il brivido sportivo n. 44 del 04.12.2012
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Il Brivido Sportivo n. 44 del 04.12.2012TRANSCRIPT
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di AlessAndro riAlti
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Settimanale di critica e attualità Sportiva Fondato nel 1927
anno 86 - n.44 - Martedi 4 diceMbre 2012
L’editoriale
Il Presepe artistico animato di S.Maria a Campi Bisenzio (FI)
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Ci può stare un pari interno con-tro una squadra
tosta come quella di Ciro Ferrara. Nessuno
deve fare drammi an-che perché in un cam-pionato lungo come questo nel quale gli infortuni possono gio-
care un ruolo determi-nante perdere di colpo Jovetic, Toni e Ljajic può mettere a soqqua-dro lo stesso assetto
tattico della squadra. Quindi nessun dram-ma per un pareggio che comunque comporta il decimo risultato utile
consecutivo della Fio-rentina tra campionato e Coppa Italia e confer-ma e mantiene l’invio-labilità del Franchi. Ma
questa volta preferia-mo soffermarci su un aspetto diverso e solo apparentemente colla-terale: domenica scor-
4 sfide per puntare a un grande giro di boa ma intanto è primavera viola con ADV
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DIRETTORE RESPONSABILEMichela [email protected]@brividosportivo.itCONSULENTE EDITORIALEAlessandro Rialti
EDITORE E PUBBLICITàSalvini Editore srl
Via S. Quirico 16750013 Campi B.zio (Fi)tel. 055.9334666 Fax [email protected]
GRAFICA E IMPAGINAZIONE [email protected] Centro Stampa Editoriale srlGrisignano di Zocco (Vi)[email protected]
COLLABORATORIAlessandro Rialti, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni,Alessandro Latini, Giampiero Tosi,Federico Pettini, Duccio Magnelli.
FOTO La Presse
StAGIOneVIOLA
Il pari con la Samp ha lasciato un po’ di rammarico per il calo di qualche viola e l’arbitraggio di Valeri
Fiorentina: occasione mancata ma il bicchiere è sempre mezzo pienodi MichelA lAnzA
È arrivato il primo piccolo passo fal-so della Fiorenti-
na che ha ‘perso’ due punti contro la tosta Sampdoria di Ciro Fer-rara (anche se c’è chi sostiene giustamente che, per come si era messa la partita, il pa-reggio si può definire un punto guadagnato). Sulla carta, alla vigilia, la gara con la Samp era una partita da tre pun-ti, da vincere senza se e senza ma. Nel calcio, però, niente è scontato e allora ecco che i viola hanno perso l’occasio-ne di restare aggancia-ti all’Inter al terzo po-sto in classifica.‘TRADITI’ DAI MI-GLIORI. Montella, nel match di domenica, è stato ‘tradito’ dai suoi uomini migliori. Partiamo dal presup-posto che, comunque, ha dovuto ancora fare a meno di Jovetic e all’assenza del monte-negrino si sono aggiun-ti i pesanti forfait di Toni e Ljajic. Indi per cui la fase offensiva ha perso i suoi uomini migliori. A questo c’è da registrare la pre-senza a scarto ridotto di Aquilani, entrato
nel finale solo per cer-care di rimettere in carreggiata la partita non riuscendoci per pochissimo: è capitata infatti a lui l’occasio-nissima a tempo sca-duto di segnare la rete che sarebbe valsa tre punti. Ma quello che il match ha evidenziato è che la Fiorentina di domenica è mancata nei suoi uomini miglio-ri, in quelli che solita-mente hanno sempre fatto la differenza in positivo: Borja Vale-ro e Cuadrado a cen-trocampo (tra l’altro, gli unici giocatori del-la rosa a essere sempre scesi in campo, in cam-pionato e in Coppa, contando 17 presenze a testa), Gonzalo Ro-driguez e Tomovic in difesa. Quattro gioca-tori che, per una volta, hanno smesso i panni dei protagonisti con-segnando al campo una Fiorentina quasi ‘normale’. Il centro-campista spagnolo è sembrato meno incisi-vo del solito, anche se gli vanno riconosciuti comunque un assist (il quinto per lui da inizio campionato), un tiro dalla distanza e la vo-glia di non arrendersi mai. Cuadrado, che ad
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onor del vero è stato tartassato dagli avver-sari dal 10’ minuto di gioco quando ha rice-vuto un brutto colpo che per poco non lo co-stringeva ad uscire dal campo, è stato meno preciso del solito e po-che volte è riuscito a saltare l’uomo. Gonza-lo si è fatto eludere da Krsticic sul primo gol e, suo malgrado, è stato autore del raddoppio doriano a causa di uno sfortunato autogol (il secondo per lui, dopo quello di Napoli). Per il difensore ex Genoa, invece, è stata la peg-gior partita da quando veste (brillantemente) la maglia della Fioren-tina: sarà stato il cam-bio di posizione (da sinistra a destra), resta il fatto che è stata an-che per lui una serata ‘no’. Da non dimenti-care, poi, la leggerezza dell’attacco che ha fa-ticato molto a fare le veci dei titolarissimi. Tutto questo, però, non deve abbattere. Anche perché è umano e nor-male che la squadra possa essere incappata in una giornata più ne-gativa che positiva, an-che se non si può par-lare di calo fisico né mentale visto che: 1) gli uomini di Montel-la hanno corso fino al 90’; 2) hanno reagito
m e n t a l -
m e n -te molto
bene allo s va n t a g g i o,
cercando prima il pareggio poi
la vittoria fino al fischio finale.
Non era neanche faci-le giocare con l’obbli-go di vincere in virtù dei risultati della altre squadre. Insomma, una prestazione al di sotto delle altre ci può stare, quindi avanti così!
COMUNQUE NON SIAMO FESSI. La Fiorentina c’ha messo abbondantemente del suo per non vincere la partita contro la Sam-pdoria, perché di oc-casioni da rete ne ha pure create, ma siamo costretti a registrare, per l’ennesima volta dall’inizio di questa stagione, un arbitrag-gio non all’altezza della situazione. Il signor Vale-ri, arbitro col quale la Fio-rentina non ha mai vinto (lo ha incontrato sulla propria strada 12 volte: 6 sconfitte e 6 pareggi) ha sorvo-lato su tre episodi da rigore (o quantome-no presunti). Il primo (durante i primi qua-rantacinque minuti di gioco) relativo all’at-terramento di Mati Fernandez in area: il contatto c’è o non c’è, ma o viene concesso il penalty o viene ammo-nito il giocatore per si-mulazione; il secondo (nella ripresa) relativo ad una strattonata in area su calcio d’angolo ma né l’arbitro, né il guar-dalinee, né l’arbi-
tro di
por-ta hanno visto
niente; infine il mani di Poli (sempre nel se-condo tempo) giudica-to evidentemente invo-lontario sia da Valeri che dai suoi assistenti (al contrario del mani di Toni a Parma che venne subito sanziona-to col calcio di rigore al 93’ dallo stesso ar-bitro romano). Insom-ma, un metro di giudi-zio impari che, ancora una volta costringe a ricordare che ‘non sia-mo fessi’, anche se la
società viola ha prefe-rito evitare le polemi-che, come confermano le parole del patron Andrea Della Valle: “Gli episodi? Non li ho rivisti bene. Po-lemiche non ne voglio f a r e
ma su Mati è stato un episo-
dio da cui poteva scaturire un rigore.
Ci può essere stata qualche svista...”. Vie-ne pure da sorridere quando, dall’altra par-te, c’è chi si è lamenta-to dello spostamento di un metro o due del pallone da parte di Pasqual, sul calcio di punizione dal quale è nato il gol del pareg-gio viola… Ma è giusto guardare avanti e pen-sare alla prossima par-tita di Roma. Anche perché…NUMERI SEMPRE IN ATTIVO. Anche perché i numeri di-
cono ancora Fi o re n t i n a .
Non si può sempre vince-
re, ma la squadra di Montella, dopo
il pareggio con la Sampdoria, registra il 10° risultato utile consecutivo (com-
presa la Coppa Ita-lia). 10 partite (9 in campionato, 1 in Cop-
pa), 7 vittorie, 3 pa-reggi. Chiedere di
fare meglio è diffi-cile ad una squa-dra costruita da pochi mesi ed ha ragione il tecni-co napoletano quando dichia-ra: “E’ diffi-cile in Italia vedere una s q u a d r a che domi-
na sull’altra per 90’, magari ci eravamo abi-tuati troppo bene nelle scorse partite. Siamo contenti per come la squadra gioca e si ap-proccia alle par-tite”. Eh già, non esserlo sarebbe da
matti an-che perché
dopo la dop-pietta di Savic
oggi la Fiorentina è l’u-nica squadra in Italia, insieme alla Juventus, ad aver mandato al gol 12 giocatori (solo in campionato) e que-
sto non può che essere di buon auspicio per il prosieguo della sta-gione. E se i numeri sono sempre quelli che dicono la verità, rac-contano anche di una
squadra, quella viola, che ha la terza miglior difesa del campionato con 14 gol subiti (solo Juve e Napoli hanno subito meno, rispetti-vamente 10 e 12) e il quarto miglior attacco con 27 gol fatti (dietro a Juve 32 gol, Roma 31, Napoli 28). Ed è man-cato Jovetic per quat-tro partite… Dunque, anche dopo il pareg-gio contro la Samp, il bicchiere non può che essere mezzo pieno. E anche di più.
Ieri mattina, durante la seduta di allena-mento della Fiorentina al centro spor-tivo, il difensore viola Ahmed Hegazy
si è infortunato gravemente. Infatti ha su-bito un trauma distorsivo al ginocchio con lesione parziale del legamento crociato anteriore. Tale infortunio necessita di una stabilizzazione chirurgica, che sarà esegui-ta nei prossimi giorni e che costringerà il giocatore ad uno stop molto lungo (si parla di mesi). Hegazy, che aveva fatto il suo esor-dio ufficiale con la maglia della Fiorentina entrando ad un quarto d’ora dalla fine nel-la gara casalinga contro l’Atalanta al posto di Roncaglia, e che aveva giocato titolare al centro della difesa in Coppa Italia contro la Juve Stabia, festeggiando pure il suo primo gol in Italia, avrà davanti a sé un periodo difficile da affrontare, durante il quale, sia-mo certi che compagni, società e tifosi non gli faranno mancare l’affetto che serve in questi casi affinché il morale non arrivi sottoterra. La reda-zione del Brivido Sportivo augura al difensore egiziano
un augurio di pronta guari-gione.
Tegola in casa viola: si ferma Hegazy
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Giancarlo De Si-sti e Francesco Graziani a Firenze
hanno lasciato un pez-zo di cuore. Il primo ha troneggiato nel centro-campo della Fiorentina per quasi un decennio vincendo il tricolore nel 1969, il secondo ha furo-reggiato nell’attacco vio-la vincendo lo scudetto ‘morale’ del 1982, quando il mister era proprio ‘Pic-chio’ De Sisti. Nel 1990, invece, il tecnico viola era ‘Ciccio’ Graziani, a cui toccò un altro trofeo ‘morale’, la Coppa Uefa vinta dalla Juve dopo una doppia finale piuttosto convulsa. L’avversaria, manco a dirlo, era sempre la Vecchia Signora…All’avversaria del prossi-mo sabato appartiene in-vece l’altro pezzo del cuo-re di ‘Picchio’ e ‘Ciccio’, che hanno scritto pagine importanti anche come calciatori giallorossi. In-trecci che si rincorrono, storie di calcio vissute e storie sfiorate. Così come Zeman accostato in esta-te alla Fiorentina.
Il boemo invece si è ac-casato a Roma, mentre a Firenze è arrivato Mon-tella. Meglio così per i tifosi viola?DE SISTI: «Che Mon-tella sia stata una scelta felice non ci sono dub-bi. Però non si può mai dire, perché Zeman po-trebbe ancora realizzarsi in questa sua rinnovata esperienza romana e far sì che nessuna delle due tifoserie e nessuna del-le due società abbia di che pentirsi. Per ora è in vantaggio Montella». GRAZIANI: «Sì, a Fi-renze c’è grande soddi-sfazione per l’attuale allenatore. Montella ha portato un bel gioco, un bell’entusiasmo e una bella classifica. E’ logico che prima tutti volessero Zeman, perché a Firenze venivamo da due annate tremende di non gioco e lui veniva da una grande annata a Pescara. Pensa-te che io avevo fatto l’ab-bonamento televisivo alla serie B solo per vedere il suo Pescara».Zeman è stato appunto il sogno molti tifosi viola, ma adesso non lo rim-
piange più nessuno.DE SISTI: «Può darsi che ci sia qualcuno inna-morato specificatamente di Zeman, qualcuno che lo vede come un ‘padre-terno’ del calcio. Anche Montella, d’altra parte, viene già idolatrato come uno che allena da tantissi-mi anni. Insomma, ci sarà chi dice ‘guai a toccare Montella’ e chi dice ‘guai a toccare Zeman’ a priori. Però la mia sensazione è che la stragrande mag-gioranza dei tifosi non abbia alcun rimpianto». GRAZIANI: «Ho la netta impressione che se andas-simo a fare un sondaggio fra i tifosi viola, chieden-do ad uno per uno: ‘Scu-sa, ti dispiace che non sia venuto Zeman in panchi-na?’… Secondo me nessu-no risponderebbe di sì». Realtà virtuale: giugno 2012, Zeman arriva a Fi-renze a furor di popolo. Firenze sarebbe stata pronta a questo ‘all inclu-sive’ di partite spettaco-lari ma talvolta anche di sconfitte spettacolari? DE SISTI: «Tutti filoso-feggiamo sul bel calcio, ma alla fine è il risultato
che ti porta in paradiso. Quando riusciamo a fare risultato giocando beni-no realizziamo una gran cosa, ed è quello che sta facendo Montella. Ve-der giocare benissimo è un piacere per gli occhi e per l’anima, ma alla lunga se non vinci con continuità senti che ti manca qualcosa. Il risul-tato è la matrice univer-salmente riconosciuta: col risultato si muovono entusiasmi e depressio-ni, questo secondo me vale per tutte le tifoserie. Zeman avrebbe fatto fe-lici i fiorentini se avesse portato anche i risultati, altrimenti no. E’ un gran-de allenatore, ma è del tipo prendere o lasciare. Quando la sua squadra assimilerà tutti i nuovi schemi ed otterrà risulta-ti positivi con regolarità, a quel punto ci inginoc-chieremo e pregheremo, ma per il momento pre-vale ancora l’incertezza». GRAZIANI: «Secondo me Firenze sarebbe sta-ta pronta per Zeman, perché il bel gioco viene sempre apprezzato. E’ ov-vio che perdere non piac-
cia a nessuno, i tifosi non avrebbero fatto i salti di gioia in caso di rimonte subite ed insuccessi. Ma sono certo che Firenze non sarebbe mai passa-ta da osannare Zeman a condannarlo». E sabato… forza Zeman o forza Montella? DE SISTI: «L’unica volta in cui io tifo per tutte e due le squadre è quando giocano Roma e Fioren-tina. Quindi forza Zeman e forza Montella, credo che daranno vita ad una partita scintillante, so-prattutto se non avranno troppe defezioni in rosa. Ci sarà da divertirsi».
GRAZIANI: «Mi auguro che sia un bel match, spe-ro che le squadre si diano del filo da torcere e dia-no spettacolo. Poi vinca il migliore, vinca chi se lo merita. Sia Roma che Fi-renze mi hanno dato tan-to affetto e me lo danno tutt’oggi. Se vado in giro per una di queste due città tutti mi salutano e mi stringono la mano, io sono riconoscente ad en-trambe e non posso tifare per l’una contro l’altra. Sarebbe impossibile, per me sarebbe come dover scegliere tra due figlie».
De Sisti e Graziani doppi ex di lusso in attesa di roma-fiorentina
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Le sfide tra Roma e Fiorentina sono or-mai un classico per
il calcio italiano. Tanti protagonisti hanno indos-sato entrambe le maglie e la Fiorentina di questa stagione è una piccola colonia di ex giallorossi. Se inizialmente questa caratteristica ha fatto un po’ storcere il naso ai ti-fosi, il tempo ha detto che le scelte della proprietà sono state più che giuste. In tasca quindi al campa-nilismo, perché se un ro-mano doc come Daniele Pradè azzecca tutto quel-lo che fa, il passato non conta proprio per niente. Se Aquilani e Pizarro di-segnano calcio al Franchi, poco importa il colore della maglia che hanno indossato nel recente pas-sato. E se, la cosa forse più importante, Vincenzo Montella fa giocare la sua squadra come se fosse lui a telecomandarla con il joystick della play station, abbiamo la riprova che se da Roma arriva gente che sa di calcio è ben accet-ta. Ma in mezzo a tanti ex giallorossi il Brivido Sportivo si è voluto con-centrare su un ex viola. La scelta può sembrare paradossale, ma per noi il personaggio della sfida è Pablo Daniel Osvaldo. In un incrocio tra ricor-di e presente, tra sfottò e mercato, l’attaccante italo-argentino sfiderà sa-bato sera la Fiorentina, la squadra che lo ha fatto co-
Guarda chi si rivede: ecco Osvaldotra passato, presente e futuronoscere al grande calcio e che se lo riprenderebbe volentieri per piazzarlo al centro dell’attacco.GENIO E SREGOLATEZ-ZA. Ma andiamo con or-dine. Osvaldo è prima di tutto un grande ex della partita. La sua avventura a Firenze è durata circa un anno e mezzo e tra incomprensioni e capo-lavori ha lasciato senza dubbio il segno. Pantaleo Corvino vedeva in lui un talento straordinario e, dopo aver ceduto Toni al Bayern Monaco, pensò di spendere addirittura 4,5 milioni di euro per por-tarlo a Firenze. Lo scet-ticismo lo accolse in città (ci furono ironie e sfottò persino sul cognome), perché fin lì il curricu-lum parlava di un attac-cante che aveva messo a segno solo una manciata di gol con le maglie di Lecce e Atalanta. Ma Osvaldo non si è mai vo-luto far mancare niente, nemmeno qualche colpo di teatro. Ed è dal nulla che si fa conoscere ai suoi nuovi tifosi in una parti-ta a Livorno del 29 no-vembre 2007. Esordisce in serie A con la maglia viola e gioca al posto di Mutu. Molti si sarebbero accontentati dell’esordio,
lui no. Mette a segno una doppietta fantastica, che consente alla Fiorentina di espugnare l’Ardenza. La gente comincia ad apprezzarlo, un po’ per quella sua classe innata e un po’ perché si porta dietro un qualcosa di spe-ciale che lo fa somigliare a Batistuta. Il paragone è certamente irriveren-te, ma quando Simba si mette a mitragliare dopo un gol proprio come il ‘Re Leone’ l’accostamen-to prende sempre più piede. Si dice che abbia poca voglia di allenarsi, che sia una testa calda e che vada in giro con una Ferrari. Tra qualche coccola e molte tirate d’orecchie Prandelli se lo tiene stretto (almeno all’inizio). Nella storia viola il buon Osvaldo ci entra il 2 marzo del 2008. Il gol che sancisce la vit-toria della Fiorentina per 3-2 a Torino contro la Juventus fa esplodere di gioia l’intera città, che comincia ad innamorarsi di lui proprio come fece con l’illustre predeces-sore. Passano pochi mesi ed Osvaldo torna sul luo-go del delitto: lo stadio Olimpico di Torino. La Fiorentina questa volta gioca contro i granata e
si deve conquistare l’ac-cesso ai preliminari di Champions League. Ser-ve una vittoria a tutti i costi. Il Toro non fa scon-ti, ma a dieci minuti dalla fine ci pensa ancora una volta lui, con una rove-sciata meravigliosa che manda Firenze in paradi-so. E’ così che la gente se lo porta nel cuore, anche se il talento, spesso, non è stato supportato dalla voglia di sacrificarsi. Ad inizio 2009 Prandelli lo lascia andare via senza troppi rimpianti (salvo poi successivamente con-vocarlo in Nazionale). Al
Bologna ha poca fortuna e diventa un bomber di razza solo quando va a giocare in Spagna nell’E-spanyol (22 gol in 47 pre-senze). Per riportarlo in Italia la Roma spende addirittura 16 milioni di euro ed è così che sabato si ritroverà di fronte la squadra del suo passato, ma che potrebbe rappre-sentare anche il futuro.UN PASSATO CHE RI-TORNA? Proprio così, avete letto bene. Il nome di Osvaldo è uno di quelli che Pradè e Macia stanno tenendo più in conside-razione per il mercato di
giugno. La Fiorentina ha bisogno di un centravanti come lui, uno che faccia gol ma che non abbia un raggio d’azione ristretto all’area di rigore. I suoi problemi con Zeman sono di dominio pubblico e pare proprio che Sim-ba abbia confidato agli amici che tornerebbe vo-lentieri a Firenze (e che sarebbe pronto anche a ridursi l’ingaggio, ndr). Il progetto tecnico lo con-vince, la città gli è sem-pre piaciuta. La trattati-va non sarà sicuramente semplice anche perché la Roma sembra restia a cedere un giocatore così importante ad una rivale nella corsa all’Europa dei prossimi anni. I dirigenti viola però ci proveranno, consapevoli che davan-ti all’offerta giusta ogni calciatore può essere venduto. Intanto si studia la formula, che potreb-be anche prevedere una comproprietà. Natural-mente la Fiorentina terrà d’occhio altri calciatori nel ruolo e non sarà fatta nessuna follia. L’opera-zione, però, stuzzica Pra-dè e lo stesso Montella, che intorno a lui potreb-bero anche decidere di costruire la Fiorentina del futuro.
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Un quarto di secolo ma non sembra. Eppure domani
5 dicembre ricorrono venticinque anni dalla scomparsa di Pier Cesare Baretti, presidente della Fiorentina dal giugno del 1986 fino al giorno della sua morte avvenuta sulle colline di Pinerolo mentre era a bordo di un piccolo aereo, un Cessna 172, da lui guidato insieme al suo istruttore di volo Oreste Puglisi. Baretti aveva 48 anni, essendo nato a Dro-nero in provincia di Cu-neo il 12 novembre 1939.Ricordo tutto di quella giornata, a Firenze fred-da e piovosa. Ebbi dei presagi di una tragedia che si stava abbattendo sulla Fiorentina sin dal primo pomeriggio. Ero a casa a vedere in televisio-ne la partita Italia-Porto-gallo che si disputava a San Siro. Verso le sedici mi telefona un mio amico da una cabina telefonica di fronte allo stadio (an-cora non c’erano i cellu-lari). Era preoccupato perché era al Comunale ad assistere a una parti-ta della Primavera della Fiorentina quando aveva visto il tecnico viola Sven Goran Eriksson abbando-nare all’improvviso la tri-buna d’onore con le lacri-me agli occhi dopo che un dirigente della società gli aveva sussurrato qualco-sa. Mi chiedeva se sapessi
a 25 anni dalla scomparsa in un incidente aereo sulle colline di Pinerolo
Nel ricordo di Pier Cesare Baretti indimenticato Presidente-Managerqualcosa ma io ero ignaro di tutto. Così continuai a guardare la partita de-gli azzurri che batterono il Portogallo per tre a zero. Alla fine del col-legamento con Milano, però, Giampiero Galeazzi affermò che questa gior-nata, nonostante la vitto-ria dell’Italia, non poteva essere gioiosa. Collegai il fatto con quanto mi ave-va detto il mio amico ed iniziai ad agitarmi. Pochi minuti dopo, il TG1 dette la notizia della scompar-sa del presidente della Fiorentina. Sul divano di casa mia cominciai a sin-ghiozzare.Avevo conosciuto Baretti in quell’anno e mezzo vis-suto a Firenze e mi aveva colpito per le sue capa-cità e per la sua grande vitalità. Eppure non era stato quello di presiden-te-manager il suo primo lavoro. Era stato soprat-tutto un grande giornali-sta tanto da diventare di-rettore di Tuttosport. Era stato uno tra i pochi tra l’altro ai Mondiali in Spa-gna del 1982 a difendere Enzo Bearzot sin dalle prime partite quando era bersaglio della maggio-ranza della critica. Poi era diventato direttore della Lega Calcio. Ed era
lì che lo aveva conosciuto Ranieri Pontello, all’epo-ca vicepresidente della Lega stessa e presidente della Fiorentina. Pontel-lo ne aveva apprezzato le qualità organizzative e manageriali. Così nel giugno del 1986, quando decise di lasciare la pre-sidenza della società gi-gliata in un momento di parziale disimpegno suo e della sua famiglia, pen-sò proprio a Baretti come suo sostituto. Il direttore della Lega accettò la nuo-va avventura con l’entu-siasmo che da sempre lo contraddistingueva. Alla Fiorentina dovette gesti-re una situazione diffici-le. Erano stati ceduti, in-fatti, i pezzi da novanta, quelli che avevano trasci-nato la squadra nella sta-gione precedente al quar-to posto e in Coppa Uefa. Giovanni Galli e Daniele Massaro erano stati ven-duti al Milan, Daniel Passarella, il libero gole-ador, all’Inter. Il direttore sportivo Nassi e l’allena-tore Agroppi lasciarono il club viola. Baretti con-dusse la campagna acqui-sti dopo aver scelto come nuovo tecnico Eugenio Bersellini. In riva all’Ar-no arrivarono tra gli altri Ramon Diaz e Alberto Di
Chiara. Ma la squadra di fatto era indebolita. Fu un campionato difficile e la Fiorentina si salvò solo al penultimo turno, pareggiando a Napoli per 1-1 con il primo gol di Baggio in serie A nel giorno in cui i partenopei si laurearono campioni d’Italia. L’anno dopo Ba-retti scelse come allena-tore lo svedese Eriksson e con lui arrivarono il suo connazionale Hysen (un
libero), Bosco e Rebona-to. Antognoni, invece, la-sciava la Fiorentina dopo quindici anni per passare al Losanna, dove avreb-be chiuso la carriera. Il presidente dette soprat-tutto fiducia ai suoi gio-vani, Baggio, finalmente guarito dall’infortunio, Berti, Onorati, Di Chiara, Landucci, Carobbi. Intor-no a loro voleva costrui-re la squadra del futuro. Purtroppo non ne ebbe
il tempo. Il suo proget-to finì quel 5 dicembre 1987 sulle colline del suo Piemonte avvolte dalla nebbia e dalla pioggia. Firenze fu scossa dalla tragedia. La squadra con Eriksson, la famiglia Pon-tello e gli altri dirigenti, insieme a un migliaio di tifosi, salì a Torino per i funerali che si svolsero due giorni più tardi nella chiesa di Gesù Nazareno. C’era anche Giancarlo Antognoni, arrivato da Losanna. I giocatori era-no scossi come non mai. Il capitano Renzo Con-tratto, che avrebbe dovu-to leggere un passo delle Scritture, alla fine non ce la fece. La squadra torna-ta a Firenze preparò con grande difficoltà la par-tita della domenica suc-cessiva al Comunale con l’Inter. E alla fine perse il match per due a uno. Ma di quella gara ricordo an-che un grande striscione che spiegava più di mille parole il dolore di tutta una città e dei suoi tifo-si: “Pier Cesare, senza di te saremo più soli”. Era pro-prio così.
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A chi ha messo quello striscione vergognoso su Superga
Missione pericolosa questa volta per i nostri sciami, ma doverosa. Devo-no andare a far provare i loro pun-
giglioni roventi a quella massa di scriteria-ti che hanno preparato, appeso e sostenuto quel vergognoso striscione inneggiante a Superga: “Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto” durante il derby di sabato. La tragedia di Superga, che è del 1949, quindi qualche annetto fa, è tutto-ra ricordata con commozione da qualsiasi sportivo italiano e farne riferimento con di-leggio è indice di vuoto neuronico e morale assoluto. Dire poi che la Juventus è orgo-glio e vanto di Torino, città che era e sarà soprattutto sempre granata risulta bugia bella e buona. Il tifo bianconero ha attec-chito soprattutto a Torino tra gli immigrati provenienti prevalentemente dal Sud cre-ando, all’interno della città, una certa dico-tomia tra il torinese puro sangue, in genere granata nel midollo, e quello di fuori, o del-la provincia, dove prevale il bianconero. Fin qui poco male, la contrapposizione del tifo è il sale della minestra nel calcio purché sia usato con misura. Quando questa misura non è rispettata, come nel caso in oggetto, non si può lasciar passare. Le api perciò, finita la missione, saranno pronte per even-tuali altre direzioni (vedi giustizia sportiva) se tale ‘vergogna’ non sarà adeguatamente sanzionata.
E gli era troppo bel-lo, e un n’è possi-bile fa’ i’ tifo pe’
viola senza ‘ncazzassi più. E ci aveano illuso queste urtime sette o otto par-tie, e s’eran vinte, quasi tutte, e bene, e ci avean anche mandao arbitri normali, dopo le tragedie di Gianni lo gnoccaro, Ta-gliaivvento, Valeri, i’gan-zo di Giulietta. La un po-tea durare e ecco Valeri che ritorna. Oh, e ci ha ar-bitrao 12 partie con que-sta e un se n’è vinta una, sei pareggiae e sei perse! A Parma e ce ne combinò di cotte e di crude, du’ rigori ‘nventai, cartellini a bischero, espursioni ri-sparmiae all’avversario… Pensare a rimandaccelo e gli è cerca’ la rissa, appro-fittassene perché e siam troppo boni. Cuadrado e lo fanno morvido di bot-te e lui nulla, Mati e lo potano ‘n piena area di rigore e lui nulla, Poli la piglia co’ bracci in area, proprio come Toni a Par-ma, ma lì e ci dette rigore contro a i’ 93’, ora nulla.
Perché? I regolamento gli è cambiao ni’ frattempo? Ora la si po’ piglia’ co’ le mani? Che po’ e si potes-se gioha’ anche meglio, che dreo s’è fatto un par di cazzate che un si ve-dean più da tempo, che quarcuno magari gli è stanco, che non ave’ Jo-Jo, Luhone e ave’ Aqui-lani ‘n convalescenza pe’ un quarto d’ora solo e un n’è cosa da poco, tutto gli è verità. Però dacci qui’ rigore cramoroso su Mati a i’ quarantacinquesimo,
facci anda’ a bere i tè su i’ 2-0 e poi tu vedi se ora e un s’era a 31 anche noi! Di già ‘nvarvolao pe’ quanto sopra e seguito a vedere scai e m’appare i faccione che spunta da una sciarpa ‘nguardabile di qui’ gobbo DOCCHE di Ferrara. E un credo alle mi’ orecchie! Qui’ gobbaccio, ‘nvece d’ac-cendere e ceri pe’ grazia ricevuta a San (pe’lui) Valeri che gli ha rispar-miao du’ carci di rigore e gli ha i’coraggio di lamen-
tassi perché Pasqual e gli avrebbe battuo la puni-zione di’ pareggio un par di metri avanti! O tonno, e gli era una punizione dalla linea di’ fallo late-rale, quaranta metri dal-la porta, e gli era un cros-se, miha un tiro ‘n porta! E tutti que’ rintronai che fanno gli esperti, compre-so un brindellone che gio-caa a pallavolo a dagni spago. E rigori? Nulla, un se ne parla nemmeno. Poi però e vien Montel-la… ora e se ne parlerà, brutti sudici, ora la vi si canta noi! Nulla, c’è i’ fer prei, noi e un ci si po’ la-menta’ delle puttanate che ci fanno. Questo fer prei e m’ha belle rotto gli zebedei. Chi un n’ha visto la partia e gli ha vi-sto sortanto i’servizio di scai e gli è convinto quasi che s’è rubao noi. Becchi e bastonai. Ma c’è i’fer prei! M’attacco a i’ fiasco pe’ dimenticare. Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaa!
11Il Brivido Sportivo - Martedi 4 Dicembre 2012
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di Federico pettini
E’ la totalità dei tuoi ri-cordi, sia quelli belli che quelli brutti, che
fa di te la persona che sei. Non so dove ho letto questa frase, ma mi piace pensarla così. Ma oggi non voglio andare troppo indietro con la memo-ria. Di quando, ad esempio, al maxischermo del Franchi si vedeva Super Mario esultare per il gol della Fiorentina, es-ser triste per quello degli av-versari. Sarà che a Super Ma-rio ci giocavo, a quei tempi. A proposito, devo ritrovarlo da qualche parte... Comunque, lasciamo perdere di quando si era bambini e le uniche responsabilità che avevi era-no quelle di andare a letto presto, magari a metà di un cartone o di un film su Italia 1 del quale mai hai saputo il finale. Con i ricordi torno a maggio. In panchina c’era Guerini, ancora per poco, Ma-cia stava a rimettere i cocci che aveva lasciato Corvino, i Maya erano ancora lonta-ni e Montolivo mandava un messaggio ai suoi nuovi tifosi
milanisti. Per inciso, ancora a libro paga di Mencucci. Il calcio scommesse la faceva da padrone, con Prandelli pronto per l’Europeo e far vi-vere il fair play (a modo suo). Criscito a casa, Bonucci in trasferta, Doni che scappa in notturna, Conte sul tetto con il gatto. Maggio era momento di rifondare, di ripartire da zero. Con una piazza avvilita da due stagioni una peggio dell’altra, con allenatori che chi per un modo chi per un altro avevano dimostrato po-
chezza, con una società che suo malgrado era riuscita a far disinnamorare della Fio-rentina. In tutto questo gro-viglio di incertezze, la scelta del direttore sportivo insie-me al buon Macia e soprat-tutto dell’allenatore. Arriva Daniele Pradè. Quando in re-altà doveva arrivare Gabriele Oriali. Ed è stata una notizia che così, sul momento, è qua-si passata in secondo piano. Quando poi Pradè è andato in conferenza stampa, per presentarsi, Firenze si è illu-
minata di qualcosa che non vedeva da tempo. La parola e la chiarezza. Tra le voci an-che quella di uno Zeman che poteva venire alla Fiorentina, per il gioco spumeggiante che tanto piace a Firenze, per puntare sui giovani che tanto gli altri sarebbero andati via tutti. Mentre Montella sareb-be dovuto andare alla Roma. Perché nelle giovanili c’e-ra già stato, perché qualche partita della prima squadra l’aveva già guidata da tecni-co. Perché era dell’ambiente.
Ma a volte le cose non vanno come si crede. Così, “il vec-chio e il bambino” si cam-biano di posto. Zeman alla Roma, e allora… “Vincemo lo scudo”. Montella alla Fio-rentina… della serie “Vedia-mo come va”. Giugno passa con un mercato quasi fermo, luglio che si trascina Viviano, a metà cominciano ad arriva-re facce nuove e per fortuna quelle vecchie se ne vanno. Zeman criticato per qual-che rimonta di troppo subi-ta, Montella che già merita i cori della curva. In fondo non sempre il vecchio si dimostra più saggio del bambino. Il cal-cio cambia, si evolve e legarsi sempre alle idee del passato non sempre paga. Poi penso a Pizarro ‘scaricato’ proprio perché ‘vecchio’, e a De Ros-si, quasi ‘scaricato’ per fare cassa. A Firenze c’è più Roma che a Roma. E se ancora qual-cuno non è convinto della scelta, non resta che aspetta-re sabato.
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Bundu batte El Massoudi per ko e si conferma Campione europeodi MichelA lAnzA
È fatta! Leonard Bundu è ancora Campione d’Euro-
pa, per la quarta volta. E questo grazie al successo conseguito sabato 1° di-cembre nel match valido per la terza difesa volon-taria del titolo, disputato a Rezzato (in provincia di Brescia) contro il pu-gile francese Ismael El Massoudi. Prima dell’in-contro c’era un po’ di pre-occupazione, perché lo sfidante di Leonard era considerato tosto, non semplice da battere, in virtù di un’ottima carrie-ra e di un buon curricu-lum (prima di sabato: 41 match, 37 vittorie, 4 scon-fitte). Ma con il campio-ne di madre fiorentina e papà africano non c’è sta-to niente da fare. Bundu ha battuto El Massoudi facilmente, facendo suo il match al primo round per ko. Ci ha impiegato due minuti e quaranta secondi per mandare al tappeto l’avversario con un micidiale gancio sini-stro che lo ha incoronato ancora Campione euro-peo. C’è poco da dire su un combattimento che di fatto non è difficile da spiegare: dopo una vitto-
ria-lampo così, dopo un match folgorante, c’è solo da pensare al futuro.E nel futuro c’è ‘il sogno Mondiale’. Non ci sono dubbi che ora più che mai, dopo aver vinto il titolo europeo contro Daniele Petrucci il 4 no-vembre 2011 al Mandela Forum di Firenze, dopo aver difeso il titolo prima
contro Antonio Mosca-tiello (il 23 marzo 2012, a Brescia), poi contro Stefano Castellucci (il 14 luglio 2012, a Udine) e infine contro Ismael El Massoudi (sabato scorso a Rezzato), e dopo aver all’attivo 30 incontri di-sputati (28 vittorie, 2 ‘no contest’ e zero sconfitte), Leonard Bundu si meri-
ta una chance Mondiale. Adesso il campione fio-rentino non può e non deve non essere preso in considerazione per il tito-lo iridato. E lui, che sulla vittoria contro il francese El Massoudi ha dichiara-to “Non pensavo ad una soluzione tanto rapida, ma sul ring non puoi rin-viare quello che ottieni subito…”, aggiungendo “Se dovevo dimostrare che sono al meglio, que-sto risultato ha risposto alle attese. Sono conten-to per me, per la mia fa-miglia e per tutti i tifosi che mi hanno seguito”, si dice pronto per l’esame più grande, l’obiettivo che qualunque sportivo, qualunque professionista sogna ad inizio carriera: “Dopo tre difese volonta-rie mi sembra giusto pun-tare al titolo iridato. Mi sento in grande condizio-ne anche se ho 38 anni e sono pronto a prendere l’aereo… vado in Ameri-ca, in Australia, in Giap-pone, dovunque sia”. Do-vunque sia, basta che sia Mondiale! Sarebbe solo e soltanto motivo di orgo-glio e vanto, per Firenze poter festeggiare insie-me al suo campionissimo un traguardo così impor-tante. E adesso che è dav-
v e r o tanto vicino non si può mollare. Staremo a ve-dere quel che succederà. Bundu nel frattempo si preparerà alla prossima difesa del titolo europeo, per la quale lo aspetta lo sfidante ufficiale, il po-lacco Rafal Jackiewicz: dopo questo match, (che sembra avere già una data assegnata, il 30 mar-zo 2013 e che Loreni po-trebbe riportare al Man-dela Forum di Firenze) tutto sarà possibile. Se non prima… visto che si mormora di una possibi-lità affascinante per Leo (possibilità che ha più le
s e m -bianze di un sogno) di essere indicato come sfi-dante ufficiale WBA del già due volte campione del mondo Paul Mali-gnaggi. E sarebbe un in-contro epocale, ma non è risaputo ancora quale sarà la strada che intra-prenderà per salire sul quadrato e giocarsi un Mondiale, ma quel che sembra ormai certo è che una delle due verrà imboccata dal campione fiorentino. E quella che imboccherà non la lasce-rà fino a quando non l’a-vrà condotto alla meta.
Foto di Monica Caleffi ©
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Ennesimo trionfo per il pugile fiorentino che sempre più sogna il Mondiale
13Il Brivido Sportivo - Martedi 4 Dicembre 2012
Vitellozzi agguanta laTop Ten italiana
GInnAStICA
l’atleta fiorentino tra i migliori dieci di categoria; in gara anche Poeta e Bedini
di MAriA consigliA grieco
Qualche volta tocca ai più piccoli fare la parte dei protagonisti, e così è accaduto nella finale nazionale del campionato fe-
derale di Categoria Allievi di ginnastica artistica maschile, che si è disputato sabato 1° dicembre a Ostia. Il migliore degli atleti in gara per il Centro Ginnastica Firenze è stato infatti il ginnasta di primo livello Sovann Vitellozzi, che ha ottenuto il decimo piazzamento italiano con il punteggio di 78.550, ed è rimasto nella top ten anche nel-le classifiche di tre dei sei attrezzi previsti dal programma di gara: settimo posto alla cavallina, ottavo al corpo libero e ancora decima posizione nella specialità degli anelli. Assente il compa-gno di categoria Niccolò Vannucchi, costretto ad abbandonare il torneo dalla fase interregionale a causa di un infortunio che lo ha costretto ad un forzato stop già da alcune settimane.Un po’ meno brillante la prestazione dei ginna-sti di secondo livello, con Nicola Poeta che – no-nostante una gara pulita – ha dovuto acconten-tarsi della ventunesima posizione con il totale di 81.550 (ma ha portato a casa un ottimo 13.450 agli anelli, che gli è valso l’ottavo piazzamento italiano all’attrezzo), e Daniele Bedini, che si è fermato al punteggio complessivo di 76.850, sfortunato protagonista di due errori alla sbarra e alla cavallina.
E ancora ginnastica maschi-le, il prossimo fine settimana, perché ad atten-dere i ginnasti gigliati ci sarà un’altra finale nazionale – quella del Torneo Allievi under 15 – in programma sabato 8 dicembre in Brianza; a chiudere il calendario gare del 2012 saranno invece le ginnaste e i ginnasti di specialità, che il 15 e 16 dicembre si contenderanno i titoli ita-liani ai singoli attrezzi, ancora una volta in terra lombarda.
Foto di Gianluigi Vitellozzi
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14 Il Brivido Sportivo - Martedi 4 Dicembre 2012
MIdLAnd
di nicolA cecconi
Dopo sei giorna-te di campio-nato inizia a
delinearsi la classifica del girone Uruguay, quest’anno composto da 13 squadre e davve-ro molto interessante. Infatti dopo le prime settimane si erano già notate le ottime presta-zioni di squadre come Caselline, Golden Gaya, Ci-esse Firen-ze e Libertas Bisenzio, oltre all’attuale capo-lista Eceplast. Adesso, dopo circa due mesi dall’inizio del torneo, sono molte meno le for-mazioni che stanno te-nendo il passo impres-sionante della squadra di Benini e Magri. Nell’ultima giornata la vittoria per 11-1 dell’E-ceplast sull’A.C.Clo ha portato a 18 punti la battistrada mentre proprio l’A.C.Clo deve ancora trovare i primi punti per smuovere la sua classifica. Dietro sia le Golden Gaya che l’Atl. Smile sfruttano il turno di riposo delle Caselline per aggan-
ciarle al secondo posto a 12 punti. Le Golden Gaya rifilando un sec-co 9-1 alle Great Five mentre l’Atl. Smile pas-sando di misura per 7-6 contro le Breack Balls, ferme a quota 3 punti da ormai qualche gior-nata. In terza posizione le New Garden che ven-gono fermate sul 5-5 da un’ottima Ludus 90 in un match che ha visto siglare ben due cinqui-ne: quella di Larissa Rossi da un lato e quel-la di Bettina Maglioni dall’altro. Ludus 90 che fatica a fare risultati pieni ma che grazie a questo pareggio stacca in classifica proprio le Breack Balls. Il San Lo-renzo ASD, grazie al 4-2 casalingo contro il Ci-Esse Firenze, agguanta proprio la formazione perdente a 9 punti. Stesso discorso per la Zambra FC che, con il risicato ma fondamen-tale 2-1 ottenuto contro la Libertas Bisenzio, si portano anche loro a 9 punti, trovando sullo stesso piano Ci-Esse, San Lorenzo e Liber-
tas. Dopo 6 giornate, primeggiano nelle clas-sifiche di miglior dife-sa e miglior attacco le ragazze dell’Eceplast: ben 46 le reti messe a segno e solamente 7 i
gol incassati. Doveroso segnalare che nelle 46 reti siglate Becucci Ali-ce ha sicuramente dato un contributo fonda-mentale alla squadra in testa al campiona-
to mettendone a se-gno (solo lei) ben 21. Fra qualche settimana toccherà anche all’Ece-plast osservare il turno di riposo e se le inse-guitrici manterranno
il passo fino ad allora, ecco che potranno cer-care di raggiungere la squadra di bomber Be-cucci che fino ad oggi è sembrata davvero in-contenibile.
nel girone uruguay femminile sta sbaragliando tutte le rivali
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15Il Brivido Sportivo - Martedi 4 Dicembre 2012
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20-12-2012
di steto
Il calcio a 5 femminile vede la partecipazione di 26 squadre, suddivise in 4 raggruppamenti: i gironi A e B sono composti da 7 formazioni
ciascuno, mentre di 6 squadre ciascuno sono for-mati i gruppi C e D. Quest’anno CSEN e Calcio Toscana collaborano nella formazione di questi campionati, dando vita a gironi nei quali sono smistate le compagini delle due affiliazioni, con le squadre che daranno la caccia al titolo detenu-to dal Club Sportivo Firenze, campionesse provin-ciali in carica. I gironi A, B e C rimangono sotto la gestione CSEN, mentre il girone D è gestito dal Calcio Toscana: in questo gruppo si trovano 4 formazioni (PGS Torregalli, ASD Quinto Alto, Pol. San Quirico ed il Club Sportivo Firenze) iscritte proprio per il Calcio Toscana. Le altre 3 squadre del Calcio Toscana sono invece inserite nel gi-rone A: si tratta di Sagittae F.T., FC Athena ed Ece Plast (vincitrici della scorsa edizione della Golden League). Il FC Athena prenderà inoltre parte alla Sportika Cup (l’equivalente della Cop-pa Toscana maschile) che la vedrà al via con ben due formazioni, inserite nel girone unico assieme a Cral Dipendenti Comunali Femminile, ASD Fi-renze 2008 e Smartists.Girone A - Dopo quattro giornate c’è una coppia in testa a questo raggruppamento: si tratta di Ece Plast (ancora imbattute, con tre gare disputate e vinte) e Forever Gogo. Nonostante la forza del re-parto offensivo del Forever Gogo (43 reti messe a segno in 4 gare), l’Ece Plast vanta la miglior dife-sa (6 reti al passivo) ma soprattutto si è imposta (5-2) nello scontro diretto del 29 novembre, can-didandosi così come favorita per la vittoria fina-le. Al terzo posto (con 6 punti) l’USD FCG Floria 2000 segue la coppia di testa e, dopo il ko (9-3) subìto all’esordio contro il Forever Gogo, non po-trà fallire la sfida del 17 dicembre contro l’Ece Plast se vorrà mantenersi in corsa per la vittoria del girone. Al quarto posto troviamo la coppia for-mata da FC Athena e Ci Si Gi: le due formazioni hanno pareggiato 3-3 nell’ultimo turno e pertanto proseguono a braccetto (4 punti) la loro corsa. In-fine primo successo in campionato per le giovani ragazze del Sagittae F.T. che si sono imposte per 3-1 sull’Ellepi: la formazione di Matteo Cecconi conquista così i primi punti, lasciando alle dirette rivali (a quota 0) l’ultimo posto in classifica.Girone B - In un raggruppamento nel quale il pronostico vede una lotta fra ASD Firenze 2008 e Jolly Ferruccia per la vittoria del campiona-
to, spuntano a sorpresa le Outsiders, vera e pro-pria rivelazione di questo inizio di stagione, che comandano con 10 punti il gruppo. In un girone molto competitivo, che vede la presenza di ottime formazioni quali le Smartists ed il Non Piangere T, la capolista ha avuto un avvio col botto: dopo aver sconfitto nell’ordine Smartists, Non Piange-re T e l’ASD Firenze 2008 (vincitrici del proprio campionato la passata stagione), la prima della classe è stata fermata sul pari (2-2) dalla Lastri-giana, che proprio con le Outsiders ha conquista-to il suo primo punto in classifica (lasciando così da sole le Mix Team a 0 punti). C’è da dire che lo scontro in programma il 17 dicembre contro il Jol-ly Ferruccia dirà molto sulle ambizioni dell’Out-siders, anche perché il Jolly Ferruccia (che ha vinto tutte e tre le gare disputate), viaggia con una media di quasi 10 gol realizzati a partita ed ha incassato una sola rete in 150 minuti!
Girone C - Dopo quattro giornate la classifica par-la chiaro: saranno CF Pelletterie e Prato Nord a contendersi la vittoria del girone. Il CF Pellette-rie comanda a punteggio pieno e si è imposto per 6-1 nello scontro diretto con il Prato Nord. Queste ultime però sono dotate di un organico di tutto rispetto che molto bene ha fatto in questi anni, e pertanto i tre punti che separano le due squadre sono colmabili: sarà una bella lotta per la vittoria finale, col Prato Nord che proverà a prendersi il titolo sfuggito nella passata stagione all’ultima giornata (nello scontro diretto col Jolly Ferruc-cia). Per il Firenze C5 Cral Ataf (6 punti) le possi-bilità di inserirsi nella lotta per il titolo non sono molte: nonostante la forza di questa squadra, pe-sano non poco le due sconfitte negli scontri di-retti con CF Pelletterie e Prato Nord. Al quarto posto troviamo le ragazze del PGS Torregalli B (4 punti) che precedono di una lunghezza le Ledi Montagnanese. Chiudono all’ultimo posto, con 1 punto all’attivo, Le Morelline FC.Girone D - Perso nella scorsa stagione il campio-nato soltanto a causa della peggior differenza reti (ma riscattatosi poi successivamente col succes-so nella Top League Unisports), il Club Sporti-vo Firenze è partito col piede sull’acceleratore: 10 punti in 4 gare e vetta della classifica. Solo il Florence SC ha tolto punti (pareggio per 3-3 alla terza giornata) alla capolista che è pronta per cercare di conquistare il quarto titolo negli ulti-mi cinque anni. Ma le concorrenti per la vittoria finale daranno filo da torcere alla capolista: ASD MCL Quinto Alto (9 punti), Cral Dipendenti Co-munali Femminile (6 punti) e Florence SC (4 pun-ti) proveranno ad insidiare il primato del Club Sportivo Firenze, che ha già affrontato nel girone d’andata (conquistando 7 punti sui 9 disponibili) le dirette rivali. Nel prossimo turno la formazio-ne allenata da Saimo Manetti se la vedrà con la Pol. San Quirico (6 punti). La capolista continua a farsi forza del proprio reparto difensivo, avendo incassato appena 5 reti (nessuno ha fatto meglio nel raggruppamento). Il peggior attacco del giro-ne è invece quello del PGS Torregalli che ha mes-so a segno appena 5 reti e che si trova all’ultimo posto della classifica con 0 punti.
fuorigioco
di duccio MAgnelli
Torna il passato, an-che se solo per il tempo necessario
per leggere una pagina di giornale. Un passato pesante, ingombrante, che ha segnato la strada della Fiorentina per sette lunghissimi anni. Torna a parlare Pantaleo Corvi-no, dopo mesi di silenzio. Qualcuno forse si chiede-va che fine avesse fatto l’ex direttore generale
Il passato che ritorna (ma non fa troppo male)
Segue dalla prima
viola, ma probabilmente la maggior parte dei tifo-si l’aveva già quasi can-cellato dalla memoria, vi-sto l’inizio scoppiettante della stagione e visti gli eccellenti risultati conse-guiti dai nuovi responsa-bili del mercato.L’intervista a Corvino − apparsa sabato scorso su un noto quotidiano spor-tivo − svela qualche in-teressante e gustoso (ma innocuo) ‘segreto’. Per esempio, pochi sapevano
che il procuratore di Vi-dal andò a trovare Pan-taleo nella sua casa di Firenze (c’è scritto anche l’indirizzo, per dare più veridicità alla notizia) di prima mattina, (questo tre anni fa). Oppure che Borja Valero era già sta-to acquistato a gennaio dell’anno scorso. O che Berbatov, anche da gio-vane, era un piantagrane. Era invece risaputo che Prandelli e Corvino non andassero proprio d’ac-
cordo, soprattutto negli ultimi tempi, ma certo nessuno si sarebbe imma-ginato che Corvino avreb-be considerata perfetta per Prandelli una carrie-ra ecclesiastica, minimo da cardinale (forse per le sue doti di diplomazia? O forse perché l’allena-tore aveva confessato le sue segrete aspirazioni al soglio pontificio? O for-se perché nell’ambiente calcio viene chiamato, un po’ da tutti, ‘prete’?).
Visto comunque il tito-lo dell’articolo, in cui la parola ‘verità’ incombeva minacciosa, siamo certi che molti si aspettassero rivelazioni più piccanti, sassi che schizzavano via dalle scarpe di Corvino, parole di fuoco. Ebbene, accontentati solo in par-te. Magari l’incendio vero e proprio sarà appiccato da un libro misterioso, di cui si parla (non è dato sapere se ironicamente) in due righe del suddet-
to articolo. Libro che, se uscirà, dovrà per forza raccontare quelle veri-tà nascoste. Per adesso, questo passato tornato a galla non ha fatto troppo male (anche se sarebbe interessante sentire il ct sull’argomento…). È sta-to soft, mancavano sol-tanto gli auguri di Nata-le. Che forse arriveranno alla prossima intervista. In fondo, mancano anco-ra venti giorni.
sa Andrea Della Valle è stato ospite dell’assemblea annuale del Centro di Coordinamento Viola Club che si è tenuta al Museo del Calcio. Non ci sono dubbi che in questa stagione si sia assistito ad un evento for-midabile: il riavvicinamento del presidente onorario non più alla squadra (dalla quale va detto non si è mai disco-stato) bensì al mondo del tifo. Andrea ha cominciato questo riavvicinamento già nei mo-menti duri e difficili della pas-sata stagione quando i rischi della retrocessione si erano fatti concreti. Allora incontrò i leader del tifo nella sala del Franchi dedicata al marchese Ridolfi. Poi a Moena questa estate ci sono stati il bagno di folla e il ritorno al reciproco sorriso. Pochi giorni fa è stato il Centro di Coordinamento Viola Club a ‘regalargli’ uno striscione che, esposto in Ma-ratona, recitava ‘Andrea uno di noi’. La Fiesole ne ha applau-dito il nome e lui, appunto, ha accettato l’invito alla riunione di domenica scorsa. Ma sono in particolare le cose che han-no detto il patron e il più suo stretto collaboratore Mario Cognigni che ci convincono: fi-nalmente si torna a parlare di sviluppo, di futuro viola, di vo-glia di restare lassù, ai vertici del calcio. Con la convinzione che si possa giocare un ruolo importante e quella di inizia-re con il sindaco Matteo Renzi un percorso che conduca tutti alla realizzazione di un nuovo stadio con annessi e connessi. E’ stato insomma come una ri-nascita, una nuova primavera viola e questo clima, lo confes-siamo, ci piace. Anche perché siamo convinti che possa aiu-tare pure la squadra, in questo finale di girone dove tutto è ancora possibile aspettando i prossimi match, quello diffici-le a Roma contro la formazio-ne di Zeman ma anche le gare interne con il Siena e il Pesca-ra e la trasferta, prima della sosta natalizia, a Palermo. Sfi-de dalle quali i vola possono ottenere molto: adesso sono a quota 29, immaginare un giro di boa a 35-37 non è credere nei miracoli. E se la Fiorentina riuscisse davvero a raggiunge-re quel traguardo allora avreb-be davanti a sé una prateria per seguire Andrea Della Valle nella rincorsa in un ritorno in Europa in grande stile.