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ICIMAR Istituto delle Civiltà del Mare © co E o o CO 5 Civiltà del Mare periodico quadrimestrale di studi, ricerca e informazione fondato nel 1990 o o E ro > •O -ro O o> .-i nuova edizione PIC INTERREG IH A SARDEGNA CORSICA TOSCANA SARDAIGNE CORSE TOSCANE SAN TEODORO - SARDEGNA - N.2 - 2006

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ICIMARIstituto delle Civiltà del Mare

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Civiltà del Mareperiodico quadrimestrale di studi, ricerca e informazione

fondato nel 1990

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nuova edizione

PIC INTERREG IH ASARDEGNA CORSICA TOSCANA SARDAIGNE CORSE TOSCANE

SAN TEODORO - SARDEGNA - N.2 - 2006

Civiltà del Mare Luglio - Ottobre 2006

Emanuele Bocchieri e Gianluca liritiII paesaggio vegetaledell'isola di MolaraUn'isola dove tra granito e storiacresce ricca la flora mediterranea

Foto in alto a sinistra: tra gli anfratti rocciosi vegeta il Dracunculus muscivorus (L. fil.) Pari., pianta endemicadella Sardegna, Corsica e Isole Baleari; foto in alto a destra:Patriarca vegetale di sughera (Quercus suber L.)

Gallura, nell'ambito della Sardegna, è la regione geografica a più alta concentra-zione di piccole isole e tra queste Molara ne fa parte a tutti gli effetti. Inserita in quel gruppodi isole che formano l'Arcipelago di Tavolara, è costituita quasi esclusivamente da granitiemersi durante l'orogenesi ercinica, i quali, lungo la costa si alternano a piccole insenaturesabbiose. Il clima è tipicamente mediterraneo con inverni piovosi ed estati siccitose; media-mente si registrano 600 miri di pioggia annua e, aspetto significativo e preoccupante, daglianni sessanta le precipitazioni hanno mostrato una tendenza alla diminuzione.

L'isola di Molara è stata abitata sin dall'antichità come dimostrato dalla presenza deiruderi di un castello, di un villaggio medievale e di un'antica chiesa romanica. Probabilmenteuna condizione che favorì la frequentazione dell'isola era la presenza di una sorgente che,fornendo acqua in tutti i periodi dell'anno, rendeva abitabile l'isola. Inoltre era possibile la pra-tica del pascolo e dell'agricoltura, condizioni necessarie per la permanenza in simili località,considerando anche che in passato i mezzi di trasporto marittimi non permettevano agevoli eveloci spostamenti, tanto meno in un'isola come quella di Molara dove le possibilità di attrac-co erano e sono tuttora difficili. Molara era identificata dai Romani come "Isola Buccina", ter-mine che deriva da Buccinum, genere di gasteropode presente nei circostanti fondali marini.Si tratta di una grossa conchiglia marina considerata uno strumento della musica popolaresarda il cui funzionamento è possibile dopo aver creato un foro nell'ultima spirale della chioc-ciola che funge da imboccatura per il congegno sonoro e nel linguaggio dialettale è chiamato"corra marinu" o anche semplicemente "buccina" (Dorè, 1976). Tale strumento è utilizzato dapescatori e pastori in sostituzione del corno taurino, mentre in Gallura, nella zona dei Montidi Mola (l'attuale Costa Smeralda) la buccina veniva suonata dal padrone di casa per indica-

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Tra le rupi vegeta Stachys glutinosa L., pianta endemica dellaSardegna, Corsica e Arcipelago Toscano

re agli amici che la festa da ballo sisarebbe tenuta nella propria casa(Farà, 1940). Un altro antico nomeindigeno utilizzato per identificare l'i-sola era "Sarzai".

Sulla sommità del MonteCastello sono presenti i ruderi di unafortezza la cui datazione risulta ancoraincerta. Pare non appartenga all'epocagiudicale ma alla fase altomedievalecompresa tra il VII e il X secolo d.C.,quando i tentativi di conquista degliarabi costituivano una costante minac-cia per la Sardegna. La cinta murariapoligonale integra il rocciaio graniticodella vetta del rilievo, affacciandosi suspettacolari versanti scoscesi verso sud ovest. Rappresenta un luogo di grande importanzastrategica, dovuto alla sua posizione dalla quale era possibile il controllo della costa da CapoComino all'antistante isola di Tavolare, oltre che ad un vasto tratto di orizzonte marino.

Il castello era probabilmente legato anche al misterioso villaggio di Gurguray, un anti-chissimo borgo medievale, localizzato tra Monte Castello e Cala di Chiesa. Lo stato in cuisono ridotti i ruderi, invasi per di più dalla vegetazione, impedisce di rendersi conto, senzauno scavo, dell'originaria pianta dell'edificio. Il villaggio rappresenta uno dei centri estinti delgiudicato gallurese le cui notizie sono circoscritte al secolo XIV; della sua storia si conoscemolto tanto che più volte si è ipotizzata la possibilità che non sia mai esistito. A favore dell'u-bicazione di Gurguray nell'isola di Molara vi sono alcune condizioni ambientali come la pre-senza di sorgenti e di terreni, sia coltivabili che sfruttabili per il pascolo. L'isola fu abbando-nata già nel secolo XIV, quando carestie, pestilenze e incursioni saracene decimarono i bor-ghi della Gallura (Panedda 1959, 1978, 1989).

Nella parte retrostante Cala di Chiesa vi sono i ruderi di un'antica chiesa romanicadedicata al Papa San Ponziano che ha dimorato sull'isola durante il suo esilio nel 235 d.C. pervolontà dell'imperatore Massimo il Trace. Di questa chiesa restano le sue mura grigie, l'absi-de e i muri laterali, mentre mancano il tetto e la facciata. Ulteriore prova del passaggio di SanPonziano nei pressi di Molara è la presenza nella vicina isola di Tavolara di una grotta sor-montata da una falesia calcarea a picco sul mare, la Punta del Papa, che, secondo la tradizio-ne, rappresenterebbe Papa Ponziano mentre non si hanno notizie sull'esilio di Ippolito aMolara.

Tra i toponimi di Molara si ricorda la località "Fosso dei Morti" la quale prenderebbenome dai corpi dei pirati uccisi dopo lo sbarco sull'isola e sepolti in tale località, anche se allostato attuale non sono state eseguite delle ricerche per confermare tale notizia (GiuseppePisanu in verbis).

La storia recente è legata alla famiglia Tamponi, proprietaria dell'isola da diversegenerazioni che, tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900, organizzò sull'isola un'aziendazooagricola. L'agricoltura era di tipo orticolo (fagioli, pomodori, angurie) nelle zone dove viera disponibilità d'acqua, come nella valle dell'Orto, lungo la quale vennero realizzati vari ter-razzamenti nei pressi delle sorgenti, mentre i seminativi cerealicoli di grano interessavanozone subpianeggianti interne, più aride, con suoli relativamente profondi. Nelle località traPumpija e Pedraglione sono ancora oggi evidenti i cumuli di sassi dovuti allo spietramento dialcune superfici destinate alla semina. In particolare, nella località Pumpija vi era un orto neiquali si coltivavano i kaki (Diospyros kaki L.), mentre nei pressi dei ruderi della chiesa erapresente una piccola vigna. In gran parte dell'isola, essendo il substrato prevalentemente roc-cioso, l'unica attività produttiva era l'allevamento di tipo caprino, bovino e suino. La convi-venza tra l'attività agricola e l'allevamento degli animali era possibile grazie ad un sistema di

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II "vaccile", sistema di muretti a secco per il controllo del bestiame

muretti a secco, costruiti ingranito, attraverso i quali veni-va gestito lo spostamento delbestiame. Nei pressi di VillaTamponi vi era il vaccile, un'a-rea di forma circolare delimita-ta da un muro a secco nel qualevi erano alcune "porte" chepermettevano di regolare lospostamento del bestiame neivari settori dell'isola. Il sistemadi muri a secco e "porte" eradiffuso in tutta l'isola e vennecostruito in modo da isolare lezone coltivate da quelle pascolate o per evitare che il bestiame potesse accedere in aree nellequali cresceva abbondante la Ferula communis L., una pianta nociva per il bestiame. Il granoe il latte, i due principali prodotti, venivano trasformati direttamente sull'isola come testimo-niano la presenza presso Villa Tamponi di una macina per il grano che funzionava con l'uti-lizzo dei muli e l'attrezzatura utilizzata per la produzione di formaggio e altri prodotti casea-ri (Salvatore Piredda in verbis).

Da circa cinquant'anni sull'isola non viene più praticata l'agricoltura, mentre l'alleva-mento è ridotto a pochi capi bovini e caprini gestiti dalla famiglia di Salvatore Piredda, guar-diani dell'isola ormai da trentanni.

L'interesse dei botanici per Molara si è manifestata fin dal 1800 quando, il primo stu-dioso della flora sarda, Moris (1837-1859), vi raccolse alcuni esemplari di salici. Studi suc-cessivi hanno contribuito ad incrementare il componente floristico dell'isola e attualmente sipuò affermare che la flora spontanea di Molara è costituita da 384 unità tassonomiche com-prese in 83 famiglie e distribuite in 252 generi. Tra queste le endemiche rivestono un notevo-le significato fitogeografico; infatti con circa 30 entità rappresentano quasi il 12% dell'interaflora dell'isola (Bocchieri e liriti, 2005).

Il paesaggio vegetale dell'isola di Molara è costituito da una ricca flora tipica delMediterraneo che costituisce una vegetazione in buon stato di conservazione, aspetto favori-to sia dal limitato accesso all'isola in quanto proprietà di privati che dalla cessazione delle atti-vità produttive svolte in passato sull'isola. Nelle zone utilizzate in passato per la pratica del-l'agricoltura attualmente la vegetazione spontanea sta evolvendo verso formazioni più matu-re come si osserva dal mosaico costituito da formazioni erbacee e arbustive. La coperturavegetale non ha risentito, in tempi recenti, dei tagli i quali vengono eseguiti esclusivamenteallo scopo di curare e pulire il sottobosco; anche l'utilizzo del fuoco è stato limitato, ad ecce-zione di un incendio che si è verificato circa 15 anni fa interessando il settore sud orientaletra le località Pumpija, Punta Scirocco e Punta dell'Aia. Nei versanti con esposizione setten-trionale sono presenti entità floristiche e piccoli nuclei boschivi costituiti da piante che vege-tano generalmente in fasce climatiche più fresche, la cui presenza è possibile oltre che dall'e-sposizione ai venti freddi anche dalla presenza di sorgenti che forniscono acqua anche duran-te il periodo estivo, rappresentando un fattore microclimatico di compensazione. I versanti aesposizione meridionale sono più ripidi e con sono maggiori affioramenti rocciosi; questesituazioni hanno favorito l'insediamento di formazioni vegetali termofile e termoxerofile,conferendo al paesaggio vegetale un aspetto notevolmente diverso.

La pianta che caratterizza il paesaggio vegetale dell'isola è certamente Olea europaeavar. sylvestris Brot., la quale costituisce estesi boschi in tutti i settori dell'isola, in particolareIra la Vedetta e Costa dell'Aia. Nel sottobosco è presente uno strato arbustivo costituito daPistacia lentiscus L. che, quando è assente, è sostituito da Clematis cirrhosa L. sia come lianatra i rami degli olivastri che in forma strisciante tra i ciottoli del suolo. Si tratta di boschi benstrutturati con una copertura raramente inferiore al 70%, la cui altezza media è di circa 8 metri

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Villa Tamponi contornata da radure ancora oggi pascolate

e rappresenta la massima evo-luzione della vegetazione. Inaltri settori lo sviluppo di taleformazione vegetale è limitatodal vento che ne condiziona lastruttura, limitandone l'altezza,rendendola spesso prostrata alsuolo o creando delle modifi-cazioni meccaniche testimo-niate da alberi che acquisisco-no un portamento contorto.Agli olivastri lungo la costa siassociano Phillyrea angustifo-liaL., Juniperus turbinata Guss.,Pistacia lentiscus L., Rhamnusalaternus L., che danno originead una fitta boscaglia spesso impenetrabile per l'abbondanza di Smilax aspera L.

Nuclei boschivi e/o individui isolati di Quercus ilex L., Quercus suber L. e Acer mon-spessulanum L. sono presenti esclusivamente nel settore settentrionale dell'isola, localizzatiin nicchie interessate da esposizioni fresche; spesso sono incastonate in rocciai che fungonoda barriera limitando la radiazione solare sulla superficie di territorio sulla quale tali piantecrescono. La loro distribuzione dipende anche dalla disponibilità idrica, come evidenziato daalcuni esemplari di Quercus ilex L. che vegetano lungo la valle dell'Orto in presenza di unamaggiore condizione di umidità, oppure l'unico individuo di Castanea saliva Miller che cre-sce nei pressi di una sorgente e che fiorisce e fruttifica regolarmente ogni anno (SalvatorePiredda in verbis). Nella stessa valle e nei luoghi in cui vi sono ristagni d'acqua sono presen-ti alcuni nuclei boschivi ripariali a Salix cinerea L. Presenta una minore dipendenza dal fat-tore acqua la sughera che forma alcuni nuclei tra Punta La Guardia e la valle dell'Orto e aPunta Leoneddu. Il nucleo più consistente è quello localizzato alla base del rocciaio di PuntaLa Guardia, con esposizione nord, costituito da dieci esemplari in buon stato di conservazio-ne, alcuni dei quali possiedono dimensioni ragguardevoli e sono da considerare dei patriarchivegetali. Quello con maggiori dimensioni ha un'altezza di circa 12 metri, una circonferenzadel fusto di 3,91 metri e rami con una lunghezza massima di 23 metri. Gli altri nuclei disughera si sono insediati tra grossi massi di granito lungo i versanti dei rilievi, con radici inca-stonate nel suolo presente tra gli anfratti.

Di particolare interesse è la presenza di Acer monspessulanum L. una specie che vege-ta ad altimetrie maggiori nei rilievi montani interni della Sardegna. La stazione si trova a circa130 metri di altitudine, incastonata tra le rocce, con esposizione nord-est, nel versante diPunta La Guardia.

Nella stretta valle che dal versante occidentale di Punta La Guardia discende verso ilmare, in direzione nord, si osserva un nucleo boschivo formato da Phillyrea latifolia L. conalcuni individui che raggiungono anche gli 8 metri di altezza. Lungo la costa talvolta è presen-te una boscaglia a Juniperus turbinata Guss., come nel tratto compreso tra Cala Spagnola e Caladi Chiesa, mentre il nucleo più consistente è localizzato nella parte medio alta di La Vallata.

Arbusti come Erica arborea L., Myrtus communis L., Calicotome villosa (Poiret) Linke Arbutus unedo L. sporadicamente fanno parte degli aggruppamenti vegetali boschivi e arbu-stivi ma mai caratterizzano formazioni vegetali con elevati indici di copertura. Alcuni indivi-dui di Myrtus communis L. hanno dimensioni eccezionali, con portamento arborescente,altezza superiore a 4 metri e diametro del fusto di 12 centimetri. Vegetano tra grossi massi digranito tra Punta La Guardia e la Valle dell'Orto, con esposizione nord est e una inclinazionedel suolo di 30°, con portamento e dimensioni simili a quanto osservato sull'isola dell'Asinara(Bocchieri, 1988).

Il settore meridionale tra la Vedetta e Punta di Scirocco, è caratterizzato da formazio-

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La Vallata e il MonteCastello localizzati lungola costa centro settentrio-nale dell'isola

ni a Euphorbia dendroides L. con individui che raggiungono anche i 2,5 metri di altezza e siinsediano su substrati ad elevata rocciosità, soleggiati e con una forte pendenza del suolo. Siattraversano interessanti formazioni di questo tipo lungo le brevi ma ripide valli che da VillaTamponi discendono verso il mare. In alcuni tratti la copertura vegetale è formata dall'alter-narsi tra le formazioni a Olea europaea var. sylvestris Brot. e quelle a Euphorbia dendroidesL. le quali denotano zone con differenti caratteristiche del suolo: il bosco di olivastri vegetadove la potenza del suolo è maggiore, mentre l'euforbieto sfrutta i depositi terrosi presenti inun substrato dominato dall'affioramento roccioso.

Gli aggruppamene vegetali arbustivi sono caratterizzati da Pistacia lentiscus L.,Phillyrea angustifolia L., Cistus sp. pi., Lavandula stoechas L. e, sporadicamente, daRosmarinus officinalis L. Tra le varie specie di cisto la più diffusa è Cistus monspeliensis L.la quale è abbondante nel settore sud occidentale dove la degradazione della copertura vege-tale interessa una vasta superficie. In tale zona durante l'estate del 1986 un incendio distrusseimportanti formazioni boschive di olivastri (Salvatore Piredda in verbis) favorendo la cresci-ta di diverse specie tra le quali Daphne gnidium L. Attualmente sono presenti varie fanerofi-te in forma arbusiva le quali denotano come le fitocenosi stanno evolvendo verso formazionidi sostituzione del cisteto. Talvolta tra gli arbusti sono presenti esemplari di dimensioni rag-guardevoli di Genista Corsica (Loisel.) DC. la quale è abbondante a Punta La Guardia e neirocciai intorno alla località Pumpija. Nella Vallata invece è presente l'unico nucleo diTeucrium marum L. il quale si presenta solo raramente tra gli arbusti o si accompagna conaltre camefite endemiche come Stachys glutinosa L. ed Helichrysum microphyllum Willd.ssp. tyrrhenicum Bacch., Brullo et Giusso. Le formazioni camefitiche prediligono le fessurerocciose o i suoli pietrosi dove è minore la competizione con specie di taglia superiore.

L'ambiente rupicolo è ricco di fessure e anfratti rocciosi nei quali si possono trovarepratelli a Sedum caeruleum L., piccoli popolamenti a Cheilanthes maderensis Lowe o indivi-dui isolati di Asplenium obovatum Viv. oltre a varie entità endemiche che vegetano in nicchiefresche come Cymbalaria aequitriloba (Viv.) A. Cheval., Arenaria balearica L., Mentharequienii Bentham e Brimeura fastigiata (Viv.) Chouard, mentre Carex microcarpa Bertol.caratterizza i rari ristagni d'acqua dei fondovalle. Lungo la fascia strettamente costiera e piùraramente nei rocciai interni è presente Dracunculus muscivorus (L. fil.) Pari., mentre Arumpictum L. fil. è diffusa in tutta l'isola. Scrophularia trifoliata L. è stata osservata esclusivamen-te come specie rupicola, condizione determinata probabilmente dal pascolo in quanto piantaappetibile al bestiame.

In seguito all'abbandono delle terre coltivate si diffusero specie erbacee ruderali comeConvolvulus arvensis L., Erodium moschatum L'Hér, Poa trivialis L., Trifolium incarnatumL. e Linaria triphylla (L.) Miller, tutte entità segnalate in precedenti studi da Bèguinot (1929)

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e Picei (1972). Attualmente tali specie non sono state ritrovate e nelle stesse aree i prati sonoin forte contrazione a favore di formazioni arbustive che denotano un maggior grado di evo-luzione della copertura vegetale. Solo in poche zone ancora oggi si osservano prati intensa-mente pascolati, come intorno a Villa Tamponi nella quale il pascolo bovino favorisce la con-servazione di prati costituiti da numerose entità ruderali che appartengono prevalentementealle Asteraceae, Fabaceae, Geraniaceae e Poaceae. Spesso i prati sono dominati da Asphodelusaestivus Brot. e Carlina corymbosa L. come si osserva di frequente in buona parte del territo-rio. Altre zone frequentate dal pascolo bovino sono la Valle dell'Orto, Pumpija e il versantemeridionale di Monte Castello, mentre il pascolo caprino predilige i rocciai della zona orien-tale compresa tra Falconara, Pedraglione e Casa Vecchia. Durante il periodo autunnale nei sen-tieri si osserva la fioritura di varie specie del genere Romulea e, solo in due località del setto-re occidentale dell'isola, è presente Scilla autumnalis L. nuova per la flora di Molara.

Lungo la Valle dell'Orto nei pressi della sorgente sono presenti prati umidi formati daCarex sp. pi., Apium nodiflorum (L.) Lag., Oenanthe pimpinelloides L., Smyrnium olusatrumL., Scirpus cernuus Vahl, Samolus valerandi L. e Lythrum hyssopifolia L.

La fascia costiera è caratterizzata da formazioni rupicole costituite da Crithmum mari-timum L. a cui si associano diverse specie appartenenti al genere Limonium. In prossimitàdella costa di Cala di Chiesa sono presenti popolamenti a Vitex agnus-castus L. che conferi-scono al paesaggio vegetale, durante la fioritura nel periodo tardo-primaverile ed estivo, delleintense colorazioni violacee. Altre variazioni cromatiche si notano percorrendo i sentieri del-l'isola dai quali è possibile osservare un paesaggio di elevato valore naturalistico costituito daintense colorazioni azzurre e turchesi del mare ad essa circostante, rocciai e spuntoni graniti-ci ricchi di forme determinate dall'areosol marino, formazioni vegetali di sclerofille sempre-verdi che ricoprono i versanti ripidi che discendono al mare. La conservazione di questi luo-ghi è stata possibile in quanto l'isola è di proprietà privata, cosa che ne ha limitato l'accesso eha impedito che questa potesse essere sottoposta a notevoli flussi turistici che, se non regola-mentati, possono rappresentare potenziali cause per la degradazione degli ecosistemi. Inoltrealla famiglia Tamponi va riconosciuto il merito di non aver mai ceduto alle speculazioni edi-lizie che, soprattutto alla fine degli anni Sessanta, hanno interessato numerose località dellacosta sarda. Un altro aspetto importante è la presenza sull'isola della famiglia del signorSalvatore Piredda, guardiani da ormai trent'anni, la cui attività di sorveglianza ha permesso epermette la protezione delle bellezze naturali in essa presenti. Inoltre, essendo l'isola al centrodel parco marino Isola di Tavolara - Capo Coda Cavallo, si auspica che attraverso degli oppor-tuni piani di gestione e conservazione vengano valorizzati non solo le bellezze naturali legateal mare e alla costa, ma anche gli aspetti geologici, zoologici, antropologici e botanici.

Le foto che corredano il testo sono di Gianluca Uriti.

Bibliografia

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