hyronisti - anno uno

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A un anno dalla presentazione del nostro manifesto ecco alcuni scritti che hanno iniziato a fiorire nell’ambiente hyronista. Per creare una cultura del dialogo, ma soprattutto per difendere la cultura in genere, che davanti alla sfida della società di massa e dei nuovi mezzi di comunicazione deve trovare la sua strada per sopravvivere contro la mercificazione che vuole l’appiattimento mentale per vender meglio il suo nulla. Dal volantino “Ma chi sono ‘sti hyronisti?” Maggio 2007 1 - Il relativismo Ebbene sì, siamo dei terribili relativisti, proprio quelli di cui parla papa Benedetto XVI. Ma mentre lui ci considera il nemico, noi, da buoni relativisti, non siamo affatto suoi nemici, né di nessun altro. Combattiamo contro le tendenze umane, non contro gli esseri umani. Perché? Se volete c’è la spiegazione colta con Benjamin Lee Whorf e tutti gli altri simpaticoni, ma se volete farla più semplice basta questo: internet. La rete da ormai circa diec’anni ha messo tutte le culture in contatto diretto e frontale. E messi così in contatto ci rendiamo conto chiaramente che tutto può esser visto e considerato da miliardi di punti di vista differenti. Anzi, da un punto di vista radicalmente diverso per ogni essere pensante. Questo lo sapevamo anche prima, direte, ma ora è molto più evidente. Prima bastava chiudersi nel proprio orticello per non fare esperienza. Ora l’esperienza viene a prenderci anche nei nostri orticelli: il relativismo è diventato più che un’opinione, un dato della vita quotidiana. 2 - L’hyronia In questa selva selvaggia di colori suoni emozioni e opinioni l’unica maniera per non uscirne pazzi è l’hyronia. Prendersi un di distacco dalle cose, dagli altri, da noi stessi e anche dalle nostre stesse opinioni. Sennò di finisce per fare a cazzotti. Che a l i v e l l o internazionale si chiama guerra. E no, a noi la guerra non ci sta simpatica. Anche p e r c h é disponiamo ormai di armi sufficenti a spazzare via il pianeta, se ci mettiamo tanto a fare i cretini. Inoltre c’è anche un altro aspetto dell’hyronia, più esistenziale: la vita nel nuovo millennio è bruttina. Non ci sono quasi più parchi verdi, non ci sono più ideali, al posto delle religioni millenarie c’è un mercato di settucole che litigano su chi ha avuto l’illuminazione più luminosa o l’apparizione più appariscente. Solo una risata profonda può sconfiggere l’immensa tristezza che ci attanaglia. 3 - La cultura del dialogo Quindi è chiaro che sosteniamo la cultura del dialogo piuttosto che la cultura della ricerca spirituale solitaria, sosteniamo la cultura del dialogo piuttosto che la cultura dello scontro che sempre nasce da una moltitudine di ricerche spirituali solitarie, sosteniamo la cultura del dialogo piuttosto che la cultura degli assolutismi che si fronteggiano a colpi di fuoco dall’alto delle loro torri di verità e rabbia. In politica quindi non siamo di destra, di sinistra o di centro: pensiamo che la politica si faccia dall’alto, valutando le situazioni e scegliendo per il meglio senza parzialità o faziosità, senza preconcetti. Ascoltando tutti. Quindi nelle guerre c’immedesimiamo con il suolo: non prendiamo parte per la spada che deve colpire per adempiere ai suoi doveri natali, sentiamo solo il peso di ogni cadavere, non prendiamo parte per lo scudo che odia chi lo colpisce, sentiamo solo l’orrorido orrore umido di ogni goccia di sangue versata. 4 - Cosa facciamo Facciamo incontri per discutere i temi che riteniamo importanti, per informarci e informare. Abbiamo grande attenzione per i nuovi mezzi di comunicazione perché crediamo che sia con quelli che noi umani combatteremo la nostra battaglia per la libertà da ora in poi contro i nostri impulsi retrogradi e autolesionisti. Produciamo spettacoli teatrali d’informazione, li facciamo in pubblico e diffondiamo i filmati attraverso e-Mule e il nostro sito. Abbiamo un blog, una casa editrice telematica, uno spazio su MySpace, facciamo un festival annuale (il FilosoFestival) e abbiamo perto un canale televisivo on-demand su internet dove pubblichiamo interviste (la prima è ad Angela Terzani). È on-demand e non in streaming perché siamo contrari alle stupide televisioni con il palinsesto dove lo spettatore non può decidere cosa vere e deve beccarsi un 50% di pubblicità. E abbiamo appena cominciato. Guido Giacomo Gattai Dallo scritto “12 tesi sull’hyronismo ilosofico” pubblicato nel volumetto “Manifesto hyronista e altri scritti di documentazione” Febbraio 2007 1. Secondo il relativismo, la descrizione dei fatti implica sempre l’assunzione di una costellazione di teorie e valori. Detto in altri termini, non esistono fatti neutri e indipendenti dai punti di vista di chi li descrive. In questo modo viene a cadere la distinzione tra fatti e teorie, i fatti sono teorie di taglia piccola, le teorie sono fatti di taglia grossa. 2. Dato il relativismo, viene a cadere il confine tra il riportare i fatti e l’esporre una teoria; in questo modo scompare la distinzione fra il filosofo e il giornalista. In questo scomparire possiamo trovare un movimento dialettico per cui il giornalista diventa filosofo e il filosofo diventa giornalista. 3. La situazione attuale sembra imporre a tutti gli intellettuali di essere sia giornalisti che filosofi, sia reporter che teorici dell’esistenza; ma a ben guardare, potrebbe essere così da molto tempo (vedi Voltaire e il poema sul terremoto di Lisbona). La differenza è che oggi i ritmi dell’informazione sono assai più rapidi, per cui il

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Page 1: Hyronisti - Anno Uno

A un anno dalla presentazione del nostro manifesto ecco alcuni scritti che hanno iniziato a fiorire nell’ambiente hyronista. Per creare una cultura del dialogo, ma soprattutto per difendere la cultura in genere, che davanti alla sfida della società di massa e dei nuovi mezzi di comunicazione deve trovare la sua strada per sopravvivere contro la mercificazione che vuole l’appiattimento mentale per vender meglio il suo nulla.

Dal volantino “Ma chi sono

‘sti hyronisti?” Maggio 2007

1 - Il relativismo Ebbene sì, siamo dei terribili relativisti, proprio quelli di cui parla papa Benedetto XVI. Ma mentre lui ci considera il nemico, noi, da buoni relativisti, non siamo affatto suoi nemici, né di nessun altro. Combattiamo contro le tendenze umane, non contro gli esseri umani. Perché? Se volete c’è la spiegazione colta con Benjamin Lee Whorf e tutti gli altri simpaticoni, ma se volete farla più semplice basta questo: internet. La rete da ormai circa diec’anni ha messo tutte le culture in contatto diretto e frontale. E messi così in contatto ci rendiamo conto chiaramente che tutto può esser visto e considerato da miliardi di

punti di vista differenti. Anzi, da un punto di vista radicalmente diverso per ogni essere pensante. Questo lo sapevamo anche prima, direte, ma ora è molto più evidente. Prima bastava chiudersi nel proprio orticello per non fare esperienza. Ora l’esperienza viene a prenderci anche

nei nostri orticelli: il relativismo è diventato più che un’opinione, un dato della vita quotidiana. 2 - L’hyronia In questa selva selvaggia di colori suoni emozioni e opinioni l’unica maniera per non uscirne pazzi è l’hyronia. Prendersi un di distacco dalle cose, dagli altri, da noi

stessi e anche dal le nostre stesse opinioni. Sennò di finisce per fare a cazzotti. Che a l i v e l l o internazionale si chiama guerra. E no, a noi la guerra non ci sta simpatica. Anche p e r c h é disponiamo ormai d i a r m i sufficenti a

spazzare via il pianeta, se ci mettiamo tanto a fare i cretini. Inoltre c’è anche un altro aspetto dell’hyronia, più esistenziale: la vita nel nuovo millennio è bruttina. Non ci sono quasi più parchi verdi, non ci sono più ideali, al posto delle religioni millenarie c’è un mercato di settucole che litigano su chi ha avuto l’illuminazione più luminosa o l’apparizione più appariscente. Solo una risata profonda può sconfiggere l’immensa tristezza che ci attanaglia. 3 - La cultura del dialogo Quindi è chiaro che sosteniamo la cultura del dialogo piuttosto che la cultura della ricerca spirituale solitaria, sosteniamo la cultura del dialogo piuttosto che la cultura dello scontro che sempre nasce da una moltitudine di ricerche spirituali solitarie, sosteniamo la cultura del dialogo piuttosto che la cultura degli assolutismi che si fronteggiano a colpi di fuoco dall’alto delle loro torri di verità e rabbia. In politica quindi non siamo di destra, di sinistra o di centro: pensiamo che la politica si faccia dall’alto, valutando le situazioni e scegliendo per il meglio senza parzialità o faziosità, senza preconcetti. Ascoltando tutti. Quindi nelle guerre c’immedesimiamo con il suolo: non prendiamo parte per la spada che deve colpire per adempiere ai suoi doveri natali, sentiamo solo il peso di ogni cadavere, non prendiamo parte per lo scudo che odia chi lo colpisce, sentiamo

solo l’orrorido orrore umido di ogni goccia di sangue versata. 4 - Cosa facciamo Facciamo incontri per discutere i temi che riteniamo importanti, per informarci e informare. Abbiamo grande attenzione per i nuovi mezzi di comunicazione perché crediamo che sia con quelli che noi umani combatteremo la nostra battaglia per la libertà da ora in poi contro i nostri impulsi retrogradi e autolesionisti. Produciamo spettacoli teatrali d’informazione, li facciamo in pubblico e diffondiamo i filmati attraverso e-Mule e il nostro sito. Abbiamo un blog, una casa editrice telematica, uno spazio su MySpace, facciamo un festival annuale (il FilosoFestival) e abbiamo perto un canale televisivo on-demand su internet dove pubblichiamo interviste (la prima è ad Angela Terzani). È on-demand e non in streaming perché siamo contrari alle stupide televisioni con il palinsesto dove lo spettatore non può decidere cosa vere e deve beccarsi un 50% di pubblicità. E abbiamo appena cominciato.

Guido Giacomo Gattai

Dallo scritto “12 tesi sull’hyronismo ilosofico”

pubblicato nel volumetto “Manifesto hyronista

e altri scritti di documentazione” Febbraio 2007

1. Secondo il relativismo, la descrizione dei fatti implica sempre l’assunzione di una costellazione di teorie e valori. Detto in altri termini, non esistono fatti neutri e indipendenti dai punti di vista di chi li descrive. In questo modo viene a cadere la distinzione tra fatti e teorie, i fatti sono teorie di taglia piccola, le teorie sono fatti di taglia grossa. 2. Dato il relativismo, viene a cadere il confine tra il riportare i fatti e l’esporre una teoria; in questo modo scompare la distinzione fra il filosofo e il giornalista. In questo scomparire possiamo trovare un movimento dialettico per cui il giornalista diventa filosofo e il filosofo diventa giornalista. 3. La situazione attuale sembra imporre a tutti gli intellettuali di essere sia giornalisti che filosofi, sia reporter che teorici dell’esistenza; ma a ben guardare, potrebbe essere così da molto tempo (vedi Voltaire e il poema sul terremoto di Lisbona). La differenza è che oggi i ritmi dell’informazione sono assai più rapidi, per cui il

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legame fra reporting e pensiero generalizzante emerge in maniera drammatica. 4. Un salto da un ruolo solo vagamente intellettuale ad una piena posizione di giornalista-filosofo, è avvenuto ad esempio in Beppe Grillo. Da semplice comico è diventato prima giornalista, poi, attraverso i suoi spettacoli e il suo blog, un vero e proprio punto di riferimento ideologico per molte persone. 5. Sembra che l’ironia abbia un ruolo centrale per una cultura del dialogo in un contesto di relativismo; senza la capacità di ridere sulle proprie concezioni, il relativismo porta ad una guerra di tutti contro tutti. Prendendo troppo sul serio il proprio punto di vista, e constatando d’altra parte che non esistono argomentazioni definitive per difenderlo, non resta che la forza per eliminare ogni dissidenza. 6. Al contrario, l’ironia porta all’apertura nei confronti degli altri punti di vista, all’accettazione serena della divergenza e anche

dell’incomunicabilità. Quindi il filosofo, se accetta fino in fondo il relativismo, come deve diventare anche un giornalista, così deve anche farsi teatrante. 7. Questo dovrebbe anche rendere il filosofo in grado di destreggiarsi nella particolare situazione politico-sociale nella quale viviamo oggi, la quale si annuncia come mercificazione integrale dell’esistente, per cui tutto ciò che esiste (ma anche ciò che non esiste) viene ridotto a merce e a possibile fonte di profitto economico. 8. La mercificazione dell’esistente è oggi messa in atto attraverso una spettacolarizzazione mediatica dell’esistente. 9. È chiaro anche che il filosofo deve in qualche modo opporsi a questo tipo di mercificazione integrale, in quanto essa è una arbitraria manipolazione dei punti di vista, che porta ad un loro inaridimento e omologazione. Questa manipolazione è una offesa alla dignità dell’uomo quanto la schiavitù. 10. Inoltre questa mercificazione che impone una crescita economica sempre maggiore porta ovviamente all’esaurimento delle risorse del pianeta e quindi all’estinzione della razza umana. 11. La nuova figura del filosofo che accetta queste conseguenze, che userà dunque le capacità di riflessione e l’ironia per sondare i diversi punti di vista che si offrono e per proporne di nuovi, opponendosi a questa questo contesto

mercificante, è ciò che io chiamo un combattente del pensiero. 12. Ogni essere vivente, nella misura in cui è consapevole delle proprie credenze ed esercita su di esse una critica e un tentativo di ricostruzione, è un filosofo.

Matteo Innocenti

Dal volantino

“Contro l’individualismo possessivo per un insieme di

valori dal volto umano” progettato per una futura manifestazione in piazza

Aprile 2007 COS’È L’INDIVIDUALIS-MO POSSESSIVO? Secondo l’individualismo possessivo, il massimo dello sviluppo umano è il perseguimento della ricchezza, del potere e del successo. L’individualismo possessivo è un sistema di valori, cioè un insieme più o meno organico di cose ritenute importanti per una buona vita.

Ogni cultura e ogni società ne possiede almeno uno, ma spesso i sistemi di valori sono molti. L’individualismo possessivo ha una origine occidentale, ma oggi domina incontrastato su tutto il mondo condizionando visibilmente la politica e l’economia di tutti gli stati. È evidente che questi valori influenzano non solo la politica, ma anche vasti fenomeni di massa come la pubblicità, lo sport, l’informazione, l’industria del divertimento. Ma quel che è peggio, influenzano la vita di milioni di persone. PERCHÈ L’INDIVIDUALISMO POSSESSIVO È DISUMANO? È da tempi remoti che la filosofia ha sviluppato argomenti contro simili valori. Infatti già agli occhi degli antichi greci era chiaro che secondo questi valori l’uomo più realizzato è il tiranno, che è l’uomo più ricco, più potente e più di successo del proprio paese. Volendo aggiornare il discorso, potremmo notare che questi valori possono essere condivisi tanto dal politico o all’imprenditore di successo, quanto dal criminale, dal mafioso o, come per i greci, dal dittatore. Siamo sicuri che sia questo il massimo che l’uomo può dare? COSA HA DA OFFRIRE DI MEGLIO LA CASA? Forse il massimo dello sviluppo umano non sta nel possedere molte cose, ma nell’avere persone fidate con cui condividere le proprie emozioni; non è nel potere degli uni sugli altri, ma nella conoscenza condivisa da molti, i saperi alla portata di tutti; non è nel successo, l’effimera approvazione degli altri, ma nella salute fisica e mentale, che non vuol

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“un libro di trincea”. Non perché abbia carattere rissoso o guerrafondaio, ma perché parlare del Male (l’eterno nemico di ogni filosofo morale), o della sua identificazione nel dolore, non ci si può che “mettere in gioco in prima persona” e “pagare di tasca propria”. Non si può che mostrarsi agli attacchi e agli abbracci. Cercando di confliggere il meno possibile ma rendendosi conto che il conflitto, quando si fa appunto “filosofia di trincea”, è inevitabile. […] stamparlo sarebbe stato riduttivo da un lato e problematico dall’altro. Riduttivo perché abbiamo la fortuna di non avere un pubblico solo fiorentino, e problematico a livello pratico in quanto avremmo dovuto far pagare le copie. In accordo con l’autore abbiamo perciò deciso di aprire la prima casa editrice telematica di filosofia in Italia.

[…] Oltre che un ottimo strumento per diffondere testi che ci interessano, creare questo piccolo caso storico è stato anche un buon modo per finire sulle bocche di tutti. D’altro canto un discorso filosofico che si propone di essere utile è logico si proponga

anche di essere ascoltato dai molti. Gli Hyronisti sono nati anche per la diffusione del dibattito filosofico al di fuori degli ambienti accademici, e siamo abituati a considerare questo uno dei nostri scopi più nobili e non – come è stato sostenuto dai detrattori – un’esigenza frivola. Parlare solo fra studiosi e fare giri di parole inutili, parlare di cose che non servono a niente e interessano a pochi, non è serio ma settario.

E come sa chi ci segue da tempo, noi non amiamo gli atteggiamenti settari...

Guido Giacomo Gattai - 26 Ottobre 2005

Dal’introduzione

all’appendice sul settarismo del secondo almanacco

[…] è bene precisare di cosa si parla esattamente quando si usa il termine

cui pochi si avventurano e sul quale ben si distinguono le differenti posizioni, in cui è impossibile non schierarsi, impossibile fingersi d’accordo con un ecumenismo di comodo che speso pervade i salotti soporiferi del moderno dibattito filosofico. Di

avanguardia, perché nonostante sia scritto da un autore che ha ormai terminato il cursus honorum, risponde per sua stessa natura alle esigenze di noi avanguardie che siamo alla c o n t i n u a ricerca di s t u d i e p o s i z i o n i f i l o s o f i c h e che possano applicarsi alla v i t a quotidiana, a parole e proposizioni che abbiano (direbbe J.L. A u s t i n ) c a r a t t e r e performativo, f a c c i a n o , agiscano, facciano la differenza, cambino le cose. Infine avrete già capito perché dico

dire certo imbottirsi di farmaci al primo raffreddore o alla prima stranezza del comportamento. Amicizia, conoscenza, salute: tutte cose di cui infinite persone possono godere senza togliere nulla agli altri, al contrario dei valori dell’individualismo possessivo; quest’ultimo insieme di valori, coltivando l’accumulo spregiudicato e virtualmente infinito di cose che escludono una fruizione collettiva alimenta l’odio, la violenza e i conflitti. Di contro per noi la pienezza della vita è data da qualcosa come un altruismo della condivisione; l’insieme di valori che proponiamo promuove naturalmente una cultura della pace e del dialogo. Per questo stiamo cercando di promuovere una presa di coscienza CONTRO L’INDIVIDUALISMO POSSESSIVO, A FAVORE DI UN INSIEME DI VALORI DAL VOLTO UMANO.

Matteo Innocenti

Dall’introduzione a “Il dolore e la sua storia” di Roberto G. Salvadori

primo libro pubblicato dalla nostra casa editrice telematica

Le HET (Hyroniche Edizioni Telematiche) nascono per esigenze di servizio del gruppo di lavoro (o, se preferite la dicitura ambiziosa, del movimento filosofico) degli Hyronisti. Dovevamo rendere pubblico il lavoro di Roberto G. Salvadori “Il dolore e la sua storia” che era stato pubblicato dalla Regione Toscana nel 2003, in mille copie a distribuzione gratuita, all’interno di un programma di sensibilizzazione del personale medico riguardo al problema del dolore dei malati.[…] Ci siamo resi conto che avevamo per le mani un grande lavoro di storia della filosofia morale e un libro di morale spicciola, di frontiera, di avanguardia, di trincea. Spicciola, in quanto interessa un problema di tutti con termini accessibili. Di frontiera, in quanto si muove su un terreno in

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difficilissimo uscire (talvolta si può non riuscire a farlo nonostante si impieghino tutte le nostre forze). Messo tutto questo nero su bianco è chiaro che ogni gruppo sociale ha degli atteggiamenti settari e anche ogni essere umano li ha. Ma credo che i gruppi sociali che rispondono a tutte queste caratteristiche (o alla maggioranza di esse) dovrebbero essere penalmente perseguibili. E credo che l’imputazione poterebbe essere “crimine contro l’umanità”. Ciò non di meno la morale non può accanirsi che contro i concetti, e non contro gli uomini. Quindi ribadisco ancora una volta che, per noi “non addetti ai lavori” della legge, la lotta al settarismo credo dovrebbe esser condotta non odiando e colpendo le sette, i loro membri e i loro capi (sì, insisto, la legge dovrà pur fare qualcosa se si vuol risolvere il problema, ma non noi) ma cercando di lavorare a creare una società psichicamente più forte, di individui meno circuibili, e diffondendo informazione preventiva sugli effetti devastanti di questi atteggiamenti.[…] Senza tutto questo chiunque esca da una setta, se è fragile, è condannato a cadere in un’altra.

Guido Giacomo Gattai

5 – È una setta in particolare anche un’organizzazione sociale che ammetta persone che non si trovano nel pieno possesso delle loro facoltà mentali. Drogati, malati mentali od altri tipi di emarginati sociali non possono essere ammessi in un’organizzazione sociale se non vengono prima riabilitati. La riabilitazione deve preesistere e non seguire l’ammissione all’organizzazione sociale per i motivi di cui sopra. 6 – È una setta un gruppo sociale che tenti di trattenere chi vuole uscirne con misure di pressione sociale, psicologica, giuridica o economica. 7 – È una setta qualunque gruppo sociale rifiuti di fornire spiegazioni sul proprio operato e sulla propria struttura interna quando qualcuno (non importa la posizione sociale o il ruolo, non importa se interno o esterno al gruppo in questione) ne faccia richiesta. 8 – È una setta in genere qualunque gruppo risponda a tutte queste caratteristiche o alla

maggior parte di esse, sia che si tratti di un assembramento politico, religioso, spor t i vo o d i qualunque al t ra forma. 9 – Si può adottare una definizione unitaria breve – meno tecnica ma più ricordabile – di questo tipo: un qualsiasi gruppo sociale in cui è facilissimo entrare (talvolta lo si può f a r e s e n z a accorgersene) e

“settarismo”. Come sempre ogni definizione è buona, ma tenterò di darne una restrittiva per poter parlare tutti della stessa cosa e per chiarire di cosa, in questo momento, stiamo parlando noi. Mi scuso anzi di non aver premesso questa definizione allo scorso almanacco. Tenete presente che chiamo “gruppo sociale” un qualunque insieme di persone che si frequentano con una certa regolarità e “organizzazione sociale” un qualunque gruppo sociale acquisisca forma regolare e/o pianificata, che lo faccia passando per via legali o de facto. 1 – È una setta un gruppo di persone relativamente ristretto che ritiene di detenere capacità o conoscenze che altri non hanno e che ritiene (almeno nella sua posizione ufficiale) che questa differenza sia di carattere ontologico, legittimando così la differenziazione dagli altri esseri umani. È una setta qualunque gruppo sociale, ad esempio, ritenga di essere a parte della verità o di una parte di essa. 2 – È una setta in particolare qualunque gruppo sociale impedisca ai propri interni (sia ufficialmente che ufficiosamente, sia con mezzi diretti che indiretti, sia da regolamento che moralmente) la frequentazione di esterni al gruppo in questione o il matrimonio con questi. A maggior ragione è una setta quel gruppo sociale che eserciti violenza psichica, fisica o legale sui non appartenenti o su di una parte di essi. 3 – È una setta un gruppo sociale che non si proclama organizzazione quando parla di sé agli esterni di esso, ma lo fa con gli interni, o che – anche in altra forma – nasconde la sua esistenza al mondo per fare proselitismo sotterraneo. 4 – È una setta in genere qualunque organizzazione faccia proselitismo non dichiarato, cioè non si mostri per quel che è prima che il novizio vi entri. Se è possibile “ritrovarsi” in un gruppo sociale senza che nessuno degli interni ci avesse avvertito che lo stavamo facendo, e senza quindi che sia stata una nostra specifica decisione, questa è una setta.

Viste le attività già svolte riguardo al tema della pace come evoluzione della cultura del dialogo ci proponiamo un progetto di sensibilizzazione degli studenti medi superiori riguardo alla cultura della pace offrendo una lezione gratuita a ogni classe che ne faccia richiesta esplicita attraverso un proprio docente che si dichiari disposto a cedere una delle sue ore a questo scopo. Le attività da noi svolte pubblicamente a riguardo sono essenzialmente tre: la prima con la moglie di Tiziano Terzani, Angela Staude Terzani (incontro al caffè storico “Giubbe Rosse” del 6 ottobre 2006 con il direttore di “Testimonianze” Severino Saccardi, il presidente di U.C.O.D.E.P. Francesco Petrelli, l’indologa Gloria Germani e Angela Staude Terzani), la seconda nell’ambito del Dipartimento di Filosofia di Firenze (seminari autogestiti sul tema “Guerra e pace dopo l’11 settembre 2001”) e la terza di nuovo con la Staude Terzani (la realizzazione del breve film “Terzani oggi: attualità di una buona occasione”). Proprio la proiezione di questo film potrebbe fra l’altro essere sfruttata per aprire il dibattito in classe essendo ricco di spunti e molto breve (circa sette minuti). Si tratta di un’attività pensata per la sensibilizzazione dei ragazzi riguardo al problema più cocente del nostro secolo: la convivenza. Problema che è poi la base per loro (per tutti) della vita quotidiana scolastica e post scolastica. Gli interessati possono contattarci attraverso il nostro sito (www.hyronisti.it).