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Furono in tanti, di secolo in secolo, a studiare nella «Capitolare». Su tutti Pipino d’Italia (man-dato dal padre Carlo Magno con l’idea che Verona era «la nuova Atene»), Dante Alighieri e Francesco Petrarca. Il primo, che già in precedenza aveva passato qualche mese a Verona, ci andò a vivere nel 1312, accogliendo l’invito di Cangrande della Scala («Lo primo tuo refugio e ’l primo ostello/ sarà la cortesia del gran Lombardo/ che ’n su la scala porta il santo uccello») ed è probabile che proprio nell’antica biblioteca abbia trovato spunti (come quello sull’abate di San Zeno) per la Commedia che in quegli anni andava scrivendo. Il secondo ci si rifugiò una trentina di anni dopo, nel 1345, e mai visita alla «Capitolare» fu più proficua. Vi scoprì infatti le orazioni ciceroniane «Ad Brutum, Ad Atticum e Ad Quintum fratrem» e proprio da quella sco-perta sarebbe fiorita la sua passione per le epistole. Un millennio e mezzo di vita culturale, silenzi, studi, meditazioni. Ma più ancora, se possi-bile, di tenacia. Quella che consentì alla «Capitolare» di sopravvivere agli eventi più traumatici. Come il devastante terremoto del 1117. O la peste del 1630, che ammazzò due terzi dei vero-nesi, compreso il prefetto della biblioteca, il quale aveva appena finito di spostare e nasconde-re gran parte dei pezzi migliori, a partire dai codici, per lasciar spazio a una ristrutturazione. Col risultato che per quasi un secolo, defunto il custode dei nascondigli, nessuno riuscì più a trovare i preziosi reperti. Finché per le insistenze di Scipione Maffei («uomo nato nobile nella critica libera, franca, spregiudicata e originale», scriverà Giacomo Leopardi) le ricerche riprese-ro più seriamente fino alla riscoperta del tesoro salutata da Maffei con febbrile ardore: «Non venivano fuori se non codici in lettere maiuscole, o, se pure in altra forma, in una scrittura che risultava millenaria... Perdevo quasi il senno e i sensi per lo stupore, e mi sembrava di sognare stando sveglio, dal momento che sapevo che uno o due codici di quell’antichità bastano talora a dar fama e lustro a biblioteche reali...». Anche Napoleone si entusiasmò, purtroppo, davanti al patrimonio della «Capitolare». E or-dinò ai suoi esperti di impossessarsi di 31 codici e 20 incunaboli, fatti portare alla Bibliothèque nationale de France, da dove sarebbero tornati (e non tutti) solo dopo il Congresso di Vienna. Ancor più gravi, però, sarebbero stati due traumi successivi. Prima l’alluvione di Verona del 1882, quando l’Adige si portò via persino il Ponte Nuovo e coprì di fango migliaia di pergame-ne. Poi il bombardamento americano del 4 gennaio 1945, che rase al suolo l’aula maggiore. Ma proprio qui s’innesta una delle storie più sorprendenti. I pezzi più preziosi lì non c’erano più: li avevano messi al riparo dalle bombe, nella canonica di Erbezzo in Lessinia e poi in un altro luogo, alcuni ufficiali tedeschi (perfino uno arruolato nelle SS) amici dell’Italia e del-le belle arti italiane. Per primo Wolfgang Hagemann, che quando si era presentato al prefetto della «Capitolare» Giuseppe Turrini, era stato subito riconosciuto: per laurearsi aveva studiato lì, a Verona, nella biblioteca millenaria. Ma la sorpresa sbalorditiva arrivò col subentro degli americani. Si presentò un ufficiale, Bernard Peebles, e restarono tutti a bocca aperta: aveva preparato la sua tesi lì anche lui. L’INCONTRO Si tiene martedì 21 marzo alle ore 18 presso Villa della Torre a Fumane di Valpolicella (Verona) un convegno dedicato alla Biblioteca Capitolare di Verona. Dopo l’introduzione di Giancarlo Ma-stella, direttore di Villa della Torre, sono previsti gli interventi di monsignor Bruno Fasani, pre-fetto della Biblioteca Capitolare, e dei professori Dorit Raines e Adriano Prosperi. Coordina Gianni Moriani. L’incontro è aperto al pubblico, ma per partecipare è necessaria la prenotazio-ne: [email protected]; tel. 045 6832070 (modifica il 21 marzo 2017)
L7 C T O.Oggi alle 18.45 a Villa della Torre a Fumane le relazioni di docenti delle maggiori università italiane
Capitolare, patrimonio di sapereraccolto nel corso dï 1500 anni
L'antica dimora di Giulio Romanoe Michele Sanmicheli e la bibliotecafurono legate nel Cinquecento dallafrequentazione di tanti intellettuali
Camilla Madinelli
Villa Della Torre Allegrini ce-lebra i 1500 anni della Biblio-teca Capitolare di Verona. AFumane, l'antica dimora diGiulio Romano e MicheleSanmicheli, cuore pulsantedella cultura veronese e italia-na durante l'Umanesimo,pensa al plurisecolare anni-versario della più antica bi-blioteca al mondo (517-2017)ancora viva e vegeta. Custodi-sce un patrimonio unico einestimabile: 1.200 mano-scritti, 245 incunaboli, 2.500cinquecentine, 2.800 seicen-tine, 11.000 pergamene e ol-tre 72mila volumi di grandevalore culturale. Ma quantiveronesi lo sanno? Quanti so-no consapevoli del tesoro cu-stodito a Verona, a fianco delduomo?
La Biblioteca, infatti, traeorigine dalla Schola Sacerdo-tum Sanctae veronensis Ec-cleslae, ovvero dal CapitoloCanonicale della Cattedrale,che aveva due compiti: pre-stare servizio liturgico nelduomo e preparare cultural-mente i nuovi sacerdoti.Oggi, inizio di primavera,
nellavilla il direttore Giancar-lo Mastella ha invitato ospitidi primo piano su scala nazio-nale per onorare la Capitola-re insieme al suo prefetto,monsignor Bruno Fasani, e
fare dell'incontro, sottolineaMastella, «una necessaria ri-flessione attorno al grande te-ma della salvaguardia e del ri-lancio delle grandi bibliote-che storiche di Italia».
Il ritrovo è alle 18.45 nel sa-lone degli Specchi, per ascol-tare gli interventi di monsi-
gnor Fasani e dei professoriDorit Raines dell'UniversitàCa' Foscari di Venezia eAdriano Prosperi della Scuo-la Normale Superiore di Pi-sa. Modera Gianni Moriani,docente all'Università Vita eSalute del San Raffaele, a Mi-lano. Intermezzi a cura delCoro Popolare Gregoriano di
Verona, diretto da padreMarco Repeto e dal maestroLetizia Butterin. L'incontro,a ingresso libero con prenota-zione (tel. 045 6832070), èpreceduto alle 18 da una visi-ta guidata alla villa.
Il direttore Mastella prendele mosse dagli antichi e radi-cati legami tra la villa di Fu-mane e la Biblioteca Capitola-
re in centro città, frequentatanel Trecento da Dante e Pe-trarca e poi da tanti umanistie letterati nel corso dei secoli.«Villa Della Torre era il luo-go del circolo Gibertino», rac-conta «dal momento cheFrancesco della Torre era ilsegretario del vescovo di Ve-rona Gian Matteo Giberti. LaCapitolare e la villa li immagi-no pertanto come spazi, nelCinquecento, di comune fre-quentazione. È certo chel'officina libraria, ossia loScriptorium, era attiva il pri-mo agosto del 517, data appo-sta da un sacerdote amanuen-se su un codice della Capitola-re». Non si tratta nemmenodel codice più antico lì conser-vato: sono precedenti le Isti-tuzioni di Gaio - unico testoal mondo di diritto romanopervenuto completo ai giorninostri - e un'edizione del DeCivitate Dei di Sant'Agosti-no, dell'inizio del V secolo. Il"pezzo" noto ai più, spessostudiato a scuola, è poi il co-siddetto «Indovinello verone-se», che risale a un'età com-presa tra l'VIII e il IX secolo,e che viene ritenuto la più an-tica espressione scritta dellanascente lingua italiana. •
Gli interni della Biblioteca Capitolare , che custodisce 1.200 manoscritti
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Carlo Magno considerava Verona la nuova Atene, eci mandò il figlio Pipino a studiare perché potessediventare il nuovo re d'Italia. Chissà quanti deiveronesi oggi sono consci dei ruolo culturale che lanostra città ha rivestito nei secoli passati,soprattutto grazie a quella istituzione che il barbaroTeodorico, a quanto pare, volle fondata: quellaBiblioteca Capitolare di cui ieri sera, a villa Della Torredi Fumane, si sono festeggiati i 1.500 anni di vita. Ladata del 1 agosto del 517 fu apposta da un monacobirichino che di nome faceva Ursicino e che,contravvenendo alla regola, la aggiunse alla suatrascrizione della vita di San Martino di Tours,manoscritto tra i più antichi nell'incredibilepatrimonio della Capitolare. «Una data che - haspiegato monsignor Bruno Fasani (in foto), dacinque anni prefetto della biblioteca - attestal'esistenza di uno scriptorium attivo al tempo diTeodorico, la cui origine però può essere ricondottaall'epoca di San Zeno, e comunque funzionante giàalla fine del IV o inizio del V secolo». Quelli in cui ci sipuò imbattere all'interno della Capitolare sono libri,ha detto Fasani, «che tolgono il fiato per l'emozione,alcuni risalgono al 300, dunque ben precedenti aquella data del 517. Libri unici al mondo come leIstituzioni di Gaio, credute perse e riscoperte qui nel1816». E per capire il valore di un ritrovamentocome questo, bisogna sapere che le Istituzioni diGaio sono l'unico scritto esistente che ci restituisce ildiritto romano originario. Ritrovarle, come ha
spiegato Gianni Moriani, dell'Università San Raffaele,ha significato rifondare le basi del diritto. «Ancoraoggi dalla lezione di Gaio - ha spiegato AdrianoProsperi della Normale di Pisa, che negli anni '60fece la sua tesi di laurea all'interno della Capitolare -si può imparare a far funzionare la macchina delloStato». Ecco perché Fasani ha parlato di un luogodove si può entrare nella storia e conoscere il propriodna. Ecco perché la serata di ieri non ha certoesaurito le celebrazioni per un tempio della culturache deve diventare patrimonio dell'umanità. Quellodi ieri sera è stato «solo un aperitivo - ha chiaritoFasani -: il grosso arriverà con l'autunno, quando labiblioteca ospiterà iniziative realizzate conl'Università, conferenze, incontri e mostre, per capirecome la cultura sia passata attraverso modi diversidi scrivere, attraverso caratteri e supporti diversi,dalla pergamena alla carta».
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Monsignor Fasani: «Farò anche la guida, ma la biblioteca deve essere per tutti»
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Carlo Magno consideravaVerona la nuova Atene, e cimandò il figlio Pipino a stu-diare perché potesse diventareil nuovo re d'Italia. Chissàquanti dei veronesi oggi sonoconsci del ruolo culturale chela nostra città ha rivestito neisecoli passati, soprattutto gra-zie a quella istituzione che ilbarbaro Teodorico, a quantopare, volle fondata: quella Bi-blioteca Capitolare di cui ierisera, a villa Della Torre di Fu-mane, si sono festeggiati i 15ooannidi vita.
La data del primo agosto del517 fu apposta da un monacobirichino che di nome facevaUrsicino e che, contravvenen-do alla regola, la aggiunse allasua trascrizione della vita diSan Martino di Tours, mano-scritto tra i più antichi nell 'in-credibile patrimonio della Ca-pitolare.
«Una data che - ha spiegatomonsignor Bruno Fasani, dacinque anni prefetto della bi-blioteca - attesta l'esistenza diuno scriptorium attivo al tem-po di Teodorico, la cui origineperò può essere ricondotta al-l'epoca di San Zeno, e comun-que funzionante già alla finedel IV o inizio del V secolo».Quelli in cui ci si può imbatte-re all'interno della Capitolaresono libri, ha detto Fasani,«che tolgono il fiato per l'emo-zione, alcuni risalgono al 300,dunque ben precedenti a quel-la data del 517. Libri unici almondo come le Istituzioni diGaio, credute perse e riscoper-te qui nel 1816». E per capire ilvalore di un ritrovamento co-me questo, bisogna sapere chele Istituzioni di Gaio sonol'unico scritto esistente che cirestituisce il diritto romanooriginario, senza le manipola-
zioni della decadenza impe-riale. Ritrovarle, come ha spie-gato Gianni Moriani, dell'Uni-versità San Raffaele, ha signifi-cato rifondare le basi deldiritto.
«Ancora oggi dalla lezionedi Gaio - ha spiegato AdrianoProsperi della Normale di Pi-sa, che negli anni '6o fece lasua tesi di laurea all'internodella Capitolare - si può anco-ra imparare a far funzionare lamacchina dello Stato». Ecco
perché Fasani ha parlato di unluogo dove si può entrare nellastoria e conoscere il propriodna. Ecco perché la serata diieri non ha certo esaurito le ce-lebrazioni per un tempio dellacultura che, al di là delle fre-quentazioni accademiche, de-ve diventare patrimonio del-l'umanità, aperto a tutti. Quel-lo di ieri sera è stato «solo unaperitivo - ha chiarito Fasani -:il grosso arriverà con l'autun-no, quando la biblioteca ospi-
terà iniziative realizzate in col-laborazione con l'Università,conferenze , incontri e mostre,per capire come la cultura siapassata attraverso modi diver-si di scrivere , attraverso carat-teri e supporti diversi, dallapergamena alla carta».
Questa la sua missione, hadetto Fasani , nominato prefet-to non da accademico, ma dagiornalista : far sì che attornoalla Capitolare si crei un inte-resse come quello che fa met-tere in coda migliaia di perso-ne per andare a vedere a Dubli-no il Book of Kells. «Ora la bi-blioteca è visitabile solo suappuntamento, ma io vorreiavere i fondi (al momento dav-vero pochi) per mettere a di-sposizione il nostro patrimo-nio, attraverso la tecnologia, itouch screen , i computer...».Perché il mondo dovrebbe sa-pere che tra i tesori c 'è anchel'Evangelarium porpureum ,arrivato qui nel VI secolo, forseproveniente dallo scriptoriumdi Cassiodoro,Capitola com-missionato da Teodorico nel Vsecolo e vergato in oro fuso supergamena rosso porpora.
E ciò che rende unica la Ca-pitolare, è il fatto di essere so-pravvissuta - si direbbe mira-colosamente , visto che il libroè uno degli oggetti più fragili
al mondo - ai tanti eventi in-fausti che sono costati la vita auna serie di biblioteche famo-se della storia dell'umanità, in-cendi alluvioni, bombarda-menti, dismissioni, demoniz-zazioni dei libri, come ha rac-contato Dorit Raines, docenteall'Università Ca' Foscari di Ve-nezia: dalle ziggurat dei babi-lonesi, da Ninive ad Alessan-
Monsignor FasaníServono fondivdainvestire in touch screen,computer, tecnologie peraprirci al pubblico
dria, da Atene a Roma, le bi-blioteche sono sempre statevicine o dentro i palazzi delpotere. Sapere è potere, lo sa-pevano già gli antichi monar-chi. E per entrare nei misteridella Capitolare, nello stessoluogo dove Dante e Petrarcahanno trovato le loro fonti,Bruno Fasani sarà guida d'ec-cezione in aprile, l'1, i115 e il29, alle lo, solo su prenotazio-ne (045 596516).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Scrigno secolareA sinistra, don Bruno Fasani alla Biblioteca capitolare;sopra uno dei codici medievali preziosissimi checustodisce; sotto, il pubblico in occasione di una dellemostre più recenti
La storia
La Bibliotecacapitolare diVeronafesteggiaun'esistenza darecord: 1.500di storia, unadelle piùlunghe in tuttoil mondo
La nascitaviene fattacoincidere conil 1° agosto517, dataannotata da unamanuense,Ursicino, su uncodice sullevite di SanMartino e SanPaolo di Tebeda lui trascritto.Codiceappuntoconservatonella bibliotecacon altri tesoridella storiaeuropea
Pezzi uniciFra i documentipiù preziosidella Capitolareci sono leIstituzioni diGaio, libri uniciche risalgonoaddiritturaal 300