al marxismo rappresenta solo una

    fase interlocutoria della sua formazione

    politica e culturale: trentanni dopo essa

    approd nelle fila della Muratoria, ma gi

    negli scritti relativi alla sua parentesi

    marxiana erano evidenti le tracce di una

    formulazione in fondo molto vicina agli

    ideali muratorii.

    17Il viaggio come categoria tra esilio e diplomazia nellet della Restaurazione, F. Martelli

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    18/112

    18oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

    FONTI E BIBLIOGRAFIA SULLA PRETESA INIZIAZIONE MASSONICA DI KARL MARX:

    Andras, B. Grandjonic, J. (1972) La Ligue des Communistes (1847). Documents constitutifs. Paris.

    Bravo, G.M. (1963) Wilhelm Weitling e il comunismo tedesco prima del 48 . Torino.

    Bravo, G.M. (1977)Da Weitling a Marx. La Lega dei comunisti.Milano.

    Bsch, O. Herzfeld, H. (1975) Die frhsozielistischen Bnde in der Geschichte der deutschen

    Arbeiterbewegung. Von Bnd der Gerechten zum Bnd der Komunisten. Ein Tagungsbericht.Berlin.

    Kowalski, W. (1962) Vorgeschichte und Entstehung des Bundes der Gerechten.Berlin.

    De La Hodde, L. (1850)Histoire des socits secrtes et du parti republicain de 1830 1848.Paris.

    Pellicani, L. (1975)I rivoluzionari di professione. Teoria e prassi dello gnosticismo moderno.Firenze.

    Voegelin, E. (1967) Apocalisse e rivoluzione. In AA.VV. Un secolo di marxismo.Firenze.

    Wurmbrand, R. (1970)Mio caro diavolo. Ipotesi demonologiche su Marx e sul marxismo.Milano.

    SU N. SAZANOV E SUI SUOI RAPPORTI CON L. FRAPOLLI:

    Cumikov, A.A.Epistolario.Edito da M.JA. Poljakov inLiteraturnoe nasledstvo, 62, pp. 710 ss.

    Extra-Beilge zur Schweizerischen Nazionalzeitung, n. 69, Gnve 24/06/1850.Frapolli, L. (1850) Briefwechsel unserer zeit von einem revolutionren diplomaten, und politische

    Studien uber die Jahre 1848-49. InFrankreich und Italien, s.l. Ginevra.

    Rjazanov, D. (1918)Karl Marx i russkie ljudi sorokovich godov, pp. 31 ss. Peterbury.

    Sazanov, N. Edito da N.E. Zastenker in Literaturnoe nasledstvo, 62, I, pp. 522 ss.; 62, II, pp. 523 ss.

    Sazanov, N. (1956) Edito in Sobrarie socinenij v tridcati tomach, VII, pp. 403 ss. Moskva.

    Venturi, F. (1952)Il populismo russo, I, pp. 63 ss. Torino.

    ALCUNI MATERIALI SULLA FIGURA DI L. FRAPOLLI:

    Frapolli, L. (1864)Luigi Carlo Farini. Torino.

    Frapolli, L. (1871)Lettera a Goodall.Firenze.

    Jaszay, M. (1960) Ludovico Frapolli e gli emigrati ungheresi nel Risorgimento. In Rassegna Storica

    del Risorgimento, XLVII, pp. 531 ss.

    Malvezzi, A. (1924)Il Risorgimento Italiano in un carteggio di Patrioti lombardi, 1820-1860, pp. 384

    ss. Torino.

    Marchetti, L. Curato, F. (edd.) (1955) Il carteggio diplomatico del Governo Provvisorio della

    Lombardia, pp. 279 ss. Milano.

    Meneghini, M. (1954)Lodovico Frapolli e le sue missioni diplomatiche a Parigi (1848-1849). Milano.

    MOL (Magyar Orzagos Leveltar), Fondo Trr, V (anni 1855; 1886).

    Polo Friz, L. (ed.) Carte Frapolli, s.a. Novara.

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    19/112

    Montaigne in Italia

    Come un padre del libero pensiero vide il nostro Paese

    di Giovanni Greco

    Universit di Bologna

    When Michel de Montaigne starts to travel in Italy, at the end of the SixteenthCentury, he is stimulated not only by the intention of a therapeutic pilgrimage tothe watering places for treating his diseases. In fact he desires to see, meet and know,and, above all, he wants to rub his brain with that of the other ones. During thetravel he examines and evaluates everything with a vivid attention and an amazingfreedom, far as he is from any other kind ofclichor prejudice. In this way he obser -ves with extreme modernity social problems and political contexts, mentality andhabits, bandits and prostitutes, foods and hotels but he never abandons that cheer -ful scepticism which is the main trait of his work of Master of doubt, as Macchiasays. MontaignesJournal de voyage which at the first time was not written forthe publication is probably one of the best in the genre and it stands, according todifferent specialists, as a real enrichment and development of the Essais.

    19

    ntico e modernissimo, fresco e

    remoto, immediato e pondera-

    to, schietto ed artificioso, sere-

    no ed inquietante, Michel de Montaigne

    non cessa dinterrogare e dintrigare la

    coscienza perplessa e confusa di moltistudiosi, liberi pensatori ed amateursdi

    questo nuovo millennio, che da poco ha

    aperto al mondo porte gelide e sanguinan-

    ti, tristemente istoriate di miserie, ingiu-

    stizie e violenze dogni sorta.

    Sono convinto che, nel contesto aspro

    e crudele ove lumanit intera oggi

    gettata, il messaggio insieme comples-

    so e nitido, travagliato ed invitante, sorri-

    dente e profondo che dischiudono splen-

    didamente le pagine del celebre pensato-

    re cinquecentesco possa ancora risultare

    (a prescindere dal diletto intenso che

    suscita) di grande, rara utilit per ogni

    uomo postmoderno che voglia essere

    davvero libero e tollerante, che non si

    accontenti di scorrere sulle superfici del-lesistenza, di abitare quella vita norma-

    le che il sistema imperante gli suggeri-

    sce, anzi - almeno per certi versi - glim-

    pone di seguire e abbracciare.

    Ancora, contrariamente allopinione di

    molti, sono persuaso che tali considera-

    zioni non valgano solamente per i ricchi

    nutrimenti interiori offerti in gran copia

    dai superbiEssais - ovverosia per quella

    che per secoli stata considerata la sola

    operadel Signore di Montaigne, il libro

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    20/112

    della sua vita -, ma pure per il vivido

    Giornale di viaggio che desidero

    qui illustrare: dopo gli studi di

    affidabilissimi specialisti di fama

    internazionale, in effetti, non

    oramai pi un mistero che fra que-ste due grandi opere non v affat-

    to soluzione di continuit.

    E ben noto che letterati, filoso-

    fi e filologi contemporanei di fama

    e respiro internazionali hanno sot-

    tolineato luniversalit e, di conse-

    guenza, lattualit dellavventura

    intellettuale e morale di Michel de

    Montaigne, di questo Proteo mera-

    viglioso e inclassificabile che, gi

    al tempo suo, fu stimato da voci autorevo-

    li pensatore di sorprendente originalit, di

    questo grande padre della libert di

    coscienza, della tolleranza e dellapertura

    alla diversit che da parecchi stato poi

    stimato, a giusto titolo, uno dei pi inte-

    ressanti precursori della Massoneria.

    Inoltre, ben noto che le pagine distil-

    late da questa mente lucidissima e vivace,

    che ha saputo narrarsi e discutersi con

    perspicacia e brillantezza che hanno pochi

    termini di paragone nella produzione let-

    teraria mondiale, sono state proficuamen-

    te meditate da parecchi tra i filosofi e gli

    scrittori che hanno contribuito in maniera

    decisiva al sorgere e allaffermarsi della

    riflessione e dellarte contemporanee. In

    verit, come negare che Charron,

    Descartes, Pascal, La Fontaine,

    Shakespeare, F. Bacon, Montesquieu,

    Voltaire, Alfieri, Goethe, Stendhal,

    Cuoco, Giusti, ma altres - fra i classici

    che, per pi motivi, sentiamo pi vicini a

    noi - Leopardi, Schopenhauer, Emerson,

    Nietzsche, France, Gide,

    Butor, Tomasi di

    Lampedusa, Cecchi,

    Debenedetti, Sciascia etc.

    debbono molto o moltissi-mo a quel Saggio dei

    Saggiche, peraltro, non si

    reputava affatto saggio?

    ***

    Il Viaggio in Italia di

    Montaigne - per molte

    ragioni gi chiarite da

    voci attendibili e per altre

    che tenter qui di esporre -

    pu considerarsi un classico tout court.

    Cos, preliminarmente, mi chiedo con

    Roberto Roversi: Sono ancora i classici

    il ponte di liane degli incas, tremolanti su

    tremendi strapiombi, che con filo di dura

    corda e pezzetti di legno uniscono ripe

    lontane e contrapposte altrimenti inacces-

    sibili? Resistono ancora ad essere lo spe-

    cifico miracoloso di lunga durata?. E la

    risposta, per me come per numerosi altri

    lettori, s: non dobbiamo, per esempio,

    resistere alla tentazione di attraversare la

    passerella tesa fra la societ organizzata e

    la giustizia ingiusta dellemarginazione, o

    fra le pi diverse sensibilit contempora-

    nee e le antiche tradizioni culturali. Per di

    pi, i classici antichi e moderni ci consen -

    tono di alimentare- proprio Montaigne

    a sostenerlo persuasivamente - un retro -

    bottega tutto nostro, assolutamente auto -

    nomo, ove conservare la nostra libert,

    avere il nostro pi importante rifugio,

    godere della nostra solitudine.

    20oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    21/112

    Montaigne non coltiva pregiudizi di

    stile, ma ha il culto costante dellantico

    classico, a cui consacra riflessioni di note-

    vole respiro, alla Sainte-

    Beuve per intenderci. Nel

    panorama del pensieromoderno poi, come si sa,

    occupa un ruolo davvero

    centrale il nostro Michel

    Eyquem, signore di

    Montaigne, latifondista

    benestante e produttore di

    vini, autore sostanzialmente

    di ununica, incomparabile

    opera, i S a g g i. Invero, il

    Viaggio in Italiadi cui ora ci

    occuperemo - anche leggen-

    dolo come uno specchio dellepoca mira-

    bile e miserabile in cui stato steso - pu

    considerarsi de planoun arricchimento e

    un potenziamento degli Essais, nonch

    una chiave con cui penetrare nellessenza

    spirituale del Rinascimento europeo.

    Montaigne - questo inesauribile matre

    penser cinquecentesco che ci accade

    cos sovente di sentir vicino, prossimo

    alla nostra inquieta condizione postmo-

    derna - soffre s del mal della pietra, ma

    trova nelle ragioni terapeutiche pure un

    pretesto onde intraprendere un viaggio

    intensamente desiderato: si reca, pertanto,

    nelle pi rinomate stazioni termali delle-

    poca, dai bagni di Plombires ai Bagni

    della Villa (lodierna Bagni di Lucca),

    presso cui si sottopone alle varie cure con

    una diligenza venata di scetticismo, che

    non sa farsi troppe illusioni su risultati e

    giovamenti.

    Montaigne amava a tal segno viaggia-

    re, visitare luoghi sconosciuti che, alla

    stessa stregua del lettore trasportato ed

    avvinto dal libro che sfoglia, soffriva nel

    timore che lopera

    stesse per giungere

    alla conclusione:aveva tanto piacere di

    viaggiare che odiava

    la vicinanza del luogo

    in cui si sare b b e

    dovuto fermare.

    Il Viaggio in Italia

    non era destinato alla

    pubblicazione, e fu

    scritto in buona parte

    poco meno della

    met - da un famiglio

    di Montaigne di cui non ci nota lidenti-

    t, ma che come acutamente chiarito da

    Fausta Garavini, esegeta ed interprete

    straordinaria dellintera opera montaigna-

    na - era tuttaltro che sprovveduto dal

    punto di vista culturale. A partire dal sog-

    giorno lucchese, Montaigne prova quindi

    a cimentarsi con la lingua italiana, che

    dimostra peraltro di saper usare con una

    certa studiata familiarit.

    Se il Viaggio in Italiadi Stendhal uno

    stupendo romanzo, se quello di

    Montesquieu - anchegli, come

    Montaigne, grande cittadino di Bordeaux -

    risulta ictu oculi pieno di vita, colore e

    gusto, il Viaggio in Italia del nostro

    homme de lettres lo ha sostenuto con

    dovizia di argomenti Guido Piovene -

    certamente assai meno pretenzioso, ma, fra

    tutti i libri riconducibili a questo genere

    oltremodo apprezzato e fortunato, forse

    il pi bello e il pi moderno in assoluto.

    21Montaigne in Italia, G. Greco

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    22/112

    Non casualmente Sergio Solmi riteneva

    che i lavori di Montaigne rappresentassero

    unautobiografia di pensieri pi che di

    fatti: peraltro, gi il grande Sainte-Beuve

    era convinto che Montaigne, autore mira-

    bile per profondit e universalit, fosselOrazio dei francesi:

    Il suo libro un teso -ro di osservazionimorali e di esperien -za. A qualsiasi pagi -na lo s i apra e inqualsiasi condizione di spirito, si pustar sicuri di trovarci qualche pensierosaggio espresso in modo vivido e duratu -ro, che spicca immediatamente e sim -prime, un bel significato in una parolapiena e sorprendente, in una sola legaforte, familiare o grande.

    Montaigne ha quella che forse la dote

    pi rilevante dellautentico viaggiatore,

    ossia la consapevolezza di non essere

    superiore a nessuno; non accetta che il

    viaggiatore girovaghi per il mondo

    lamentandosi di non trovare ci a cui

    abituato: gli piace per contro adeguarsi

    alle varie peculiarit territoriali, e mai

    compirebbe un viaggio per comprovareun preconcetto. Ciononostante, il con-

    fronto fra i paesi tedeschi e gli italiani a

    nostro netto svantaggio per lordine, la

    cucina, il benessere, lonest, gli edifici,

    le finiture, le finestre senza vetri, gli

    alloggi, le seduzioni inferiori alle attese,

    le donne etc.

    Il bastione Montaigne, per utilizzare

    certe tipologie di Thibaudet, il bastione

    delluomo interiore, con gocce di sangue

    ebraico (la madre era ebreo-spagnola),

    tradizionalista, moderno, cosmopolita,

    cattolico, antisistematico, tant che stoi -

    cismo, epicureismo, scetticismo coesisto -

    no in lui. Montaigne , per dirla con

    Giovanni Macchia, il maestro del dubbio,del dubbio inteso

    come antidoto onde

    tentare di giungere

    alla verit per quanto

    concerne sia il passa-

    to sia il presente, il

    dubbio, ancora, che pervade le ombre e i

    contorni del futuro. Montaigne sostiene

    che la peste delluomo il credere di

    sapere e desidera discorsi che colpisca -

    no il dubbio l dov pi forte, coltivando

    perci il dubbio e le cose nella loro essen-

    za. Non a caso Sainte-Beuve defin ore

    rotundo Montaigne le franais le plus

    sage qui aie jamais exist. Fra le altre

    cose, Montaigne dir dei commentatori

    dei suoi tempi che:

    C pi da fare a interpretare le interpre -tazioni che a interpretare le cose.

    Montaigne, che ha conosciuto il latino

    come lingua madre e nutre unautenticaadorazione per la poesia, nemico giurato

    della noia e di ogni forma passiva e sterile

    di ozio, nonch scrittore che afferma per-

    suasivamente di sforzarsi di comporre la

    sua opera con la maggior sincerit possibi-

    le: egli sottolinea con energia questulti-

    ma, rara qualit gi nel decisivo ed incisi-

    vo incipitdei Saggi(Questo, lettore, un

    libro sincero), indicando con efficacia il

    percorso che intende seguire, un progetto

    22oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    23/112

    che al centro ha la sua stessa persona

    (sono io la materia del mio libro). Del

    resto, in uno dei suoi pi riusciti autori-

    tratti egli prova a spiegare come vede se

    stesso e perch

    parli di s in quelsuo modo sconcertan-

    te e inconfondibile:

    Se dico cose diversedi me, perch miguardo da angolaturediverse. Tutti gliopposti si ritrovanoin me in qualche piega o maniera.Discuto, insolente; casto, lussurioso;chiacchierone, taciturno; laborioso, svo -gliato; ingegnoso, ottuso; triste, allegro;imbroglione, sincero; dotto, ignorante eliberale, e avaro, e prodigo, tutto ci io lovedo in me in qualche modo, a secondadi come mi giri; e chiunque si studiattentamente trova in se stesso, e anzinel suo stesso giudizio, questa volubilite discordanza. Non posso dir nulla di meuna volta per tutte, semplicemente e persempre, senza confusione e mescolanza,

    n in una parola.

    Montaigne luomo di provincia esem-

    plare, davvero uno scrittore nato, una

    coscienza fine ed irrequieta legata anche

    sentimentalmente alle discipline giuridi-

    che, un letterato che, per cos dire, si

    consegna alla carta, un filosofo che ritie-

    ne laspirazione alla saggezza una sorta di

    gioia permanente. Ha una visione g ro s s o

    m o d olaica di quel cattolicesimo che stima

    una pratica virtuosa significativa, il

    miglior modo (forse) di cogliere elementi

    di autentica religiosit.

    E perfettamente consapevole, comun-

    que, della straordinaria difficolt, per gli

    uomini, di riconoscere ed afferrare la

    verit, convinto com che la verit

    umana, per dirla con

    Spagnol, si trova pispesso arrotolata fra

    i panni sporchi che

    non nelle pieghe

    delle solenni carta -

    pecore. Gli inoltre

    ben noto che, non di

    rado, la conoscenza

    del vero conoscenza del nero(Rigoni).

    Montaigne sembra persino credere che, se

    opportuno tendere sempre e comunque

    alla verit, essa tuttavia va probabilmente

    rivelata solo di quando in quando. In

    piena sintonia con lui un altro grande

    moraliste, quellOscar Wilde persuaso del

    fatto che la verit di rado pura, e non

    mai semplice. Ancora, basta una semplice

    lettura dellopera montaignana per com-

    prendere non solo quanto gli stessero a

    cuore quei temi e problemi di natura

    morale e pedagogica che andava costante-

    mente indagando nei suoi diletti libri cos

    come nel proprio non meno amato percor-

    so esistenziale, ma anche quanto fosse

    forte in lui che reputava fra laltro luo-

    mo un umilissimo vaso dargilla il gusto

    per le sentenze bibliche e classiche.

    La sua Weltanschauungsfocia nel con-

    cetto di salute fisica e morale, come acuta-

    mente sostenne in pagine giustamente

    famose Sergio Solmi, che defin la salute

    di Montaigne una qualit innata, un ele-

    mentare e supremo equilibrio di vita.

    Quindi tener saldo il fisico e non consentire

    23Montaigne in Italia, G. Greco

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    24/112

    alcun condizionamento alla moralit, per

    definire un modello di vita preciso e

    costruttivo. Non mi

    sembra davvero un

    caso che uomini

    tuttaltro che inge-nui e sprovveduti

    abbiano deciso di

    formarsi in manie-

    ra ad un tempo vir-

    tuosa e serena,

    severa e tollerante,

    virile e delicata

    leggendo e rileg-

    gendo Montaigne:

    in verit, gliEssais

    sanno suscitare come ben pochi libri, nel-

    lanimo del lettore non distratto, il deside-

    rio autentico, la volont di autoeducarsi in

    maniera equilibrata.

    Nei S a g g i ove lantropologo (in

    senso etimologico) prevale sul cronista,

    che la fa invece da padrone nel Viaggio in

    Italia la preoccupazione maggiore di

    Montaigne , come accennato, che le sue

    pagine siano immediatamente percepite

    come un libro sincero. Aspira perci a

    presentarsi senza infingimenti ed assicura

    che, se si fosse trovato fra popoli primiti-

    vi, si sarebbe denudato completamente:

    Voglio che mi si veda qui nel mio mododessere semplice, naturale e consueto,senza affettazione n artificio: perch me stesso che dipingo. Si leggeranno imiei difetti presi sul vivo e la mia imma -gine naturale.

    Allorquando si valutano gli sviluppi

    del pensiero successivo, risulta ancor pi

    pregnante e chiara la modernit di questo

    autore. Nei Saggisono presenti spunti in

    almeno tre direzioni

    che, come sostiene

    Girolamo De Michele,

    gi preludono al pen-siero moderno:

    Il primo elemento dimodernit la radica -lizzazione della criticadi Montaigne allunitdellio: il suo punto diapprodo, attraverso lasua critica empiristicae sensistica, la rifor -

    mulazione dello scetticismo operata daHume nel XVIII secolo. Il secondo spun -to la fondazione del mondo esterno cheprescinda del tutto dai dati ingannevolidellesperienza: anticipazione delcogitocartesiano. Il terzo elemento infine unanuova metafisica che partendo dalla cri -tica empiristica dei dati dellesperienzasi concluda in una unit in diveniretra soggetto ed essere: la metafisica del -

    limmanenza di Spinoza.

    GliEssaisnon sono solamente unau-

    tobiografia, ma anche il monumento filo-

    sofico francese del Rinascimento; daltra

    parte, nel terzo libro Montaigne fornisce

    spunti che inducono a valutare lavventu-

    ra italiana come niente affatto marginale o

    secondaria allinterno dellopera, bens

    come unesperienza determinante per la

    ricezione dei paesaggi territoriali e della-

    nima, per il peso delle realt esaminate

    durante il viaggio, per le considerazioni e

    le letture effettuate, per i molti ingegni

    incontrati nelle nostre terre.

    24oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    25/112

    Nel 1588, a Parigi, in occasione dellu-

    scita della seconda edizione dei Saggi,

    Montaigne conobbe quella Marie de

    Gournay che definir

    poi fille dall iance:

    sar lei, fra laltro, acurare unimportante

    edizione postuma del-

    lopera, nel 1635. Con

    la sua devota ed irasci-

    bile figlia spirituale

    Montaigne instaura

    gradualmente una

    santissima amicizia,

    una di quelle relazioni

    insieme splendide e complesse che vivifi-

    cano ed arricchiscono inestimabilmente la

    letteratura europea. Da una donna allal-

    tra: dalla combattiva Gournay, che oramai

    settantenne chiamava ancora Montaigne

    mon pre e che aveva speso le migliori

    sue energie per la difesa ad oltranza delle

    posizioni di Montaigne, a Fausta

    Garavini, impeccabile traduttrice dei

    Saggi,che risolve con gentilezza e com -

    petenza ci che in Mademoiselle de

    Gournay era difesa indiscriminata

    (Macchia).

    Il Thibaudet sostenne con giusta ragio-

    ne che la maggior passione culturale di

    Montaigne, ghiotto di vicende e luoghi

    antichi, fu proprio la storia. La storia pu

    erudire nel sottile gioco degli istinti, pu

    illustrare le grandi leggi dellattesa e della

    durata, pu aiutare a capire cos la virt

    del comando e il fascino personale, lim-

    perdonabilit delle sconfitte, il peso delle

    masse, i reticoli infiniti di relazioni

    umane, la prudenza e la saldezza nelle-

    sercizio del potere, la retorica e la dema-

    gogia, ma non pu farlo a sufficienza se

    non analizza e padroneggia lintero,

    autentico, artigliante sce-

    nario delle miserie

    umane. A maggior ragio-ne adesso che si passa-

    ti da una storia mutilata

    ed ingessata ad una storia

    che tende ad una cono-

    scenza globale della real-

    t, attraverso un continuo

    rinnovamento delle inda-

    gini e delle metodologie,

    finalmente liberata da

    massime morali opprimenti, da prescri-

    zioni ineludibili e dalla sistematica pro-

    mozione del punto di vista dei vincitori.

    Nel Cinquecento, il dibattito sulle

    peculiarit della storia era estremamente

    interessante: si andava ragionando sulla

    sua dimensione erudita, sostenuta inter

    a l i o s da Francesco Patrizi nel D e l l a

    Historia (1560) e dal padovano Sperone

    Speroni (1500-1588) nel fortunato dialo-

    goDellHistoria; sulla capacit di narra-

    zione dei fatti storici, la historica facultas,

    ribadita dal Robortello (1516-1567), per il

    quale tutti gli elementi che rientravano

    nelle vicende personali degli individui

    dovevano essere tenuti fuori dalle rico-

    struzioni storico-politiche; nonch su

    quegli elementi geografici e cronologici

    che stavano cos a cuore a Jean Bodin

    (1530-1596). Questultimo un uomo

    universale sulla cui modernit problema-

    tica non cessano di interrogarsi parecchi

    studiosi tendeva, in particolare, alla

    ricerca di una metodologia adatta ad ogni

    25Montaigne in Italia, G. Greco

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    26/112

    circostanza dello spirito; nel tentativo di

    distinguere con precisione la vicenda

    umana da quella religiosa e

    della natura: di fatto, la sua

    monumentale Methodus ad

    facilem historiarum cogni -tionemappare quasi sospesa

    tra antiche e nuove conce-

    zioni storiografiche. Pure

    Montaigne che fra laltro

    non disdegnava affatto la

    sua celebre ed inquietante

    Dmonomanie des sorciers

    manifesta una viva predi-

    lezione proprio per laccura-

    ta attenzione alle testimo-

    nianze e ai documenti.

    Dal XIV secolo al XVI secolo la scuo-

    la di Padova, attraverso un gran numero

    di studiosi, da Pietro dAbano allo

    Zabarella, aveva acquisito risultati utili

    allelaborazione delle dottrine del metodo

    scientifico moderno. La scienza era consi-

    derata come un corpo di dimostrazioni

    matematiche, ottenute attraverso la risolu-

    zione di istanze selezionate dallesperien-

    za e, per mezzo dellanalisi delle relazio-

    ni matematiche stabilite da un fenomeno,

    si cercava di pervenire alla scoperta della

    sua struttura formale o del principio.

    Nel periodo rinascimentale, inoltre, lela-

    borazione di dottrine metodologiche

    aveva ricevuto, ad opera degli umanisti,

    un grande impulso in direzione nettamen-

    te antiaristotelica. Da Lorenzo Valla a

    Rodolfo Agricola, si contrapponeva alla

    complessit ritenuta artificiosa del

    metodo scolastico una dialettica natura-

    le del discorso reale, quella praticata

    cio dai poeti, dagli scrittori, dagli orato-

    ri, dai filosofi.

    Nel Cinquecento,

    ancora, numerose pro-

    blematiche umanisti-

    che devono fare iconti con la decadenza

    delle corti italiane,

    con le allegorie per

    tentare di domare la

    sorte, con una spiccata

    attenzione alluomo

    monitorato nella sua

    quotidianit, con la

    superiorit della vita

    attiva su quella asceti-

    ca e contemplativa;

    ma anche con le laceranti guerre di reli-

    gione, con la mancanza di autori di altis-

    simo profilo, se si eccettuano Niccol

    Machiavelli, Francesco Guicciardini o

    Giordano Bruno che, con le sue sapienti

    virt asinine, lancia un sasso nel futuro

    destinato a rimanere perenne perch non

    c discrimine tra azione e contemplazio -

    ne, e lattivit di conoscenza gi in s

    attivit etica.

    In sostanza, anche per queste ragioni,

    Montaigne ritiene di vivere in un secolo

    che produce solo cose ben mediocri. E

    non riconosce alla storia un valore para-

    digmatico, procedendo da un lato in una

    maniera esemplificativa alla Plutarco e,

    dallaltro, non occupandosi particolar-

    mente di applicare alle diverse situazioni

    un suo giudizio morale. La morale di

    Montaigne gradualmente svincola luomo

    dallombra della morte e lo porta ad una

    sorta di conservatorismo anche sul piano

    26oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    27/112

    politico, come consegue dalla sua sostan-

    ziale accettazione del mondo. Non man-

    cano peraltro taluni ritratti letterari scritti

    senza infingimenti,

    certo parlar comune e

    plebeo, lanalisi dellarealt disegnata in

    modo semplice, icasti-

    co e duro sino alla spie-

    tatezza, nonch latten-

    zione verso le categorie

    sociali marginali.

    Montaigne invoca la

    vera misura e non a

    caso elogia lasino:

    C forse qualcosa di

    pi sicuro, deciso, sde -gnoso, contemplativo,

    grave, serio come lasino?

    Allo stesso modo di Giordano Bruno

    che, in quegli anni, si identificava con

    lasino, che per la sua ignoranza, pazien-

    za ed ostinazione veniva a costituire lal-

    legoria di chi ricerca la verit. Di fatto,

    lasino occupa il primo posto fra gli ani-

    mali della creazione nellAntico e nel

    Nuovo Testamento. Spesso consideratonei secoli la personificazione delligno-

    ranza e della diabolica ostinazione, lasi-

    no anche animale che sa di pi, perch

    sa di non sapere. Non per caso Montaigne

    lancia frecce avvelenate contro certi sac-

    centelli che si gonfiano per i loro saperi

    superficiali. Il raglio , tra le voci della

    natura, una delle pi intensamente dram-

    matiche, espressione di unurgenza irri-

    mediabile e della volont di non tacere

    pi dopo aver troppo taciuto. Ecco perch

    anche noi, ora, vogliamo ragliare con

    M o n t a i g n e !

    In quellepoca, era

    piuttosto diffusa unav-

    vertita sensibilit verso

    i problemi del territorio;i geologi e persino gli

    agronomi sapevano

    essere storici perch

    amavano, da umanisti,

    la storia. Poi, per diver-

    si secoli, si registrata

    una profonda disatten-

    zione verso i fatti fisici,

    che ha interrotto quel

    felice rapporto e prodot-

    to un impoverimentodella riflessione storica.

    Invece, la storia che Montaigne ci propone

    costituita dallincontro di una grande

    variet di storie, i cui confini si sovrappon-

    gono e sintersecano, tentando di aprire

    nuove opportunit di studio e dinterpreta-

    zione, oltre che una ricerca puramente

    interiore verso il perfezionamento perso-

    nale. Montaigne sembra indicare la via di

    una storia senza limiti soffocanti ed aliena

    da rigide categorie precostituite: certo, imetodi possono essere tanti, limportante

    che siano criticamente sorvegliati. Non

    casualmente Montaigne passa dallatten-

    zione verso le sostanze medicamentose, i

    vari tipi di rimedi, i bagni termali, ad

    osservazioni su marginali ora oltremodo

    acute ora venate di un certo voyeurismo (si

    pensi in primisai passi sulle prostitute, gli

    emarginati, la circoncisione), dalla piena

    partecipazione a pranzi e cerimonie di ogni

    genere anche se sostiene che li banchetti

    27Montaigne in Italia, G. Greco

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    28/112

    in Italia non altro chun ben leggiero

    pasto di Francia alle riflessioni pi dotte

    e impegnative.

    Mentre viaggia, egli

    valuta e vaglia tutto in

    libert, non tollerando giu-dizi schematici, stereotipi,

    stanchi luoghi comuni, e

    dimostrando una grande

    capacit di lettura della

    realt sociale, politica e

    culturale dei territori visi-

    tati, come quando, per

    esempio, si sofferma sulle

    discordie politiche sorte a

    Bologna fra chi parteggia-

    va per i francesi e chi

    sosteneva gli spagnoli.

    Proprio con riferimento al t o u rin Italia,

    Montaigne sostiene che:

    Il viaggiare mi sembra un esercizio gio -vevole. Lanima si esercita continua -mente a notare le cose sconosciute enuove, e non conosco scuola migliore[...]per formare la vita che di metterlecontinuamente avanti la diversit ditante altre vite, idee e usanze, e di farlegustare una cos perpetua variet di

    forme della nostra natura.

    Ecco pure perch il Viaggio in Italia

    spazia dalla storia politica alla storia delle

    mentalit, dalle vicende sociali a quelle

    dellordine pubblico, dal costume alle

    idee, nel tentativo, per dirla con Todorov,

    di comprendere per conquistare.

    Montaigne anticipa i tempi, operando

    talune ibridazioni che sono una sfida alla

    validit metodologica delle scienze, e fa

    toccar con mano la coesistenza della sto-

    ria politica e di quella sociale:

    Non possibile coglierela complessit dello svi -luppo storico senza guar -

    dare ai fenomeni colletti -vi di mentalit e di costu -me, alla stratificazionedelle classi sociali, cheformano oggetto propriodelle scienze sociali.

    N va sottovalutata

    limportanza, al tempo,

    delle ricerche storico-

    demografiche, perch

    bisogna presupporre nonsolo una ricostruzione delle quantit

    demografiche, ma altres delle qualit

    sociali. Citt la Roma dei Cesari, citt

    la Firenze dei Medici, citt la Bologna

    dellArchiginnasio, ma anche se in termi-

    ni quantitativi vengono riprodotti valori

    di massa, non si tratta certo di societ

    urbane. E comunque in quelle citt gi

    ben si coglie il sistema delle parentele,

    delle consanguineit, delle cooptazioni,

    degli intrecci fra strategie familiari e poli-

    tiche che rendono fisiologicamente

    ristretta l l i t e politica e dirigenziale,

    garantendone la continuit nel tempo, e

    consentendo di sviluppare processi di

    controllo verso il basso e, viceversa, pro-

    cessi di corruzione e di manipolazione

    verso lalto.

    Da un lato la citt, sia come complesso

    di fatti urbani sia come aggregato di fun-

    zioni che tende ad assorbire spazi cre-

    scenti del territorio suburbano, dallaltro

    28oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    29/112

    la campagna, ancora profondamente sub-

    ordinata.

    In tale contesto complesso e

    policromo sinserisce dunque il

    Journal de voyage d i

    Montaigne, che viene in Italiaprimariamente per strofinare il

    proprio cervello contro quello

    degli altri e perch come si

    diceva un appassionato del-

    lantica Roma libera, giusta e

    f i o re n t e, che merita di essere

    amata giacch la sola citt

    cosmopolita e universale, tutta

    corte e nobilt, dove quelli che

    possono prendono parte allozio

    ecclesiastico e dove i nobili san far bene

    gli esercizi a cavallo. Indubbiamente il

    suo grande pregio, per Montaigne, risiede

    nel fatto che, a Roma, trovano piena citta-

    dinanza e vivono come a casa propria

    stranieri di ogni nazionalit, ben pi

    incardinati nella vita civile e negli uffici

    che non a Venezia. Nellosservare la

    Chiesa romana, interessante lopinione

    che Montaigne si forma sul ruolo e sullo-

    perato dellordine dei gesuiti, crogiuolo di

    numerosi grandi uomini, inflessibili nel

    perseguitare le eresie del tempo e in grado

    di mantenere in loro potere tutta quanta la

    cristianit.

    Nelle diverse citt visitate Montaigne

    ammira fontane e palazzi magnifici,

    come la fontana del Nettuno e

    lArchiginnasio a Bologna la scuola di

    scienze: il pi belledificio che abbia mai

    visto adibito a questuso , i giardini

    pistoiesi, il giardino del cardinale

    dUrbino a Fossombrone; apprezza i por-

    tici di Ferrara, di Padova e naturalmente

    quelli di Bologna, che costituiscono una

    grande comodit per

    poter passeggiare, con

    qualunque tempo, al

    coperto e senza fango.Prima era passato per

    Lione, che gli piacque

    molto; nella Firenze di

    Francia, trentasei anni

    prima era morta giovanis-

    sima Pernette du Guillet,

    gentildonna nota per la

    sua cultura e le sue abitu -

    dini, per virt e grazia

    s q u i s i t e, la cui opera

    stata di recente brillantemente riproposta

    da Davide Monda (2002).

    Nel corso del suo t o u r, Montaigne dedi-

    ca parecchio tempo a visitare chiese e

    ambienti religiosi, rivelandosi sufficiente-

    mente devoto ed osservante (spirer, come

    noto, durante una messa celebrata nella

    sua camera da letto). Persino quando

    riflette sulla condizione di un fanciullo

    mostruoso sostiene che quelli che a noi

    paiono mostri non lo sono per Dio, che

    vede nellimmensit della sua opera linfi -

    nit delle forme che vi ha compreso. Dalla

    sua perfetta sapienza non procede nulla

    che non sia buono e comune e normale;

    ma noi non ne vediamo la concordanza e

    la re l a z i o n e. A Roma ascolta la messa di

    Natale prima in latino e poi in greco, e

    vede un prete intento ad esorcizzare uno

    spiritato. Il prete proferiva parole terribi-

    li contro il diavolo, ingiuriava lindemo-

    niato dandogli di gran pugni e sputando -

    gli in viso. Lesorcista discetter poi sulle

    29Montaigne in Italia, G. Greco

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    30/112

    diverse tipologie dei diavoli e sulle sue

    esperienze pi significative.

    A Loreto visit il san-

    tuario, una casina molto

    vecchia e umile, costruita

    di mattoni, pi lunga chelarga; a Verona si rec a

    vedere il duomo, dove

    trov per lo meno singo-

    lare, a messa ampiamente

    iniziata, il comportamen-

    to dei fedeli: chiacchiera -

    vano nel bel mezzo della

    chiesa, il capo coperto e

    stando ritti con le spalle volte allaltare,

    apparentemente senza darsi alcun pensie -

    ro dellufficio, se non al momento delle -

    levazione. Proprio a Verona incontra la

    comunit ebraica, visita la sinagoga

    intrattenendosi a lungo sulle loro cerimo -

    nie; mentre a Roma assiste ad una circon-

    cisione, sostenendo per che anche gli

    ebrei non prestano pi attenzione alle

    proprie preghiere di quanto noi dedichia -

    mo alle nostre, e intanto chiacchierano

    daffari senza dimostrar eccessiva rive -

    renza per il culto.

    Per quanto riguarda le locande e i per-

    nottamenti, Montaigne, a parte rare ecce-

    zioni (alloggiamenti non buoni solamen -

    te, ma eziandio dilettevoli. La mia stanza

    appartata: non mi mancava nulla, senza

    impaccio o disturbo veruno), sostiene che

    in Italia ha trovato anche alloggiamenti

    scomodi, essendo talora inadeguate le

    porte e le finestre, modeste le tegolature

    delle case e sgradevole il sistematico uti-

    lizzo di materiali poveri.

    Montaigne passa per Bolzano, ove c

    abbondanza di vino, tanto che ne riforni-

    scono tutta la Germania, ed il miglior

    pane del mondo, un luogo

    pieno di comodit e corte -

    sia, e in particolare di

    giustizia e sicurezza, men-tre trova che Trento ha

    perso in tutto il garbo

    delle citt tedesche.

    Anche le locande di

    Padova non sono per lui

    paragonabili a quelle tede-

    sche, mentre i bolognesi,

    sempre attenti a salicar

    portici e strade gli paiono ottimi teatran-

    ti, nellottica di una citt che da tempo

    considerava il teatro come un luogo di

    crescita culturale in cui manifestare anche

    il proprio impegno civile e sociale.

    Quanto allintrigante questione dei rap-

    porti del nostro pensatore con quella

    malavita che gi funestava lEuropa del

    suo tempo, il lettore non tarda a compren-

    dere che Montaigne ha paura, molta paura

    dei briganti. Non certo un mistero che

    ab antiquo, nei nostri territori, i banditi

    minacciavano le zone rurali, assalivano i

    viaggiatori, spadroneggiavano in ogni

    modo possibile. Se, nel tredicesimo seco-

    lo, imperversava in Toscana il famoso e

    famigerato Ghino di Tacco, solo ventan-

    ni prima del viaggio di Montaigne, il

    nobile Marco Berardi sera messo a capo

    di un gruppo di contadini in terra calabra,

    guidando le rivolte contro i baroni, in una

    sorta di comunismo ante litteram. Proprio

    al tempo del viaggio, nellimpervio

    Abruzzo, praticava abusi dogni sorta il

    temutissimo Marco Sciarra, soprannomi-

    30oJd o i p o v r o i e j s m e ; n e j n t w `/ bivw /

  • 5/21/2018 HIRAM-2003_04.pdf

    31/112

    natoflagellum Dei, che non solo devasta-va campagne e villaggi, ma derubava euccideva i viaggiatori. Allepoca del tourdi Montaigne, nellulti-mo periodo del pontifi-

    cato di Gregorio XIII, ibriganti e i banditi cheinfestavano lh i n t e r -landbolognese addirit-tura superavano le ven-ticinquemila unit: unacifra davvero impres-sionante. In effetti, inquel torno di tempo,esistevano gi almeno cinque tipologie dibriganti: il brigante comune, voglioso didanaro e di beni; il brigante militare,fedele servitore di una qualche autoritcostituita che lo manovrava e gli commis-sionava il lavoro pi sporco; il brigantecrudele, che amava il sangue, provavapiacere ad uccidere e godeva nel procura-re sofferenza e morte; il brigante ruba-cuori, che desiderava avere numeroserelazioni amorose sfruttando la propriaterribile fama e le sue gesta; il briganteRobin Hood, che derubava i ricchi perdare ai poveri. Un guazzabuglio tale dafar stare sempre sul chi vive Montaigne,che avrebbe ambito a tutele pi ampie, mache per, quando si tratta di valutare lepene, convinto che tutto quello che va aldi l della semplice morte, mi sembra

    pura crudelt.I criminali uccisi, bolliti, squart