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IL TURISMO LGBT

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LGBT: ACRONIMO Lesbian Gay Bisexual Transgender

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L’uso corrente di tale termine si è diffuso a partire dalla metà degli anni ‘90, sostituendosi al termine “gay” (che aveva, a sua volta, sostituito il termine omosessuale).

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Variante: LGBTQ Q=QUEER

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Tale termine si attesta nell’uso comune durante gli anni ’90, reso popolare dal gruppo di attiviti QUEER NATION (fondata a NY nel 1990 allo scopo di combattere l’omofobia e aumentare la visibilità e l’accettazione della comunità lgbt.

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QUEER: dapprima termine negativo e apertamente OMOFOBICO, è emerso successivamente come termine POLITICO nell’ottica del RIFIUTO DELLE DICOTOMIE DI GENERE E DI ORIENTAMENTO SESSUALE

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TEORIE QUEER: RIFIUTO DELLA ETERONORMATIVITA’

Descrizione di un’identità che supera la tradizionale interpretazione binaria

Uomo/donna Omo/etero

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Termine “queer”= termine ombrello, che descrive, in modo inclusivo, una sessualità “diversa” dalla norma in uno o più modi

TEORIA QUEER: JUDITH BUTLER (1990) TERESA DE LAURETIS (1991)

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Judith BUTLER GENDER TROUBLE

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John Waters (1974) FEMALE TROUBLE

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TERESA DE LAURETIS

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TEORIE QUEER: TRANSITIVITA’ DEI GENERI DIFFERENZE MULTIPLE

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Il più famoso simbolo lgbt è, infatti, la BANDIERA ARCOBALENO (RAINBOW FLAG) che, seppur disegnata nel 1978 quindi prima dell’affermazione ufficiale delle TEORIE PERFORMATIVE del QUEER e della dimensione INCLUSIVA lesbian-gay-bisexual-transgender, rappresenta, nondimeno, le sfumature della diversità all’interno della comunità lgbt

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La bandiera arcobaleno è oggi il simbolo più usato per veicolare il concetto di

GAY-FRIENDLINESS

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Le origini GRAND TOUR Non solo motivazioni di carattere

esclusivamente artistico e culturale ma anche ricerca, da parte degli intellettuali nordeuropei, di “civiltà più schiette e naturali” (Patanè 2007) come il

MEDITERRANEO, che divenne anche meta di turismo omosessuale

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Il fenomeno riguardò molto da vicino l’Italia del Sud e coinvolse molte brillanti personalità dell’epoca, come OSCAR WILDE, GEORGE BYRON, WINCKELMANN, MARCEL PROUST etc…

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Fra le mete più gettonate CAPRI e TAORMINA Luoghi liminali e, pertanto, ancora più

aderenti all’idea spaziale di luogo “altro”

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Taormina, in particolare, ospitò a lungo il “barone fotografo” Wilhelm Von Gloeden (1856-1931) che vi abitò dal 1878 fino alla morte.

Di lui si ricordano soprattutto gli scatti di nudo maschile che evocavano le atmosfere pastorali dell’antica Grecia.

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L’appeal dell’Italia come luogo privilegiato per l’omoerotismo durò fino agli anni ‘50 del ‘900 quando sopravvenute circostanze politiche e sociali resero impraticabile il “sogno di libertà” degli intellettuali di fine secolo e NUOVI SPAZI MEDITERRANEI emersero come nuove “culle del mito”: es. MYKONOS e IBIZA

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Dallo spazio gay allo spazio lgbt Nella dialettica della gestione quotidiana

dello spazio, il GAY SPACE nasce come SPAZIO ESSENZIALMENTE METROPOLITANO FREQUENTATO PRINCIPALMENTE DA UOMINI OMOSESSUALI

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Nelle grandi città di inizio ‘900 si sviluppano le prime GAY URBAN INFRASTRUCTURES e, a partire dall’indomani della Seconda Guerra Mondiale, iniziano a strutturarsi i primi GAY NEIGHBORHOODS nelle maggiori città americane

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In particolare, grandi città portuali come New York e San Francisco, iniziarono a ospitare forme culturali alternative e si configurarono come importanti centri urbani gay

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I processi sociali urbani che ebbero luogo nel secondo dopoguerra consolidarono questo trend:

- WHITE FLIGHT - DE-INDUSTRIALIZZAZIONE - ABBANDONO DELLE INNER CITIES -INSEDIAMENTO NEGLI SPAZI URBANI

RIMASTI “VUOTI” DI ARTISTI, CREATIVI E DI UNA NASCENTE COMUNITA’ GAY IN CERCA DI LUOGHI SICURI DOVE ABITARE ESPRIMERSI E DAR VITA A FORME CULTURALI “PROPRIE”

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Fra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ’70 si affermarono definitivamente i quartieri destinati a divenire presto “leggendari” nell’immaginario gay:

GREENWICH VILLAGE (NYC)

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WEST HOLLYWOOD (LOS ANGELES)

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SOUTH BEACH (MIAMI)

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A questi contesti metropolitani iniziarono ad affiancarsi come spazi gay anche LUOGHI SATELLITE, piccole città di mare nei dintorni delle metropoli di riferimento

Es. PROVINCETOWN (MASSACHUSETTS)

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KEY WEST (FLORIDA)

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FIRE ISLAND (NEW YORK)

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In Inghilterra svolgevano la stessa funzione: BRIGHTON (in relazione a LONDRA)

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E BLACKPOOL (in relazione a Manchester)

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Il gay travel del secondo dopoguerra era una sorta di “segregazione” scelta e necessaria all’interno di una piccola rete di spazi connotati e sicuri, vere e proprie “bolle turistiche” in cui la comunità gay elaborava la propria “cultura della differenza”

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Ancora più che in altri contesti, gli spazi GAY sono cruciali per la formazione, il consolidamento e l’espressione dell’IDENTITA’.

In tal senso il GAY SPACE, sotto qualunque forma, assume il suo significato più profondo in quanto OPPORTUNITà SPAZIALE DI CONVALIDA IDENTITARIA

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In questo senso, la pratica turistica dell’HOLIDAYMAKING si configura come cronotopo ideale per l’esplorazione e la pratica delle culture gay.

In particolare, lo SPAZIO DELLA VACANZA è importante per coloro che “A CASA” , nel quotidiano, sono privati della possibilità di un gay space nel quale identificarsi.

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La comunità gay si ritrova infatti spesso nel pradosso di essere GUESTS AT HOME (ospiti in casa propria), in ambienti etero-normativi in cui ogni “diversità” è percepita e sanzionata come “fuori luogo”.

In tal senso il VIAGGIO diventa un ATTO IDENTITARIO, in quanto azione di profonda CONOSCENZA e LIBERAZIONE

In quest’ottica il rapporto fra omosessualità e viaggio appare segnato da un inevitabile legame

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La stessa metafora del COMING OUT (of the closet) ha una forte connotazione spaziale

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Questa dicitura riprende l’espressione con cui si era soliti indicare l’entrata in società delle debuttanti e indica la dichiarazione pubblica di omosessualità, un elemento centrale dell’esperienza centrale di uomini e donne omosessuali nel mondo occidentale.

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Le identità gay sono, anche in quest’ottica, fortemente correlate a questioni “spaziali”, in cui i luoghi esercitano una profonda influenza sulle persone.

In particolare Cox (2002) assimila il processo del coming out a un viaggio che segue buna traiettoria ben precisa: da HOME a AWAY

Da SMALLTOWN (piccola città di provincia) a BOYSTOWN (quartiere gay di una grande città)

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Relativamente alle geografie del coming out Cox ritiene che le metropoli, con le loro CULTURE GAY METROCENTRICHE, offrano il contesto migliore dove trovare uno spazio per sé e uno spazio dove identificarsi con altre persone.

GRANDE IMPORTANZA DELLE CULTURE METROPOLITANE nelle SCELTE DI VIAGGIO e DI VITA delle comunità gay.

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CENTRALITà METROPOLITANA nei processi di COMING OUT

METROPOLI: GAY SPACE URBANO CODIFICATO IN GRADO DI CONVALIDARE LE DIVERSE IDENTITA’ GAY

URBANIZZAZIONE: PREREQUISITO PER L’EMERSIONE DI CULTURE GAY SIGNIFICATIVE

GRANDI CITTA’: LUOGHI-CHIAVE per lo sviluppo del concetto di IDENTITA’ GAY

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Coerente con tale lettura METROCENTRICA la diffusa interpretazione in chiave lgbt di un film come Il mago di Oz (Fleming, 1939)

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Protagonista: archetipica icona gay JUDY GARLAND

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La protagonista del film, Dorothy, è una ragazzina del Kansas che si ritrova, suo malgrado, a intraprendere un intenso viaggio in compagnia di bizzarri personaggi, esclusi dalla società, che lei accetta immediatamente e senza difficoltà come compagni di strada nonostante la loro “stranezza”.

Tale atteggiamento aperto e protettivo generò la dicitura della frase in codice “FRIENDS OF DOROTHY” (FODs) nel senso di “gay”.

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Anche l’immaginario del viaggio di Dorothy dal Kansas verso Oz richiama il viaggio di molti giovani omosessuali dall’oppressivo grigiore provinciale alla colorata libertà metropolitana, e rispecchia il desiderio di molti uomini gay di sottrarsi alle pressioni e alle banalità della provincia per abbracciare la stimolante e accogliente vita metropolitana.

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In particolare la celebre canzone Over the rainbow contiene molte metafore relative al METROCENTRISMO e al COMING OUT.

L’immagine di un luogo “da qualche parte oltre l’arcobaleno”, dove il cielo è blu e i sogni si avverano, ricalca quella delle metropoli “gay-friendly” dove potersi esprimere al riparo delle oppressioni dei contesti non urbani e la canzone stessa è stata definita THE SOUND OF THE CLOSET, ovvero la voce di coloro costretti a vivere una vita “pubblica” in conflitto con un senso più profondo di sé.

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Anche dal punto di vista del coming out, pertanto, il cronotopo della vacanza e le destinazioni turistiche assunono un ruolo cruciale. In particolare, un’occasione in cui esprimersi in modo sicuro e protetto, non una forma di intrattenimento ghettizzato ma un counter-closet di libertà e sicurezza.

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In quest’ottica Graham (2002) suddivide l’evoluzione del turismo lgbt in 3 categorie:

-OMOSESSUALE -GAY -LGBT

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Il turismo omosessuale si struttura intorno a una netta distinzione, quasi una contrapposizione, fra la HOME omofobica e una DESTINAZIONE DI LIBERTA’ anche sessuale, per cui il TURISMO OMOSESSUALE è un VIAGGIO SIMILE A UNA FUGA.

A questa categoria appartiene la tradizione del GRAND TOUR ed ha una connotazione fortemente ELITARIA.

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In questo tipo di turismo era molto forte la componente MITICA del turismo lgbt così come la costruzione immaginaria di un luogo “altro” nel quale la relazione omosessuale fosse accettata.

Il turismo omosessuale di fine ‘800 investiva, infattim di significati “mitici” luoghi come il Marocco, l’Egitto e il Mediterraneo, associandoli con stili di vita “emancipati” e incorporandoli in grandi narrazioni romantiche che offrivano rappresentazioni di società libere e non repressive.

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Questo tipo di turismo, geograficamente “marginale”, pertanto, comportava VIAGGI SU UNA LUNGA DISTANZA e lasciava sostanzialmente INTATTA L’OMOFOBIA dei luoghi di origine dei viaggiatori non mettendone in discussione lo status quo.

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A metà del ‘900 l’identità di “omosessuale” venne soppiantata dall’identità “gay”, un cambio lessicale di successo anche in virtù della positività semantica del termine “gay” che in inglese significa “allegro”.

Si verifica quindi contestualmente l’avvento del GAY TOURISM che, pur non cancellando la popolarità degli spazy gay “marginali”, ne estendeva i confini, ampliando il range delle

GAY TOURIST DESTINATIONS.

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In questo contesto inizia ad affermarsi anche il turismo lesbian-friendly, indirizzato perlopiù verso i centri metropolitani, dove una maggior circolazione culturale permetteva anche a due donne di muoversi con maggior libertà e discrezione.

Il gay and lesbian tourism si concentra pertanto in maggioranza sui grandi centri urbani, dotati di grande visibilità mediatica.

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A questa categoria appartengono i cosiddetti PRIDE EVENTS, che devono la loro origine ai

RIOTS ANTIOMOFOBIA scoppiati nel 1969 a NY presso lo storico locale gay STONEWALL INN nel Greenwich Village (anche in seguito alla morte di Judy Garland che gettò nella disperazione la comunità gay)

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I PRIDE EVENTS nascono come commemorazioni dei disordini di Stonewall e parate di protesta per poi svilupparsi sempre più come occasioni festose e di divertimento cui prendono parte anche molti eterosessuali.

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Il Pride Event più importante, in grado di unire connotazioni festose a un forte significato politico è il MARDI GRAS di Sidney, il cui impatto turistico ha decisamente valicato i confini lgbt tanto da essere abitualmente promosso dal governo australiano anche su fonti mainstream.

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Le destinazioni del turismo gay presentano, generalmente, un ottimo sistema di infrastrutture e, nonostante la loro importanza all’interno dell’immaginario collettivo gay, sono a volte spazi periferici, seppur all’interno di grandi città che possono rappresentare attrazioni turistiche anche per eterosessuali.

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Ad esempio il quartiere di Castro (San Francisco) è regolarmente visitato da turisti giapponesi incuriositi dall’osservazione di “minoranze sessuali” che abitano uno spazio “non integrato”. Data la grande comunità lgbt presente in città non ci sarebbe alcun bisogno di visitare Castro per averne esperienza ma tali visite rinforzano l’assunto “esclusivo” che vede la comunità lgbt confinata in uno “specifico” geografico bem definito.

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Il gay tourism, pertanto, tende a NON TOCCARE la DICOTOMIA fra SPAZIO GAY e SPAZIO ETERO che è invece messa in discussione dal TURISMO QUEER, nel quale si rivela che il “marginale”, il “liminale”, il “periferico” e l’”escluso” hanno TOPOGRAFICAMENTE LUOGO IN TUTTI GLI SPAZI, compresi quelli tradizionalmente ETERO-NORMATIVI.

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Rapporto QUEER con lo spazio: anche i luoghi tradizionalmente eterosessuali celano una PRESENZA QUEER.

La compresenza di spazio gay e spazio etero è alla base di un’azione di marcatura simbolica dello spazio urbano che ha avuto luogo nel 1994 a NY, quando un collettivo di artisti segnò con dei triangoli rosa 9 punti della parte bassa di Manhattan in modo da rendere visibile lo spazio urbano gay anche al di fuori dei quartieri tradizionalmente gay.

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NUOVA PUNTEGGIATURA volta a spezzare il “lessico urbano quotidiano” e a svelare un nuovo SENSO DEL LUOGO ai newyorkesi stessi che guardavano ai soliti luoghi con uno sguardo nuovo, quasi “da turista”.

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Riassumendo: A) turismo omosessuale: si caratterizzava

come una sorta di RIFUGIO ELITARIO che salvaguardava l’eterosessualità del luogo di origine a favore di una ricerca di ospitalità in luoghi dove l’omosessualità era più tollerata.

La componente critica di tale categoria risiede nell’opportunità riconosciuta al turista di accedere a un mondo meno rigidamente controllato da una eteronormatività oppressiva.

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B) Il gay and lesbian tourism è meno “periferico” e basato in gran parte sull’organizzazione di EVENTI METROPOLITANI, anche se a volte questo tipo di destinazione, seppur geograficamente centrale, è socialmente marginalizzato.

Il turismo gay è occasionalmente critico nei confronti dei regimi eteronormativi, pur tenendo ferma la distinzione fra “etero” e “gay”.

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C) Il turismo queer mette invece in discussione quest’opposizione binaria, collassando le due sfere in una eterotopica compresenza queer.