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IL CILENTO IL MIO VIAGGIO NELLA STORIA di Maria Grazia Niola IV D inalmente è arrivata la fantastica notizia che da tanto aspettavamo, ci siamo: alla nostra classe IV D è stata data la possibilità di fare un’interessante visita d’istruzione: tre giorni nel Cilento a Paestum, Castellabate, Pertosa, Padula …. Che bello! Ormai manca poco alla fine della scuola, e questi tre giorni, non potranno far altro che accorciare le distanze per arrivare al fatidico giorno, il NOVE GIUGNO, quando finalmente potremo dire: è FINITA, e attendere con ansia i risultati di un intenso anno di studio. Mancano poche ore alla partenza e non so ancora cosa mettere in valigia, tutti mi consigliano di portare poche cose, lo stretto indispensabile, ma, perché a me sembra tutto indispensabile? Ecco ci siamo, dopo una notte insonne a fantasticare su ciò che accadrà, prendo la valigia e “volo” al luogo dell’appuntamento, come il solito sono in ritardo! Sicuramente avrò dimenticato qualcosa, ma non importa, l’unica cosa che mi interessa è partire . Ore 07.30… tutti in pullman, finalmente si parte. Armata di i-pod, vorrei recuperare qualche oretta di sonno, ma mi rendo subito conto che è impossibile, perché i miei compagni sono eccitatissimi e non hanno alcuna intenzione di dormire: cantano, ridono, ascoltano ad alto volume musica e, vabbè, rassegnata ci rinuncio, resterò sveglia. Arrivati a destinazione, il primo luogo da visitare è la Certosa di San Lorenzo a Padula, un luogo incantevole e magico, ricco di storia e mentre la nostra prof Viscione ci fa da guida, penso che chi ha vissuto in questi posti ha avuto la possibilità di goderne come pochi la bellezza. Dopo aver visitato la Certosa e aver scattato tante fotografie, arriva il Prof Mazzotti, che, con passo svelto, ci indica la strada da ripercorrere per ritornare al pullman, perché siamo in ritardo sulla tabella di marcia. Andiamo a Paestum, cosa dire, sono senza parole di fronte a tanta storia. I suoi templi, così imponenti, così maestosi immersi in una natura incontaminata, mi incutono tanta soggezione e rispetto, ma nello stesso tempo sono affascinata, tanto da desiderare di approfondire le mie conoscenze della storia greca romana. Prossima tappa: Reggiano, paesino piccolo, ma tanto caruccio. Finalmente arriva la sera, ed è ora di farsi una bella doccia, calda e rilassante e poi andare al bar con i miei compagni e bere qualcosa, di analcolico, naturalmente. F

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IL CILENTO IL MIO VIAGGIO NELLA STORIA

di Maria Grazia Niola

IV D

inalmente è arrivata la fantastica notizia che da tanto aspettavamo, ci siamo: alla nostra classe IV D è stata data la possibilità di fare un’interessante visita d’istruzione: tre giorni nel Cilento a Paestum, Castellabate, Pertosa, Padula …. Che

bello! Ormai manca poco alla fine della scuola, e questi tre giorni, non potranno far altro che accorciare le distanze per arrivare al fatidico giorno, il NOVE GIUGNO, quando finalmente potremo dire: è “FINITA”, e attendere con ansia i risultati di un intenso anno di studio. Mancano poche ore alla partenza e non so ancora cosa mettere in valigia, tutti mi consigliano di portare poche cose, lo stretto indispensabile, ma, perché a me sembra tutto indispensabile? Ecco ci siamo, dopo una notte insonne a fantasticare su ciò che accadrà, prendo la valigia e “volo” al luogo dell’appuntamento, come il solito sono in ritardo! Sicuramente avrò dimenticato qualcosa, ma non importa, l’unica cosa che mi interessa è partire .

Ore 07.30… tutti in pullman, finalmente si parte. Armata di i-pod, vorrei recuperare qualche oretta di sonno, ma mi rendo subito conto che è impossibile, perché i miei compagni sono eccitatissimi e non hanno alcuna intenzione di dormire: cantano, ridono, ascoltano ad alto volume musica e, vabbè, rassegnata ci rinuncio, resterò sveglia. Arrivati a destinazione, il primo luogo da visitare è la Certosa di San Lorenzo a

Padula, un luogo incantevole e magico, ricco di storia e mentre la nostra prof Viscione ci fa da guida, penso che chi ha vissuto in questi posti ha avuto la possibilità di goderne

come pochi la bellezza. Dopo aver visitato la Certosa e aver scattato tante fotografie, arriva il Prof Mazzotti, che, con passo svelto, ci indica la strada da ripercorrere per ritornare al pullman, perché siamo in ritardo sulla tabella di marcia. Andiamo a Paestum, cosa dire, sono senza parole di fronte a tanta storia. I suoi templi, così imponenti, così maestosi immersi in una natura incontaminata, mi incutono tanta soggezione e rispetto, ma nello stesso tempo sono affascinata, tanto da desiderare di

approfondire le mie conoscenze della storia greca romana. Prossima tappa: Reggiano, paesino piccolo, ma tanto caruccio. Finalmente arriva la sera, ed è ora di farsi una bella doccia, calda e rilassante e poi andare al bar con i miei compagni e bere qualcosa, di analcolico, naturalmente.

F

L’indomani visitiamo Castellabate, splendido centro medioevale, con panorami davvero spettacolari.

All’ingresso del paese c’è uno strano cartello che dà il benvenuto con il titolo del film: BENVENUTI AL SUD. Da quando è stato scelto come set del famoso e divertentissimo film, è letteralmente invaso dai turisti, (schiera di cui, adesso, faccio parte anche io!). Nel pomeriggio costeggiamo il mare e ci fermiamo sulla spiaggia: un gelato, quattro ristate e una partita a pallone. Ecco riassunta questa giornata, ora, dopo aver cenato, purtroppo, devo rifare le valige, e già noto che non si chiuderanno, nonostante, non ci crederete, non abbia acquistato nulla…, vabbè, farò come il

solito, mi siederò su e farò peso. Sveglia alle 07.00, lavati e pronti ci rechiamo al caseificio, ove dopo aver svuotato un negozio e aver fatto tutte le degustazioni possibili, andiamo via, diretti alle grotte di Pertosa. Purtroppo non abbiamo potuto assistere allo spettacolo di Dante, ma abbiamo, comunque, ammirato la bellezza di quelle fantastiche grotte. A malincuore, terminata la visita, riprendiamo il viaggio verso casa. È finita la nostra breve ed intensa avventura, ma porterò sempre dentro di me il ricordo di questi magnifici giorni. Grazie scuola!

CENNI STORICI

PAESTUM

CERTOSA DI SAN LORENZO

http://www.paestumsites.it/

Paestum

Fondata dai greci intorno al 600 a.E.V., si chiamava inizialmente Poseidonia, da Poseidone, o

Nettuno, dio del mare, al quale la città era stata dedicata. Tra il 400 e il 273 avanti fu occupata dalla

popolazione italica dei lucani.

Nel 273 divenne colonia romana col nome di Paestum. Ma è indubbio che la fondazione della città

fosse preceduta dall'impianto di una fattoria commerciale sulla sponda sinistra e presso la foce del

fiume Silaros e che le condizioni malariche del terreno indussero poi i primitivi coloni a spostare il

centro abitato verso oriente, su un banco calcareo leggermente rialzato sulla pianura e sul litorale,

lungo il corso di un'altro fiume minore (fiume Salso o Capofiume). Dall'impianto primitivo sul

Silaros sviluppò il porto marittimo e fluviale della città e presso di esso sorse il Tempio di Era

Argiva, che diventò presto uno dei più grandi e venerati santuari dell'Italia antica: circa 50 stadi

separavano la città dallo Heraion e dal suo emporio sul fiume.

La fine dell’Impero Romano coincise grosso modo con la fine della città. Verso il 500 E.V., infatti,

in seguito ad un’epidemia di malaria, aggravata dall’insalubrità del territorio, gli abitanti

gradualmente abbandonarono la città.

La riscoperta di Paestum risale al 1762, quando fu costruita la strada moderna che l’attraversa

tuttora.

Il Tempio di Hera (550 - 450 a.C.)

Più noto come Basilica, dal nome che

gli dettero gli eruditi del settecento

per la quasi totale sparizione dei muri

della cella, del frontone e della

trabeazione.

E' in realtà dedicato ad Hera, sposa di

Zeus e principale divinità

di Poseidonia.

E' un Periptero con nove colonne sui

fronti e diciotto sui lati la cella ha ben

conservato il pronao, in

corrispondenza del numero dispari delle colonne sul fronte ed è dipartita da un colonnato centrale,

in parte conservato e destinato a sostenere il culmine del tetto. Sul retro della cella è l'adyton,

ambiente inaccessibile ai fedeli a sede del tesoro del tempio.Singolare particolarità, fra tutti i

monumenti dell'architettura dorica, offre qui e nel tempio di Cerere il collarino del capitello

decorato di foglie baccellate e talvolta contornate sulla curva dell'echino da una fascia di fiori di

loto e di rosette.

Negli scavi del 1912 si raccolsero molti elementi della decorazione fittile.

Il coronamento del tempio era in terracotta dipinta con finte grondaie a testa di leone e terminava

con antefisse a forma di palmetta.

Il Tempio di Cerere o Atena (500 a.C.)

Costruito circa

cinquant'anni prima del

Tempio di Nettuno e 50

anni dopo quello di Hera

ha delle particolarità che

lo distingue dagli altri

due templi e lo rendono

uno

dei più interessanti

dell' architettura

greca.

Il frontone alto rende

questo Tempio unico; il

fregio dorico composto

di larghi blocchi di calcare è anch'esso di tipo unico. La pianta interna, più semplice di quella degli

altri due templi era composta dal pronaos e dalla cella nella quale non ci sono tracce della camera

del tesoro (adyton).

Il pronaos aveva otto colonne con capitelli ionici, quattro sul fronte e due su ciascun lato. Delle

colonne ioniche del pronaos si vedono solamente le basi e due capitelli ( i più antichi in stile ionico

rinvenuti in Italia) sono custoditi nel vicino Museo Archeologico.

Il ritovamento di numerose statuette in terracotta (ex voto) raffiguranti Atena nelle stipi votive

prova che il Tempio non era dedicato a Cerere ma alla dea della saggezza e delle arti Atena. Infatti

il tempio sorge sulla parte più alta della città, luogo dove sono sempre stati eretti i templi in onore di

Atena nelle città greche.

Il Tempio di Nettuno o Poseidone (metà del V sec a.C.)

Viene considerato come

l'esempio più perfetto dell’

architettura dorica templare in

Italia e in Grecia.

L'attribuzione a Nettuno si deve

agli eruditi del '700 che ritennero

l'edificio costruito in onore del

dio Poseidon-Nettuno che dà

nome alla città.

Studi recenti lo attribuiscono

invece ad Apollo, nella sua veste

di medico.

Sorge su di un basamento a tre

gradini su cui si imposta un colonnato di 6x14 colonne

dorico (m. 24,14x59,88).

La pianta si compone di tre ambienti, di cui quello centrale, la cella (m. 3,30), sede della statua di

culto e composta di pronao, naos e pistodomo, ha il naos diviso in tre navate da due file di colonne a

doppio ordine, su cui venivano a poggiare le capriate del tetto.

A est del tempio è l'altare, conservato solo nelle fondazioni. Nel I sec. a.C. un nuovo altare viene

costruito più vicino alla fronte est, segno della vitalità del culto anche presso i Romani.

L'Anfiteatro di Paestum

Fondato in epoca cesariana (50 a.C. circa), è

fra gli esempi più antichi di questo genere di

edifici. Inizialmente costruito senza l'anello

esterno, conserva pochi gradini della caeva

(gradinata per il pubblico). Il balteo,

parapetto separante l'arena della cavea, fu

realizzato fino a discreta altezza per evitare

l'aggressione degli animali che si esibivano

nell'arena. Alla fine del I sec. d.C. vi fu

aggiunto un anello esterno costituito da una serie di arcate poggiate su pilastri in laterizio al di sopra

delle quali venne posizionato il coronamento della cavea (maenianum summum), forse eseguito in

legno. Attualmente l'anfiteatro è visibile solo in parte dal momento che circa un terzo è sepolto sotto

la strada moderna.

http://www.cilentodoc.it/paesi/padula/certosadisanlorenzo.html

La Certosa di San Lorenzo

La Certosa di San Lorenzo, ubicata sotto la collina dove sorge il paese di Padula, è uno dei

monasteri pù grandi nel mondo e tra quelli di maggior interesse in Europa per magnificenza

architettonica e copiosità di tesori artistici.

L'edificio originario su cui sarà costruita la Certosa, la Grancia di San Lorenzo dell'Abbazia di

Montevergine, già appartenuta ai monaci Basiliani, fu donata nel 1306 dal conte di Marsico e

signore del Vallo di Diano, il normanno Tommaso Sanseverino, ai Certosini: ordine religioso

fondato nel 1084 da San Brunone in Francia, a Chartreuse.

Cappella di

San Lorenzo

portone della Certosa

particolare dell'affresco sull'ingresso

corte esterna: la

fontana

facciata della Certosa

sulla corte esterna

particolare della

facciata

Sulla decisione del conte Tommaso di fondare la Certosa pesò senz'altro la volontà di porre un

sigillo al vincolo di fedelta che lo legava alla dinastia francese degli angioini, i quali nutrivano una

particolare benevolenza in favore dell'ordine dei certosini: in tal modo rafforzò l'appoggio angioino

alla sua posizione di signore del Vallo di Diano che, naturalmente, egli svolgeva per contraccambio

in funzione anti aragonese; il Vallo di Diano, infatti, era cruciale territorio di collegamento fra la

Campania e la Calabria, quest'ultima sotto il controllo della dinastia aragonese.

In secondo luogo, inoltre, Tommaso Sanseverino potè contare sulla preziosa opera di bonifica che i

Certosini svolsero nella valle invasa dalle paludi, a causa delle piene del fiume Tanagro, non più

adeguatamente governate per secoli dopo la caduta dell'impero romano.

La Certosa di San Lorenzo fu progettata secondo la struttura tipica delle certose, che rispecchiava la

vita religiosa e pratica dell'ordine. L'organizzazione degli spazi seguiva la distinzione tra una parte

alta, dove alloggiavano i padri certosini, conducendovi una vita intimamente religiosa ed ascetica; e

una parte bassa, cioè gli ambienti che, per la loro collocazione bassa, per l'appunto, erano adatti

all'esercizio delle attività mondane. Qui stavano i conversi, che avevano il compito di curare i

rapporti con le comunità residenti nel territorio circostante, di amministrare i beni delll'ordine, di

sovrintendere alle attività agricole ed artigianali.

fontana nel Chiostro Grande, vicino all'ingresso

Un muro molto esteso, pensato a scopo di difesa, circonda il monastero. Immediatamente dietro le

mura vi erano gli orti. Dopo Avere varcato il portale d'ingresso si potevano osservare i depositi, le

stalle ed il ricovero per i pellegrini. Anche la chiesa era divisa tra una parte alta, riservata ai padri, e

una parte bassa, per i conversi.

lo scalone, costruito

nella metà del '700 a

doppia rampa ellittica su progetto di Gaetano

Barba, unisce le parti

alta e bassa del Chiostro Grande.

La Certosa, pur avendo subito profonde trasformazioni nel corso dei secoli, ha conservato la sua

struttura delle origini. Per quanto riguarda i particolari, invece, rimangono soltanto le volte della

chiesa ed elementi architettonici vari trasferiti dalla loro ubicazione originaria per essere riutilizzati

in altri ambienti.

La porta della chiesa è del '300. Al '400 risalgono il bassorilievo in pietra al lato delle scale che

conducono alla foresteria e, probabilmente, la bella scala a chiocciola che porta alla biblioteca.

il Chiostro dei Procuratori. I procuratori erano Padri della Certosa, a cui il Priore assegnava il

compito di curare l'amministrazione dei beni del monastero, di provvedere al sostentamento dei

confratelli, di presiedere alle attività agricole ed artigianali, di tenere rapporti con l'esterno. Erano, pertanto, l'anello di congiunzione fra la vita contemplativa e religiosa dei certosini e quella

mondana. Nel Chiostro dei Procuratosi sono conservati numerose ritrovamenti archeologici

lucani.

Nel '500 furono costruiti, in particolare, i due cori della chiesa, una riservata ai padri e l'altra ai

conversi, e il chiostro della foresteria. I lavori per la ristrutturazione e l'ampliamentp del chiostro

grande si protrassero oltre la metà del '600. In questo secolo la chiesa fu impreziosita con arredi

sacri in argento.

il Chiostro della Foresteria. Le stanze del piano terra erano adibite agli uffici di rappresentanza; il

piano superiore, dotato di 10 stanze confortevoli, ospitava le personalità di riguardo. Sul chiostro

domina dall'esterno la Torre dell'Orologio.

Nel corso del '700 fu edificato il refettorio attuale, mentre i vari ambienti furono abbelliti con

decorazioni in stucco.

La cucina. Il dipinto scoperto nel corso di

recenti interventi di restauro.

Passato il Regno di Napoli sotto il dominio della Francia di Napoleone Bonaparte, gli ordini

religiosi furono soppressi, e così la Certosa di Padula cadde in disgrazia: essa fu spogliata del suo

patrimonio di libri, d'archivi e d'arte, dei suoi tesori in oro ed argento, del Tabernacolo in bronzo,

oggi nuovamente collocato nella sagrestia del Convento.

il Chiostro del Cimitero. In una Cappella vi è posta la tomba di Tommaso Sanseverino, il fondatore della Certosa. Ultima foto a destra: la cupola della Sala del Capitolo.

Cessata la dominazione francese, i certosini poterono tornare nel monastero. L'antica magnificenza

rimase però soltanto un ricordo nostalgico d'altri tempi e, anzi, vi fu una progressiva decadenza che

portò nel 1866 alla soppressione del monastero.

la Corte del Priore. Il piano terra, un tempo alloggio del Priore, è oggi sede del Museo archeologico della Lucania

occidentale. Prima foto: il portico; seconda: veduta del giardino dal portico; terza e quarta: fontana nel giardino. Il Priore, l'autorità più alta del monastero sia nell'ambito spirituale che temporale, era eletto a scrutinio segreto.

Nel 1882 la Certosa fu dichiarata monumento nazionale e affidata alle cure del Ministero

dell'Istruzione Pubblica. Ciò nonostante non seguirono interventi concreti di recupero, così il

peggioramento del suo stato proseguì.

Solo a partire dal 1982, quando il monastero fu affidato alla Soprintendenza dei Beni Ambientali,

Architettonici, Artistici e Storici di Salerno, furono avviati lavori importanti di restauro e promosse

iniziative di valorizzazione. Oggi la Certosa, divenuto centro vitale d'iniziative culturali d'ampio

respiro, ospita il Museo Archeologico della Lucania Occidentale e laboratori di restauro altamente

qualificati