i nostri racconti gialli...i nostri racconti gialli classe quinta di novaglie anno scolastico...
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I nostri racconti gialli
classe quinta di Novaglie
Anno scolastico 2016/17
Dopo aver letto alcuni testi gialli e aver riflettuto su che cosa serve per scrivere un breve racconto giallo, ci siamo messi di nuovo alla prova. Siamo partiti utilizzando, in ordine sparso: ispettori, suspance, indizi, colpi di scena e … per concludere… soluzione finale del caso
Non è facile costruire la scena del delitto e nemmeno architettare il movente del misfatto… Noi però non ci siamo persi d’ani-mo. Ecco il risultato delle nostre attività!
FEDERICO—L’ACQUA AVVELENATA
Era un giorno di Gennaio.
Qualcuno, non si sa chi, aveva
messo del veleno nel rubinetto e nessuno lo sapeva.
Allora era il compleanno della non-
na; tutti hanno bevuto l'acqua del
rubinetto e hanno fatto: “Cin cin.”
Eeeeee... tutti avvelenati, cioè:
mamma, papà, sorella, nonna, zia
e fratello.
Era successo tutto la notte scorsa,
senza che nessuno se ne accorges-
se, perché tutti erano a dormire.
Il colpevole aveva messo l'acqua
avvelenata nel rubinetto.
Il giorno dopo arrivarono l'investi-
gatore Trovamascalzoni, il detecti-ve Goro e il poliziotto Doro.
Videro tutti i cadaveri per terra,
allora cercarono indizi e trovarono
un capello.
Dunque dissero: "Erano pochi in-
dizi.”.
E allora andarono in panico. “Tatataaa!"
E gocce di veleno erano per terra.
Subito vennero interrogati i vicini,
che dissero: “Noi non siamo stati.".
Poi i parenti antipatici vennero in-
terrogati: "A noi non ci importa dei
parenti.".
Parlarono fra di loro e, dopo un
po', capirono che i colpevoli erano i
vicini.
“Badabam!!!”
E vennero arrestati.
I vicini provarono a far finta di non
aver fatto il delitto, ma furono bec-cati.
Il detective lo capì perché il capello
era uguale a quello della figlia dei
vicini.
I poliziotti, dopo aver arrestato i
vicini, chiesero ai colpevoli perché li avessero uccisi e loro risposero:
“Perché ci stavano antipatici!”.
E festeggiarono tutti insieme per-
ché sono dei bravi detective!!!
dire: “Sciocchi, non lo troveranno
mai, l'ho nascosto troppo bene.”.
Ovviamente le telecamere avevano registrato tutto e Arrigo fu arresta-
to.
Novantatré pattuglie partirono alla
ricerca.
Nella pattuglia numero tre c'era
anche Conan e fu l'unico a notare
che le immagini di Peter erano ri-
flesse da specchi, che attraversa-
vano tutta la città.
Peter era sempre più infreddolito,
sempre più stanco, sempre più
affamato e si vedeva che, se non
fosse stato salvato al più presto,
sarebbe morto. Le sue labbra erano tutte viola.
Non apriva bocca, riusciva a stento
a tenere aperti gli occhi.
Era in un locale abbandonato che
era stato, un tempo, un grande
negozio di moda, peccato non sa-
pessero dove si trovasse quell'edifi-
cio.
Intanto Arrigo, nella cella di prigio-
ne e di seguito a innumerevoli in-
In Giappone, nel quartiere delle
case a specchio, continuavano ad
arrivare video anonimi sulla scom-parsa di Peter, cugino del famoso
detective Arthur Conan Doyle.
La polizia brancolava nel buio,
continuavano a mandare pattuglie,
tutti giuravano di averlo visto, ma
poi scompariva.
Doyle non capiva perché il rapitore
avesse preso suo cugino.
Non gli era chiaro dove potesse
essere.
Era inverno e Peter era poco vesti-
to.
Nel giro di pochi giorni sarebbe
morto di freddo e lui doveva ad ogni costo salvarlo.
L'unico sospettato era il professor
Arrigo, il cui nome non rende pro-
prio bene.
Sembrava sapesse solo dire: “Non
lo troverete mai”- e anche - “Siete
ancora lontani dalla risposta fina-
le.”.
Una volta però, quando era da solo
in sala interrogatorio, gli scappò di
terrogatori, aveva detto che Peter
tempo prima l'aveva obbligato a
spostare le sue cose dal laboratorio e l'aveva anche minacciato di dare
fuoco alla sua casa e, quindi, si
era vendicato.
Intanto la polizia aveva trovato il
corpo seguendo gli specchi e, pur-
troppo, Peter non era sopravvissu-
to.
Doyle era molto triste, ma andò
avanti continuando a risolvere dif-
ficilissimi casi.
FILIPPO—IL CUGINO PETER
Pagina 2 I nostri
centrale di polizia dove gli fece un
lungo e grande interrogatorio.
L'ex della vittima iniziava a cadere nella trappola del detective e con-
fessò che era stato lui stesso e che
il migliore amico della vittima era
stato suo complice.
Infatti disse che anche Federico, il
migliore amico della vittima, aveva
collaborato all'uccisione.
Così il detective Fabio mandò nu-
merose pattuglie di polizia a vedere
dove era finito Federico.
Poi lo trovarono e il detective gli
fece un interrogatorio come quello
del fidanzato.
Lui gli disse: "Io ero il migliore amico di Alice. Io l'amavo e lei no,
quindi...".
Il detective (intelligente) aveva un
registratore in tasca e registrò la
conversazione di Federico e quella
di Giovanni.
Federico chiese se poteva chiamare
un avvocato.
"ORA NO! Se non mi dici chi sia
stato ad ucciderla!". Disse l’investi-
gatore.
Il secondo sospettato parlò e disse:
"Ad aver ucciso Alice è stato Euge-
nio il genio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!, siamo stati tutti noi tre perché lei ci ave-
va derubato.".
"Voi resterete in prigione fino alla
vostra morte!!!!!!!!!!". Disse Fabio. Poi continuò: "Voi poliziotti, non
state lì impalati, portateli in gatta-
buia! Ora andrò a comunicare ai
genitori della vittima cosa è acca-
duto. ".
Il detective Fabio ebbe un aumento
per aver risolto il caso.
Il detective Fabio era stato chiama-
to dalla donna delle pulizie.
Fu chiamato alle 12.30, all'ora in cui di solito pranzava Alice; ma,
quando la donna delle pulizie era
entrata, aveva visto la signora sen-
za vita.
La donna delle pulizie disse: "Ho
già chiamato Giovanni, il fidanzato
della vittima, sta arrivando.".
Il detective Fabio notò che c'era un
capello biondo vicino al corpo e gli
fece fare delle analisi; la signora
Alice sembrava che fosse stata uc-
cisa a colpi d pistola.
Ma il colpevole non aveva lasciato
lì la pistola, che era di tipo Glock 17.
La questione che si pose il detecti-
ve fu: "Dobbiamo fare delle doman-
de alla donna delle pulizie?".
Appena finito di parlare, il suo aiu-
tante li avvertì dell’arrivo del fidan-
zato della signora Alice.
Fabio gli chiese: “Come era il suo
rapporto con la signora Alice?".
"All'inizio bene, ma da quando mi
ha lasciato covo dentro di me una
rabbia pazzesca, a dir la verità,
forse è meglio che sia morta!". Ri-
spose Giovanni, fuori di sé. L'investigatore poi lo portò alla
Erano le due di notte, e nel castel-
lo della signorina Medlok era suc-
cesso un rapimento... . Il cellulare del Detective Rivelacri-
minali era suonato con uno squil-
lo, direi assordante.
Si svegliò di colpo e rispose al cel-
lulare: "Sì, pronto.”. Disse.
"Ciao! Sono la signora Medlok, mi
stanno...AAAAH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!".
"Pronto...".
Il telefono fece: "Bi. Biii.".
Il detective si dirigeva più veloce
che poteva al castello, ma era trop-
po tardi.
La signora Medlok era già morta.
Vicino a lei c'erano una collana di perle che le apparteneva e una
toppa grigia che non le appartene-
va.
Voleva dire che chi l’aveva aggredi-
ta non era benestante.
Poi il detective vide un biglietto con scritto: "ricercata per uccisione".
Allora tornò dentro casa e disse:
"Chi era dentro casa?".
Una cameriera che lavorava lì, ri-
spose: "Io...". Il detective continuò: "Chi?!?!".
La cameriera insistè: "Io io io
io!!!!!!!!!!!!!!!!!! Io ero dentro casa e
c'era anche sua nipote Zendalina,
ma da quando è morta non l’ho più vista!".
Egli rispose: "GRAZIE!!!!!!!!!!!!!!!!!!".
Poi il detective vide delle macchie
di sangue e un buco della toppa
grigia sul grembiule della camerie-
ra e disse: "Ti dichiaro in arre-
sto!!!".
Lei provò a difendersi: "Ma io non
ho fatto niente!!!".
Lui concluse: "Sì, invece: le mac-
chie rosse sono di sangue ed il bu-
co è della toppa grigia.”.
La cameriera si arrese e mormorò:
"Uffa, ma sei bravissimo! Non va-le.". E la portarono in prigione.
Rivelacriminali ancora una volta
aveva risolto il caso.
ALICE—IL RAPIMENTO DELLA SIGNORA MEDLOCK
ANABEL—LA SIGNORA ALICE
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LUDOVICA—MORTI NEL CANAL GRANDE (VENEZIA)
Era il 24 febbraio e, alle ore tredici
e trenta, chiamarono al commissa-
riato di polizia, chiedendo se c'era il detective Leonardo Adami.
Lui rispose e, dopo qualche secon-
do, era già a prendere il taxi per il
Canal Grande.
Arrivato sul posto, l'investigatore
Leonardo trovò e analizzò i due
cadaveri che gli erano stati segna-
lati.
Erano due signori benestanti, allo-
ra Leonardo si fece spiegare dal
suo assistente De Berti cosa ave-
vano trovato.
Lui gli disse che il capello della
signora era inzuppato di sangue e sotto l'unghia del signore c'erano
delle tracce del D.N.A del nipote,
unico parente rimasto.
C'erano due ferite in prossimità del
fegato.
Alcune persone avevano visto un
vascello piratesco spingere i due
signori già feriti nell'acqua.
Allora, dopo aver portato i cadaveri
alla centrale e dopo averli ri-
analizzati, Leonardo mandò a chia-
mare il nipote delle vittime: Grego-
rio dal Medico.
Leonardo lo interrogò e Gregorio gli raccontò solo che doveva andarli a
trovare a casa loro dopo la parata
del suo carro nero piratesco.
Allora l'investigatore gli chiese se
fosse stato lui a buttare i signori
dal Medico in acqua, e lui rispose
di sì, ma perché voleva farli salire
per mostrare loro la sua opera, ma
li aveva persi e li aveva fatti cadere
in acqua.
Leonardo lo lasciò andare e allora chiamò il maggiordomo dei signori,
ma anche lui era rimasto a casa a
pulire e cucinare per il pranzo.
Allora l'investigatore mandò a
chiamare la signorina Mattea, la
vicina.
Lei raccontò così: “Eravamo andati
a vedere il carnevale insieme, ma
ad un certo punto li ho visti scom-
parire accompagnati da un uomo
misterioso e cupo.”.
Dopo aver sentito il racconto, la
lasciò andare.
Allora il detective, ci pensò su e con vari ragionamenti, decretò che
il colpevole era il maggiordomo
perché: lui non era un grande ami-
co dei signori e perché la signorina
Mattea aveva raccontato che era
venuto, ma dopo un po', era scom-
parso.
Questo era il ragionamento di Leo-
nardo.
Allora, quando presero il maggior-
domo russo Yory Crunc.
Lui disse di controllare ancora i
loro vestiti perché lui non era il
vero assassino. Qualche giorno dopo il detective
Leonardo, per non aver sbagliato
colpevole, volle svolgere un altro
interrogatorio con le stesse perso-
ne, tralasciando però il maggiordo-
mo che era l’imputato.
Allora iniziò dal nipote, ma lui rac-
contò la stessa identica cosa ag-
giungendo qualche lacrima e sin-
ghiozzi, però su di lui del colpevole
non c'era traccia, neanche nella sua navetta piratesca.
Aggiunse una cosa: "Quello che
avevo raccontato è tutto falso per-
ché non mi piace il carnevale, anzi
lo odio, ma l'ho raccontato per far
prendere la colpa a quella navetta,
però io non li ho uccisi!".
Pianse molto e alla fine se ne andò.
Toccò alla signorina Mattea la vici-
na e lei, senza fare tante storie,
dichiarò che era stata lei ad ucci-
dere i signori perché non l'avevano
invitata a cena il primo giorno di
gennaio come facevano tutti gli anni.
Allora si era arrabbiata e così ave-
va aspettato il momento giusto per
poterli assassinare!
Perciò Leonardo catturò Mattea,
liberò Yory Crunch e decretò che
Mattea avrebbe dovuto marcire in
prigione per il resto della sua vita.
E così il nipote dei signori, potè
godersi il suo bottino: l'eredità.
pistola.
La signorina Lily, proprietaria della
casa, andò immediatamente al di-stretto di polizia. Al distretto di
polizia incontrò il detective Holli-
day.
Holliday disse: "Io sono il detective
Holliday.".
La signorina Lily gli disse: "Piacere,
signor Holliday; il mio fidanzato è
stato ucciso con un colpo di pisto-
la, però io non ho visto perché ero
Nella notte il vento soffiava e face-
va:"Uuuuu.".
Per chi passava in macchina o a piedi era molto inquietante.
Dietro la via delle case abitate, c'e-
ra un'altra via di case disabitate \
abbandonate e dietro c'era un'altra
via, di case ancora in costruzione.
Nelle case disabitate, ogni due not-
ti, si sentivano delle urla agghiac-
cianti, si spostavano e una notte si
è sentito: "BOOM."! Un colpo di
SVEVA—LA CASA MISTERIOSA (1^ PARTE)
Pagina 4 I nostri
in bagno.".
Il detective disse alla signorina Li-
ly: "Si è fatto tardi, quindi verrò a "visitare" il luogo del crimine do-
mani; se vuole, là in fondo a sini-
stra, ci sono dei letti per gli ospiti.
Lily chiese al detective: "Ma devo
per forza restare qui questa not-
te?".
Holliday le rispose: "Sì, è troppo
pericoloso.".
Lily si rassegnò e disse: "Ok, reste-
rò qui ma, solo per questa notte,
ma il mio maggiordomo è a casa e
di lui negli ultimi tempi non è che
mi fidi tanto.”.
Il detective Holliday domandò a Lily: "E perché non deve fidarsi di
lui ?".
" perché ieri sera, senza che nes-
suno mi vedesse, ho fatto e una
ricerca su di lui e ho scoperto che è sospettato per omicidio e rapina
in banca.". Disse la signorina Lily.
Il detective concluse: "Allora farò
un'eccezione, resterò qui a fare
ricerche sul maggiordomo.".
Il detective trovò che in verità era
la donna ad avere tutte queste de-
nunce: appartenevano alla signori-
na Lily.
Il detective andò subito in camera
di Lily, ma era già scomparsa.
Mandò pattuglie a cercarla, ma
non la trovarono.
Il detective, quando andò sul luogo del crimine, trovò dei capelli della
signorina Lily.
Il telefono del detective suonò e lui
rispose: "Pronto, chi è? ". Dissero: "Siamo i suoi agenti, ab-
biamo trovato la signorina Lily.".
Il detective rispose: "Tenetela d'oc-
chio, che arrivo.".
Il detective arrivò e disse: "La di-
chiaro in arresto per l'omicidio del
suo fidanzato.".
E così il detective Holliday risolse il
caso.
SVEVA—LA CASA MISTERIOSA (2^ PARTE)
Pagina 5
Era a casa Nordera, si sentì un urlo.
I vicini chiamarono subito la polizia e il grande detective Sid arrivò subito sul luogo del delitto.
La signorina Patty era stata trovata morta con una ferita alla testa.
Ed erano stati trovati dei frammenti di vetro, una lampada rotta e la luce spenta.
E anche una maschera nero scuro a forma di rombo.
Nessuno aveva escluso il suo ex: Luca Baggioni, i vicini invidiosi della sua sorella Maria per i suoi soldi e la vecchia agenzia per cui lavorava: la segretaria di un boss mafioso.
La signorina doveva anche pagare il credito a Jack per avergli rubato la macchina.
Arrivò anche il testimone: suo marito. Aveva visto lei in bagno, poi aveva sentito un urlo ed era andato lì, ma
era stato stordito.
Arrivò l'investigatore Sid a casa dei vicini e chiese: "Questa maschera è vostra?".
"NO!" Risposero.
I poliziotti cercarono per tutta la casa, ma non trovarono niente.
Poi dal Walkie talkie, sentirono questa notizia. “In via Sardi sei si sono sentiti dei colpi di GATLIENG.”.
Sid andò in via Sardi con due pattuglie di polizia.
E vide che c'era un corpo attaccato alla porta del bagno e dentro la casa c'era una fila di colpi che componeva-
no la scritta Rachè.
Sid dedusse che la donna morta si chiamava Rachele.
La vittima era la madre di Patty: Georgia Wilson.
Poi Sid continuò a pensare e disse: “Ma certo, elementare, <Rachè> in tedesco vuol dire vendetta. Chi ha am-mazzato la donna non voleva scrivere il suo nome, ma che la ha assassinata per vendicarsi.”.
Quindi andarono a casa del suo ex e trovarono della droga. Precisamente marijuana.
Sid disse: "Il caso è risolto."
Poi sentirono dal Walkie Talkie: "In via Cerbottano, c'è del sangue.”.
Sid, come sempre, era subito sul posto e trovò ancora una volta una maschera nera.
C'era un cartello piantato nel corpo della vittima: "WANDY WILSON", la sorella maggiore di Patty.
Poi Sid guardò l'impronta digitale che era rimasta sul cartello e la analizzò.
Si scoprì che era di Igor Crum, un mafioso russo.
Poi Sid andò con cinque soldati in Russia. Nel covo di George Carcarof, Boss della mafia russa, perquisirono la
tana e trovarono il Boss mafioso.
Sid gli sparò in testa e presero tutti i criminali.
La deduzione era questa: "Le armi da fuoco e i coltelli sono delle tipiche armi mafiose. La vendetta era stata
GIOVANNI — LA MASCHERA NERA (1^ PARTE)
GIOVANNI—LA MASCHERA NERA (2^ PARTE)
scritta per ingannare il suo ex ed
anche perché i mafiosi conosceva-
no Patty e la sua famiglia; infatti la seguivano da qualche anno.".
E Sid trovò qualche centinaia di
mascherine nere.
Egli concluse: "Il movente è che
Patty aveva tantissimi debiti con
un'azienda di nome A.I.S.S.U.R.
A.I.F.A.M. cioè <mafia russa> letta
al contrario.".
Ma a un certo punto si sentì un
gigantesco botto, dalla grande por-
ta entrarono cinque soldati armati
di mitragliatrice e uccisero due
uomini della polizia; ma Sid so-
pravvisse e fotografò una delle uni-formi dei soldati.
Il giorno seguente portò le foto alla
sua caserma di polizia, analizzaro-
no le uniformi e capirono che era
l'I.M.F. l'associazione anti polizia americana.
Per fortuna non avevano mai agito
più di tre volte, ma questa volta
era qualcosa di grosso.
Scoprirono dove si riunivano delle
foto scattate dalle telecamere, allo-
ra prepararono un'imboscata.
Alle 22:00 di notte, si erano riuniti
attorno al capannone. Con i milita-
ri entrarono per impedire la piani-
ficazione del colpo, fecero irruzione
e uccisero tutti, tranne Rick Bat-
terson, il Boss assoluto.
Lo interrogarono e lui confessò: "Abbiamo incolpato i russi delle
uccisioni per confondere le tracce,
ma ci avete scoperto. Le uccisioni
erano casuali e non volevamo esse-
re beccati, ma ci avete scoperto.". Sid prese una mascherina e disse:
"Vi abbiamo smascherato delin-
quenti!!!!!!".
tercettava le frequenze del segnala-
tore, che avevamo attaccato ad
una banconota. Eravamo in pericolo. Tutto il mon-
do era in pericolo.
Poteva far sparire di tutto questo
"Paccioccone", quindi dovevamo
fare in fretta a scoprire chi era
questo "Paccioccone", e smasche-
rarlo.
Il giorno 18 Maggio 1972 arrivò
una foto alla polizia, in tutto il
mondo. Si vedeva il presidente de-
gli Stati Uniti d'America preso in
ostaggio dal "Pacioccone".
Tutte le centrali di polizia del mon-
do si misero in contatto e ... sul radar del segnalatore comparve un
puntino. Aveva preso a funzionare.
Quindi adesso sapevano dove si
trovava il "Pacioccone".
A casa di Lerry era tutto perfetta-
mente tranquillo.
"Din don.".
Suonò il campanello, Lerry aprì e...
"Ti dichiaro in arresto,
"Pacioccone!". Disse il commissa-
rio.
Lerry rispose: "Questa è un offesa
commissario. Lei sa benissimo che
il "Pacioccone" è grasso.". "Io lo so, ma lei, come lo sa?". Do-
Il giorno 15 Maggio 1972 accadde
una cosa strana.
La prima ad accorgersene fu stata la signorina de Buffet.
Doveva prepararsi per una festa
quando guardò nel cassetto e gri-
dò: "Aiuto! Polizia! Sono stata de-
rubata!".
Subito dopo arrivarono il commis-
sario e due ispettori.
Il giorno dopo arrivò alla polizia
una videocassetta che diceva:
"Buongiorno gentili signori. Sono
lieto di informarvi che, se non vole-
te che l'oro sparisca in tutto il
mondo, dovrete mettere un miliar-
do di dollari in banconote davanti alla biblioteca civica.".
La polizia era rimasta esterrefatta.
Qualche minuto dopo, la polizia
aveva escogitato una trappola per
catturare il ladro.
Ma il ladro, che avevano sopranno-
minato il"Paccioccone", li imbrogliò
tutti.
Poteva teletrasportare tutto dap-
pertutto.
Teletrasportò il miliardo nel suo
covo, dove teneva tutto l'oro.
Era diventato l'uomo più ricco del
mondo. Purtroppo per noi, il suo covo in-
mandò con sospetto il commissa-
rio.
Lerry si era messo in trappola da solo. Prese un coltello e corse in
salotto, dove c'era il presidente, e
minacciò di ucciderlo.
Il commissario, però, tirò fuori la
pistola e disse: "Prova a toccarlo
con quella lama e sparo".
Lerry mollò il coltello e scappò dal-
la finestra.
Nessuno sa cosa gli successe dopo,
ma il 31 ottobre del 2000 arrivò
un'altra videocassetta in cui si ve-
deva tutto nero e si sentiva una
voce che diceva: "Mi avevate sco-
perto, ma presto tornerò!". Oh! Lerry, in realtà, non era gras-
so, ma sotto al suo costume c'era-
no dei cuscini.
Nel 2001, esattamente un anno
dopo, Lerry fu catturato per furto
di preziosi esperimenti scientifici e
si scoprì che nel 1972 aveva mi-
nacciato di uccidere il presidente.
Tutti, quel giorno, furono più felici
perché c'era una minaccia in meno
per il mondo.
Lerry confessò che voleva soltanto
ristrutturare il vecchio teatro di
suo padre, perché era un grande ricordo per lui.
GAIA—TUTTO L’ORO… SCOMPARSO? (1^ PARTE)
Pagina 6 I nostri
Giustina chiamò la detective più
famosa di Verona, cioè Alice Scac-
ciaviadelitti. Arrivò la detective e ispezionò un
bel po'.
Dopo disse: "Cara mia Giustina,
devo dire che non può essere stata
tua sorella perché Carmine non
aveva l'avviso sul libretto persona-
le, che lo veniva a prendere la zia.
Secondo me può essere stata la
maestra perché ho controllato il
bottone della felpa che era insan-
guinato ed é veramente sangue…
però, ispeziono ancora un po'.”.
Alla sera Giustina sentì al telegior-
nale: "Ancora, alla scuola di Nova-glie è stato ritrovato un bambino
massacrato dietro l'albero, la so-
spetta è la maestra.”.
Il giorno dopo, arrivò Alice Scaccia-
viadelitti e disse: "So chi è la crimi-
nale: la maestra, perché lei signora
Giustina non va mai alle riunioni,
e neanche a ritirare le pagelle, ci
va sempre il nonno, quindi si è
vendicata, lei non va alle riunioni,
lei non avrà il suo amato figliolo
Carmine, capito?".
Giustina rispose: "Ho capito, ma
mi manca tanto il mio figliolo ama-to Carmine, perché!?".
Alice spiegò: "Doveva pensare di
più alla scuola, non al suo corso di
yoga.".
Giustina andò dalla polizia e disse:
"Agente, hanno ucciso mio figlio.".
L'agente: "Raccontami tutta la fac-
cenda.".
La mamma Giustina raccontò tut-
A Verona nel 2011 alla scuola di
Novaglie, il Venerdì Gnocolar si
festeggia con i coriandoli. Carmine il figlio di Giustina (la
donna più antipatica e ficcanaso di
Verona) si era travestito da pirata e
si era portato i coriandoli.
La sera prima (cioè giovedì) la
mamma Giustina stava guardando
il telegiornale e sentì: "Alla scuola
di Novaglie hanno ritrovato un ca-
davere in bagno.".
"Carmine!" -disse la mamma- "Stai
attento che domani non ti uccida-
no.".
Carmine rispose: "Va bene, mam-
ma.". Venerdì Gnocolar Carmine andò a
scuola tutto felice.
Carmine fece la parata.
Dopo la mamma Giustina andò a
prendere Carmine e lo vide dietro l'
albero più grande, massacrato!
La mamma Giustina andò dalla
dirigente e le disse: "Cara dirigen-
te, le voglio dire che ho trovato mio
figlio Carmine massacrato dietro
l'albero più grande! Lei deve essere
responsabile dei nostri figli! Adesso
la denuncio!".
La dirigente rispose: "Va bene, so-no dispiaciuta. Però non è colpa
mia, signora, deve andare dall'in-
segnante.".
La mamma Giustina pensò: la
maestra aveva il bottone insangui-
nato della felpa di Carmine, la zia
che era sterile era così gelosa che
potrebbe averlo ucciso (quindi era
venuta a scuola).
ta la storia all'agente, finché disse:
"Signora Giustina, la maestra si è
solo vendicata, togliendole suo fi-glio! Non si preoccupi, la metteran-
no in prigione per venti anni.".
Giustina disse: "Eh, va bene, me lo
sono meritata.".
Il giorno dopo andò in classe la
polizia, e arrestarono la maestra.
Dopo pochi giorni dal massacro, i
compagni di classe di Carmine an-
darono al suo banco e ci posarono
sopra un dono che volevano; que-
sti li metteranno nella bara.
Giustina così, ogni domenica, va
da Carmine e gli porta un fiore.
Così per la famiglia e Carmine que-sto fu il Carnevale più brutto
dell'universo.
Dopo dieci anni, Lerry, fu liberato
ed ebbe i fondi per ristrutturare il
teatro. Divenne militare e cominciò a vive-
re come un normale cittadino.
E' così che andò la storia, ma spe-
ro vivamente che l'umanità non si
scordi di questa azione: potrebbe
sempre servire, prima o poi.
Ed è così che si risolse il caso del
1972 e 2001. Però, non scordatela
comunque, questa storia. Clac!
"Caro spegni la radio. Lo sai che i
piccoli non devono ascoltare storie paurose prima di dormire. Potreb-
bero spaventarsi".
Fine?
GAIA—TUTTO L’ORO… SCOMPARSO? (2^ PARTE)
MATILDE B.—IL PIU’ BRUTTO CARNEVALE
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ELEONORA—A CARNEVALE OGNI RAPIMENTO VALE
Era Venerdì Gnocolàr, precisamen-
te il 24/02/2017.
Alle 14.00 era iniziata la parata dei carri in centro. Confusione, caos;
ecco la prima chiamata di emer-
genza alla caserma della polizia.
"Quindici rapimenti!". Tuonò il ca-
po poliziotto.
"Strano, qualcuno li avrebbe visti
capo…". Si azzardò a dire uno.
"Sciocchezze!". Sbraitò!
Chiamarono l'investigatore Giusti-
no Bianchi.
Si infilò tra il mucchio di gente.
Vide sparire nel carro di Arlecchi-
no una bambina. Pensò di aver
avuto un'allucinazione, ma arrivò un'altra chiamata di emergenza di
una ulteriore bambina scomparsa.
"Strano, troppo strano!". Continua-
va a ripetersi Giustino. Corse alla
caserma di polizia.
"Ho visto sparire una bambina nel
carro di Arlecchino!". Gridò Giusti-
no.
"Ti vestirai in maschera, e così cre-
deranno che tu sia uno di loro.".
Disse il comandante.
" perché non lo fa lei signore,
cioè... voglio dire... ti vestiremo...
bene...". Disse Giustino. Ma fu interrotto da un'altra chia-
mata: "Ahhhh, mio marito è scom-
parso in un vicolooooooooooo!".
Gridò una donna con voce
a dir poco potente.
Giustino vestì il comandante con
una gonna enorme, rosa, con oc-
chiali da sole a cuore rosa, trucca-
tissimo, on una maglietta rosa a
maniche lunghe e con scarpe col
tacco diciotto all'ultima moda, ro-
sa!
"Cosa mi avete fatto!!!". Urlò a dir
poco paonazzo il comandante. Il comandante salì sul carro di Pul-
cinella. Arrivati in un vicolo, le ma-
schere scoprirono il comandante,
e… "Bam!".
"Il comandante è sparito!". Disse
un poliziotto, pallido a causa della
notizia agghiacciante.
Giustino si mise in marcia, scoprì
un vicolo pieno di sangue, impron-
te e brandelli di vestiti di maschere
e di persone.
Poco più in là, scovò una botola
che conduceva nelle fogne.
Giustino seguì, nelle fogne, l'odore
di frittelle ripiene di cioccolato. Per poco le maschere non lo vede-
vano. Dal poco che poteva capire,
Giustino vedeva il tenente legato
con lunghe caramelle e stelle filan-
ti a una sedia, con due krapfen
ficcati a forza in bocca.
Giustino, per poco, non svenne.
"Parla, siamo ricercati o no?!".
Sbraitò Arlecchino.
"N no s s signore!". Disse il capo
poliziotto.
"Stai mentendo! Guarda che ti ri-
ficchiamo i krapfen in bocca, ma
avvolti con cioccolata calda appena finita di sciogliersi da trentacinque
ore a centotrentasei gradi!". Disse
Arlecchino.
Il comandante non parlò e dopo
iniziò a subire i suoi momenti di
dolore.
Dopo tutte le maschere andarono a
letto e misero il capo poliziotto in
una cella.
Giustino entrò in azione.
"Capo, ora ti libero…". Disse Giu-
stino.
Con un calcio sfondò la cella e co-
me per miracolo nessuno si sve-gliò.
"Sono là dentro!" Disse il capo.
"Liberiamoli.". Disse Giustino.
Sfondò anche quella porta e trova-
rono i carri.
Ah!!!Le persone erano lì dentro, imprigionate in celle nei carri e
c'era anche la bimba sparita.
Le liberarono, le portarono all'o-
spedale, chiamarono i loro parenti
e famigliari.
Il giorno dopo chiamarono carabi-
nieri, poliziotti e militari.
Portarono le maschere in uno
stanzino, sottoposte a delle do-
mande. Alla fine, Arlecchino si ar-
rese e disse: "Abbiamo fatto ciò
perché alle persone non interessa
niente delle maschere, e ci ignora-
no tutto l'anno a parte a Carneva-le!".
Giustino rispose: "Non è affatto
vero; i bambini vi adorano, aspet-
tano tutto l'anno questo evento e
gli adulti sono felici di vederli sor-
ridere. Ora rimarrete trent'anni in
prigione.".
Da quel giorno, tutti furono felici e
le maschere impararono la lezione.
Giustino riuscì a risolvere il caso
vedendo la bambina sparire. Infatti
aveva pensato che quello non sa-
rebbe stato il momento giusto per
rapire e che le maschere, le prota-goniste, non sarebbero mai dovute
essere le sospettate.
Il mistero così è stato risolto!
Pagina 8 I nostri
negozio della vittima.
Salutò la segretaria Emy e le chie-
se se poteva parlare con un suo superiore.
Emy rispose: "L'unico mio superio-
re ancora in vita è Lory... che è
appena uscita.".
Allora Gabaldi volle vedere la sce-
na del delitto, ma si accorse che il
cadavere non c'era più!
Allora Gabaldi si accorse di qual-
che indizio: dietro a dove prima si
trovava Lola c'erano delle lenti di
vetro; sotto di esse si trovava un
biglietto svolazzante che si rivelò
un assegno da tre milioni di euro
e, al lato dell'assegno, un'agendina piena di brillantini.
L'ispettore chiese a Emy se questi
oggetti le fossero familiari, lei ri-
spose che le lenti e l'agendina le
aveva già viste da qualche parte e
che l'assegno faceva parte del por-
tafogli di Lola.
Allora Gabaldi volle investigare e
chiese a Emy se Lola conosceva
qualcuno a cui potesse importare
di quegli oggetti e lei rispose: "Beh,
sì... tre persone mi vengono in
mente: suo fratello Giulio che ha
difficoltà finanziarie; la sua amica Lea che vorrebbe il suo negozio ed
è molto miope; e per finire la segre-
taria capo Lori che possiede un
sacco di occhiali.".
Allora Gabaldi capì che ci voleva
un interrogatorio... subito. Il fratel-
lo di Lola affermò di avere qualche
problema di soldi, ma che se aves-
se voluto dei soldi da Lola glieli
avrebbe chiesti e, sicuramente,
non l'avrebbe uccisa: i suoi proble-
mi finanziari voleva risolverseli da
solo! Gabaldi chiese ai genitori del-
la vittima se, Giulio, fosse vendica-tivo o cose simili, ma loro dissero:
"Giulio, ma va là! E' un uomo mol-
to dolce e non farebbe del male a
una mosca.".
Allora Gabaldi interrogò Lea: "Cara
Lea, lei sa qualcosa della scompar-
sa di Lola?".
Lea rispose che a quell'ora era in
giro a cercare qualcuno che la aiu-
tasse a comprare il negozio, che
era molto onesta e, il suo negozio,
lo avrebbe voluto comprare onesta-
A Ravenna, il 24 Febbraio 2015,
alle otto del mattino, Lola Apolli
(persona sola che possedeva un negozio di souvenir che aveva mol-
to successo. Era una quaranta-
duenne e si vestiva di rosa sem-
pre), andò ai carri di Carnevale a
regalare alcuni oggetti del suo ne-
gozio e disse alla sua segretaria
Emy, che sarebbe tornata per mez-
zogiorno.
A mezzogiorno, mentre la segreta-
ria Emy, controllava le ordinazioni,
si sentì un urlo che sovrastò perfi-
no la musica della parata!
Allora andò a chiamare la segreta-
ria-capo: Lory. Le raccontò che, a mezzogiorno la
signora Apolli sarebbe dovuta ri-
tornare... ma che non l'aveva vista
ed ora erano le dodici e cinque:
Lola non era mai in ritardo!
Allora Lory, chiamò subito l'ispet-
tore Gabaldi; un uomo di statura
media, gli occhi blu come la notte
e i capelli che sembravano una
foresta... di ricci però! Erano ricci
fantastici e biondi; che stavano
molto bene su un uomo di qua-
rant’anni.
Indossava sempre una giacca di pelle e dei jeans... sembrava pro-
prio un cattivo... anche se, chi lo
conosceva, sapeva che non avreb-
be mai fatto del male a nessuno
(soprattutto: era o non era il mi-
glior investigatore del nord-est d'I-
talia?)!
Comunque, Lory lo chiamò e gli
raccontò tutto.
Lui, prese la sua moto e partì dalla
sua città: Bologna per andare nella
città del delitto: Ravenna!
Quando arrivò a Ravenna notò una
strana figura aggirarsi con un sac-co... così, decise di seguirla, ma la
figura doveva essersi che qualcuno
la seguiva e, allora, entrò in un bar
molto affollato e scomparve alla
vista!
"Strano", -pensò l'ispettore Gabaldi
- "quella strana figura ha un buffo
modo di correre: molto rigido e
composto.".
Poi però, l'ispettore si ricordo del
perché era lì e si diresse verso il
mente!
Allora Gabaldi interrogò Lori, che
aveva un aspetto trasandato, con una macchia marrone sulla cami-
cetta bianca.
Le chiese perché prima era uscita
quando sapeva che sarebbe arriva-
to, lei rispose: "Dovevo fare una
commissione urgentissima... ho
anche perso un paio dei miei pre-
ziosi occhiali nella fretta di venire
da lei!".
Gabaldi chiese se, per venire lì,
avesse cercato gli occhiali e lei ri-
spose: "Sì certo, io non mi arrendo
mai, ma alla fine non li ho trovati;
infatti non vedo quasi nulla! Si può capire dal mio aspetto.".
Gabaldi tornò da Emy che ormai
era diventata la sua aiutante visto
che conosceva molto bene tutti i
sospettati. Le chiese se si ricorda-
va dove aveva visto quell'agendina
piena di brillantini. Lei rispose: "Sì,
in mano a Lola, ma è di Lori da
quel che ricordo.".
Allora Gabaldi volle re-interrogare
Lori e le mostrò l'agendina... lei
trasalì e diventò bianca come un
lenzuolo! Le chiese se fosse sua e
lei rispose: "Oh, grazie ispettore, la stavo cercando dappertutto!".
Lui le disse: "Sa dove l'ho trova-
ta?".
"No.". Rispose lei, che sapeva di
mentire.
Gabaldi allora le disse che l'aveva
trovata sul luogo del delitto... la
segretaria si fece prendere dal pa-
nico e, colpì Gabaldi con il tacco,
poi iniziò a correre.
"Un po' aggressiva questa segreta-
ria…" pensò Gabaldi che, dopo es-
sersi tirato su, la inseguì.
Mentre correva guardò attenta-mente la segretaria e riconobbe
quello strano modo di correre che
era come quello della misteriosa
figura di quella mattina e...capì:
Lori, quella stessa mattina, lo ave-
va chiamato e, subito dopo, era
andata a nascondere il cadavere di
Lola a casa sua...una mossa poco
astuta, ma neanche tanto: tutti
credevano che Lori avesse un bel-
lissimo conto in banca perché la-
MATTEA—UN CARNEVALE MISTERIOSO (1^ PARTE)
Pagina 9
MATTEA—UN CARNEVALE MISTERIOSO (2^ PARTE)
vorava per Lola e il suo negozio;
ma si vedeva che di soldi non ne
aveva abbastanza e così aveva vo-luto rubare un po' di soldi da Lo-
la...
Ma per farlo doveva avere un otti-
mo piano: Lola teneva molto al de-
naro guadagnato; e non lo avrebbe
prestato a Lori, perché sapeva che
non sarebbe mai riuscita a resti-
tuirglielo. Così decise di prendere i
soldi con le cattive, ossia con una
lotta sanguinosa. (Infatti, Emy gli
aveva detto che Lori non era mai
stata una donna calma e pacifica).
Solo allora Gabaldi si accorse che
Lori era entrata in un vicolo e si era diretta verso un edificio che
doveva essere la sua casa "senza
soldi", come diceva Emy. Alla fine
Gabaldi la raggiunse e la costrinse a confessare, lei scoppiò in lacri-
me: non voleva andare in prigione!
Lori era la colpevole...tutti gli indizi
portavano a lei.
(Il motivo per cui non aveva cam-
biato casa era perché aveva perso
l'assegno nella lotta, insieme ai
suoi occhiali e la sua agendina).
Gabaldi lo aveva capito...e Lori era
spacciata! Lori venne messa in pri-
gione e Gabaldi se ne tornò a Bolo-
gna con la sua moto...Un altro ca-
so era stato risolto da Gabaldi in
un solo giorno!
Pagina 10 I nostri
MATILDE C.—LA SPARIZIONE DEI PRODIGI (1^ PARTE)
Nel teatro Filarmonico, alle 10:30 di giovedì 23 Febbraio sera, le gemelle Maria e Mara stavano tornando a ca-
sa, dopo lo spettacolo contro il riscaldamento globale in cui avevano suonato moltissimi brani di Handel. Era-
no ormai a casa, quando un'ombra improvvisa le prese e le imbavagliò costringendole ad entrare in un sacco.
Le portò in una casa dove fece loro ascoltare della musica stonata, acuta, ed insopportabile. Poi le costrinse a
suonare dei brani tragicissimi per lo spettacolo che avrebbe presentato l'indomani.
Intanto, a casa Bequadro, la mamma aspettava impaziente l'arrivo delle figlie. Erano ormai le 24:55 quando la mamma preoccupatissima, non vedendo arrivare le gemelle tornare, chiamò la polizia ed il detective migliore
del mondo in campo musicale: Caramello Diesis.
La polizia le disse che in quel momento era impossibile intervenire, ma che il detective Diesis avrebbe sicura-
mente saputo risolvere il caso. Il detective arrivò poco dopo ed iniziò subito le indagini.
Il detective Diesis disse: "Signora mi racconti tutti i dettagli delle figlie.".
La mamma disse: "Si chiamano Maria e Mara; hanno sedici anni e suonano tutte e due il violino…".
"Ah, ma sono Maria e Mara Bequadro; i prodigi dell'epoca!". Disse il detective
"Dobbiamo trovarle subito!". Aggiunse subito dopo.
Intanto nel rifugio di Godric, Maria e Mara si erano quasi abituate alla musica insopportabile, e stavano impa-
rando le musiche per lo spettacolo "Contro carnevale".
Il detective disse alla signora: "Signora Bequadro, non si preoccupi, facciamo un interrogatorio per capire me-
glio questo caso. Allora, a che ora sarebbero dovute tornare le gemelle?".
Mamma Bequadro rispose: Loro mi hanno detto che lo spettacolo finiva alle dieci e quarantacinque! Io ho
aspettato per vedere se hanno avuto un contrattempo, ma mi hanno mandato anche un messaggio dicendomi che stavano tornando!".
Siccome Maria stava cercando di mandare un messaggio alla madre per avvertirla del rapimento, Godric ritirò
i cellulari a tutte e due. Ora non potevano più comunicare con le altre persone.
Godric disse loro: "Forza suonate immediatamente, altrimenti vi taglio la testa con un coltello lungo venticin-
que metri!".
Le due gemelle si misero subito a suonare: erano giovani e non volevano finire la loro carriera così presto. Fin-
ché succedevano questi fatti al rifugio del pianista impazzito; il detective e la signora Bequadro, passeggiavano
per fare l'interrogatorio e, sulla strada in contrasto a quella principale, vicino a casa, l'ispettore trovò delle cac-
colette nere-marrone scuro. Lui disse: "Ma che roba è? Sembrano delle caccolette!".
La signora riprese: "Oh, ma quella è l'inconfondibile pece nera di Mara! Forse abbiamo degli indizi signor Die-
sis.".
"Seguiamo i pezzettini di pece, forse le troveremo!".
era difficile capire chi era il colpe-
vole da dei pezzi così piccoli) e la
partitura. Il detective cercò altri indizi, ma la
casa era deserta. Il detective Cara-
mello disse: "Cara signora, possia-
mo solo fare alcuni interrogatori,
in questa casa non ci sono altri
indizi rilevanti.".
Alle otto e mezza i fidanzati venne-
ro convocati in tribunale per rapi-
mento di minorenni, ma tutti e due
fornirono degli alibi che, secondo il
giudice, erano assolutamente veri.
Poi chiamarono il pianista Godric,
che stava scappando dalla "casa-
rifugio" e stava portando le due gemelle in uno stanzino degli at-
trezzi; le chiuse dentro e andò al
tribunale pensando a che cosa dire
per scusa.
Dopo un po' le tracce finirono ed al
loro posto comparve un pezzettino
di carta lungo quindici centimetri con alcune note del brano: "Pirati
dei caraibi".
Il detective Caramello Diesis an-
nunciò: "Ora è venuto il momento
di intercettare i sospettati signora!
Le ragazze avevano dei fidanzati?".
"Sì.". Rispose la signora.
Poi riprese: "Sì, uno di Mara (Sol
Maggiore) ed uno di Maria(Fa Be-
molle), inoltre suonano con il pia-
nista Godric, nei loro concerti.".
Ad un certo punto, sulla loro stra-
da, comparve una casa che non
avevano mai visto; antichissima e rotta. Da quella casa proveniva
una musica assordante e acuta
che mamma Bequadro non aveva
mai sentito. Entrarono in casa e
videro il pavimento coperto di san-
gue, delle urla sovrastavano il suo-
no insopportabile. Un'immensa
paura assalì mamma Bequadro, e
se le loro figlie fossero state in
quella casa e fossero state assassi-
nate?
Continuarono a camminare finché
videro due violini e un pianoforte
in una stanza. C' era anche un disco da dove si sentivano delle
brutte note. Il detective chiamò la
polizia per esaminare gli oggetti. La
polizia si portò via i due violini, il
pianoforte, il giradischi su cui il
disco girava ancora, (la pece no
perché era troppo frantumata ed
Agli occhi dei giudici non era dalla
buona parte, (visto che aveva già
dei brutti precedenti) anzi venne considerato come il colpevole. Allo-
ra i giudici lo obbligarono a confes-
sare e lui rispose: "Sono stato io a
rapire le gemelle, ho sempre odiato
il carnevale e con loro, visto che
erano famose, avrei fatto i soldi. Le
ho obbligate ad ascoltare una mu-
sica orrenda e insopportabile. Le
ho minacciate di strangolarle e ho
ferito loro i polsi, ho rubato loro i
cellulari e le ho chiuse in uno sga-
buzzino vicino al tribunale.".
"Tu sei proprio una persona scor-
retta!". Disse la mamma Bequadro. Il giudice disse: "Vediamo... Tu
devi restare in carcere fino alla
morte, hai fatto ben sei cose che
non sono corrette e, per di più, a
delle minorenni!".
Le gemelle, una volta liberate, fece-
ro uno spettacolo di Carnevale e
vissero sempre con la loro famiglia
di prodigi senza nessun rapitore.
Anche questa volta il detective Ca-
ramello Diesis aveva saputo risol-
vere il caso.
MATILDE C.—LA SPARIZIONE DEI PRODIGI (2^ PARTE)
Pagina 11
OLGA — PERCHE’? (1^ PARTE)
Mi avevano chiamato alle dodici e trenta, quando mi avvertirono dell’assassinio, e mi dissero: "Investigatore
Dub, venga subito, a Padova, in via delle ciambelle, a casa della signora Pillipons, al numero 35!".
Io mi recai all'indirizzo, intanto avevo detto al maggiordomo (perché era stato lui a chiamarmi), di radunare le
persone con cui la signora si vedeva spesso e a cui aveva dato i dati personali.
Quando arrivai dissi a tutti di aspettarmi lì.
Ispezionai tutta la casa. Andai in camera da letto; lì c'era il cadavere: lei era elegante, con gioielli d'alta moda, con su inciso Fria (doveva
essere il negozio), capelli neri come la pece e un taglio sopra la testa, dove c'era il cranio, ma c'era anche, nelle
sue vesti, un segno di sparo.
Poi tornai dai sospettati.
Per primo interrogai il nipote: era alto, biondo e bello. Sembrava un ragazzo intelligente.
che usciva dalla casa.”.
Io dissi: "Va’ avanti.".
Lui continuò: "Beh... e nella fret-ta che aveva di andarsene, mi
colpì in faccia con un pugno.".
Poi si tolse gli occhiali e mi fece
vedere: aveva un piccolo taglio,
ed era tutto viola... quindi io gli
diedi del ghiaccio.
Poi aggiunse: "Il signore aveva un
anello di perle blu e un papillon
grigio.".
Io pensai: “Lui non c'entra.”.
Poi interrogai il gioielliere: aveva
un papillon grigio, era brutto e
sembrava giovane, ma aveva po-
chissimi capelli. Io chiesi: "Dove eri quando è suc-
cesso qualcosa alla signora Pilli-
pons?".
Lui rispose: "Ero a vendere una
collana ad una cliente importan-
tissima, se vuole vediamo le tele-
camere di sicurezza del mio nego-
zio.".
Io aggiunsi: "OK, va bene.".
Lui mi porse una cassetta ed io la
misi dentro al proiettore: c'era un
uomo e il cliente, per un attimo
pensai fosse innocente, ma lui
aveva pochissimi capelli, l'uomo proiettato era pelato!
Io gli dissi: "Puoi andare.".
E lui andò via, lasciando la cas-
setta. Io pensai: “La cassetta è
una prova.”.
Io gli chiesi: "Dove eri quando tua
zia è stata uccisa?".
Lui rispose: "Ero ad una marato-na, ho anche un video se vuole.".
Lui me lo fece vedere: era vero,
lui non c'entrava, c'era la sua
ombra quindi non era un foto-
montaggio. Dopo interrogai il
maggiordomo: era un uomo per
bene, con dei baffoni all'insù e gli
occhi neri come il carbone.
Io gli chiesi: "Cosa stava facendo
quando mi ha chiamato?".
Lui rispose: "Stavo preparando
un bicchiere d'acqua per la si-
gnora, poi quando sono arrivato
su, era morta.". E si asciugò le lacrime. Io però
vidi una cosa: teneva i suoi guan-
ti bianchi, ma da sotto si intrave-
deva una macchia rossa con ap-
piccicati sopra dei capelli neri
pece, o era meglio dire sangue
con i capelli della signora.
Comunque non dissi nulla.
Dopodiché interrogai il barista;
aveva grandi muscoli, tanti ta-
tuaggi e degli occhiali da sole.
Sembrava lui il colpevole.
Io gli dissi: "Dove eri quando la
signora è stata uccisa?". Lui disse: "Stavo andando al la-
voro (per andare al lavoro passo
davanti a casa della signora), e
ho visto qualcuno con un papil-
lon grigio e molti gioielli in mano,
OLGA—PERCHE’? (2^ PARTE)
Andando via, mi bisbigliò:
"Adoro i miei gioielli e se non
mi dessero tanti soldi, non li
venderei".
Poi interrogai il parrucchiere:
era bello, vecchio, con i capelli perfettamente in ordine.
Io dissi: "Cosa stava facendo e
dov'era quando la signora è
stata uccisa?".
Lui disse: "Stavo acconciando
la regina Elisabetta, se vuole le
faccio vedere il selfie.".
Io lo guardai: era vero, l'ora in
cui era stata scattata la foto
risaliva a dopo l'ora dell'assas-
sinio.
Quindi lui non era stato, per-
ché se aveva una cliente così
importante, non poteva riman-dare, perché avrebbe avuto un
guadagno maggiore, accon-
ciando la regina.
Poi gli chiesi: "A che ora aveva
appuntamento la regina?".
Lui rispose: "Alle dodici e cin-
quanta, signore.".
Io tornai in sala d'entrata, e
dissi: "I colpevoli sono.... il
maggiordomo e il gioielliere!
Hanno voluto uccidere la si-
gnora per avere i soldi dei suoi
gioielli. Ho riconosciuto il mag-
giordomo dalle mani sporche di sangue, con dei capelli nero
pece appiccicati sotto i guanti,
e ho riconosciuto il gioielliere
per la descrizione del barista: il
papillon grigio e l'anello di per-
le blu.".
Poi dissi alla polizia:
"Arrestateli!".
Tutto era risolto.
Potevo godermi un po’ di meri-
tato riposo!
Ma all'improvviso squillò il te-
lefono: "Ispettore Dub, aiuto!"
E così sono tutte le mie giorna-te...
Classe quinta
Novaglie
Siamo gli autori anche
dei disegni