i linfociti treg e th17 nei pazienti con orticaria...
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Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova
Dipartimento di Medicina - DIMED
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CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE CLINICHE E SPERIMENTALI
CURRICULUM: SCIENZE EMATOLOGICHE E GERIATRICHE
CICLO XXX
I LINFOCITI TREG E TH17 NEI PAZIENTI CON ORTICARIACRONICA SPONTANEA
Coordinatore: Ch.mo Prof. Paolo Angeli
Supervisore: Ch.mo Prof. Sandro Giannini
Dottorando : Dr. Riccardo Senter
Indice
Riassunto……….………………………………………………………………………………3
Introduzione……..…………………………………………………………………………......4
Orticaria ed angioedema………..…………………………………………………………4
o Inquadramento nosologico…………………...……………………………………4
o Classificazione……………………………………………………………………...5
Orticaria cronica spontanea…….…………………………………………………………7
o Ipotesi autoimmunitaria………………………………………………………...…7
o Ipotesi alternative…………….…………………………………………………...13
Il sistema del complemento………………………….…………………...13
La cascata della coagulazione……………………………………………14
IgE autoreattive…………………………………………………………..14
o Omalizumab………………………………………………………………………15
Orticaria cronica spontanea e linfociti Treg/TH17……………………………………..17
Scopo dello studio….…...…..……………………………………………………………….22
Materiali e metodi...………………………………….……………………………………...23
Casistica……………………………………………………………………………………23
Test cutaneo con siero autologo..…………………………………………………………23
Preparazione delle sospensioni cellulari a partire dal sangue periferico……………....25
Analisi citofluorimetrica…………………………………………………………………..25
Analisi statistica dei dati…....……………………………………………………………..27
Risultati.…………...…………………………………………………………………………..28
Discussione e conclusioni..…...…………………………………………………………….35
Bibliografia…...……………………………………………………………………………….39
3
Riassunto
Introduzione : la reattività cutanea nei riguardi del siero autologo (SA) e la
presenza di anticorpi anti - IgE ed anti -recettore per le IgE che
caratterizzano alcuni pazienti con orticaria cronica spontanea (CSU)
hanno suggerito una patogenesi au toimmunitaria della malattia, ma
l’effettivo meccanismo causale resta oscuro. E’ comunque noto che i mastocit i
rivestono un ruolo fondamentale nella patogenesi , e recenti lavori
suggeriscono un loro probabile ruolo di polarizzazione dei linfociti T helper
in senso TH1 e TH17.
Scopo dello studio : valutare l ’andamento di Treg e TH17 nei pazienti con
CSU rispetto a controlli sani nelle diverse fasi cliniche e in relazione alla
reattività cutanea nei confronti del siero autologo .
Metodi : l’espressione degli antigeni di superficie e intracitoplasmatici di
Treg e TH17 sulle cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) dei
pazienti con CSU e dei controlli è stata valutata mediante citometria a flusso.
Per identificare i Treg sono stati uti lizzati anticorpi monoclonali (AcM)
rivolt i verso CD4, CD25 e il fat tore di trascrizione Forkhead box P3
(FOXP3), mentre per identificare i TH17 sono stati uti lizzati AcM rivolti
verso CD4, i l recettore per l’Interleuchina 23 (IL23R) e l ’ Interleuchina 17
(IL17).
Risultati : non sono emerse differenze significative tra i due gruppi per
quanto riguarda il numero di linfociti Treg circolanti, la loro espressione di
FOXP3 e il rapporto Treg/TH17. Per quanto riguarda i TH17 non sono emerse
differenze significative nei gruppi cellulari analizzati (IL23R+CD4+,
IL23R+CD4+IL17+, IL17+CD4+), ma abbiamo osservato un rilevante aumento
della percentuale di cellule IL17+CD4+ nei pazienti affetti da CSU rispetto ai
controlli , con una significativa correlazione tra % di cellule IL17+CD4+ e
grado di severità di malattia calcolata con l’Urticaria Activity Score (UAS).
Conclusioni : L’aumento di cellule IL17+CD4+ correla con il grado di
attività di malattia e suggerisce un coinvolgimento dei TH17 nella
patogenesi della CSU.
4
Introduzione
1. Orticaria ed angioedema
1.1 Inquadramento nosologico
L’orticaria è una delle patologie cutanee più frequenti, interessando con
almeno un episodio nell’arco della vita circa il 25% della popolazione
generale . 1 Consiste nella comparsa di pomfi, ovvero lesioni eritematose
ri levate di dimensioni variabili, intensamente pruriginose, che regrediscono
senza lasciare reliquati nell’arco di 24 ore. La sintomatologia è
determinata da vasodilatazione ed incremento della permeabilità vascolare
a livello degli strati più superficiali del derma; il medesimo fenomeno a
carico del derma profondo o del tessuto sottocutaneo determina invece una
lesione distinta, denominata angioedema, che può interessare anche le
mucose ed è costituita da rigonfiamenti molto più voluminosi e persistenti
dei pomfi, che provocano una sensazione di tensione e di dolore anziché di
prurito. 2 Le due condizioni possono presentarsi in maniera isolata o, più di
frequente, associate fra loro in modo variabile nel medesimo paziente; sono
generalmente indotte dal rilascio di istamina e d i altri mediatori derivati
prevalentemente dall’attivazione mastocitaria. 2
Esistono anche forme di orticaria e angioedema che costituiscono entità
nosologiche a sé stanti: 3 -5 tra esse le malatt ie auto-infiammatorie, la
mastocitosi , l ’orticaria vasculi tica e gli angioedemi bradichininergici , ovvero
mediati da un ’iperatt ivazione del sistema da contatto. Tali patologie, assai
più rare, sono legate storicamente all’orticaria “classica” per una certa
somiglianza delle manifestazioni cliniche , ma presentano meccanismi
patogenetici peculiari e ben dist inti
5
1.2 Classificazione
L’orticaria “ c l a s s i c a ” si dist ingue tradizionalmente in acuta e cronica; è
definita cronica quando presente quotidianamente per p iù di sei settimane.3 -5 La
classificazione è del tutto arbitraria, ma la suddivisione è importante: la
maggior parte delle forme acute è determinata da reazioni allergiche
(ipersensibilità immediata) o pseudoallergiche (non IgE mediate) nei confronti
di fattori scatenanti specifici quali farmaci o alimenti, che a volte possono
essere identificati grazie ad una chiara rel azione temporale (Tab.1); nei
quadri cronici al contrario le forme secondarie a determinati stimoli, dette
“inducibili” , sono una minoranza, e perlopiù scatenate da fattori fisici (Tab.1).
La maggioranza delle forme croniche viene pertanto definita “spontanea”
(CSU). In una frazione molto piccola di questi pazienti viene identificata
un’esposizione subcontinua a stimoli allergici o pseudo allergici, oppure la
presenza di patologie infiammatorie o neoplastiche, peraltro solitamente
caratterizzate da significativi sintomi concomitanti (Tab.1);5 negli altri pazienti
non viene identificato un vero e proprio fattore causale , anche se l’orticaria
può essere transitoriamente peggiorata dai farmaci antinfiammatori non
steroidei (FANS) e da vari al imenti .5 -15
Se da un lato ciò determina un acceso dibattito in merito alla reale patogenesi
dell’orticaria cronica spontanea,16 dall’altro contribuisce a rendere tale
condizione particolarmente frustrante per il paziente, con pesanti
ripercussioni su lavoro, studio e relazioni sociali , che frequentemente
sfociano in quadri cl inici di ansia o depressione conclamati .1 ,1 7 -1 9
6
Tabella 1: Classificazione dell’orticaria “classica” (modificata da Zuberbier et al)5
Orticaria Acuta:
Reazioni allergiche (ipersensibilità immediata di tipo I)
Reazioni pseudoallergiche (non IgE-mediate)
Infezioni
Orticaria Cronica:
Orticaria spontanea
- idiopatica
- infezioni (virus epatitici, H. Pylori, parassiti intestinali)
- neoplasie
- patologie autoimmunitarie
- reazioni allergiche e pseudoallergiche*
Orticaria inducibile*:
- “fisica”:
o dermografismo
o colinergica
o da freddo
o da caldo
o solare
o da pressione
o acquagenica
o angioedema vibratorio
- da contatto
*se persiste l ’esposizione allo stimolo scatenante
7
2. Orticaria cronica spontanea
2.1 Ipotesi autoimmunitaria
I pazienti con CSU non presentano caratterist iche cliniche ed
ematochimiche peculiari, salvo una maggiore prevalenza di autoantic orpi
anti -tiroide20 -2 5 ed una frequente refrattarietà alle terapie tradizionali
(antistaminici, steroidi a basso dosaggio) rispetto ad altre forme di
orticaria ad eziologia identificabile. 1 7 ,2 6 Non vi sono inoltre alterazioni
istopatologiche patognomoniche , ed il riscontro di una aumentata
concentrazione mastocitaria non è costante. 2 7 -2 9
L’infil trato infiammatorio è di t ipo linfo -monocitario cronico e comprende una
quota variabile di granulociti eosinofili e basofili in relazione alla fase della
malatt ia. Il pattern citochinico sembra essere di t ipo misto TH1 e TH2. 3 0 - 3 4
Un notevole impulso all’approfondimento dei meccanismi patogenetici
dell’orticaria cronica spontanea è giunto dal riscontro in que sti pazienti
di una reattività cutanea nei riguardi del siero autologo (SA): 3 5 l ’inoculazione
intradermica (i .d.) di siero autologo provoca infatti , in circa il 40% dei
pazienti affetti da CSU in fase attiva, la comparsa di un pomfo
cutaneo circondato da un alone eritematoso.3 5-3 8 La reazione si verifica quasi
esclusivamente nell’orticaria cronica e sembra essere strettamente
correlata all’andamento clinico della malattia. 35 ,3 6 ,3 8 ,39 Con la remissione
dei sintomi si osserva infatti una graduale perdita del la reattività cutanea
dei sieri prelevati in tale fase, mentre la risposta nei confronti del SA
raccolto durante il periodo sintomatico rimane positiva.3 5 La reattività
cutanea dei sieri è stata attribuita alla presenza di “histamine-releasing
factors” (HRF) solubili in grado di indurre l’attivazione e la degranulazione
dei mastociti cutanei , ma la natura di questi fattori rimane al momento
controversa; secondo le teorie attualmente prevalenti almeno una parte delle
orticarie croniche spontanee riconoscerebbe una patogenesi di t ipo
autoimmunitario. 6 ,4 0 -4 3
Diversi autori hanno infatti identificato nel siero di pazienti con CSU
autoanticorpi di classe IgG diretti contro le IgE o contro la cat ena del
recettore ad alta affinità per le IgE (FcRI),3 6 ,44 -4 7 un recettore di membrana
8
che lega con alta affinità le IgE circolanti e che nell’uomo è presente sia in
forma completa tetramerica 2 , sia in forma trimerica 2 . La parte
extracellulare della catena lega la catena pesante delle IgE, mentre le
catene e t rasducono il segnale e mediano l’at t ivazione cellulare.
Basofili e mastocit i esprimono la forma tetramerica del recettore, che
partecipa a lle reazioni allergiche IgE mediate di I t ipo inducendo il
ri lascio di istamina e di altre molecole pro-infiammatorie.
Anche gli eosinofili e le piastrine esprimerebbero in forma completa
l’Fc RI, mentre i fagocit i mononucleati , le cellule di Langherans e quelle
dendritiche possiedono solo la forma recettoriale 2 che, mancando della
catena , interverrebbe nella presentazione di alcuni antigeni o nella
clearance delle IgE circolanti s enza indurre una risposta cellulare
completa. 4 8 ,4 9
G l i anticorpi anti -IgE e anti -FcRI possono avere attività funzionale e
determinare l’attivazione in vitro di basofili e mastocit i di soggetti sani,
con un meccanismo che sembra c oinvolgere il sistema del
complemento. 3 7 ,4 6 ,47 ,5 0 -5 6 Perciò la capaci tà dei sieri di pazienti con CSU
di indurre il rilascio di istamina da basofili o d a m a s t o c i t i di soggetti
sani è considerato il test di scelta per documentare la presenza d i
autoanticorpi funzionali circolanti. Solitamente il test viene eseguito sui
basofili, più semplici da reperire rispetto ai mastociti , strutturalmente simili e
anch’essi coinvolti nella patogenesi della CSU, in quanto si ritrovano in gran
numero nei pomfi e contribuiscono alla produzione di mediatori
infiammatori . 5 7 Tale metodica si è ulteriormente sempli ficata negli ultimi anni,
quando al dosaggio dell’istamina si è affian cata la determinazione
citofluorimetrica dell’espressione di CD203 come marker di attivazione di
basofili e mastociti .5 8
Con l’intento di spiegare perché questi autoanticorpi non inducano le
manifestazioni tipiche dell’anafilassi, quali bro ncospasmo e ipotensione,
Fiebieger e collaboratori hanno suggerito che le IgG anti -FcRI siano in
realtà rivolte verso la forma solubile del recettore, che solo i mastociti cutanei
sarebbero in grado di rilasciare in vivo. Si formerebbero in tal modo
immunocomplessi a livello locale, e la degranulazione dei mastociti sarebbe
mediata da ll’attivazione in situ del complemento, ed in particolare
9
dall’anafilotossina C5a.5 0 Tale ipotesi tuttavia non è stata ulteriormente
indagata in studi successivi.
I fautori della “teoria autoimmunitar ia” t raggono ulteriore sostegno alle
loro tesi dalla prevalenza della CSU nel sesso femminile in età fertile, dalla
correlazione tra CSU e autoanticorpi tiroidei 2 0 -2 5 ,5 9 e dalla aumentata
frequenza di alcuni aplotipi HLA di classe II,6 0 condizioni che
indicherebbero una generica predisposizione di questi pazienti
all’autoimmunità.
Anche l’efficacia terapeutica di procedure quali la somministrazione di
immunoglobuline per via endovenosa,6 1 ,6 2 la plasmaferesi6 3 e l’impiego
di immunosoppressori come la ciclosporina A 6 4 -66 e la ciclofosfamide6 7
sembrerebbe rafforzare l’ipotesi di una patogenesi autoimmunitaria della
CSU, ma i risultati di questi studi si prestano in realtà a numerosi rilievi .
Per quanto concerne il trattamento con immunoglobuline per via sistemica,
esso riguarda pochi casi sporadici,6 1,6 2 , 6 8 e la supposta efficacia può essere
confusa facilmente con una remissione spontanea del tutto casuale, visto
l’andamento a volte intermittente della malattia. Anche i risultati conseguiti
con la plasmaferesi6 3 si riferiscono a casistiche molto limitate; inoltre, i
presidi impiegati per la plasmaferesi contengono abitualmente eparina. Tale
sostanza possiede, oltre che un’attività anticoagulante, anche proprietà
antinfiammatorie, che le derivano sia dalla capacità di interferire con
l 'att ivazione cellulare sia dalla capacità di legare molte proteine
plasmatiche, tra cui alcune frazioni del complemento. 6 9 -7 1 I benefici
temporanei indotti dalla plasmaferesi potrebbero dipendere, più che dalla
riduzione dei livelli di immunoglobuline patogene, proprio dalla rimozione
di HRF circolanti da parte dell’eparina, come suggeriscono alcune
osservazioni di Fagiolo e collaboratori : in alcuni pazienti con positività
cutanea nei confronti di siero autologo e di plasma autologo anticoagulato
con EDTA l’inoculazione i.d. di plasma eparinato non era in grado di
riprodurre la reazione pomfo-eritematosa; lo stesso accadeva dopo aggiunta
di eparina sodica al siero o dopo adsorbimento del siero su eparina legata a
sefarosio;3 8 l’incubazione dei sieri con eparina in fase solida non modificava
le concentrazioni di IgG presenti nei sieri. La risposta positiva di alcuni
pazienti alla somministrazione orale di sulodexide, una miscela di
10
frazioni epariniche e di dermatan -solfato pressoché priva di attività
anticoagula nte ma dotata come l’eparina di una forte carica negativa che
le consente di legare molecole cationiche, supporta indirettamente tale
ipotesi.72 Gli effetti degli immunosoppressori sul l’orticaria, infine,
potrebbero derivare più dalla loro attivi tà antinfiammatoria che dalla azione
immunosoppressiva. I trial clinici finora condotti hanno infatti evidenziato
come la presenza di anticorpi funzionali anti -FcRI non costituisca un
fattore predittivo essenziale per la risposta al trattamento con
ciclosporina.6 4 ,6 5
I dati più sostanziali a favore di una patogenesi immunitaria,
riguardanti la correlazione tra orticaria e presenza nei sieri dei pazienti di
autoanticorpi anti -IgE o anti -FcRI, si prestano a loro volta a numerosi
rilievi.
La discrepanza tra il numero complessivo di casi di CSU con un test
cutaneo positivo 3 5 -3 8 ,4 6 e quelli in cui è possibile dimostrare anticorpi
dotati di attività funzionale è notevole. 36 ,3 7 ,46 ,4 7 ,5 0 ,5 1 Hide et al, in
particolare, hanno riscontrato la presenza di anticorpi circolanti anti -
FcRI o anti -IgE attivi in vitro sui basofili rispettivamente nel 46% e nel
20% di 26 sieri selezionati in base alla loro capacità di indurre una reazione
pomfo -eritematosa in vivo.4 6 Niimi et al, in seguito, in una larga coorte
comprendente 163 casi di CSU hanno identificato 98 pazienti (60%) che
rispondevano positivamente all’inoculazione i.d. di siero autologo. Solo 38/98
sieri (39%), tuttavia, contenevano anticorpi anti -recettore dotati di attività
funzionale in vitro sui basofili o sui mastociti , mentre autoanticorpi
funzionali anti-IgE erano presenti in un numero ancora più esiguo di pazienti
(9/98). 3 7
Per superare tali incongruenze è stato proposto che il test cutaneo
con SA rappresenti più un marker d i “autoreattività” che una metodica
in grado di identif icare le forme autoimmunitarie di orticaria, e che solo
alcune sottoclassi di IgG anti -FcRIs iano in realtà funzionali in vitro e, di
conseguenza, verosimilmente anche in vivo.7 3 ,7 4 E’ tuttavia sorprendente
considerare al riguardo come non sia stato finora pubblicato alcun dato
in merito alla eventuale presenza e all’attività funzionale di anticorpi anti -
IgE o anti -FcRI nel siero di pazienti in fase di remissione clinica o
11
definitivamente guariti dall’orticaria, benché sia noto da lungo tempo che
in queste condizioni il test cutaneo diviene negativo. 3 5 Per quanto inoltre gli
aspetti istologici dell’orticaria cronica siano stati ripetutamente investigati ,
nessuno studio ha dimostrato a tutt’oggi i l deposito di IgG nei vasi
cutanei o nel derma dei pazienti affetti da orticaria cronica
sintomatica, e neppure nelle lesioni indotte dal siero autologo. 3 0 ,3 2 ,7 5 ,76 Infine,
Bossi e collaboratori hanno dimostrato che linee mastocitarie leucemiche
umane possono degranulare quando incubate con il siero di pazienti affetti
da CSU anche se non esprimono FcRI in quanti tà significativa .7 7
Le malattie autoimmuni croniche, del resto, una volta insorte tendono a
persistere per l’intera durata della vita, richiedendo una somministrazione
prolungata di farmaci sosti tutivi, antinfiammatori o immunosoppressori.
L’orticaria, al contrario, dopo periodi prolungati di attività caratterizzati da fasi
sintomatologiche altalenanti , va incontro nella maggior parte dei casi a
guarigione spontanea.
Altri due riscontri molto comuni nell’CSU non sono tipici delle malatt ie
autoimmunitarie. Innanzitutto l’aumento della permeabilità intestinale ed il
ruolo degli addit ivi alimentari nella progress ione delle forme croniche di
orticaria, tanto che una dieta priva per quanto possibile di additivi
alimentari influenza favorevolmente il decorso della malattia in una
percentuale significativa di casi. 7 -1 0 ,7 8 -8 3 In secondo luogo, ma ancora più
rilevante, la ben nota associazione fra orticaria cronica ed intolleranza
ai FANS. 1 1 ,1 2 ,1 5 ,16 Non solo questi farmaci tendono ad esacerbare la CSU,
ma una reazione avversa nei loro confronti può precedere, e forse favorire,
l’insorgenza dell’orticaria cronica.1 3 Le intolleranze ai FANS, tuttavia, anche
se non ancora completamente caratterizzate dal punto di vista
fisiopatologico, sembrano essere mediate da alterazioni enzimatiche in cui il
sistema immunitario non viene coinvolto. 1 2 ,1 4 Ed anche la segnalazione da parte
di Asero et al di una reattività verso il SA nei pazienti con intolleranza ai
FANS,8 4 di problematica interpretazione clinica, non è stata confermata
da altri autori . E’ stato anzi confutato che la reattività cutanea al SA
caratterizzi i pazienti con reazioni avverse ai FANS, dimostrando anche
che il siero prelevato in fase sintomatica durante test di provocazione posit ivo
con FANS non è in grado di indurre alcuna reazione pomfo -eri tematosa.85
12
Queste considerazioni, suffragate dai dati inere nti l’azione inibitoria
dell’eparina sulla reatt ività dei sieri e dalla dimostrazione che la deplezione
delle IgG dai sieri di pazienti con CSU ne modifica l’attività funzionale in
vitro ma non quella in vivo,3 8 ,8 6 suggeriscono che HRF di natura non -
immunoglobulinica possano essere presenti in pazienti diversi o anche in
uno stesso paziente. Il riscontro, da parte del gruppo di Stadler,8 7 ,8 8 di
anticorpi funzionali anti -recettore nel siero di soggetti sani solleva
ulteriori dubbi sul significato reale degli autoanticorpi anti -
FcRI nell’orticaria cronica spontanea, ove potrebbero esercitare un
ruolo patogenetico, rappresentare dei semplici “markers” di malattia o rivelarsi
addirit tura protettivi. Sono stati infatti identificati anticorpi anti -
FcRI che, fissandosi alla base del dominio extracellulare della catena
, impediscono la degranulazione dei basofili in vitro da parte di
anticorpi monoclonali anti -recettore normalmente in grado di indurre il
rilascio di istamina (F. Kricek, Novartis Vienna, comunicazione personale).
Un recente lavoro di Auyeung et al ha riportato in auge l’ipotesi
autoimmunitaria introducendo l’ipotesi di una ipersensibilità cellulo -mediata:
in circa il 50% dei pazienti con CSU sarebbero presenti linfociti T CD4+ in
grado di attivarsi in vitro se incubati con FcRI ricombinante. Le citochine da
essi prodotte richiamavano un fenotipo TH1, con elevate concentrazioni di
IFNγ.89 Nella stessa coorte di pazienti non è stata individuata alcuna
correlazione tra i pazienti portatori di tali linfociti autoreattivi e i pazienti
positivi per autoanticorpi circolanti anti FcRI e anti IgE. Il
coinvolgimento di un’ipersensibilità di t ipo cellulo-mediata nell’orticaria non
è supportato dal quadro clinico, che non suggerisce la presenza di
un’infiammazione locale cronica ; la discussione in merito ad una possibile
patogenesi autoimmunitaria della CSU rimane comunque aperta.
13
2.2 Ipotesi alternative
2.2a Il sistema del complemento
Nel l’ipotesi che fattori di natura non immunoglobulinica possano
effettivamente partecipare al l’eziopatogenesi della CSU attivando i
mastocit i o agendo direttamente sul microcircolo cutaneo,8 6 fra i vari
mediatori cellulari e umorali del processo infiammatorio90 apparirebbe
innanzitutto verosimile un coinvolgimento del complemento. Questo sistema
può infatti essere attivato da molteplici stimoli , sia immunologici (via
classica) che di origine diversa (vie alternativa e delle lectine leganti il
mannosio). Alcune sue frazioni, inoltre, sono in grado tanto di stimolare
fagociti , basofili e mastociti, quanto di contrarre la muscolatura liscia ed
aumentare la permeabilità vas ale legandosi a recettori specifici (C3a, C4a e
soprattutto C5a). 9 0 Proprio il C5a, come già sottolineato, sembra
rappresentare un cofattore indispensabile, se non addirittura l’effettore
terminale, dell’attivazione di basofili e mastociti i n vitro da parte dei sieri
di pazienti con CSU.4 7 ,50 ,51 Ed anche se lo scomplementamento dei sieri e
la deplezione di C5a preformato non ne modificano, pur interferendo con la
loro capacità funzionale in vitro, la reattività cutanea, 8 6 ,91 non si può
escludere che l’esecuzione del TC con SA comporti comunque, a prescindere
dai meccanismi, una generazione locale di C5a. Nell’orticaria cronica
spontanea non sono presenti differenze nella concentrazione plasmatica di
C3a, C5a, C5b-9 tra pazienti con CSU in fase attiva e controlli sani (dati
non pubblicati) . Ciò risulta tuttavia facilmente comprensibile poiché, se così
non fosse, l’orticaria sarebbe accompagnata da reazioni sistemiche eclatanti
specie a carico del distret to cardiovascolare. E’ in ogni caso possibile che
alterazioni modeste, anche transitorie e comunque non ancora investigate,
dell’insieme di proteasi e di proteine regolatorie circolanti che
controllano il sistema del complemento, possano determinare nella CSU una
labilità del sistema complementare non documentabile in vitro, ma tale da
contribuire alle manifestazioni pomfo-eri tematose tipiche dell’orticaria .
14
2.2b La cascata della coagulazione
Una serie di art icoli pubblicati da Asero et al. ha dimostrato l’attivazione
della cascata estrinseca della coagulazione nei pazienti con CSU,
evidenziando valori plasmatici elevati di Fattore VIIa, di frammento
prot rombinico 1+2 e di D-dimero, dovuti all’azione del Fattore tissutale
(FT). La cute orticarioide presenterebbe inoltre una reattività nei confronti
del FT non riscontrabile nei soggetti sani , e le concentrazioni di D-dimero e
di frammento protrombinico 1+2 correlerebbero con l’intensità
dell’orticaria. 9 1 -9 4 E’ plausibile che ciò sia privo di ri levanza patogenetica,
come suggerito da Kaplan e Greaves, 6 e che rifletta semplicemente una
attivazione endoteliale localizzata con rilascio di FT, attivazi one della
cascata estrinseca della coagulazione e successiva fibrinolisi,
analogamente a quanto riportato in pazienti con vascul i te sis temica e
sclerodermia; è stato comunque osservato che la trombina è potenzialmente
in grado di st imolare il mastocita interagendo con specif ic i recettori di
membrana9 1 ed i l suo ruolo di possibile amplificatore dei segnali pro-
infiammatori deve quindi essere tenuto in considerazione.
2.2c IgE autoreattive
Recentemente Maurer e collaboratori hanno identificato IgE rivolte verso la
tireoperossidasi tiroidea (antiTPO) in circa metà di un gruppo di pazienti con
CSU, ed hanno suggerito un meccanismo “auto -allergico”: i mastociti e i
basofili sarebbero st imolati da antigeni self . Data l ’accertata associazione tra
CSU e tiroidite di Hashimoto, gli antigeni tiroidei sono stati i primi ad essere
ricercati ed identificati ; comunque, qualsiasi tipo di antigene self potrebbe
essere virtualmente coinvolto, e ciò potrebbe spiegare lo scatenamento
dell’orticaria anche nei pazienti prive di IgE antiTPO. Tuttavia, IgE antiTPO
sono presenti in un numero considerevole di soggetti san i e l’effet tiva
capacità di questi anticorpi di indurre la degranulazione cellulare non è stata
indagata.9 5
15
Figura 1: Degranulazione mastocitaria indotta da vari st imoli . Fc RI:recettore ad alta affinità per le IgE. TPO: Tireoperossidasi. H1R: recettoredell’Istamina di tipo1
2.3 O ma l i z u ma b
L’introduzione di Omalizumab, un anticorpo di classe IgG monoclonale
umanizzato anti IgE, ha da qualche anno modificato l’approccio al problema
della patogenesi della CSU. Esso è in grado di formare compless i con le IgE
circolanti, favorendone quindi la rimozione dal circolo ; inoltre, fissandosi al
dominio che media il legame tra IgE e FcεRI, non provoca la degranulazione
di mastociti e basofili perché non interagisce con le IgE esposte sulla loro
membrana, in cui tale dominio non è accessibile. 9 6 Multipli trial
randomizzati controllati hanno dimostrato la sua efficacia nell’orticaria
cronica; 9 7 - 1 0 0 sebbene l’esatto meccanismo d’azione non sia ancora del tutto
chiaro, la positività del test al siero autologo o la presenza di anticorpi anti
IgE e anti FcεRIα non sembra condizionarne l’effetto in modo sostanziale . 9 6
16
Omalizumab era stato inizialmente sviluppato come trattamento dell’asma
allergico, patologia in cui tuttora rappresenta una valida opzione terapeutica .
In tale contesto, la dose del farmaco viene aggiustata in base al peso del
paziente ed alla concentrazione sierica delle IgE, con il proposito di
rimuovere dal circolo la maggior parte delle IgE rivolte verso gli
allergeni. 1 0 1 , 1 0 2
Sebbene la CSU non sia per definizione causata da una reazione allergica nei
confronti di un antigene esogeno, né la concentrazione delle IgE appaia
superiore a quella presente nella popolazione generale, 1 0 3 sicuramente
Omalizumab potrebbe rimuovere eventuali IgE autoreattive rivolte verso
antigeni self . Comunque, come segnalato in precedenza, tal i anticorpi sono
stati identificati solo in una parte dei pazi enti , e, soprattutto, la loro presenza
non è un fattore predittivo dell’efficacia del farmaco. 9 6
E’ noto inoltre che Omalizumab, sequestrando la maggior parte delle IgE
circolanti, riduce anche il numero delle IgE legate al FcRI sulla membrana
cellulare di mastociti e basofili; ne consegue una down-regulation del
recettore, che incrementa la soglia di attivazione e degranulazione della
cellula in risposta agli allergeni .1 0 4 Tale meccanismo, che contribuisce
all ’azione terapeut ica nell’asma, è stato osservato anche nel contesto della
CSU: la down-regulation di FcRI interessa sia i basofili sia, con maggiore
latenza, la cellule FcRI+ e IgE+ dermiche.1 0 5 , 1 0 6 Una ridotta espressione di
FcRI potrebbe ostacolare la degranulazione di basofili e mastociti sia di per
sé, sia riducendo i si ti di legame per eventuali anticorpi anti FcRI e anti IgE.
A supporto di questa teoria, la densità di espressione di FcRI sui basofil i
rappresenta un fattore preditt ivo di risposta ad Omalizumab.1 0 6
Diverse altre osservazioni sono però in contrasto con questa ipotesi: anzitutto
manca una chiara correlazione tra risposta clinica e riduzione
dell’esposizione di FcRI e IgE sulla membrana plasmatica;1 0 5 , 1 0 6 l a
presenza di anticorpi anti FcRI o IgE funzionali non rappresenta un fattore
preditt ivo di efficacia del farmaco , anzi i pazienti con posit ività di ASST e
HRA dei basofili tendono a rispondere più lentamente;9 6,1 0 7 l’iperespressione
di CD203c sui basofili, generalmente associata alla presenza di anticorpi anti
FcRI e IgE circolanti e funzionali, rappresenta un fattore predittivo negativo
di risposta ad Omalizumab;1 0 8 infine, alcuni dati mostrano che Omalizumab
17
potrebbe paradossalmente aumentare la suscettibil ità dei basofili
all’at tivazione da parte degli allergeni.1 09
In effetti una percentuale variabile ma cospicua ( circa il 50%) dei pazienti
risponde all’Omalizumab entro una settimana, prima di una significativa
down-regulation cellulare del FcRI, suggerendo che altri meccanismi
d’azione siano coinvolti .9 6 La ricerca in questo ambito è a ttualmente molto
attiva e non si può escludere la presenza in diversi pazienti di diversi
meccanismi patogenetici , che convergono sullo stesso fenotipo clinico.9 6 Va
inoltre considerata la possibilità che Omalizumab esplichi un effetto
modulatore a livello di altre cellule esprimenti FcRI o comunque
potenzialmente sensibili alla deplezione delle IgE libere circolanti , fra le
quali gli eosinofili e le cellule dendritiche. 9 6
3. Orticaria cronica spontanea e linfociti Treg/TH17
A prescindere dagli ipot etici meccanismi associati alla patogenesi
dell ’orticaria cronica spontanea fin qui citati , è nozione ampiamente
condivisa che i mastociti interpretino un ruolo da protagonisti nel mediare
le manifestazioni cl iniche dell’orticaria: sono presenti nelle lesioni pomfoidi ,
degranulano in risposta a svariati stimoli, liberano numerosi mediatori
preformati o n eoformati come istamina, leucotrieni , IL6, TNF, VEGF,
PAF ed altri 6 ,5 7 ,11 0 in grado di attivare l’endotelio ed indurre
vasodilatazione, incremento della permeabilità plasmatica, prurito ed
espressione di proteine di adesione endoteliale che mediano la diapedesi di
granulociti, linfociti ed altre cellule infiammatorie dal sangue al derma. 1 1 0
L’ impiego terapeutico di antistaminici e, quando non sufficienti, di steroidi ed
immunosopressori , conferma da un lato il coinvolgimento delle mast
cell, principale fonte di istamina, e dall’altro come spesso la CSU sia
caratterizzata da una spiccata componente flogistica. 6 3 -69 ,11 1 Oltre a rilasciare
un gran numero di mediatori, si è osservato che i mastocit i esercitano un effetto
immunomodulatore: i n topi infettati sperimentalmente da Leishmania major,
essi favoriscono la maturazione delle cellule dendritiche ed inducono la
proliferazione dei l infociti T helper naive stimolandoli a produrre citochine
18
tipiche delle popolazioni TH1 E TH17, quali IFNγ , IL17 e GM-CSF. La
capacità della mast cell di orientare la differenziazione linfocitaria è
stata confermata osservando come topi Kit W-sh / KitW-sh, pertanto con defici t
mastocitario, se infettati da L. major mostrino una ridotta produzione di
IFN e IL17, esprimano una risposta immunitaria di tipo prevalentemente
TH2 e siano meno resistenti al l’agente patogeno. 112 La potenzialità del
mastocita di modulare e polarizzare la riposta linfocitaria in senso TH1 e
TH17 ci ha portato a focalizzare l’attenzione sull’asse TH17/Treg, il cui ruolo
nella patogenesi di numerose patologie infiammatorie è stato da poco svelato .
Esistono del resto validi presupposti per ipotizzare un ruolo di queste cellule
nella patogenesi della CSU.
I linfociti TH17 rappresentano una sottopopolazione l infocitaria T helper
recentemente identificata113-115 e che nell’uomo deriva da cellule T helper
naive in risposta all’azione di un milieu citochinico di t ipo flogistico,
comprendente in particolare IL1β e IL6, in presenza di TGF L’espansione
e la sopravvivenza dei TH17 dipende invece da IL23. Dal punto di vista
fenotipico queste cellule sono caratterizzate da diversi marcato ri di
membrana quali CD45R0, CD161, il recettore IL23R e recettori per
chemochine fra cui CCR7, CXCR5, CCR4, CCR5, CXCR6 e CCR6. I TH17
sono inoltre contraddistinti dalla produzione del fattore di trascrizione ROR t
e dalla secrezione di interleuchine 17 (IL17A), IL17F, IL6, TNF e
IL22. Il loro ruolo è prevalentemente pro infiammatorio, essendo in
grado di reclutare granulociti neutrofili, di stimolare la produzione di
citochine coinvolte nella flogosi e di condizionare in tal senso il sistema
immunitario.1 1 8 -1 2 0 La risposta TH17 viene innescata da diversi patogeni,
tipicamente extracellulari, fra cui batteri (Propionibacterium a, Klebsiella p,
Streptococcus p) e miceti come Candida Albicans ,12 0 -1 2 4 nei confronti dei
quali questi linfociti costituiscono un fondamentale meccanismo di difesa.
Soggetti con deficit congenito di sviluppo della linea TH17 presentano
infezioni cutanee e polmonari recidivanti, nonché candido si muco cutanea
cronica, con un peculiare aumento di eosinofili ed IgE (Sindrome da IperIgE o
Sindrome di Giobbe).12 5
IL17 è la citochina che caratterizza l’attività pro-infiammatoria dei TH17: tra
le altre funzioni, att iva cellule epiteliali , stimola l’espressione di molecole
di ades ione e amplifica la risposta infiammatoria promuovendo la
19
produzione di IL6 e prostaglandina E2. 1 2 6 Il coinvolgimento dei TH17 è
stato documentato in numerose patologie autoimmuni tra cui a rtrite
reumatoide, LES, vasculi ti ANCA associate, dermatomiosite, sclerosi multipla,
rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn.1 27 -1 31 Per quanto riguarda le
patologie allergiche, i livelli sierici di IL17 correlano con la severità clinica
della rinite moderata/severa,1 3 2 mentre nell’asma IL17 amplifica il quadro
infiammatorio specialmente reclutando neutrofil i nell’albero bronchiale. 1 3 3
I linfociti regolatori derivano anch’essi da precursori T helper naive in
presenza di TGF e IL2 e impediscono un’eccessiva attivazione del si stema
immunitario regolandone l’omeostasi e la tolleranza verso auto -antigeni,
contrastando di fatto gli effetti pro-infiammatori ed autoimmunitari di altri T
helper1 1 7 . Nel corso degli anni sono stati classificati in più sottogruppi,
differenziabili in base ad origine, funzione ed espressione di marcatori di
superficie e del fattore di trascrizione forkhead box P3 (FOXP3); tale
classificazione non può ancora considerarsi definitiva, stante la mole di nu ove
osservazioni che vengono continuamente pubblicate in quest’ambito , e sono
descritti significativi overlap tra i diversi gruppi. Si distinguono:134-136
- Le cellule TR1 (T regolatorie di tipo 1) , che vengono prodotte in periferia
e sopprimono la proliferazione delle cellule T specialmente attraverso la
produzione di IL-10; non hanno un marcatore cellulare unico .
- Le cellule TH3 (T helper 3), che originano in periferia, e secernono,
quale principale mediatore, TGFβ; anch’esse non hanno un marcatore
cellulare specifico.
- I linfociti T regolatori CD4 + CD25 + FOXP3 + (Treg), che rappresentano
il gruppo meglio caratterizzato. Essi possono essere a loro volta suddivisi in
due gruppi: Treg di derivazione timica (nTreg) e Treg indotti in periferia
(iTreg). Entrambe le popolazioni esprimono FOXP3 e sopprimono la
risposta immunitaria att raverso un duplice meccanismo di interazione
recettoriale e rilascio di fattori solubili quali TGFβ , IL10 e IL35.117 Le cellule
nTreg vengono prodotte nel t imo durante la linfopoiesi , mentre le iTeg si
sviluppano nei tessuti periferici per esposizione a TGFβ e IL2. 1 37 In v a r i e
malattie autoimmuni quali LES, sclerosi multipla, malattie infiammatorie
croniche inte stinali e diabete mellito tipo I è stata documentata una
alterazione nel numero e/o funzionalità delle cellule Treg, dovuta a
molteplici meccanismi: inadeguata espressione di molecole di superficie
20
con perdita dell’interazione cellulare diretta , deficit secretorio di TGF ,
IL10 e IL35, alterazione della composizione del milieu citochinico
locale.1 3 8 -140
Il rapporto tra Treg e TH17 non è ancora pienamente conosciuto. E’
probabile che lo shift differenziativo nell’uno o nell’altro senso dipenda
fortemente dal milieu citochinico del microambiente tissutale, dove, in
presenza di TGF una elevata concentrazione di ci tochine pro infiammatorie
come IL6, IL21, IL1e Fα promuove la differenziazione in senso TH17,
mentre una concentrazione di ci tochine pro -infiammatorie relativamente
bassa, in presenza di IL2, induce lo sviluppo del l in focita CD4+ naive in
senso Treg.1 1 7 , 1 3 9 ,1 4 0 Da un lato è evidente un meccanismo competitivo tra
i rispett ivi fattori trascrizionali RORt e FOXP3, dall’altro i due programmi
cellulari TH17 e Treg mostrano una notevole plasticità differenziativa.141
Lo sbilanciamento tra TH17 e Treg in favore dei primi determina , in
condizioni fisiologiche, una corretta risposta immunitaria a molte infezioni ;
quando è inappropriato provoca invece la perdita dell’omeos tasi immunitaria
e conduce allo sviluppo di patologie autoimmuni . 1 4 2
E’ di peculiare interesse in relazione all’orticaria lo studio di Chen et al,
che nel 2008 ha riscontrato una aumentata percentuale di cellule
CD4+CD25h i sul totale delle cellule CD4+ circolanti nel sangue
periferico di 19 soggetti affetti da CSU, indipendentemente dalla
reatt ività al siero autologo, rispetto ai controlli sani. Anche l’attività
regolatoria soppressiva delle cellule Treg su CD4+CD25- omologhi
differiva fra pazienti e c ontroll i: le cellule T regolatorie di questi ultimi
presentavano una normale attività soppressiva, mentre in una parte dei
pazienti l’attività regolatoria dei Treg risultava depressa. 1 4 3 Una successiva
analisi citofluorimetrica condotta da Sun et al su 36 pazienti affetti da CSU
è pervenuta a risultati opposti , evidenziando una significativa riduzione di
linfociti CD4+CD25+FOXP3+ nelle orticarie rispetto ai controlli sani . La
riduzione sembrava inoltre più marcata in 12 pazienti con autoanticorpi anti
Fc RI funzionali , documentati mediante immunoblot e HRA dei basofili.1 44
Entrambi gli studi erano l imitati dalla scarsa sintomaticità dei pazienti , che
non permetteva di studiare l’eventuale correlazione tra dato laboratorist ico e
gravità clinica.
21
Per quanto riguarda i TH17 nella CSU, i dati presenti in letteratura sono
piuttosto scarsi: Lopes e collaboratori hanno osservato una riduzione della
proporzione di cellule CD4+IL17+ sul totale delle cellule CD4+ circolanti
rispetto ai controlli sani, sempre peraltro prendendo in considerazione pazienti
poco sintomatici e senza verificare la presenza di una correlazione clinica;1 4 5
Moy e collaboratori hanno rilevato un aumento della percentuale dei TH17
nelle biopsie cutanee di un gruppo l imitato di pazienti , identificando come
TH17 le cellule esprimenti CD3 e i l fat tore di trascrizione relativamente
specifico STAT3.1 4 6 Più forti sono le evidenze che indicano un aumento della
concentrazione plasmatica di IL17 nei pazienti con CSU,147-149
in particolare nei
soggetti con test al plasma147
ed al siero148
autologo positivi. I linfociti dei
pazienti sembrano inoltre produrre più IL17 in risposta al mitogeno.150
Il
livello di IL17 nei pazienti con CSU si colloca nel contesto di un generale
aumento delle citochine infiammatorie, in particolare IL6 e TNFα,103
che sono
tra l’altro coinvolte nella differenziazione del linfocita T naive in senso
TH17.117,120
22
Scopo dello studio
Lo studio ha riguardato 15 pazienti con orticaria cronica spontanea ed un
gruppo di 9 controlli sani; scopo del lavoro è stato determinare la proporzione
di cellule Treg e TH17 circolanti rispetto al totale dei linfocit i CD4+ in tutt i
i soggett i , e quindi verificare:
- eventuali differenze tra pazienti e gruppo di controllo
- eventuali differenze tra pazienti con test cutaneo al siero autologo
posit ivo e negativo
- la correlazione con i l grado di severi tà della malattia nel gruppo dei
pazienti
23
Materiali e metodi
1. Casistica
15 casi (10 femmine, 5 maschi; età media: 49.3±17.1 DS) di CSU in
differenti fasi di attività della malattia sono stati reclutati in maniera
consecutiva tra i pazienti afferenti all’Ambulatorio di Allergologia ed
Immunologia della Clinica Medica 1 dell’Università degli studi di Padova
( Tab 2). L’orticaria è stata classificata come spontanea dopo avere escluso
la presenza di possibili fattori scatenanti di natura fisica, allergica o
pseudoalle rgica, nonché di altre patologie sottostanti . I pazienti erano in
trattamento continuativo con antistaminici associati o meno ad
antileucotrienici e/o steroide. Nessun paziente era in terapia con
immunosoppressori. L’intensità della sintomatologia è stata ca lcolata in base
al numero di pomfi e alla severità del prurito in accordo con l’Urticaria
Activity Score (UAS), strumento proposto dal le linee guida EAACI5 (Tab 3).
Tutti i pazienti avevano preliminarmente espresso il proprio consenso
informato allo studio.
Sono stati inoltre selezionati 9 controlli sani (3 femmine, 6 maschi; età
media: 32.75±8.56 DS) con anamnesi familiare e personale negativa per
orticaria fra il personale medico dell’ Azienda Ospedaliera - Università degli
studi di Padova.
2. Test cutaneo con siero autologo
Campioni di sangue venoso periferico prelevati a digiuno con aghi da 19
G in provette sterili sili conate (Becton-Dickinson, Marlan, Francia) sono
stati lasciat i coagulare per 30’ a temperatura ambiente (TA) e quindi
centrifugati per 15’ a 350g in centrifuga WCS 4236 (ALC, Milano, Italia).
Aliquote di 30 l di siero autologo sono state immediatamente inoculate per
via intradermica (i.d.) sulla superficie volare dell’avambraccio, impiegando
30 l di soluzione fisiologica (SF) i.d. come controllo negativo ed un prick
test standard con istamina come controllo positivo (Stallergenes, Milano).
L’assunzione d i antistaminici e di antileucotrienici era stata sospesa da
24
almeno 48 ore, quella di steroidi da almeno 7 giorni. Le risposte cutanee
sono state osservate nei 60’ seguenti l’esecuzione dei test, esprimendone
l’intensità come la media tra il diametro maggio re della reazione
pomfo-eri tematosa (D1) ed il diametro perpendicolare ad esso (D2),
secondo la formula D1 D2 / 2, e considerando come positive quelle di
diametro uguale o superiore al pomfo indotto dal prick test con istamina.
Reazioni di diametro 0,5 cm sono state comunque interpretate come
negative.
Paziente Sesso Età Clinica SA UAS1 M 53 U ND 42 F 47 U - 03 F 47 U - 24 M 34 U+AE - 55 F 73 U + 46 F 61 U + 47 F 28 U+AE + 48 M 31 U+AE - 69 F 61 U+AE - 210 F 77 U - 511 M 54 U+AE - 512 F 37 U+AE + 513 M 60 U - 214 F 17 U + 315 F 59 U - 4
Tabella 2: Caratteristiche dei pazienti. U orticaria, AE angioedema, SA testal siero autologo, UAS Urticaria Activity Score, ND non disponibile.
Score Pomfi Prurito
0 Nessuno Non presente
1 < 20 /24h Lieve
2 20-50/24h Moderato
3>50/24h o aree
di pomfi confluentiIntenso
Tabella 3: Urticaria Activity Score (UAS)
25
3. Preparazione delle sospensioni cellulari a partire dal sangue
periferico
I prelievi sono stati eseguiti contemporaneamente a quelli utilizzati per
l’esecuzione del test cutaneo con siero autologo , e pertanto nelle stesse
condizioni di wash out farmacologico. Le cellule mononucleate del sangue
periferico (PBMC) sono state ottenute da campioni di sangue fresco
eparinato mediante centrifugazione su gradiente di Ficoll/Hypaque TM (F/H,
GE Healthcare , Uppsala, Svezia).
Il sangue periferico è stato dapprima diluito in rapporto 1:3 con SF a
temperatura ambiente ed agitato delicatamente; in seguito è stato stratificato
lentamente sopra la soluzione di F/H. Si è proceduto ad una centrifugazione
a 900g per 20 minuti a 20 °C, senza freno. L’anello di cellule
mononucleate formatosi all’interfaccia F/H è stato aspirato e sottoposto a
due lavaggi successivi con SF mediante centrifugazione a 400g per 10
minuti a 20°C con freno; il pellet cellulare è stato risospeso in una quantità
adeguata di SF e le cellule sono state contate in camera di Burker,
utilizzando il liquido di Türk diluito 1:25.
4. Analisi citofluorimetrica
L’espressione degli antigeni di superficie e intracitoplasmatici su
PBM C dei pazienti con CSU e dei controlli è stata valutata mediante
citometria a flusso.
Sono stati util izzati i seguenti fluorocromi: Fluoresceina Isotiocianato (FITC),
Ficoeritrina (PE) e Ficoeritrina -Cianina5 (PE-Cy5), che vengono eccitati
alla lunghezza d’onda di 488 nm del laser ad Argon, ed Alloficocianina
(APC) che viene eccitata alla lunghezza d’onda di 633 nm dal laser RED
635. I rispettivi spettri di emissione sono: per FITC nel verde a
53030 nm, per PE nell’arancio a 57542 nm, per PE-Cy5 e APC nel rosso
profondo, rispettivamente a 670 nm e a 660 nm (Becton Dickinson Mountain
View, CA, USA).
26
L’analisi è stata condotta su aliquote pari a 0,5x106 cellule per ciascuna
marcatura di superficie ed a 2x106 cellule per ciascuna marcatura
intracitoplasmatica.
Discriminate le popolazioni cellulari che compongono il campione in
esame in base alle loro caratteristiche morfologiche (dimensione e
granulosità) mediante analisi contemporanea del Forward Scatter (FSC) e del
Side Scatter (SSC) e il relativo dot plot (diagramma a punt i), è stata scelta
come regione di anal isi ( gate) quella linfocitaria.
I dati sono stati generati mediante il software dedicato CellQuest®
(Becton Dickinson ), dopo standardizzazione di ciascun valore con il valore
del controllo isotipico ; abbiamo ricavato, per ogni paziente, il va lore
percentuale di cellule esprimente un determinato marcatore rispetto al totale
delle cellule, e l’intensità media di fluorescenza (MFI) di tale marcatore nelle
cellule considerate.
Per la caratterizzazione immunofenotipica è stato utilizzato un pannello di
Anticorpi monoclonali (AcM) coniugati con fluorocromi, comprendente anti-
CD4 (FITC e PE-Cy5), anti-CD25 (APC), anti-IL23R (FITC), anti-IL17 intra-
citoplasmatico (PE) e anti-FOXP3 intra-citoplasmatico (PE).
Per l’identificazione dei Treg è stato utilizzato lo Human Regulatory T Cell
Staining Kit (eBioscience), che prevede una pre-marcatura con AcM anti -
CD4 (FITC) e anti -CD25(APC) umani, la fissazione e permeabilizzazione
con il FOXP3-staining buffer e la successiva marcatura con anti -FOXP3
umano (PE) o controllo isotipico (PE).
Per l’identificazione dei TH17, dopo la marcatura di superficie con AcM
anti IL23R e anti CD4, le cellule sono state fissate con una soluzione
contenente formaldeide Fix and PERM (Medium A) per 10 mi nuti a
temperatura ambiente, successivamente lavate e permeabilizzate con Fix
and PERM (Medium B) e colorate con l’anticorpo anti IL17 PE o controllo
isotipico (PE) per 30 minuti in ghiaccio. Al termine i campioni sono stati
lisati con una soluzione a base di cloruro d’ammonio, centrifugati ,
risospesi in PBS e letti al citofluorimetro.
Come detto, le analisi sono state condotte su un gate morfologico
linfocitario; è stato poi utilizzato un gate immunologico per CD4 per quanto
riguarda i TH17 e un gate per CD4+CD25h i per quanto riguarda i Treg.
27
Lo studio delle cellule TH17 ha consentito di individuare tre
popolazioni cellulari: cellule CD4+IL23R+, cellule CD4+IL23R+IL17+ e
cellule CD4+IL17+. Ogni dato è stato prodotto sia come valore assoluto
che come percentuale dei linfociti CD4+.
L’analisi dei Treg ha invece considerato l’unica popolazione cellulare
CD4+CD25+FOXP3+ ed i dati sono stati prodotti come valore assoluto,
percentuale rispetto al totale dei CD4+ ed MFI di FOXP3.
5. Analisi statistica dei dati
I dati sono rappresentati come media ± deviazione standard (DS); il confronto
tra i gruppi è stato effettuato ut ilizzando il test t di Student per dati non
appaiati o il test di Wilcoxon quando appropriato ; per lo studio delle
correlazioni lineari sono stati usati il test di Spearman o il test di Pearson
quando appropriato. Un valore di p<0.05 è stato considerato come
significat ivo.
28
Risultati
L’analisi sui linfociti T helper totali CD4 e CD8 non ha mostrato
differenze significative tra il gruppo dei pazienti affetti da CSU e il
gruppo di controllo (Media±DS %CD4: 39.47±9.52 vs 42.78±6.74, p=0.33;
Media±DS %CD8: 30.53±10.19 vs 31.33±6.02, p=0.81).
I dati immunofenotipici riguardanti l’espressione di Treg e TH17 nel
gruppo di pazienti affett i da CSU sono riportati rispettivamente in tabella 4 e
5:
Paziente %FOXP3+CD25+CD4+N.Assoluto
FOXP3+CD25+CD4+MFI
FOXP3UAS
1 3,44 10635 81,1 42 1,79 7442 39,42 03 1,36 4974 41,9 24 1,64 4922 137,26 55 ND ND ND 46 4,97 10636 78,75 47 2,6 9232 110,87 48 4,01 9750 58,55 69 1,81 4436 54,23 210 2,88 8760 107,05 511 1,88 4226 41,57 512 1,37 5416 25,25 513 2,39 6082 50,43 214 1,75 3930 39,56 315 2,56 6408 48,49 4
MEDIA 2,460714286 6918 65,32DS 1,06 2449,42 32,99
Tabella 4: analis i citofluorimetrica dell’espressione dei marcatori Treg. DS:Deviazione Standard, ND: non disponibile.
29
IL23R+CD4+ IL23R+CD4+IL17+ IL17+CD4+ UASPazienti % N.assoluto % N.assoluto % N.assoluto
1 1,65 6154 0,26 970 0,7 2590 42 1,52 5926 0,25 970 0,34 1342 03 3,96 13674 2,1 7250 18,89 65286 24 1,9 3716 1,08 2106 14,03 27486 55 3,39 10202 0,43 1304 0,75 2260 46 3,08 6616 2,16 4646 51,72 111160 47 2,27 7100 1,25 3902 19,26 60262 48 3,98 10528 2,48 6560 34,6 91474 69 2,59 5588 1,1 2370 5,08 10976 210 1,76 5164 1,3 3860 53,64 153020 511 4,26 9064 2,4 5096 31,52 67018 512 1,4 5932 0,79 3346 12,02 50772 513 4,91 8764 2,35 3938 4,58 7694 214 2,11 5338 0,93 2354 16,49 41800 315 1,67 3939 0,85 1992 33,72 78588 4
MEDIA 2,70 7180,33 1,32 3377,60 19,82 51448,53DS 1,15 2746,09 0,79 1927,26 17,68 44936,42
Tabella 5: analisi citofluorimetrica dell’espressione dei marcatori TH17.DS: Deviazione Standard.
Per quanto riguarda i linfociti Treg, l’analisi delle cellule
FOXP3+CD25+CD4+ circolanti non ha evidenziato differ enze statist icamente
significative tra gruppo di pazienti con CSU e controlli sani, né in
termini di p ercentuale né di numero assoluto (Media±DS
%FOXP3+CD25+CD4+: 2.46±1.06 vs 2.05±0.83, p=0.31; Media±DS
n.assoluto FOXP3+CD25+CD4+: 6918±2449.42 vs 5884±3018.13, p=0.4)
(Fig.2); anche il confronto dell’MFI di FOXP3 tra i due gruppi non
è risultato significativo (Media±DS 65.32±32.99 vs 54.7±22.97, p= 0.36).
(Fig.2).
30
Figura 2: Confronto della % di cellule FOXP3+CD25+CD4+ sul totale deiCD4+ (1) ed MFI di FOXP3(2) tra pazienti e controlli .(media±DS)
Anche il rapporto tra cellule FOXP3+CD25+CD4+ e ciascuna delle tre popolazioni
cellulari riferibili ai TH17 non si è dimostrato differente tra pazienti e
controlli (Fig.3):
1. % FOXP3+CD25+CD4+ / %IL23R+CD4+: 1 .05±0.51 vs 1 .13±0.99, p=0.82
2. % FOXP3+CD25+CD4+ / %IL23R+CD4+IL17+: 2 .91±3.36 vs 2.81±1.94, p=0.92
3. % FOXP3+CD25+CD4+ / %IL17+CD4+: 0.85±1.79 vs 0.44±0.81, p=0.16
Figura 3: Confronto del rapporto tra % di cellule FOXP3+CD25+CD4+ e,rispettivamente, % di cellule IL23R+CD4+ (1), IL23R+CD4+IL17+ (2) eIL17+CD4+ (3), sul totale dei CD4+, tra pazienti e controlli.(media±DS)
p= 0,31 p= 0,361 2
Pazienti Controlli Pazienti Controlli Pazienti Controlli
1. 2. 3.p= 0.82 p= 0.92 p= 0.16
31
Infine, non è stata evidenziata una correlazione significativa tra la percentuale
di cellule FOXP3+CD25+CD4+ e l’attività di malattia espressa come UAS
(p=0.10).
L’analisi citofluorimetrica dei linfociti TH17 ha identificato tre gruppi
cellulari distinti . (Tab.5) L’analisi delle cel lule IL23R+CD4+,
IL23R+CD4+IL7+ e IL17+CD4+ non ha dimostrato differenze significative
tra pazienti e controlli (Fig.4):
1. %IL23R+CD4+: 2.69±1.14 vs 2.60±1.16, p=0.85
2. %IL23R+CD4+IL17+: 1.31±0.78 vs 1.01±0.53, p=0.27
3. %IL17+CD4+: 19.82±17.67 vs 12.05±7.55, p=0.15
Figura 4: confronto della % di cellule IL23R+CD4+(1), IL23R+CD4+IL7+(2) eIL17+CD4+(3) sul totale dei CD4+ tra pazienti e controll i . (media±DS)
L’analis i eseguita sui linfociti IL17+CD4+ ha dimostrato un rilevante
aumento di questa popolazione cellulare nei pazienti rispetto ai controlli,
anche se non è stata raggiunta la significatività statistica (fig.4):
% di cellule IL17+CD4+: 19.82±17.67 vs 12.05±7.55, p=0.15.
Tale popolazione cellulare dimostra una grande variabilità numerica
all’interno del gruppo dei pazienti con CSU, particolarmente marcata
rispetto al gruppo di controllo (Fig.4), e tale variabili tà risulta fortemente
legata a l grado di malattia, con una correlazione statisticamente
significativa tra Urticaria Activity Score e percentuale di cellule
% I
L23
R+C
D4+
IL17
+
Pazienti Controlli
%IL
17+C
D4+
1. 2. 3.p= 0.85 p= 0.27 p= 0.15
32
%IL17+CD4+ ( r=0,52; p=0,023) (Fig.5). Le due popolazioni
IL23R+CD4+IL17+ e IL23R+CD4+ considerate singolarmente non mostrano
invece alcuna correlazione con i l grado di malatt ia (rispettivamente p=0,20 e
0,48) (Fig.5). Coerentemente, non è evidente alcuna correlaz ione tra le
popolazioni IL17+CD4+ e IL23R+CD4+ nei pazienti con CSU (p= 0,41)
(Fig5)
Figura 5: correlazione tra UAS e % di cellule IL17+CD4+(1) ,IL23R+CD4+IL7+(2) e IL23R+CD4+(3) sul totale dei CD4+ nei pazienti ;correlazione tra % di cellule IL17+CD4+ e cellule IL23R+CD4+ neipazienti(4).
p=0,023
r=0,52
p=0,2
p=0,48
1. 2.
3. 4.
p=0,2
33
Considerando tutte le cellule IL17+, ovvero unificando le popolazioni
IL17+CD4+ e IL23R+CD4+IL17+ in un’una sola (IL17+CD4+IL23R±) si
mantiene la correlazione con la gravità di malatt ia espressa con l ’UAS .
(Fig.6) Distinguendo poi, seppur arbitrariamente, tra pazienti con orticaria
grave (UAS≥4) e l ieve (UAS≤3) e confrontando tal i gruppi con la
popolazione di controllo appare evidente che le cellule IL17+CD4+ IL23R±
sono presenti in quantità superiore nei pazienti con orticaria grave, sebbene
la differenza sia al l imite della significatività statist ica. (Fig.6)
1. %IL17+CD4+ IL23R± UAS≥4: 26.50±19.54
2. %IL17+CD4+ IL23R± UAS≤3: 10.42±8.48
3. %IL17+CD4+ IL23R± Controlli : 13.07±7.48
Figura 6: correlazione tra % di cellule IL17+CD4+IL23R± sul totale deiCD4+ e UAS n e i pazienti (1); confronto tra % di cellule IL17+CD4+IL23R±sul totale dei CD4+ tra pazienti con orticari a grave (UAS≥4), l ieve (UAS≤3) econtrolli (2). (media±DS)
p=0,023
r=0,51
1. 2.
UAS≥4 UAS≤3 Controlli
p=0,04
p=0,06
p=0,57
34
Nessuna delle popolazioni cellulari studiate (FOXP3+CD25+CD4+,
IL23R+CD4+, IL23R+CD4+IL17+ e IL17+CD4+) è risultata
significativamente associata ad uno specifico esito del test con siero
autologo. (Fig.7)
Figura 7: confronto tra i pazienti con test al siero autologo (SA) posit ivo enegativo in merito alla % di cellule FOXP3+CD25+CD4+(1) , IL23R+CD4+(2) ,IL23R+CD4+IL17+(3) e IL17+CD4+(4) sul totale dei CD4+. (media±DS)
Nessuna correlazione è stata infine identificata tra le popolazioni cellulari
studiate e le altre caratteristiche demografiche e clinich e dei pazienti
considerate (età, sesso, presenza o meno di angioedema).
1. 2.
3. 4.
35
Discussione e conclusioni
Quando l’orticaria persiste per più di sei settimane viene definita cronica, e
nella grande maggioranza dei casi manca uno st imo lo scatenante
identificabile, per cui si parla di orticaria cronica spontanea (CSU).5 La
patogenesi di questa patologia non è ancora stata chiarita : la dimostrazione
della reattività cutanea nei riguardi del siero autologo ed il riscontro di
anticorpi circolanti anti -IgE ed anti -FcRI in grado di degranulare
mastociti e basofili in una significativa proporzione di pazienti hanno indotto
ad ipotizzare un meccanismo di t ipo autoimmunitario.6 Gli studi si sono
inoltre focalizzat i su altri possibil i fattori di at tivazione di mastociti e
basofil i , il cui ruolo centrale nella patogenes i è universalmente riconosciuto :
sistema del complemento,9 0 cascata della coagulazione,9 1 IgE rivolte verso
antigeni self .9 5 Più recentemente, l’efficacia di Omalizumab ha aperto un
nuovo fronte di ricerca, centrato da una parte sulle note azioni biologiche del
farmaco, ovvero il sequestro delle IgE circolanti e la down -regulation del
Fc RI sulla superficie di mastociti e basofili , e dall’altra sulle caratterist iche
dei pazienti che rispondono a tale terapia , in cui la presenza di autoanticorpi
funzionali anti-IgE ed anti -FcRIα non sembra determinante.96 Recenti dati
hanno dimostrato inoltre una potenziale funzione immunomodulatoria dei
mastociti, capaci di polarizzare la differenziazione di linfociti T naive in
senso TH1 e TH17.1 1 2
Dato che le popolazioni linfocitarie TH17 e Treg, tra loro strettamente
interconnesse, rappresentano sottoclassi T helper particolarmente importanti
nel controllare la reazione infiammatoria, tanto nella fisiologica risposta alle
infezioni che in molti fenomeni autoimmunitari , abbiamo deciso di
approfondire la relazione tra queste cellule e la CSU. 1 1 7 I dati presenti in
letteratura al riguardo sono frammentari e discordanti.
In quest’ot tica, il nostro studio ha confrontato mediante analisi
citofluorimetrica il livello di Treg e TH17 circolanti in 15 pazienti affetti
da CSU in fase sintomatica ed in 9 controlli sani, correlando i dati con il
grado di attività della malattia.
36
Per quanto riguarda i linfociti Treg, non sono emerse differenze tra
pazienti e controlli, né in termini percentuali , né di numero assoluto,
né confrontando l’intensità di espressione di FOXP3 (MFI). Anche i l
rapporto Treg/TH17 non è risultato differente tra pazienti e controll i , e non
è stata individuata alcuna correlazione tra Treg e UAS (Figg 2-3). Questi
dati sono in contrasto con i precedenti studi, che avevano mostrato in una
serie di pazienti1 4 3 un incremento delle cellule CD4+CD25 h i ed in un 'altra
serie1 4 4 una riduzione delle cellule CD4+CD25+FOXP3+. Comunque, a parte
la già segnalata scarsa rappresentatività dei pazienti considerati in tali studi,
dati contraddit tori riguardo la proporzione dei Treg circolanti sono emersi
anche in patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide ,1 4 0 e non sono, ad
oggi , di facile interpretazione. Nel presente studio non è stata valutata
l’attività funzionale, che in alcune patologie autoimmuni è alterata a fronte di
un livello plasmatico simile a quella dei controlli sani.1 4 0 ,1 5 1
L’analisi dei linfociti TH17 non ha evidenziato differenze significative tra
pazienti con CSU e controll i in termini percentuali di cellule IL23R+CD4+,
IL23R+CD4+IL7+ e IL17+CD4+; tuttavia si è osservata una grande variabilità
delle cellule IL17+CD4+ nei pazienti rispetto al gruppo di controllo e il loro
livello correla significativamente con il grado di severi tà di malattia
(r=0,52; p=0,023) (Figg. 4-5). Al contrario, le cellule contraddistinte dal la
positività a IL23R, altro marker specifico dei TH17, non appaiono affatto
correlate con la gravità di malattia (Fig. 5), mentre la correlazione si mantiene
se si considerano insieme le due popolazioni IL17+ (IL23R+CD4+IL17+ e
IL17+CD4+: Fig.6). Il dato è rafforzato dal confronto tra pazienti con
orticaria l ieve (UAS≤3), pazienti con ort icaria grave (UAS≥4) e controll i ,
che mostra un netto aumento della popolazione IL17+CD4+IL23R± nei
pazienti con orticaria grave nei confronti delle al tre due popolazioni ,
sebbene ai l imiti della significatività statistica (Fig. 6).
Per spiegare questi dati , non privi di apparenti contraddizioni, si possono
formulare diverse ipotesi . Anzitutto, nonostante i l infocit i TH17 siano
considerati la principale fonte di IL17 nell’organismo umano1 5 2 e tale
citochina caratterizzi la loro funzione secretoria, va tenuto conto della loro
notevole plastici tà: essi sono in grado di riprogrammare la propria
espressione genica se esposti a diversi milieu citochinici . E’ descrit ta in
particolare la potenziale conversione dei TH17 verso un fenotipo Treg e
37
viceversa, fenomeno facil itato dall’analogia degli iniziali step di sviluppo tra
questi due sottotipi l in focitari , e che potrebbe essere importante per la
regolazione dell’ infiammazione dopo la clearance dello stimolo
flogistico;1 4 0 , 153 inoltre è stata osservata la conversione dei TH17 in cellule
TH1- l ike, IFNγ secernenti , quando sottoposte a specifici st imoli quale
un’alta concentrazione di IL12. Questo meccanismo pare essere implicato in
diverse patologie autoimmuni quali artrite reumatoide, malatt ie
infiammatorie croniche in testinali , sclerosi multipla. 1 5 4 -1 5 6 E’ stata descri tta
infine, sebbene in minor dettaglio , una l inea l infocitaria TH17/TH2,
coesprimente IL17 e IL4. 1 5 7 Risulta quindi possibile ipotizzare la pr esenza di
cellule con grado intermedio di differenziazione IL23R-IL17+, che tuttavia
nell’attuale studio non abbiamo caratterizzato ulteriormente.
Un’altra possibile spiegazione deriva dall’azione biologica di IL23, che
secondo la maggior parte degli autori non è di per sé indispensabile per
indirizzare la differenziazione a TH17, ma rappresenta piuttosto
un’importante fat tore di stabil izzazione ed espansione: i l infociti
IL17+CD4+IL23R- potrebbero rappresentare una popolazione TH17 giovane,
non ancora stabil izzata e in continuo rinnovamento. 1 5 8 Sebbene si trat ti di un
parallelismo puramente speculativo, tale andamento sarebbe coerente con i l
comportamento biologico dell’ort icaria, che si caratterizza per l’ intermittente
comparsa delle lesioni pomfoidi, che regrediscono completamente entro 24
ore per ricomparire in alt re sedi senza mai lasciare esiti permanenti a l ivello
cutaneo.
L’apparente aumento dei TH17 è coerente con la capacità dei mastocit i di
indirizzare i l infociti naive verso tale sottoclasse; 1 1 2 a supporto di ciò, nelle
lesioni ort icario idi è presente un’aumentata quanti tà di cellule CD3+
STAT3+ compatibil i con linfociti TH17.1 4 6 Si può quindi ipotizzare che tali
cellule attivate rappresentino da una parte l a conseguenza dell’att ivazione
mastocitaria, e dall’al tra un loro potenziale fattore di amplificaz ione: i TH17
infatti sono fonte di numerosi mediatori pro infiammatori , anzitutto IL17, ma
anche IL6 e TNFα , la cui concentrazione plasmatica è aumentata nella
CSU.1 0 3 I nostri dati sono in netto contrasto con quanto riportato da Lopes e
collaboratori , che ri levavano una significativa riduzione dei TH17 nei
pazienti con CSU; va però ribadito, come accennato prima, che la maggior
38
parte dei pazienti coinvolti in tale studio erano sostanzialmente asintomatici ,
e non era stata eseguita alcuna correlazione con la gra vità clinica.1 4 2
Il l ivello dei Treg e delle diverse popolazioni riferibil i ai TH17 non sembra
significativamente diverso tra pazienti posit ivi e negativi al test al siero
autologo (Fig. 7) . Le cellule IL17+CD4+IL23R± apparirebbero quindi
correlati al la gravità clinica, piuttosto che ad un’ipotetica specifica
eziologia, in particolare di natura autoimmune . Il campione di pazienti è però
estremamente limitato , con soltanto 5 soggett i con test al siero autologo
posit ivo, e non permette di suffragare alcuna co nclusione in merito.
In ogni caso, per quanto limitati dalla bassa numerosità campionaria, i
risultat i preliminari del nostro studio sembrano evidenziare una relazione tra
TH17 e Orticaria Cronica Spontanea, con particolare riferimento alla
correlazione fra severità dei sintomi e livelli di cellule IL17+CD4+ circolanti.
Se tale dato verrà confermato si potranno carat terizzare ulteriormente i
pazienti in relazione al la presenza di autoanticorpi anti -IgE od anti -FcεRI,
alla risposta terapeutica ad Omalizumab, a comorbidità autoimmunitarie
quali la tiroidite di Hashimoto e ad altri possibili fattori .
39
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