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I MAGNIFICI SETTE

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I MAGNIFICI SETTE

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Premessa • Il Parco Nazionale d’Aspromonte gode di una ricchezza faunistica straordinaria grazie alla

varietà ambientale del suo territorio. La fitta vegetazione e la presenza di un clima prevalentemente mediterraneo favoriscono la presenza di molte specie animali che trovano nell’Aspromonte il loro habitat ideale. Fra i mammiferi la montagna aspromontana rappresenta un ottimo rifugio per il lupo, la cui presenza oggi è accertata nonostante per due decenni risultasse scomparso in Aspromonte; c’è il gatto selvatico, abile arrampicatore e cacciatore di mammiferi e uccelli; il cinghiale, che predilige la collina e la bassa montagna dove và alla ricerca di ghiande e rizoni; il ghiro, animale notturno molto diffuso nelle foreste europee ed anche il piccolo driomio. Altrettanto presente nei boschi del Parco è lo scoiattolo nero, particolare per la colorazione nera della pelliccia anzichè marrone o rossa. Tra i mammiferi è possibile avvistare anche la volpe, la faina, la martora, il tasso, il riccio e la lepre. Alla fine del 2011, nell’ambito di un progetto di ripopolamento della fauna selvatica dell’Aspromonte, sono stati liberati un gruppo di caprioli, reintroducendo una specie assente da questi territori da circa un ecolo.

• Il parco d’Aspromonte ospita una molteplice varietà di rettili, anche se le temperature estreme li inducono ad affrontare un periodo di latenza. Una specie estremamente variabile è la vipera, che si trova soprattutto nelle zone sabbiose o rocciose; c’è il cervone, serpente lento ed innocuo e il ramarro occidentale, grande lucertola verde piuttosto diffusa. Sulle rive delle fiumare si può osservare la testuggine di Hermann, animale antichissimo dalla colorazione giallastra con macchie nere. Tra gli anfibi più comuni ci sono le rane, i rospi e la salamandra pezzata, mentre piuttosto raro è l’ululone dal ventre giallo, inconfondibile per la particolare colorazione ventrale e per essere privo di coda. Anche gli invertebrati che popolano l’Aspromonte sono vari; oltre a diversi tipi di macrolepidotteri si trovano formiche, scorpioni, ragni e la diffusa mantide religiosa. I numerosi corsi d’acqua dell’Aspromonte ospitano inoltre trote e anguille.

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Il Driomio - Dromys nitedula

• Il Driomio (Dryomys nitedula ) è un piccolo roditore appartenente alla famiglia dei Gliridi.

• • DESCRIZIONE • È un roditore di piccola taglia lungo 8 - 13 cm e con un peso di 18 - 34 g.

Possiede una folta coda ricoperta da pelo bruno-grigiastro con l'estremità grigio scuro, ed ha sembianze che ricordano vagamente quelle del ghiro (Glis glis) e del quercino (Eliomys quercinus). La pelliccia è color nocciola con sfumature grigiastre sul dorso e biancastra sul ventre. Attorno agli occhi ha una caratteristica "mascherina" di peli neri che arrivano fino sotto l'orecchio, che è piccolo e rotondo. Ha abitudini crepuscolari e notturne e vive prevalentemente in boschi di latifoglie sin oltre i 1.500 metri sul livello del mare. È quasi del tutto vegetariano, ma talvolta può nutrirsi di insetti e altri invertebrati.

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Il Driomio - Dromys nitedula

• DISTRIBUZIONE E HABITAT • Il DRIOMIO ha un ampio areale che comprende Europa (Germania, Italia, Svizzera, Austria, ex-

Jugoslavia e Grecia), vasti settori dell'Asia centrale (dall'Iran alla Cina occidentale e al Giappone), e Nordafrica.

• In Italia il driomio presenta una distribuzione alquanto peculiare, con due popolazioni distinte e apparentemente separate. La specie è inserita nella categoria di minaccia NT-Near Threatened (quasi a rischio). Il driomio intermedio (Dryomys nitedula intermedius) è presente nel nord-est Italia, più precisamente dal Friuli all’Alto Adige. Assente da tutte le altre regioni dell’Italia settentrionale. Non è mai localmente abbondante, anche se questa impressione può derivare dal comportamento schivo di questo roditore. Il driomio meridionale (Dryomys nitedula aspromontis), è una razza ben isolata dalle altre popolazioni continentali di driomio. Infatti è stato segnalato solo in alcune stazioni della Calabria e sul Pollino, anche in territorio lucano. Ciononostante non sembra molto diverso geneticamente dai driomii alpini e potrebbe essere presente anche in altre aree appenniniche, sebbene non sia mai stato segnalato sinora. . Alcuni reperti fossili attribuiti a questa specie, rinvenuti in differenti località dell'Italia centrale, fanno ritenere che l'areale originario della specie fosse più ampio e continuo di quello attuale, e che la attuale condizione di isolamento geografico delle popolazioni calabro-lucane sia il frutto di una estinzione locale nelle altre regioni della penisola.

• Il suo habitat naturale sono i boschi di latifoglie e misti del piano montano, sino ad una altitudine di 3500 m. Può talora spingersi nelle aree coltivate e nei giardini.

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Il Driomio - Dromys nitedula

• BIOLOGIA • Il Driomio è un roditore timido ed elusivo, estremamente difficile da osservare in natura. • Ha abitudini notturne ed arboricole. È un abile arrampicatore ed è capace di saltare sino a 2 m da un ramo all'altro. Trascorre

le ore diurne in nidi a forma di palla che costruisce alla base degli arbusti o nelle cavità degli alberi e che sono formati da uno strato esterno di ramoscelli e foglie e da un rivestimento interno di muschio e frammenti di corteccia; il nido comunica con l'esterno attraverso una stretta apertura circolare.

• Come molti altri gliridi nella stagione fredda va in letargo. Tale comportamento è stato osservato, da ottobre a maggio, nelle popolazioni alpine; ma ci sono evidenze che le popolazioni più meridionali possono restare attive durante tutto l'anno, anche se con fasi di torpore nelle ore più fredde.

• • ALIMENTAZIONE • La dieta del driomio comprende semi, ghiande, germogli, frutti ma anche artropodi, uova e piccoli uccelli. • Tra i suoi predatori principali vi sono i rapaci Strix aluco e Bubo bubo. • • RIPRODUZIONE • La stagione dell'accoppiamento varia alle differenti latitudini: nelle popolazioni europee, comprese quelle delle Alpi, va da

maggio ad agosto, mentre in Medio Oriente si estende da marzo a dicembre. Nei climi freddi si osserva una sola figliata per stagione mentre nei climi più caldi possono esservene 2 o 3. La gestazione dura 21-30 giorni, al termine dei quali la femmina da alla luce da 2 a 5 piccoli. Il peso alla nascita è di circa 2 g; i piccoli aprono gli occhi dopo le due settimane di vita e sono indipendenti già a 4-5 settimane. L'aspettativa di vita in natura è di circa 5 anni.

• COMUNICAZIONE • Il driomio possiede una varietà di vocalizzazioni, tra cui un caratteristico squittio, delicato e melodioso, che viene utilizzato

come segnale di allarme. Studi condotti su popolazioni in cattività hanno dimostrato che questa specie ha la capacità di emettere segnali nel range di frequenza degli ultrasuoni, utilizzati nelle comunicazioni sociali, non rilevabili dall'orecchio umano.

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CURIOSITA’ Dromys nitedula

Non sempre è necessario andare in paesi tropicali e jungle lussureggianti per trovare animali rari e poco conosciuti. Il protagonista di cui parliamo è infatti di un piccolo roditore, per giunta peloso e dannatamente carino che vive in Italia e di cui si sa pochissimo. Mi riferisco al driomio, un parente dei ghiri, che vive in boschi di latifoglie o misti, in generale in territori montuosi. Per quanto sia un animale raro, il suo areale è amplissimo, forse il più vasto tra i ghiri, estendendosi da Germania, Svizzera, Austria, Italia, a Est verso la Russia e a sud verso la Turchia, l’Arabia, l’Iraq, l’Iran, l’Afghanistan, il Pakistan, il Tajikistan, il Turkmenistan, l’Uzbekistan, il Kyrgyzistan, il Kazakistan e ancora verso la Cina. Ciò che è probabile in realtà è che nei boschi di questi paesi, insieme ai “combattenti per la libertà’”, si nascondano altre specie di Dryomys di cui non si sa nulla, essendo poco sicuro al momento organizzare spedizioni scientifiche da quelle parti. Di sicuro, oltre al driomio nostrano (Drys vuol dire quercia, in greco, e mys topo, quindi topo delle quercie, e nitedula vuol dire ghiro in latino) ci sono altre due specie di driomio, uno in Turchia (D. laniger, il driomio lanoso) e uno in Cina (D. sichuanensis, driomio del Sichuan, una regione della Cina). Ciò che sta in mezzo è mistero. In Italia la situazione è altrettanto nebulosa. Sino agli anni sessanta si sapeva che il driomio viveva sull’arco alpino orientale, fino a circa 1500 metri di altitudine, in Trentino-Alto Adige e nord del Friuli, e ciò aveva senso perché l’areale era in continuità con il resto del territorio. Poi all’inizio degli anni sessanta si scoprì che il driomio, del tutto inaspettatamente, vive anche in Calabria, sull’Aspromonte, sopra i 1700 m s.l.m., sulla Sila e sul Pollino, incluso il versante Lucano Si pensa si tratti di una popolazione relitta, e di fatto neanche i pastori e cacciatori locali (che in genere sono sempre i più informati sull’avifauna) avevano idea dell’esistenza di questa specie così elusiva e la sua scoperta (e riscoperta in tempi piu’ recenti, visto che dagli anni sessanta se ne erano di nuovo perse le tracce), la dobbiamo solo alla caparbietà del corpo forestale e degli scienziati che si sono arrampicati a metter trappole lassù a picco di monte.

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FALCO PECCHIAIOLO (Pernis apivorus)

• Il falco pecchiaiolo occidentale (Pernis apivorus), detto in dialetto calabrese anche adorno, è un uccello rapace appartenente alla famiglia degli Accipitridi. Si nutre soprattutto di insetti, anche se in inverno (ma non solo) non disdegna piccoli rettili e anfibi, uova, piccoli uccelli e piccoli mammiferi. È goloso anche di miele.

• È grande all'incirca quanto una poiana e il suo piumaggio è assai variabile con tre caratteristiche bande scure sulla coda.

• Il falco pecchiaiolo occidentale è un uccello migratore di lunga distanza che trascorre l'inverno a sud del Sahara e giunge in Europa a primavera per nidificare passando soprattutto dallo stretto di Gibilterra, dallaSicilia e lo Stretto di Messina, e dalla Turchia (ad ovest ed est del Mar Nero).

• Protezione • La concentrazione di migliaia di rapaci sullo Stretto di Messina, durante la migrazione

primaverile, ha determinato nel passato il nascere di una forma di caccia tradizionale al falco pecchiaiolo occidentale. Con il divieto della caccia primaverile, introdotto nei primi anni settanta, tale caccia è diventata una forma di bracconaggio contrastata dagli organi competenti dello Stato italiano e, con grande impegno, dalle associazioni ambientaliste. Il Corpo Forestale dello Stato compie ogni primavera un apposito servizio antibracconaggio, denominato "Operazione Adorno", che vede impegnato il reparto speciale NOA (nucleo operativo anti-bracconaggio).

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CURIOSITA’ sul FALCO PECCHIAIOLO (Pernis apivorus)

• CURIOSITÀ SUL FALCO PECCHIAIOLO • Il falco pecchiaiolo è un uccello rapace abbastanza diffuso in Europa. Lo si incontra

in ogni tipo di foresta anche se non nidifica al Settentrione, cioé in Irlanda, Inghilterra, Islanda, Scandinavia…

• E’ un uccello migratore che va in Africa tropicale in inverno per poi tornare nei suoi territori di origine durante la stagione primaverile. Dopo il rituale di corteggiamento, il falco pecchiaiolo con la compagna costruiscono il nido con rami e ramoscelli verdi e foglie sopra un albero molto alto (anche 20 metri dal suolo).

• Le dimensioni del falco pecchiaiolo sono tra le maggiori tra i falchi: con ben 55 centimetri di lunghezza e un’apertura alare che va dai 120 ai 126 centimetri, questo bellissimo animale necessita di un nido abbastanza grande. A volte riesce a sfruttare qualche nido abbandonato da uno sparviero o da una poiana che accoglierà le due uova della covata. I due coniugi si aiutano e si alternano nelle cure parentali che ricadranno tutte sul maschio qualora la femmina dovesse morire.

• Dopo circa 40 giorni i giovani falchi potranno prendere il volo! Questo animale si nutre di vespe e altri insetti, piccoli vertebrati e teneri frutti

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FALCO PECCHIAIOLO (Pernis apivorus)

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La VOLPE (Vulpes vulpes)

• La volpe rossa o semplicemente volpe (Vulpes vulpes Linnaeus, 1758) è un mammifero onnivoro appartenente alla famiglia dei Canidae.

Dimensioni • A seconda della sottospecie presa in considerazione, questi animali possono misurare fra i 75

ed i 140 cm, per un peso che varia fra i 3 e gli 11 kg: queste misure rendono la volpe rossa il più grande appartenente al proprio genere.

• Aspetto • Il colore, spesso rossiccio, va dal giallo al marrone, a seconda degli individui e delle regioni. La

gola, il ventre e l'estremità della coda sono bianche; quest'ultima è lunga e folta. Il muso è allungato e le orecchie sono triangolari ed estremamente mobili. Essa è giocherellona come i suoi cuccioli ed estremamente furba.

• Biologia • Normalmente vive in coppia, con i cuccioli, anche se talvolta è possibile osservarne esemplari

solitari o in gruppi di 4 o 6 adulti. Il maschio marchia il territorio in modo sistematico e comunica con i propri simili attraverso segnali sonori, visivi, tattili e olfattivi. Una volpe può riconoscere un altro esemplare dall'odore, oltre a decifrarne il rango gerarchico e il livello sociale. È significativo sottolineare che, in questa specie, la coppia tende a riformarsi ogni anno e che il maschio solitamente partecipa attivamente alla cura e all'allevamento della prole, procurando il cibo e difendendo i cuccioli da possibili predatori.

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La VOLPE (Vulpes vulpes)

• Alimentazione • Nonostante sia classificato come carnivoro la volpe è un animale onnivoro nonché grande

opportunista. È in grado di cacciare prede di diverse dimensioni, da insetti di 0.5 cm a uccelli di 1,5 m. La sua dieta si basa su una grande varietà di specie : invertebrati,piccoli mammiferi, uccelli, uova e piccoli anfibi e rettili. Tra i vegetali particolarmente graditi sono i frutti di bosco e altri tipi di frutta. Possono anche nutrirsi di carogne e di qualsiasi materiale commestibile incontrino.

• Le volpi sono solite cacciare da sole. Con il loro raffinato senso dell’udito possono individuare piccoli mammiferi tra l’erba alta e folta balzando in aria e finendo su di loro. Possono anche cacciare prede quali i conigli appostandosi in modo furtivo e silenzioso balzando con un rapido scatto su di loro. La quantità di cibo consumata giornalmente varia dai 0,5 kg a 1 kg al giorno. Nei periodi di abbondanza le volpi mettono da parte scorte alimentari per il futuro seppellendole in piccole buca di 5-10 cm. Tendono a nascondere il cibo in tanti piccoli nascondigli piuttosto che in un unico ‘grande magazzino’, per non rischiare di perdere l’intera scorta in una sola volta.

• Comportamento • Le volpi sono animali crepuscolari o addirittura notturni nelle zone in cui l’intervento dell’uomo è

massiccio ( e c’è persino presenza di luce artificiale). Per questa ragioni sono più attive di notte che di giorno. Generalmente sono cacciatori solitari. Le volpi sono animali territoriali e difendono il loro territorio in coppia durante l’inverno e da sole durante l’estate. Marcano il loro territorio mediante delle ghiandole odorifere poste vicino la coda. La sostanza odorosa secreta da questa ghiandola è molto simile ,anche se posseduta in minor quantità, a quelle dalle puzzole. I membri della famiglia comunicano tra loro attraverso il linguaggio del corpo e l’emissione di suoni differenti. Possono inoltre comunicare tra loro mediante l’olfatto e per questo spesso marcano il cibo e il territorio con l’urina.

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CURIOSITA’ sulla VOLPE

• Cari amici, ecco un episodio curioso che rasenta quasi l’assurdo! In Grodno (Bierlorussia), una volpe ha sparato al cacciatore che voleva predarla. La volpe ferita dalla pallottola del cacciatore è rimasta a terra. Non appena l’uomo si è avvicinato per finirla, la volpe ha reagito e casualmente ha azionato il grilletto del fucile colpendo il “nemico” alla gamba e riuscendo a fuggire. Non accade tutti i giorni di sentire qualcosa di simile… Nei nostri modi di dire, la volpe è l’ animale emblema della furbizia. Ma perché? Dunque, la risposta non si basa poi molto su basi scientifiche. Più che altro, è la letteratura e la tradizione che ne ha fatto un animale scaltro. Avete mai letto la favolistica di Fedro o Esopo intitolata: “ La volpe e l’uva”? Ebbene in sintesi la volpe non riusciva a prendere l’uva perché troppo in alto; per “uscirne” a testa alta, allora la volpe disse che in realtà non la voleva perché acerba. Morale della favola: chi non riesce a ottenere qualcosa la disprezza! Già il greco Archiloco ne parla come un animale dai molti trucchi e dunque ne evidenzia l’astuzia. In ogni caso ci sono anche molti altri detti secondo i quali “anche le volpi prima poi vengono acciuffate” e quindi chi pensa di fare il furbo prima o poi viene scoperto e deve pagare, oppure altra interpretazione chi crede di essere più furbo rispetto agli altri, prima o poi si farà fregare da un’altra volpe più furba di lui. In ogni caso tutte queste leggende e tradizioni popolari non hanno fatto altro che screditare questo animale e renderlo malvisto dalle popolazioni proprio come il lupo.

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RICCIO (Erinaceus europaeus)

• Il riccio comune (Erinaceus europaeus ) è un mammifero della famiglia Erinaceidae. Viene chiamato colloquialmente porcospino, ma l'uso è improprio poiché quest'ultimo termine designa più correttamente l'istrice (Hystrix cristata).

• Il riccio presenta caratteristiche morfologiche arcaiche (come la formula dentaria e la conformazione del cervello) che lo accomuna ai primi mammiferi comparsi sulla Terra al termine del Cretaceo, rispetto ai quali non si è differenziato di molto: nel corso di milioni di anni ha solamente evoluto il rivestimento di aculei che tanto lo caratterizza agli occhi dell'uomo.

• Descrizione • Dimensioni:Misura fino a 25 cm di lunghezza, per un peso che solo

eccezionalmente supera il chilogrammo (anche se in vista dell'inverno il peso può raddoppiare): la coda è ridotta ad un moncherino di un paio di centimetri di lunghezza.

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RICCIO (Erinaceus europaeus)

• Aspetto :

• Il riccio presenta cranio allungato e con un piccolo cervello, il principale senso del riccio è infatti l'olfatto. Il tartufo è grosso, nero ed assai mobile: i canali olfattivi sono costantemente umettati da una mucosa. Anche il senso del tatto è ben sviluppato; meno importante per loro è la vista.

• Nonostante le piccole orecchie seminascoste dal pelo, i ricci sono infine in grado di udire frequenze comprese fra i 250 ed i 60.000 Hz, quindi ben dentro gli ultrasuoni: ciò aiuta l'animale nella ricerca del cibo. I ricci presentano forti ossa mascellari ed una chiostra dentaria di 36 denti.

• Il corpo è tozzo ed a forma di pera: infatti al muso assai lungo ed appuntito si contrappongono il collo assai corto ed il quarto posteriore arrotondato. Le zampe sono corte e tozze, ma i piedi hanno forma allungata e presentano tutti 5 dita con unghie appuntite.

• Gli aculei del riccio: ciascun esemplare ne possiede fino a 6000.

• Inoltre gli aculei variano di colore al cambio di stagione, infatti, nelle stagioni fredde, in autunno e in inverno, gli aculei assumono un colore marroncino più scuro rispetto agli aculei che nelle stagioni più calde, primavera e estate, presentano un colore più chiaro.A questo cambiamento partecipa anche il pelo che a seconda della stagione assume un colore chiaro o un colore più scuro.

• Le aree di pelle nuda (cerchi perioculari, orecchie, zampe e naso) sono di colore nero: il pelo è ispido e di un colore che va dal grigiastro al beige: nell'area che comprende la fronte, i fianchi ed il dorso, il pelo cede il posto ad aculei (che poi altro non sono che peli modificati) lunghi circa 2 cm e di colore nero striato trasversalmente di biancastro. Gli aculei sono appuntiti e cavi: ciascun esemplare possiede fino a 6000 aculei. Oltre a proteggere l'animale da aggressori in carne ed ossa, gli aculei prevengono anche seri danni dovuti ad urti o cadute.

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RICCIO (Erinaceus europaeus)

• Biologia • Il riccio è un animale esclusivamente notturno: si pensa che le abitudini notturne

non siano tanto una necessità dettata da esigenze di difesa, in quanto la cortina di aculei di cui dispongono li rende praticamente invulnerabili ai predatori, quanto piuttosto di un adattamento allo stile di vita delle proprie prede, che sono molto più abbondanti durante la notte. Nonostante appaia un animale goffo e generalmente si muova lentamente, il riccio è in grado di correre velocemente e si dimostra anche un ottimo nuotatore. Durante il giorno riposa nascosto nella sua tana, costituita solitamente da una cavità del suolo posta nel sottobosco, fra i tronchi e le foglie cadute. Durante la notte esce alla ricerca di cibo, percorrendo tragitti sempre uguali: non teme di attraversare spazi aperti in quanto è ben protetto dalla corazza di aculei.

Il riccio ha abitudini solitarie e scontrose: tende generalmente ad evitare i contatti coi con specifici, dei quali avverte la presenza con l'udito o l'olfatto, mentre nel percepire l'avvicinarsi di un estraneo va subito in allerta.

Per il letargo, il riccio ammucchia una buona quantità di muschio e foglie secche che fungeranno da giaciglio.

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RICCIO (Erinaceus europaeus)

• Alimentazione • Per la variegata dieta che assume, risulta essere onnivoro. • Il riccio in natura si nutre di invertebrati di qualsiasi tipo (insetti, ragni,

lombrichi, chiocciole, millepiedi, ma non centopiedi -che si difendono a morsi-), oltre che uccelli, comprese uova (spesso si intrufola nei pollai domestici per cibarsene) e nidiacei, rettili ed anfibi; non disdegna nemmeno di mangiare piccoli mammiferi, soprattutto topi, di cui è considerato un cacciatore spietato in quanto uccide gli adulti e dissotterra i nidi per nutrirsi dei piccoli.

• La credenza che i ricci si nutrano prevalentemente di vipere si rivela fondata solo in casi eccezionali: l'animale non teme infatti i morsi velenosi, in quanto i denti veleniferi sono più corti degli aculei e raramente riescono a penetrare il rivestimento di peli ispidi che protegge l'animale.

• In caso di necessità, i ricci mangiano senza problemi anche ghiande, bacche, frutta, ed altro materiale di origine vegetale (non disdegna neppure i croccantini del gatto, di cui è ghiotto) nutrendosi in casi estremi anche di foglie.

• Il latte è un veleno per il riccio, perché non può digerirlo.

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CURIOSITA’ sul RICCIO

• Perché i ricci non stanno attenti e si fanno schiacciare sulla strada? Gli animali non conoscono la differenza tra le strade dove passano le automobili e i sentieri dove non passano. Non passeggiano sempre sulle strade solo perché hanno paura del rumore. Ma lo fanno di notte, quando tutto è tranquillo. E se arriva un'automobile i ricci, tutti spaventati, non possono correre abbastanza per salvarsi. Si chiudono allora a palla e si fanno schiacciare. I piccoli del riccio nascono con gli aculei? Ma no! Essi nascono nudi e tutti bianchi. Sono ciechi e hanno gli aculei molto piccoli e morbidi, quasi nascosti sotto la pelle. Dopo qualche giorno questi fuoriescono e dopo circa un mese divengono rigidi come quelli dei genitori. Però occorre ancora qualche settimana prima che i piccoli ricci siano capaci di avvolgersi a palla. Gli aculei e la facoltà di appallottolarsi sono le due efficaci difese dei ricci contro i carnivori, soprattutto le volpi, che tentano di far loro. la festa. Allora questi timidi e miti animaletti si avvolgono strettamente a palla e migliaia di piccole "spade" si rizzano, formando una barriera davvero invalicabile. Che cosa cerca il riccio sotto le foglie? Durante la giornata, il riccio sonnecchia in una buca sotto una siepe che ha tappezzato di foglie. Scesa la sera, il riccio parte per la caccia. Guardandosi attorno con i suoi occhietti vispi, trotterella annusando il terreno con il musetto puntuto. Cerca chiocciole, lumache, insetti, vermi che mangia ingordamente. Ficca il naso in tutti i buchi, perseguita i topi e le talpe; bracca sotto le faglie le bisce, gli orbettini e anche le vipere. Non ha nessuna paura della vipera! Questa, quando si vede attaccata, lo morde, ma il suo veleno al riccio non fa nulla. Questo la uccide, mordendola alla testa, poi la divora cominciando dalla. coda.

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IL PICCHO NERO

(Dryocopus martius) • Il Picchio nero (Dryocopus martius, Linnaeus 1758), è un uccello della famiglia

dei Picidae. • Aspetti morfologici • Rispetto alla Cornacchia, con la quale può essere confuso per le dimensioni, ha ali

più arrotondate e coda più appuntita. Il volo è spesso simile a quello della Nocciolaia, sempre distinguibile anche a distanza per avere coda corta e in parte bianca. Come gli altri picchi possiede piedi zigodattili (due dita rivolte in avanti e due posteriori) ed una coda rigida, adattamenti che gli consentono di arrampicarsi agevolmente sui tronchi verticali. Il colorito nero, il collo sottile, le forme slanciate con ali arrotondate e lunga coda appuntita lo rendono inconfondibile sia posato, sia in volo. Il maschio ha la parte superiore della testa rossa, colore presente nella femmina solo sulla nuca. Il becco color grigio avorio può apparire bianco a distanza.

• Biologia • Il foro d'ingresso dei nidi, scavati su grandi alberi sprovvisti di rami bassi, è ellittico

e alto almeno 9 cm (quasi circolare con diametro non superiore a 6 cm negli altri picchi europei). Gli scavi alimentari, di forma irregolare, possono raggiungere e superare i 15-20 cm di lunghezza.

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IL PICCHO NERO

(Dryocopus martius) • Voce

• Inconfondibili sia i richiami che emette in volo (un metallico "krukrukrukrukrukru...") o posato (un lamentoso "klihh.."), sia il tambureggiamento territoriale, sonora raffica di colpi di becco su un tronco udibile a più di un chilometro.

• Cibo ed Alimentazione • Col forte becco scava il legno sia di alberi vivi, sia di tronchi secchi o marcescenti alla ricerca

di insetti. Anche i grandi formicai vengono divelti a colpi di becco, con successiva cattura delle piccole prede agevolata dalla lunga lingua, resa vischiosa dal secreto delle ghiandole salivari.

• Riproduzione e nidificazione • Nidifica da marzo ad inizio estate. Ogni coppia nidificante necessita di ampie porzioni di

foresta (dai 300 ai 600 ettari), all'interno o al margine delle quali costruisce più nidi scavati su varie essenze (in Valle d'Aosta, in ordine di importanza: pioppo tremulo,faggio, abete bianco, pino silvestre e larice). Le 4-5 uova sono covate da entrambi i sessi per 12-14 giorni e i piccoli abbandonano la cavità all'età di circa un mese. I nidi non utilizzati rappresentano utili ricoveri per una numerosa serie di animali: da altri uccelli quali la Civetta capogrosso e il Picchio muratore, a mammiferi quali lo Scoiattolo, i gliridi e alcuni pipistrelli, a insetti di vari ordini.

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CURIOSITA’ sul PICCHO NERO

(Dryocopus martius) • CURIOSITÀ SUL PICCHIO NERO:

• nei nidi abbandonati dal picchio nero si riproduce la civetta capogrosso e possono trovare rifugio mammiferi quali il ghiro o insetti sociali. Viene predato soprattutto dall'astore. Per finire, un’ultima curiosità: Sapevate che nel 2005 il picchio si è classificato come uno degli uccelli più intelligenti?

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La Martora (Martes martes)

• La martora o martora eurasiatica (Martes martes ) è un mammifero carnivoro appartenente alla famiglia Mustelidae.

• Caratteristiche • Il corpo è slanciato, lungo 35-55 cm, con coda di 25-30 cm. Il peso vivo di

un adulto in media è di 0,8-1,2 kg. Il pelo è folto, morbido e lucente, sul dorso giallognolo marrone o marrone scuro, sul muso, la fronte e le guance marrone chiaro, sui fianchi e sul ventre giallognolo con ombre marroni scure sulle zampe. La gola e il sottogola sono spesso color tuorlo d'uovo, talvolta giallo chiaro. Il muso è allungato e le orecchie rotondeggianti, gli arti sono robusti e provvisti di forti unghie.

• Habitat • L'habitat tipico della martora è rappresentato dai boschi puri o misti di

latifoglie e aghifoglie fino ai 2000 metri di altitudine. In generale preferisce però la vegetazione fitta, in grado di offrirle un'adeguata protezione e rifugge gli ambienti aperti; solo in periodi di ristrettezze alimentari si spinge fino alle fattorie per predare soprattutto i volatili domestici.

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La Martora (Martes martes) • Biologia • Animale solitario e di abitudini notturne, di giorno si rifugia nella vegetazione,

preferibilmente nella chioma degli alberi. Stabilisce di preferenza i propri rifugi sugli alberi che presentano cavità naturali o scavate da altri animali. Molto agile, è in grado di spostarsi rapidamente sulle chiome degli alberi compiendo anche lunghi salti.

• Alimentazione • La sua attività predatoria interessa i piccoli vertebrati, soprattutto uccelli, ma anche

roditori e lagomorfi. Integra la dieta con invertebrati e frutta. La convinzione popolare che essa abitualmente, dopo aver assalito la preda, ne recida subito la carotide per berne il sangue, è errata.

• Riproduzione • Si riproduce una volta l'anno, con accoppiamenti nel cuore dell'estate. La

gestazione si protrae fino a 259-285 giorni a causa di un temporaneo arresto dello sviluppo dell'uovo fecondato. L'impianto nella mucosa uterina avviene solo dopo 220-240 giorni dall'accoppiamento, dopodiché lo sviluppo embrionale si svolge in maniera molto rapida (27-45 giorni). I piccoli, da tre a cinque, vengono al mondo nella primavera successiva, tra marzo e maggio e vengono curati solo dalla madre rendendosi indipendenti al terzo mese.

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CURIOSITA’ sulla Martora

• La martora ama masticare i tubi di gomma, e in buona parte della Svizzera e nella Foresta Nera è considerata pericolosa in quanto mette fuori uso durante la notte le auto parcheggiate all'aperto.

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Il Lupo (Canis lupus)

Il lupo grigio (Canis lupus, Linnaeus 1758), o semplicemente lupo, è un mammifero placentato appartenente alla famiglia dei Canidi.

• Caratteristiche • Il lupo appartiene alla famiglia dei Canidi. Tra i canidi il lupo è il più grande come dimensioni:

lunghezza tra i 145 e i 160 cm, altezza tra i 90 e i 110 cm. Il colore del suo mantello varia a seconda dell'età e delle stagioni; generalmente grigio-giallastro o marrone-rossiccio. Il lupo presenta una dentatura caratterizzata da canini affilati, lunghi e ricurvi verso l'interno. Questo animale raggiunge al massimo i 10 anni di vita in libertà e i 17 in cattività.

• La fronte è ampia, le mandibole particolarmente robuste e resistenti, gli occhi sono chiari, generalmente di colore diverso e dal taglio leggermente obliquo, le zampe hanno dei piccoli artigli affilati non retrattili. La mascherina facciale di un lupo adulto si estende intorno alle labbra inferiori e superiori ed è di colore bianco-crema, mentre negli individui giovani può essere incompleta oppure scura in prossimità del muso. Le orecchie hanno generalmente un'attaccatura più laterale e sono più lunghe e larghe. Solitamente non le porta mai flosce e calate lungo i lati della testa, bensì le tiene in posizione eretta lungo il profilo della testa. Il pelo ha sempre una colorazione varia che comprende colori dal marrone antracite al marrone chiaro; ma anche nero, beige, bianco o fulvo. Sul dorso la colorazione è beige con punte nere, sulla parte superiore delle zampe anteriori vi è spesso una vistosa striscia nera e infine il torace è quasi sempre marrone chiaro. Molto vorace, appartiene all'ordine dei carnivori ed è classificato nel genere dei superpredatori.

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Il Lupo (Canis lupus)

• CARATTERISTICHE: Può compiere spostamenti anche di 60 km in una notte sola

· La sua velocità massima è di 45-50 km/h · Controvento, può percepire la presenza di un animale fino a una distanza di 270 m · Può udire l’ululato di altri lupi fino a una distanza di 6,4- 9,6 km · Percepisce suoni fino a 40 kHz (l’uomo fino a 20 kHz) · Angolo visuale di 250° (quello dell’uomo è di 180°) · Ottima visione notturna · Nuotatore eccezionale · La frequenza del respiro è di 15-20/minuto, di 100 quando ansima · La frequenza cardiaca è di 90 battiti/minuto, di 200 quando sottoposto a grossi sforzi · Esercita una pressione della mascella/molari pari a 150 kg/cm2

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Il Lupo (Canis lupus)

• Habitat e Distribuzione in Italia • L'habitat preferito dal lupo è caratterizzato da aree di pianura, foreste

montane e radure. Oggi è diffuso soprattutto nelle regioni più remote dell'emisfero boreale

• Un lupo ha mediamente un territorio di caccia di 100 km². • Per trovare cibo a sufficienza in un territorio inospitale o deserto, un

branco può arrivare ad occupare un territorio di 2500 km². • La presenza del lupo in Italia ha toccato il suo punto più basso agli inizi

degli anni '70. Una stima indicava che la popolazione si era ridotta a un centinaio di lupi, concentrati sui monti dell'Abruzzo e della Calabria. Grazie alle leggi di protezione, il numero dei lupi è lentamente cresciuto, e stime recenti lo calcolano in circa 800-1000 esemplari, distribuiti lungo tutto l’Appennino, dall'Aspromonte fino alle Alpi Marittime, con presenze anche sui preappennini laziali e nella Toscana centro-meridionale. A nord il lupo è tornato sulle Alpi Occidentali, sconfinando sui massicci alpini francesi e svizzeri.

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Il Lupo (Canis lupus)

• L'ULULATO

E' un suono profondo, continuo, cupo e lamentoso che dura per diversi secondi. E' possibile ascoltarlo al tramonto o nel cuore della notte , quando i lupi hanno bisogno di comunicare fra loro. Perché gli ululati sono parte del linguaggio dei lupi e servono a dire tante cose diverse. Si può ululare per avvertire gli altri lupi che quello è il territorio del branco e non si ammettono intrusi, per chiamare a raccolta i compagni prima di una battuta di caccia, oppure nei "dialoghi" fra adulti e cuccioli. A volte diversi lupi ululano assieme, in una sorta di "ululato corale", comunicando con gruppi di lupi vicini

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Il Lupo (Canis lupus)

• L'INFALLIBILE ...TARTUFO! Il fiuto del lupo è particolarmente sviluppato e, grazie al "tartufo", quel suo grosso, tondo e umido "nasone" è in grado di avvertire l'odore della preda anche a grande distanza. Per restare in forma il lupo dovrebbe mangiare circa 2 kg di carne al giorno, un'impresa non sempre facile in un ambiente naturale sempre più impoverito dall'uomo e aggredito da cemento e asfalto!

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Il Lupo (Canis lupus)

• IN BOCCA AL... LUPO! La sua dieta varia a seconda della disponibilità alimentare della zona che frequenta: nelle fiumare dell' Aspromonte caccia lepri e cinghiali, ovunque si nutre di piccoli mammiferi come lepri, conigli, topolini selvatici, ghiri, talpe, fagiani e altre specie di uccelli, ma anche di bruchi, insetti e farfalle! Talvolta, se la fame è tanta e le prede naturali poche, può ricorrere al bestiame domestico mal custodito come pecore, capre o galline. Nella pancia del lupo però, strano ma vero, finiscono anche diversi tipi di vegetali e frutti: graminacee, zucchine, pomodori, mele, le bacche della rosa canina, l'uva...

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Il Lupo (Canis lupus)

• LUPI SI NASCE Per i lupi che vivono in Italia la stagione degli amori arriva nei mesi di febbraio-marzo. E' la femmina che si occupa di trovare la tana nella quale trascorrerà l'intero periodo dell'allattamento. Sceglie vecchie tane abbandonate di volpe o tronchi cavi, oppure scava una buca nel terreno o sotto le radici di un albero caduto. La tana è sempre ben mimetizzata e nascosta nel folto dei boschi, in luoghi inaccessibili all'uomo. I cuccioli nascono dopo 60 giorni . Sono ricoperti di morbido pelo ma non aprono gli occhi prima di 11 - 15 giorni. La mamma li allatta per un mese e mezzo circa e, durante tutto il periodo dell'allattamento, non li abbandona un istante, sarà compito di papà lupo e del branco portarle il cibo nella tana.

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Il Lupo (Canis lupus)

• UN BRAVO PAPÀ ! Papà lupo partecipa attivamente alle cure dei piccoli: insieme alla sua compagna nutre i lupetti rigurgitando il cibo, precedentemente ingoiato, direttamente nelle loro fameliche bocche . Con il passar del tempo però, i cuccioli inizieranno ad usare i denti ed i genitori offriranno loro pezzetti di cibo sempre più grandi finchè non saranno completamente autonomi. A 3 settimane escono dalla tana e, sotto gli occhi protettivi di mamma lupa, iniziano la loro vita sociale. Una vita che, pericoli permettendo, trascorrono mangiando, dormendo, azzuffandosi, rincorrendosi e giocando.

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Il Lupo (Canis lupus)

• PICCOLE PESTI CRESCONO... Fino ai 5 mesi d'età ai piccoli del branco tutto è permesso, loro lo sanno e ne approfittano: mostrano i denti, infastidiscono e fanno i prepotenti con i lupi anziani, arrivano persino a mordicchiare le zampe del capo branco senza ricevere alcun rimprovero. Una "pacchia" che non durerà a lungo, perché a già 6 mesi le "piccole pesti" dovranno sottomettersi alla dura legge del branco.

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Il Lupo (Canis lupus)

• TUTTI ALL'ASILO Quando mamma lupa tornerà a cacciare col branco, i lupetti, proprio come avviene per i bambini, verranno lasciati ...all'asilo! Ad occuparsi di loro - e di tutti i nuovi cuccioli del branco - saranno i lupi giovani o quelli troppo anziani per la caccia.

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Il Lupo (Canis lupus)

• APPRENDISTI LUPI! Il tempo dei giochi non è però infinito. A circa un anno d'età i giovani lupi partecipano alle battute di caccia del branco anche se solo in veste di semplici "apprendisti". Passerà molto tempo prima che gli inesperti lupacchiotti imparino tutti i "trucchi" del mestiere e siano in grado di scovare, inseguire e catturare le prede fianco a fianco con gli adulti.

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CURIOSITA’ sul Lupo (Canis lupus)

• Perchè il detto: IN BOCCA AL LUPO e risposta: CREPI Anche se l'origine del modo di dire non è chiarissima, non è certo che esso sia nato nel mondo rurale, molto probabilmente dal linguaggio di pastori e allevatori, presso i quali il lupo era temuto come animale pericoloso per eccellenza, perché predatore di bestiame. Secondo un'altra interpretazione, il detto sarebbe nato dal linguaggio dei cacciatori: i lupi infatti, sebbene non commestibili, venivano spesso soppressi in passato sia per salvaguardare il bestiame, sia perché considerati, a torto, pericolosi per la popolazione umana. L'uccisione di un lupo era dunque considerato un gesto prestigioso, e il detto avrebbe avuto in origine il valore di un augurio di buona caccia. In realtà il lupo, a dispetto dell'iconografia popolare, è per natura schivo dell'uomo. Per altri il detto deriverebbe dal Greco per assonanza. In greco era l'augurio "prendi la retta via" e come risposta si diceva "la prenderò". Un'altra interpretazione, ancora, trova l'espressione come un augurio che si riferisce alla storia dell'origine di Roma. Romolo e Remo vennero salvati dalla lupa, che dopo averli trovati abbandonati in una cesta sul greto del Tevere, li allattò e li condusse al riparo in una grotta, portandoli in bocca. Cosi, se qualcuno rivolge questa espressione all'altro, si augura fortuna oppure salvezza. In questo caso, però, una risposta quale "Crepi" o "Crepi il lupo" non avrebbe senso, se non frutto dell'ignoranza sull'origine dell'augurio. Un'ulteriore interpretazione è che “La bocca di lupo" era la lavagna dove i capitani che arrivavano alla Giudecca registravano il loro arrivo e la quantità di uomini e merci portati a casa. Quindi dire in “bocca al lupo” significa fare buona navigazione ed augurare di tornare salvi in porto. La totale perdita cognitiva dell'origine del detto ha fatto si che in questi ultimi 20anni anzichè il "grazie" di risposta all'augurio "in bocca al lupo" si sia arrivati per ignoranza al "crepi" o "crepi il lupo", in assoluto non senso come augurio.

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I MAGNIFICI DUE (autori della ricerca)

….è stata una ricerca davvero avvincente ed appassionante!!!

Ci auguriamo di averVi fornito notizie interessanti e che abbiate apprezzato il nostro lavoro!

Un ringraziamento particolare alla Prof. Rosalba Calabrò, al Prof. Laganà ed ai rappresentanti del Corpo Forestale della Calabria per le preziose informazioni forniteci.

Grazie per l’attenzione. Giovanni Capua e Domenico Raso