i flussi illegali di pneumatici e pfu in italia
TRANSCRIPT
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 5
A cura dell'Osservatorio
sui flussi illegali
di pneumatici e PFU
TESTI DI
Antonio Pergolizzi
Francesco Dodaro
Enrico Fontana
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE
Emiliano Rapiti
Indice
Premessa 7
Il baco dell’illegalità 9
La piattaforma CambioPulito.it 15
1. I risultati e l’analisi dei primi due anni e mezzo di applicazione di Cambio Pulito 19
1.1 Gli esposti alle autorità competenti 32
2. L’evoluzione degli scenari illegali 36
2.1 Le strategie criminali 39
2.1.1 Le società “cartiere” e il vulnus normativo del commercio elettronico 42
2.1.2 Siti che chiudono e frodi che continuano 48
2.1.3 Dal falso usato ai furti 51
2.1.4 Ricambi non autorizzati 52
2.1.5 Illegalità fuori dai confini 55
3. Il risultato finale? Accumuli fuori controllo e smaltimenti illegali di PFU 56
4. Il whistleblowing in Italia e il modello della piattaforma Cambio Pulito 58
5. Le proposte dell’Osservatorio 63
5.1 Il miglioramento del DM 82/2011 66
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Caccuri, provincia di Crotone (Febbraio 2019),
Foto scattate da Nicola Abruzzese, Presidente
circolo Legambiente Nicà (CS)
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 7
Nei primi giorni di novembre 2019, la Guardia di finanza del Comando provinciale di Milano, du-
rante un controllo all’interno dei capannoni di una ditta di Pieve Emanuele, nel Milanese, sequestra
oltre 10 mila pneumatici usati pronti per essere lavorati e venduti senza uno straccio di autorizza-
zione. All’interno del capannone, grande più di 600 metri quadrati, si sarebbe consumata un’attività
completamente illegale, anche con l’ausilio di immigrati senza permesso di soggiorno e sottoposti
a quotidiano sfruttamento. Insieme a pneumatici usati, quindi ancora utilizzabili, i militari si sono
trovati di fronte vere e proprie cataste di pneumatici fuori uso (d’ora in poi PFU), destinati con ogni
probabilità a smaltimenti illegali.
Scatta un sequestro analogo, questa volta a opera dei carabinieri, nel mese di giugno a Soverato,
in provincia di Catanzaro: oltre agli PFU, i militari mettono i sigilli a rifiuti speciali, pericolosi e non, co-
stituiti da parti meccaniche di autoveicoli (intrise di olii e grassi) nonché parti di carrozzeria.
Pochi mesi prima, a metà febbraio, durante un pattugliamento nella cosiddetta Terra dei fuochi,
dalle parti di Frignano (Ce) i carabinieri si imbattono in una discarica abusiva di 2.500 metri quadrati
di PFU, insieme al solito degradato contorno di olii esausti, big bags, e mille altri tipi di rifiuti speciali e
pericolosi. Una bomba ecologica a orologeria, più di 200 tonnellate di scarti pronti a prendere fuoco
da un momento all’altro, con diciassette persone denunciate, per lo più amministratori e gestori di
aziende operanti nel settore chimico, metallico, plastico, del trasporto trattamento e stoccaggio di ri-
fiuti, nonché autocarrozzerie. I reati contestati sono l’attività di gestione illecita di rifiuti e l’emissione in
Premessa
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atmosfera non autorizzate, lo stoccaggio e il deposito di rifiuti incontrollato e l’inosservanza o l’assenza
delle previste autorizzazioni agli scarichi. Solo l’ennesima scoperta di questo tipo di attività ecocrimi-
nale, dove spicca il nero dei PFU.
Sono soltanto tre delle “fotografie” più recenti delle tante facce dei fenomeni d’illegalità che an-
cora incidono, nel nostro paese, sul mercato degli pneumatici, nuovi, usati e a fine vita, ma che ben
rappresentano la pluralità di illeciti che si consumano in queste filiere. Per smascherarle, una per una,
Legambiente, Ecopneus, EcoTyre e Greentire (i tre principali consorzi di raccolta di PFU), le associa-
zioni di categoria Confartigianato-Imprese, CNA, Assogomma, Airp e Federpneus, hanno dato vita, nel
maggio del 2016, all’Osservatorio sui flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia. Due gli obiettivi di
fondo: sostenere e tutelare le aziende sane e gli operatori onesti (sia nel mercato degli pneumatici nuovi
e usati che della raccolta degli Pneumatici fuori uso - PFU) dalle pratiche illegali e allo stesso tempo
proteggere gli ecosistemi dagli smaltimenti illeciti. Economia sana in un ambiente sano sono due facce
della stessa medaglia. Anche se la filiera dei PFU rimane in Italia una delle più virtuose, dove la gran
parte degli operatori lavora nel pieno rispetto delle regole, persistono forme di illegalità che è interesse
di tutti contrastare e denunciare con ogni mezzo.
Sono gli stessi obiettivi a cui è finalizzata la concreta applicazione del DM 82/2011, che ha in-
trodotto anche per gli pneumatici venduti in Italia il principio europeo della responsabilità estesa del
produttore e ha razionalizzato la filiera, consentendo di far rientrare nell’alveo della legalità buona
parte dei fenomeni di smaltimento illegale di PFU. Cionondimeno permangono falle nei meccanismi
di regolazione e di controllo dei flussi. La colpa? L’ostinato ricorso a pratiche illegali da parte di
soggetti che, pur rappresentando una esigua minoranza di quelli attivi sul mercato degli pneumatici,
stanno infliggendo seri problemi agli operatori onesti. Insomma, se dal 2011 c’è stato un significativo,
e mai visto prima, passo in avanti, ancora molto rimane da fare. Come si racconta in questo Rapporto
sulle attività svolte dall’Osservatorio, a cominciare dai risultati ottenuti grazie alla piattaforma di whist-
leblowing “Cambio pulito”, la prima del genere attiva in Italia, su cui si ritornerà più avanti.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 9
Il baco dell’illegalità
Dall’incrocio delle esperienze dirette e delle informazioni raccolte dall’Osservatorio tra gli addetti
ai lavori, è emerso sin dall’inizio come l’illegalità si manifesti sia nella filiera della compravendita degli
pneumatici nuovi e usati che nelle attività di ricambio, riparazione e riuso sino alla raccolta e gestione
degli pneumatici a fine vita, cioè i PFU. È impossibile parlare dell’una senza scomodare l’altra. Pur-
troppo, ogni nodo della filiera che governa la gestione degli pneumatici fino a quando diventano rifiuti
è sottoposto a troppe tensioni criminali, grazie a una platea di operatori irregolari che non perde mai
adepti e che, ostinatamente, non si rassegna al rispetto delle regole.
L’illegalità, in ogni sua veste, è il vero baco del sistema, la causa delle inefficienze che stanno
arrecando danni economici enormi agli operatori in regola e paralizzando gli stessi gommisti, l’anello
debole della filiera, dove finiscono per essere stoccati nei piazzali e magazzini anche gli PFU irregolari,
cioè quelli extra target rispetto agli impegni fissati dai consorzi a inizio anno e che per tale ragione
rimangono a terra per troppo tempo. Così i magazzini e i piazzali si gonfiano di PFU che non dovreb-
bero esserci, mandando nel panico gli operatori e mettendo pericolosamente in crisi persino il funzio-
namento della responsabilità estesa del produttore. Con il paradosso che i depositi stracolmi di PFU
generano quasi automaticamente le ispezioni e gli inevitabili sequestri da parte delle forze di polizia, Asl
e Vigili del fuoco, magari allertati da cittadini preoccupati e che in buona fede nulla sanno degli intoppi
della filiera: come capita spesso, dopo il danno la beffa.
L’ovvia conseguenza di ciò è la crescita dei circuiti illegali, dove prendono sempre più piede gli
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smaltimenti illeciti, estrema ratio per PFU che nessuno vuole e che continuano ad avvelenare il nostro
paese. L’illegalità fa pagare così il suo prezzo più alto.
Oltre ai danni ambientali, i danni economici ed erariali sono enormi e rappresentano una terribile
palla al piede dell’intero sistema. Le stime, elaborate sulla base delle conoscenze acquisite grazie alle
attività svolte dall’Osservatorio, fanno oscillare i flussi di pneumatici messi illegalmente in commercio
tra le 30.000 e le 40.000 tonnellate annue. I mancati ricavi relativi al contributo ambientale sono stima-
bili in circa 12 milioni di euro, mentre l’evasione dell’Iva è valutabile in circa 80 milioni di euro. I circuiti
criminali drenano PFU da quelli regolari, compromettendo le economie di scala e le opportunità di molti
operatori del recupero. Secondo molti di questi, infatti, la capacità impiantistica nel nostro paese è già
in grado di assorbire a pieno titolo anche i flussi in nero, generando valore aggiunto e posti di lavoro.
Combattere l’illegalità vuol dire salvaguardare l’economia circolare dal suo peggiore nemico e impedire
il classico fenomeno dell’abbandono incontrollato di PFU, con l’inquinamento e i rischi alla salute che
ne conseguono nel caso di roghi.
La risposta del Ministero dell’Ambiente contro l’illegalità nel settore è stata quella di rivedere, a
partire dal 1° gennaio 2019, la stima sul calo usura del battistrada dal 10 al 5%, che praticamente
costringerà tutti gli operatori a raccogliere – sulla base dei rispettivi target – un 5% in più rispetto al
passato. Un escamotage destinato a coprire, almeno in parte, i flussi di PFU non coperti da contributo
ambientale (perché frutto di provenienza illegale) che continuano a scorrere dentro ai circuiti legali e
della responsabilità estesa del produttore, inquinando l’intero settore.
Grazie alla piattaforma di whistleblowing Cambio pulito sono state acquisite notizie preziose e
messe in luce la quasi totalità delle pratiche illegali. Raccogliendo informazioni direttamente dagli ope-
ratori del settore legati ai partner dell’Osservatorio. Tutte le segnalazioni – salvo rare eccezioni – sono
state utili, documentate e circostanziate, offrendo nuovi spunti per una più efficace lotta all’illegalità, in
ogni sua forma. Alle segnalazioni raccolte e processate, prima all’interno del circuito di Legambiente e
dei suoi avvocati dei Centri di Azioni Giuridica (Ceag) su scala regionale, poi insieme ai membri dell’Os-
servatorio, sono seguiti ad oggi otto esposti, inoltrati alle forze dell’ordine (in particolare i Carabinieri
per la Tutela dell’Ambiente) e all’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza. Circa il 35% degli
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operatori segnalati ed effettivamente oggetto di controlli da parte dei carabinieri sono stati oggetto di
sanzioni, a dimostrare con la forza dei dati l’alto livello di illegalità in questo settore, soprattutto a monte
(commercio e montaggio di gomme nuove e usate) con ripercussioni anche a valle (gestione dei PFU).
Si rilevano dunque criticità pericolose nel modello di governance implementato nel nostro paese
che deve fare i conti con un commercio, soprattutto elettronico, che è sempre più globalizzato e fuori
controllo. Se infatti le autorità di controllo italiane provano a intercettare i flussi illeciti attivati dai vari
circuiti criminali – dal mercato nero degli pneumatici nuovi ai furti e agli smaltimenti illegali – sul fronte
internazionale le armi appaiono ancora spuntate.
Ovviamente non è un problema che riguarda solo il nostro paese. Secondo la Commissione eu-
ropea l’evasione fiscale dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) messa in piedi da aziende private attive
in rete, soprattutto su Marketplace, costa agli Stati membri circa 5 miliardi di euro di mancati incassi,
che secondo le previsioni potrebbero diventare nel 2020 più di 7 miliardi. Una parte cospicua di questo
business illegale riguarda gli pneumatici, il cui commercio elettronico soprattutto tramite i canali B2C
(business to consumer) è in costante ascesa, anche nel nostro paese. Dall’analisi dell’Osservatorio
eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm se
il valore degli acquisti online in Italia nel 2018 ha superato i 27,4 miliardi di euro, con un incremento del
16% rispetto al 2017, nel settore dei ricambi e delle gomme nuove l’incremento è stato addirittura del
29% con un valore di oltre 652 milioni di euro. La crescita del mercato in valore assoluto è la più alta
di sempre1.
La lotta all’illegalità da parte dell’Osservatorio si è pure rivolta verso nuove ipotesi di tracciabilità
delle gomme nuove, quindi a cascata pure dei PFU. Quello della tracciabilità è infatti un cantiere aperto
a livello internazionale, visto che al momento non è possibile identificare in maniera univoca ciascuna
1 Si legge nel dossier presentato a fine 2018. “Nel 2018 il valore degli acquisti online a livello mondiale dovrebbe superare
i 2.500 miliardi di euro (+20% rispetto al 2017). La Cina si conferma il primo mercato, con oltre 1.000 miliardi di euro (+19% rispetto
al 2017) e un tasso di penetrazione dell’online sul totale retail pari al 18%. Seguono gli USA con 620 miliardi di euro (+12%) e 17% di
penetrazione e l’Europa con 600 miliardi di euro (+12%) e 10% di penetrazione”
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singola gomma, ma un lotto settimanale di fabbricazione che può essere costituito da molte migliaia
di gomme. Non a caso, in questi anni sono state diverse le ipotesi avanzate dai produttori e/o opera-
tori del settore. Il percorso non è stato sinora facile poiché le regole sulla marcatura debbono essere
prese necessariamente a livello internazionale e rispondere perfettamente agli standard di sicurezza
già fissati. Non è quindi una decisione che può assumere in solitaria una singola azienda o un singolo
paese, anche se da qualche tempo le principali compagni produttrici si stanno muovendo a suon di
brevetti e policy, tentando di far passare il proprio sistema con l’auspicio, poi, di rimporlo al resto del
mondo. Non c’è, quindi, un problema di tecnologia quanto piuttosto la necessità di trovare il necessa-
rio punto di equilibrio tra i modelli già collaudati, trattandosi quindi di un delicato processo negoziale
che si prenderà altro tempo, ma non troppo tempo. Secondo gli operatori del settore, è ipotizzabile
che questa importante innovazione sui modelli di tracciabilità potrà essere implementata, senza troppi
scossoni, nei prossimi anni.
Un’ipotesi sulla quale stanno lavorando le principali compagnie è quello di un sistema di trac-
ciabilità fondato sulla tecnologia RFID, acronimo di Radio-Frequency IDentification (identificazione a
radiofrequenza). Con questa definizione s’intende una tecnologia per l’identificazione e/o la memo-
rizzazione automatica di informazioni inerenti ad oggetti, animali o persone basata sulla capacità di
memorizzazione dati da parte di particolari etichette elettroniche, chiamate tag (o anche transponder o
chiavi elettroniche e di prossimità) e sulla capacità di queste di rispondere all’interrogazione a distanza
da parte di appositi apparati fissi o portatili, chiamati reader (o anche interrogatori). Questa identifi-
cazione avviene mediante radiofrequenza, grazie alla quale un lettore è in grado di comunicare e/o di
aggiornare le informazioni contenute nei tag che sta interrogando.
Importanti marche di pneumatici hanno recentemente annunciato l’adozione di questi sistemi, in
particolare per i veicoli pesanti.
Al di là del commercio on line, sul fronte dell’illegalità, purtroppo, la cronaca è impietosa, richie-
dendo continui interventi da parte delle forze dell’ordine, su tutto il territorio nazionale, senza eccezioni.
Uno dei casi più recenti e eclatanti è quello del settembre 2019, quando la Guardia di finanza di Cluso-
ne in Valseriana ha scoperto una maxi-frode fiscale da un milione di euro nel settore del commercio di
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pneumatici. Nei guai è finito un imprenditore di Parre, in provincia di Bergamo, denunciato alla Procura
della Repubblica per aver presentato dichiarazioni Iva fraudolente. Le autorità hanno sequestrato beni
e disponibilità finanziarie per circa 300.000 euro. I militari si sono trovati dinnanzi a una frode carosel-
lo da manuale, appurando che i documenti di acquisto di pneumatici erano emessi da società che,
attraverso specifici approfondimenti investigativi, sono poi risultate essere delle mere “cartiere”, cioè
soggetti privi di qualsivoglia struttura aziendale, intestate a “prestanome”, create appositamente per
emettere fatture false e consentire di evadere l’Iva.
Non molto lontano da Bergamo, qualche mese prima, i carabinieri di Desio insieme alla polizia
provinciale di Monza avevano scoperto vicino al parco delle Groane, a Cesano Maderno, una carroz-
zeria completamente abusiva, con annessa discarica abusiva di rifiuti speciali, accatastati su un fondo
agricolo. Per la precisione, i militari hanno scoperto quattrocento chilogrammi di oli esausti, dieci fusti
da venti litri di pieni di carburante, 225 pneumatici fuori uso, decine di latte di vernici vuote e di pannelli
di vetroresina, due bombole di gas vuote e venti metri cubi di rottame. Lo stesso stabile è risultato es-
sere abusivo, mentre l’attività sarebbe stata svolta in subappalto di altra carrozzeria, hanno accertato
i carabinieri.
Qualche giorno prima e a poca distanza, all’interno dell’area di una officina di Cologno Monzese i
vigili del fuoco hanno scoperto una vera bomba ecologica composta da una montagna PFU, almeno
1.600, accumulati alla rinfusa accanto a 6.000 litri di olio combustibile e altre tipologie di rifiuti speciali
pericolosi: sarebbe bastata una scintilla per fa divampare un fuoco micidiale. E questo solo per fare
alcuni esempi concreti.
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La piattaforma CambioPulito.it
La buona notizia è che potendo contare su un Osservatorio che è composto dai principali player
che coprono praticamente tutti gli attori in campo (dai consorzi dei produttori di pneumatici alle asso-
ciazioni di categoria) è possibile oggi, per la prima volta, avere un quadro più esaustivo delle forme di
illegalità che stanno minacciando la filiera legale. Conoscere è infatti il primo passo per combattere,
almeno alla pari, una battaglia con i troppi criminali ancora in azione.
Tra gli strumenti messi in campo dall’Osservatorio, oltre allo scambio di informazioni e buone
pratiche e in attesa di definire un modello innovativo di tracciabilità delle filiere tra i partner, si segnala
la messa in campo di una piattaforma di whistleblowing www.CambioPulito.it , unica nel suo genere
in Italia, che offre la possibilità di segnalazioni di situazioni di illegalità/opacità di cui si è venuti a co-
noscenza diretta o indiretta con la garanzia della massima riservatezza (incluso l’anonimato). Il campo
d’azione, ripetiamo, è quello che spazia dal commercio, montaggio e smontaggio di gomme nuove e
usate alla raccolta e gestione delle gomme a fine vita (PFU). L’accesso alla piattaforma è stato riser-
vato alla rete degli operatori che sono partner dell’Osservatorio, escludendo un intervento esterno,
cioè da parte dei cittadini. L’obiettivo è infatti raccogliere le informazioni che provengono prima di tutto
dagli operatori del settore, per contrastare le pratiche illecite.
Le segnalazioni raccolte si dall’inizio del funzionamento della piattaforma, salvo rarissime eccezio-
ni, si sono caratterizzate per essere documentate, veritiere e spesso supportate da documentazione.
La piattaforma “Cambio pulito” si pone così a sostegno degli operatori in regola, penalizzati dalle
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pratiche illegali, svolgendo allo stesso tempo un ruolo fondamentale di tutela ambientale, nel tentativo
di scongiurare episodi di smaltimento illecito come quelli citato all’inizio.
I dati di Cambio Pulito. Dalla sua attivazione (giugno 2017) al 15 dicembre 2019, le segnalazioni
arrivate alla piattaforma sono state 361. Segnalazioni in larghissima parte circostanziate e serie, supe-
rando abbondantemente il target fissato all’inizio delle attività. Dalla piattaforma sono arrivate soprat-
tutto conferme di quanto denunciato da tempo dagli addetti ai lavori, ma anche tanti spunti inediti e
tanto materiale utile per i necessari approfondimenti delle autorità inquirenti. Tutte le segnalazioni sono
state processate e aggiornate, secondo le policy di gestione di “Cambio pulito”.
Al momento in cui si scrive risultano così classificate: 290 denunce aperte, ossia che sono in
corso di approfondimento, di valutazione e di decisione finale, 37 in sospeso, ossia segnalazioni le cui
decisioni finali si rimandano a eventuali futuri imput, e 34 definitivamente chiuse.
Alle segnalazioni sono seguite, fatte le dovute verifiche, 8 diversi esposti, che hanno consentito
alle autorità di controllo di indirizzare le ispezioni su operatori segnalati alla piattaforma e accertare
e sanzionare attività illecite. Sono diversi, inoltre, i siti dedicati alla vendita on line che anche grazie a
questa azione di sensibilizzazione svolta attraverso Cambio Pulito hanno abbandonato pratiche com-
merciali scorrette. Anche sul fronte prevenzione, insomma, la piattaforma ha giocato la sua parte.
Circa l’80% delle segnalazioni ha avuto quale oggetto presunte violazioni delle regole del com-
mercio, della libera concorrenza e del mercato del lavoro, confermando come l’illegalità consumata
in ciascun momento della filiera, che va dalla culla alla bara, sia il vero tallone d’Achille del settore.
Accanto all’analisi quantitativa, infatti, le segnalazioni raccolte consentono una altrettanto utile analisi
qualitativa sui processi criminali, sui modus operandi, sulle dinamiche messe in campo dai circuiti
informali/illegali per aggirare regole e controlli.
Un’illegalità ancora troppo diffusa. Come si dirà meglio dopo, sia dalla piattaforma che dalle
cronache giudiziarie si palesa uno spettro di illegalità ancora troppo radicata nel paese, dove semmai
cambiano i nomi e le facce mentre rimangono sostanzialmente identiche le pratiche illegali. Da un capo
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all’altro del paese. Dalla vendita, soprattutto on line, di pneumatici nuovi senza pagamento di Iva e/o
contributo ambientale, alla commercializzazione di gomme nuove e/o usate non in regola, passando
per furti di gomma e successiva ricettazione, esercizio abuso dell’attività di gommista e raccolta e ven-
dita e riciclo di PFU in maniera illegale. Sì, anche il riciclo può essere svolto in nero, drenando risorse
dai circuiti legali e minacciando gli ecosistemi quando esercitato al di fuori delle regole ufficiali.
Serve aggiungere che soprattutto negli ultimi mesi si sta assistendo alla recrudescenza di furti,
probabilmente su commissione, di pneumatici nuovi per l’immissione nel mercato nero, soprattutto
in rete, dove non mancano improvvisati venditori capaci di mostrare foto di gomme nuove di zecca,
incellofanate e appoggiate nel tinello di casa o in un magazzino improvvisato.
D’altra parte, l’esercito degli abusivi, cioè degli operatori che senza titoli né autorizzazioni provano
a rosicchiare fette di mercato è affollatissimo. Basta fare dei meri controlli incrociati che le magagne
saltano fuori e una parte degli abusivi finisce subito impigliata nella rete delle forze di polizia. Come ha
fatto recentemente la Polizia di Stato, che nell’ambito di una serie di controlli mirati e incrociando i
dati ufficiali ha fatto emergere come un gommista su quattro operi fuori norma e circa uno su dieci
in maniera completamente abusiva, non essendo nemmeno iscritti in Camera di Commercio come
gommista2. Seppure ribadendo ancora una volta che la maggioranza dei gommisti opera nel pieno
rispetto delle regole, questi numeri dimostrano che esiste ancora nel settore un alto ricorso all’illegalità
che richiede interventi urgenti.
Un analogo scenario di opacità lo si ritrova anche usando l’elenco in mano al Ministero dell’Am-
biente dei produttori o importatori di pneumatici, che seppure aggiornato al 2017, comunque conferma
alcune criticità: intanto gli iscritti operativi su tutto il territorio nazionale sono appena 734, un nulla nel
mare magnum degli operatori della filiera, mentre sicuramente colpisce che l’oggetto di molte Partite
Iva ha poco o nulla a che fare con gli pneumatici; considerando invece il commercio elettronico, dall’e-
2 I dati sono stati resi pubblici nell’ambito di un convegno organizzato presso la sede dell’Aci dal titolo “Pneumatici e sicu-
rezza stradale: la voce degli operatori del settore e il ruolo chiave del gommista”, Roma 27 febbraio 2019.
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lenco si evince anche come su 70 soggetti diversi solo 25 sono iscritti ad un consorzio come smaltitori
e/o importatori mentre 45 non hanno nessuna iscrizione.
La globalizzazione deregolamentata è un altro nemico subdolo degli operatori onesti, dato che
le regole poste in ciascun paese rischiano di essere aggirate dai flussi di merci prodotte e provenienti
dall’estero. Come accade anche per il caso degli pneumatici: grosse partite di gomme nuove entrano
quotidianamente nel nostro paese, non sempre in piena regola, provenienti da stati esteri, su tutti i Paesi
Bassi. Come ci raccontano molti operatori ben informati e anche numerose delle segnalazioni giunte
su Cambio Pulito, c’è più di un fondato sospetto circa il fatto che Tir carichi di pneumatici partano alla
volta del nostro paese, con l’obiettivo di diventare fantasmi appena giunti a destinazione. Come? Grazie
alla complicità di operatori nazionali mascherati da rappresentanti legali-autorizzati, appena le gomme
arrivano a destinazione e senza intoppi (cioè in assenza di controlli e verifiche documentali da parte di
autorità di controllo) gli autotrasportatori provvederanno a distruggere le bolle che accompagnano gli
pneumatici (con gli annessi documenti ufficiali), facendole transitare direttamente nei circuiti illeciti. Di-
strutte le prove ufficiali dell’esistenza delle gomme sul nostro territorio, si prepara il campo alle vendite in
nero. Dove? I più disinvolti si muoveranno su piattaforme on line o più semplicemente sui social, mentre
i più discreti useranno locali privati, qualunque area con un tetto. Sia gli uni che gli altri, di solito, sono
completamente sconosciuti al Fisco e pronti a sparire al primo accenno di verifica giudiziaria, capaci
di vendere a prezzi stracciati, colpendo a morte gli operatori in regola. Inevitabilmente, gli pneumatici
arrivati a fine vita saranno altri “PFU fuori target” che intaseranno i canali ufficiali di raccolta.
Un’ultima considerazione riguarda gli attori in campo, dove non tutti giocano allo stesso modo e
con le stesse regole. Contrariamente a quanto si possa pensare, nella implementazione della respon-
sabilità estesa operano non solo i consorzi messi in piedi dai produttori, che sono i soggetti più noti,
ma pure soggetti individuali, che contrariamente ai primi si muovono in maniera meno apparente. Se,
ad esempio, i consorzi che sono partner dell’Osservatorio (rappresentando circa 800 aziende - produt-
tori o commercianti - che immettono circa 380.000 tonnellate) dichiarano ufficialmente sia quantitativi
di PFU raccolti (e dove) che i contributi raccolti (facendosi carico anche degli extra costi della parte di
PFU non legalmente gestita o non dichiarata), non lo stesso accade con una cinquantina di operatori
individuali, che immettono circa 40 mila tonnellate di pneumatici, circa il 12% del volume complessivo,
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nei confronti dei quali abbiamo ancora poche informazioni sulla loro attività, su cosa e quanto raccolto
veramente, e, soprattutto a chi e che cosa rendicontano. Chiedere che tutti debbano rendicontare in
maniera chiara e trasparente sarebbe il primo passo da fare, nell’interesse dell’intera filiera.
1. I risultati e l’analisi dei primi due anni e mezzo di applicazione di Cambio Pulito
Al 15 dicembre 2019 le segnalazioni raccolte dalla piattaforma sono state 361. Tutte le segnalazioni
sono state processate e aggiornate secondo le policy di gestione di “Cambio pulito” http://ewhistlele-
gambiente.blob.core.windows.net/policy/Policy_DEF_20171218.pdf, garantendo a ciascun segnalante
la massima riservatezza, anche se taluni hanno deciso di rendere palesi le proprie generalità proprio
per dare massima pregnanza alla propria azione di denuncia. Grazie all’utilizzo di un protocollo di
crittografia che garantisce il trasferimento dei dati riservati, il whistlesblower, infatti, viene in possesso
di un codice identificativo univoco che gli consente di “dialogare” con il Gestore in modo anonimo e
spersonalizzato, tant’è che, in caso di smarrimento, il Key Code non potrà essere recuperato o dupli-
cato in alcun modo.
Le segnalazioni aperte, cioè che sono in fase più o meno avanzata di analisi e valutazioni (con una
gradualità di processo che dalle segnalazioni prese in carico e per le quali è stato chiesto al segnalante
un supplemento di informazioni, a quelle in fase di valutazione, di decisione e di follow-up), sono 290,
mentre quelle lasciate in sospeso sono 37 e 34 quelle definitivamente chiuse.
Tra le regioni più interessate dalle segnalazioni ci sono la Campania, la Lombardia, la Puglia,
l’Emilia-Romagna, la Sicilia, l’Abruzzo il Veneto, la Calabria, la Liguria e il Lazio, tutti territori che
appaiono da questi dati come degli hot spots in tema di illegalità nel settore. Numeri alti che, comun-
que, se da una parte segnalano l’alta frequenza all’illecito dall’altra raccontano pure di una più alta
propensione alle segnalazioni da parte degli operatori.
Complessivamente, fino a oggi sono state 301 le società attive nel settore segnalate alla piat-
taforma, mentre 136 sono state quelle oggetto di denuncia presso le autorità competenti (126 italiane
20
DENUNCE APERTE
Archiviate in attesa di approvazione
Nuove denunce-
34
37
45
34
30
32
-
179
4
Indagini in corso
Presein carico
Completate
In fase di valutazione
Archiviate
In fase di decisione
Cestinate
In fase di follow-up
290
DENUNCE IN SOSPESO
DENUNCE CHIUSE
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e 10 straniere). In questa prima fase, tutti gli esposti sono stati inoltrati all’Arma dei carabinieri. Visto il
contenuto della denuncia, strettamente attinente alle regole del mercato, per 14 soggetti già oggetto
di esposto è stata investita anche l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, mentre per altri
24 operatori ci si è rivolti alla Guardia di finanza di Napoli (intervento reso necessario dalla mole e dalla
gravità delle segnalazioni pervenute alla piattaforma).
Circa l’80% delle segnalazioni, manco a dirlo, ha riguardato presunte violazioni delle regole del
commercio, della libera concorrenza e del mercato del lavoro, a dimostrazione della temperatura alta
che grava nel settore ancora prima che pneumatici diventino PFU. Numeri impressionanti, frutto di una
partecipazione sentita e motivata da parte degli operatori, che hanno usato questo sistema per segna-
lare situazione di palese illegalità e alle volte anche di mancanza di trasparenza della filiera.
Una delle ultime segnalazioni, risalenti a inizio di dicembre 2019, denuncia che un gommista del
milanese richiederebbe ai clienti che cambiano le gomme il pagamento di un supplemento di 5 euro
per ogni PFU generato. Solo una delle tante situazioni di questo tipo segnalate alla piattaforma, che
conferma residui di illegalità che vanno denunciati e repressi con decisione.
Anche dal punto di vista geografico si registra un trend in continua evoluzione. Se con il grosso
del commercio internazionale on line le regioni del Nord-est erano (e in parte continuano ancora
oggi a esserlo) il varco di ingresso dei tir carichi di pneumatici destinati all’intero mercato nazionale,
mentre il Sud rimaneva interessato soprattutto dall’esercizio abusivo della professione, con il tempo
quest’ultimo tratto pare caratterizzare tutto il territorio senza distinzioni di sorta. Lo dimostrano i
picchi di segnalazioni che hanno riguardato nell’intero 2018 la Lombardia, l’Abruzzo, la Liguria, la
Puglia e L’Emilia-Romagna, mentre nel 2019 la Campania ha richiamato in assoluto il maggior
numero di segnalazioni (20), con riferimento, prevalentemente, all’esercizio abusivo dell’attività di
meccatronico.
In ciascuno anno il web si conferma come testa d’ariete per le commercializzazioni di gomme in
evasione di Iva e contributo ambientale.
22
0
5
10
15
20
25
Segnalazioni Regionali, gennaio-dicembre 2019
CA
MPA
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7 7 7
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6
1 1 10 0 0 0 0
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 23
0 10 20 30 40 50 60 70 80
CAMPANIA
LOMBARDIA
PUGLIA
ABRUZZO
EMILIA ROMAGNA
SICILIA
CALABRIA
LIGURIA
LAZIO
VENETO
BASILICATA
TOSCANA
SARDEGNA
PIEMONTE
TRENTINO ALTO ADIGE
MARCHE
UMBRIA
FRIULI VENEZIA GIULIA
MOLISE
VALLE D’AOSTA
La classifica regionale delle segnalazioni anno 2017 - 2019
77
5125
22
21
18
17
15
149
88
5
4
4
33
33
20
4
WEB ITALIANO
WEB ESTERO
CESTINO
361TOTALE
(maggio 2017 – dicembre 2019)
Fonte: Legambiente su dati Cambio Pulito
24
Bisogna pure aggiungere che l’incidenza delle segnalazioni se da un lato tratteggia i contorni di
una fascia di potenziale illegalità in campo, dall’altro risente anche della stessa propensione alla segna-
lazione, che spesso significa maggiore controllo sociale da parte degli operatori del settore.
In estrema sintesi, come tutti i settori criminali le strategie mutano col tempo e come risposta
all’azione repressiva, seguendo il principio dei vasi comunicanti. Anche qui, insomma, si registra co-
munque una linea di evoluzione, graduale ma decisa, che emerge sia dal tenore delle segnalazioni
pervenute su Cambio Pulito che dalle attività repressive svolte sul campo dalle forze dell’ordine: se nel
primo anno di vita della piattaforma (giugno 2017-maggio 2018) prevalevano le vendite on line irrego-
lari (cioè di gomme provenienti dall’estero senza pagamento di Iva e contributo ambientale), opera di
pochi ma grandi operatori, dall’estate del 2018 si è assistito progressivamente a una recrudescenza di
segnalazioni e interventi di polizia giudiziaria riguardanti operatori, soprattutto di piccole dimensioni,
che agiscono totalmente o parzialmente in sfregio delle regole previste per l’esercizio dell’attività di
autoriparazione ai sensi della Legge 122/1992 (e successive modifiche). La messe di pratiche illeciti
si muove prevalentemente nell’ambito dell’evasione di Iva e del contributo ambientale, con operazioni
completamente o parzialmente in nero. I due fenomeni appaiono collegati: se le vendite on line e in
genere l’ingresso nel nostro paese di gomme in evasione di Iva e contributo ambientale fornisce la
materia prima per le truffe, il mercato nero, soprattutto di tipo B2C, fa il resto.
Come si può vedere dal grafico sotto riportato nel Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente,
gomma e PFU sono tra le tipologie di rifiuti maggiormente interessate dai sequestri effettuati dai fun-
zionari doganali insieme alle forze di polizia lungo le nostre frontiere. Si tratta principalmente di flussi
illeciti fatti transitare via mare-container, dove i PFU (interi o grossolanamente frantumati senza alcuna
precauzione) vengono fatti passare, irregolarmente, come semplici pneumatici usati o come scarti o
avanzi di gomma. Nel solo 2017 sono stata circa 85 le tonnellate di PFU sequestrate, pari al 15,4% del
totale intercettato in violazione del della normativa nazionale ed europea.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 25
Carta e cartone 0%Cuoio e pelli 1,3%
Metalli8,8%
Plastica3,4%
RAEE(rifiuti elettrici ed elettronici)
38,4%
Tessili(ritagli ed
indumenti usati)
3,1%
Veicoli, motori e loro parti
21,8%
Vetro 0%
Altri rifiuti7,8%
Gomma e pneumatici
15,4%
Rifiuti (Kg/lt)Tipologia
Fonte: Banca Dati Antifrode e contatti diretti con gli uf�ci periferici e le Direzioni Regionali/Interregionali/Interprovinciale.
Tratto da Ecomafia 2018 (Legambiente)
26
N° MERCE QUANT. / Kg UFFICIO Or/
Pr Dest
1 RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici) 266.380 GENOVA 2 - VOLTRI IT CN
2 gomma e pneumatici 84.840 PALERMO IT IN
3 metalli 67.120 LIVORNO TN Foggia
4 RAEE + pneumatici + altri rifiuti 62.439 GENOVA 2 - VOLTRI IT GH
5 RAEE + pneumatici + altri rifiuti 52.683 GENOVA 2 - VOLTRI IT GH
6 rifiuti vari 41.240 GENOVA 1 - PASSO NUOVO IT TN
7 RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici) 38.000 CAGLIARI US PK
8 veicoli, motori e loro parti 36.625 GENOVA 1 - PASSO NUOVO IT EG
9 veicoli, motori e loro parti + RAEE 27.185 GENOVA 2 - VOLTRI IT NG
10 veicoli, motori e loro parti 25.630 GIOIA TAURO GN TN
11 metalli 25.420 GENOVA 2 - VOLTRI IT CN
12 rifiuti vari 25.000 GENOVA 1 - PASSO NUOVO GE Brescia
13 gomma e pneumatici 24.496 GENOVA 2 - VOLTRI IT GN
14 metalli 23.000 PALERMO IT GH
15 veicoli, motori e loro parti 23.000 CIVITAVECCHIA IT SD
Totale sequestri più significativi 823.058 nazionaleinternazionaleAltri sequestri 838.621
1.661.679Totale Kg - Anno 2017 + sequestri in pezzi n. 0
Fonte: Banca Dati Cognos – Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
GEORGIA
CINA
SUDAN
TUNISIA
GUINEA
INDIAGHANAEGITTOPAKISTAN
STATI UNITI
NIGERIA
1
2
3
3
4
7
7
8
9
10
11
12
12
1314
15
5
6
BRESCIA
GENOVA
CIVITAVECCHIA
LIVORNO
CAGLIARI
GIOIA TAUROPALERMO
FOGGIA
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 27
Le informazioni raccolte dalla piattaforma Cambio Pulito consentono, insomma, di avere le idee più
chiare sui punti più deboli della filiera della compravendita di pneumatici nuovi (e conseguentemente
degli smaltimenti irregolari) e sulle risposte più efficaci per risolvere le principali criticità. E, soprattutto,
consentono di misurare la temperatura del malessere degli operatori, che hanno trovato in Cambio
Pulito uno strumento per fare emergere le difficoltà.
Basti leggere alcune segnalazioni, riportate tal quali, per comprendere lo stato di esasperazione
degli operatori costretti a subire la concorrenza sleale di alcuni pseudo-colleghi:
“ Mi reco da questo gommista per cambiare gomme da estive a invernali, mi ha chiesto 5€ a gomma
per lo smaltimento. Anche se ho insistito mi ha detto fermamente che se non avessi pagato non mi
avrebbe ritirato nulla
“ Azienda con doppie partite iva che acquistano pneumatici da distributori esteri e che omettono
di dichiarare le fatture, quindi evasione dell’iva e relativo smaltimento. Che in secondo luogo crea
grandi quantità di PFU che agli organi preposti non risultano smaltiti attraverso i consorzi dando
mazzette e noi onesti gommisti che non adoperiamo tali metodi siamo fuori mercato e con le
gomme che non vengono smaltite
“ Il signore [Omissis] ha venduto dei pneumatici senza l’Iva e senza scontrino, obbligando il cliente che
voleva lo sconto al pagamento in contanti.
“ Ex meccanico che continua ad effettuare interventi in ambienti non idonei (nel garage dietro casa
dove aveva l’officina) dopo aver chiuso ditta da almeno 15 anni.” (zona Pisa)
“ Nella zona di Bari volevo segnalarvi alcuni episodi di concorrenza sleale chiaramente evadendo
l’Iva e contributo ambientale, offrendo prezzi che non esistono né in cielo né in terra. Questi
sono capaci di smaltire 1.000 PFU al mese, mentre a me che non sono un delinquente, che non
evado le tasse e ho due operai in regola non ritirano i PFU. Voglio solo chiedervi la cortesia di
fare qualcosa perché non ce la faccio più e mi tocca licenziare i dipendenti, visto che il mio lavoro
28
è diminuiti di circa 100 gomme all’anno. Non posso più resistere a questa concorrenza sleale.
Cordialmente.
“ Il gestore vende illegalmente pneumatici, favorendo concorrenza sleale, alimentando l’evasione
fiscale e generando rifiuti la cui gestione non rientra nel sistema nazionale. Inoltre, la cosa
che più mi preme è che il tizio in oggetto non è abilitato a svolgere l attività di autoriparatore di
gommista in quanto privo di requisiti tecnico-professionali, che vieta di effettuare autonomamente
la manutenzione, la riparazione e la sostituzione di pneumatici di ogni genere (zona Lanciano,
provincia di Chieti)
“ In un’officina meccanica a Noto Marina vendita di pneumatici con prezzi non conforme al mercato
provabile evasione dell’iva autofficina senza requisiti commerciali e smaltimento in nero
“ le attività di gommista e officina pubblicizzate sul sito e sui manifesti non risultano tra le attività in
licenza (riparazione carrozzeria autoveicoli)” (zona Genova)
“ Ad Avola, vendita, probabilmente da abitazione privata, di pneumatici nuovi a prezzi bassissimi;
probabile provenienza da furto. Vendita proposta su internet/Facebook [segue nome e indirizzo
dell’attività segnalata]
“ A Trentula Ducenta vi voglio segnalare e potete appurare con i vostri occhi dando uno sguardo sul
profilo Facebook dell’azienda [OMISSIS] espone prezzi dove si evidenzia l’evasione dell’iva e del
PFU perché dando uno sguardo ai prezzi (es. 175 65 14 fullrun 32,50) e impossibile per una piccola
officina ottenere questi prezzi mango se avesse la forza d’ importarli direttamente appunto ma
l’importatore fullrun per l’Italia chi è? Io non sono riuscito ad arrivarci magari voi avete più mezzi e
possibilità di arrivare all’importatore magari versa pure il contributo PFU ma ho i miei certi dubbi
“ Salve, sono venuto a conoscenza che il gommista [OMISSIS] operativo in provincia di Bergamo, oggi
ha venduto 4 pneumatici Continental Spcont5 255/45R19 104Y al prezzo di € 864,00. La cosa strana
è che io sono un rivenditore e dal mio fornitore le pago € 854.00 quindi non capisco come lui possa
30
Compravendita, soprattutto on line,
di pneumatici nuovi in evasione totale di Iva
e/o contributo ambientale
Import di Pneumatici e successiva distruzione
della relativa documentazione
di trasporto
Compravendita, soprattutto on line, di pneumatici non regolari secondo
la normativa Europea e internazionale,
con seri rischi per la sicurezza stradale
Esercizio abusivo della professione di meccatronico
Furti di pneumatici e PFU e susseguente
ricettazione
Furti di PFU con corruzione
del trasportatore
Raccolte di PFU non regolari
o parzialmente regolari
!PRINCIPALI TIPOLOGIE
DI ILLECITI SEGNALATI
Compravendite di PFU in nero
Montaggio/smontaggio di pneumatici
in maniera irregolare
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 31
venderle a quel prezzo. Prezzo che il cliente ha confermato NON essere di cortesia in quanto l’ha
avuto telefonicamente da un’impiegata. Il prezzo s’intende per 4 pneumatici, IVA, PFU e montaggio
compresi. Casualità il nostro preventivo è d’IMPONIBILE € 864.00 mentre lui riesce a venderle a
quella cifra FINITE DI IVA.
“ Torno a segnalare un altro luogo ove c’è una vendita illegale di pneumatici. Allora mi chiedo come
può avvenire il ritiro dei PFU se non sono abilitati. Qui voglio segnalare il gestore del distributore di
carburante sit [Omissis] già recidivo per smaltimento di acque reflue dovute ad un autolavaggio di
auto. Il soggetto in questione vende illegalmente pneumatici, favorendo una concorrenza sleale, non
essendo abilitato a svolgere l’attività di gommista in quanto privo di requisiti tecnico professionali
che lega ambiente, forze dell’ordine ecc… ben sanno. Chiedo cortesemente di effettuare un
controllo, perché non è giusto nei confronti di chi come me opera nel settore legalmente.
Come già detto, tutte le attività in nero trovano nel web e sui social lo spazio senza frontiere dove
delinquere. Basta un profilo Facebook, un numero di telefono e un po’ di spregiudicatezza per dare
la stura a compravendite in nero, anche di notevoli dimensioni. Compresa la commercializzazione di
pneumatici rubati. Numerose le segnalazioni di questo tipo inviate su Cambio Pulito, di cui sotto solo
un esempio tra i tanti:
“ Vendita, probabilmente da abitazione privata, di pneumatici nuovi a prezzi bassissimi;
probabile provenienza da furto. Vendita proposta su internet/Facebook” segue immagine
con la pubblicità sul web
Le informazioni raccolte su Cambio Pulito confermano e rafforzano, dunque, le sensazioni della
vigilia, i rumors tra gli addetti ai lavori, che adesso possono vantare su elementi di dettaglio altrimenti
impossibili da ottenere. Adesso il quadro appare più nitido, a beneficio delle policy in tema di repres-
sione e prevenzione. Si stanno facendo dei passi in avanti anche se rimane molto lavoro da fare. E
l’Osservatorio è ancora in prima linea.
32
1.1 Gli esposti alle autorità competenti
Le segnalazioni finora inoltrate da Legambiente (da ottobre 2017 a luglio 2019) ai Carabinieri per
la Tutela dell’Ambiente, relative alle denunce pervenute alla piattaforma Cambio pulito (Tab.1), hanno
riguardato complessivamente 136 aziende, di cui 126 italiane e 10 estere. Circa il 35% delle ispe-
zioni effettuate dai Nuclei operativi dell’Arma a seguito degli esposti ha comportato la commi-
nazione di sanzioni, quindi con riscontri positivi. Dato, quest’ultimo, che da solo basterebbe per
confermare l’efficacia delle segnalazioni e la diffusa illegalità nell’intera filiera.
Oltre agli esposti ai carabinieri, altre due segnalazioni sono state inoltrate, in ragione del contenuto
specifico delle segnalazioni e della specificità territoriale, all’Autorità Garante della Concorrenza e
del Mercato e al Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, riguardando
complessivamente 14 operatori (siti internet) di cui 5 italiani e 9 esteri per l’Autorità e 24 casi se-
gnalati nella sola Campania alla Guardia di Finanza. (Tab.2).
Tutti gli esposti si sono concentrati su presunte commercializzazioni illegali on line di pneu-
matici e smaltimento illecito, sull’omesso versamento IVA e contributo ambientale, sull’esercizio
abusivo della professione o su presunte mancate prescrizioni e in genere su situazioni di concor-
renza sleale. Tutti gli esposti sono stati oggetto di previa verifica interna e in sinergia con i partner
dell’Osservatorio.
Sul fronte dei risultati ottenuti, a seguito delle prime tre segnalazioni effettuate (esposti
del 27 ottobre 2017, del 25 maggio 2018 e del 26 ottobre 2018) i Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente
su un totale di 79 aziende segnalate ne hanno sottoposto a controlli 46 (per 33 aziende si è ancora in
attesa di risposta), sanzionandone 16, circa il 35% di quelle segnalate e oggetto di controlli da parte
dei militari (con la contestazione di 23 sanzioni complessive (Tab.2), distribuite in 5 regioni: Campania
Calabria, Lazio, Abruzzo e Basilicata); per altre 21 aziende non si sono riscontrate violazioni; per una
sono in corso accertamenti e infine per 8 aziende con sede estera non si è potuto procedere perché
fuori dalla loro competenza territoriale o dalla loro giurisdizione.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 33
0
20
40
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10
Distribuzione geografica delle Società segnalate
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10 0 0 0 0
4 47 7
30
34
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
L.122/1992 Art. 10
D.M. 11 aprile 2011, n.82 Art. 6
D. Lgs. 152/2006 Art. 137 comma 1
D. Lgs. 152/2006 Art. 190
D. Lgs. 152/2006 Art. 256 comma 1°
D. Lgs. 152/2006 Art. 258 comma 3°
D. Lgs. 152/2006 Art. 258 comma 5°
D. Lgs. 152/2006 Art. 318 Ter
esito negativo
in attesa di risposte (1/2/3 esposto)
in attesa di risposte (4/5 esposto)
Totale attività - violazioni accertate
1
1
4
5
2
4
5
1
92
49
20
Il quadro delle sanzioni comminate e delle denunce fatte all’autorità giudiziaria è il seguente:
a. una sanzione amministrativa per violazione del decreto ministeriale 11 aprile 2011, n. 82 art. 6
che ha riguardato il contributo ambientale per la gestione degli PFU;
b. una sanzione amministrativa per violazione della Legge 122/1992 art 10 che ha riguardato
l’esercizio abusivo dell’attività di gommista;
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 35
c. quattro denunce del legale rappresentante, ai sensi dell’art. 137 comma 1 del D. Lgs 152/2006
per lo scarico di acque reflue industriali senza autorizzazione;
d. cinque denunce del legale rappresentante, ai sensi dell’art. 190 del D.Lgs. 152/2006 per la
mancanza del registro di carico e scarico dei rifiuti;
e. due denunce del legale rappresentante, ai sensi dell’art. 256 comma 1° del D. Lgs. 152/2006
per stoccaggio abusivo di rifiuti allo stato liquido in assenza della prescritta autorizzazione;
f. quattro sanzioni amministrative ai sensi dell’art. 258 comma 3° del D. Lgs. 152/2006 per man-
canza della tenuta dei registri obbligatori e dei formulari;
g. cinque sanzioni amministrative ai sensi dell’art. 258 comma 5° del D. Lgs. 152/2006 per omis-
sione di tenuta dei registri obbligatori e dei formulari;
h. una sanzione amministrativa per violazione del D. Lgs. 152/2006 art. 318 Ter inerente il seque-
stro amministrativo dell’attrezzatura presente nell’officina con la prescrizione per il ripristino
dello stato dei luoghi e conseguente estinzione del reato;
i. Per una azienda sono in corso invece ulteriori accertamenti che riguardano la verifica delle
autorizzazioni allo scarico in pubblica fognatura di acque reflue assimilate alle domestiche,
per l’esercizio abusivo dell’attività di gommista e per omissione del versamento del contributo
ambientale.
36
2. L’evoluzione degli scenari illegali
Rispetto al quadro emerso dall’analisi delle segnalazioni pervenute e dalle risultanze investiga-
tive, come già accennato, il commercio illegale (soprattutto on line e su scala globale) in totale eva-
sione di Iva e di contributo ambientale e l’esercizio abusivo della professione (parziale o totale) sono
il vero tallone d’Achille del sistema di gestione legale. Rispetto alle segnalazioni su Cambio Pulito,
se all’inizio prevaleva il primo aspetto, nell’ultimo anno invece si è assistito a una recrudescenza di
quest’ultimo aspetto.
Non mancano, infatti, le falle nelle procedure di regolazione del commercio internazionale, sia
all’interno che al di fuori dell’Ue. Dove accanto a vere bande criminali perfettamente organizzate,
incubi di finanzieri e doganieri, si collocano le imprese border line, che sfruttano i varchi, ci si infilano
con caparbietà per battere la concorrenza evitando pagare e fatturare l’Iva. Alle volte persino i finan-
zieri, dopo accurati controlli documentali, devono tornare sui propri passi, magari contestando solo
blande sanzioni amministrative. Su quel sottile confine tra legale e illegale si muovono grosse partite
di gomme nuove, che determinano la vita o la morte degli operatori più piccoli, i primi a soccombere
a queste pratiche.
Margini abbastanza significativi di irregolarità sono ad esempio emersi dalle verifiche interne tra i
consorzi partner dell’Osservatorio, incrociando i dati degli iscritti per il ritiro, a cominciare dalle visure
camerali, dove sono emersi profili che nulla avevano a che vedere con la professione di gommista o
meccatronico. Verifiche che hanno spinto i consorzi, in alcuni casi, a bloccare persino i ritiri. Prima an-
cora che intervengano le forze dell’ordine è necessario lavorare di prevenzione e bloccare sul nascere
situazioni opache o a forte rischio illegalità.
Nella tabella a seguire sono riassunti i dati ufficiali dei sequestri di PFU operati dalla Guardia
di Finanza nel corso del 2018, i cui in quasi tutti i casi si tratta di contestazioni legate alla gestione
irregolare di rifiuti, così come sanzionato dall’art. 256 del Dlgs 152/2006.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 37
Sequestri di PFU a opera della Guardia di finanza
COMANDO REGIONALE COMANDO PROVINCIALE
unit
à m
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a
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àse
que
stra
ta
Valo
re (E
uro
)
Comando Regionale Campania Comando Provinciale Avellino n 852 0
Comando Regionale Campania Comando Provinciale Napoli n 2.378 50.800
Comando Regionale Campania Comando Provinciale Salerno n 103 1
Comando Regionale Emilia Romagna
Comando Provinciale Modena n 480 0
Comando Regionale Emilia Romagna
Comando Provinciale Piacenza n 1.550 0
Comando Regionale Lazio Comando Provinciale Latina n 550 0
Comando Regionale LazioReparto Operativo Aeronavale
Civitavecchian 20 50
Comando Regionale Lombardia Comando Provinciale Milano n 82 0
Comando Regionale Piemonte Comando Provinciale Torino n 20 2.000
Comando Regionale Sicilia Comando Provinciale Enna n 50 0
Comando Regionale Sicilia Comando Provinciale Siracusa n 100 500
Comando Regionale Toscana Reparto Operativo Aeronavale Livorno n 15 0
Comando Regionale Campania Comando Provinciale Napoli n 105 500
Fonte: COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA, III Reparto Operazioni – Ufficio Tutela Economia e Sicurezza, Sezione Sicurezza Pubblica e SAGF
38
Non mancano nemmeno casi di cronaca del tutto particolari, come quello scoperto dalla Polizia
stradale dalle parti di Schio in provincia di Vicenza, in un capannone dell’area industriale di Torrebel-
vicino, dove la proprietaria è stata scoperta addirittura a verniciare PFU allo scopo di spacciarli come
nuovi. Non una cosa casuale ma pianificata a tavolino per fare soldi in nero. Alcune mani di vernice
avrebbero dovuto dare un aspetto impeccabile a gomme vecchie e pericolose. I poliziotti ne hanno
scoperti e sequestrati circa tremila, veri e propri PFU stoccati senza uno straccio di documento, che
dopo opportuno make up sarebbero passati per la vendita, ancora una volta nelle praterie sconfinate
dell’on line. Nel capannone era stato attrezzato persino un set fotografico funzionale per la vendita in
rete, dove esaltare le caratteristiche delle gomme, fintamente nuove. C’è un mercato anche per questo,
evidentemente. Le immagini jpeg ora sono in mano degli inquirenti per un book che sarà usato come
prova nel processo.
Come si diceva all’inizio, l’illegalità inficia sia la filiera del mercato degli pneumatici nuovi e usati
sia quella dei PFU. Nel primo caso, la violazione delle regole si manifesta nel tipico modus operandi del
mercato nero, ossia evadendo sistematicamente l’Iva con l’aggiunta, in questo caso, dell’evasione del
contributo ambientale necessario per finanziare il meccanismo della responsabilità estesa del produt-
tore. Il commercio globale elettronico è il principale luogo di evasione, un mare sconfinato dove naviga-
no i nuovi pirati dell’e-commerce, che proprio nel settore delle gomme pare abbiano trovato particolare
entusiasmo. Purtroppo, come è stato già detto, non rimane un problema solamente economico-erariale
ma pure logistico, poiché consente l’introduzione nel nostro paese di partite di pneumatici non coperti
da contributo ambientale, che una volta arrivati a fine vita si mischieranno inesorabilmente con quelli
generati regolarmente, mandando in panne il meccanismo del ritiro.
È bene ricordare che da una parte, infatti, ci sono i consorzi creati dai produttori che si impegnano
a recuperare l’equivalente in termini di peso delle gomme nuove immesse nel mercato; dall’altra parte
ci stanno i gommisti, l’ultimo anello della catena, dove finiscono per spiaggiarsi tutti i PFU, compresi
quelli immessi nel mercato in maniera illegale, che facendo superare i target fissati dai consorzi a inizio
anno rimangono a giacere presso i loro magazzini e senza che nessuno abbia i fondi e i titoli per ritirarli.
Non bisogna dimenticare, infatti, che i consorzi non esercitano un servizio per conto dei gommisti ma
rispondono per conto dei produttori dell’applicazione del principio della responsabilità estesa del pro-
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 39
duttore. Da qui i momenti di crisi del sistema – dovuto solo ed esclusivamente al mercato nero – che
oltre a creare malumori, soprattutto tra i gommisti, spinge alcuni di essi anche a rivolgersi ai circuiti non
ufficiali, compresi quelli orientati agli smaltimenti illeciti.
Nel caso della filiera dei PFU, invece, l’illegalità si manifesta in vari modi, sempre nel tentativo di
drenare risorse dall’uso illegale dei carichi ritirati: trasporto e smaltimento irregolare, mercato nero di
PFU spacciati per gomme usate; furti di PFU per attività di riciclo illegale con conseguente smaltimento
illegale dei PFU non utili; truffe sui sistemi di pesatura dei PFU raccolti; raccolta regolare di PFU con
successiva vendita illegale degli stessi.
Altro tema caldo è quello legato alla pesatura, visto che numerose testimonianze di addetti ai
lavori raccolte anche per questo lavoro ammettono che non è affatto raro che si dichiari ciò che è più
comodo, magari pesando anche il carrello elevatore per far aumentare il peso e nascondere la vendita,
in nero, di una parte di PFU per i più svariati motivi. Non mancano trasportatori che prelevano regolar-
mente ma rivendono una parte del carico nel mercato nero.
2.1 Le strategie criminali
L’analisi delle modalità di operare dei network criminali, così come emerge dalle indagini di polizia
giudiziaria e dalle segnalazioni alla piattaforma Cambio pulito, consente di delineare alcune caratteri-
stiche di fondo dei traffici illegali.
Intanto, come anticipato in premessa, esistono flussi, soprattutto in ingresso nel nostro paese,
di pneumatici nuovi che partono, per esempio dall’Olanda, con le carte in regola che poi verranno
stracciate appena arrivante a destinazione. Dopo aver scaricato le gomme, infatti, l’autotrasportatore
distruggerà le bolle facendole diventare gomme fantasma per il sistema ufficiale. Ingressi di questi tipo,
raccontano gli operatori ben informati, si verificano con frequenza giornaliera.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 41
È comunque il commercio illegale soprattutto on line, attivato sia nei circuiti di B2B (business
to business) che in quelli B2C (Business to consumer), a rappresentare uno dei principali nemici del
sistema di regolazione ufficiale, nonostante i colpi subiti che ne hanno depotenziato alcuni circuiti attivi
da tempo. Grazie anche agli esposti e ai relativi controlli seguiti alle segnalazioni arrivate alla piattafor-
ma – compresa la chiusura di alcuni siti on line – e alle attività repressive autonomamente messe in atto
principalmente dalla Guardia di Finanza. Nonostante ciò la vendita illegale on line rimane uno dei pro-
blemi ancora irrisolti. Perché? La ragione principale è quella di consentire l’ingresso sul mercato italiano
di partite – anche di enormi dimensioni quantitativi – di pneumatici commercializzati in evasione di Iva
e contributo ambientale, facendo ricorso – furbescamente – a due varchi normativi che riguardano sia
il meccanismo di riscossione dell’Iva tra operatori di paesi diversi sia quello del contributo ambientale
finalizzato a finanziare il modello di Responsabilità estesa.
In quest’ultimo caso, soprattutto nel commercio internazionale il venditore con sede legale in un
paese estero semplicemente non applica il contributo ambientale, potendo così permettersi un prezzo
scontato strombazzato sul web, che gli operatori nazionali non possono praticare. Un caso tipico di
concorrenza sleale.
Purtroppo, non si tratta di episodi marginali, visto il trend di costante crescita a due cifre del com-
mercio elettronico (+13,6% nel 2018, fonte Istat). Ci perdono i venditori, costretti a praticare prezzi più
alti, ci perdono i gommisti che vedono accumularsi PFU provenienti anche da questi circuiti e ci per-
dono i consorzi che sono alla fine costretti a recuperare quantitativi extra di PFU per non fare implode
il sistema di regolazione ufficiale.
Come mostra in maniera chiara anche uno dei casi segnalati alla piattaforma Cambio Pulito con
tanto di fattura allegata, senza violare la legge italiana: per gli acquisti di pneumatici in Spagna la ditta
venditrice sconta dal prezzo delle gomme l’importo del contributo ambientale – praticando uno sconto
che gli operatori nazionali non posso fare – che dovrebbe poi essere, in teoria, pagato nell’officina dove
verranno poi montate (nel caso di assenza, nei depositi stabiliti) in forza dello stesso Decreto 82/2011.
La domanda è: quante volte avviene nei casi concreti? Per gli operatori la risposta è: mai, o quasi mai.
42
2.1.1 Le società “cartiere” e il vulnus normativo del commercio elettronico
Nel caso, invece, del commercio tramite evasione dell’Iva – fanno notare alcuni investigatori della
Guardia di Finanza sentiti per l’elaborazione di questo Rapporto – molti operatori, solitamente broker,
costituiscono apposite società definite “cartiere”, con sedi in luoghi diversi rispetto a quelli di destina-
zioni degli pneumatici, con lo scopo di attuare delle vere e proprie frodi carosello. Ossia, questi ope-
ratori, privi di effettiva struttura imprenditoriale, acquistano ingenti quantità di pneumatici direttamente
dai fornitori comunitari (francesi, svizzeri, tedeschi, olandesi e così via); in realtà la merce non viene
consegnata alle ditte che hanno effettuato l’ordine, ma direttamente agli effettivi destinatari, i veri bene-
ficiari della frode. Le cartiere quindi, vengono interposte, facendo da filtro, nelle transazioni commerciali
tra i fornitori europei e le società operative, che spesso sono campane ma anche lombarde o venete,
effettuando gli acquisti comunitari di beni, che poi rivendono sul territorio nazionale solo formalmente,
visto che la merce è già stata recapitata ai destinatari, accollandosi, conseguentemente un debito Iva,
che poi non versavano all’Erario. Ecco la truffa alle casse dello Stato. Queste società cartiere vengono
usate, appunto, come bare, dove cioè accumulare debiti e cartelle esattoriali fino all’inevitabile falli-
mento, spostando i profitti verso altre società, magari con sedi legali in paese off shore, così la truffa è
ancora più succulenta. Più sono i paesi di mezzo, maggiori ostacoli per gli inquirenti, che devo attrez-
zarsi con rogatorie e incessanti viaggi per incrociare dati, numeri e facce.
Interessante il modus operandi, soprattutto dal punto di vista documentale: le società cartiere
- inadempienti agli obblighi tributari – ricevono le fatture dai fornitori comunitari, senza applicazione
dell’Iva (in virtù del meccanismo del cd. Reverse charge, applicato per le cessioni all’interno di Stati
dell’Unione europea), procedendo poi ad emettere fattura, rivendendo il bene - questa volta con appli-
cazione dell’Iva - a favore degli acquirenti effettivi, ad un prezzo imponibile inferiore a quello praticato
dai fornitori comunitari (dunque, sottocosto) contravvenendo a qualsivoglia logica di guadagno. Con
l’applicazione dell’Iva al 22% il prezzo complessivo della merce risulta di poco superiore a quello ori-
ginario: quindi, i beneficiari ricevono i prodotti ad un prezzo unitario indebitamente (ed estremamente)
concorrenziale, che consente loro di collocarsi in una posizione privilegiata sul mercato. D’altra parte,
per tutti i soggetti interposti – le società cartiere - il meccanismo garantisce un elevato profitto, rappre-
sentato dall’Iva non versata all’erario, illecitamente ripartita tra il dominus della frode e gli amministratori
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 43
(reali e di fatto) delle cartiere. Questo schema, sempre secondo gli investigatori, si ripresenta a ogni in-
dagine di questo tipo, che appare particolarmente frequente proprio nel caso degli pneumatici, insieme
ai prodotti di alta tecnologia (che a loro volta diventeranno a fine vita Raee, creando gli stessi problemi
ai consorzi di filiera, che in questo caso, e ancora peggio, non riescono a recuperare nemmeno la metà
dell’immesso al consumo, anche a causa dell’esistenza dei cosiddetti “sistemi di raccolta informali”).
In questo meccanismo opaco di pagamento dell’Iva delle transazioni internazionali si infilano fac-
cendieri e truffatori di ogni sorta, che proprio nel campo della compravendita degli pneumatici hanno
trovato una sorta di Eldorado.
Soprattutto i soggetti più organizzati e spregiudicati sono capaci di evadere in maniera sistematica
l’Iva e il contributo ambientale tramite vere e proprie triangolazioni tra produttori e intermediari esteri,
per far perdere le tracce ai controllori. La prova inconfutabile, secondo tutte le segnalazioni pervenute,
è data dai prezzi fuori mercato, più o meno più bassi del 20%, che coincide sostanzialmente con l’e-
vasione delle due voci di cui sopra.
A ciò si aggiunge che i soggetti più attivi in queste operazioni sono abbastanza furbi da operare
con società costituite ad hoc e intestate a prestanomi, pronte a chiudere battenti al primo accenno di
controllo fiscale, e risultanti all’Erario completamente nullatenenti. Le eventuali cartelle esattoriali spa-
rano a salve, mentre gli eventuali procedimenti giudiziari si muovono troppo faticosamente tra rogatorie
e mille altri impedimenti. Sta di fatto che è difficile che un magistrato si pigli la briga di intentare un
procedimento così complicato e dal destino così incerto.
Nei rari casi in cui alcuni dei soggetti più spregiudicati sono stati costretti a fare i conti con la giu-
stizia se la sono cavata con patteggiamenti in cui la misura del pagamento è stata nell’ordine del 10%
circa del dovuto: comunque un bel guadagno per chi ha fatturato, irregolarmente, milioni di euro ed è
un professionista della truffa.
È dunque evidente un vulnus normativo rispetto alla regolamentazione del commercio on line
poiché oltre all’evasione dell’Iva si aggiunge il mancato riferimento in fattura del contributo ambienta-
44
le. Il problema riguarda sia i casi di venditore italiano a compratore italiano che di venditore estero a
compratore italiano. Proprio per tentare di arginare i danni erariali derivanti dal mancato pagamento
dell’IVA nel 2012 (DM 31 ottobre)3 si è ampliato anche all’acquisto degli pneumatici l’istituto della soli-
darietà passiva in capo all’acquirente per il mancato versamento dell’IVA nel caso che la cessione
avvenga ad un prezzo inferiore al valore normale. Meccanismo introdotto nel 2005 (legge finanziaria di
quell’anno)4 con l’articolo 60-bis del Dpr 633/1972. In questo modo, nel caso in cui venisse accertato
l’omesso versamento dell’imposta in relazione ad una cessione di pneumatici a prezzi inferiori al valore
normale, anche il cessionario, soggetto passivo Iva, può essere chiamato a rispondere, in virtù del
principio di solidarietà passiva, di evasione5. Trattandosi di uno strumento di portata “eccezionale”, per
espressa disposizione legislativa, non può trovare generale applicazione, ma è destinato ad operare
solo ed esclusivamente in determinati settori, ritenuti a rischio evasione, e da individuarsi con appositi
decreti ministeriali. Tra i settori a rischio (oltre agli autoveicoli, motoveicoli, rimorchi; prodotti di telefonia
e loro accessori; personal computer, componenti ed accessori; animali vivi della specie bovina, ovina
e suina) sono stati inseriti anche i pneumatici nuovi, rigenerati o usati.
Sullo stesso fronte un altro aiuto potrebbe arrivare dalla Direttiva 2017/2455/Ue che dal 1° gennaio
2021 prevede che anche il settore degli pneumatici sarà soggetto al regime speciale del Moss (Mini
one stop shop), attualmente previsto per le sole prestazioni di servizi di telecomunicazione, tele-radio-
diffusione ed elettronici rese nei confronti di privati consumatori. Fino ad oggi, il regime delle vendite a
distanza è stato disciplinato dall’articolo 40, commi 3 e 4, Dpr 331/1993 riguardo l’ipotesi di beni spe-
diti/trasportati in Italia dal cedente o per suo conto da altro Stato membro, e dall’articolo 41, comma 1,
lettera b) dello stesso Dpr nel caso in cui il cedente italiano invia i beni in un altro Stato Ue a soggetti
3 Gazzetta Ufficiale n. 282 lunedì 3 dicembre 2012
4 Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.304 del 31-12-2005.
5 All’articolo 1, comma 1, del decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 22 dicembre 2005, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 304 del 31 dicembre 2005, dopo la lettera d) e’ aggiunta la seguente: «d-bis) pneu-
matici nuovi, di gomma (v.d. 4011); pneumatici rigenerati o usati, di gomma; gomme piene o semipiene, battistrada per pneumatici e
protettori (“flaps”), di gomma (v.d. 4012).»
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 45
non passivi d’imposta. L’operazione, in entrambi i casi, è imponibile nel Paese membro di destinazione
dei beni se l’ammontare complessivo delle vendite effettuate in quel determinato Paese superi, nell’an-
no solare precedente e quello in corso, la soglia di 100.000 euro o l’eventuale minore importo stabilito
dal medesimo Paese d’arrivo. Ad esempio, se un’impresa francese cede un bene ad un consumatore
italiano, la cessione è imponibile in Italia se il suo volume di vendita nel nostro Paese superi la soglia
di 35.000 euro su base annua.
Viceversa, se il cedente è italiano, la cessione rileva nello Stato del consumatore qualora l’ammon-
tare complessivo delle vendite effettuate nello Stato di arrivo della merce sia maggiore a 100.000 euro
o al diverso minore importo se previsto dal medesimo Stato (per la Francia, ad esempio, è di 35.000
euro). In realtà, anche al di sotto delle soglie il cedente può, in entrambi i casi, optare per la tassazione
nel Paese di destinazione. Regime che impone al fornitore di identificarsi in tutti gli Stati in cui i beni
sono destinati.
Il regime in vigore dal 2021, modificando l’articolo 369-bis della Direttiva 2006/112/Ce, in un’ottica
di semplificazione avrà l’obiettivo di risolvere tali criticità, accentrando gli obblighi di dichiarazione e di
pagamento dell’Iva in un unico Paese membro. In sostanza, attraverso il Moss il cedente potrà versare
l’imposta nel proprio Paese, indipendentemente dal luogo in cui il bene è destinato. Allo stesso tempo
le soglie di non imponibilità nel Paese di destinazione non dipenderanno più dalla volontà degli Stati
membri, in quanto sarà fissato un unico limite di 10.000 euro, al di sotto del quale le vendite saranno
rilevanti nel Paese di origine6.
Un altro strumento sicuramente utile è quello dello split payment (scissione del pagamento), mec-
canismo introdotto per contrastare i fenomeni di evasione e le frodi Iva in particolari settori a rischio,
evitando che il cessionario porti in detrazione l’imposta che il cedente non provvede a versare all’E-
rario. Lo split payment, dopo le modifiche introdotte nel 2018 attraverso il cosiddetto decreto Dignità,
6 Il Sole 24 Ore, “L’evasione Iva sulle gomme continua. Dal 2021 stretta sulle vendite online”di Anna Abagnale e Benedetto
Santacroce, 5 dicembre 2018.
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trova oggi applicazione solo per le cessioni di beni effettuate nei confronti delle Pubbliche amministra-
zioni, le società quotate e gli enti e le società controllati da enti pubblici. Quindi all’atto del pagamento
delle fatture ricevute per gli acquisti di beni e servizi, le Pubbliche Amministrazioni non corrispondono
più ai fornitori l’importo lordo della fattura, ma soltanto l’imponibile, trattengono l’Iva e la riversano
direttamente all’Erario.
Questo meccanismo, con le eventuali e opportune modifiche, potrebbe essere applicato anche
al commercio on line, almeno nello specifico caso degli pneumatici, proprio al fine di scongiurare le
classiche frodi carosello e in genere l’elusione dell’IVA.
Un caso esemplare dei meccanismi messi in atto per evadere l’Iva è quello accertato nel dicem-
bre del 2018 dalla Guardia di finanza, che ha sequestrato a un gommista pugliese, con punti vendita
a Maruggio e Taranto, circa un milione di euro per evasione fiscale. A lui sono riconducibili anche altre
due società intestate a dei ‘prestanome’, che gli servivano per mascherare le attività con l’estero, per
le quali otteneva agevolazioni fiscali e che risultano in evasione totale, mentre quella intestata a lui ha
presentato dichiarazioni infedeli. Come hanno fatto notare i finanzieri, il gommista, recidivo, lavorava in
sedi attrezzatissime di beni strumentali e di personale (5-6 persone) con un buon successo e numerosi
clienti, visti i prezzi competitivi, che ora si comprende bene come facesse ad applicare; non a caso
gli è stata contestata l’omessa dichiarazione di ricavi per 1.968.671,00 euro, la conseguente evasione
dell’Ires per 497.405,00 euro e quella dell’Iva per 429.124,00 euro.
Un’altra inchiesta di questa tipologia risale a fine gennaio 2019 e ha avuto come protagonisti i
finanzieri del Comando Provinciale di Foggia, che dopo più di due anni di lavoro investigativo hanno
arrestato il titolare dell’azienda di Cerignola (FG), operante nel settore della vendita di pneumatici, che
in due anni avrebbe evaso il fisco per oltre 30 milioni di euro. “Pit Stop” è il nome dato all’inchiesta,
coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, che ha permesso di individuare un intreccio di
società ̀ tutte operanti nella vendita di pneumatici, riconducibili al soggetto tratto in arresto, che omet-
tevano sistematicamente di dichiarare al fisco le proprie operazioni imponibili e di versare le relative
imposte. Come hanno spiegato i militari, al fine di rendere difficoltoso l’accertamento dell’evasione ed
impedire il recupero delle imposte non versate, dopo un anno di attività le aziende interessate venivano
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 47
spogliate dei propri beni, fatti confluire in nuove società, create ad hoc, intestate a prestanome “nulla-
tenenti” che continuavano l’attività come nulla fosse.
I minori costi per l’azienda derivanti dall’omesso versamento delle imposte, consentivano di prati-
care prezzi di vendita al pubblico nettamente vantaggiosi, così da incrementare in maniera vortiginosa
il proprio volume di affari fino a conseguire un illecito profitto pari a ben 13 milioni di euro. L’ennesimo
caso di concorrenza sleale che stava facendo terra bruciata in mezza provincia di Foggia.
A febbraio 2018, invece, è iniziato il processo denominato “Profondo Nero” nei confronti di un
grossista campano che vendeva “ingentissime quantità di pneumatici” in nero. Questi sarebbe stato
l’artefice della costituzione di una organizzazione a delinquere dedita al riciclaggio e a reati di natura
tributaria, in cui la chiave di volta sono proprio i pneumatici venduti in totale evasione dell’Iva, coinvol-
gendo 32 persone, tra professionisti e imprenditori, colpite dalle misure cautelari e 12 società sottopo-
ste a sequestro. Il sofisticatissimo e imponente “sistema di riciclaggio” si dipanava dalla Piana di Gioia
Tauro alla Svizzera, passando per Roma, Milano, Benevento, l’Estonia, l’Olanda e Vanuatu, piccolo
atollo del Pacifico nonché impenetrabile paradiso fiscale. Come hanno messo a verbale gli inquirenti,
l’indagine, avviata dalla Polizia Postale, ha richiesto, da subito, il coinvolgimento della Guardia di Fi-
nanza. L’attività investigativa ha evidenziato, infatti, come gli associati, attraverso numerose società
“cartiera” appositamente costituite, ovvero acquisite ed intestate a prestanome ed aventi sede legale
in Estonia, Svizzera, Roma, Reggio Calabria e Milano, mediante un consolidato sistema di false fattu-
razioni, hanno consentito ad imprese ubicate in parecchie altre province italiane di evadere le imposte
sui redditi e l’Iva per oltre 53 milioni di euro. Il denaro, frutto prevalentemente di evasione fiscale, veniva
quindi trasferito su conti correnti esteri nella disponibilità degli imprenditori e dei professionisti coinvolti
oppure, secondo le necessità, riportato in Italia in contanti.
Nell’ambito delle indagini sono stati sequestrate alla segretaria dell’imprenditore banconote con-
tante pari a 101.000 euro in banconote da 50. Il denaro, proveniente dalla vendita in nero delle gomme
era diretto, suddiviso in singole buste, ai professionisti romani. Da qui, sarebbe stato ulteriormente
distribuito dai promotori dell’associazione ad ulteriori imprenditori disposti a ricorrere, per evadere
il fisco, all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti emesse (per false sponsorizzazioni) da società
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romane attive nell’organizzazione di eventi motoristici. Il contante fornito dall’imprenditore campano
serviva dunque per “restituire” il denaro bonificato alle società romane a fronte dell’emissione delle fal-
se fatturazioni. A loro volta, tali società, a fronte di altre fatture false emesse da società Estoni, risultate
nella piena disponibilità di un avvocato italiano residente in Svizzera, trasferivano le somme di denaro
su conti correnti accesi nella Repubblica Baltica.
2.1.2 Siti che chiudono e frodi che continuano
Dopo diverse segnalazioni raccolte dalla piattaforma Cambio Pulito e le denunce che ne sono
seguite, alcuni dei siti più spregiudicati sono stati sottoposti ad attento monitoraggio da parte delle
autorità di controllo, facendone perdere le tracce. Anche se, come fanno notare molti operatori del
settore, dopo temporanee chiusure degli stessi siti segnalati, gli stessi protagonisti hanno ripreso a
operare sotto mentite spoglie, aprendo parallelamente altri siti. In uno di questi, di cui è stata acquisita
una specifica documentazione (messa a disposizione degli inquirenti), tra le condizioni contrattuali si
può leggere la sede legale in una incantevole isoletta di spiaggia dorata dell’arcipelago delle Canarie,
davanti alle coste del Sahara Occidentale7, per l’esattezza a Puerto de la Cruz. I prezzi, si legge ancora,
sono espressi in euro e sono esclusi di Iva, mentre del contributo ambientale non si trova nemmeno un
cenno. Si riporta di seguito uno stralcio delle condizioni contrattuali annunciate sul sito internet:
Acquistando dall’inserzione l’acquirente accetta che il rapporto sia inquadrabile nel contratto di
“mandato con rappresentanza”. OMISSIS agisce in nome e conto del cliente, assumendo il compito
di contattare il fornitore per incaricarlo della consegna degli pneumatici al destinatario segnalato
dal cliente. L’acquirente legittima OMISSIS ad agire per suo nome e conto mediante l’inserimento
dei propri dati e delle altre informazioni richiesta nella pagina web. OMISSIS esegue l’ordinazione
7 Amministrativamente, sono una comunità autonoma facente parte del Regno di Spagna. Dal punto di vista fiscale, le isole
sono al di fuori del territorio doganale dell’Unione europea, anche se politicamente sono all’interno dell’UE. Nell’arcipelago vige la
Zona Especial Canaria che prevede notevoli benefici fiscali, tanto da essere essendo attualmente l’area con la più bassa pressione
fiscale d’Europa.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 49
al fornitore sulla base delle indicazioni fornite dal cliente che ha l’obbligo di compilare l’ordine
indicando il proprio nominativo, i riferimenti della propria carta di credito o altra forma di pagamento,
il destinatario degli pneumatici. La data dell’esecuzione, nonché di corrispondere anticipatamente
il prezzo degli pneumatici e delle spese di consegna, ossia i “mezzi necessari per l’esecuzione del
mandato” (art. 1719 c.c.). Dette somme sono importi contrattualmente posti a carico dell’acquirente.
Con riguardo al trattamento Iva delle somme in argomento si precisa che OMISSIS emette fattura
senza Iva in quanto non si considera dentro l’ambito di applicazione della normativa Iva comunitaria
come stabilito dalla Direttiva (UE) 2017/2455 del Consiglio, del 5 dicembre de 2017, per la quale si
modifica la Direttiva 2006/112/CE e la Direttiva 2009/132/CE in riferimento a determinate obbligazioni
rispetto all’ imposta sopra il valore aggiunto per le prestazioni di servizio e la vendita a distanza
di beni - Diario Ufficiale dell’ Unione Europea del 29-12-2017. Con riguardo al trattamento Iva,
l’assolvimento dell’imposta per le importazioni è prevista dall’art. 17 del DPR 633/1972 2° comma
che per importazioni da paesi extra UE prevede l’auto fatturazione.
Il mancato pagamento dell’Iva e del contributo ambientale rappresenta la causa delle criticità
dell’intero settore, costretto a fronteggiare una concorrenza sleale, soprattutto di operatori esteri, con
le relative conseguenze in fatto di generazione di PFU.
In un altro caso segnalato sempre su Cambio Pulito, si è allegata una fattura dalla quale si evince
come, essendo una vendita on line, quindi un’operazione di commercio elettronico assimilata alle ven-
dite per corrispondenza, vengano applicate le disposizioni del DPR n. 633/72 che non prevede l’obbligo
di emissione di fattura né l’obbligo di emissione di scontrino fiscale, né tantomeno di certificazione dei
corrispettivi; anche se in realtà i corrispettivi delle vendite devono, tuttavia, essere annotati nel registro
previsto dallo stesso Dpr: si tratta del registro dei corrispettivi, che il venditore deve compilare, come
fanno usualmente i venditori al dettaglio, assolvendo quindi l’iva che deve essere già stata incorporata
nel prezzo di vendita. Invece, come dimostra il caso analizzato attraverso “Cambio pulito”, il venditore
semplicemente non fattura l’Iva, potendo dunque praticare prezzi imbattibili. Esattamente quanto stan-
no denunciando su Cambio pulito numerosi operatori stremati da questa vera e propria concorrenza
sleale in salsa globale.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 51
Le forze dell’ordine provano a contrastare questi flussi illegali, percorrendo senza sosta l’intero
stivale. A dicembre 2018, per non andare troppo in là nel tempo, è stato il Nucleo di Polizia Econo-
mico-Finanziaria di Cuneo a portare alla luce una maxi frode fiscale transnazionale architettata da
una società piemontese su tutto il territorio nazionale, finalizzata alla classica evasione dell’Iva sulla
commercializzazione di pneumatici. Tutto comincia 5 anni prima, quando grazie a una imbeccata i
militari eseguono una verifica fiscale frugando tra le carte di una società troppo spavalda e spregiudi-
cata, diventata nel frattempo leader nel commercio dei pneumatici, dalla quale emergerà che il legale
rappresentante aveva emesso fatture nei confronti di soggetti attivi in settori economici non compatibili
con la propria attività; soggetti che a loro volta risulteranno essere evasori totali, non avendo mai ef-
fettuato alcun versamento d’imposta. Facendo rapidi calcoli è risultato essere di oltre 7 milioni di euro
il controvalore delle fatture false accertate per un’evasione di imposta di oltre 3 milioni di euro. Sen-
tendo puzza di bruciato i militari hanno fatto finta di niente e sono andati avanti con le indagini. Sono
così partite perquisizioni di aziende operative in Piemonte, Campania ed Emilia-Romagna e rogatorie
internazionali verso Francia, Spagna e Slovenia. Una rete internazionale prendeva corpo nelle indagini.
Anche grazie alle intercettazioni telefoniche è emerso come la società a capo di tutto fosse riuscita
a mettere in piedi addirittura due diversi tipi di frode: uno riguardava il già citato sistema, complesso,
di fatturazioni per operazioni inesistenti; il secondo, invece, faceva riferimento a una imponente frode
carosello transnazionale, grazie allo schermo di società attive tra, appunto, Francia, Spagna e Slovenia.
Con questa accusa i finanziari hanno sequestrato alla società a capo di tutto beni mobili e immobili,
società, conti correnti e automezzi per un valore di oltre 3 milioni di euro, pari al mancato versamento
Iva. Due gli imprenditori finiti sotto indagine con un lunghissimo elenco di reati da cui discolparsi.
2.1.3 Dal falso usato ai furti
Anche il mercato dell’usato è gravato da operatori completamente in nero. Tanto per citare un
caso abbastanza recente, a fine 2018 la Polstrada ha sequestrato a Pievebelvicino, in provincia di
Vicenza, un capannone con dentro 3.000 pneumatici usati, che erano destinati, in parte, allo smalti-
mento illegale e, in parte, alla vendita online. Nel capannone c’era infatti un piccolo laboratorio dove
le gomme ancora in buono stato venivano verniciate e fotografate per essere messe in vendita in un
sito di e-commerce. Qualche giorno prima, erano stati i finanzieri a sequestrare in zona Castel San
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Giovanni, in provincia di Piacenza, la bellezza di 15 tonnellate di PFU stoccati come fossero semplice-
mente pneumatici usati. L’intero sito, – ha spiegato la Guardia di Finanza – al momento dell’accesso
dei militari che hanno operato congiuntamente a personale specializzato del Servizio Territoriale Arpae
di Piacenza, “è risultato disseminato da pneumatici accatastati all’interno dei locali adibiti a deposito,
magazzino, laboratorio e in vari punti dell’area agricola circostante; tonnellate di pneumatici in eviden-
te stato di usura ed in condizioni di conservazione pessime, ricoperti da erbacce, polvere e terriccio,
alcuni dei quali addirittura all’interno di un canale irriguo in disuso”.
I furti di pneumatici, sia nuovi che usati, rappresentano un’altra delle emergenze i campo. Rispet-
to al passato, oggi l’annullamento delle frontiere con un mercato potenzialmente senza limiti consente
di piazzare, illegalmente, sul mercato enormi quantitativi di gomme. Basta andare on line e scomodare
i social per avere contezza delle vendite di gomme nuove e/o usate con ogni probabilità frutto di furti
e ricettazioni.
Come raccontano alcune delle segnalazioni raccolte attraverso la piattaforma Cambio Pulito,
per esempio, soggetti estranei al Fisco provano a intercettare grosse partite di PFU, sia tramite furti
diretti che tramite corruzione di trasportatori chiamati a raccoglierli, per rivendere come gomme
usate i PFU migliori, riciclare tramite operazioni grossolane quelli di media qualità e gettare all’aria
aperta i peggiori. Una di queste bande, segnalata alla piattaforma e operativa nella zona di Latina,
è stata oggetto di riscontri oggettivi da parte di operatori della zona (sotto l’immagine arrivata alla
piattaforma Cambio Pulito).
2.1.4 Ricambi non autorizzati
Rispetto alle gestioni illegali, piccole attività di ricambio e di autodemolizione e benzinai ap-
paiono i nodi strategici dove si concretizzano molte pratiche illecite, sia in termini di mero esercizio
di attività abusiva che di aggiramento delle regole in vario modo. Compaiono, ad esempio, oltre alle
officine molte stazioni di rifornimento e autodemolizioni, dove prenderebbero piede sia la commer-
cializzazione in nero di gomme usate che gli smaltimenti irregolari di PFU. Impossibile fare l’elenco
dei casi di cronaca che hanno visto l’intervento delle forze di polizie per denunciare attività illegali. Ad
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aprile dell’anno scorso, solo per fare un esempio, ancora la Guardia di Finanza ha scoperto a Cles, in
provincia di Trento, un concessionario di autoveicoli che svolgeva anche l’attività di gommista, ma in
maniera abusiva, essendo sprovvisto delle autorizzazioni; a pochi chilometri di distanza, in Val di Sole,
ancora un benzinaio è stato beccato mentre cambiava gomme senza uno straccio di autorizzazione.
In generale, è davvero impressionante il numero di esercizi chiusi dalle forze dell’ordine per
attività in nero. Solo la Guardia di finanza nei primi due mesi del 2018 ne ha fermati sei, tra le province
di Udine, Salerno, L’Aquila, Genova e Nuoro. Nell’ultimo caso, i finanzieri della Tenenza di Vallo della
Lucania hanno individuato un’officina meccanica operativa a Perito, in provincia di Salerno, totalmente
abusiva. Il gestore dell’attività, oltre a non essere nemmeno titolare di partita IVA, esercitava da anni
la professione in assenza dei previsti titoli autorizzativi, all’interno di un capannone agricolo. Qualche
giorno prima, ad Avezzano (AQ) i finanzieri avevano scovato un’attività di autoriparatore all’interno di
un garage privato sito al piano terra della propria abitazione in regime di abusivismo e in completa
evasione d’imposta. I sospetti sono sorti nel corso dei servizi di controllo economico del territorio or-
dinariamente svolti dalle pattuglie impiegate nel servizio di pubblica utilità “117” che avevano notato,
in diverse circostanze, numerosi veicoli in sosta all’interno e all’esterno dell’officina sospetta. Il dubbio
che non si trattasse di un appassionato di motori ma di un vero e proprio riparatore di autoveicoli è
maturato dopo prolungati appostamenti e sopralluoghi finalizzati a riscontrare l’effettivo svolgimento
dell’attività abusiva.
Senza dimenticare che spesso dietro l’attività di vendita e riparazione/sostituzione pneumatici si
cela la mano dei clan di mafia. Uno dei sequestri più importanti operati dall’antimafia sul territorio di
Brindisi risale ad aprile 2018 e ha visto i carabinieri dare esecuzione alla confisca di beni per 800.000
euro appartenenti a un 42enne di San Marzano di San Giuseppe (Taranto) condannato per associazio-
ne di tipo mafioso, in quanto ritenuto appartenente al clan Soloperto della Sacra corona unita. Tra i beni
oggetto del sequestro a Brindisi e San Marzano di San Giuseppe: un centro vendita pneumatici, un
capannone industriale, un autocarro e un’autovettura di grossa cilindrata, il tutto fittiziamente intestato
a terzi. L’indagine era iniziata già nel 2016, quando il Tribunale di Taranto aveva emesso un primo ordine
di sequestro anticipato di beni e immobili per un valore di circa 100.000 euro sempre nei confronti dello
stesso soggetto, tra cui anche una società di rivendita pneumatici.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 55
2.1.5 Illegalità fuori dai confini
L’illegalità nella gestione dei PFU non riguarda solo l’Italia, mascherandosi spesso dietro il pre-
sunto commercio di gomme usate. Uno dei casi più eclatanti scoperti risale a fine aprile 2018, quando
la Guardia Civil spagnola, con il supporto di Europol e Ameripol, ha smantellato un’associazione a
delinquere che trafficava illegalmente PFU in vari Paesi di Africa, America ed Europa. L’operazione,
denominata “Rotamm” ha consentito di appurare che l’organizzazione criminale operativa in Spagna,
acquistava grosse partite di gomme usate in tutta Europa per rivenderle, illegalmente, sia in Spagna
che all’estero. Nell’operazione sono stati coinvolti 17 Paesi e i profitti ammonterebbero a quasi 2 milioni
di euro. La Guardia Civil, sezione di Malaga, ha arrestato nove persone, imputato responsabilità penali
ad altre cinque e perquisito 17 sedi.
L’indagine è stata svolta grazie al contributo di Europol, che ha affiancato le indagini per sei mesi
e fornito supporto tecnico, offrendo il necessario coordinamento internazionale. Coordinamento
essenziale, in quanto le transazioni commerciali coinvolgevano paesi come Bulgaria, Germania,
Francia, Polonia e Portogallo. Fuori dall’Europa, la vendita degli pneumatici è arrivata invece fino in
Bolivia, Colombia, Congo, Repubblica Dominicana, El Salvador, Ghana, Mauritania, Panama, Para-
guay, Porto Rico e Senegal. Secondo le stime degli investigatori, sarebbero stati gestiti illegalmente,
negli ultimi cinque anni, più di 200.000 pneumatici fuori uso, con un profitto superiore a 1,8 milioni di
euro, a cui si aggiungono quasi 300.000 euro che avrebbero dovuto essere riconosciuti ai Sistemas
Integrados de Gestión (SIG), gli enti che gestiscono in Spagna i PFU, per l’incontrollata entrata di
pneumatici da altri Paesi senza il pagamento delle dovute imposte. Per garantire il reintegro dei danni
causati. le autorità hanno proceduto al sequestro di 60 proprietà, tra immobiliari e beni mobili, per
un valore di 4 milioni di euro.
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3. Il risultato finale? Accumuli fuori controllo e smaltimenti illegali di PFU
Lo ripetiamo ancora una volta, a prescindere dal danno erariale, l’illegalità che si concretizza a
monte, attraverso la compravendita di pneumatici nuovi in evasione di Iva e contributo ambientale, a
valle si trasforma nell’introduzione nei circuiti ufficiali di quantitativi extra di PFU, che esulano dai tar-
get fissati a inizio anno dai consorzi e che finiscono per accumularsi presso i magazzini, i depositi e i
piazzali degli operatori finali. Questi ultimi diventano infatti il collo di bottiglia dove transitano anche i
PFU irregolari. L’accumulazione presso questi ultimi sta causando enormi disagi agli operatori, gom-
misti e autofficine, che devono sopportare l’accumulo di PFU seppure hanno svolto l’attività in maniera
regolare.
Purtroppo, il sistema di Responsabilità estesa del produttore non consente di tracciare i singoli
pneumatici, ma soltanto di stimare i quantitativi di raccolta, ragione per cui sono proprio le associazioni
di categoria a lanciare da tempo l’allarme, con il rischio, neppure troppo remoto, che almeno parte di
questi PFU accumulati trovino sbocco presso circuiti illegali. Secondo le stime di settore, proprio a
questi flussi PFU immessi irregolarmente può essere ragionevolmente attribuito l’accumularsi presso i
singoli operatori finali (gommisti e riparatori) di circa 30-40 mila tonnellate di PFU annui, quantità in più
rispetto ai target di inizio anno. Extra che sta creando non pochi problemi, di carattere economico, lo-
gistico e ambientale. Lamentele raccolte sia dalla piattaforma Cambio Pulito che dagli stessi consorzi,
dove non sono mancati vere e proprie minacce, come questa giunta a gennaio scorso, che riportiamo
letteralmente:
“ Ho dei pneumatici da smaltire, o mi dite come fare oppure ho un burrone adiacente all’officina ve li
butto giù e poi vedete voi come recuperarli. Sono gommista da generazioni, sono 45 anni che faccio
il gommista e da oltre 20 titolare [..]. Vedete come fare se no prima provvedo e poi vi denuncio.
Cordiali Saluti
La cosa ancora più interessante è che il segnalante, il quale ha deciso di rendere noti i propri dati,
da visura camerale appare essere titolare di un’azienda registrata per attività di “commercio al det-
taglio di pneumatici e ricambi per autoveicoli”: quindi un commerciante che come tale non potrebbe
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 57
Milazzo, discarica illegale di PFU
(18 marzo 2019)
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esercitare l’attività di sostituzione degli pneumatici e produrre PFU. A dimostrazione quanto lavoro ci
sia ancora da fare per l’affermazione piena della legalità.
Si assiste quindi, come già accennato, al paradosso di magazzini e piazzali stracolmi di PFU che
il sistema ufficiale non è in grado di raccogliere, se non tramite uno sforzo extra dei principali consorzi
(come è stato finora), attirando l’attenzione, in teoria giusta, delle autorità di controllo, che in alcuni casi
si spingono fino a comminare sanzioni o addirittura sequestri agli incolpevoli operatori finali. Situazione
che alimenta inevitabilmente i circuiti informali, dove gli smaltimenti illegali non sono che la manifesta-
zione più eclatante e pericolosa.
Solo per fare un esempio, le immagini che pubblichiamo in queste pagine riguardano alcuni
smaltimenti illegali di PFU in pieno centro a Milazzo, provincia di Messina, proprio dietro una par-
rocchia e un’area di svago per bambini. Con ogni probabilità gli smaltimenti sono il frutto di attività
illegali da parte di operatori della zona, che come capita spesso si muovono sia in maniera legale
che illegale.
4. Il whistleblowing in Italia e il modello della piattaforma Cambio Pulito
La disciplina del whistleblowing è stata oggetto di una recentissima riforma grazie alla legge n.
179 del 30 novembre 2017, che ha ampliato l’ambito di applicazione anche al settore privato, anche se
limitato alle imprese che adottano il modello organizzativo previsto dalla 231, allargamento tutt’altro che
scontato, essendo un istituto previsto sin dall’inizio per tutelare la pubblica amministrazione da situa-
zioni di illegalità. Un quadro normativo destinato a subire modifiche rilevanti, attraverso il recepimento
(entro il 2021) della nuova direttiva comunitaria sul whistleblowing approvata lo scorso mese di ottobre
dal Consiglio dell’Unione Europea (dall’estensione del whistleblowing a tutte le società private con più
di 50 dipendenti alle nuove e più stringenti garanzie per chi fa le segnalazioni fino all’ampia gamma di
violazioni per cui sarà possibile segnalare eventuali comportamenti illeciti).
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 59
Normativamente l’introduzione dell’istituto del whistleblowing in Italia è abbastanza recente: risale
al 2012 la legge anticorruzione n.190 che per la prima volta prevede nel nostro ordinamento la possibi-
lità di segnalazione, da parte del lavoratore (in prevalenza pubblico), di rischio di illeciti, episodi opachi
o potenzialmente illegali, forme di maladministration e abusi a cui assiste. Nonostante ciò, il legislatore
fino a oggi si è mosso con estrema ritrosia: la disciplina ex L 190/12 non offre infatti un quadro chiaro
circa le forme stesse di tutela della riservatezza per i segnalanti, né specifica canali definiti di segna-
lazione: il risultato è che, in un clima culturale già non favorevole, una legge non completa ha generato
un clima d’incertezza sul destino dei segnalanti, scoraggiando di molto la fruizione dell’istituto.
La legge 179 del 2017, infatti, oltre a prevedere nuove guarentigie al whistleblower nel settore
pubblico (sulle quali per esigenze di spazio non si può indugiare oltre), estende la disciplina anche agli
enti economici di diritto privato, sotto controllo pubblico, alle imprese che forniscono beni e servizi alla
Pubblica amministrazione e, in generale, all’intero settore privato, prevedendo in ogni caso la tutela del
dipendente o collaboratore che segnali illeciti o violazioni. Tutela che è comunque prevista all’interno
del modello organizzativo dettato dal D.Lgs. 231 del 2001 e comunque per fatti di cui sia venuto a co-
noscenza per ragioni del suo ufficio.
In estrema sintesi, la riforma introduce la previsione obbligatoria di canali di segnalazione confiden-
ziale negli enti pubblici e privati; dettaglia maggior trasparenza circa la gestione di una segnalazione;
introduce sanzioni per chi commette ritorsioni nei confronti del segnalante, ivi compreso l’obbligo di
reintegro nel posto di lavoro; introduce l’inversione dell’onere della prova: spetterà infatti al datore di
lavoro dimostrare che le eventuali misure discriminatorie e ritorsive adottate nei confronti del segna-
lante, sono motivate da ragioni estranee alla segnalazione stessa.
Nello specifico, la Legge 179/2017 ha disposto che il citato Modello di Organizzazione e Gestione
debba prevedere, a tutela dell’integrità dell’ente, adeguati canali atti a consentire la segnalazione di
violazioni del modello stesso e degli illeciti rilevanti ai sensi del D.lgs. 231/01. Le segnalazioni previste
nell’ambito normativo del whistleblowing devono essere inoltre circostanziate e “fondate su elementi
di fatto precisi e concordanti, così da non disperdere l’efficacia della nuova misura e agevolare, invece,
l’emersione di condotte che con molta probabilità risulteranno illecite”.
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La legge lascia all’autonomia organizzativa dei singoli enti la libertà di individuare le soluzioni ope-
rative più adeguate all’implementazione dei canali con cui veicolare le segnalazioni dei dipendenti, pur-
ché questi garantiscano la riservatezza dell’identità del segnalante nelle diverse fasi di gestione della
denuncia e che, “almeno uno di essi, provveda a tali garanzie con modalità informatiche” crittografate.
Ciò significa che tali prescrizioni possano essere realizzate anche attraverso l’utilizzo di piattaforme
informatiche gestite da terze parti indipendenti e specializzate, oltre che con l’attivazione di caselle di
posta elettronica dedicate, come hanno concordato le principali associazioni di categoria, Confindu-
stria compresa.
La piattaforma Cambio Pulito. In questo scenario il primo e unico caso di whistleblowing appli-
cato alla gestione di prodotti (pneumatici) e rifiuti (PFU) si sta rivelando uno strumento concreto a
disposizione non solo dell’Osservatorio ma del Paese intero, fondamentale per mappare e tracciare sin
nei dettagli i contorni dell’illegalità, nelle sue mille declinazioni e forme. Uno strumento d’avanguardia,
che affonda le radici nella convinzione, giusta, che le informazioni da raccogliere sul fronte della legalità
vadano pescate dal di dentro, in maniera circolare, coinvolgendo prima di tutti gli operatori del settore,
proprio coloro che sanno più e meglio di tutti come vanno le cose. È bene precisare che le informazioni
raccolte non sostituiscono affatto ma aiutano, e semmai completano, quelle raccolte dai normali canali
istituzionali, affinandone la capacità di analisi di quanto accade nelle realtà. In tutto il mondo, ormai, il
ricorso al whistleblower costituisce una modalità insostituibile per carpire informazioni in ambiti spe-
cifici, spesso impenetrabili, che solo gli addetti ai lavori possono davvero comprendere e scalfirne le
incrostazioni, anche di tipo illegale.
Uno strumento talmente efficace che è stato adottato recentemente persino dall’OLAF, l’Ufficio
europeo per la lotta antifrode, l’organo dell’Ue incaricato di individuare, esaminare e far cessare, ap-
punto, le frodi nell’uso dei fondi dell’Unione europea.
La piattaforma Cambio Pulito risponde in maniera puntuale alla recente riforma sul whistleblowing
nel settore privato, colmando un vulnus che lo vedevo nei fatti normato solo per il settore pubblico.
Cambio Pulito si può connotare come buona pratica per quattro ragioni specifiche:
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 61
• risponde all’obbligatorietà di azione anche per il settore privato, ponendo però attenzione sulla
“convenienza” della segnalazione a vantaggio del sistema economico di riferimento;
• prevede un canale chiaro e fruibile di segnalazione per come da futura legge, ma che è rap-
presentativo non solo di un ente singolo, bensì di un intero settore economico di riferimento,
estendendo in positivo le maglie del quadro normativo;
• garantisce massima riservatezza per il whistleblower, grazie a sistemi di segnalazione criptata,
pur consentendo di poter chiedere al segnalante ulteriori chiarimenti sulla segnalazione stessa
senza mettere in chiaro la sua identità;
• prevede una gestione integrata delle segnalazioni, grazie all’azione congiunta di soggetti eco-
nomici rappresentativi, referenti esperti di società civile e forze ispettive, superando di gran
lunga il minimo previsto dalla normativa a riguardo e collocandosi al livello delle migliori prassi
internazionali in materia.
In sostanza, Cambio Pulito consente di acquisire informazioni all’interno delle filiere che governano
sia i pneumatici nuovi che a fine vita. Garantendo una circolarità nell’acceso alle informazioni prima
insperato. Lo fa da una parte operando all’interno delle regole prevista dal quadro normativo, ma lo fa
pure allungando lo sguardo fino a coinvolgere non una sola azienda ma un intero settore, soprattutto
nella sua componente proattiva e innovativa. Guardando anche fuori dal nostro paese, emerge in ma-
niera chiara che – nonostante la recente riforma che l’ha formalizzato anche nel settore privato – in Italia
l’istituto del whistleblowing è ancora oggi strettamente associato al settore pubblico, nel contrasto alle
pratiche sin troppo diffuse di corruzione e maladministration. Nel mondo anglosassone, dov’è nato
l’istituto, l’azione del whistleblower è invece stata inquadrato all’interno di un più ampio scenario: non
sono infatti insolite normative che, ad esempio in tema di tutela dell’ambiente, pongono un particolare
focus al ruolo dei segnalanti di opacità in virtù del loro settore lavorativo d’appartenenza. Ad esempio,
dal 1972 gli Stati Uniti hanno messo le segnalazioni di questo tipo al centro del Federal Water Pollution
Control Act, prevedendo non solo meccanismi di piena riservatezza per il whistleblower in fase di se-
gnalazione, ma anche complete tutele in caso di ritorsioni successive.
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Il software E-whistle
La piattaforma “Cambio pulito”, gestita da Legambiente in collaborazione
con i partner dell’Osservatorio sui flussi illegali di pneumatici e PFU, si avvale
operativamente del software tutto italiano denominato E-whistle, progettato dalla
ProComp. La sede di ProComp si trova all’interno del Campus Universitario di
Savona.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 63
Tutto si fonda sulla convinzione che la segnalazione debba essere utilizzata per prevenire gli effetti
catastrofici sulla salute e sull’ecosistema a opera di una azione criminale o ai limiti della legge. sotto
questo aspetto, il segnalante, specie quando afferisce al settore privato, viene visto come un garante
dello stesso settore economico in cui agisce, ponendo in essere un comportamento di indubbia utilità
economica. In sintesi, l’emersione di condotte opache permette di garantire quella salubrità dell’am-
biente economico che, nel caso di imprese con impatto ambientale, corrisponde anche a migliori
garanzie per la salute pubblica.
La piattaforma Cambio pulito è, insomma, la prima esperienza in Italia che guarda al whist-
leblowing in questa prospettiva più ampia e avanzata, un esempio nello scenario italiano sul tema,
attraverso il quale fornire un contributo significativo per garantire l’integrità del sistema economico che
ruota attorno al mercato degli pneumatici, favorire il progredire di tutta la disciplina, la giurisprudenza
e la genesi di prassi nazionali sul whistleblowing tanto nel settore privato quanto in quello pubblico.
5. Le proposte dell’Osservatorio
Come già detto all’inizio, la situazione attuale nella filiera di raccolta dei PFU è la seguente: a fronte
di circa 10 consorzi, in rappresentanza di circa 800 aziende (produttori o commercianti) che immetto-
no circa 380.000 tonnellate (che dichiarano le quantità, versano i contributi regolari e raccolgono PFU
facendosi carico anche degli extra costi della parte di PFU non legalmente gestita o non dichiarata)
operano una cinquantina di sistemi individuali, espressione di sistemi di raccolta indipendenti, che
immettono circa 40.000 tonnellate di pneumatici, pari a circa il 12% del volume totale, la cui attività
appare meno trasparente e sicuramente non rendicontata. Peraltro, a questi dati andrebbero aggiunti
i quantitativi in ingresso nel nostro paese in qualità di gomme usate, fenomeno tutt’altro che irrilevante
in Calabria e Sardegna, che in breve tempo di trasformeranno inevitabilmente in PFU.
Rappresenta un vulnus in tema di trasparenza la discrasia tra gli iscritti all’Albo del Ministero
dell’Ambiente in qualità di importatori di pneumatici e gli importatori attivi effettivamente nel mercato:
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quelli iscritti appaiono alla luce dei riscontri fatti dall’Osservatorio essere solo una minoranza, così
come l’assenza di un Organo terzo di valutazione e controllo sugli operatori autorizzati ed effettiva-
mente attivi. Sarebbe quindi fondamentale aggiornare la banca dati BIP Banca Informativa Pneumatici
a cura del Ministero dell’Ambiente (già disponibile sul sito del Ministero ma non aggiornata dal 2017).
Si tratta di un indispensabile strumento per conoscere tutti i soggetti obbligati alla raccolta, ai quali
semplicemente chiedere quanto sopra indicato. Serve infatti maggiore trasparenza su chi deve/può
raccogliere e quale è il contributo ambientale richiesto e, soprattutto, quanto e dove raccoglie.
Rispetto al modello di responsabilità estesa del produttore, come fanno notare molti addetti ai la-
vori – sollecitati a trovare rimedi all’accumulazione di stock di PFU che nessuno riesce a raccogliere – i
criteri di raccolta dovrebbero avere come bussola non solo i target dell’immesso al consumo ma pure
le caratteristiche geomorfologiche dei territori, che rendono il ritiro molto costoso in alcune aree
(aree impervie, montuose, con ridotta circolazione e dotazione infrastrutturale, etc.). così come andreb-
be pure preso in considerazione che in alcune zone, proprio per le caratteristiche morfologiche, l’alta
usura del battistrada spinge a cambi più frequenti, generando conseguentemente maggiori e inevitabili
quantitativi di PFU. Condizioni, queste, che spingono molti operatori – soprattutto quelli individuali – a
raccogliere con minore frequenza se non quando non ritirare affatto, lasciando l’incombenza solo ai
consorzi più importanti. Sotto questo aspetto, tutti gli operatori dovrebbero devono raccogliere su tutto
il territorio nazionale, non solo dove è più facile e meno costoso, come accade, invece, in aree impervie
e/o lontane dei centri nevralgici e dalle infrastrutture viarie più importanti.
Allo stesso tempo tutti gli operatori dovrebbero raccogliere le medesime tipologie di gomme che
hanno venduto, evitando così che qualcuno incassi contributi per gomme grandi (anche fino a 250
euro/pezzo), come quelle per agricoltura e movimento terra, a fronte di raccolta di gomme piccole (2,50
euro/pezzo).
Quindi i provvedimenti potrebbero essere: richiesta a tutti gli operatori di adeguata rendicontazio-
ne sull’impiego delle risorse incassate da eco contributi e sulla destinazione dei PFU raccolti, al fine di
evitare che un soggetto incassi eco-contributi e raccoglie quantità inferiori all’obbligo o addirittura non
raccoglie oppure che raccolga solo dove costa poco e raccolga solo gomme piccole.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 65
Prevedere, insomma, che tutti gli operatori in campo si muovano all’interno di una cornice unica e
a carattere nazionale, con identiche garanzie di tracciabilità e trasparenza – in un contesto, giova ricor-
darlo, in cui non esiste il fine di lucro – sarebbe il minino indispensabile per razionalizzare il sistema di
regolazione ufficiale contribuendo allo stesso tempo a contrastare il mercato nero.
Rispetto al ruolo del Ministero dell’Ambiente sul controllo della filiera, quindi per favorire la
tracciabilità e la trasparenza, sarebbe utile che questo si dotasse di un Ufficio di controllo dei sog-
getti autorizzati (consorzi ed individuali), che deve verificare per ogni singolo soggetto:
• i modelli organizzativi e di funzionamento;
• i processi aziendali;
• la comunicazione (se corretta o ingannevole);
• i bilanci;
• le dichiarazioni annuali;
• l’effettiva attività sul territorio (con campionamenti);
• l’assenza di utilizzo della gestione dei PFU come strumento di marketing e vendita (se compri
pneumatici dai miei soci o da me, ti raccolgo PFU);
• in generale, il rispetto di ogni comma del DM 82.
Inoltre, anche i soggetti individuali devono avere gli stessi obblighi dei consorzi (ad esempio l’im-
piego dell’avanzo di gestione) altrimenti nasce un possibile beneficio commerciale sulla vendita dei
pneumatici.
Servirebbe pure riportare la normativa che disciplina all’esercizio dell’attività di cambio gomme
(legge 122 del 1992). alla sua veste iniziale, ovverosia ripristinando la lista delle attrezzature minime
necessarie per esercitare la professione. Auspicabile altresì una insegna che identifichi ufficialmente
il gommista in regola al pari di quanto avviene per le officine autorizzate dal Ministero dei Trasporti
alla revisione dei veicoli, introducendo un indispensabile sistema sanzionatorio per chi non rispetta la
legge. Anche la formazione dovrà essere migliorata e meglio disciplinata.
Grazie anche al confronto con gli operatori, appare utile prevedere l’obbligo di ottenere e archi-
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viare il documento fiscale di acquisto per i clienti che portano i pneumatici per il solo montaggio. Così
come dovrebbe definirsi meglio la responsabilità in capo ai gommisti, che dovrebbe essere differente
a seconda che il montaggio avvenga in concomitanza con la vendita di gomme da parte dell’operatore
dal caso di mero montaggio (di gomme acquistate direttamente dal cliente). Dovendosi, in quest’ultimo
caso, circoscrivere la responsabilità (civile ed eventualmente penale) solo al montaggio e non anche
alla qualità e sicurezza delle gomme stesse montate. ,
Altra modifica a costo zero e di sicuro impatto sarebbe quella di prevedere una esplicita sanzione
pecuniaria nei casi di emissione di scontrini in assenza di una specifica voce - indicata in maniera chia-
ra e distinta – in riferimento all’assolvimento del pagamento del contributo ambientale, come prevede
lo stesso DM 82/2011. In mancanza di una specifica sanzione, fino a oggi le autorità di controllo sono
state incapacitate a sanzionare i responsabili.
5.1 Il miglioramento del DM 82/2011
A fronte di questa criticità, che determina serie alterazioni di mercato, penalizzando gli operatori
onesti, oltre che rischi potenziali di una ripresa degli smaltimenti illeciti di PFU, è quanto mai urgente
arrivare a una efficace revisione del DM 82 (ormai ai suoi ultimi passaggi formali, al momento di scri-
vere questo Rapporto), in cui affrontare prioritariamente, ad avviso dei componenti dell’Osservatorio,
le seguenti questioni: a) garanzia della piena ed effettiva raccolta di tutti i PFU generati legalmente
nel nostro Paese, ovvero attraverso la vendita di pneumatici nuovi (ricostruiti e usati importati) per i
quali sia stata versato, oltre all’Iva, il contributo ambientale, sviluppando contemporaneamente una
forte attività di prevenzione e repressione dei fenomeni di vendita illegale; b) massima trasparenza
del sistema di raccolta e avvio al riciclo dei PFU; c) adeguato ed efficace sistema di controlli sull’in-
tera filiera; d) promozione delle filiere di recupero di materia dai prodotti generati dal trattamento e
dalla lavorazione di PFU, in coerenza con i principi dell’economia circolare e con le recenti direttive
dell’Unione europea.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 67
Di seguito ecco le proposte concrete formulate dall’Osservatorio per rendere più efficace l’azione
di contrasto dei fenomeni illegali.
a) Tracciabilità dei flussi di generazione dei PFU
1. Istituzione del Registro dei produttori e degli importatori di pneumatici;
2. Aggiornamento almeno semestrale della Banca Informativa Pneumatici presso il ministero
dell’Ambiente;
3. Definizione di misure volte a regolamentare in maniera più efficace la vendita di pneumatici
attraverso piattaforme web gestite da soggetti esteri (che già determinano a causa dell’elusio-
ne dell’Iva e del contributo ambientale gravi ripercussioni sulle imprese regolari), prevedendo,
limitatamente alla vendita on line verso il consumatore finale (B2C), la figura del rappresentante
autorizzato e comunque l’obbligo dell’iscrizione a un sistema collettivo di raccolta;
4. Introduzione per i produttori e gli importatori di pneumatici dell’obbligo di effettuare la raccolta
di PFU corrispondenti alle tipologie di pneumatici immesse sul mercato;
5. Introduzione dell’obbligo di copertura uniforme di tutto il territorio nazionale nelle attività di
raccolta, evitando di servire solo aree di minor costo e più facile servizio;
6. Previsione degli stessi obblighi di ritiro di PFU nell’anno solare di immissione al mercato sia per
gli importatori abituali che per i neo-importatori, su tutto il territorio;
7. wmigliorare la tracciabilità della filiera a partire dall’immesso al commercio dei pneumatici
nuovi, possibilmente tramite il ricorso alle migliori tecnologie disponibili, sempre nell’ambito
degli accordi internazionali che ne regolamentano il mercato.
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b) Trasparenza del sistema di raccolta e avvio al riciclo di PFU
1. Previsione dell’obbligo per tutti i soggetti attivi nella raccolta di PFU, sia consorzi che sistemi
individuali, di comunicare annualmente al Ministero dell’Ambiente:
- quantitativi, modalità di raccolta, di trattamento e riciclo dei PFU;
- rendicontazione delle risorse incassate attraverso il contributo ambientale e dell’utilizzo,
con le stesse modalità sia per i consorzi che per i sistemi individuali, di eventuali avanzi di
gestione.
c) Rafforzamento del sistema di controlli
1. Istituzione presso il Ministero dell’Ambiente di un Ufficio di monitoraggio e controllo dei sog-
getti autorizzati alla raccolta di PFU (consorzi e sistemi individuali), con il compito di verificare,
per ciascun soggetto:
- il pieno ed effettivo rispetto degli obblighi previsti dal DM 82/2011 e successive modifiche;
- la correttezza delle dichiarazioni annuali al Ministero dell’Ambiente;
- il bilancio e la gestione del contributo ambientale;
- i modelli organizzativi e di funzionamento;
- l’effettiva attività svolta sul territorio.
2. Definizione, nell’ambito delle collaborazioni in essere tra il Ministero dell’Ambiente, unitamente
ad altri Ministeri autorizzati, le Forze dell’ordine, l’Agenzia delle Dogane e l’Agenzia delle Entra-
te di Programmi di controllo del mercato degli penumatici finalizzati a:
- contrastare il fenomeno delle vendite in nero, con l’evasione dell’Iva e del contributo am-
bientale e/o di pneumatici non conformi, quindi potenzialmente pericolosi per la collettività;
- svolgere verifiche incrociate tra le importazioni e le relative iscrizioni al Registro degli im-
portatori e dei produttori dei soggetti che effettuano l’importazione, nonché sulle relative
modalità di gestione dei PFU
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 69
d) Promozione delle filiere di recupero di materia
1. Previsione, attraverso gare di affidamento delle attività di raccolta e trattamento dei PFU, di
criteri di aggiudicazione che possano favorire il recupero di materia, in coerenza sia con la
normativa italiana in materia di economia circolare sia con le più recenti direttive europee;
2. Effettiva istituzione e funzionamento di un Tavolo permanente di Consultazione istituito dal
Ministero dell’Ambiente con i sistemi collettivi di gestione dei PFU e le associazioni di rappre-
sentanza delle imprese di filiera, quanto più possibile inclusivo.
Infine per quanto riguarda il tema cruciale della traccibilità è da apporofondire l’utilizzo eventuale
di tecnologie, come quelle blockchain, nata inizialmente per facilitare lo scambio online di criptovalute
come Bitcoin, e da lì ha presto dimostrato la sua versatilità in una miriade di campi, compreso quello
ambientale.
Non mancano, infatti, i casi di applicazione concreta di questa tecnologia. Su tutti, un caso interes-
sante è quello di Provenance, una piattaforma basata a Londra che utilizza blockchain per consentire
a grandi marchi di ricostruire le filiere dei prodotti; di recente, la piattaforma ha ricevuto un finanzia-
mento dal Working Capital Fund, un fondo specializzato in tecnologie d’avanguardia per il controllo
delle catene di fornitura. Lo stesso principio è alla base del progetto Food Safety sviluppato da IBM per
grandi marchi dell’agro-alimentare e della distribuzione come Walmart, Unilever e Nestlé. Il progetto
permette di tracciare la filiera dei cibi, registrando informazioni sulla provenienza, la trasformazione e
la conservazione.
I FLUSSI ILLEGALI DI PNEUMATICI E PFU IN ITALIA 71
Finito di stampare nel gennaio 2020 presso Stamperia Romana (Roma)