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ANNO VIII - N. 01 MARZO 2011 nescommunication.it - ilcortese.it 04 - ARCHITETTURA - UNA LEZIONE DI MODERNITÀ - 10 - VIAGGI - AVREMO SEMPRE PARIGI - 16 - FOOD - O È BIANCO O È NERO - 20 - SPORT STYLE - SUL GREEN CON STILE - 24 - MUSICA - QUELL’ESTATE... A IBIZA! - 28 - PARADISI - VIGILIUS MOUNTAIN RESORT - 34 - MERLO - COOP ADRIATICA -150° FESTA DELLA REPUBBLICA - 40 - TECNOLOGIA - PENSIERI CHE SI SPOSTANO - 42 - BENESSERE - GOLF E FITNESS - 48 - ESTETICA - A CIASCUNO IL SUO NASO... - 50 - COOL - FENOMENO FASHION BLOG - 52 - NUOVI FENOMENI - SHARK BAY PER APPASSIONATI - 54 - EVENTI - IL CARNEVALE DI VENEZIA - 58 - SPORT - PICCOLI CAMPIONI CRESCONO - 60 - CINETECA - L’UOMO CHE NON DOVEVA DIVENTARE RE - 64 - FORMAZIONE - SELF EMPOWERMENT: SO DI SAPER FARE - 68 - ARTE - L’AVVENTURA DEL VETRO - 70 - GUSTI E SAPORI - IL NETTARE... DEI DOGI - 72 - LEX - PIANO CASA merlocostruzioni.it Alla ricerca della perfezione

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Magazine di architettura, viaggi, design, tecnologia, eventi, imprenditoria. Uscita trimestrale.

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anno VIII - n. 01 Marzo 2011nescommunication.it - ilcortese.it

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merlocostruzioni.it

Alla ricerca della perfezione

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costruire per ridurre le distanzeMerlo Costruzioni, la quinta iMpresa di padova*

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Via Capitello, 7 - 35010 Borgoricco (Pd) - Tel. +39 049 5798703 - Fax +39 049 9335517www.merlocostruzioni.it - [email protected]

camposampiero 2010

Nicola Grassetto

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Salvador Dalì diceva: «Non aver paura della perfezione. Non la raggiungerai mai»…Ma che c’è di male nel cercarla? L’ambizione, il desiderio di migliorarsi, di raggiungere nuove mete e di oltrepassare confi-ni apparentemente insormontabili ci ha consentito di raggiun-gere traguardi che sembravano utopici, dimostrandoci che i nostri limiti sono spesso frutto della nostra immaginazione.

Che male c’è? Se la ricerca della perfezione non è fine a se stessa, non è frutto di percorsi egocentrici finalizzati al mi-glioramento personale, ma giova all’intera umanità, allora di-venta speranza. Di una vita migliore, di aspettative realizzate, di nuove, inaspettate, soddisfazioni.

Tendere al meglio significa anche approcciarsi all’errore in maniera differente, meno “catastrofica”: dagli errori imparia-mo, sono momenti costitutivi di apprendimento che non do-vrebbero bloccarci, ma costituire un’ulteriore spinta al miglio-ramento Eccoci dunque qui, a raccontarvi, in questo numero, di grandi idee, di fantastici obiettivi raggiunti nei più differenti settori e di come, alle volte, la perfezione non sia solo un’utopia. Gli uomini e le donne di cui vi raccontiamo, le loro storie, i loro progetti, i successi raggiunti saranno di stimolo per tutti noi.

Sfogliamo insieme queste pagine con curiosità, ponendoci nel-la giusta prospettiva… la nostra non è una ricerca smodata, ma la voglia di migliorarci. Non abbiamo paura della perfezione, forse non la raggiungeremo mai, ma è bello pensare di poter-cela fare!

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Cover: Alla ricerca della perfezioneAnno VIII - N. 01 - Marzo 2011

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Proprietario: Merlo S.r.l.Tel. 049 5798703 - Fax 049 9335517 [email protected]

Sede legale e redazione:Via Panà 56/B - 35027 Noventa PadovanaTel. 049 8709480 - 049 760132 Fax 049 8702815

Editore:Nes Communication Srl

Redazione:Via Panà 56/B - 35027 Noventa PadovanaTel. 049 8709480 - 049 760132 Fax 049 [email protected]

Direttore responsabile: Massimo RighettoCaporedattore: Patrizia BertiniCollaboratore di redazione: Erika FasanSegreteria di redazione: Gaia Fiori e Gisella Poles

Direttore editoriale: Nicola GrassettoDirezione artistica: Nicola Grassetto e Nes Communication StaffImpaginazione e grafica: Marco Schiavetto e Matteo SartorelliPubblicità: Nes Communication Srl

Hanno collaborato a questo numero:Maria Paola Casati, Luigi Spaccapeli, Marco Schiavetto, Viviana Segantin, Evelina Mitali, Enrico Zizola, Giusy Locati, Max Monferini, Maria Gnes e Bertoncello Architetti Associati, Paolo Brinis, Virginia Negro, Avv. Giuseppe Farina, Alberto Gottardo

Stampa: Mediagraf S.p.A.

Distribuzione: presso i migliori locali di Padova e provincia, Treviso, Venezia e provincia, le Palestre, i Beauty Center, i Ristoranti, i Golf Club, gli Studi Professionali, i Caffè, le Banche, gli Alberghi e le Concessionarie.

Distribuzione gratuita: 75% posta. Iscrizione Registro di Stampa del Tribunale di Pa-dova n° 1861 del 04-11-03. Nell’eventualità in cui immagini di proprietà di terzi siano state qui riprodotte, l’editore ne risponde agli aventi diritto che si rendano reperibili. Porrà inoltre rimedio, su segnalazione, a eventuali e involontari errori e/o omissioni.

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04 - ARCHITETTURA - UNA LEZIONE DI MODERNITÀ - 10 - VIAGGI - AVREMO SEMPRE PARIGI - 16 - FOOD - O È BIANCO O È NERO - 20 - SPORT STYLE - SUL GREEN CON STILE - 24 - MUSICA - QUELL'ESTATE... A IBIZA! - 28 - PARADISI - VIGILIUS MOUNTAIN RESORT - 34 - MERLO - COOP ADRIATICA -150° FESTA DELLA REPUBBLICA - 40 - TECNOLOGIA - PENSIERI CHE SI SPOSTANO - 42 - BENESSERE - GOLF E FITNESS - 48 - ESTETICA - A CIASCUNO IL SUO NASO... - 50 - COOL - FENOMENO FASHION BLOG - 52 - NUOVI FENOMENI - SHARK BAY PER APPASSIONATI - 54 - EVENTI - IL CARNEVALE DI VENEZIA - 58 - SPORT - PICCOLI CAMPIONI CRESCONO - 60 - CINETECA - L'UOMO CHE NON DOVEVA DIVENTARE RE - 64 - FORMAZIONE - SELF EMPOWERMENT: SO DI SAPER FARE - 66 - GALLERY - ALDO SODOMA - 68 - ARTE - L'AVVENTURA DEL VETRO - 70 - GUSTI E SAPORI - IL NETTARE... DEI DOGI - 72 - LEX - PIANO CASA

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Una lezionedi modernità maisons La roche - jeanneret a parigiUna casa progettata da Le corbUsier neL 1923, embLematica daL pUnto di vista deLLa composizione voLUmetrica e deLLa tradUzione in termini di organizzazione deLLo spazio, singoLare neL rappresentare La vocazione, L’estro e Le necessità dei sUoi abitanti

testo di Maria Gnes e Studio Bertoncello associati - Foto di archivio

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ARCHITETTURALe Corbusier Le Corbusier

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Charles-Edouard Jeanneret-Gris, me-glio conosciuto come Le Corbusier, architetto, urbanista, pittore, è una fi-gura emblematica nella storia dell’ar-chitettura, per le sue opere e per i suoi scritti di eccezionale innovazione in un periodo storico pregno di cambia-menti e rivoluzioni, sia nell’ambito tecnologico sia in quello sociale. Egli, considerato tra i maestri dell’architet-tura del ‘900, insegnava che l’architet-tura è spazio, larghezza, profondità, altezza, volume e circolazione. Ne ha dato esempio in ogni sua opera, e in particolare in questa casa parigina che dimostra una sorprendente moderni-tà. La costruzione avvenne, dopo varie vicissitudini legate anche a vincoli d’i-nedificabilità non troppo dissimili da quelle odierne, nella metà degli anni Venti, a qualche anno dalla fine di un conflitto bellico che aveva messo in gi-nocchio l’Europa. Essa sorge in Rue Du Docteur Blanche, vicino alla più nota Avenue Mozart. Parlando di questo progetto nell’Œuvre complète l’autore mette in evidenza proprio queste dif-ficoltà iniziali che hanno reso la pro-gettazione tormentata, ma nonostante ciò l’ossessiona l’idea che questa casa possa essere un palazzo.La costruzione doveva rispondere alle esigenze di due inquilini molto diversi: il fratello minore di LC, Albert Jeanne-ret, musicista, e il banchiere svizzero Raoul La Roche, scapolo e collezioni-sta d’arte contemporanea. Jeanneret aveva la necessità di avere più stanze organizzate al meglio per lo svolgi-mento della vita quotidiana di una fa-miglia numerosa. La sua unità risulta quindi caratterizzata da un insieme

di stanze di dimensioni contenute, in relazione e su misura delle specifiche attività che in ogni ambiente dovevano essere svolte. Entrando in casa, trami-te il vano scala collocato in prossimità dell’ingresso, si sale ai piani superiori lasciando al piano terra i locali dei do-mestici e lo studio di musica, al primo piano la zona notte organizzata in più stanze e servizi e sopra ancora la zona giorno: un unico spazio, articolato in più ambienti collegati tra loro; la cuci-na è l’unico ambito chiuso in una stan-za dedicata e tutt’attorno ampie vetra-te affacciate sulle terrazze sottostanti e verso la strada. Quindi l’ascesa verso spazi sempre più ampi e sempre più luminosi culmina sul tetto dove viene realizzato il vero e proprio giardino, in parte verde, in parte lastricato, che le dimensioni ristrette del lotto non per-mettono di avere, come di consueto, al piano terra.L’altra porzione è dedicata a monsieur La Roche, per il quale LC progetta

un’abitazione in cui l’uso dello spazio è davvero notevole; di essa l’autore dirà: «…questa casa sarà un po’ come una promenade architecturale».L’edificio nell’insieme è costituito da due volumi articolati tra loro. Un ele-mento di forma regolare caratterizza-to in facciata da una serie di finestre a nastro, le fenêtre en longueur, gover-nate da una proporzione geometrica impostata sulla regola aurea, dispo-sto parallelamente alla strada, si pre-senta piuttosto compatto verso essa, mentre nella facciata opposta logge e terrazze scavano dei “vuoti” nel vo-lume principale, portando il giardino in quota e dentro l’edificio. Perpendi-colarmente l’altro elemento, un volu-me più piccolo caratterizzato da una facciata curva, come una vela gonfiata dal vento, sospeso da setti e pilastri, i pilotis, appoggiandosi leggero al vo-lume principale permette al verde di insinuarsi sotto e attraverso la casa, di conseguenza determinando la forma del giardino al piano terra.Nel punto in cui i due volumi si arti-colano, una grande vetrata, la façade de verre, sovrasta l’entrata principale della residenza La Roche. Entrando ci si trova in un ambiente a tripla altez-za, dove le proporzioni corrispondono alla vocazione funzionale di questo spazio come centro della composizio-ne volumetrica. Da qui si definiscono nettamente percorsi diversi che si svi-

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luppano in modo distinto all’interno della casa: da un lato con l’alloggio de-stinato ai domestici, una piccola unità del tutto indipendente che tramite una scala interna è collegata al resto del-le camere ai piani superiori, dall’altro lato una seconda scala dà inizio alla “passeggiata” corbusiana. Infatti scale e percorsi sono congegnati in modo da dare a chi si muove all’interno della casa prospettive mutevoli e in modo da apprezzarne la qualità spaziale come quando, salendo al livello su-periore, ci ritrova proiettati nel vuoto dell’atrio in una sorta di terrazza in-terna che dà forma ad un’interessan-te composizione volumetrica; mentre dalla passerella, che al primo livello congiunge la parte pubblica e quella privata dell’abitazione, è possibile co-gliere attraverso la vetrata il volume esterno dell’edificio ricomponendolo visivamente con l’interno in un insie-me unitario. Al primo livello si trova anche il sog-giorno-galleria che ospitava le opere della collezione La Roche. Qui prose-gue la promenade architecturale, at-traverso la stanza in cui la luce “pio-ve” delicatamente dall’alto tramite le finestre, senza disturbare la visione dei dipinti appesi, un tempo numero-si, alle pareti, e attraverso lo spazio salendo una rampa adagiata alla pare-te curva che porta alla biblioteca affac-ciata sull’atrio di ingresso. Così si sale

ARCHITETTURALe Corbusier Le Corbusier

ARCHITETTURA

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Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris (La Chaux-de-Fonds, 6 ottobre 1887 – Roquebrune-Cap-Martin, 27 agosto 1965), è stato un architetto, urba-nista, pittore e designer svizzero naturalizzato francese. Viene ricordato - assieme a Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius, Frank Lloyd Wright e pochi altri - come un maestro del Movimento Moderno. Pioniere nell’uso del cemento armato per l’architettura, è stato anche uno dei padri dell’urbanistica contemporanea. Membro fondatore dei Congrès Internationaux d’Architecture moderne, fuse l’architettura con i bisogni sociali dell’uomo medio, rivelandosi geniale pensatore della realtà del suo tempo.Nella sua lunghissima carriera, durata - dai primissimi passi della “Villa Fallet” - quasi 60 anni, Le Corbusier realizzò 75 edifici in 12 nazioni, una cinquantina di progetti urbanistici, tra cui il piano di fondazione di Chandigarh, la capitale del Punjab in India, e centinaia di progetti non realizzati, tra cui due importanti in Italia.

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lentamente muovendosi letteralmente attraverso lo spazio, ricavandone una visione dinamica dell’interno di que-sta atipica abitazione.Questo edificio, forse tra le opere del maestro non note al vasto pubblico, è sorprendente sotto molti punti di vista e contiene in nuce tutti i prin-cipi che egli ha teorizzato proprio in quegli anni: elementi architettonici come pianta libera, pilastri, finestre a nastro, facciata libera, tetto giardino, che al giorno d’oggi sono ormai forse scontati, ma che allora, grazie soprat-tutto all’introduzione del cemento ar-mato che consentiva di svincolare la costruzione da una struttura portante tradizionale in muratura, hanno reso possibili situazioni e usi degli edifici rivoluzionari. Anche qui le scale che collegano i diversi livelli nelle rispet-tive unità portano infine al tetto dove si trova il vero e proprio giardino,

come accennato precedentemente; il toit-jardin a coronamento dell’abita-zione permette di dare una definizio-ne spaziale a un elemento fino a quel momento concepito unicamente come fatto meramente funzionale a copertu-ra e protezione dell’edificio. Quest’opera brevemente descritta tra-duce molto bene la definizione di LC di casa come macchina per abitare, nel senso dell’uso e dell’organizzazione spaziale concepiti in corrispondenza e in risposta alle precise dinamiche abitative che all’interno di essa vengo-no svolte, dal giardino alla copertura, in entrambe le unità residenziali allo stesso modo e con risultati diversi in risposta alle specifiche richieste.Le Corbusier di questa impostazione progettuale aveva fatto teoria: elemen-ti architettonici, composizione di volu-mi e organizzazione degli ambienti se-condo una gerarchia funzionale sono

volti a migliorare la qualità degli spazi perchè migliorano a loro volta la qua-lità dell’abitare. Questi principi, nella sua vasta produzione di progettista, hanno accomunato sia le residenze si-gnorili e di lusso, come nell’esempio qui riportato, sia le abitazioni-proto-tipo per la produzione in serie di al-loggi all’interno di progetti destinati a soddisfare i bisogni della collettività. Senza discriminazione. Nel corso della sua vita egli ha condotto molte batta-glie per i suoi progetti sostenendo il valore della bellezza che qui vogliamo interpretare come qualità di vita.

Sembra quindi lecito pensare che, se il progetto della casa è anche un fatto di organizzazione spaziale che ordina le diverse attività ivi svolte e costituenti la nostra quotidianità, un buon proget-to possa contribuire al loro migliore svolgimento.

ARCHITETTURALe Corbusier

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avremo sempre parigipiccoLa guida pratica ai Lati più segreti e insoLiti deLLa ViLLe Lumièreparigi romantica, parigi capitaLe deLLa moda, parigi tUristica, parigi bohème… miLLe e Una parigi: difficiLe riUscire a ritrarne ogni faccia.

testo di Virginia Negro - Foto di archivio fotolia e flickr

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VIAGGIParigi Parigi

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Pensando a come fare per dare una forma leggibile al mio anno parigino e ai miei souvenirs sur la ville mi vie-ne in mente, tra le tante immaginabili, un’altra Parigi ancora: quella segreta, quella che ho conosciuto per caso, passeggiando e perdendomi, o attra-verso improbabili incontri fortuiti. Angoli fuori dalla mappa della città, in cui ti sembra di ritrovarti vis à vis avec Paris, quelli in cui lo stupore e la bellezza si fondono insieme e ti fanno respirare più a fondo, luoghi che sfug-gono alle cartine, proprio come l’isola che non c’è. Quindi per raccontare la mia isola che non c’è devo prendere le strade meno battute, e lasciare che riaffiorino i ricordi che riposano negli occhi, così come nel naso e nelle orec-chie.

Ricordi di suoni metropolitani mi ri-portano nel centro della ville, il cuore geografico di Parigi: il 1ere arrondis-sement.

Chatelet pullula di turisti, di commer-cianti, di artisti di strada che si esibi-scono davanti al Beaubourg, ma basta prendere Rue Saint Denis per entrare in tutt’altro tipo di atmosfera. Questa vecchia strada romana mescola bou-tique e sexy shop, vecchie maîtresse agghindate come alberi di natale e de-liziose sale da the, e a questo strano intruglio di generi nessuno sembra prestare troppa attenzione. Con la sera però l’aria cambia: i negozi chiu-dono e restano solo le luci rosse dei locali di streap tease e quelle delle finestre delle case in cui si pratica il più antico mestiere del mondo. L’arco di Saint Denis alla fine della via è la porta verso quello che è stato il mio quartiere per dodici mesi: Strasbourg

vie principali del quartiere, Rue du Faubourg e Boulevard de Sepastopol, ed è come essere catapultati a Calcutta o Nuova Delhi. Chiamato anche la “Pe-tit Indie”, Passage Brady è occupato da ristoranti indiani che a suon di scon-ti sul menu (già a prezzi contenuti) si fanno una spietata concorrenza. E poi negozi di spezie, parrucchieri dalle vetrine colorate, locali dove donne dai lunghi capelli neri disegnano elabora-tissimi tatuaggi all’henné.

Passage Brady è uno dei tanti passage di Parigi, gallerie spesso molto animate anche se sconosciute ai turisti e quin-di frequentate solo dai veri parisiens. Sempre nel 2ème arrondissement un altro passage val bene una visita: Pas-sage du Cairo, ispirato al Grand Bazar della capitale egiziana, ricoperto di ge-roglifici e di colonne con capitelli-loto e teste di antiche divinità.

Un’altra peculiarità tutta parigina sco-nosciuta ai più sono i vecchi terreni abbandonati delle linee ferroviarie o del metro. Molti di questi luoghi sono stati recuperati e adibiti a ristoranti, come il bel Chartier sempre nel 2ème (se ci andate troverete sicuramen-te una lunga coda, non spaventatevi, l’attesa non supera mai i 20 minuti), o trasformati in giardini, come l’im-pressionante progetto dell’edificio ve-getale detto Flower Tower nel 17ème arrondissement. Ho scovato il primo di questi strani luoghi “recuperati” un pomeriggio a Gare du Lyon. Cercan-do di sfuggire a un sospettosissimo

Saint Denis, uno dei luoghi più colorati e multietnici di tutta Parigi. Le strade sono invase da alimentari turchi, ma-cellerie nigeriane ma anche café bran-ché, alla moda, frequentati da studenti e abitanti del quartiere, come il mitico Chez Janette, dove si danno appunta-mento ogni sera decine di giovani.

Pochi giorni dopo il mio insediamento nell’appartamento in Rue du Faubou-rg du Saint Denis, passeggiando per il quartiere alla ricerca di un qualunque alimento che non odorasse di frites e carne di kebab, mi sono inoltrata in un piccolo passaggio: Passage Brady. Lun-go e stretto il passage collega le due

personaggio che voleva convincermi a convertirmi a non so quale religio-ne sono salita su una piccola scala a chiocciola sul lato della strada. I cin-que chilometri di verde e di vedute sui palazzi haussmanniani del 12ème ar-rondissement si sono stagliati di fronte al mio sguardo. Pochi passanti, qual-che jogger, un paio di ciclisti e l’im-mensa gioia di aver scovato un piccolo segreto. È la promenade plantée: una passeggiata pedonale-giardino pub-blico che sorge sul tracciato di una vecchia linea ferroviaria sopraelevata dismessa che andava da Place de la Ba-stille fino al Boulevard Périphérique ai limiti della città.

Parigi è perennemente in fase di rivo-luzione: spazi abbandonati diventano parchi, i quartieri si “gentrificano” di continuo, cioè si riconvertono e da

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VIAGGIParigi Parigi

VIAGGI

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zone degradate, ai margini, si trasfor-mano in officine di artisti, che da buo-ni pionieri sono i primi a trasferirsi attratti da atelier a prezzi più raggiun-gibili. Ecco fatto! Agli artisti seguono gli studenti e la categoria si allarga ai “bobo”: borghesi bohèmienne, e i quartieri rinascono. Ieri è successo a Belleville, un tempo teatro di spaccio, decadente covo della malavita, oggi tra i luoghi più interessanti della città, cuore del fermento sociale traboccan-te di locali, spazi espositivi, festival etc… Oggi accade a Oberkampf, altro quartiere in trasformazione, prima abitato solo dalla working class, ades-so ospita, oltre a una miriade di locali e ristoranti, un enorme polo culturale (una ex fabbrica riconvertita) che com-prende cinema, teatro, sale di esposi-zione (la “Maison des Métallos”).

Rivitalizzare le aree urbane a Parigi fa sempre rima con arte. Ecco come ci si può innamorare addirittura delle saracinesche, basta che siano “gen-trificate”. Suona bizzarro a dirsi, ma

si potrebbe girare per tutta la ville cercando i piccoli capolavori dipinti sulle serrande dei negozi. Le miglio-ri sono sicuramente nel 18ème e nel 20ème arrondissement. Nel quartiere di Montmartre più di vent’anni fa un collettivo di pittori, “Les Gazelles”, hanno iniziato a decorare tutte le sa-racinesche di Rue Cavallotti. L’idea era quella di rintracciare la storia dell’ar-te attraverso 28 dipinti eseguiti “alla

maniera di…”, da Turner passando per l’Art Nouveau fino a Modigliani. Lette-ralmente un museo a ciel ouvert.Anche il quartiere di Belleville, una ba-bele di razze suoni odori e colori, apre le porte all’arte soprattutto nella bella Rue Piat, una delle vie più animate del 20ème arrondissement.

Un tempo quartiere operaio e multiraz-ziale oggi Belleville è stata colonizzata

dai giovani artisti e Rue Piat è affollata da atelier e café e i suoi muri sono la tela di geniali writer. Percorrendo que-sta coloratissima via si arriva al parco di Belleville da cui si può godere di una delle viste più belle su Parigi. Ol-tre a farmi innamorare dei suoi muri Belleville mi ha fatto conoscere l’ar-te tutta francese dello slam. Lo slam è una miscela di rap, poesia e teatro. Gli ingredienti sono un café, avventori

che ci sappiano fare con le rime e un pubblico che tra un kir e l’altro si tra-vesta a giudice con tanto di paletta. Lo slam è diventato in pochissimo tempo un fenomeno nazionale tanto che ora esiste anche un festival, le Grand Slam Festival, che attrae visitatori e poeti da tutta la Francia.

Chiudere gli occhi e pensare a Parigi, oltre ai colori e ai suoni musicali dei versi slam… Le sinapsi della memoria portano anche odori, e seguendo le vie dell’olfatto arrivo alle domeniche al Marchè des enfants rouge, dove la cucina francese incontra quella ma-rocchina, l’africana e l’araba. In que-sto mercato c’è Charlie, il venditore di ostriche a cui basta un “Ça va?” per cominciare con racconti di giovinezza in una Parigi che a suo dire non esi-ste più, ci sono famiglie di algerini e marocchini che vendono prodotti tipi-ci delle loro terre e piatti di cous cous come non ne ho più assaggiati.Ma Parigi è anche la Parigi cinese del

13ème, con i suoi supermercati dagli scaffali ricolmi di sacchi di riso e cibi dalle etichette incomprensibili, così com’è quella giapponese di Opera, dove il suono dolce del francese lascia il posto al silenzio tutto orientale del-le sale dei sushi bar. Cala la sera e le luci della ville lumiere si accendono… Oltre a Saint Michel con i suoi localini jazz, le discoteche di Montparnasse e i bistrot di Bourse, le viette del Butte aux caille (sud est del 13ème arrondis-sement) meritano una visita. Non so se sono riuscita a disegnare un profilo di questa città già raccontata in mille romanzi, nelle pellicole della Nouvelle Vague e dai poeti più famo-si del mondo… Ci sono quelle Parigi e poi ci sono le Parigi che ognuno di noi sceglie di scoprire, le Parigi infinite. Non per niente alla domanda suppli-chevole della Bergman all’aeroporto di Casablanca «And what about us?», Bo-gart, saggio, le risponde «We’ll always have Paris».

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VIAGGIParigi Parigi

VIAGGI

Parigi è piena di ristoranti, locali con musica dal vivo, gallerie, passeggiate e musei. Per orientarvi meglio compratevi il settimanale Officiel de Spectacle, una guida a tutti gli eventi più importanti, dalla musica all’arte, a Parigi e dintorni. Per scovare invece qualche bel concertino fuori dai grandi circuiti dovete andare a caccia della free press settimanale Lylo: chiedetela nei café, oppure se volete andare sul sicuro fate un salto al centro artistico Point Ephémère (metro Jaures, lungo il canale).

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o È biancoo È nerochristian pugLisiLa cUcina essenziaLe e senza mediazioni deL giovane chef di copenhagen, neL sUo ristorante reLae, dove L’atmosfera vi stUpirà qUanto iL cibo.

testo di Patrizia Bertini - Foto di archivio Restaurant RELÆ

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FOODChristian Puglisi Christian Puglisi

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Essenziale è la parola d’ordine per que-sto giovane chef che è stato nominato dal Wall Street Journal nel 2010 tra i primi 10 giovani chef del mondo. Sici-liano di nascita, ma residente a Copen-hagen dall’età di 8 anni, non ha perso nulla dell’accento nativo, e forse anche il cuore batte Sicilia visto il carattere così forte e deciso. Ma senza dubbio siamo di fronte a un professionista eu-ropeo a tutti gli effetti, che ha costru-ito la sua carriera di chef tra Parigi e la Spagna di El Bulli, per ritornare re-centemente a Copenhagen prima come sous-chef del famoso Noma, nome riso-nante della cucina internazionale, poi aprendo il suo ristorante, il Relae.

Sulla ribalta per la nomination, in un momento di particolare splendore del-la cucina stellata danese, Puglisi si mo-stra come uno chef maturo nonostante la giovane età, 29 anni. Le idee sono chiare e nel Relae, aperto solo lo scor-so agosto con il socio Kim Rossen, si esprime con libertà e creatività: piatti dal forte impatto visivo e nel gusto, ambiente moderno, cucina a vista, at-mosfera ospitale, dove l’idea è quella di far sentire i clienti a loro agio come ospiti in casa di amici. Qui sono tutti rilassati, cuochi e camerieri lavorano con un sottofondo musicale, ridono, si divertono. Non siamo, come potete immaginare, in un ristorante di lusso, ma piuttosto in un posto cool, dove il buon cibo è un ingrediente della sera-ta, ma non l’unico.

Christian in questo modo parla ai suoi coetanei, vuole superare il mito che l’alta cucina sia per definizione sino-nimo di lusso. Entra così a far parte di quella cerchia di giovani chef che, vuoi la crisi, vuoi un cambio genera-zionale, si proiettano su un pubblico nuovo. Per Christian questo significa modernizzare l’esperienza del pranzo e lo spiega così: «la cucina creativa si trova sempre nel ristorante di lusso, e questo è quello che io voglio cambia-re; a me non interessa l’ambiente lus-suoso, a me interessa l’ambiente che si crea; qui i camerieri sono pochi e vanno sempre di fretta, ma si diverto-no; per me bisogna cambiare l’ambien-te dove si presenta la cucina creativa, il lusso per la mia generazione non è più una priorità. L’alta cucina è troppo concentrata sulla persona che cucina, sullo chef; per me è più importante

come vive la gente una cena. Al Relae viene gente che apprezza la cucina, ma anche gente che viene a cena solo per passare una serata insieme, per di-vertirsi».

L’atmosfera, l’attenzione ai dettagli che ti circondano per creare un am-biente piacevole, con un pizzico di magia, sono nel carattere dei nordici... «noi vogliamo rilassarci, non ci piace un luogo dove il cameriere si sente ca-meriere e il cliente cliente. Qui siamo tutti uguali, ed essendo noi così rilas-sati, si rilassano anche gli ospiti».

Piatti essenziali, cibo allo stato puro per un’esperienza più forte. È questa la cucina dello chef Puglisi. Gi chiedia-mo perché l’essenziale e ci risponde con limpida chiarezza: «l’essenziale è perché a volte nella cucina si masche-ra un po’ troppo, nei miei piatti non maschero, riduco al meno possibile. Nei miei piatti si ritrovano gusti puri e sapori interessanti, è una cucina più decisa e più concentrata, per un’espe-rienza più potente. Si riconoscono gli ingredienti... uso ingredienti freschis-simi e da produttori locali selezionati per quanto riguarda gli ortaggi, la car-ne, il pesce, quindi a chilometro zero. Ma certo non posso farmi mancare l’o-lio di oliva siciliano o gli agrumi, i li-moni o le arance rosse, a volte anche la bottarga dalla Sardegna, perché sono ingredienti facili da trasportare e non deperibili».

Oltrepassando la cucina molecolare oramai decaduta, Puglisi si muove su una cucina creativa tutta sua: ingre-dienti allo stato puro, sebbene lavora-ti con sofisticate tecniche, da grande chef. E così lo “Sgombro marinato con puré di cavolfiore e cavolfiore crudo”, che vediamo nella ricetta fotografata in queste pagine, dove l’ingrediente è protagonista nella sua essenzialità, soggiace a una dialettica tra ingredien-ti (sgombro, cavolfiore, limone per la salsa nascosta sotto il pesce) e a una manipolazione sofisticata al tempo stesso che prevede per lo sgombro una marinatura a 42 gradi per un’ora, che fa sì che il pesce acquisti sapore, man-tenendo la struttura del pesce crudo.All’ultima domanda sul perché il sito tutto nero, Christian mi risponde: «Per non complicare le cose e renderlo più essenziale, punto e basta».

Christian Puglisi è nato nel 1982 a Messina e nel 1989 si è trasferito in Danimarca con la famiglia.Ha frequentato la Scuola di cucina a Copenaghen, ha lavorato a Le Petit Bofinger e al Ristorante Tail-levent a Parigi. E ancora presso Røgeriet, Hansens Køkken og Bar, Søren K, Restuarant Oliva in Dani-marca, mentre più recentemente è stato a El Bulli in Spagna e, come sous-chef, al Ristorante Noma di Copenhagen. Ha aperto il Ristorante Relae nell’ago-sto del 2010 con il socio Kim Rossen, che si occupa di servizio e di vino, e poco dopo è stato inserito nella classifica dei primi 10 giovani chef del mondo dal Wall Street Journal.

Restaurant RELÆ Jægersborggade 412200 CopenhagenTel. +45 3696 6609 http://www.restaurant-relae.dk

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sUl green constileheaVy project Va in buca con un capo escLusiVoiL brand di itaLservice, che si distingUe per iL denim chic, ora Lancia iL nUovo pantaLone disegnato e reaLizzato per garantire ai goLfisti comodità ed eLeganza

testo di Viviana Segantin - Foto di archivio Heavy Project, fotolia e flickr

SPORT STYLEHeavy Project Heavy Project

SPORT STYLE

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Marzo 2011

Reinterpretare il jeans in chiave chic con esclusivi modelli uomo-donna: era questo l’imperativo che, nel 2006, ha portato alla nascita di Heavy Project. Il marchio, ormai collaudato e apprez-zato in Italia e all’estero, affianca gli altri brand di Italservice S.p.A che, da 15 anni, con Met e Cycle, si distingue sul mercato della moda per qualità e innovazione. Con Heavy Project il de-nim – intramontabile e versatile com-promesso di stile perfetto in ogni oc-casione – raggiunge i massimi livelli grazie ai tessuti pregiati, alla cura del-

le finiture e all’attenzione dedicata a ogni minimo dettaglio, trovando così un accostamento perfetto con giacche classiche, camicie haute couture e ca-chemire. Rigorosamente Made in Italy, Heavy Project, indirizzato a chi ama vestire con classe ed eleganza, era il prodotto che mancava nella segmenta-zione alta del mercato del denim sar-toriale e, per questo, si è presto ricava-to uno spazio di rilievo nel variegato mondo del jeans, innovando l’offerta del settore con tagli giovani ma vesti-bili, privi di eccessi ed esagerazioni.

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Un denim che reinventa i materiali di estrazione classica (come la grisaglia, la flanella, il cachemire) riportandoli a nuova vita con grinta, attualizzandoli con un’impronta moderna e contem-poranea. Un cammino di successi e consensi, in una ricerca costante sui tessuti e i nuovi fit, che oggi porta Heavy Project a proporre una novità esclusiva: un pantalone dedicato al mondo del golf.

Ma come è nata la singolare idea?«Il giocatore di golf è perfettamente in target con l’uomo e la donna Heavy Project – spiega Francesco Chiapponi, Brand Manager – per questo abbiamo pensato di studiare una collezione ad hoc. Inizialmente abbiamo sponsoriz-zato alcuni tornei e, appurato che i golfisti hanno molto apprezzato i no-stri prodotti per il fit, la comodità e i materiali, abbiamo pensato di creare

un capo esclusivo. Visto che attual-mente il mercato offre ai giocatori unicamente un abbigliamento tecni-co dove la funzionalità va a scapito dell’eleganza, abbiamo studiato un pantalone che, mantenendo lo stile He-avy Project, potesse anche essere adat-

to a un’attività sportiva come questa».

Come è avvenuto lo studio della nuo-va vestibilità?«Innanzi tutto abbiamo preso contat-ti con Golf’us, il più grande distribu-tore nazionale in ambito golfistico.

Ne è nata una collaborazione che ci ha permesso di capire esattamente le esigenze del giocatore e che ci ha dato gli spunti per disegnare i nuovi modelli. Abbiamo scelto un tessuto leggero e impreziosito i capi con uno speciale ricamo che contraddistingue la collezione, oltre ad avere ovvia-mente adottato alcuni accorgimenti importanti: ad esempio è stata alzata la vita nel modello femminile e variata la vestibilità sulla coscia del pantalone maschile, in modo da rendere più age-voli i movimenti in campo. Il risultato è un perfetto equilibrio tra comodità ed estetica».

Quando saranno disponibili sul mer-cato i nuovi modelli e dove si potran-no acquistare?«Saranno disponibili da primavera esclusivamente nei negozi specializ-zati per l’abbigliamento da golf. La collezione ovviamente prevede nuan-ce e materiali diversi. Infatti Heavy Project è sempre all’avanguardia nei trattamenti, in modo da garantire ef-fetti esclusivi; ad esempio i nostri pro-dotti sono tinti in capo con colori allo zolfo, che assicurano uno stile moder-no e particolare, dal forte appeal».

La collezione si arricchirà con nuovi pezzi?«Probabilmente sì, ma faremo un pas-so alla volta. Al momento stiamo stu-diando una sacca e forse seguiranno i guanti e le scarpe. Ma è ancora prema-turo parlarne».

C’è la possibilità che vi avviciniate anche ad altri sport?«Non credo. Il mondo del golf è quello più vicino allo spirito Heavy Project, quindi sicuramente le nostre ener-gie si focalizzeranno in quest’ambito. Quest’anno il connubio si esprimerà con la sponsorizzazione di dodici circuiti».

I progetti per il futuro di Heavy Project?«Rafforzarci nel nostro segmento di mercato. Abbiamo una lunga tradizio-ne alle spalle e siamo specialisti nel settore. I pantaloni li sappiamo fare bene, ne è testimonianza il + 50% che registriamo da stagione a stagione».

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Italservice S.p.A. nasce nel 1993 per iniziativa di Moreno Giuriato. Nel 1997 entra a far parte della compagine aziendale Eugenio Schiena, che contribuisce a scrivere in maniera determinante la storia del jeans. Con lui prende vita il marchio “Metropolitan”, successivamente ab-breviato in “Met” che, nei primi cinque anni, registra una crescita significativa e costante (12 milioni di euro nel 1998, 20 milioni di euro nel 2002). Nel 2002 l’azienda si arricchisce del marchio “Cycle”, diversificando così sia il posizionamento dei brand che le uscite di collezione. Nel 2006 nasce il nuovo marchio Heavy Project, che lancia il denim sartoriale di fascia alta. Con un fatturato netto di 70.153.000 euro nel 2009, il Gruppo è oggi presente in tutti i principali mercati europei, nel middle East, in Russia, in Giappone e in America. Questo fatturato si articola ad oggi in un 30% di export che, in funzione del piano di business, si propone di arrivare al 40% nel 2010.

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SPORT STYLEHeavy Project Heavy Project

SPORT STYLE

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QUell’estate...a ibiza!foLgorato neLL’isoLa deLLe baLearidaLLa disco mUsic aLLa mUsica hoUse. Le note che non ti aspetti e che cambiano L’intero scenario. i nUovi, rivoLUzionari, ritmi sUL finire degLi anni ottanta.

testo di Nicola Grassetto - Foto di archivio fotolia

MUSICAHouse House

MUSICA

Aprile 1987. La stagione invernale nella mia discoteca dove ero resident stava terminando: era stata una buona stagione, senza scosse ma buona.Quella che non era stata buona era la musica: non era un bel periodo e i mu-sicisti non aiutavano noi dj. Sembra-va che il mondo della disco music si fosse fermato ed era come se nessu-no avesse più idea di come far balla-re la gente. Avevo già programmato il lavoro per l’estate: il programma era di andare a Jesolo come sempre negli ultimi 10 anni, ma i miei piani sareb-bero cambiati; ancora non lo sapevo, ma quell’estate sarei rimasto folgorato a Ibiza!!! In Italia la musica languiva e le classifiche di quell’anno erano testi-moni della poca vena artistica:Madonna e gli Europe erano in te-sta alle hit parade e Michael Jackson

arrivò alla prima posizione della UK Chart (è stata anche la terza canzone house ad avere un videoclip dopo Love Can’t Turn Around e Shadows of your Love). Larry Heard lanciò “Can you feel it” (pubblicata poi in una versio-ne cantata nel 1988), che aprì il filo-ne deep house della quale Chicago si stava facendo portavoce. Altri grandi successi della metà degli anni Ottan-ta furono Whatcha Gonna Do e If You Should Need A Friend dei Blaze, Music Is The Key di Steve Hurley, No Way Back di Adonis, I Want You e You Used To Hold Me di Ralphi Rosario, Showin Out di Mel & Kim (il primo disco house inglese), House Train di Risse, Jack The Bass, House Nation e Love Can’t Turn Around di Farley “Jackmaster” Funk.Quando era esplosa la disco music c’e-ra stata una canzone ne aveva decreta-to il successo ed era stata Stayn’ Alive dei Bee Gees. E per la musica house?Ho pensato per tanti anni a quale can-zone dare la paternità del successo mondiale e commerciale della musica house e dopo molti dubbi, dovuti alle tante canzoni belle di quel periodo, ho scelto il brano che ha aiutato più di tutti la musica house a esplodere: senza dubbio Pump Up the Volume dei MARRS, un disco house britannico che campionava vecchi pezzi funk dei pri-

mi anni Settanta e alcune canzoni hip hop anni Ottanta (una decina di brani in tutto). Riuscì a vendere quattro mi-lioni di copie nel mondo verso la fine di quell’anno e anche oggi, quando si suona musica house ’90, la pista urla ancora. In Italia la musica house pre-se piede definitivamente dall’estate del 1988 con pezzi come Theme To S’Express degli S’Express e pochi mesi dopo Good Life degli Inner City, Jack To The Sound Of The Underground” degli Hit House, Get Real di Paul Ru-therford, Wait di Kym Mazelle e Say Rayo! dei Brooklin Boyz Choir che si inserirono ai vertici delle dance chart. L’anno seguente, poi, nacque una vera e propria scena house italiana (defini-ta “spaghetti house”) da cui arrivaro-no numerosi successi internazionali come “Ride On Time” di Black Box, Numero Uno di Starlight Sensation e Touch Me di 49ers

pubblicava Bad, ma non era Thriller. C’erano Rick Hastley dall’Inghilterra e Sabrina Salerno dall’Italia. Noi dj ci arrangiavamo come potevamo in atte-sa che qualcosa riaccendesse il fuoco della dance. Per la verità era già da un paio di anni che si sentiva qual-che “pezzo” particolare proveniente dall’America, e in particolare da Chica-go, che dava qualche brivido, ma anco-ra non eravamo convinti... E poi ci fu Ibiza!!! Ibiza era già da qualche anno la meta più ricercata da tutti i giova-ni d’Europa e ormai era un punto di riferimento per le tendenze musicali: quello che iniziava lì poi si spandeva a macchia d’olio nell’intero continente e dal 1986 la musica strizzava l’occhio a Chicago e ai suoi interpreti. Nel marzo 1987 Marshall Jefferson, Frankie Knuc-kles, Adonis e Larry Heard fecero un

tour in Gran Bretagna dopo il grande successo da classifica di alcune tracce della Chicago House, come Jack Your Body e Love Can’t Turn Around. Da lì arrivarono a Ibiza e fu l’inizio di una nuova era musicale: l’era della musi-ca house. Iniziò il periodo estivo, che per le discoteche coincideva con il mese di maggio, e io iniziai a lavorare a Jesolo, ma ben presto mi resi con-to che l’atmosfera che si percepiva in quel periodo non era delle migliori e che i locali non avevano iniziato bene la stagione. Così, adducendo scuse im-probabili, a metà luglio mi licenziai, decisi di accettare l’invito di alcuni amici e andai ad Ibiza! Non ero mai stato nell’isola e me ne pentii subito: era il massimo, respiravi dappertutto un profumo meraviglioso di musica e divertimento. Ibiza era travolgente e la sua vita notturna e la sua musi-ca ci coinvolsero tutti. Fin dalle prime ore mi battevano in testa dei ritmi mai sentiti fino ad ora, una metrica in 4/4 con cassa in battere su ogni quarto, con il “rullante” fisso sui battiti pari e un “piatto” in controtempo che ac-compagnavano giri di basso in una o due battute. In mezzo a questa ritmica c’erano tappeti armonici, fiati e linee vocali con influenza funk e soul e una metrica di 125 battiti per minuto di media, il tutto con introduzioni e pau-se interminabili: era la musica house!!! Ero ipnotizzato, ubriaco di musica e felice come non mai: il motivo non era che avevo scoperto la musica house, ma che ne avevo scoperto il potere. Sa-rebbe stata la nuova dance e avrebbe imperversato in tutti i club per anni. Ho vagato per ogni locale dell’isola e ho fatto indigestione di musica, sono tornato in Italia e la discoteca non è più stata la stessa.Il primo successo mondiale fu Jack Your Body di Steve “Silk” Hurley che

battiti per minuto (bpm): sono una unità di misura di frequenza utilizzata principalmente per l’indica-zione metronomica in musica e per la misura della frequenza cardiaca. A volte viene utilizzata l’espres-sione battute per minuto, ma questa è impropria in quanto il termine battuta indica la serie metrica compresa tra le stanghette del rigo musicale (misu-ra) e non quindi necessariamente un singolo battito. L’indicazione bpm, in musica, è sostanzialmente un sinonimo (di derivazione anglosassone) dell’indi-cazione MM (acronimo di Metronomo Mälzel). Ad esempio 60 bpm indica una frequenza di 60 battiti o pulsazioni al minuto, ovvero uno al secondo, e sono quindi equivalenti a 1 Hz. In musica classica tradi-zionalmente si utilizzano indicazioni di andamento come allegro o lento (che comunque hanno un cor-rispettivo indicativo metronomico) e solo raramente si utilizza l’indicazione a tempo seguito dai bpm (o più correttamente MM). Nella musica contempora-nea è molto più frequente trovare l’indicazione dei bpm. I bpm divennero molto importanti del periodo della disco music perché era fondamentale per i dj per poter mixare i brani con un tempo compatibile; rimangono quindi molto utili nella musica da disco-teca come la dance o la musica house.

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ilcortese.itMarzo 2011

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SUL WEB VIETATO AVERE “ZERO TITULI”LA NUOVA FRONTIERA DELLA COMUNICAZIONE

Victor Vassallo, lo special one del web marketing spiega i successi del business online

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PUBLIREDAZIONALE PUBLIREDAZIONALE

Se la competizione in Internet fosse un campionato di calcio, Victor Vassallo sarebbe come José Mourinho. Come lo “special one” che ha portato l’Inter a vincere tutto, il manager padovano fondatore di Omniaweb ha un obbiettivo: arrivare primo.«Chiariamo subito, il paragone ci può stare, ma io costo molto meno del tecnico portoghese», ride divertito al pa-ragone Victor Vassallo. «Ma effettivamente nei contratti che sottoscriviamo con le aziende ci diamo dei risultati da raggiungere. Magari non quello di arrivare primi, ma in zona Champions della visibilità sui motori di ricerca, quello sì».Omniaweb è un’azienda padovana che negli anni ha sa-puto far cambiare pelle alla maniera di comunicare delle imprese venete. «Fino a qualche anno fa arrivava l’im-prenditore che ti diceva: voglio un sito Internet bello, il più bello di tutti». Non interessava se poi funzionasse, se fosse utile alla comunicazione esterna. Risultato: il sito Internet stupiva con animazioni flash, magari pesantissi-me da scaricare, e foto in tutte le salse di dissolvenza. Ma si fermava tutto lì. Ora l’approccio al web è comple-tamente cambiato. «Si è passati dalla voglia di stupire alla necessità di fare business. Il sito web è passato dalla funzione di una vetrina a quella di un rappresentante, che spiega le caratteristiche e i prezzi dei prodotti, con-clude contratti e potenzialmente fornisce anche servizi post vendita. tutto in automazione». Ma non basta rea-lizzare un buon sito web per vendere. Come in ogni fase storica, per vendere, anche nell’era del business virtuale bisogna farsi notare. «Ed è qui la nostra specialità – sot-tolinea Victor Vassallo – Omniaweb ha saputo ricavarsi negli anni un ruolo centrale nel posizionamento dei siti nei motori di ricerca e nella reputabilità delle aziende in Internet, due fattori chiave del successo di ogni campa-gna marketing sul web». E a parlare sono i numeri. «Un cliente su due lo agganciamo attraverso Internet – spiega Alberto Vecchiato, responsabile commerciale della PML mobili per ufficio – abbiamo clienti da tutta Italia, grazie al fatto che se una persona interessata ai mobili per ufficio digita questa frase su Google, la nostra azienda è tra le prime che saltano sotto gli occhi. Poi evidentemente bisogna anche essere capaci di fare i mobili e venderli a buon prezzo, ma puoi fare il mobile più bello del mondo, e rimarrà per sempre in magazzino se non riesci a farlo vedere in giro». I mobili PML invece saranno visti a breve anche dal mercato di lingua inglese. «Abbiamo deciso di investire sul mercato internazionale con un sito Internet ad hoc – continua Vecchiato – e i risultati che abbiamo con quello in italiano ci fanno ben sperare. Siamo riusciti a tenere lontana la crisi grazie al web».

Dello stesso avviso Debora Leoni, cofondatrice assieme

ad altri quattro soci di “Fabbrica5”, neonata attività nel

campo dell’abbigliamento da lavoro e brandizzato per

aziende. «Il nostro è un mercato molto competitivo –

spiega Debora – ma grazie a un buon posizionamento

sui motori di ricerca siamo riusciti subito a farci vedere,

al pari, ma molte volte anche meglio, di aziende che da

anni sono sul mercato».

Oltre a essere visibili bisogna anche godere di una buo-

na fama in Internet.«Lo scenario di comunicazione è totalmente cambiato –

analizza Victor Vassallo – Oggi con la globalizzazione e

con Internet le persone sono connesse una con l’altra e

possono scambiarsi, anzi si scambiano, opinioni nel web

su moltissime piattaforme tipo blog, siti dedicati, forum e

quant’altro. Le aziende devono capire che la tradizionale

comunicazione promozionale azienda/utente (la classi-

ca pubblicità) non è più unidirezionale. Oggi esiste una

nuova comunicazione che permette agli utenti di fare

comunicazioni pubbliche utente/azienda descrivendo le

proprie esperienze avute con un determinato prodotto

(smascherando l’eventuale pubblicità ingannevole), l’e-

sperienza con l’azienda stessa, con i manager o il per-sonale della detta azienda con la conseguente creazione di una reputazione on line che difficilmente un’azienda, da sola, può controllare. Il 61% dei navigatori dice di con-trollare le recensioni on line e i blog prima di procedere all’acquisto di un prodotto. L’80% dice di aver acquistato/non acquistato proprio sulla base di queste informazioni. Il 30% considera l’esperienza dei colleghi consumato-ri più importante delle recensioni dei professionisti dei vari settori». E anche in questo caso Omniaweb ha una esperienza consolidata per il controllo regolare di post, commenti e delle chiacchiere on line riferite all’azienda, ai manager, ai prodotti e ad argomenti specifici inviando report di segnalazione al cliente e, in taluni casi, interve-nendo alla risoluzione dello scenario on line.«Oggi Internet è lo strumento che dà maggiori risultati, verificabili con precisione, per il business delle aziende; in particolare per l’immagine e la credibilità della propria azienda (sito Internet di presentazione), per la ricerca e per la fidelizzazione dei nuovi clienti con un buon posi-zionamento su Google e web marketing in generale». Parola di Victor Vassallo, lo special one della rete.

Avere una corretta visibilità nei motori di ricerca consente di avere il traffico di qualità nel sito Internet: raggiungere, cioè, visitatori che sono realmente interessati (in quanto attivamente impegnati in una ricerca) a quello che l’azienda è in grado di offrire. Perché è fondamentale essere in prima pagina su Google e negli altri motori di ricerca? La quasi totalità degli italiani online utilizza almeno un motore di ricerca; il 68% li usa su base quotidiana. Il 95% degli Italiani online ritiene i motori di ricerca lo strumento più efficace per cercare informazioni, prodotti e servizi. L’83% degli Italiani online utilizza i motori di ricerca per trovare informazioni decisive per un acquisto. Il 91% di questi, una o più volte, ha deciso l’acquisto di un prodotto o di un servizio basandosi sulle informazioni ottenute attraverso i motori di ricerca. Altre informazioni o approfondimenti su: www.omniaweb.it - tel. 0498939811

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Al Vigilius Mountain Resort la sensa-zione è di essere arrivati in un luogo costruito in totale simbiosi con la na-tura. Una struttura alberghiera a cin-que stelle unica nel suo genere che coniuga il design più moderno con il calore della tradizione dell’artigia-nato locale. Qui, a 1500 metri sopra Merano, è possibile ritrovare se stes-si, lontani dallo stress del traffico, dai rumori della città, circondati solo dai profumi, dai colori e dai suoni dei bo-schi di larici, delle vallate e delle mon-tagne della Valle dell’Adige.

Uno spirito di autenticità permea tutto

Una delle caratteristiche che rendo-no unico il luogo è l’assenza totale di macchine. Il viaggio inizia lasciando l’auto a valle per prendere una funi-via che risale la montagna per sette minuti. Una volta a bordo ci si rende subito conto di aver staccato la spina con la realtà di tutti i giorni e si rimane incantati dal paesaggio che attraversa la funivia. Dalla cabina panoramica è possibile godere di una vista spettaco-lare sullo scenario montano.

Arrivati a destinazione, l’impatto è sbalorditivo. Regna un silenzio con-fortante, interrotto solo dal tonfo di

il resort. Si percepisce nell’accoglien-za del personale, nella cura dei detta-gli, nella scelta dei materiali, come la pietra, il legno, l’argilla, il lino, tutti ispirati alla natura circostante. Ci si sente subito coccolati e allo stesso tempo affascinati dalla spontaneità dei gesti delle persone che lavorano al Vigilius, dall’attenzione costante a soddisfare le esigenze degli ospiti. Il paesaggio esterno, ancora tutelato dal turismo di massa, un paradiso per gli amanti dell’escursionismo, del nordic walking e della mountain bike, conser-va il suo aspetto incontaminato e spri-giona un’energia pulita, rigeneratrice.

qualche pigna che cade a terra o dal fruscio degli aghi di pino mossi dal vento. Si sentono solo in lontananza i passi di chi ha deciso di incamminar-si per i sentieri che risalgono il Monte San Vigilio. Viene naturale abbassare la suoneria del cellulare per non tur-bare la quiete dell’ambiente. Si perce-pisce all’istante che il soggiorno sarà indimenticabile. Un tuffo nel relax più completo. Si scorge l’hotel con la sua particolare facciata rivestita di listoni di legno di larice e vetro che richiama l’essenza della corteccia degli alberi e riflette la natura attorno. All’ingresso si è accol-

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PARADISIVigilius Mountain Resort Vigilius Mountain Resort

PARADISI

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Ulrich Ladurner, proprietario meranense del resort, quando ha affidato a Matteo Thun la ristruttura-zione del vecchio hotel datato 1912, voleva lo sviluppo di un progetto architettonico contemporaneo, ma perfettamente integrato nel paesaggio. Voleva dall’architetto altoatesino, noto per il suo stile innovativo caratterizzato da un rispetto assoluto per la natura, una costruzione che non deturpasse il territorio circostante, ma che al contrario gli conferisse un valore aggiuntivo. Il Vigilius Mountain Resort, per la sua particolare conformazione e costruzione il più vicino possibile alla natura, è conside-rato un “manifesto dell’ecologia”. Un impianto di riscaldamento che sfrutta le biomasse e un attento utilizzo dell’acqua gli hanno valso numerosi premi e riconoscimenti per la tutela dell’ambiente, fra cui quelli conferiti da Legambiente, da Eco Hotel of the World e dal WWF.

www.vigilius.it

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vigiliUsmoUntain resortin aLto adige, aL confine fra uomo e naturaLontano daL tUrismo di massa Un LUogo escLUsivo: LUsso ricercato e caLore deLLa tradizione

testo di Evelina Mitali - Foto di archivio Vigilius

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ti dal piacevole calore emanato dalle maioliche della “Stube Ida”, la parte più rustica del Vigilius, che conserva ancora lo stile artigianale di 100 anni fa. E’, infatti, l’unico pezzo rimasto dell’antico hotel, costruito nel 1912, completamente smantellato nel 2000 per lasciare posto al nuovo resort.

In questa oasi di totale relax non man-cano i momenti di convivialità e socia-lizzazione nella “piazza”, punto focale di tutta la struttura. Uno scoppiettan-te camino aperto su quattro lati crea l’atmosfera giusta per sorseggiare un buon bicchiere di vino in compagnia o dedicarsi alla lettura. Enormi vetra-te a tutta altezza lasciano entrare il paesaggio e sono un costante invito a uscire nelle terrazze panoramiche. In questi “giardini sospesi” si respira una piacevole ambientazione zen e si è abbracciati da una visuale mozzafia-to. La vista a 360° sulla Val d’Ultimo, e in lontananza sulle maestose Dolo-miti, ha quasi un effetto terapeutico e liberatorio.

La filosofia dell’hotel, basata sulla cura del benessere degli ospiti, si con-cretizza anche al Ristorante “1500”. L’acqua servita è di fonte e proviene dalla vicina sorgente del Monte San Vigilio. L’estrosità degli chef spazia di volta in volta fra piatti tipici altoate-sini e nuove creazioni, tutti realizzati con alimenti biologici, prediligendo cibi freschi di stagione e prodotti au-toctoni. Una chicca è la possibilità per

viamo anche all’interno delle camere dove massicce quinte di argilla, po-rose e grezze al tatto, rimandano alla natura più primordiale. Nel cuore del-la spa un giardino con quattro enormi larici custodisce un percorso fatto di pigne che permette un inedito massag-gio plantare. Un soggiorno al Vigilius Mountain Resort è un viaggio interiore. La ma-gnificenza della natura incontaminata e primitiva e la predominanza di ele-menti genuini all’interno dell’hotel im-pongono un percorso fatto di continue stimolazioni sensoriali e provocano un vero e proprio risveglio dei sen-si. «Essere ospiti al Vigilius Mountain Resort - come afferma il proprietario Ulrich Ladurner - è molto più che tra-scorrere qualche giorno in un bell’al-bergo: significa sperimentare l’incanto di un ambiente esclusivo, percepirne l’essenza».

gli ospiti più esigenti di sbirciare in cucina per scoprire i segreti del cuoco ed entrare così ancora più in contatto con la tradizione culinaria del luogo. Il cuore più intimo del Vigilius è la spa. Un luogo di assoluta tranquillità dove rilassarsi fra un bagno di fieno, una nuotata nella piscina in-door/out-door, oppure dedicarsi allo yoga nella spaziosa terrazza “Paradise Garden”. La Vigilius Mountain Spa combina in perfetta armonia i tesori del mondo al-pino con le cure tradizionali orientali. Anche qui il design dal gusto minimal sposa i toni caldi e la semplicità dei materiali, un mix d’arredo che ritro-

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PARADISI

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PUBLIREDAZIONALE

GUnnAR SEcURITy:LA fORmAZIOnE dEGLIAddETTI A GARAnZIA dI Un SERVIZIO dI qUALITàLa società, ormai consolidata a livello nazionale, compie oggi un ulteriore step a garanzia della professionalità dei propri uomini: la formazione obbligatoria prevista del Decreto Ministeriale del 6 ottobre 2009

Hanno concluso il percorso formativo per PERSONALE ADDETTO AI SERVIZI DI CONTROLLO DELLE ATTIVITÀ DI INTRAT-TENIMENTO E DI SPETTACOLO IN LUO-GHI APERTI AL PUBBLICO O IN PUBBLICI ESERCIZI, ai sensi dell’art. 3 del Decreto Ministeriale del 6 ottobre 2009, i 25 operatori dell’agenzia Gunnar Security di Padova.

GUNNAR SECURITY vanta un’esperienza ventennale nel settore della sicurezza e della prevenzione. Nata da un’idea di Fran-co e Roberto, quelli che all’epoca erano due giovani e intraprendenti security-men, e oggi sono tra i più affermati professionisti del settore. Gunnar Security annovera cir-ca duecento collaboratori. La società, negli anni, ha progressivamente esteso la gam-ma di servizi offerti, spaziando dall’acco-glienza e gestione degli ingressi nei locali e strutture pubbliche all’antitaccheggio nei centri commerciali e negozi, dalla preven-zione e protezione personale allo studio di vere e proprie strategie sviluppate ad hoc per eventi di livello internazionale, tra cui, solo a titolo di esempio, vale la pena di ri-cordare la Mostra Internazionale del Cine-ma di Venezia. Lo sviluppo di un servizio personalizzato per ogni committente è il vero valore aggiunto di Gunnar Security.

Un percorso impegnativo, quello affrontato dai collaboratori della Gunnar Security, ri-conosciuto da Regione Veneto ed erogato da Synthesis srl di Padova. Il Personale

addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luo-ghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi deve infatti acquisire conoscenze e capa-cità nelle aree tematiche previste dall’art. 3 del D.M. 6 ottobre 2009:

A) Area giuridica 30 orePredisporre comportamenti di controllo nel rispetto della normativa in materia di ordi-ne e sicurezza pubblica e in rapporto con i compiti assegnati a Forze di Polizia e delle Polizie Locali.

Conoscenze- legislazione in materia di ordine e sicu-

rezza pubblica- disposizioni di legge e regolamentari

che disciplinano le attività di intratteni-mento di pubblico spettacolo e di pubbli-co esercizio

- funzioni e attribuzioni dell’addetto al controllo

- norme penali e conseguente responsa-bilità dell’addetto al controllo

- collaborazione con le Forze di Polizia e delle Polizie locali

B) Area tecnica 35 oreOperare in sicurezza e nel rispetto della normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nozioni di primo soc-corso, prevenzioni incendi assumendo comportamenti idonei ad assicurare la tu-tela della salute propria e degli altri.

Conoscenze- disposizioni in materia di prevenzione

degli incendi, di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

- nozioni di primo soccorso sanitario- nozioni sui rischi legati all’uso e abuso di

alcol, sostanze stupefacenti, Aids, ecc.- riconoscimento di eventuali situazioni o

elementi di pericolo- tecniche di deflusso programmato della

folla in caso di macroemergenza

C) Area psicologico-sociale 25 oreUtilizzare tecniche di comunicazione e di gestione di situazioni di conflitto in consi-derazione del proprio ruolo professionale e in relazione al contesto in cui opera.

Conoscenze- comunicazione interpersonale (anche

in relazione alla presenza di persone di-versamente abili)

- tecniche di mediazione dei conflitti- tecniche di interposizione (contenimen-

to, autodifesa, sicurezza dei terzi)

In caso di superamento della prova di ve-rifica finale, all’allievo viene rilasciato un attestato di frequenza con profitto, valido ai fini dell’iscrizione all’elenco di cui all’art. 1 comma 1 del D.M. 06/10/2009. In aula si sono alternati avvocati, psicologi, esperti di sicurezza e di tecniche di contenimen-to. Tutti gli allievi hanno superato la prova finale.

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Un grande cantiere inaugurato lo scor-so dicembre a Busa di Vigonza in Via Regia 86, su una superficie di 38.750 metri quadrati e un investimento di 30 milioni di euro: si tratta del nuovo Iper-mercato di Coop Adriatica. Un Iperco-op conveniente e attento al territorio, che valorizza i prodotti e i fornitori del Veneto, che assicura la qualità a prezzi particolarmente convenienti, insieme a servizi innovativi, dal distributore dei detersivi sfusi, al pagamento delle bol-lette alle casse, a beneficio dei 20.000 soci Coop della Provincia e di tutti i consumatori della zona. Un parcheggio con mille posti auto di cui 500 coperti e una pista ciclo-pedonale, realizzata su entrambi i lati di via Regia, com-pletano l’opera di urbanizzazione per favorire l’accesso all’ipermercato. Un progetto che insieme alla convenienza e alla qualità di Coop riconosciute a li-vello nazionale, mostra un’attenzione

all’ambiente del tutto eccezionale con un negozio in linea con gli standard più avanzati della sostenibilità ambientale. La struttura è stata infatti realizzata con soluzioni tecnologiche innovative, per ridurre i consumi energetici e ab-battere gli sprechi. Parte della recinzio-ne dell’edificio è stata realizzata con pannelli di materiale fonoassorben-te come protezione acustica, mentre più di un terzo dell’area complessiva dell’intervento – oltre 10 mila metri quadrati su un totale di 30 mila – è stata pavimentata con un asfalto foto-catalitico, il Coverlite, che favorisce l’ossidazione degli idrocarburi ridu-cendo del 35% l’inquinamento dell’aria. Sul tetto dell’Ipercoop, inoltre, un im-pianto fotovoltaico da 350 kilowatt di potenza permetterà di produrre circa 380 mila kilowattora di energia pulita all’anno, abbattendo di 190 tonnellate le emissioni di anidride carbonica in at-

mosfera: come se venisse piantato un bosco di 270 alberi. L’illuminazione è garantita da lampade a led, ad alta ef-ficienza e in grado di ridurre il flusso luminoso in relazione all’intensità del-la luce naturale disponibile; nel reparto surgelati, sono stati installati i banchi frigo “ecologici”, coperti da uno spor-tello, che consentono di consumare il 22% in meno di energia. Per risparmia-re e, insieme, ridurre i rifiuti, i clienti potranno infine servirsi dei distributori di detersivi sfusi, detergenti per piatti, lavatrice, lana e delicati, e ammorbi-dente a marchio Coop, in vendita a un prezzo inferiore di oltre il 10% rispet-to agli equivalenti confezionati. Per la realizzazione della struttura del nuo-vo Ipercoop di Vigonza, Coop Adriati-ca si è affidata alla Merlo Costruzioni, che ha seguito i lavori di edificazione al grezzo, dalle fondamenta fino alla struttura prefabbricata, le opere di ur-banizzazione con le due rotatorie, la pista ciclabile, e completata con l’asfal-tatura degli esterni con il prodotto eco-sostenibile Coverlite per la riduzione dell’inquinamento. La dirigenza Coop ha scelto l’impresa padovana Merlo perché azienda certificata e coperta quindi dalle garanzie necessarie per una costruzione con standard superiori alla norma. Ne ha elogiato l’organizza-zione, la capacità di intervento elevata ed efficace: «Merlo Costruzioni ha fin da subito capito le sofisticate esigenze della committenza, mettendo in atto una gestione efficiente, consegnando l’opera in tempi brevi e fatta a regola d’arte con un buon livello di precisio-ne». Un nuovo successo dunque per l’a-zienda Merlo, la cui filosofia è da sem-pre quella di unire la professionalità e l’esperienza consolidata a una visione moderna orientata alle nuove frontiere del costruire.

Alberto Merlo, Presidente della Mer-lo Srl, è Cavaliere all’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. L’alta onori-ficenza è stata conferita durante la so-lenne cerimonia del 150° anniversario della fondazione dello Stato Italiano dal Prefetto di Padova, S. E. dott. Ennio Mario Sodano, a nome del Presidente della Repubblica. L’ambito riconosci-mento ad Alberto Merlo è il risultato di un impegno di forte attaccamento al lavoro di imprenditore. Il Gruppo Merlo Srl opera con successo nel Veneto da molti anni nel vasto set-tore delle costruzioni generali. L’azienda nasce nei primi anni ’80 quando Alberto Merlo, insieme con il fratello Walter, seguendo le orme del padre, compra un escavatore e comin-cia ad effettuare le prime prestazioni per conto terzi; ora spazia nel campo dell’ingegneria civile. La Merlo Srl, no-nostante la grave situazione congiun-turale economica del Paese, è riuscita a mantenere nel 2010 il fatturato del 2009, che si attesta attorno ai 30 mi-lioni di euro, in controtendenza al comparto edilizio crollato del 50% solo nell’ultimo anno. Il Cav. geom. Alberto Merlo ci dice con foga, che sempre lo contraddistingue: «il successo della no-stra azienda è dovuto all’impegno mio, di mio fratello Walter e di tutti i nostri collaboratori. Il riconoscimento del ca-valierato è sia mio che di Walter, per-ché insieme abbiamo profuso nell’ul-timo decennio tutte le nostre risorse

ed energie consolidando complessiva-mente un fatturato di circa 260 milioni di euro. Continuare a mantenere que-sto trend è indubbiamente un’impresa ardua, in quanto l’intero “sistema di imprese” deve fare i conti con l’attuale crisi economica mondiale, che non ha tardato a mettere in discussione tutte le regole che erano oramai consolidate in tanti anni di lavoro».

Di cosa concretamente si lamenta, Cav. Merlo? «In questo momento congiunturale servono profondi cambiamenti, lo Sta-to fatica a reperire risorse finanziarie per sostenere l’economia, occorre otti-mizzare la spesa pubblica, incentivare gli investimenti dei privati e trovare il modo affinché il “sistema finanziario” ritrovi il suo equilibrio».

Cosa si aspetta dunque dalle Istitu-zioni? «La spesa pubblica deve essere ottimiz-zata e razionalizzata in un concreto rilancio della “cosa pubblica” che non significa per forza “tagliare” ma come in ogni azienda e famiglia occorre che le risorse siano saggiamente impiega-te. Serve una deregulation generale, in modo che le nuove idee e i nuovi pro-getti non debbano sostare sui tavoli della burocrazia in attesa di autorizza-zioni ed approvazioni.L’abbiamo vissuto per esempio all’A-quila, quando in occasione di un even-

to straordinario, qual è peraltro anche quello attuale, si è potuto in qualche modo rilanciare un paese messo in gi-nocchio dal terremoto. In pochi mesi si sono ricostruite infrastrutture che in una situazione ordinaria avrebbero richiesto anni. Se consideriamo che il comparto edile è da traino a gran parte dell’economia e che lo stesso ha subi-to un crollo del 50%, non possiamo che considerare questo evento, in un certo qual modo, come un “disastro” para-gonabile a un terremoto. Ecco perché noi imprenditori acclamiamo a gran voce alla deregulation, perché le com-messe ci possono essere, ma non de-vono scontare ingenti importi per one-ri finanziari dovuti alla loro sosta sui tavoli della burocrazia; servono tempi burocratici più corti e soprattutto più certi. Non ci sono più i margini per gli sprechi! Le banche devono tornare ad avere fiducia tra di loro e soprattutto devono ricominciare a credere negli in-vestimenti. Per fortuna oggi stanno ini-ziando a guardare con maggior atten-zione alle piccole e medie imprese che costituiscono la linfa vitale della nostra economia».

E cosa si aspetta dalla Merlo?«Che continui ad operare così come sta facendo. Sono convinto che una parte di buono in questo mondo esista. Biso-gna crederci e lottare per conquistarla.Certo che la Merlo come tutte le azien-de soffre della grave situazione, che inevitabilmente subisce e che condi-vide con tutti i fornitori. La nostra è un’azienda che continua ad operare con la massima qualità e che ogni gior-no trova la fiducia dei suoi clienti. An-che noi faremo la nostra parte, la crisi di liquidità ogni giorno è nei pensieri di tutti noi imprenditori perché non ci sono solo gli stipendi delle famiglie da garantire ma ci sono anche i fornitori che per fortuna continuano a credere in noi e che noi non vogliamo assolu-tamente tradire. Al Prefetto di Padova S.E. dott.Ennio Mario Sodano che mi consegnava l’alta onorificenza ho vo-luto manifestare il mio orgoglio di es-sere un italiano e un imprenditore che non tradirà gli impegni assunti, come tutti miei colleghi del comparto edi-le, perché insieme siamo una squadra sana che è scesa in campo con l’entu-siasmo e l’ottimismo della ragione no-nostante l’attuale crisi».

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MERLOLavori in corso Alberto Merlo

MERLO

coopadriatica Festa della repUbblicastandard aVanzati di sostenibiLità ambientaLeper iL primo ipercoop deL padoVano

è oggi caVaLiere aL merito deLLa repubbLicaitaLiana, un riconoscimento aL suo forte eserio impegno aL LaVoro.

a vigonza è stato reaLizzato iL primo ipermercato coop deLLa provincia di padova. energia soLare, detersivi sfUsi e asfaLto anti-inqUinamento sono aLcUni degLi standard avanzati deLLa sostenibiLità ambientaLe caratteristici di qUesto nUovo ipermercato che vaLorizzerà i prodotti deL territorio dando Lavoro a 129 persone. Un cantiere che vede protagonista L’impresa padovana merLo costrUzioni per La reaLizzazione deLLa strUttUra e Le opere di Urbanizzazione.

testo di Patrizia Bertini - Foto di archivio Coop

Alberto Merlo riceve l’onorificenza dal Prefetto dott. Sodano, con il sottosegretario alla Giustizia On. Casellati, la Presidente della Provincia Degani e il Sindaco di Borgoricco Novello

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PROdUZIOnE EnERGETIcA dA fOnTI RInnOVABILICOMPLETATA LA REALIZZAZIONE DA PARTE DI ASCOPIAVE SPA DI UN NUOVO IMPIANTO FOTOVOLTAICO A TETTO A SERVIZIO DEI PROPRI UFFICI IN PIEVE DI SOLIGO

Ascopiave Spa, primario operatore del set-tore della distribuzione di gas naturale e di energia elettrica, da sempre sensibile ai temi della tutela dell’ambiente e della valorizza-zione dell’efficienza e del risparmio energe-tico, ha in questi ultimi anni sviluppato una rilevante attività nel settore della produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica. In particolare:- da un lato, ha realizzato investimenti, a

mezzo della società controllata Ascoe-nergy Srl, in grandi impianti fotovoltaici, attualmente in fase di completamento, per un totale di potenza nominale già installa-ta pari a 7 MWp; altri nuovi impianti sono, invece, in corso di realizzazione;

- dall’altro lato, Ascopiave Spa è attiva nel-la progettazione e realizzazione, a mezzo

della società controllata Global Energy Srl, di impianti fotovoltaici da fornire e mettere al servizio direttamente dei propri clienti.

A seguito dell’esperienza maturata negli ul-timi anni nel settore del fotovoltaico e a ulte-riore conferma della fiducia riposta in questa nuova risorsa di risparmio energetico e nei notevoli ritorni economici derivanti dalla sua valorizzazione e sfruttamento, Ascopiave Spa ha recentemente realizzato un nuo-vo impianto fotovoltaico a tetto a servizio dell’edificio industriale e direzionale in cui si colloca la sede della società stessa, a Pieve di Soligo (TV). L’impianto in questione avrà potenza nominale installata fino a circa 200 kWp e, una volta entrato in esercizio, sarà

in grado di realizzare circa 210.000 kWh an-nui, sufficienti a coprire buona parte del fab-bisogno energetico degli uffici della società di Pieve di Soligo e a evitare l’immissione in atmosfera di circa 111.000 kg di anidride carbonica, gas che, come noto, è tra le prin-cipali cause dell’effetto serra.

Oltre ai notevoli risparmi in bolletta dell’e-nergia elettrica, attraverso la realizzazione di questo nuovo progetto, Ascopiave Spa si gioverà altresì degli incentivi economici destinati alla produzione energetica da fonti rinnovabili ed erogati dal GSE Spa, Gesto-re dei Servizi Energetici per la promozione dello sviluppo sostenibile, a mezzo del c.d. “Nuovo Conto Energia 2011-2013” (D.M. 6 agosto 2010).

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PUBLIREDAZIONALE PUBLIREDAZIONALE

Il Gruppo Ascopiave conta una serie di società attive principalmente nel settore della distribu-zione e della vendita di gas naturale, ma ben presenti anche in diverse attività quali ener-gia elettrica, impianti fotovoltaici ed energie alternative, telecomunicazioni e altro ancora. La società più importante del Gruppo risulta senz’altro essere Ascopiave Spa divenuta in pochi anni uno dei primari operatori italiani della distribuzione gas naturale. La società è partecipata da 93 comuni del Nord Est e distribuisce il gas in circa 250 comuni di Ve-neto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Liguria. Ascopiave ha sempre operato in un’ottica di sviluppo econo-mico e sociale del territorio, facendo proprio il principio guida dello statuto che la muove da oltre 50 anni: operare a favore del progresso economico e sociale delle popolazioni del pro-prio territorio. Questo ha spinto l’azienda a intervenire con reti di metanizzazione anche in località geograficamente disagiate, laddove ne fosse stata avanzata richiesta, e a operare at-traverso una diffusa rete di sportelli territoriali, circa 20, per dare risposta dirette e con precisi riferimenti ai propri clienti. I principi fondamen-tali su cui la Società orienta la propria strategia sono: la soddisfazione del cliente e la qualità nell’erogazione del servizio; la salvaguardia ambientale e l’uso razionale dell’energia; la sicurezza dell’ambiente di lavoro e la salute dei lavoratori; il miglioramento continuo; il rispetto e la valorizzazione delle persone; l’innovazio-ne e il cambiamento; lo sviluppo sostenibile e la cooperazione con la comunità. Ascopiave quindi contribuisce al benessere economico della Comunità del territorio in cui si trova ad operare, perseguendo sia obiettivi di incremen-to del valore economico d’impresa sia obiettivi di sviluppo sostenibile sociale e ambientale. In questo senso deve intendersi anche lo svilup-po dato al settore delle energie rinnovabili, in particolare per quanto riguarda il fotovoltai-co, dove, oltre ad avere creato una società di scopo che sta realizzando impianti di grandi dimensioni con una capacità produttiva di circa 30 Megawatt, si è spinta anche nel settore del-le aziende e partite iva locali, e si è affacciata nel comparto domestico, proponendo impianti di piccole e medie dimensioni di elevata quali-tà, a costi assolutamente competitivi, in grado di dare grandi opportunità per fare propria nel modo più vantaggioso l’energia del sole garan-tendo assistenza, progettazione, realizzazione, manutenzione e garanzia con soluzioni inno-vative su misura attraverso i migliori partner tecnologici e finanziari del settore.

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Qualcuno ha pensato di tradurre in re-altà un po’ di quella fantascienza vista molte volte al cinema. Potremmo citare gli Jedi di Star Wars che, utilizzando la mente (la “Forza”), spostavano astro-navi e sconfiggevano i loro nemici. Alla Emotiv hanno inventato “EMOTIV EPOC”, un oggetto che permette di amplificare le nostre capacità mentali e interagire, tramite software, con il mondo circostante. Nasce principal-mente per utilizzare videogiochi, ma l’aspetto più interessante è l’idea stes-sa. Mi piace pensare a persone che non hanno la capacità di muoversi o di par-lare e che, tramite oggetti simili, po-tranno fare tutto quello che pensano.

Multinazionali come la Toyota sono impegnate a creare strumenti che faci-litino la vita a chi ha subito forti trau-mi. È il caso del sistema Toyota-Riken, un software inventato per far muove con la mente una sedia a rotelle. Il pro-gramma analizza i pattern dei segnali intracranici e li traduce in movimen-ti delle ruote in poche frazioni di se-condo. Oppure di persone come Adam Wilson, uno studente di dottorato dell’Università del Wisconsin che, uti-

lizzando una cuffia EEG e una tavola con le lettere dell’alfabeto, è riuscito a comporre un messaggio di 23 caratte-ri e a postarlo su Twitter. Per farlo ha scritto un software che gli permetteva di accoppiare le lettera dell’alfabeto a un particolare segnale elettrico del cervello.

Oggi però dobbiamo stare ancora con i piedi per terra e accontentarci di poter utilizzare il nostro palmare senza pre-mere nessun tasto, ma semplicemente pensando. In questo i ricercatori del Mobile Sensing Group hanno creato il primo “Neurophone” che permette di scorrere foto, aggiungere contatti alla rubrica e chiamare semplicemente in-dossando Emotiv collegato a un Iphone.

La scienza attuale ha fatto passi da gigante riuscendo a ristabilire, trami-te chip piantati sul cervello, i segnali cerebrali persi da persone che hanno subito traumi. Questo comporta ope-razioni molto invasive e pericolose e i prototipi citati nell’articolo fanno ben sperare che un giorno si possano risol-vere queste problematiche semplice-mente indossando una cuffia.

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TECNOLOGIALa forza della mente La forza della mente

TECNOLOGIA

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pensieriche si spostanoLa fantascienza diVenta scienza e ci permette di “spostare Le cose”chi, aLmeno Una voLta, non ha desiderato di poter UtiLizzare La mente per spostare oggetti o interagire con iL teLevisore di casa? oggi si pUò.

testo di Marco Schiavetto - Foto di archivio Emotiv

La Mattel ha messo in commercio MindFlex, una sorta di pista di biglie ultratecnologica. Mind Flex è un gioco che permetterà di sfidare i amici e scoprire chi riesce a muovere gli oggetti con la forza del pensiero. Bisognerà indossare un headset che analizzerà onde cerebrali e chi si concentrerà di più attiverà un piccolo ventilatore che farà muovere una pallina in un percorso. Insomma l’unico muscolo che si dovrà utilizzare sarà il cervello.

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BENESSEREGolf Golf

BENESSERE

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quando ha capito l’importanza dello screening fisico e del fitness ha rea-lizzato quanto inutili e dannosi siano stati quei consigli.

Mike Bender con il suo personal trai-ner ha fatto vedere come lo stesso er-rore nello swing si può curare in cam-po pratica e allo stesso tempo in pale-stra raddoppiando in questo modo la percentuale di successo.

Chris O’ Connor ha spiegato come i fattori fisici influenzino gli stili di in-segnamento. Ogni allievo a seconda delle sue caratteristiche fisiche può scegliere una tipologia di swing più compatibile ed efficace.

Fino ai primi anni ’90 l’insegnamento del golf era circoscritto alla tecnica, alla preparazione mentale e al club fitting (così recitava anche il manuale della PGA of America del 1995).Tiger Woods entrò in scena nel 1996 e il suo gioco dinamico ed esplosivo, oltre a ridicolizzare i percorsi, co-strinse gli istruttori a riconsiderare il sistema tradizionale di coaching. Nel PGA Tour si erano accorti di quante ore quel ragazzo prodigio dedicava all’allenamento fisico. Sull’onda della “rivoluzione Tiger” nacque il Titleist Performance Institute (TPI), il primo centro di ricerca applicato al golf, for-temente voluto dal patron della Tit-leist, che abbracciò il progetto dei due cofondatori Greg Rose e Dave Philips. Greg Rose, con dottorato in chiroprati-ca, e Dave Philips, rinomato golf pro, furono tra i primi a capire che molti allievi non erano in grado di fare fisi-camente quello che i maestri di norma consigliavano. Un esempio tra tutti: la grande rotazione delle spalle, richie-sta per eseguire correttamente il movi-mento, presuppone un’ottima mobilità della colonna vertebrale, caratteristica che statisticamente pochi mantengono nel corso degli anni. Era evidente che insegnamento tecnico e insegnamento fisico dovevano fondersi insieme per

Il messaggio, dunque, è chiaro: se l’o-biettivo è massimizzare il potenziale e continuare a giocare prevenendo infortuni che per alcuni sono inve-ce ricorrenti, il fitness è ingrediente fondamentale. Il maestro ha il dovere di capire com’è il giocatore che ha di fronte prima di intraprendere un per-corso di cambiamento. Insieme a un pool di esperti (fisioterapisti, perso-nal trainer, medici o altre figure) deve

massimizzare il risultato e contem-poraneamente salvaguardare la salute dei giocatori. Negli anni il TPI ha stu-diato a fondo tutte le relazioni tra cor-po e movimento del golf, sviluppando ricerche scientifiche su ogni singolo settore di questo grande sistema. Sono stati analizzati migliaia di swing di professionisti e dilettanti grazie alla tecnologia 3D. Le telecamere normali permettono solo di valutare immagini e, di conseguenza, lo stile di un gioca-tore, con il 3D invece è possibile quan-tificare l’efficienza del gesto.TPI ha cercato di capire se esiste un modello di swing unico o se invece ci sono altre possibilità. Come mai gioca-tori dal movimento così fuori dai ca-noni come Jim Furyk, Raimond Floyd o John Daly hanno vinto così tanto? Cosa hanno in comune i campioni?Si è così accertato che non esiste uno standard grip o una posizione iniziale uguale per tutti. Alcuni pro hanno pia-ni più verticali, altri più rotondi, alcu-ni spostano il peso da destra a sinistra mentre altri rimangono più al centro e così via. Gli unici punti veramente in comune sono la posizione all’impatto con la palla e il modo di produrre velo-cità: tutti i forti giocatori iniziano a ge-nerare energia dai fianchi, la trasferi-scono attraverso il torso alle braccia e

infine al bastone. Ernie Els e Jim Furyk hanno stili completamente diversi, ma impiegano la stessa sequenza di movi-menti nell’attraversare la palla e spe-dirla lontano. La conclusione di questi studi scientifici è che ci sono infiniti modi di muovere il bastone, ma il più efficace si basa su quello che il sin-golo giocatore può fare fisicamente. Un’équipe di esperti della TPI, dopo aver studiato le caratteristiche dei campioni, ha elaborato un protocollo di test fisici valido per tutti grazie al quale è possibile rilevare punti di for-za e debolezze dell’allievo e studiare le conseguenze nel movimento. Han-no educato golf pro, phisical trainer, medici, fisioterapisti, nutrizionisti, biomeccanici creando una famiglia di esperti che cooperano insieme e aiu-tano il golfista a esprimere le proprie potenzialità limitando il rischio infor-tuni. La conferma che ormai anche il gotha dei maestri abbia abbracciato e condivida questo nuovo modo di con-cepire l’insegnamento e di operare è avvenuta lo scorso novembre a Orlan-do, al Golf World Fitness Summit or-ganizzato dalla TPI. Professionisti del calibro di Mike Bender, Mike Bennett, Chuck Cook, Sean Foley, Peter Kostis, Dennis McDade, Chris O’Connell, Andy Plummer, solo per citarne alcuni, han-no riconosciuto unanimamente che ci dovrà essere uguale spazio per golf in-struction e fitness instruction.

Sean Foley (che si è presentato con il suo team di fisioterapista e mental trainer) ha addirittura dichiarato di aver risarcito ai suoi allievi 10.000 dollari per aver prescritto loro dei mo-vimenti che non potevano fare! Solo

golF e Fitness daLLa caLifornia un nuoVo fitness moVement che riVoLuziona iL mondo deL goLfqUando Lo sport è anche Una “qUestione di testa”. nUove tecnoLogie e nUove figUre professionaLi aL servizio di tiger Woods e degLi aLtri campioni deL green.

testo di Maria Paola Casati - Foto di archivio

fotografare la situazione oggettiva. A questo punto solo l’allievo può decide-re se superare i propri limiti con una preparazione personalizzata; vicever-sa, se l’allievo non vorrà o potrà cam-biare, il maestro dovrà comunque tro-vare lo stile di swing più compatibile con quelle caratteristiche fisiche o con quei particolari problemi, per limitare i danni alla salute e comunque ottene-re il massimo risultato.

Matteo Manassero, come tutti i pro che portano il nome Titleist, prima di essere sponsorizzato si è recato nel centro TPI in California, dove è stato sot-toposto a tutta una serie di approfonditi test fisici e biomeccanici. Il TPI è sorto anche con la finalità di testare gli atleti professionisti, come è successo in altre discipline (ad esempio il calcio con il Milan Lab) allo scopo di conoscere in anticipo i giocatori che stanno mal utilizzando o usurando qualche parte del corpo. Un swing efficiente sottopone a minor stress articolazioni e spina dorsale e aumenta le possibilità di giocare bene e a lungo senza infortuni.

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Prosegue il nostro viaggio alla scoper-ta della chirurgia estetica attraverso i racconti di uno dei più rinomati spe-cialisti, il dott. Carlo Alberto Pallaoro, direttore sanitario della Pallaoro Me-dical Laser, clinica privata situata nel cuore di Padova. Ci riceve, questa vol-ta, nel suo studio: una bellissima sala al primo piano di Palazzo Ezzelino, edificio d’epoca che ospita la clinica. I muri in pietra grezza emanano calore, i soffitti sono alti, gli ambienti molto spaziosi e accoglienti e le suggestive bifore lasciano entrare prepotente-mente la luce. Tutto sembra, tranne che una clinica con tanto di sala ope-ratoria, se non fosse per il personale in camice verde e mascherina abbassata, che si intravede per i locali. La grande sala d’attesa è gremita di gente; qui gli interventi si fanno incessantemente, tutti i giorni tranne il mercoledì, gior-nata di riposo. Ci allontaniamo con il dott. Pallaoro dall’argomento “lifting”, affrontato nel numero precedente, per focalizzare la discussione su uno degli interventi più richiesti in assoluto: la rinoplasti-ca, ovvero il rimodellamento del naso, l’intervento che permette di aumenta-re l’armonia del viso, pur mantenendo un’architettura verosimile e naturale. Con specchio alla mano ci viene allo-ra spontaneo cercare di individuare “a quale tipologia di naso” possiamo ap-partenere. La scelta delle possibili al-ternative è vasta: naso troppo grosso o eccessivamente largo, con la punta carnosa, storto o ricurvo, addirittura asimmetrico, o forse con gibbo marca-to, o ancora con le narici larghe o, nei casi più gravi ed evidenti, con setto nasale deviato. Non è ovviamente un invito a eviden-ziare le imperfezioni e probabilmente molti di noi sono appagati dal pro-

prio aspetto fisico e si accettano così “come mamma li ha fatti”. Tuttavia un numero in crescita di persone, sempre più giovani e per il quaranta per cento di sesso maschile, non riesce ad accet-tare la fisionomia del proprio volto, vorrebbe donargli più grazia, equili-brare le forme, in sostanza “vedersi più bello”. Lo scambio di battute con il dottor Pal-laoro è permeato dal concetto di bel-lezza soggettiva, non assoluta. L’aspetto “personale” e “individua-le” di ciò che consideriamo “bello” è sottolineato più volte. «La bellezza è una questione di sensazioni – afferma Pallaoro – governata dagli stati d’a-nimo che percepiamo in determinati momenti della nostra vita. La sicurez-za di avere un naso nuovo può portare maggiore autostima, come non cam-biare nulla della nostra personalità. È una questione di convinzioni, di come ci si sente guardandosi allo specchio, di quanto ci lasciamo influenzare dai modelli stereotipati proposti ogni giorno dalla televisione e dalle coper-tine delle riviste», parole queste che non ci si aspetterebbe di sentire da un chirurgo plastico. I motivi che spingono a sottoporsi a un intervento di questo tipo dunque sono tanti e, ad eccezione di chi soffre di di-sturbi respiratori, sono generalmente legati ad un fattore psicologico e so-ciale. Il naso è un elemento importante del viso, è impossibile da nascondere e, se presenta degli inestetismi evi-denti, può creare imbarazzo, timore a mostrarsi in pubblico, difficoltà a in-serirsi nella società. La rinoplastica, inoltre, è prevista per le persone di una certa età che si sot-topongono al lifting facciale. Il naso tende, con il passare degli anni, a in-curvarsi e ad aumentare di dimensio-

ne: per un effetto ottimale, il ringio-vanimento del viso deve in alcuni casi essere accompagnato dal ritocco del naso. Di nicchia, ma diffusa, è anche la richiesta da parte di transessuali di aggraziare il volto con un naso più femminile. L’avanguardia nelle tecnologie, ci spie-ga il dott. Pallaoro, ha semplificato no-tevolmente l’intervento chirurgico al naso che, pur rimanendo molto com-plesso, viene ottimizzato nei tempi e nelle procedure grazie all’introduzio-ne del laser. L’operazione, che dura solamente 20 minuti, consiste nel mo-dificare le strutture osseo cartilaginee attraverso incisioni praticate all’in-terno delle narici. Questo consente di non lasciare cicatrici, in quanto si agisce dall’interno delle cavità nasali. L’impiego del laser, inoltre, limita il sanguinamento durante l’operazione e consente un recupero post operatorio più veloce. Dimentichiamoci quindi martelletti, ematomi e gonfiori: oggi potremmo definire l’intervento di ri-noplastica indolore e con convalescen-za ridotta. Viene praticata anestesia solo locale, accompagnata da una se-dazione. In meno di sei ore il paziente viene rimandato a casa con un tutore che dovrà tenere per una settimana. Si ritorna alla vita di tutti i giorni dopo dodici giorni e due medicazioni post operatorie. Sebbene semplificato dalle nuove tec-nologie, la rinoplastica è pur sempre un intervento chirurgico, non esente perciò da rischi. Per i meno coraggiosi o per chi non vuole affrontare la spesa (un intervento può costare dai 2.500 ai 4.500 euro) rimane la possibilità di mimetizzare i difetti attraverso le vie infinite del make-up, oppure sfoggiare la carta vincente nascosta in ognuno di noi: la nostra personalità.

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ESTETICARinoplastica Rinoplastica

ESTETICA

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a ciascUnoil sUo naso...aLmeno finché non interViene iL chirurgo esteticosempre più persone, di ogni età e per Le più svariate esigenze, si sottopongono aLLa rinopLastica: qUaLi sono Le motivazioni che spingono aLL’intervento e Le nUove tecnoLogie d’avangUardia.

testo di Evelina Mitali - Foto di archivio fotolia

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Arriva direttamente dal mondo an-glosassone questa nuova tendenza che sta spopolando anche in Italia e influenzando il mondo della moda ai livelli più alti. Parliamo dei fashion blog, diari personali on-line, visibili da tutti in ogni momento, in cui le perso-ne condividono, attraverso foto, video e pensieri i loro outfit quotidiani.Per outfit si intende un mix di abbi-gliamento, acconciatura, calzature e accessori scelti da indossare per un evento, una serata o semplicemente per andare al lavoro o all’università. Muniti perennemente di macchina fo-tografica, smartphone e connessione costante a Internet, i fashion blogger ritraggono, assieme ai loro look, scene di vita quotidiana che li coinvolgono. I viaggi, le serate con gli amici, gli in-contri e le esperienze della giornata. Diventano così personaggi pubblici se-

e con una buona dose di egocentrismo, appassionati di moda, seguiti proprio perché considerati “vicini” agli occhi del pubblico, in sostanza gente comu-ne. Le case di moda non hanno potuto non accorgersi di questo fenomeno che attrae più pubblico di un’affissio-ne pubblicitaria e hanno dato inizio a varie collaborazioni. Un sogno per tut-ti i fashion victim, quello di poter rice-vere in regalo pezzi di abbigliamento e accessori delle marche più note da indossare e fotografare. L’unico sco-po per le aziende è la pubblicazione della foto nei blog, talmente influenti

guiti da migliaia di utenti, generalmen-te appassionati di moda fra i 15 e 30 anni, che puntualmente si connettono alle pagine dei blog per conoscere le nuove tendenze della moda, scoprire i must della stagione, copiare lo stile o commentare le foto. Parliamo di 40, 50, addirittura 70 mila visitatori ogni giorno per i blogger più seguiti: quelli che riescono a mixare stili differenti e sempre nuovi, talvolta osando mise più estrose, abbinando capi low-cost o vintage con pezzi di abbigliamento più costosi. I blogger sono general-mente persone giovani, di bell’aspetto

da fungere da vero e proprio veicolo di promozione per arrivare dritti drit-ti, e con pochi investimenti, al consu-matore finale. Uno dei pionieri è Scott Schuman con il suo blog Thesartoria-list.com. L’idea di Schuman, inizia-ta grazie a un semplice hobby per la fotografia, era di ritrarre le persone più glamorous che passavano per i marciapiedi di New York. Il requisito fondamentale per meritarsi uno scatto era avere un look originale, fuori da-gli schemi, un appeal metropolitano che potesse essere ripreso da altri. In meno di quattro anni Thesartorialist.com è diventato un fenomeno media-tico seguito da milioni di persone al giorno. Schuman è stato catapultato nel mondo della moda, diventando consulente di campagne pubblicitarie, scrivendo libri e partecipando a pro-grammi televisivi. Bryan Boy (Bryanboy.com), fashion blogger filippino, uno dei più famosi al mondo, tanto da guadagnarsi una borsa Marc Jacobs con il suo nome, era già considerato nel 2007 dal New York Post una delle nove persone più celebri

e influenti del web. Noi abbiamo incon-trato Veronica Ferraro, fashion blogger di Milano, studente di lettere moderne alla Statale che, nel gennaio 2010, ha aperto Thefashionfruit.com. Veronica ci confida che da allora è stato un cre-scendo di esperienze, incontri e col-laborazioni grazie ai suoi fedelissimi 10.000 visitatori al giorno, in costante aumento. Ci rivela che è proprio ades-so che il fenomeno sta esplodendo nel nostro Paese ed è felice che il ruolo del blogger stia diventando a poco a poco una vera professione.La sua “vetrina virtuale” le ha letteral-mente trasformato la vita. È chiamata per partecipare a mostre fotografiche, sfilate, anticipazioni di collezioni e reportage editoriali. In questo ultimo anno ha assistito ad aperitivi modaio-li, cene con gli stilisti, incontri orga-nizzati ad hoc con gli altri blogger, inviti a trasmissioni televisive, ingaggi come stylist e ha acquisito sponsor pa-ganti per avere spazi pubblicitari sul suo blog. La sua giornata tipo si artico-la nel passare in rassegna mail e com-menti dai suoi fan la mattina e l’uscita

nel pomeriggio in qualche posto ben studiato per fare le foto dell’outfit del giorno, accompagnata dal fidanzato che l’aiuta negli scatti fotografici.All’inizio, ci racconta Veronica, è sta-to un vero e proprio investimento. Per entrare nella cerchia dei blog più se-guiti bisogna essere incessantemente aggiornati e avere tutte le novità in anteprima. Ora invece è più semplice: le case di moda le prestano i capi di abbigliamento e le catene più in voga le inviano pacchi regalo con i pezzi cult delle nuove collezioni. Ancora una volta il fenomeno fashion blog conferma l’importanza e il ruolo della rete Internet come strumento veicola-tore di nuovi trend. Chi sa cogliere le opportunità del mercato virtuale rie-sce a trasformare un’intuizione e una passione in qualcosa di reale, anche in una vera e propria professione. Il blog può diventare in questo caso il mezzo giusto attraverso cui affermare la pro-pria personalità anche in uno scenario complesso e affollato come l’universo moda.

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COOLFashion Blog Fashion Blog

COOL

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Veronica Ferraro - http://thefashionfruit.comScott Schuman - http://www.thesartorialist.com

Bryanboy- http://www.bryanboy.com

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FenomenoFashion blogLa moda passa attraVersoi “diari VirtuaLi” di ragazzi comuni.fra gLi stiListi e iL consUmatore finaLe ci sono Loro: i bLogger. ragazzi come tanti, appassionati di moda e fotografia, condividono on-Line i propri Look giornaLieri e dettano Legge in fatto di nUove tendenze.

testo di Evelina Mitali - Foto di archivio Fashionfruit

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NUOVI FENOMENIPoker Texas Hold’em Poker Texas Hold’em

NUOVI FENOMENI

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sto evento con una spesa media proca-pite tra viaggio, vitto e albergo di circa 450 euro! Da allora, grazie anche alla continua attenzione di Max Monferini e Nunzio Magnani (i due ideatori e or-ganizzatori del torneo) e al loro voler impostare l’atmosfera dell’evento con la semplicità di un “ritrovo tra amici e appassionati”, i numeri sono cresciuti in maniera sorprendente al punto da superare, nelle ultime 2 edizioni, la so-glia dei 500 partecipanti e montepremi superiori ai 180.000 euro! Al successo contribuisce sicuramente la splendida location del Casinò Perla che offre una poker room recentemente rinnovata e con una capienza di 300 giocatori e tutta una serie di servizi connessi all’interno della struttura (spa gratui-ta per i giocatori, tre ristoranti, disco-teca, sala spettacoli, un casinò tra i più grandi d’Europa e bar disseminati ovunque). Ma ancora più importante è l’attenzione personalizzata che la Shark Events offre a tutti i partecipan-

Negli ultimi anni il Texas Hold’em Poker ha conquistato l’Italia in un modo che solo pochi anni fa nessuno avrebbe mai potuto neanche immagi-nare. Come sempre gli “apripista” di quest’affascinante disciplina, compo-sta da un mix di tecnica, strategia, ma-tematica, esperienza e… fortuna (eb-bene sì, ci vuole anche questa!), sono stati i giocatori stessi che, mossi dalla passione, hanno aperto i primi circoli in Italia già a partire dal 2005, quando la legislazione in proposito era poco più che evanescente.

È purtroppo nella natura umana che tra i buoni si nascondano i “cattivi” e così, nell’arco di pochi anni, alle decine di circoli “sportivi” che organizzavano serate con buy-in limitati (30-40 euro) e con margini di guadagno irrisori, hanno cominciato a sovrapporsi centi-naia di veri e propri mini-casinò dove si giocavano tornei da 300-500 euro di iscrizione e dove si organizzavano tavoli cash game in cui interi stipendi passavano di mano in una serata. Era logico che tutto questo non potesse essere tollerato e nel 2009 il Governo, con quello che tra gli appassionati è soprannominato “l’editto settembri-no”, ha messo al bando tutte le asso-ciazioni dichiarando illegale il gioco del Texas Hold’em nella modalità live. Onestamente il discorso sarebbe mol-to più ampio e andrebbe a coinvolgere tutti gli interessi economici passanti per le poker room online (autorizzate a offrire lo stesso servizio ma solo su Internet e costantemente monitorate dallo Stato), la politica e la difficoltà oggettiva di poter controllare l’opera-to di tutte le associazioni (migliaia…)

ti che fruiscono non solo di un’orga-nizzazione attenta e precisa, ma anche di una vetrina mediatica che permette anche ai più sconosciuti di far sì che le loro “gesta” vengano seguite da casa, tramite vari mezzi internet, quasi fos-sero giocatori professionisti di caratu-ra internazionale.

Per il 2011 poi si annunciano novità importanti che daranno ancora mag-giore interesse a questo torneo: con l’entrata definitiva di uno sponsor importante come BigPoker.it, il torneo esce dalla logica dei singoli eventi e si trasforma in campionato con il nome di Shark Bay Big Cup offrendo a tutti i suoi aficionados la possibilità di vince-re l’iscrizione mediante satelliti gior-nalieri sulla poker room (anche a par-tire da un euro!) e di conquistare ricchi add-on messi in palio dallo sponsor sia ad ogni tappa che ai finalisti del-la classifica. Intrigante anche l’idea di offrire al vincitore di ogni evento un

presenti sul territorio. Possiamo dire che questa scelta, che ha penalizzato tutti gli onesti operatori del settore, che peraltro creavano posti di lavoro, sebbene non sia condivisibile, sia sen-za dubbio comprensibile e che i primi colpevoli siano proprio coloro che non denunciarono ai tempi le situazioni di illegalità. Tuttavia i giocatori non erano disposti ad accettare di perdere l’elemento aggregativo che caratteriz-zava il Texas Hold’em, la possibilità di confrontarsi con avversari in carne e ossa cercando di cogliere qualsiasi tic inconscio che ne denunciasse la forza o la debolezza, il piacere di scambiare due chiacchiere nelle pause raccon-tandosi mani perse in maniere incre-dibili o vinte con giocate rocambole-sche. Purtroppo, fino a quella data, gli unici eventi dal vivo a cui agli Italiani era possibile partecipare erano quelli organizzati nei casinò da aziende col-legate a grandi poker room online e i cui costi di iscrizione (dai 1000 euro

in su) e le tempistiche di gioco (tre o quattro giorni) rendevano proibitiva la partecipazione a tutta quella grande massa di appassionati che non poteva permettersi di spendere uno stipendio tra viaggio, vitto, albergo e iscrizione o di prendersi una settimana di ferie ogni volta che desideravano.

E’ proprio nell’ottobre del 2009 che, spinta dall’entusiasmo e dalla voglia di giocare dei soci del proprio circo-lo, chiuso da poche settimane, la ne-onata Shark Events organizza il primo torneo che, con un buy-in “popolare” di 330 euro, offre a tutti i giocatori la possibilità di partecipare a un evento che per organizzazione e struttura ri-calca quelli più blasonati… e costosi! Grazie all’appoggio e alla collabora-zione di Bojan Hrovatin, responsabile della poker room del Casinò Perla di Nova Gorica, viene lanciato il torneo Shark Bay e il successo è immediato: quasi 260 giocatori partecipano a que-

shark bay per appassionatiperche’ iL poKer e’ anche incontrarsi e diVertirsiIN UN PANORAMA NAZIONALE IN CUI IL TExAS hOLD’EM SEMbRAVA ESSERE DIVENTATO UNA DISCIPLINA RISERVATA A POChI bENESTANTI E A UN RISTRETTO GRUPPO DI GIOCATORI SPONSORIZZATI, LA ShARk EVENTS PROPONE UN’IDEA ORIGINALE ChE RIAPRE LE PORTE A TUTTI GLI APPASSIONATI

testo di Max Monferini - Foto di archivio Shark Bay e fotolia

braccialetto in argento massiccio (rea-lizzato dal laboratorio orafo “Chrysos Gioielli” di Bologna) con inciso il ri-sultato ottenuto, particolare che farà sicuramente piacere a tutti quelli che, esibendolo, non avranno bisogno di dover raccontare di aver vinto un tor-neo perché, come si usa dire, “un’im-magine vale mille parole”.

Insomma, per tutti gli appassionati di Texas Hold’em italiani (...e limitrofi) si prospetta un 2011 ricco di sorprese ed emozionante fin dalla prima tappa che si è tenuta dal 17 al 20 febbraio al Ca-sinò Perla di Nova Gorica! All In!

Uno degli elementi più originali che caratterizza-no il torneo Shark Bay è l’attenzione continua che viene riservata a tutti i giocatori (non solo a quelli conosciuti, come accade in altri tornei) durante lo svolgimento dell’evento. Utilizzando tutte le risorse del web attualmente disponibili (blog, Facebook, YouTube, ecc.) e grazie a uno staff impegnato 14 ore al giorno, i partecipanti vengono filmati, fotografa-ti, intervistati, le loro giocate vengono raccontate e tutto il materiale viene trasmesso sui vari network facendo sì che amici, parenti e anche solo curiosi possano seguire da casa in tempo reale tutti gli ag-giornamenti. Si possono vedere i filmati sul canale YouTube “SHARKBAYevents”, le notizie e le foto sul gruppo Facebook “Shark Bay Poker Events” e avere sempre informazioni precise sul sito ufficiale www.sharkbay.it. Insomma, quattro giorni di poker (ven-gono organizzati anche tornei laterali con buy-in di circa 200 euro) in cui il giocatore sconosciuto diven-ta una star! Provare per credere!

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EVENTICarnevale di Venezia

del Carnevale. Ed è stato anche grazie a questo spirito gioioso e libertino che è potuto diventare celeberrimo, costituendo un’attrazione turistica in-ternazionale, nonché meta ambita da migliaia di visitatori e personaggi fa-mosi. Impossibile dimenticare i gran-di protagonisti della storia veneziana, dal lussurioso Giacomo Casanova, ai pittori Boucher, Fragonard e Tiepolo, ai grandi letterari e poeti George Gor-don Byron, Ugo Foscolo, George Sand e il nativo del luogo, Carlo Goldoni che, con una poesia dedicata al Carnevale, rappresenta così lo spirito della festa: «Qui la moglie e là il marito Ognuno va dove gli par Ognun corre a qualche invito, chi a giocar chi a ballar». An-che se un tempo l’evento aveva una durata ufficiale di sei settimane, oggi il programma si svolge in dieci gior-ni concentrati di ricchi e suggestivi appuntamenti. Quest’anno il motivo d’ispirazione al tema del Carnevale è stato l’Ottocento, un periodo storico in cui Venezia incarna il mito roman-tico internazionale, grazie alle brume e al suo aspetto paludoso e suggesti-vamente misterioso. Da Senso a Sissi ha ripercorso il secolo risorgimentale

Risale a un documento del Doge Vitale Falier del 1094 la prima citazione del vocabolo “Carnevale”. In questa testi-monianza la Serenissima concedeva alla popolazione, in particolare ai ceti più umili, un breve periodo dedicato interamente ai divertimenti, durante il quale veneziani e stranieri si riversa-vano nella città lagunare per far festa con musiche, balli e giochi sfrenati. At-traverso l’uso di costumi e maschere, poi, si otteneva l’anonimato che garan-tiva una sorta di livellamento dei ceti sociali. Una specie di valvola di sfogo per attenuare tensioni, discriminazio-ni e malumori che si creavano tra i cittadini nella Repubblica di Venezia. Vi erano attrazioni di ogni genere: gio-colieri, acrobati, musicisti, danzatori, spettacoli con animali e moltissime al-tre esibizioni allestite in tutti i maggio-ri campi della città, che intrattenevano un variopinto pubblico di ogni età, re-ligione e classe sociale. Non mancava-no i venditori ambulanti che offrivano frutta secca, castagne, frittelle (fritòe) e dolci provenienti da tutto il mondo. Spettacoli, delizie, giochi e la parte-cipazione in incognito a questa festa erano, e sono tutt’ora, l’essenza stessa

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Carnevale di VeneziaEVENTI

il carnevale di venezia costumi, maschere, spettacoLi, fritteLLe e scherzi per uno dei più grandi eVenti storici deL mondoè sicUramente iL più conosciUto per La beLLezza dei costUmi, Lo sfarzo dei festeggiamenti neLLa magica atmosfera deLLa LagUna e iL mistero che continUa a possedere anche adesso che sono trascorsi circa 900 anni daL primo docUmento che fa riferimento a qUesta famosissima festa

testo di Enrico Zizola - Foto di Venezia marketing & eventi

Carnevale di Venezia 2011: 19-20 febbraio e dal 26 febbraio all’8 marzo. Il motivo guida di quest’anno è stato “LOttocento – Da Senso a Sissi – La città delle donne”. Nel centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, Venezia ha inseguito la sua seducente femminilità nei richiami alle grandi eroine post-romantiche ottocente-sche cui è stato dedicato il Carnevale, ha sdrammatizzato in chiave popolare e giocosa gli scontri tra gli ufficiali austriaci e gli italianissimi dei Comitati per l’Unità al Regno d’Italia e si è sposato di nuovo con i veneziani, nei teatri e nei musei cittadini, in un tête-à-tête fatto di concerti, spettacoli teatrali, rappresentazioni storiche, gran balli e proiezioni cinematografiche. Informazioni e aggiornamenti sul sito www.carnevale.venezia.it

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attraverso costumi e coreografie in chiave ottocentesca. Non sono manca-ti, tra l’altro, le feste della tradizione veneziana: il “Corteo delle Marie” con l’incoronazione della damigella più ag-graziata, il “Volo dell’Angelo” in Piazza San Marco con un ospite a sorpresa, lo “Svolo della pantegana” sulle rive del Rio de Cannareggio e molte altre rie-vocazioni che hanno fatto la storia del Carnevale. Tra le calli della meraviglio-sa città si è potuta sentire e ammirare una rappresentazione di teatrale alle-gria e giocosità: tutti in maschera a ce-lebrare il fascino di un mondo fatto di balli, scherzi, galà esclusivi e romanti-ci incontri, attraverso luoghi ricchi di arredi e atmosfere quasi immutate nel tempo e capaci di far rivivere gli splen-dori di un tempo. Come in passato, an-cora oggi il Carnevale di Venezia rap-presenta una grandiosa festa popolare per un vasto pubblico di tutte le età. Non c’è da stupirsi o meravigliarsi, c’è solo da lasciarsi trasportare da questa magica atmosfera dove tutto è conces-so. D’altronde è Carnevale.

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SPORTCalcio

vanile catalano, infatti, da almeno 25 anni lavora con lo stesso progetto di valorizzare non solo i ragazzi spagno-li, ma di individuare in tutto il mondo giovanissimi calciatori da plasmare, modellare e far crescere, esempio su tutti quello di Lionel Messi ingaggiato alla tenera età di 12 anni. Nella Ciu-tat Esportiva Joan Gamper, immensa struttura sportiva alle porte di Barcel-lona composta da nove campi da gioco dove si allenano gli atleti tesserati di tutte le categorie, si respira un’aria di grande soddisfazione, non solo per i giocatori che sono riusciti a mettersi in mostra nella prima squadra (circa il 48% dei giocatori in rosa utilizzati) o per aver colmato il podio del pallone d’oro 2010 (Messi, Xavi, Iniesta), ma soprattutto perché sette undicesimi della formazione titolare della nazio-nale spagnola campione d’Europa e del Mondo discendevano dalla “cante-ra blaugrana”. Alla luce di questi ri-sultati e dello spettacolo che i giovani catalani riescono a dare, il club spa-gnolo è diventato in poco tempo il più

Molte delle più importanti squadre di calcio europee stanno adottando la po-litica della valorizzazione del settore giovanile, soprattutto per demolire i costi di trasferimenti e gli ingaggi stel-lari, cercando di tamponare il conti-nuo indebitamento.Tra tanti risalta sicuramente il grande settore giovanile dell’Arsenal capace di portare ogni anno in prima squa-dra quattro o cinque nuovi giocatori di altissimo livello, valorizzati anche grazie al tecnico Wenger, uno a cui piace giocare con i giovani, o quello dell’Ajax, il predecessore e forse il faro per tutti gli altri club. Infatti già negli anni ’60 qui si puntava sui gio-vani tanto che la grande squadra che vinse per tre volte la Coppa Campioni si basava su otto giocatori prodotti in casa, tra cui Krol e Cruijff. Lo stesso Johan Cruijff presidente onorario di quel Barcellona che attualmente sta generando campioni su campioni: è sicuramente la “cantera blaugrana” la più importante e affascinante d’Euro-pa per stile e risultati. Il settore gio-

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CalcioSPORT

piccolicampioni cresconopuntare sui gioVanissimi, una garanzia di successoinvestire sULLe Leve caLcistiche è sicUramente Una strategia vincente, adottata dai più importanti cLUb eUropei. campioni di prodUzione propria: ne gUadagnano iL biLancio e Lo spettacoLo.

testo di Luigi Spaccapeli - Foto di archivio fotolia

“Mès que un club”: è questo lo slogan emblema del caratte-re e della struttura del Barcellona, una polisportiva che oltre alla fortissima squadra di calcio comprende anche formazioni di pallacanestro, pallamano, hockey e football americano, non solo capaci di ottenere ottimi risultati, ma anche impegnate socialmente nella beneficenza devolvendo lo 0,7% del reddito alla FC Barcelona Foundation, ente che coopera e collabora con le Nazioni Unite. Inoltre il Barça è l’unica società ad avere un contratto sponsor al contrario, ha cioè l’impegno di devolvere un milione e mezzo di euro in beneficenza per i prossimi cin-que anni ottenendo il privilegio di indossare il logo dell’UNICEF (fonte www.fcbarcelona.com). I valori trasmessi, la grande or-ganizzazione e lo spettacolo che fornisce rendono questa so-cietà “Più di un club”.

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importante in termini di valore econo-mico nonché il più amato, con più di 57 milioni di tifosi in tutto il mondo.Se pensiamo che, al contrario di quan-to detto finora, la nostra benamata serie A possiede la media età più alta d’Europa, è facile capire i motivi della continua involuzione del nostro calcio e della mancanza di risultati a livello di nazionale.Di fatto sono pochi i giocatori mili-tanti nelle grandi squadre italiane che provengono da settori giovanili delle

stesse: il nostro calcio preferisce tut-tora basarsi su acquisti e trasferimen-ti di giocatori già formati e completi, piuttosto che investire su giovanissimi di talento o addirittura crearli in casa propria. Politica autolesionista che au-menta l’importanza e il valore dei club stranieri e indebolisce l’economia e il rispetto dei club italiani. Sarà mol-to difficile nei prossimi anni vedere una delle nostre squadre vincere in campo internazionale con giocatori di produzione propria, caso eclatante l’Inter della scorsa stagione capace di aggiudicarsi cinque titoli tra nazionali e internazionali, ma con in rosa il solo Santon prodotto dal proprio vivaio, tra l’altro utilizzato esclusivamente in caso di molteplici assenze. È quindi arrivato il momento che gli allenatori

e le dirigenze delle nostre squadre ini-zino a utilizzare e valorizzare i nostri giovani calciatori, e non a farne uso in caso di emergenza (infortuni e squali-fiche) o come contropartita nell’acqui-sto di giocatori di maggior esperienza, a investire su strutture sportive per i giovanissimi adeguate al resto d’Eu-ropa e comincino a pensare a progetti calcistici pluriennali e non a basarsi sui risultati di ogni singola stagione.

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CINETECALa notte degli Oscar

storia in apparenza “minore”, quella del Principe Alberto, Duca di York, il secondo figlio di Re Giorgio V, alle prese con una imbarazzante, e assai poco regale, balbuzie e con una mo-glie devota, ma molto intraprendente, che cerca in tutti i modi di aiutarlo. E che, dopo l’ennesimo tentativo fallito, decide di affidare le sorti, e la serenità interiore, del marito a un eccentrico logopedista australiano che trasfor-ma ben presto le sedute di terapia in colorite incursioni nell’inconscio di Albert, nelle sue paure e nei traumi che ne hanno segnato l’infanzia di se-condogenito sistematicamente igno-rato da genitori e tate. Alla morte di Giorgio V, però, questa vicenda priva-ta intercetta la “grande” Storia, quella destinata a riempire gli archivi e le pa-

gine dei libri: il fratello maggiore Edo-ardo VIII abdica dopo pochi mesi di regno per amore dell’americana e plu-ridivorziata Wallis Simpson e Albert si ritrova improvvisamente su un trono che fino ad allora non si era nemmeno concesso di sognare. Ed è qui che la sfida con la propria voce e i propri tre-mori diventa irrevocabile: sullo sfon-do delle lezioni di logopedia, infatti, non c’è solo un Paese che reclama un Re, c’è soprattutto un mondo che na-viga a vele spiegate verso la minaccia della Germania di Hitler e lo spettro di un secondo conflitto mondiale. Il film diventa allora un crescendo di auto-stima e auto-consapevolezza da parte del nuovo Re, fino al suo discorso più bello, ma anche più drammaticamen-te doloroso: l’annuncio della dichia-

Può il lieto fine di una storia personale coincidere con l’orlo di un precipizio per buona parte dell’umanità? Potere del cinema, e della storia: sì. Potere della pellicola, certo, di un film ca-pace di incollare per quasi due ore lo spettatore allo schermo, ma anche di far coabitare nella stessa scena storie, aspirazioni e chiavi di lettura asso-lutamente diverse tra loro. E, soprat-tutto, potere della parola: una parola negata, sofferta, ricercata, ambita e infine legittimamente, e prepotente-mente, rivendicata. Stiamo parlando de Il discorso del re, il film di Tom Ho-oper vincitore di 4 statuette all’ultima notte degli Oscar (miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista e mi-glior sceneggiatura originale). I primi minuti di pellicola ci raccontano una

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La notte degli OscarCINETECA

l’Uomo che nondoveva diventare reiL soVrano che sfidò hitLer e i propri demonidirettamente daLLa notte degLi oscar La storia di Un’amicizia che non conosce titoLi o etichette. e di Un Uomo che afferma iL proprio diritto ad esistere. aLLa vigiLia deLLa seconda gUerra mondiaLe.

testo di Erika Fasan - Foto di archivio

Titolo: Il discorso del rePaese: Gran Bretagna-Australia, 2010Durata: 111 minutiRegia: Tom Hooper Sceneggiatura: David Seidler Produzione: Eagle Pictures

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razione di guerra alla Germania del 3 settembre 1939. Il film vanta un cast di tutto rispetto: Colin Firth, nel ruolo del protagonista, finalmente premiato dopo una onesta e pretigiosa carriera vissuta sempre all’insegna della di-screzione (Mamma Mia!, Bridget Jones, Love Actually), Geoffrey Rush (Shine, Frida, I pirati dei Caraibi) credibile, quanto e forse più di Firth, nel ruolo di un coraggioso e a tratti dolente lo-gopedista ed Helena Bonham Carter (Fight Club, Alice in Wonderland e gli ultimi Harry Potter), finalmente resti-tuita ad abiti borghesi dopo gli ultimi, visionari, film, molti dei quali sotto la direzione dell’altrettanto visionario marito Tim Burton. Colin Firth e Geof-frey Rush, che si erano già incontrati nel ruolo di due “cattivi” nell’altret-tanto pluripremiato Shakespeare in Love di John Madden del 1998 (forse non è un caso che Shakespeare con la sua parola “sublime” sia un riferi-mento costante di tutta la pellicola: un nume tutelare, ma anche una eccel-lenza della “britannicità” orgogliosa-mente rivendicata dal film), mettono in scena un racconto che è prima di tutto la storia di una grande amicizia. Quella tra due uomini alieni tra loro

quanto a cultura, formazione ed estra-zione sociale, ma che si sfidano e poi si incontrano su un piano di assoluta parità: “mio il castello, mie le regole”, intima il dottore al suo prestigioso pa-ziente che, anche se a malincuore, vi si adegua. Una parità che va oltre ogni titolo: il logopedista – si scoprirà ver-so la fine – non è neppure laureato e il Re durante le sedute non è altro che un bambino che necessita di resettare il proprio passato per poter finalmen-te diventare uomo. Una parità che non conosce segreti o timori reverenziali di sorta. Una parità che va oltre le con-venzioni e le etichette, perché basata su qualcosa di trasversale ai ceti so-ciali e ai ruoli: la parola come diritto ad esprimersi e, prima ancora, ad esi-stere. Lo sapevano bene già negli anni Trenta, quando questa storia inizia: la voce, ancorché scollegata da un volto come quella che passa per radio, può essere oggetto di rispetto, quando non addirittura di culto. E lo sapeva bene Hitler, la cui abilità retorica ed espres-siva non sfugge all’attento Re inter-pretato da Colin Firth e all’altrettanto attento e sensibile regista (che prima di cimentarsi con il Vecchio Continen-te alla vigilia delle armi aveva affina-to le proprie capacità di raccontare la Storia con una miniserie sulla Rivolu-zione americana vista attraverso gli occhi del secondo presidente statuni-tense, John Adams). Ecco allora che la parola così faticosamente e dolorosa-mente riconquistata da Albert di York, nel frattempo diventato Giorgio VI (il padre dell’attuale Regina Elisabetta), vuole e sa essere una voce radicalmen-te diversa da quella che al di là della Manica farnetica, sia pure in modo as-solutamente convicente, di conquista del mondo o purezza della razza. E’ la voce rassicurante di chi entra nel-le case dei propri sudditi, anche se il termine è decisamente poco politically correct ed è abilmente evitato in tutto il film, e parla di speranza nonostante i tempi bui. Inevitabile il richiamo al presidente americano Roosvelt, alle “chiacchierate al caminetto” trasmes-se via radio per sostenere il popolo negli anni del New Deal e alla sua ma-lattia, ancora più invalidante della bal-buzie di Re Giorgio. Chi ha visto Pearl Harbor (2001) di Michael Bay non può non ricordare la scena in cui Roosvelt si alza dalla sedia a rotelle per ribadire la resistenza ad oltranza degli USA in guerra. Il film non è imperdibile, ma la scena è davvero emozionante. Quasi quanto vedere, anzi sentire, Giorgio VI finalmente padrone della propria voce e del proprio destino.

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PUBBLIREDAZIONALE PUBLIREDAZIONALE

Gli argenti e gli oggetti di antiquariato di Pietro Caselli sono visionabili sul sito www.agenziaaraldica.com e presso lo Showroom di Elisa Tomasi – Telefono: 3287012671

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Pietro Caselli

ARGEnTO AnTIcOUnA qUOTIdIAnITà nOBILE

L’argento è un metallo antichissimo che vanta una storia millenaria. Alcu-ni ritrovamenti risalgono addirittura a 3000 anni prima di Cristo in alcune tombe sumeriche, a dimostrazione che già a quel tempo era usato nella vita quotidiana. Nel corso degli anni è stato impiegato in molteplici setto-ri: nella fisica per la sua particolare conducibilità di elettricità e di calore, nella fotografia in forma di gelatine e perfino nella medicina farmacologica per la preparazione di alcune ricette. Ma l’utilizzo maggiore è stato nella creazione di ornamenti per la persona o per la casa, dalle più svariate forme artistiche e lavorazioni, eseguiti da orafi e artigiani.

In Italia l’ingresso dell’argento nella vita di tutti i giorni avviene nel Quat-

trocento con lo sviluppo dalla corrente rinascimentale, sotto forma di oggetti creati per la mensa, ispirati poi nel se-colo successivo al più squisito gusto manierista. E così brocche per l’acqua, alzatine e porta dolci, vassoi, piatti e posate, candelieri e soprammobili dal-le sontuose decorazioni iniziavano ad accompagnare la vita dei nostri ante-nati diventando elementi prestigiosi di decoro, emblemi di conduzione di una quotidianità “nobile”. Al giorno d’oggi, per chi sa riconoscerne il valore, pos-sedere un argento d’epoca significa avere un pezzo unico, un oggetto che racchiude in sé la storia di chi l’ha pos-seduto ed evoca momenti e gesti del passato. Tuttavia, questa non è l’unica ragione per acquistare un argento an-tico: talvolta il vantaggio sta anche nel prezzo. Ma capiamo perché.

fine Settecento, vassoi e alzatine in-glesi dell’Ottocento, candelabri e por-tacandele abbelliti attraverso le più diffuse tecniche di lavorazione, come la cesellatura, il traforo, l’incisione e la filigrana. Quest’ultima consiste nel ri-taglio dell’argento in tanti sottilissimi fili che, intrecciati e sovrapposti, dan-no vita a decori eccezionali e irripetibi-li. L’argento antico, continua Caselli, è riconoscibile grazie ai punzoni: timbri che forniscono informazioni circa la provenienza geografica dell’oggetto, il produttore, l’anno di fabbricazione, il grado di purezza dell’argento. I pun-zoni appaiono più o meno conservati

Ne parliamo con Pietro Caselli, com-merciante di pezzi di argenteria d’e-poca e di antiquariato, esperto di aral-dica e socio effettivo dell’Accademia Araldica Nobiliare Italiana. Il suo ar-gento è venduto a 1,5 euro al grammo, prezzo inferiore a quello dell’argento nuovo che si aggira attorno a 2,5 euro. La sua agenzia, Agenzia Araldica, ol-tre a fornire un esclusivo servizio di ricostruzione dell’albero genealogico di famiglia con l’appoggio dei Guel-fi Camaiani, storico istituto di studio araldico genealogico fiorentino, offre argenteria antica perfettamente ripuli-ta e pezzi d’antiquariato di varia natu-ra: tele di fine XVIII secolo, lampade e sedie d’epoca, completamente restau-rate, della prima metà del XIX secolo.Caselli ci mostra orgoglioso la sua col-lezione di argenti: anfore e boccali di

in base alle opere di pulizia effettuate nel tempo.

In questo momento, probabilmente per effetto della crisi finanziaria che sta coinvolgendo il Paese, gli investi-menti nell’oro e nell’argento stanno crescendo. L’acquisto di metalli pre-ziosi offre sicurezza in un mercato instabile; ecco perché non solo i colle-zionisti, ma anche gli investitori scel-gono oggi di comprare argento antico, consapevoli della sua capacità di man-tenere inalterato nel tempo il proprio valore, se non di aumentarlo con il passare degli anni.

FRAMMENTI DEL PASSATO CONSERVATI NELLE CASE DI OGGI DA ChI SA AFFERRARNE IL VALORE

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FORMAZIONELavoro

Che cosa sai fare? Da una ricerca con-dotta nel Padovano su oltre 200 disoc-cupati emerge che a questa domanda oltre l’80% degli intervistati non ha affatto le idee chiare. Descrivere le proprie competenze, raccontare det-tagliatamente che cosa si sa fare, non rientra nel DNA delle persone. Così chi cerca lavoro è convinto che basti buttare giù un curriculum vitae per ri-solvere la questione. Anche in fase di colloquio di orientamento i consulen-ti sottolineano che le persone hanno grosse difficoltà a presentarsi, a tirare fuori il meglio di se stessi. Spesso l’an-sia generalizzata impedisce di presen-tare agli altri il lato migliore. Manca in sostanza un po’ di self empowerment: acquisire la consapevolezza del pro-prio valore e delle proprie potenzia-lità. Considerare se stessi come una sorta di prodotto con molteplici carat-teristiche da “esibire” può sembrare un’aberrazione, ma in un’epoca in cui siamo praticamente tutti venditori e clienti questa prospettiva sembra fun-zionare.

Ecco dunque di seguito alcuni sugge-rimenti.Sappiamo dove vogliamo andare? Ave-re le idee chiare non è cosa da poco. Spesso la mancanza di obiettivi ben definiti ci impedisce di pianificarne il raggiungimento: se sappiamo qual è il fine a cui dobbiamo tendere probabil-mente riusciremo a utilizzare le nostre iniziative in modo appropriato anzi-ché disperderle. Peter Drucker, nel suo libro The Practice of Management, ci ha regalato uno degli acronimi più fa-mosi del self marketing che tra l’altro ci ricorda un’emoticon tra quelle più

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Marzo 2011

LavoroFORMAZIONE

selF empowerment: so di saper Fare una strategia per conoscersi megLio… e presentarsi aL mercato deL LaVorofar emergere i propri fattori critici di sUccesso pUò essere Un probLema. da dove partire? come mUoversi? ecco qUaLche sUggerimento per vaLorizzare se stessi neLLa vita privata così come neL mercato deL Lavoro

testo di G. G. - Foto di archivio fotolia

utilizzate nel web: S.M.A.R.T Secondo questa teoria ogni obiettivo deve es-sere Specifico, Misurabile, Accessibile, Raggiungibile e Tempificabile. Il sug-gerimento è interessante: se so dove voglio andare e pianifico le mie azioni posso almeno provare a raggiungere una meta. In altri termini: è inutile dire “imparerò l’inglese” perché non è affatto un obiettivo smart. Al contra-rio, “imparerò l’inglese entro un anno attraverso lezioni settimanali e verifi-che intermedie, premiandomi a ogni traguardo raggiunto e impiegando metodologie vicine alle mie esigenze” è un obiettivo smart che mi aiuterà a raggiungere il traguardo.Inventarsi, progettarsi, migliorarsi e promuoversi, cercare il confronto con gli altri e soprattutto rinnovarsi pren-dendo alla lettera il concetto di “for-mazione continua lungo tutto l’arco della vita”: non fermarsi, insomma, a quanto previsto per legge, ma andare oltre, ripensando alla propria forma-zione come a una compagna di vita, gestendo autonomamente il proprio percorso di apprendimento per resta-re competitivi nel mercato del lavoro.

Flessibilità: di orari, territoriale, fun-zionale, professionale, nelle forme contrattuali. Oggi sopravvive chi sa essere flessibile. La flessibilità è la vo-lontà, nonché la capacità, di adattarsi e di lavorare efficacemente con per-sone e gruppi tra i più vari, di aprirsi al rinnovamento e saper apprezzare punti di vista diversi dai propri.Riflettere sulle proprie caratteristiche vincenti sulle quali si può spingere per avere un vantaggio nei confronti dei potenziali “concorrenti”. Sono i

cosiddetti fattori critici di successo e possono davvero fare la differenza.Tirando le somme, entrare o rientra-re nel mercato del lavoro è di per sé un lavoro: bisogna pianificare il per-corso da intraprendere, focalizzarsi sui propri obiettivi e organizzare una presentazione di se stessi dalla quale emergano davvero tutte le competen-ze possedute, non solo quelle tecni-che e di base ma anche, e soprattutto, quelle trasversali (capacità di relazio-narsi con gli altri, team work, problem solving, ecc). Interessanti a questo proposito sia i percorsi formativi sia il personal coaching dedicati al self em-powerment, che hanno l’obiettivo di valorizzare le potenzialità della perso-na e di aiutarla a far emergere i propri fattori di successo. Gli interventi sono finalizzati alla valorizzazione del po-tenziale personale, della percezione che ognuno ha di sé e della propria ca-pacità di azione, attraverso un lavoro di consapevolezza sulle proprie risor-se e sull’autoefficacia. La serenità di poter raggiungere obiettivi influenza l’umore, le relazioni affettive, il suc-cesso nella vita e le scelte di ogni tipo.

Di seguito qualche esempio degli argo-menti generalmente affrontati durante questi interventi:- credere in se stessi- motivazione e spinta all’azione- abilità relazionali- gestione delle emozioni- capacità di problem solving- assertività e pensiero positivo- fattori critici di successo personale- creatività- valorizzazione delle proprie capacità- self marketing

DONNE DI NUOVO AL LAVORO!Le esigenze di una donna:- Il posto di lavoro giusto per me: che cosa voglio veramente?- Le fonti di ricerca di un nuovo posto di lavoro - Concentrarsi sui propri obiettivi … e raggiungerli! - Come mi presento? - La stesura del curriculum vitae- Preparare un’autocandidatura: la lettera di presentazione- Rispondere ad un’inserzione- Gestire un colloquio di selezione- Self marketing: pubbliche relazioni per … se stessi!- Pensare a un piano di carriera compatibile con la famiglia

Intervento formativo della durata di 6 ore interamente dedicato alle donnePossibilità di baby sitting

Info e approfondimenti: [email protected]

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GALLERYAldo Sodoma Aldo Sodoma

GALLERY

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Marzo 2011

Aldo SodomaPadova è la sua città, ma lavora come fotografo pubblicita-rio e di moda tra Milano, Roma e New York realizzando im-portanti campagne stampa. La passione per la luce discende dalle sue origini mediterranee e il desiderio di celebrare il mistero dell’anima lo spinge a realizzare ritratti. Ha al suo attivo riconoscimenti e premi a livello internazionale. Mol-te delle sue mostre sono state esposte in Polonia, Francia, Inghilterra, Spagna, a New York, Lisbona e naturalmente in Italia, a Verona, Venezia e Firenze. Ha ricevuto importanti ri-conoscimenti tra i quali l’”International Photo Award”, il pri-mo premio “YUXTA position”, l’”Artrom Gallery London” ed è stato premiato in –“Fotonoviembre”, l’”VIII International of Photography Tenerife Spagna”. Di se stesso dice: “Scrivo i miei racconti attraverso la fotografia, rifletto sulla realtà con la fotografia e proclamo la mia esistenza con la fotografia. Quando non fotografo corro per 12 chilometri”.

BIOGRAFIA

Aldo Sodoma

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ARTEMostra vetro

opere, tutte provenienti dalle collezio-ni del Museo del Vetro di Murano. A far capire quanto il vetro sia connaturato a Venezia ci pensa la sezione d’apertura della mostra, che presenta un’inedita sequenza di vetri antichi recuperati dai fondali della laguna e tra la sabbia dei canali della città. Disseminati per casi fortuiti, per la caduta in mare dei carichi o semplicemente per l’elimi-nazione di manufatti non più integri. Questi capolavori fragilissimi, di fattu-ra spesso raffinatissima, sono esposti per la prima volta al pubblico dopo essere emersi dalla coltre d’acqua che li ha preservati per secoli. Fanno parte di questa sezione anche i vetri archeo-logici, tra i quali saranno identificabi-li alcuni pezzi del Fondo Manca della Collezione Correr. Furono, infatti, que-ste forme antiche a influenzare il gusto e l’ingegno dei maestri vetrai venezia-ni per buona parte dell’Età dell’Oro del vetro a Venezia. A quest’importante periodo, che va dal Quattrocento al Settecento, la mostra riserva una serie

A distanza di quasi trent’anni dalla grande rassegna del 1982, il Museo Correr torna a dedicare gli spazi espo-sitivi a un prestigioso capitolo dedica-to al vetro che riprende, con diverso e specifico taglio, l’omonima mostra “L’avventura del vetro” conclusasi nel 2010 al Castello del Buonconsiglio di Trento. Da quell’esposizione la grande edizione veneziana mutua una par-te dei materiali, aggiungendone però molti altri, davvero importanti, per celebrare adeguatamente un millennio d’arte e di cultura del vetro a Venezia e in Laguna. La mostra ripercorre tut-te le tappe della straordinaria “avven-tura del vetro”, dall’arrivo in Laguna, in età classica, di vetri provenienti da terre anche lontane, fino al connubio sempre più stretto tra vetro e design, che rappresenta il presente e il futuro della produzione vetraria muranese. Il percorso storico si suddivide in quat-tro sezioni cronologiche, vetri archeo-logici, dal XV al XVIII secolo, XIX secolo e XX secolo, e raccoglie oltre trecento

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Marzo 2011

Mostra vetroARTE

l’avventUra del vetro una storia Lunga più di 1000 anniUna deLLe più ampie rassegne sUL vetro in Una prestigiosa mostra che fino aL 25 apriLe 2011 sarà esposta aL mUseo correr di venezia, per raccontare Un miLLennio e oLtre di storia deL vetro neLLa LagUna veneziana.

testo di Enrico Zizola - Foto di archivio Musei civici veneziani

ricchissima di capolavori. L’avventura continua fino agli ultimi secoli, in cui il design contamina e contagia la pro-duzione vetraria, indirizzandola verso nuovi traguardi in cui il vetro non è più oggetto d’uso ma opera d’arte, da godere e ammirare per le sue forme e i suoi colori. Proprio su questo nuovo fronte la mostra si sofferma con opere provenienti dalla Fucina degli Angeli di Egidio Costantini e dalla collezione di Carlo e Giovanni Moretti, nonché con esempi di manifattura sempre legata al mondo vetraio come le raccolte di borsette di perline di vetro. Questa importante sezione, che non vuole as-solutamente ritenersi esaustiva, mira piuttosto a tracciare le linee identifica-tive di un secolo.

Infine, in concomitanza con il Carne-vale di Venezia 2011, dedicato all’Ot-tocento, la mostra ha aggiunto un’ulte-riore selezione di più di un centinaio di opere provenienti dalla collezione Ma-schietto, per la prima volta presentata in città. Si tratta di figurine di vetro, con maschere veneziane e della Com-media dell’Arte, deliziosi nudini fem-minili, costumi e soggetti di fantasia che, insieme a una selezione di disegni ottocenteschi sul Carnevale, dalle col-lezioni del Correr, trovano spazio, dal-la prima settimana di febbraio, in uno dei sontuosi ambienti al primo piano del Museo Correr.

Un’occasione, dunque, unica e irripeti-bile, da non perdere.

“L’avventura del vetro”, allestita dall’11 dicembre 2010 al 25 aprile 2011 al Museo Correr in Piazza San Marco, per iniziativa della Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Aldo Bova e Chiara Squarcina, con l’allestimen-to di Daniela Ferretti. www.museiciviciveneziani.it

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GUSTI E SAPORIVini

Sarà per quegli studi compiuti alla Scuola di Enologia di Conegliano, sarà per quella sua passione per i prodotti genuini, fatto sta che Maurizio Maran-gon, quando si tratta di scovare canti-ne e selezionare vino buono, sembra un vero e proprio rabdomante. Pochi, ma basilari, i criteri di scelta: bio-tracciabilità, il lavoro svolto in vigna, l’amore per il territorio, le tra-dizioni. Già, l’importanza delle tradi-zioni e della storia, racchiuse tutte in quell’etichetta sobria ed elegante che pare quasi accarezzare le bottiglie del Prosecco Marangon. Perché è pro-prio dal cognome di questo manager 52enne dell’agro-alimentare che tutto ha origine. Si attribuisce ai Celti il si-gnificato e la nascita del cognome Ma-rangon.

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Marzo 2011

il nettare...dei dogi marangon: La storia di un cognome che sa di VinoUn percorso storico che nasce dai ceLti e daLLe abiLità dei marangoni, famosi faLegnami deLLa gLoriosa serenissima repUbbLica di venezia, per raccontare Una tradizione racchiUsa in Un vino

testo di Paolo Brinis - Foto di archivio Marangon

I Celti, chiamati Galli dai Romani, dal termine “galate”, bianco come il latte, in riferimento al colore della loro pel-le, nell’epoca del bronzo si spinsero nelle valli Friulane.Kurm o Curm in celtico indica una re-gione acquitrinosa e per i primi Celti che arrivarono in Friuli fu l’identifica-tivo delle paludi di Grado, dove sfocia il fiume Cormor, nome che deriva pro-prio da "curm", cioè fiume che tende a impaludarsi.In queste paludi alla foce del Cormor, i Celti osservarono degli uccelli parti-colari che si tuffavano sott’acqua. Tali uccelli venivano chiamati cormorani o marangoni, come tutt’oggi nel dialetto veneto e friulano.A quel tempo gli uomini abili nei lavori di ingegneria e carpenteria subacquea, effettuati per porre le fondamenta dei

villaggi celti nei laghi e nelle paludi, venivano chiamati “marangoni”, pro-prio come gli uccelli tuffatori perché avevano la capacità di trattenersi per molto tempo sott’acqua.Più tardi i marangoni divennero abilis-simi e ricercati per i lavori di restau-ro e manutenzione delle chiglie delle navi grazie alla loro capacità di lavo-rare in apnea. La loro esperienza nella lavorazione del legno fu degna di nota nello splendore della Serenissima Re-pubblica.Scendevano infatti a bordo di instabili zattere, lungo il Piave, i legnami neces-sari per la costruzione delle barche, ma non solo. Gli abili marangoni con quel legno forgiavano anche prodotti artigianali di grande pregio, compresi i mobili e le sedie per il Doge.Le cronache dell’epoca si intrecciano a

racconti più o meno romanzati, ma di certo attendibili, come risulta da libri contabili, certificati, permessi e car-teggi ecclesiastici.A bordo di quelle zattere scendevano verso valle anche grandi botti con-tenenti il vino delle colline che dalle Prealpi degradavano morbide sino alla pianura.

Ma i nobili veneziani, gli esponenti di maggior spicco del Patriarcato, e gli stessi Dogi diventavano sempre più esigenti. E così, per soddisfare pala-to e olfatto, fidati emissari avevano il compito di recarsi nelle zone a mag-gior vocazione vitivinicola per indivi-duare i prodotti migliori.

A distanza di secoli, è quello che fa oggi Maurizio Marangon.

ViniGUSTI E SAPORI

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LEXEdilizia

La normativa è volta alla promozione di misure per il sostegno del settore edilizio attraverso interventi finaliz-zati al miglioramento della qualità abitativa per preservare, mantenere, ricostituire e rivitalizzare il patrimo-nio edilizio esistente nonché per fa-vorire l’utilizzo dell’edilizia sostenibi-le e delle fonti di energia rinnovabili (articolo 1). Per tali finalità, dunque, sono consentiti, anche in deroga alle previsioni dei regolamenti comunali e degli strumenti urbanistici e territo-riali, comunali, provinciali e regionali (questo il fondamentale beneficio del-la normativa) alcuni interventi edilizi, elencati nei successivi artt. 2, 3, 4, 5, in ogni caso eseguibili con la semplice presentazione di una Denuncia di ini-zio attività.

È quindi possibile:Art. 2: ampliare gli edifici ad uso resi-denziale esistenti del 20% del volume esistente e gli immobili non residen-ziali del 20% della superficie coperta (o del 30% in entrambi i casi nell’even-tualità di utilizzo di tecnologie che prevedano l’uso di fonti di energia rinnovabile con una potenza non infe-riore a 3 Kwh, ancorché già installati);Art. 3: demolire e ricostruire un edifi-cio ampliando fino al 40% se vengono utilizzate tecniche di edilizia sosteni-bile (bioedilizia) e impiegate delle fon-ti di energia rinnovabili (pannelli sola-ri, fotovoltaici ecc); la percentuale può essere elevata al 50% nel caso in cui l’intervento di cui al comma 2 compor-ti una ricomposizione migliorativa sul piano architettonico secondo ulteriori determinati criteri;Art. 4: ampliare fino al 20 % le attrez-zature all’aperto degli insediamenti turistici, ricettivi e ricreativi;Art. 5: realizzare liberamente pensili-

piano casa ancora pochi mesi per usufruire degLispeciaLi benefici in materia ediLiziascade iL prossimo 10 LUgLio La possibiLità di avvaLersi degLi speciaLi incentivi ediLizi previsti daLLa L.r. 8 LUgLio 2009, n. 14 (c.d. piano casa). Le statistiche evidenziano che con L’approssimarsi deL termine di scadenza aUmentano progressivamente Le domande voLte ad ottenere L’appLicazione di taLi benefici ediLizi.

testo di Avv. Giuseppe Farina - Foto di archivio

Avv. Giuseppe Farina

ne e tettoie adatte a supportare l’in-stallazione di impianti solari e foto-voltaici.

Gli interventi descritti sono poi facili-tati dal fatto che le disposizioni che li consentono - sottoponendoli a sempli-ce Denuncia di inizio attività - sono “di carattere straordinario” e, in relazione a ciò, “prevalgono sulle norme dei re-golamenti degli enti locali e sulle nor-me tecniche dei piani e regolamenti urbanistici contrastanti con esse” (art. 6, comma 1) nonché - precisa la circo-lare esplicativa emanata dalla Regione Veneto, n. 4 del 29 settembre 2009, a pagina 5 - “sulle altre leggi regionali in contrasto”.

Sono previsti anche incentivi economi-ci: per gli interventi di cui agli artico-li 2 e 3, il contributo di costruzione è ridotto del 60% nell’ipotesi di edificio o unità immobiliari destinati a prima abitazione del proprietario o dell’a-vente titolo (art. 7); per la realizzazio-ne degli interventi funzionali alla frui-bilità di edifici adibiti ad abitazione di soggetti riconosciuti invalidi il costo

di costruzione non è dovuto (art. 11). L’art. 9 individua alcuni limiti, deri-vanti da leggi statali per gli interventi previsti dagli articoli 2, 3 e 4 ai quali si aggiungono quelli eventualmente introdotti dai singoli Comuni in via re-golamentare: ai sensi dello stesso art. 9, comma 5, infatti, i Comuni entro il termine del 30 ottobre 2009 hanno deliberato, sulla base di specifiche valutazioni di carattere urbanistico, edilizio, paesaggistico e ambientale, se o con quali ulteriori limiti e moda-lità applicare la normativa di cui agli articoli 2, 3 e 4. Non possono tuttavia essere limitati dalle delibere comuna-li i soli interventi riguardanti la prima casa di abitazione: questi ultimi, per volere della legge stessa (art. 9, com-ma 3), sono incondizionatamente ese-guibili secondo le norme della Legge n. 14/2009.

I progetti edilizi riguardanti immobili non adibiti a prima casa di abitazione vanno invece raccordati con le prescri-zioni contenute nelle apposite delibe-re adottate a tal riguardo dai singoli Comuni.

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Synthesis s.r.l. Unipersonale Via Panà, 56/a - 35027 Noventa Padovana (PD)

Tel. 049 8078751 Fax 049 7806236

Operatore di assistenza termale D.G.R. 3160 del 14/12/2010 Dec. 157 del 16/03/10

Corso di formazione Professionale riconosciuto dalla Regione Veneto per il conseguimento della

qualifica di Operatore di assistenza termale

Profilo ProfessionaleProfilo Professionale: L'operatore di assistenza termale in possesso

di attestato di qualifica svolge le attività previste dall'art.1 della legge

regionale 21/2002. Svolge, autonomamente o in collaborazione, attivi-

tà indirizzata a: promuovere e conservare la funzionalità e il benessere

fisico della persona attraverso l'uso di tecniche applicative e mezzi di

cura naturali termali; assistere e collaborare alla prevenzione, cura e

riabilitazione delle affezioni che hanno attinenza con le cure termali.

Destinatari:Destinatari: Sono destinatari dell’intervento formativo coloro che

hanno assolto al diritto dovere all’istruzione e alla

formazione o maggiorenni in possesso del diploma di scuola seconda-

ria di primo grado (licenza media).

Nel caso in cui non fosse stato conseguito in Italia, il titolo di studio

deve essere accompagnato dalla relativa

traduzione giurata in lingua italiana (asseverazione). Il titolo di studio

conseguito nell’Unione Europea può

essere sostituito da dichiarazione sostitutiva di certificazione (art. 46,

DPR 445/2000).

Il numero massimo di destinatari per ciascun percorso formativo è

fissato in 30 allievi.

Frequenza:Frequenza: la frequenza alle attività formative è obbligatoria. Alle

prove d’esame finali per il conseguimento della qualifica professionale

non verranno ammessi allievi che abbiano superato il tetto massimo di

assenze (10%) delle ore complessive del corso, che abbiano riportato

una valutazione negativa nelle discipline teoriche oggetto di studio e/o

nelle esperienze di tirocinio o che non abbiano versato una o più delle

quote di iscrizione previste.

Durata: Durata: il corso avrà la durata complessiva di 1000 ore, di cui 470

ore di tirocinio e 530 ore di teoriche in aula.

Argomenti: Argomenti: Elementi di legislazione sociosanitaria, termale e del lavoro 20 h

Elementi di etica (modulo di base + modulo professionalizzante) 20 h

Orientamento al ruolo 10 h

Elementi di sociologia e psicologia sociorelazionale 20 h

Elementi di lingua straniera(modulo base + modulo professionalizzan-

te) 50 h

Elementi di psicologia applicata 15 h

Elementi di igiene 20 h

Metodologia ed organizzazione del lavoro termale 10 h

Elementi di anatomia e fisiologia 40 h

Elementi di biologia 10 h

Elementi di chimica, biochimica, fisica e biofisica 10 h

Elementi di patologia generale 15 h

Rielaborazione del tirocinio 20 h

Principi generali ed elementi di assistenza termale 14 h

Assistenza di primo soccorso 20 h

Elementi di fisiatria, ortopedia, traumatologia, reumatologia 30 h

Elementi di otorinolaringoiatria 5 h

Elementi di idrologia e fangobalneoterapia 20 h

Metodiche di maturazione del fango termale 15 h

Problematiche della persona anziana 10 h

Elementi di dermatologia 5 h

Tecnologie e strumentazioni di uso specifico 6 h

Massoterapia termale 30 h

Disposizioni generali in materia di protezione della salute e della

sicurezza dei lavoratori 10 h

Assistenza alla persona nella mobilizzazione 15 h

Elementi di idrologia e fangobalneoterapia (esercitazioni) 20 h

Massoterapia termale (esercitazioni) 40 h

Assistenza alla persona nella mobilizzazione (esercitazioni) 20 h

Metodiche di maturazione del fango termale (esercitazioni) 10 h

Sede:Sede: Synthesis s.r.l. Unipersonale Via Panà, 56/a Noventa Pa-

dovana (PD)

Presentazione della domanda – Modalità e Termini.

I candidati devono redigere la domanda in carta semplice seguendo il fac-

simile allegato al presente avviso, senza tralasciare alcuna dichiarazione.

In calce alla domanda deve essere apposta la firma del candidato allegan-

do fotocopia di valido documento di riconoscimento.

Modalità di accesso all’intervento

Domanda di ammissione alla selezione, da richiedere alla Segreteria Or-

ganizzativa di Synthesis. La selezione prevede: test e colloquio

Apertura dei termini: 25 marzo 2011. Chiusura dei termini presenta-

zione domanda: 7 aprile 2011.

La domanda di iscrizione potrà avvenire secondo le seguenti modalità:

- iscrizione diretta presso Synthesis s.r.l. Unipersonale

- iscrizione a mezzo posta

- iscrizione tramite fax n. 049 7806236

Nel caso di invio a mezzo posta la domanda di iscrizione, indirizzata a

Synthesis s.r.l. Unipersonale, deve pervenire presso la sede dell’ente

entro la data del 7 aprile 2011, indipendentemente dalla data di spedizio-

ne. L’Ente non si assume alcuna responsabilità per la mancata ricezione

dovuta a disguidi postali o ad altre cause ad esso non imputabili.

Selezione:Selezione: La prova di selezione è finalizzata a verificare nei candidati

la presenza e l'entità dei seguenti elementi:

a. attitudine;

b. motivazione;

c. orientamento al ruolo;

d. compatibilità personale, familiare e lavorativa rispetto agli impegni del

corso e all'applicazione sul lungo termine.

I candidati, muniti di valido documento di riconoscimento, sono convoca-

ti per lo svolgimento della selezione:

il Giorno 8 aprile 2011 ore 17.00 presso synthesis s.r.l. uni personale

via panà, 56/a 35027 Noventa Padovana (PD)

La mancata presentazione alla selezione equivale a rinuncia all’intervento

formativo, anche in caso di impedimento derivante da causa di forza

maggiore.

CostoCosto: La quota di partecipazione è di € 2.400,00. Il corso sarà avviato previo raggiungimento del numero minimo di iscritti

Synthesis s.r.l. Unipersonale Via Panà, 56/a - 35027 Noventa Padovana (PD)

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Operatore di assistenza termale D.G.R. 3160 del 14/12/2010 Dec. 157 del 16/03/10

Corso di formazione Professionale riconosciuto dalla Regione Veneto per il conseguimento della

qualifica di Operatore di assistenza termale

Profilo ProfessionaleProfilo Professionale: L'operatore di assistenza termale in possesso

di attestato di qualifica svolge le attività previste dall'art.1 della legge

regionale 21/2002. Svolge, autonomamente o in collaborazione, attivi-

tà indirizzata a: promuovere e conservare la funzionalità e il benessere

fisico della persona attraverso l'uso di tecniche applicative e mezzi di

cura naturali termali; assistere e collaborare alla prevenzione, cura e

riabilitazione delle affezioni che hanno attinenza con le cure termali.

Destinatari:Destinatari: Sono destinatari dell’intervento formativo coloro che

hanno assolto al diritto dovere all’istruzione e alla

formazione o maggiorenni in possesso del diploma di scuola seconda-

ria di primo grado (licenza media).

Nel caso in cui non fosse stato conseguito in Italia, il titolo di studio

deve essere accompagnato dalla relativa

traduzione giurata in lingua italiana (asseverazione). Il titolo di studio

conseguito nell’Unione Europea può

essere sostituito da dichiarazione sostitutiva di certificazione (art. 46,

DPR 445/2000).

Il numero massimo di destinatari per ciascun percorso formativo è

fissato in 30 allievi.

Frequenza:Frequenza: la frequenza alle attività formative è obbligatoria. Alle

prove d’esame finali per il conseguimento della qualifica professionale

non verranno ammessi allievi che abbiano superato il tetto massimo di

assenze (10%) delle ore complessive del corso, che abbiano riportato

una valutazione negativa nelle discipline teoriche oggetto di studio e/o

nelle esperienze di tirocinio o che non abbiano versato una o più delle

quote di iscrizione previste.

Durata: Durata: il corso avrà la durata complessiva di 1000 ore, di cui 470

ore di tirocinio e 530 ore di teoriche in aula.

Argomenti: Argomenti: Elementi di legislazione sociosanitaria, termale e del lavoro 20 h

Elementi di etica (modulo di base + modulo professionalizzante) 20 h

Orientamento al ruolo 10 h

Elementi di sociologia e psicologia sociorelazionale 20 h

Elementi di lingua straniera(modulo base + modulo professionalizzan-

te) 50 h

Elementi di psicologia applicata 15 h

Elementi di igiene 20 h

Metodologia ed organizzazione del lavoro termale 10 h

Elementi di anatomia e fisiologia 40 h

Elementi di biologia 10 h

Elementi di chimica, biochimica, fisica e biofisica 10 h

Elementi di patologia generale 15 h

Rielaborazione del tirocinio 20 h

Principi generali ed elementi di assistenza termale 14 h

Assistenza di primo soccorso 20 h

Elementi di fisiatria, ortopedia, traumatologia, reumatologia 30 h

Elementi di otorinolaringoiatria 5 h

Elementi di idrologia e fangobalneoterapia 20 h

Metodiche di maturazione del fango termale 15 h

Problematiche della persona anziana 10 h

Elementi di dermatologia 5 h

Tecnologie e strumentazioni di uso specifico 6 h

Massoterapia termale 30 h

Disposizioni generali in materia di protezione della salute e della

sicurezza dei lavoratori 10 h

Assistenza alla persona nella mobilizzazione 15 h

Elementi di idrologia e fangobalneoterapia (esercitazioni) 20 h

Massoterapia termale (esercitazioni) 40 h

Assistenza alla persona nella mobilizzazione (esercitazioni) 20 h

Metodiche di maturazione del fango termale (esercitazioni) 10 h

Sede:Sede: Synthesis s.r.l. Unipersonale Via Panà, 56/a Noventa Pa-

dovana (PD)

Presentazione della domanda – Modalità e Termini.

I candidati devono redigere la domanda in carta semplice seguendo il fac-

simile allegato al presente avviso, senza tralasciare alcuna dichiarazione.

In calce alla domanda deve essere apposta la firma del candidato allegan-

do fotocopia di valido documento di riconoscimento.

Modalità di accesso all’intervento

Domanda di ammissione alla selezione, da richiedere alla Segreteria Or-

ganizzativa di Synthesis. La selezione prevede: test e colloquio

Apertura dei termini: 25 marzo 2011. Chiusura dei termini presenta-

zione domanda: 7 aprile 2011.

La domanda di iscrizione potrà avvenire secondo le seguenti modalità:

- iscrizione diretta presso Synthesis s.r.l. Unipersonale

- iscrizione a mezzo posta

- iscrizione tramite fax n. 049 7806236

Nel caso di invio a mezzo posta la domanda di iscrizione, indirizzata a

Synthesis s.r.l. Unipersonale, deve pervenire presso la sede dell’ente

entro la data del 7 aprile 2011, indipendentemente dalla data di spedizio-

ne. L’Ente non si assume alcuna responsabilità per la mancata ricezione

dovuta a disguidi postali o ad altre cause ad esso non imputabili.

Selezione:Selezione: La prova di selezione è finalizzata a verificare nei candidati

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formativo, anche in caso di impedimento derivante da causa di forza

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CostoCosto: La quota di partecipazione è di € 2.400,00. Il corso sarà avviato previo raggiungimento del numero minimo di iscritti

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Tipologie B

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Posizione: Albignasego. Descrizione: immersa in un parco di circa 20.000mqviproponiamodelleporzionidiunabarchessa,completamenteindipendenti,composte da grande soggiorno, cucinaseparata,3camere,3bagni, lavanderia,posto auto e garage. Le unità possonoessere personalizzate con finiture pre-stigiose.Superficie:200mqdiabitazio-ne,750mqdiscopertoprivato.Transa-zione:vendita.

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Posizione: Noventa Padovana. Descri-zione:appartamentoalpianoprimoconterrazzo abitabile di 15mqdirettamen-tecollegatoallazonagiorno,compostoda: soggiorno-cucina, due camere, unbagno, loggia coperta, garage doppio.Superficie: 60mq, terrazzo 15mq, ga-rage doppio. Dettagli: riscaldamento apavimento, porte e serramenti laccatibianchi.Transazione:vendita.

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Posizione:NoventaPadovana.Descrizio-ne: atticosuunicolivello,completamentetravatoavista,all’internodelprestigiosocontesto di una corte veneta, compostoda: ingresso, grande soggiorno-cucina,due camere, due bagni, garage singolo.Superficie: 100mq.Dettagli: possibilitàdipersonalizzazionedellefiniture.Tran-sazione:vendita.

Posizione: Campodarsego centro. De-scrizione: viproponiamounprestigiosoattico dal design moderno, disposto suduelivelliecompostoda:grandecucinacomunicanteconampioterrazzodioltre30mq,soggiornodioltre50mq,cameramatrimonialeconcabinaarmadio,came-rasingolaconcabinaarmadioseparata,bagnoconsaunaebagnoturco.Lacasaè stataultimataconfinituredialtissimolivello.Superficie: 180mq, terrazzo30mq, garage singolo. Dettagli: parzial-mentearredato.Transazione:vendita

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Posizione: Campodarsego centro. Descri-zione:immersainuncontestoresidenzialemoltoeleganteecurato,tiproponiamounaporzione di villetta indipendente, ottima-menterifinita.Ècomposta:alpianoterradaungrandesoggiorno,unacucinaseparatacongrandecaminoinpietra,unbagno,unpiccolo studio e una lavanderia; al pianoprimodadueampiecamereeunbagno.Due garage al piano interrato.Superficie: 120mq,garage36mq,giardino100mq.Dettagli: disponibile da subito, soggiornocon soppalco. Transazione:vendita.

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Page 43: Il Cortese