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I tagli alle pensioni ed alla Sanità uccidono lo stato sociale I tagli alle pensioni ed alla Sanità uccidono lo stato sociale I tagli alle pensioni ed alla Sanità uccidono lo stato sociale

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I tagli alle pensionied alla Sanità

uccidono lo stato sociale

I tagli alle pensionied alla Sanità

uccidono lo stato sociale

I tagli alle pensionied alla Sanità

uccidono lo stato sociale

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Care colleghe, cari colleghi, care dele-gate, cari delegati, gentili ospiti,autorità.

Non nascondo una forte emozione nel pren-dere la parola in questo nostro 54° Congres-so Nazionale elettivo a conclusione del mioquadriennio di presidenza.Non nascondo l’emozione, non solo perl’importanza della platea ma anche e so-prattutto per la rilevanza del momento sto-rico, politico e sindacale in cui il nostroCongresso va ad inquadrarsi.Ma prima di entrare nel “core” della mia re-lazione permettetemi di ricordare tutti inostri colleghi che ci hanno lasciato chie-dendovi un momento di raccoglimento.Permettetemi, inoltre, di ringraziare tutti imiei collaboratori per l’impegno profusonella gestione della nostra Federazione(Esecutivo, Direttivo, Collegio dei Revisoridei Conti e Collegio dei Probiviri) e nell’or-ganizzazione di questo Congresso curatodall’impareggiabile Dott.ssa Colosi con lacollaborazione di Caterina e Lucilla.Non posso esimermi da un affettuoso rin-graziamento al Dott. Paolo Quarto che permotivi di famiglia non potrà essere momen-taneamente presente.Stiamo attraversando, cari amici, un periododi trasformazione epocale, un cambiamentoche non è solo frutto della crisi che perduraormai da oltre nove anni, ma che investe tut-te le componenti della nostra vita quotidianadalla politica al welfare, dal fisco all’etica edalla religione. Sicuramente nulla sarà più co-me prima, tutti dobbiamo prenderne atto emisurarci con questa nuova situazione.

L’attuale crisi è nata negli Stati Uniti comecrisi finanziaria e si è tramutata successiva-mente in una crisi economica gravissima, lapiù grave dell’era moderna, ancor più gra-ve di quella del 1929.Prima di questa crisi eravamo uno dei piùricchi paesi d’Europa anche se con le sue di-suguaglianze, con il suo sistema fiscale ini-quo, con una spesa pubblica fuori controllo,con uno sviluppo territoriale fortemente di-somogeneo, ma eravamo comunque un pae-se ricco. È migliorato leggermente il tasso didisoccupazione generale, ma purtroppo èelevatissimo il tasso di disoccupazione gio-vanile che rappresenta, oltre che un drammaper milioni di famiglie, anche un grave peri-colo per le pensioni in essere e future.Il nostro, infatti, come in quasi tutti i paesioccidentali, è un sistema pensionistico a ri-partizione in base al quale le pensioni in es-sere sono pagate da chi lavora oggi.I lavoratori attivi versano i contributi per pa-gare le pensioni dei padri.Se, dunque, si riduce il numero dei lavora-tori occupati l’equilibrio salta e non ci sa-ranno soldi per pagare le pensioni.Pertanto i nostri giovani, il cui flusso migra-torio in continuo aumento va contrastato ef-ficacemente, devono rappresentare la forzadel nostro presente e del nostro futuro, unfuturo che è condizionato dalle scelte pre-senti e dipenderà dalla costruzione di pariopportunità per tutto il Paese: dobbiamo of-frire loro opportunità e trasmettere motiviconcreti per sperare; questa speranza si chia-ma lavoro, lotta alla disoccupazione, si chia-ma sviluppo e crescita.

RELAZIONE 54° CONGRESSO

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Solo così potremo rafforzare il legame cheunisce giovani e anziani, diversamente daquanto propongono alcuni “professoroni”che alimentano il contrasto intergenerazio-nale con iniziative che è eufemistico definirebislacche. La Fondazione Visentini il 22 marzo u.s. inun Convegno tenutosi all’Università LUISSha proposto di introdurre in Italia “un con-tributo solidaristico da parte della genera-zione più matura” a favore dei giovani.Due “professoroni” Fabio Marchetti e Lu-ciano Monti (il cognome è tutto un pro-gramma) rispettivamente docenti di dirittotributario e di politiche della UE, si sono in-ventati la cosiddetta “maturità fiscale”.In soldoni: meno tasse per i giovani e piùtasse per i pensionati.La risposta alla mancanza di politiche in gra-do di rilanciare l’occupazione non può esse-re una nuova gabella sulle pensionicosiddette “d’oro” che sono già state pena-lizzate, negli ultimi 9 anni, da reiterati bloc-chi della perequazione e svariati “contributidi solidarietà” che hanno determinato l’ab-battimento del 20-25% del loro potere di ac-quisto.Mettere in campo un intervento normativoed organico e porre la questione giovanile alcentro dell’agenda politica, come chiede laFondazione Visentini, è senz’altro condivi-sibile, ma è sbagliato pensare che crescita esviluppo possano nascere penalizzando chiper anni ha versato contributi adeguati siaalla funzione svolta che allo stipendio per-cepito.Più che un patto fra generazioni si verrebbea configurare il solito “scippo” ai pensionati.Per la FEDER.S.P.eV. introdurre in Italia un“contributo solidaristico da parte di chi go-de delle pensioni più generose” alimente-

rebbe soltanto una “cultura assistenziale”del welfare che nulla ha a che vedere conl’etica.Senza considerare che nonni e padri pensio-nati rappresentano attualmente uno dei piùimportanti ammortizzatori sociali, se non ilpiù importante, per figli e nipoti disoccupa-ti o sottoccupati, stimato dal CENSIS in ol-tre 6 miliardi annui.Dimenticano, inoltre, i “professoroni” che ilbilancio strettamente previdenziale del-l’INPS è in pareggio (in attivo se si escludo-no le integrazioni al minimo) e che se lecondizioni economiche del Paese richiedonoancora “tasse straordinarie” esse devonoessere applicate, a parità di reddito, a tuttigli italiani, pensionati e lavoratori attivi,come, peraltro, stabilito da una sentenzadella Consulta.Non considerano, infine, che i pensionati ita-liani pagano le tasse come i lavoratori attivi,diversamente da quanto succede nei più im-portanti paesi europei come Francia, GranBretagna, Germania e Spagna (una pensionedi 20.000 euro lordi annui – certamente nond’oro – versa in Italia 4.000 euro di imposta,2.000 in Spagna, 1.000 in Gran Bretagna, 500in Francia e 39 in Germania).Dietro questo geniale progetto probabil-mente c’è l’idea di uno dei più importanticonsiglieri di Renzi: Tommaso Nanniciniche, in una intervista giornalistica, avevaparlato di riduzione fiscale sulle nuove ge-nerazioni.Una carta da giocare al tavolo delle prima-rie PD e delle prossime elezioni.L’idea di Nannicini, proprio per le motiva-zioni di cui sopra, è che il finanziamento del-l’operazione sarebbe a carico dello Stato enon dei pensionati. Ma sarà realizzabile? Peril 2018 il Governo deve trovare 20 miliardi

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l’enorme debito pubblico che va abbattuto(per intanto, come già detto, è aumentato dioltre 80 miliardi).E se a ciò aggiungiamo che la Commissioneeuropea ha chiesto un aggiustamento dellalegge di bilancio di ben 3,4 miliardi e che ilFondo Monetario Internazionale (FMI) ha ta-gliato le stime di crescita del PIL per il 2017-18 la situazione non è per nulla rosea.Il risultato? La povertà cresce, è difficile curarsi (11 mi-lioni di italiani hanno dichiarato di avere do-vuto rinunciare o rinviare alcune prestazionisanitarie), crollano le nascite, ad eccezione diBolzano ed Alto Adige dove si registra unaumento del 3,4%. Tanto i quattrini li forni-scono con abbondanza gli italiani perchéquei signori, italiani si sentono molto poco,altrimenti non dovrebbero voler eliminaredalla toponomastica la lingua italiana.A tal proposito, dopo questo ennesimo re-cord negativo di natalità, è stato ipotizzatoun DDL delega che prevede il cosiddetto as-segno universale per i figli. L’importo sareb-be legato all’età del figlio: 200 euro al mesedalla nascita fino ai tre anni; 150 euro al me-se dai 3 ai 18 anni; 100 euro al mese dai 18 ai26 anni. L’acquisizione di questo diritto sa-rebbe legato all’ISEE della famiglia, e sareb-be pieno fino ad un ISEE di 30.000 euro,scenderebbe dai 30 ai 50.000 euro per poi az-zerarsi dopo questa soglia.La legge, a regime, dovrebbe prevedere unacopertura di 20 miliardi l’anno.Di questi 20 miliardi, 16 proverrebbero dal-le misure di sostegno oggi esistenti per i figlied i restanti 4 dovrebbero arrivare da rispar-mi di spesa ancora da individuare.Questa proposta presentata già da due anni,è stata giudicata importante da TommasoNannicini (bocconiano, ex sottosegretario

per evitare che scattino le clausole di salva-guardia: gli aumenti automatici dell’IVA. Peril 2019 i miliardi diventeranno 23.Senza contare i circa 10 miliardi che servi-rebbero ogni anno per tagliare le tasse sul la-voro (il cosiddetto cuneo fiscale) comeannunciato dal Presidente Gentiloni.È necessario, quindi, aprire una stagione incui le riforme economiche e sociali siano ve-ramente volte a sostegno dei soggetti chehanno più difficoltà e non ricorrere a questiridicoli “pannicelli caldi”. Siamo rimasti, però, l’unica nazione europeache continua a crescere solo dello “zero vir-gola” (anche se si inizia ad intravedere qual-che luce in fondo al tunnel) mentre altri Statiche stavano peggio di noi come la Spagna,l’Irlanda ed il Portogallo stanno uscendo osono completamente usciti dalla crisi.Lo dimostra chiaramente il 50° rapportoCENSIS sulla situazione sociale del Paesepresentato il 2 dicembre scorso a Roma.Secondo questo rapporto le istituzioni sonosempre più deboli, la società non investe piùsul futuro (dal 2007 gli italiani hanno accu-mulato una liquidità aggiuntiva di oltre 114miliardi che non viene investita), i giovanirisultano più poveri dei genitori e dei nonni(per la prima volta una generazione non mi-gliora rispetto alla precedente), il debitopubblico è aumentato nei primi sette mesidel 2016 di 80,7 miliardi, il prodotto internolordo non ha tenuto il ritmo della pur mo-desta ripresa europea nonostante il basso co-sto del denaro, quantitative easing (Qe)promosso e sottoscritto da Mario Draghi,basso costo del petrolio, materie prime eduno spread accettabile, spread che, in questiultimi periodi, è in aumento a causa delle in-stabilità nazionali ed internazionali ed a cau-sa, sostiene il Ministro dell’Economia, del-

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alla Presidenza del Consiglio) che sta prepa-rando il programma elettorale per MatteoRenzi.Un dettaglio! Ma anche il segnale di come il partito di go-verno voglia spingere sul tema, magari pergiocarselo nella prossima campagna eletto-rale.Quanto alla povertà il Senato, sia pure conun ritardo di qualche anno, ha finalmenteapprovato il DDL delega che prevede l’in-troduzione del cosiddetto “reddito di inclu-sione”, cioè del sostegno universale ai piùpoveri; l’Italia è l’unico Paese europeo a nonaverne oggi ancora uno (finanche in Greciala riforma è partita con il 1° gennaio 2017).Ritardo che diventa sempre più grave se raf-frontato con i dati sulla povertà.Nel 2006, prima della grande crisi economi-co-finanziaria internazionale, le famiglie incondizione di povertà assoluta erano 789.000(il 3,5% del totale); nel 2015 sono quasi rad-doppiate arrivando a un milione 582.000 (il6,1%).Gli individui in “povertà assoluta” sonopassati da un milione 660.000 (2,9%) a 4 mi-lioni 598.000 (il 7,6%).Questa misura sarà finanziata con un 1,6 mi-liardi per il 2017 e 1,8 miliardi per il 2018 piùeventuali altri fondi che potranno arrivaredalle somme ancora non impegnate per l’at-tuazione del SIA (Sostegno alla InclusioneAttiva) in corso di sperimentazione nellemaggiori città. Saranno interessate circa 400.000 famigliecon 800.000 minori e oltre un milione di sog-getti adulti con un contributo massimo di480 euro. Si precisa che per raggiungere tutti i poveriassoluti (oltre 4 milioni di soggetti) sarebbe-ro necessari 7,5 miliardi.

ITALIA: PAESE CHE INVECCHIALONGEVITÀ E LTC

Nei 35 paesi più industrializzati del mondosempre più persone da qui al 2030 raggiun-geranno e supereranno la soglia di 90 annidi vita.In cima alla classifica ci saranno le donnesud coreane seguite dalle francesi e dallegiapponesi.Al nono posto le italiane. Gli uomini sono al-la rincorsa delle donne e le differenze diaspettativa di vita fra i due sessi si ridurran-no sempre di più.La nuova situazione è stata evidenziata dauno studio pubblicato sulla rivista “Lancet”(una delle più prestigiose riviste mediche almondo) e realizzato dall’Imperial Collegedi Londra con l’OMS. Dallo studio è emerso che le performancemigliori sono della Corea del Sud, seguitadalla Francia ed alcuni paesi dell’Est euro-peo come la Slovenia.L’Italia è ai primi posti ma siccome vanta giàun ottimo standard (85,1 anni per le donne e80,6 per gli uomini) potrà migliorare nel rag-giungimento dei 90, ma meno degli altri.Stanno maluccio gli Stati Uniti e l’Inghil-terra. Negli USA non esiste un SSN (un ten-tativo è l’Obama Care) e in Gran Bretagna ilNational Health Service (NHS) sta facendoacqua da tutte le parti con il risultato che uninglese vive mediamente 1.000 giorni in me-no di un italiano.Secondo i più recenti studi di Carlo Verga-ni, geriatra dell’Università di Milano, la du-rata massima della vita è di 120 anni.Possiamo cercare di avvicinarci il più possi-bile a questo limite determinato da un mixdi genetica e comportamento, modificandosoprattutto gli stili di vita (buona alimenta-

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• lo sviluppo di una cultura gerontologica egeriatrica per realizzare servizi per gli an-ziani;

• la realizzazione compiuta dei LIVEAS (Li-velli Essenziali di Assistenza Sociale) checonsentono il riconoscimento e l’esigibili-tà di veri e propri diritti sociali;

• l’eccellenza e la qualità come risposta allalimitatezza delle risorse.

Sono stati presentati decine di disegni dilegge sulla non autosufficienza da parte disvariati schieramenti politici e francamen-te non è comprensibile come sia possibi-le che su un tema così sentito e condivisonon si sia ancora approvata una legge qua-dro nazionale già presente in molte realtàeuropee.Da una recente ricerca del CENSIS è emersoche una delle maggiori preoccupazioni de-gli italiani è rappresentata dall’assistenzadelle persone non autosufficienti.In Italia si contano oltre 2 milioni di anzianicon scarsa o nessuna autonomia.Un problema che riguarda una famiglia su10 e che si aggrava sempre più con l’invec-chiamento della popolazione.Dei 2 milioni di anziani non autosufficientisolo 200.000 sono presi in carico in strutturededicate, oltre 600.000 ricevono un’assisten-za a domicilio non adeguata alle proprie ne-cessità, mentre i rimanenti 1,2 milioni siriversano in modo caotico sui servizi sanita-ri alla disordinata ricerca di assistenza e dicure, soprattutto se gratuite.È la fotografia scattata dal rapporto OASI2016 (Osservatorio sulle Aziende e sul Si-stema Sanitario Italiano).La presa in carico di questi pazienti in strut-ture residenziali è attorno al 40% in alcunearee del Nord, mentre è quasi inesistente inalcune regioni del Mezzogiorno, attestando-

zione e attività fisica) che incidono almenoper il 30% sulla mortalità. La longevità deicoreani si basa sul fatto che seguono una die-ta salutare e hanno un basso tasso di obesità.Tutto il contrario degli americani, fra i piùobesi al mondo.I dati di “Lancet” per l’Italia sono in lineacon quelli dell’ISTAT e sempre un numeromaggiore di cittadini raggiunge una tardaetà (17.000 ultracentenari; 727.000 ultrano-vantenni: 1,2% degli abitanti, 13,5 milioni ul-tra sessantacinquenni: 22,3% del totale). Difronte a questa situazione si dovranno ri-pensare i termini del pensionamento e l’as-sistenza per la popolazione che invecchia:un conto è la quantità della vita, un conto èla qualità. La legge Fornero che, peraltro, ha provocatoil disastro degli “esodati”, già prevede l’ade-guamento dell’età pensionabile alla speran-za di vita, si lavorerà, salvo possibili modi-fiche, fino a 75 anni e 3 mesi nel 2065.Abbiamo, rispetto al passato, almeno 10 an-ni di vita prevalentemente in salute.Anni che vanno reinventati.Ma la longevità comporta anche un grandeproblema legato alla non autosufficienza chesicuramente sarà il nuovo terreno di sfidadella sanità e del welfare in generale neiprossimi anni.Il progetto Long Term Care (LTC) parte dallontano 1992 con il POA (Progetto ObiettivoAnziani) e dalla L. 328/2000 “Legge quadroper la realizzazione del sistema integrato diinterventi e servizi sociali”.Il POA, però, è stato dismesso e la legge 328depotenziata, per non dire cassata, dalla mo-difica del titolo V della Costituzione, che haaffidato alle Regioni e ai Comuni la titolari-tà dei servizi sociali.A nostro parere è indispensabile incentivare:

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si intorno al 20% su scala nazionale. Il re-stante 80% è assistito in modo informale gra-zie al “fai da te” delle famiglie che già oggispendono oltre 15 miliardi di euro, ben piùdei 10 miliardi spesi dallo Stato per le in-dennità di accompagnamento.Cosa fare di fronte ad una domanda in cre-scita ed incontrollabile?È indispensabile insistere, da una parte sul-la strada della razionalizzazione delle risor-se e dall’altra sulla riprogrammazione diun nuovo modello di LTC, sviluppando ilsecondo pilastro dell’assistenza sanitaria esocio-sanitaria integrativa mirata alla solu-zione di questo annoso problema.In Germania, nei Paesi Bassi ed in Francia(dal 1995) hanno già affrontato il problemadei fondi sanitari integrativi alimentati conforme diverse dai datori di lavoro, dai lavo-ratori e dalla fiscalità generale.Anche in Italia si parla da molto tempo disanità integrativa, il cui decollo è stato fre-nato in passato dalla limitazione imposta dalD.Lgs Bindi delle prestazioni assistenzialiescludendo quelle ricomprese nei livelli es-senziali di assistenza (LEA). Ma il DM 31marzo 2008 supera tale normativa e consen-te ai fondi di erogare prestazioni compresenei LEA, aprendo di fatto una nuova stagio-ne ricca di prospettive che, ad oggi però, nonsi sono realizzate.Il mix assistenziale dei non autosufficienti simuove attualmente su quattro livelli:

• assistenza domiciliare: a macchia di leo-pardo (più al Nord, meno al Sud);

• assistenza familiare: badanti, colf, ecc.;• assistenza residenziale;• trasferimenti monetari, indennità di ac-compagnamento e assegno di cura.

Si pongono, pertanto, questioni metodologi-che ed operative su come programmare un

nuovo modello di LTC che non può prescin-dere dall’approvazione di una legge quadronazionale. In questo ambito si inserisce la strana LTCdell’ENPAM che ha attivato una polizza atutela dei non autosufficienti che escludedalla copertura i medici ultrasettantenni al1° agosto 2016, anche se per questi ultimi so-no previste altre tutele, però, entro certi li-miti reddituali, non esentasse e concesse inregime di assistenza straordinaria.In buona sostanza con i soldi di tutti si as-sicura solo una parte degli iscritti e si esclu-de chi ha versato il contributo obbligatorioper più anni (40-45) e specie chi potrebbeaverne più bisogno.La FEDER.S.P.eV. ha protestato vivacemen-te contro questo provvedimento tanto cheè stato aperto, in seno alla Fondazione untavolo di trattative per cercare di ovviare atale illegittimità.

SITUAZIONE PREVIDENZIALE

In questo contesto generale la situazione incui si dibatte il nostro sistema previdenzialenon è molto rosea dopo i ripetuti e pesantiabbattimenti operati sulle pensioni dei di-pendenti pubblici e privati con i vari blocchidella perequazione ed i vari contributi di so-lidarietà effettuati negli ultimi nove anni,con una perdita del potere di acquisto dellenostre pensioni del 20-25%.E non meno grave è la situazione dei nostrigiovani, il cui futuro previdenziale, vedo al-quanto oscuro se non si realizzerà un’urgen-te revisione dei meccanismi dirivalutazione, se non si realizzerà una veraprevidenza integrativa che, ad oggi, nelpubblico impiego non è ancora realmente

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Un 53enne andrà in pensione un anno dopoa 68,1 anni e avrà 1.615 euro nel primo casoe 1.106 nel secondo. Le prospettive sono decisamente nere per unventenne che oggi comincia a lavorare. Perdurando l’attuale dinamica di crescita diaspettativa di vita staccherà a 71,6 anni (do-po 51 anni di lavoro) e avrà una pensione di1.424 euro con una carriera continua e 905euro con una carriera discontinua.C’è da rilevare, però che, nel pubblico im-piego, la previdenza complementare non èancora completamente decollata per la man-cata applicazione, da parte dei vari governi,della delega prevista dalla riforma Maroninella parte riguardante il pubblico impiegoche ha determinato un doppio regime fisca-le e normativo fra lavoratori pubblici e pri-vati.Infatti, la delega alla riforma della previden-za complementare della legge Maroni(243/2004) è stata attuata solo per i lavora-tori privati (D.Lsg. 252/2005) mentre il Go-verno si è “dimenticato” di emanarla per idipendenti pubblici, anche se vi era un pre-ciso obbligo legislativo in tal senso.La conseguenza sul piano giuridico è che aldipendente pubblico non si applica la nor-mativa fiscale di vantaggio prevista per i pri-vati, per cui in Italia, nel mondo del lavoro,sono incredibilmente vigenti due regimi fi-scali in tema di previdenza complementare.

PENSIONI IN ESSERE

Per le pensioni in essere non ci sono grossenovità se escludiamo la sentenza, squisita-mente politica, della Corte Costituzionale n.173 del 13 luglio 2016, che ha respinto i no-stri ricorsi relativi al contributo di solidarie-

partita, e soprattutto senza un’adeguata lot-ta al precariato.Ad esempio: se un lavoratore dipendentetrentenne (iniziano a suicidarsi come gli im-prenditori) che oggi ha un reddito netto di1.000 euro non avrà un’attività contributivacontinuativa, ma lunghi periodi di sospen-sione (senza contributi) quando andrà inpensione, nella peggiore delle ipotesi, pren-derà circa 400 euro netti, e cioè 100 euro inmeno dell’attuale minimo, senza possibilitàalcuna di avere l’integrazione al minimo dal-lo Stato, come avviene ora. Si tratta, quindi, di un gravissimo proble-ma che dovrà essere risolto a livello politi-co dando maggiore stabilità al mercato dellavoro che, secondo l’ex Presidente Renzi,avrebbe dovuto risolversi con il Jobs Act,ma che gli ultimi dati ISTAT sulla disoccu-pazione giovanile al 38% smentiscono so-noramente. Il che evidenzia, come già detto, l’assolutanecessità dell’introduzione di una pensioneintegrativa.Le proiezioni effettuate da società indipen-denti di consulenza in pianificazione finan-ziaria e previdenziale dimostrano comesiano drammatiche le prospettive pensioni-stiche dei giovani. La progressione sarà inesorabile, sia perquanto riguarda il quantum, cioè l’importodell’assegno, sia per il quando della pensio-ne che si avrà dopo una vita lavorativa sem-pre più lunga.Così, per esempio, a fronte di un ultimo sti-pendio prima della pensione di 2.000 euronetti al mese, un dipendente 62enne andràin pensione a 67,1 anni con un assegno di1.700 euro se ha avuto una carriera conti-nuativa e di 1.181 euro (il 31% in meno) seha avuto dei buchi contributivi.

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tà sulle pensioni superiori 14 - 20 e 30 volteil minimo INPS previsto dalla Legge di Sta-bilità 2014 del Governo Letta, ritenendolo le-gittimo.La Corte ha anche ritenuto legittima la nor-ma sulla rivalutazione decrescente degli as-segni prevista sempre dal Governo Letta.La Consulta, smentendo clamorosamentesentenze precedenti, ha stabilito, con unafinzione giuridica, che il contributo di soli-darietà non ha natura tributaria, in quanto irisparmi rimangono all’interno del sistemaprevidenziale ed è giustificato, in via del tut-to eccezionale, dalla crisi contingente e gra-ve del sistema. Ma come si può ritenere eccezionale questoprelievo quando lo stesso è triennale e fa se-guito ad altri interventi analoghi nel triennio2000 - 2002 e nel triennio 2011 - 2013?Come si può sostenere che esso è determi-nato dalla crisi contingente e grave del siste-ma previdenziale quando lo stesso sarebbein perfetto equilibrio solo se si realizzasseuna separazione tra l’assistenza e la previ-denza? Infatti la spesa previdenziale lorda relativaal 2014 (analoga è la situazione per il 2015 )ammonta a 216,107 miliardi sulla quale èstata effettuata una trattenuta IRPEF di42,900 miliardi. La spesa effettiva, pertanto,ammonta a 173,207 miliardi (162,713 se sideducono le integrazioni al minimo) a fron-te di entrate contributive di 172,647 miliar-di e quindi un sostanziale pareggio oaddirittura un saldo attivo di circa 10 mi-liardi senza le integrazioni al minimo.Ci sono, però, due novità sul tema. Il 9 ago-sto u.s., quindi successivamente alla senten-za della Consulta di cui sopra, la sezionelavoro del Tribunale di Genova, giudiceMarcello Basilico, ha rinviato alla Corte Co-

stituzionale le leggi Monti/Fornero, Letta eRenzi-Poletti “perché realizzano un siste-ma di blocco permanente della perequa-zione degli assegni sopra tre volte ilminimo INPS”.Ma ancora più importante è la sentenza del-la Consulta 275/2016 pubblicata il 21 di-cembre u.s. secondo cui i diritti “incompri-mibili” dei cittadini prevalgono sul pareg-gio di bilancio (art. 81 della Costituzione). La Consulta ha risolto una controversia trala Provincia di Pescara e la Regione che nonvoleva erogare i servizi agli studenti disabi-li a causa delle politiche di austerity.È una sentenza di grande rilievo che mettein secondo piano i vincoli dell’art. 81 dellaCostituzione sul pareggio di bilancio (impo-sto dalla UE ed accettato supinamente dalGoverno Monti) rispetto ai diritti fonda-mentali dei cittadini (e tra questi diritti fon-damentali c’è anche il diritto alla perequa-zione annuale delle pensioni ex sentenza70/2015 della Consulta).Quale effetto sortiranno queste sentenze loverificheremo, ma siamo, comunque, decisia proseguire la lotta in Europa ed è già pron-to il nostro ricorso alla CEDU (Commissioneeuropea per i diritti dell’uomo).

I CALCOLI DELL’INPS

Il Presidente Boeri, da parte sua, nel corsodi un’audizione alla Camera dei Deputatinel giugno scorso sul tema della previden-za, ha attaccato pesantemente i vitalizi deipolitici sostenendo che se ci fosse un ricalco-lo contributivo si risparmierebbero circa 200milioni all’anno.Poi, approfittando del momento, è tornatosu un tema a lui da sempre caro, quello dei

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to del sistema retributivo subiscono dopo i45.000 euro lordi svariati tagli.Non posso, però, esimermi dal riferire una delleultime “chicche” del bocconiano in occasione diun recente convegno all’Ordine nazionale degliattuari per la presentazione di una ricerca che di-mostrava (molto lapalissianamente) come ad unapensione più elevata corrispondesse una più lun-ga aspettativa di vita.Il “nostro”, con un intervento in purissimo bu-rocratese, ha affermato, in buona sostanza, che seriuscissimo a ridurre le pensioni più elevate gliistituti di previdenza risparmierebbero non solonella quantità degli importi, ma anche nel pro-trarsi nel tempo delle erogazioni in quanto i be-neficiari morirebbero prima.Il bocconiano ha smentito (minacciando querele)una tale interpretazione, ma non sono il solo adavere inteso in tal modo il suo intervento.

I VITALIZI

In riferimento alle affermazioni di Boeri re-lative ai vitalizi dei politici potrebbe essereopportuna una qualche riflessione sul tema.I nostri politici che, come diceva Leo Lon-ganesi, sono dei buoni a nulla ma capaci ditutto, non capiscono che la risoluzione delproblema dei vitalizi serve soprattutto a lo-ro per risollevare la credibilità di una classepolitica ridotta ai minimi termini, che ap-prova continue riforme previdenziali, allun-gando sempre più l’età pensionabile edassottigliando gli assegni.Il risparmio non sarebbe rilevante e non ser-virebbe a diminuire il debito pubblico.Non è una questione di soldi, ma di princi-pio ed equità. Dovrebbero, quindi, convocare al più prestogli uffici di Presidenza delle due Camere e

diritti acquisiti. “È una nozione, afferma,che deve essere riesaminata”. La sostanza di questa affermazione è chiaris-sima: chi è andato in pensione con il sistemaretributivo sta ricevendo un assegno più ric-co rispetto ai contributi versati e quindi puòessere chiamato a fare uno sforzo solidaristico. Chi sono questi “pensionati d’oro” ai qualidovrà essere chiesto un contributo? Da qua-le soglia dovremo partire? E soprattuttoquanto si dovrà chiedere?Tralasciamo il metodo contabile utilizzato (ilcosiddetto forfettone) e passiamo subito ainumeri.Secondo Boeri & c. basta essere titolare diuna pensione di poco superiore ai 2.000 eu-ro lordi mensili per avere l’obbligo morale dicontribuire. Ma di quanto? Del 20% dello squilibrio sul-le pensioni fra i 2 e 3.000 euro; del 30% dellosquilibrio sugli assegni fra i 3 e i 5.000 euroe del 50% sopra i 5.000 euro.Ma vuole capire, una buona volta per tutte,il nostro bocconiano che tale ricalcolo è ma-terialmente inattuabile perché l’INPS nondispone dei dati retrospettivi sui contribu-ti versati 40-50 anni addietro e che il rical-colo con il forfettone è illegittimo?È stato clamorosamente smentito anche daun suo Direttore Generale, il Dott. Antonel-lo Crudo che era stato chiamato in Commis-sione Lavoro della Camera il 10 marzo delloscorso anno a commentare tecnicamente leproposte di legge che vorrebbero ricalcolarecon il metodo contributivo le pensioni supe-riori a 5.000 euro lordi mensili, asserendonel’impossibilità.Il Direttore ha, inoltre, rilevato che le pen-sioni più elevate potrebbero subire con il ri-calcolo un aumento anziché una dimi-nuzione, in quanto le aliquote di rendimen-

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modificare il regolamento all’unanimità,possibilmente prima di settembre, quandoscatterà il trattamento privilegiato per loro.Mentono sapendo di mentire quei politiciche affermano che i vitalizi non esistono piùdal 1° gennaio 2012.Un parlamentare, se nulla cambia da qui ametà settembre, dopo 4 anni 6 mesi e 1 gior-no a 65 anni (contro i 67 e mezzo della gentecomune) porterà a casa una pensione di cir-ca 1.000 euro con solo 5 anni o meno di con-tributi. Per raggiungere tale traguardo molti lavora-tori devono versare per decine di anni e piùadeguati contributi.Osservano altri politici (interessatamente)che questa discussione è surreale: la gentechiede lavoro, sicurezza, strade pulite e sen-za voragini. Vero!Ma perché non deve chiedere anche paritàdi pensione per i parlamentari ed i comunimortali?C’è la cinquantenne “pasionaria” altoatesi-na Eva Kloz, figlia del famoso bombardiere,che ha convertito il suo vitalizio, incassandoun bonus di oltre un milione di euro. Ci sono i 300 assegni che ogni mese a Paler-mo vengono elargiti agli ex “deputati” del-l’ARS ed alle vedove per la reversibilità delcaro estinto. Il più antico è quello liquidatoalla moglie di un ex consigliere, pardon “de-putato” regionale, eletto nel 1947 e che ter-minò il mandato nel 1951 cioè 66 anni fa. C’èla Regione Piemonte che ha incrementato lostipendio dei propri consiglieri, già consi-stente, di 1.300 euro mensili per “risarcirli”del mancato vitalizio. C’è la Campania che,fino allo scorso anno, oltre alla reversibilità,elargiva un contributo di 30.000 euro in casodi decesso del consigliere. C’è la Regione La-zio dove alcuni consiglieri continueranno a

percepire il vitalizio al compimento dei 50anni (la legge che innalza la soglia a 65 anniè stata approvata, infatti, nel 2015 e non puòavere effetto retroattivo).Nel frattempo l’ufficio di Presidenza dellaCamera ha iniziato ad applicare la deliberasull’abolizione dei vitalizi per i deputati con-dannati in via definitiva a più di due anni.Cesare Previti e Toni Negri le prime “vitti-me”.Sarà sufficiente, però, che i due ex parla-mentari, oramai ultraottantenni, presentinoistanza di riabilitazione per ripristinare l’as-segno. Come prima, più di prima!Ma queste ingiustizie sociali sono insignifi-canti rispetto alla madre di tutte le ingiusti-zie sociali italiane: il cancro dell’evasionefiscale.

EVASIONE FISCALE

Riparafrasando Leo Longanesi, secondo cuii politici sono dei buoni a nulla ma capaci ditutto…non sono stati capaci di combatterequel fenomeno osceno rappresentato dal-l’evasione-elusione fiscale.Leggiamo continuamente su tutta la stampanotizie sulla nostra scarsa crescita economi-ca, le conseguenze su pensioni e disoccupa-zione, l’accusa della UE di nostre eccessiverichieste di flessibilità, una vera e propria li-tania di cose che non vanno. Fra tutti questiargomenti non figura, o quasi, una vera e se-ria lotta all’evasione fiscale né, tanto meno,la ridistribuzione del reddito che ne derive-rebbe. È scandaloso, ad esempio, il livello di eva-sione dell’IVA sui consumi.Si evade il 27% rispetto al 10% di Germaniae Inghilterra, il 14% della Francia e l’1,2%della Svezia.

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possibili ricavi che il comune perde ognianno per incuria, negligenza, complicità,mancate riscossioni, evasioni totali dellatassa sui rifiuti, si raggiungono cifre verti-ginose.Le conclusioni sono drammatiche: l’evasionefiscale nel nostro Paese continua ad aumen-tare ed il recupero delle somme rubate al Fi-sco e quindi agli italiani, malgrado sia inlieve aumento è insufficiente.Fra le tante lacrime una nota positiva: i 318 mi-lioni che il Procuratore di Milano FrancescoGreco è riuscito a far versare all’erario dallaApple.

REVERSIBILITÀ

Nell’ultimo anno la reversibilità ha corsodue gravi pericoli. Da notizie di stampa, secondo la circolareINPS retroattiva n. 195 del 30 novembre2015, avrebbe dovuto subire dallo scorso ot-tobre una forte decurtazione.Le violente proteste, anche nostre, hanno co-stretto l’INPS a precisare “scusate c’è statoun errore”.Ci avevano provato? Ma non è detto che nonci riprovino.La reversibilità ha rischiato, inoltre, di subi-re un altro grave taglio. Infatti, nell’ambito delle tante strombazzatemisure contro la povertà proposte dal Go-verno Renzi con il Ddl del 28 gennaio 2016,approvato dal Senato solamente il 9 marzou.s., si prevedeva un loro finanziamento an-che con “la razionalizzazione” delle presta-zioni di natura assistenziale e previdenziale,come per es. assegni sociali e pensioni di re-versibilità.Questo tentativo, dopo 4 mesi di vibrate pro-teste, soprattutto nostre e di altri sindacati, è

Secondo i dati della Commissione europeanel 2014 il mancato gettito IVA per il Bel Pae-se ammonta a 37 miliardi. Secondo gli ultimidati oggi ammonta a circa 41 miliardi.Se evadessimo l’IVA come la Germania, loStato disporrebbe di 20 miliardi in più, se poiriuscissimo a recuperare parte dell’evasioneIRPEF (solo il 5% degli italiani dichiara red-diti sopra i 40.000 euro) potremmo permet-terci di tollerare molti dei nostri vizi italici.Evadere il fisco è il vero mettere le maninella tasche degli italiani.I politici ripetono spesso di non volere met-tere le mani nelle tasche degli italiani.Incominciò Berlusconi e a seguire Letta,Renzi e l’attuale primo Ministro Gentiloni.Finanche Monti, in qualche occasione, ebbel’impudenza di affermarlo (ricordiamo lecalde lacrime della ex Ministra Fornero cheannunciava il blocco della perequazione peril 2012 e 2013 delle pensioni superiori a 1.405euro lordi mensili dichiarato, poi, incostitu-zionale dalla Consulta).Ma quelli che davvero saccheggiano le nostretasche sono gli evasori, oltre che i politici.L’EURISPES nel rapporto 2016 ha certifica-to che il PIL sommerso del nostro Paese am-monta a 540 miliardi a cui andrebberoaggiunti ulteriori 200 miliardi derivanti dal-l’economia criminale.Se si pensa che il PIL ufficiale ammonta a1.500 miliardi si può ben notare l’enormitàdel danno. D’altronde, dai dati più recenti, si evince che,per oltre 8.000 Comuni, solo 550 si sono atti-vati nella lotta all’evasione il che significache circa 7.500 fanno poco o niente, salvo la-mentarsi della scarsità dei mezzi per le ope-re pubbliche che dovrebbero fare. La Capitale, anche in questo caso, guida laclassifica in pejus: se si assommano tutti i

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naufragato in seguito alla presentazione daparte del sottosegretario al lavoro LuigiBobba di un emendamento che elimina dalDdl delega sulla povertà ogni riferimento al-la previdenza.Altra novità sulla reversibilità è costituitadalla sentenza 174 del 15 giugno 2016 dellaCorte Costituzionale con la quale è stata di-chiarata l’illegittimità dell’art. 18 c.5 dellalegge 111/2011 (la cosiddetta legge anti ba-dante) che riduce l’aliquota percentuale del-l’assegno del pensionato superstite nei casiin cui il matrimonio del de cuius fosse statocontratto ad età superiore a 70 anni e la dif-ferenza di età fra i coniugi fosse superiore a20 anni.La Corte ha bocciato questa norma e tuttequeste pensioni dovranno essere ricostituited’ufficio. Più vantaggioso, invece, è soprav-vivere ad un parlamentare: i figli dei cittadi-ni normali ricevono l’assegno solo se stu-diano e comunque al massimo fino a 26 anni. I figli dei deputati anche se non studiano. Ilfiglio del parlamentare ha maturato il dirit-to all’ignoranza pagata!Anche i genitori dei parlamentari sono piùuguali dei normali cittadini (parafrasandouna citazione di George Orwell): la reversi-bilità normalmente spetta a padri e madri acarico con più di 65 anni e senza pensione. Per i genitori dell’“onorevole” basta che sia-no a carico.

LEGGE DI BILANCIO

E veniamo alla legge di bilancio approvatail 7 dicembre u.s. per il triennio 2017/19.Mi limiterò ad esaminare le norme relativealla previdenza ed alla sanità.

Si tratta del solito provvedimento-mostroche vale 27 miliardi di euro con riferimentoal solo 2017.Per quanto riguarda le pensioni in godi-mento non ci sono grosse novità:

• nel 2017 non cresceranno perché la rivalu-tazione provvisoria 2016 è stata valutatapari allo 0%;

• nel 2017 doveva essere recuperato lo 0,1%percepito in più nel 2015 (recupero bloc-cato dal decreto milleproroghe). Si tratta,comunque, di un recupero minimo da 5,5euro all’anno per le pensioni minime a 50-100 euro all’anno per le pensioni più ele-vate (nel 2015 la rivalutazione previsionaleera stata stimata al + 0,3% mentre quellaeffettiva è risultata solo del + 0,2%);

• dal 2017 non si applicherà il contributo disolidarietà del 6-12-18% sulle pensioni ingodimento di importo superiore rispetti-vamente a 14-20-30 volte il minimo INPS.

Per le pensioni in divenire sono previstisvariati provvedimenti:

• l’accesso alla “opzione donna” viene pro-rogato fino al 2018 (57/58 anni di età e 35anni di contributi maturati entro il 2015)sarà consentito anche alle donne nate nel-l’ultimo trimestre del 1958 (se dipendenti)o del 1957 (se lavoratrici autonome), pos-sibilità che sarebbe stata preclusa per lospostamento dei requisiti anagrafici ri-chiesti determinato dall’incremento del-l’aspettativa di vita;

• ottava e, si spera, ultima salvaguardia perulteriori 30.700 “esodati” (su 170.000 com-plessivi) generati dall’incompetenza dellaex Ministra Fornero e che sono costati al-l’erario svariate decine di miliardi;

• dal 2017 è possibile il cumulo gratuito, aifini pensionistici, dei versamenti effettua-ti in diverse gestioni, esteso anche ai pro-

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che ha alzato di colpo e di molto l’età pen-sionabile (in alcuni casi fino a 6 anni). Inoltre questi miliardi andranno in parte asoggetti che non hanno mai versato un cen-tesimo di contributi, aumentando quei 90miliardi che lo Stato ha speso nel 2015 perpagare le varie forme di assistenza (pensio-ni sociali, integrazioni al minimo, maggiora-zioni sociali, 14° mensilità ecc. ecc.) quattriniche vengono prelevati dalle tasche di quel-la minoranza di lavoratori che paga rego-larmente le tasse.Non è possibile, infatti, che circa il 50% degliitaliani non dichiari neanche un euro. Cosìcome non è possibile tollerare che il 53% ditutta l’IRPEF venga pagato dall’11% dei cit-tadini. In un paese civile ciò non sarebbe pos-sibile perché si accerterebbe sicuramente dicosa vive una persona che sostiene di nonguadagnare nulla. Sono dati da terzo mondoe non da settima potenza economica mon-diale. L’aumento della quattordicesima do-vrebbe essere erogato non a pioggia, ma solodopo un approfondito accertamento fiscale.Condivido la posizione di Boeri, e vi assicu-ro che sono un suo feroce critico, quando so-stiene che non è pensabile avere il 53% deipensionati a parziale o totale carico delloStato se per raggiungere la pensione minimasono sufficienti 15 anni di contribuzione.È condivisibile allargare la platea degli aven-ti diritto alla quattordicesima di ben 1 milio-ne e duecentomila soggetti?Secondo l’INPS meno della metà di questipensionati si trova in condizioni di disagioeconomico mentre i restanti vivono in fami-glie con redditi complessivi ben superiori al-la soglia di povertà. Non sarà il solito bonus elettorale come i fa-mosi 80 euro mensili e come i 500 euro ai di-ciottenni?

fessionisti iscritti alle casse privatizzate.Tale possibilità opera non solo per la pen-sione di vecchiaia ma anche per quelleanticipate. Questa opportunità è più van-taggiosa della totalizzazione (che compor-ta spesso il calcolo contributivo dellapensione) e della ricongiunzione che è a ti-tolo oneroso;

• una maggiore flessibilità in uscita per i la-voratori precoci e per quelli impegnati inmansioni usuranti;

• l’aumento dei trattamenti previdenzialipiù bassi, l’equiparazione della no-tax areaa quella dei dipendenti e la cosiddettaquattordicesima ai pensionati fino a 1.000euro mentre prima era limitata a 750 europer cui nel 2017 si avrà un bonus da 336euro a 504 euro l’anno;

• l’avvio della sperimentazione dell’APE(acronimo di anticipo pensionistico) cioè ilprestito che dal maggio 2017 consentirà diuscire dal mondo del lavoro a partire da 63anni aggirando i paletti della legge Forne-ro (in molti casi a caro prezzo fino al 20%della pensione). L’APE può essere declina-ta in tre modalità distinte: APE social a ca-rico dello Stato, APE volontaria a completocarico del lavoratore, APE aziendale a ca-rico del lavoratore e dell’azienda. Il pac-chetto previdenziale anzidetto sarà di difficileattuazione e richiederà l’emanazione di alcuniDPCM, la definizione di convenzioni con ban-che e assicurazioni, l’emanazione di un DM perle attività usuranti ed una circolare INPS perattivare l’ottava salvaguardia degli “esodati”.

Il Governo mette sul piatto 7 miliardi in 3 an-ni che, dati i tempi, non è una cifra trascura-bile.Personalmente esprimo un giudizio parzial-mente negativo su tali misure anche se giu-stificate dalle distorsioni della legge Fornero

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SANITÀ

La legge di bilancio prevede i seguenti stan-ziamenti:

• il tetto della spesa farmaceutica ospedalie-ra viene aumentato dal 3,5% al 6,8%, men-tre quello della spesa farmaceuticaconvenzionata viene ridotto dall’11,5% al7,96%;

• relativamente ai farmaci innovativi ed on-cologici viene stanziato 1 miliardo di cui500 milioni per quelli oncologici;

• per i vaccini vengono previsti 100 milioniper il 2017, 127 per il 2018 e 186 per il 2019;

• Alzheimer: fondo da 300 milioni per pre-venzione, diagnosi e cura;

• per la stabilizzazione dei precari 75 milio-ni per il 2017 e 150 milioni a decorrere dal2018;

• per i contratti e le convenzioni le risorseverranno da una quota vincolata del fondosanitario nazionale;

• stretta sul deficit delle aziende ospedalie-re: 7 milioni di euro (non più 5 il valore deldisavanzo tra i costi e i ricavi quale pre-supposto per l’adozione di un piano dirientro);

• cumulabilità fra carica di presidente re-gionale e commissario ad acta per la sanità;

• premio alla nascita e congedo obbligatorioper il padre: 800 euro alla nascita o al-l’adozione di minore. Congedo obbligato-rio per il padre di 2 giorni nel 2017 e 4giorni nel 2018;

• cumulo gratuito con i contributi versati al-le casse previdenziali privatizzate relativealla quota A e B. In pratica tutti gli anni diiscrizione all’albo che non si sovrappon-gono ad altre attività lavorative sono utiliper raggiungere senza oneri l’anzianità ri-chiesta per la pensione anticipata.

Mi soffermerò essenzialmente sul fondo sa-nitario nazionale che passa dai 111 miliardidel 2016 ai 113 del 2017, ai 114 del 2018 e ai115 del 2019. Finanziamento, diciamolo su-bito, insufficiente, se è vero, come è vero,che il patto della salute siglato fra Regioni eGoverno nel 2015, prevedeva un finanzia-mento per il 2016 di 115,500 miliardi, poi ri-dotti a 111. Il Governo, inoltre, a marginedella Conferenza Stato Regioni del 12 feb-braio 2016 si era impegnato ad aumentare ilfondo sanitario nazionale di 2 miliardi nel2017 e 2018, rispettando l’accordo per il 2017e dimezzandolo per il 2018. Senza contare icontinui incrementi dei ticket aumentati dal2008 di circa il 30% (qualcuno, compresa laMinistra della Salute Lorenzin ne sta propo-nendo l’abolizione. Ci sono, però, da reperi-re 3 miliardi. Vigileremo sul come!).Comunque la sanità pubblica è in profondacrisi.Di anno in anno aumenta la spesa a caricodei cittadini. Da 95 euro mensili a famigliadel 2014 la spesa è passata a 115 euro del2015 con un aumento di oltre il 20%. Au-menta per i privati anche la spesa farmaceu-tica per un ammontare di circa 7 miliardi.Senza contare i farmaci in fascia C non rim-borsabili come il Tolvaptan, indispensabileper la cura del rene policistico (patologia ge-netica gravissima) di cui soffrono oltre25.000 malati italiani, farmaco dal costo proi-bitivo (migliaia di euro al mese) che nellagran parte dei paesi europei è pienamenterimborsabile dal sistema sanitario pubblico. I medicinali utili per il trattamento di pato-logie rilevanti dovrebbero essere semprerimborsati dal SSN e invece può accadere,per esempio in Puglia, che quando la ASL èsprovvista del farmaco, i pazienti, pur rico-verati, sono costretti a pagarselo di tasca pro-

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ti contro i 6,7 della Francia e 8,22 della Ger-mania e da allora sono ulteriormente dimi-nuiti. Ciò è possibile se vi è un fortecontrappeso della sanità territoriale fatta diassistenza domiciliare, hospice per i malatiterminali e strutture che si facciano caricodei pazienti meno gravi e dei non autosuffi-cienti, ma se questo non avviene il sistemava in tilt. Si tratta di una semplice pianificazione cheriguarda tutto il SSN.I cittadini dello scorso secolo campavanomeno di noi e vivevano peggio. Oggi esisto-no i farmaci innovativi, la biomedicina, ap-parecchiature avveniristiche ma anche millebusiness attorno alla qualità della vita. Ep-pure il diritto alla salute sancito dalla Costi-tuzione non è adeguatamente assicurato.Assomiglia all’uguaglianza che vigeva nella“Fattoria degli animali” di Orwell: “tutti glianimali sono uguali, ma alcuni sono piùuguali degli altri”.La sanità calabrese, ad esempio, non garan-tisce l’aspettativa di vita lombarda.Nel terzo mondo un servizio sanitario pub-blico semplicemente non esiste. Chi soffredi una malattia rara dispone di pochissimifarmaci in tutte le latitudini e a un indianomalato di epatite C la cura innovativa (So-fosbuvir) costa 200 dollari contro i 700 sbor-sati da un egiziano, i 45.000 pagati da unitaliano e gli 80.000 sborsati da un america-no per lo stesso ciclo terapeutico (12 setti-mane).Da precisare che, recentemente, è stata ema-nata una circolare dal Ministero della Salu-te che consente di richiedere, per usopersonale, il farmaco via internet all’estero,dove costa meno, soprattutto “quando ilfarmaco non è accessibile a tutti, in quantotroppo costoso, come avviene con i farmaci

pria come documentato dall’Avv. AntonioTanza, vice presidente ADUSFBEF e compo-nente dell’Osservatorio forense sulla giuri-sdizione.All’aumento dei costi corrisponde una di-minuzione dei servizi, come evidenziato daun rapporto elaborato dal Tribunale dei di-ritti del malato.Quasi un intervistato su tre non riesce ad ot-tenere le prestazioni sanitarie di cui avrebbebisogno.Il primo ostacolo è rappresentato dalla lun-ghezza delle liste d’attesa. Poi esiste il pro-blema del ticket per oltre il 30% dei cittadini.Non stupisce, quindi, come già evidenziato,che nel corso del 2016 oltre 11 milioni di cit-tadini abbiano rinunciato a cure ed esamiper motivi economici. In generale, oltre alle liste di attesa, ottenereprestazioni dalla sanità pubblica è un pro-blema. Aumentano i cittadini (il 20% degli intervi-stati) che segnalano rifiuti a prescrivere pre-stazioni da parte dei medici di base,prestazioni previste dai LEA che, sia pure ap-provate dalla legge di bilancio, rischiano dirimanere soltanto una promessa sulla carta.Per non parlare della situazione ospedalierain cui si verificano casi drammatici comequello recente del San Camillo di Roma, do-ve un malato terminale di cancro decedutodopo 56 ore trascorse senza alcuna dignità alpronto soccorso, ha sollevato molte discus-sioni e polemiche senza, però, che fosse ap-profondito il problema: quel malato alpronto soccorso non sarebbe dovuto andare,come pure tutti quei codici bianchi e verdicontemporaneamente presenti.Da anni l’Italia ha adottato una politica di ri-duzione dei posti letto ospedalieri. Nel 2011si contavano 3,6 posti letto per 1.000 abitan-

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contro l’epatite C e gli altri farmaci innova-tivi”. In conclusione, ci dice la Ministra: “visto chenon vi possiamo curare, arrangiatevi…”!C’è sicuramente qualcosa che non quadra!

RICORSI CONTRO LA LEGGE 109/15

Un piccolo accenno a parte merita la guerrache la FEDER.S.P.eV. e la CONFEDIR stannoconducendo a tutela delle pensioni con mi-gliaia di ricorsi in tutta Italia contro la legge109/2015.Come non stigmatizzare il “colpo di mano”del Governo Renzi, che, con questa legge, haparzialmente applicato la sentenza dellaCorte Costituzionale 70/2015 che aveva di-chiarato illegittimo il blocco della perequa-zione per gli anni 2012-13 della leggeMonti-Fornero per le pensioni superiori atre volte il minimo INPS.Il cosiddetto “bonus Poletti” ha interessato,peraltro, solo gli importi fino a sei volte il mi-nimo INPS, lasciando fuori completamentele pensioni superiori a 3.000 euro lordi.Adeguando, inoltre, solo marginalmente ilmontante delle pensioni comprese fra 1.500e 3.000 euro.La legge 109/2015 ha fatto sì che gli effettidel blocco, il cosiddetto effetto trascinamen-to, continueranno a ripercuotersi negativa-mente sugli importi futuri, senza il minimoconfronto con le parti sociali.Il problema dell’indicizzazione annuale ditutti i trattamenti pensionistici è, pertanto,ancora aperto e non si risolve certamente,anzi lo si aggrava, con la decisione del Go-verno di estendere, con la Legge di Stabilità2016, la legge n. 147/2013 (legge finanziariaLetta) fino al 2018.

Si tratta di un ulteriore prelievo imposto dalGoverno ai pensionati, dal momento che lalegge 147/2013 adegua le pensioni con per-centuali decrescenti in base all’importo com-plessivo dei trattamenti previdenziali.È di fatto superato il più favorevole mecca-nismo di indicizzazione previsto dalla legge388/2000. La Consulta dovrebbe pronun-ciarsi, da notizie di corridoio, entro giugno-luglio prossimi o massimo entro settembre.

THE END

Ed eccoci alla fine, cari amici, l’ho fatta lun-ga, lo so, ma i temi da trattare sono tanti edimportantissimi e ne ho tralasciato anchequalcuno.La militanza di tutti i rappresentanti dellanostra FEDER.S.PeV. ha attraversato 54 annie più di storia del nostro Paese portando laFederazione ad essere la più rappresenta-tiva fra tutte le Federazioni dei pensionatidella dirigenza sanitaria e della dirigenzapubblica generale.Per noi è un orgoglio ma non una soddisfa-zione perché saremmo molto più tranquillise aumentassero gli iscritti, elemento indi-spensabile per potere svolgere un’attivitàsindacale più incisiva a tutela dei nostri di-ritti previdenziali e più in generale a tuteladegli anziani.Fino a quando non sono approdato a questamagnifica organizzazione non avevo maipensato alla parola vecchiaia.La vedevo lontana, anche se avevo varcatoda qualche anno la soglia dei 60 anni.Poi ho imparato a farci i conti e a dialogarecon affetto con questo termine.Cicerone, nel suo "De Senectute", fa pronun-ciare all'ultraottantenne Catone il Censore,

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ma non siamo sconfitti finché non ci arren-diamo.Cari delegati, ho sempre trovato nei vostriinterventi, nei vari congressi e convegni, tan-to coraggio e tanta determinazione.“Barcollo, ma non mollo”, è stata l’afferma-zione di un collega quasi ottantenne, che haaggiunto “mi piace questo motto, perché èstampato sulle magliette dei maratoneti ul-trasettantenni”. È questa la FEDER.S.P.eV.Buon lavoro a tutti noi!

il più grande elogio della vecchiaia maiscritto: "si quis deus mihi largiatur ut ex ae-tate repuescam et in cunis vagiam, valde re-cusem" (se qualche dio mi concedesse diringiovanire da questa età e ritornare a va-gire nella culla, decisamente rifiuterei).A volte ci fermiamo dando la colpa alla no-stra età, ma la vita è fatta per essere vissutasenza spaventarci dei compleanni che tantoarrivano lo stesso. Il segreto è non arrendersi mai. Possia-mo sentirci delusi, traditi, forse indeboliti,

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