il futurista marche - 1
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supplemento mensile de Il Futurista dedicato alle Marche - gennaio 2012TRANSCRIPT
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n° 29 marche
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a.it mensile indipendente
BENTORNATO FUTURO
marcoCATALANI
SIA BEN CHIARA UNA COSA. Que-sta rivista non è una bacheca di parti-to. Non è un giornale murario sul qua-le appendere comunicati stampa, néuno spazio ad uso e consumo per bril-lanti, patiti dei riflettori e della ribaltamediatica. Mi spiego meglio. Siamo Fu-turisti. Siamo vicini, vicinissimi a Futuro e Libertà. Guar-deremo da vicino cosa combina questo partito. Cer-cheremo di divulgarne le azioni sul territorio e analiz-zarne la vita. Ma questo non ci vieta di esercitare il sa-crosanto diritto alla critica, all'invettiva. C'è qualcuno acui non piacciono le critiche? Se ne faccia una ragione.Che immagini siano inviti a far meglio. Vicini, dicevo,a Fli, grati a Gianfranco Fini (e pronti ad accoglierlo inoccasione della sua visita a Civitanova) per essersi alzatoun giorno e aver sfidato l'altro cofondatore del Popolodelle Libertà, quel Silvio Berlusconi che oggi più che mainessuno di noi rimpiange. Molti di noi si sono arrabbiaticon l'attuale Presidente della Camera quando, da leaderdi Alleanza Nazionale, ha sciolto il partito ed è salito sulpredellino ma gli siamo stati vicini quando ha avuto ilcoraggio di dire «basta, così non si può più andare avan-ti» e quando è stato bersagliato dalla stampa di famiglia.In noi come in lui era cresciuta l'insofferenza per un go-verno che certo avevamo votato ma che altrettanto cer-tamente non stava dando quelle risposte che ci aspet-tavamo. Che aveva barattato la laicità dello Stato con l'as-servimento a un clero invadente. La meritocrazia con lasessuocrazia. La legalità con gli interessi personali. Cheanziché avviare quelle riforme strutturali che servono alPaese si è avvitato su sé stesso dando priorità ad argo-
menti che invece cadevano nell'esclusiva sfera d'interessidel capo.
Un esempio su tutti. Tanto per rinfrescare la memo-ria. Avete idea di che sussulto abbiamo avuto quando cisiamo sentiti dire, in piena crisi economica, che il "vero"problema degli italiani erano le intercettazioni telefoniche?Non il lavoro che non c'è o che viene pagato una mise-ria grazie alla deregulation che si è abbattuta su un'in-tera generazione di lavoratori a cottimo senza prospet-tive. Non le incursioni di Equitalia a pignorare persinoi macchinari delle aziende in crisi che non erano riusci-te a pagare le tasse di un sistema fiscale tra i più esosial mondo. E nemmeno Pompei che crollava, la scuola pub-
blica a pezzi, l'università allo sbando, igiovani derubati del futuro e in fuga al-l'estero. Mentre succedeva tutto ciò, trauna barzelletta, una bestemmia, un in-sulto a Rosy Bindi e qualche (parecchi,a dire il vero) discorso sulla gnocca, lapriorità era riformare la giustizia. Nonè uno sfogo. È che ma quando si cam-
mina, di tanto in tanto, è bene anche girarsi indietro.Giusto per vedere da dove si è partiti e quanta stradasi è fatta. Poi si riparte. E noi riprendiamo il nostro cam-mino da qui. Dalle Marche dove la base si è recentementeriunita nelle varie province per eleggere i coordinamenti.Partiamo da questo primo numero dell'edizione regio-nale de il futurista, il settimanale di Filippo Rossi che cosìtanto ha contribuito ad animare il dibattito all'internodi Futuro e Libertà. Attualità, cronaca, politica, econo-mia. E ambiente, sostenibilità, cultura. Di questo par-leremo in queste pagine tentando di dare, di volta in vol-ta, chiavi di lettura e proposte. Uno sguardo da veri fu-turisti marchigiani sul futuro della nostra regione. Con-sapevoli che non sarà affatto facile ma certi che l'impegnonon verrà mai meno. E sicuri che, almeno adesso, la pos-sibilità di una luce alla fine del tunnel esiste. Un domaniipotizzabile. Bentornato Futuro. �
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Questa non èuna bachecadi partito…
Uno sguardoda veri futuristisulla regione
il futurista marche
Anno 1 - numero 1inserto mensile de Il FUTURISTAdirettore FILIPPO ROSSI
REDAZIONE MARCHEcapo redattore MARCO CATALANI
In redazioneMaurizio Grilli, Sergio Solari
Hanno collaborato:Franca Romagnoli, Veronica Fortuna, Ilaria Faedi, Rossella Favi, Lorenzo Giammarchi, Lorenzo Palma, LorenzoCastellani, Vittorio Marchesiello, Cristian
Ripari, Gessica Menichelli, Adriana Staicu, Claudia Ramadori, Andrea Aquili,Cristina Corradetti, Alessandra Gramigna, Domenico Fattori, ManolaGiorgini, Valentina Cesarini, EmanueleSuardi, Simone Schiaffino, Massimo Guido Conte.
IL FUTURISTA MARCHE
3gennaio 2012
maceratae provincia
fermoe provincia
ascolie provincia
congressi
anconae provincia
pesaroe provincia
rubriche
regione
cultura
ambientedi Massimo G. Conte
tavoledi Emanuele Suarditulipanidi Simone Schiaffino
Della Vedova per Ancona, Bocchino a Pesaro, Me-nia a Fermo. In attesa dell'arrivo di Gianfran-
co Fini a Civitanova, la calata dei big della politicanella nostra regione ha accompagnato i vari congressiprovinciali con i quali Futuro e Libertà si sta strut-turando ripartendo dalla base. Il tour nazionale delpresidente di Fli, che ha già toccato varie tappe intutta la Penisola, serve a preparare il partito alle pros-sime elezioni di primavera, a ricompattare il movi-mento nell'ottica del Terzo Polo. Questione che nel-le Marche ha bisogno di un'attenzione in più.L'Udc infatti, che a Roma è partner privilegiato deifiniani, qui nella nostra regione è artefice di quel La-boratorio Marche che lo vede governare con Pd e Idv.E che nelle parole ricorrenti del presidente regionaledei democrat Palmiro Ucchielli è destinato ad essereesportato nel resto d'Italia. Fanfaronate locali? O c'èqualcosa di più? Fini ce lo dovrà spiegare. Ora peròtorniamo ai congressi. Esercizio nobile, quello con-gressuale. Al quale molti si erano disabituati dopoanni di decisioni calate dall'alto.
Qui Ancona. Benedetto Della Vedova ha presie-duto i lavori del coordinamento provinciale di An-
Dopo i congressi, le Marche verso il voto del 2012. Ma prima vanno scelti
i vertici regionali…
cona che si sono tenuti all'hotel Federico II di Jesi, città che già guar-da alle prossime elezioni comunali del 2012. Il lavoro come primaespressione di dignità e libertà. La laicità dello Stato. La Politica,deficitaria e oggi commissariata dalla finanza, che deve riprender-si il suo ruolo. Sono questi i temi lanciati dal consigliere regiona-le Daniele Silvetti durante il congresso anconetano, al termine delquale Alessandro Gentili, già consigliere comunale di Fabriano al-tra realtà chiamata al voto, è stato eletto coordinatore provincialedi Fli. 31 anni, Gentili ha superato di appena 2 voti l'altro conten-dente, l'osimano Alessandro Buccelli. Generazione Futuro Anconaha invece indicato il chiaravallese Mattia Morbidoni come suo co-ordinatore. Tornando alle elezioni jesine, Silvetti ha aperto ai mo-vimenti civici guidati da Daniele Massaccesi e Cesare Santinelli, re-centemente fuoriusciti dal Pdl. “In 16 mesi il mondo è cambiato –ha detto Della Vedova – e noi siamo stati promotori di questo cam-biamento. Siamo un movimento in movimento. Non dobbiamo se-derci”. dato per certo, dopo la riforma Monti, l'annullamento del-le elezioni provinciali, si punta su Jesi e Fabriano.
Qui Pesaro. Nella provincia di Pesaro-Urbino, Italo Bocchino hasalutato l'elezione a coordinatore provinciale di Antonio Napolitano.Generazione Futuro, in forte crescita su tutto il territorio, ha scel-to invece Ilaria Faedi, 27 anni di Pesaro, alla presenza del dirigen-te nazionale e coordinatore di Futuro e Libertà della provincia diBolzano Antonio Bova, che ha presieduto l'assemblea.
Qui Macerata. Giorgio Pollastrelli è stato eletto per acclamazionelo scorso agosto. Al cospetto dell'onorevole Daniele Toto, presidentedel congresso, a botta calda ha detto accettare con onore l'incaricoe si è messo subito a lavorare sul territorio. Le futuro sfide sono leelezioni comunali di Civitanova Marche, di Tolentino, Corridonia ePenna San Giovanni. La strada qui è tutta in salita visto che Api eUdc si rifiutano di formare il Terzo Polo e governano con il Pd. Trai giovani di Generazione Futuro è stato invece eletto al ruolo di co-ordinatore provinciale il civitanovese di 25 anni Cristian Ripari.
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SIAMO PRONTI PER IL FUTURO
Baldassarri: «Questonon è un ritorno ad An»
di Giorgio Bitti
Futuro e libertà? Non è «una Alleanza nazionale insedicesimo», ma un progettopolitico di ampio respiro. Ce lo spiega il senatore Mario Baldassarri.
Perchè è nato Fli?
Il progetto originario del Pdl, delgrande Partito Popolare Europeo,liberaldemocratico, riformistanon è mai decollato sul serio. Nésul programma votato daglielettori, né sulla forma partito. Loabbiamo fatto presente per mesi.
È un ritorno ad An?
Assolutamente no. È stato giàribadito dallo stesso presidenteFini a Mirabello: Fli non è An insedicesimo. Chi lo pensa non hacapito nulla. Noi vogliamo darerisposte alle tante donne, ai tantiuomini e a quei giovani. NelPaese sta crescendo unpreoccupante distacco tra lapolitica e la gente, tra paeselegale e paese reale. Fino ad oggile maggiori adesioni a Fli arrivanoproprio dal mondo giovanile.
Obiettivi?
Creare dal basso,democraticamente, attraverso ilTerzo Polo, un grande partitopopolare, pluralista, liberale eriformatore, ancorato saldamenteal Ppe. Già nelle Marche si sonocelebrati tutti i congressiprovinciali per creare dal basso lanuova classe dirigente. Così staavvenendo anche nel restod’Italia.
Cosa farà Fli rispetto al governo
Monti?
Il nuovo Governo è l’ultimaoccasione per la RepubblicaItaliana di sopravvivere. Il voto difiducia che abbiamo dato è senzase e senza ma. Sosteniamo conconvinzione e coraggio tutte leriforme strutturali che Monti haindicato. Salvare l’Italia significaanche costruire l’Europa.
Monti era inevitabile?
Sì. La causa è stata il totaleimmobilismo, che durava ormaida due anni, del governoBerlusconi: non ha capito e
percepito la drammaticità dellacrisi economica.
Alle prossime elezioni con il
Porcellum?
Quella attuale è una leggesostanzialmente antidemocratica:i leader di tutti i partiti nominanodi fatto, ognuno per la spettantesua quota, i rappresentanti diCamera e Senato. Vaprofondamente cambiata, iopenso in senso maggioritario,consentendo agli elettori discegliersi il partito, ilrappresentante e quindi ilgoverno.
Il Federalismo Fiscale è ancora un
impegno di governo?
Certamente è un impegnoineludibile ma chi vuolerealizzarlo sul serio deveinnanzitutto rispondere ad unaprecisa domanda: i cittadinipagheranno (tra Stato, Regioni,Province e Comuni) più o menotasse di oggi? Bisogna farcamminare la riforma su duegambe: “responsabilizzazionedelle Amministrazioni” per ridurrela spesa e quindi le tasse e“perequazione vera”. Solo così sivedrà chi vuole davvero ilFederalismo e chi invece loconsidera solo una bandierina dasventolare.
Cosa fare per evitare il disastro
economico?
La formula è semplice solo sullacarta: realizzare davvero e infretta l’Europa politica. Occorreuna visione da autentici statistiche abbiano il senso della storiain modo che si possa procederecon una visione forte ed unitaria.L’Europa ebbe la forza, dopo la IIªGuerra Mondiale, di dar vita almercato comune. Non possiamoandare avanti a disastri e atragedie per ritrovare le radici diun progetto europeo.
Qui Fermo. Nella nuova provincia marchigiana l'apertura del con-gresso è stata affidata alla giovanissima Susanna Cardinali, appe-na 17 anni, che ha citato il libro Qualunque cosa succeda di Umber-to Ambrosoli per dare segnale forte di legalità contro ogni mafia.La giovane è stata poi nominata vice dal neocoordinatore RenatoRossi, unico candidato in lizza per il Fermano. Con lei, chiamatonel ruolo di vice anche Luca Petruzzelli. Da segnalare la presenzadel senatore Mario Baldassarri e dell'onorevole Roberto Menia. Ol-tre a quelle di Giulio Agostini, Vincenzo Brengola e della consiglieraregionale Franca Romagnoli. Alla presidenza di Generazione Futurova Diego Borghi, 19enne di Montegranaro. Nella mozione appro-vata un patto tra imprenditori e lavoratori (chiamati a partecipa-re agli utili) per vincere la crisi, rilancio del ruolo di giovani e don-ne e uno sguardo, nell'ottica del Terzo Polo, ai prossimi appunta-menti elettorali di Sant'Elpidio a Mare e Porto San Giorgio dove ri-spettivamente Pd e Pdl sembrano allo sbando.
Qui Ascoli. A Palazzo dei Capitani, il congresso Fli ha visto unanutrita partecipazione di delegazioni regionali, provinciali e citta-dini delle forze politiche e civiche in odor di Terzo Polo: tra cui Api,Udc, Dc Marche e liste civiche. Daniele Gibellieri è stato eletto peracclamazione coordinatore provinciale, ribadendo un percorso sen-za steccati e pregiudizi da affrontare con le forze civiche, modera-te, popolari e riformiste. Non interesserà il percorso dal quale siproviene, ma solo dove si vuole andare insieme. Generazione Fu-turo ha invece eletto Matteo Forlini, 28 anni di Ascoli Piceno. �
Solstizio futurista
Il sole si prende la rivincita sulla notte: 21 dicembre, Solstiziod'Inverno. Una tradizione antica, dei popoli pagani, riproposta inseguito in chiave cristiana in quello che oggi tutti chiamano Natale.I futuristi si ritroveranno proprio in quel giorno per una convivialeche si terrà a Castelvecchio di Monteporzio. Tra tradizione e domani,un'altra immagine che si può ben accostare con la metafora finianadella “camminata nel deserto”. Il Solstizio invernale segna il giornoin cui le ore di luce sono più brevi. La notte è più lunga. Nei giornisuccessivi le tenebre cedono il passo. Le giornate si allungano e ilSole torna a crescere. Un po' come l'attuale situazione politica. Dopoanni bui – di culto della persona, di pensiero unico, di degradoistituzionale – si torna a sperare, a intravedere la luce. Quest'anno ilSolstizio arriva in un momento particolare. L'uomo di Arcore haceduto il passo. Ma il giorno ancora non è arrivato. Aiutiamo il Solea rinascere.
gennaio 2012 5
sopra: i vertici provinciali di Pesaro con Italo Bocchino
a lato: il consigliere regionale Daniele Silvetti con l'onorevole Benedetto Della Vedova
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Il tema dei cosiddetti costi della politica non esula da quello più am-pio che è alla base della nascita di Futuro e Libertà e della mia scelta
personale di aderire, cioè la necessità di assunzione di responsabilità edi coniugare sempre i diritti coi doveri. Ancor più quando trattasi di au-tentici privilegi. Se porre al centro la problematica dell'etica pubblica eprivata non vuol essere un solo slogan, facilmente archiviabile col ve-nir meno imminente del berlusconismo, ma condurre a stili di vita checostituiscano dei paradigmi e riaccreditino l'immagine del politico pres-so la gente, allora era per me imperativo categorico lavorare in Regio-ne per ridurre costi e privilegi ma anche dare degli esempi personali. Tan-to più imposti da una convinta militante fede cattolica. Il 22 settembrescorso l'Ansa rilanciava un mio comunicato col quale, in attesa che si le-giferasse sul tema, esortavo i colleghi a tenere condotte sobrie, a rinunciare
a viaggi e auto blu come da sempre ho fat-to, a limitarsi all'uso di ciò che è necessarioalla esplicazione del mandato elettorale,non debordando. La gente vive di stentie ogni sfoggio è una mortificazione, tan-to più se proviene dalla "casta". Debbo direche l'Ufficio di Presidenza al quale mi ono-ro di appartenere, ha impresso un’acce-lerazione all'esame delle varie proposte dilegge giacenti e istituito una commissio-
ne di lavoro congiunta con la Prima, della quale pure faccio parte, co-sicché , per me, l'osservatorio è stato privilegiato e grande l'impegno. Iltesto unificato e rielaborato di legge è pressoché pronto e approderà inaula a gennaio 2012. Prevede soppressione vitalizi, assegni di reversi-bilità e indennità di missione, riduzione della indennità per chi ha al-tro reddito da lavoro, divieto di cumulo tra indennità e vitalizio per chidovesse tornare sulla scena, eliminazione dei monogruppi e riduzionedel personale, limiti ai compensi dei dirigenti regionali. Come pure laCommissione I sta procedendo alla ricognizione di enti, consorzi, agen-zie regionali al fine di razionalizzarli ed eliminarli. Ma c'è di più: in cor-so d'opera, nella seduta del 25 ottobre, un emendamento all'atto di as-sestamento di bilancio votato all'unanimità ha introdotto la facoltà di ri-nunciare fin da subito, non dalla prossima legislatura, al vitalizio con-cedendo termine di un mese per farlo. Qui l'assunzione personale di re-sponsabilità non poteva più essere derogata , né appagarsi di genericirichiami alla sobrietà, né rinviata a provvedimenti legislativi che eranostati anticipati. Nella giornata stessa di entrata in vigore dell'atto ho de-positato la rinuncia e così il mio collega Silvetti. Anche altri consiglierici hanno seguiti. Non un gran numero (pare che il termine sia proro-gato) ma primi e unici in Italia, perché dovunque l'abolizione parte dal-la prossima legislatura. La rinuncia al vitalizio significa che non avremoa sessant'anni, per la cessata attività in Regione, alcun assegno pensio-nistico che sarebbe stato elevatissimo, con tre legislature svolte pari acirca 4000 euro e sganciato da qualsiasi regola contributiva: un vero eproprio privilegio perché, in sintesi, calcolata l'età media di vita, quin-di la durata del vitalizio, e quanto mensilmente versato durante gli anniin carica: il rapporto è di uno a quattro e oltre. Versiamo 100 , riscuo-tiamo almeno 400. Dico questo perché è legittimo e rispettabile il com-portamento di chi ritiene di non rinunciare, ma innegabile che chi in-vece lo ha fatto compie un sacrificio e procura un ingente risparmio allecasse pubbliche. Per Futuro e Libertà un dovere morale e politico.*Consigliere regionale
Marche & Lavoro, addio isola felice
di Sergio Solari
Il problema che maggiormente assilla la nostra
regione e che ha messo alle corde la provincia
di Ancona è noto: mancanza di posti di lavoro.
Messe in mezzo dalla concorrenza sleale dei
paesi asiatici da una parte e la stretta
creditizia imposta dalle banche dall'altra, le
industrie meccaniche e manifatturiere della
nostra regione non possono che accollarsi alla
cassa integrazione straordinaria per evitare il
peggio. Che spesso, purtroppo, si verifica
comunque. Oltre ai malati lungodegenti
Antonio Merloni nel fabrianese e Manuli
nell’ascolano, nell’ultimo periodo sono emersi
i casi Fincantieri ad Ancona e Best nella zona
di Osimo. Per quanto riguarda l’azienda di
costruzioni navali, lo stabilimento di Ancona
è in fermo produttivo da maggio e la quasi
totalità dei 580 addetti si trova in cassa
integrazione.
Le trattativa tra azienda e sindacati sono in
fase di stallo. Inizialmente l'ad Giuseppe
Bono aveva prospettato la possibilità per
Ancona di costruire due navi con 169
“eccedenze di risorse” per cui sarebbero
stati utilizzati ammortizzatori sociali e che
sarebbero stati eventualmente riassorbiti nel
giro di due anni. I sindacati, disposti a
discutere sull'efficientamento del cantiere, non
vogliono però sentir parlare di commesse
condizionate ad esuberi.
La crisi della Best rientra invece nei casi di
delocalizzazione selvaggia che, trasferendo
all’estero gli stabilimenti produttivi,
indeboliscono il territorio, spezzano le catene
produttive dell’indotto e spalancano per molti
lavoratori le porte della disoccupazione. La
multinazionale americana, specializzata nella
produzione di cappe aspiranti, ha infatti
chiuso lo stabilimento osimano per trasferire
la produzione in Polonia. In entrambi i casi, il
gruppo regionale di Futuro e Libertà ha
presentato delle interrogazioni a tutela dei
lavoratori occupati nelle due aziende. Per
Fincantieri, Fli si è dichiarata favorevole
all'istituzione di una cabina di regia permanente
composta da sindacati, rappresentanti della
Fincantieri, Governo e Regione, che programmi
a vent'anni l'attività del cantiere per ottenere
nuove commesse.
Per questo si chiede a Spacca di farsi garante
di questo tavolo di concertazione al cospetto
del Governo affinché coordini le parti in
causa. Su Best, invece, si è richiesto
l’intervento della magistratura poiché la
chiusura dell’azienda da parte della dirigenza
è stata effettuata con modalità che
manifestano palesemente i requisiti di
un'azione antisindacale.
Responsabilità, sempre: Fli rinuncia al vitaliziodi Franca Romagnoli*
L’etica pubblica(e privata)non sono solo uno slogan
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Si chiama Azione Marche ed è il nuovo
coordinamento a cui hanno aderito i
consiglieri regionali Franca Romagnoli,
Daniele Silvetti (Fli), Giancarlo D'Anna (ex
Pdl, ora Misto) e Enzo Marangoni (ex Lega
Nord, ora Libertà e Autonomia – Noi Centro).
Lo scopo è quello di lavorare in modo
unitario ed incisivo sulle problematiche
della regione, con particolare attenzione alle
tematiche della sanità, del sociale e
dell'ambiente. Un’azione congiunta che
nasce da quattro consiglieri con percorsi
politici differenti ma uniti dalla stessa
insofferenza verso i loro vecchi partiti di
appartenenza che è sfociata prima in
delusione e poi in voglia di trovare percorsi
nuovi e più autentici. Nell'ottica auspicabile
di quel Terzo Polo (o Partito della Nazione,
chiamatelo come volete) che si cerca di
raggiungere anche a livello nazionale. “In un
momento in cui c'è la tendenza a dividersi
all'interno delle forze politiche – hanno
dichiarato i consiglieri regionali durante la
conferenza di presentazione del
coordinamento – abbiamo deciso di unirci per
affrontare battaglie comuni. Certo ognuno
rimarrà legato alla propria appartenenza
politica ma seguiremo un percorso comune
di condivisione attraverso proposte di legge
e di azioni comuni”. E nonostante nelle
Marche ci si ritrovi con un Udc in maggioranza
con Partito Democratico e Italia dei Valori,
alleato ben ricompensato a livello locale ma
nota stonata sul piano nazionale se pensiamo
a quanto Fini, Casini e Rutelli stanno facendo
a livello nazionale per un'azione congiunta
equidistante dai grandi poli di centrodestra
e centrosinistra, quello di Azione Marche si
presenta come il gruppo d’opposizione più
numeroso all'interno dell'Assemblea
Legislativa delle Marche. La stessa
appartenenza dei quattro componenti del
neocoordinamento a ben tre distinte
commissioni, consentirà di allargare gli
orizzonti di azione e di avere su questi una
maggiore conoscenza. Portavoce del
coordinamento è stato nominato il consigliere
regionale del Gruppo Misto Giancarlo D'Anna
che ha ricordato come “i concetti di sviluppo
sostenibile attraverso il rispetto della legalità
ed il diritto alla salute abbiano posto la basi
comuni di questo nuovo percorso che i
quattro consiglieri regionali hanno intenzione
di intraprendere con azioni forti ed incisive”.
“Tra le motivazioni che ci hanno portato ad
una unità di intenti – ha dichiarato Franca
Romagnoli – c'è sicuramente la condivisione
di uno stesso disagio nei confronti dei grandi
contenitori”. “Azione Marche – hanno infine
confermato i consiglieri Silvetti e Marangoni
- nasce con l'intento di ricompattare sotto il
nome del neo coordinamento tutto il
territorio regionale attraverso un'azione
concreta e non teorica”.
C'è una novità in Regione:il coordinamento Azione Marche
gennaio 2012
Lapre
sse
1. valorizzazione patrimonio pubblico datrasferire in Fondo Immobiliare Italia per ab-battere debito: 3-400 miliardi di immobilipubblici, da valorizzare insieme ai comuni,in modo che alla scadenza dei Btp si possa-no offrire agli investigatori azioni di questofondo in sostituzione dei titoli di Stato, ab-battendo in tal modo il debito pubblico;2. stabilizzare i precari contratto a tem-
po determinato senza tasse e contributi peri primi tre anni su lavoratori e imprese. Ri-spondere al dramma dei giovani precari, tra-sformando tutti i contratti precari in tem-po indeterminato, senza tasse per 3 anni;3. sostegno all’artigianato con contratto
di formazione lavoro più opzione per tra-sferimento dell’azienda. Un artigiano puòassumere fino a 3 apprendisti con contrat-to di 3 anni prevedendo anche la cessazio-ne d'impressa a uno di loro (o a tutti e 3)ad un prezzo predeterminato. Il giovane puòcontrarre un mutuo a tasso agevolato concassa depositi e prestiti;4. riformare giustizia civile e tradurla in
inglese per attirare investimenti stranieri inItalia;5. aumentare età pensionabile per crea-
re fondo giovani/donne per colmare vuoticontributivi dei precari. Obiettivo: equità in-tergenerazionale;6. riformare istituti tecnici e professionali
creando sinergia tra scuole e imprese. Dareagli studenti possibilità di lavorare e im-parare. Far entrare imprese, artigiani e im-prenditori direttamente nelle scuole a in-segnare agli studenti;7. orientamento: dati Istat on line per ogni
facoltà su occupazione giovani a 3 anni dal-la laurea. Famiglie e giovani possono sce-gliere la facoltà migliore per entrare nelmondo del lavoro e le università saranno co-strette a rispondere alle esigenze di eco-nomia e giovani;8. flessibilità e garanzie uguali per supe-
rare spaccatura tra padri ipergarantiti e fi-gli iperprecari. Riformare mercato lavoro.Ammortizzatori sociali per tutti con garanziecrescenti in base all’anzianità di lavoro;9. deduzione spese dei giovani per for-
mazione nei primi tre anni di lavoro. In-centivo per continuare a formarsi e specia-lizzarsi nei primi anni di lavoro;10. liberalizzazione ordini professionali.
Eliminare le tariffe minime. Primo passo perfavorire concorrenza e entrata dei giovaninel mercato delle professioni.*responsabile regionale Generazione Futuro
Baldassarri, 10 tweet perl'occupazione giovanile
di Veronica Fortuna*
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Numana: Baldazzi costituisce il gruppo Fli in Consiglio
Anche sulla riviera del Conero Futuro e Libertàper l'Italia trova sostenitori. È infatti di pochigiorni fa la notizia che Corrado Baldazzi,consigliere comunale del Pdl a Numana, hadeciso di aderire al movimento finiano. «Dalleelezioni comunali a oggi – racconta ilneofuturista - a Numana e nel centrodestalocale, nulla è cambiato: non si può viverenell'immobilismo politico. Il centrodestra cheimmagino non può essere rappresentato daquesto Pdl ma ha bisogno di innovarsi eallargarsi. Per questo auspico che con gli amicidell'Udc (che a Numana conta su 2 consiglieri comunali) si possa dar vitaad un unico gruppo che faccia riferimento al Terzo Polo». A breve, si daràvita al circolo del partito che comprenderà i comuni di Numana, Sirolo eCamerano. Soddisfatto di questa nuova adesione il capogruppo di Fli allaRegione Marche Daniele Silvetti. «La volontà di Baldazzi di aderire a Fli –dice - dimostra come il nostro movimento sia attraente per gliamministratori locali che hanno idee forti da portare avanti e voglia di
il futurista a Montemarciano – “Oltre l’antiberlusconismo”
È questo il titolo dell’appuntamento politico-culturale tenutosipresso il Teatro Alfieri lo scorso 12 novembre. Il pomeriggio èstato infatti dedicato alla presentazione della rivista settimanaleil futurista diretta da Filippo Rossi, presente di persona aMontemarciano. Con lui sul palco, per discutere di come superarel’antiberlusconismo di destra e “progettare la nuova Italia”,Daniele Silvetti, consigliere regionale Fli, e Maurizio Grilli,
consigliere comunale a Montemarciano e promotore dell’evento.Un’affollata platea ha seguito il dibattito, incentrato sul presenteed il futuro del nostro paese, e in particolare su come ricostruirela destra politica dopo Berlusconi. Tema tanto più attuale se sipensa che in quello stesso giorno si votava alla Camera la leggedi stabilità, voto poi seguito dalle dimissioni dell’allora Capo delGoverno: e proprio dalla Camera è intervenuta telefonicamenteall’incontro Flavia Perina, giornalista e deputata Fli. (Ro.F.)
AP
Montemarciano,questione di trasparenza
Oltre 2,5 milioni di euro mai entrati nelle casse co-munali a seguito di una complessa operazione ur-
banistica e lo sforamento del Patto di Stabilità: questii due elementi fra i quali la Guardia di Finanza del Co-mando Provinciale di Ancona ha ipotizzato un legametalmente forte da portare alla denuncia per reati di cor-ruzione dell’ex sindaco di Montemarciano Gerardo Cin-golani e Maria Bolzonetti, titolare della ditta Prima Co-struzioni Srl. Secondo la Procura di Ancona, il primoavrebbe avvantaggiato in vari modi l’impresa edile (adesempio, appunto, posticipando per mezzo di deliberecomunali i termini di pagamento) in cambio di “favo-ri”, in particolare immobili a prezzi inferiori di circa il50% rispetto a quelli di mercato. L’ex primo cittadinosi è detto fiducioso nella giustizia. Per il Riesame al mo-mento non si configura alcun reato. In risposta la Pro-cura ha presentato ricorso in Cassazione. Cingolani èstato difeso a spada tratta l’attuale sindaco Liana Ser-rani. Che di quell’amministrazione fu assessore al Bi-lancio. Il problema, aldilà delle responsabilità ancoratutte da dimostrare, si mostra però di natura politica.La responsabilità di trasparenza amministrativa e i dub-bi innescati di danno per l’intera comunità imporreb-bero di far luce immediata sulle ombre che, inevitabi-li, toccano anche l’attuale maggioranza. L’opposizioneconsiliare, nelle vesti delle liste civiche Per Montemar-ciano, guidata da Maurizio Grilli, e Democratici per Mon-temarciano di Bernardo Becci, non ha mancato fin da su-bito di invocare chiarezza. Grilli, del resto, con l’ex con-sigliere Macchia, denuncia da anni i lati oscuri legati allavicenda con argomenti non dissimili da quelli ora ipo-tizzati dalle Fiamme Gialle. E Becci lasciò nel 2009 lamaggioranza di centrosinistra proprio per dissidi sul-l’urbanistica e sulla gestione finanziaria del Comune.
gennaio 2012 99
di Lorenzo Palma
“Ancona, la città delle occasioniperse”. Questa frase riassumebrevemente vent'anni diamministrazioni di sinistra.L'attuale Sindaco FiorelloGramillano è allo sbando.Ingessato, perennementecommissariato dall'ex onorevoleEugenio Duca e dal poltronismodell'onorevole David Favia. Unrecord italiano del nongovernare: il sindaco hacambiato più di dieci assessori indue anni.Ancona è una città in completoabbandono, priva di un disegnoper il futuro. Degrado einsicurezza vanno di pari passo.La città è sporca e senza labenché minima idea di decorourbano, le strade sono unagroviera e i quartieri perifericisono abbandonati a se stessi. Ilrilancio del capoluogo di regionedovrebbe partire dal porto mal'idea di waterfront è al palo. Ilporto, per anni tenutovolutamente distante dalledinamiche cittadine, dovrebbe
invece essere il nuovo volano peril rilancio della dorica. Il nondecidere è anche la causa dellacrisi del commercio. Il rilanciodel centro può partire da unprogetto di riqualificazione delMercato delle Erbe e dellaristrutturazione dell'ex Metro.Regione e Provincia stanno allaporta in attesa delle famosevarianti: Umberto I, Salesi,Lancisi, Savoia, ex Fermi: tutticontenitori che da troppi anniaspettano delle risposte. Anconanon può più aspettare: ha
bisogno di decisioni concrete, diuna governance amministrativache valorizzi le risorse dellacittà. Ha bisogno di nuovi emigliori amministratori.
fare politica». Dello stesso avviso ilsegretario provinciale AlessandroGentili che vede nella scelta diBaldazzi «il miglior segnale per chivuole innovare e cambiare unsistema politico ormai vecchio e cheha fallito».
Jesi e Vallesina, la crisi morde ancora
di Lorenzo Giammarchi
Non è l’anno zero, ma la fotografia economica della Vallesina è davvero impietosa.
Nei settori storici come meccanica, edilizia, tessile, abbigliamento, legno e arredo
non s’intravede ancora la luce di una possibile soluzione alla crisi. Reggono le
imprese legate alle esportazioni che offrono ancora buone prospettive ma chi
lavora per il mercato locale è in grande difficoltà. Soffrono i terzisti, anello debole
su cui si ripercuote il problema della mancanza di liquidità e che opera già da
tempo con margini molto ridotti. E i gruppi industriali più solidi o sono evaporati
velocemente, lasciando il territorio per delocalizzare la produzione (soprattutto
verso Polonia, Repubblica Ceca e Turchia) o sono costretti ora a navigare a vista
parlando per la prima volta di esuberi e cassa integrazione. Completa il quadro
un sistema bancario immobile e sotto pressione, stretto da una parte dalle
richieste delle aziende in cerca di ossigeno e dall’altra da scarsa fiducia, regole controverse e dalla paura
di un default imminente. Con chi e come ci tireremo fuori da tutto questo? Probabilmente non sarà l’attuale
generazione di governanti a condurci fuori dalla crisi. Manca di una visione di lungo periodo. Un contributo
incisivo potrebbe arrivare dalle amministrazioni locali che potrebbero iniziare a rimuovere quell’enorme
ostacolo alla promozione del merito e alla liberazione di energie creative che si chiama burocrazia. Avere
una sanzione certa in caso di infrazione ma qualche autorizzazione in meno da produrre per avviare
un’attività è sicuramente preferibile ed è l’esatto contrario di quello che accade oggi. In fondo la crisi
può essere vista come un’opportunità per colpire inefficienze e anche privilegi finora intoccabili. Usciremo
cambiati insomma ma, dipende da noi, non per forza peggiori.
Ancona e la malattiadel “non decidere”
gennaio 2012 11
Nella Falconara governata dal centrodestra nonostante l'ammirazionesconfinata del sindaco Brandoni per l'ex presidente del consiglio c'è po-sto per un assessore che su Berlusconi ha le sue idee. Che sono dia-metralmente opposte a quelle del primo cittadino. «Quello che più man-ca oggi nella nostro Paese è la vera politica – spiega Matteo Astolfi - daormai troppi anni i nostri pseudo-politici si riempiono la bocca, ma inrealtà non fanno altro che una becera lotta tra fazioni al solo fine di ac-caparrarsi potere. E poi i mass-media, televisioni e giornali ne parlanoin continuazione senza mai arrivare alla essenza delle questioni, sen-za dare mai vera informazione, indipendente e libera».È così che siamo arrivati all'oggi?Se fosse stato diversamente non si sarebbe giunti a questa situazio-
ne in cui la politica ha abdicato alla finanza, lasciandogli ogni potere rea-le ma conservando i suoi privilegi. La finanza è infatti entrata prepo-tentemente nel panorama politico europeo, in vari modi, togliendociuna delle poche libertà rimaste nel mondo occidentale, schiavizzato dalconformismo e dal consumismo. Mi riferisco alla libertà di scegliere inostri governi.La storia del complotto delle banche?Sia ben chiaro, la critica non è rivolta a Monti: lui è stato chiamato
a svolgere un compito difficilissimo ed ha accettato portando con sé al
Governo i migliori assi dell’alta finanza e delle lobby nazionali. Ce l'hocon l'ex Primo Ministro che ci ha mostrato spettacoli umilianti comeil mercimonio dei voti, portando alla ribalta omuncoli del calibro di Sci-lipoti o la riscossa delle signorine Minetti & co, alla faccia della meri-tocrazia, valore cardine e storico della Destra. La colpa più grave di Mi-ster B. è proprio quella di non aver voluto le elezioni un anno fa, in con-comitanza della dolorosa scissione del Pdl e della diaspora dei Finia-ni. Non era opportuno andare al voto proprio mentre imperversava ilRubygate. E comunque non prima di aver trovato un paio di dossier con-tro il Presidente della Camera. Ma le colpe non possono essere ascrit-te esclusivamente al comandante. È soprattutto ai colonnelli che si do-vrebbero rivolgere lo sguardo accusatorio.Torniamo a Monti.Ora che il Parlamento ha demandato ogni responsabilità ai tecnocrati
e non ha più la possibilità di sperperare denaro pubblico, riuscirannomai i nostri politici (parlamentari, consiglieri regionali, eccetera) a met-tersi a tavolino e fare un semplice ragionamento? L’economia è in gi-nocchio, si sta chiedendo agli italiani di fare sacrifici pesanti: ora è il mo-mento di dare il buon esempio e togliersi ogni anacronistico privilegiodimezzando lo stipendio ed eliminan-do il vitalizio. Nel frattempo, mentreloro (sia destra che sinistra) cerche-ranno di capire come riconquistare ilpotere , ci aspettano le succulentemanovre economiche di un Governo,imposto e composto proprio da colo-ro che questo sistema finanziario, de-cadente e fallimentare, l’hanno creato.�
Astolfi: «Quel che mancaè la vera politica»Da Berlusconi a Monti, parla l’assessore
Fabriano riparta dalla societàdi Lorenzo Castellani
Una città in crisi. Come le sue aziende ed i suoi esercizi commerciali.
Con una politica imprigionata troppo frequentemente nei conflitti
d’interesse delle grandi realtà industriale. Incapace di rispondere ad
una crisi del lavoro senza precedenti, che annaspa facendo leva solo
sul vetusto strumento della cassa integrazione. Non è dai fondi dello
Stato, della Regione o del Comune che la città della carta deve
ripartire. Né dalla politica reiterata, delle vecchie facce, dei soliti
politicanti e dalle troppe promesse.
La valle del Giano deve ripartire dalla sua vocazione genetica, dal
suo humus primario: quello del fare, della produttività, delle
imprese, della solidarietà. Che fine ha fatto la classe dirigente
fabrianese? Quella borghesia intraprendente e tenace che per anni
ha guidato la “Svizzera delle Marche”? Quel ceto si è fermato, al riparo
dalla concorrenza, si è adagiato al traino delle grandi aziende e
soprattutto ha smesso di formarsi ed internazionalizzarsi, di pensare
a se stesso come comunità capace di uscire dalle cinta della catena
appenninica. Ciò che manca non è il coraggio di intraprendere quanto
piuttosto quello di progettare per il territorio, collegialmente e per
il bene della comunità. E’ venuta meno la spinta alla diversificazione
ed è per questo che Fabriano rischia di morire. La cittadinanza deve
ritrovare se stessa e scoprire nuovi orizzonti e nuovi mercati che non
siano quelli degli elettrodomestici o del settore cartario.
E quali risposte devono chiedere i cittadini alla politica locale? In primo
luogo una semplificazione delle regole. Meno regole significano più
libertà, più concorrenza e quindi più sviluppo. Soprattutto nel
commercio, nel turismo e nell’industria. Devono chiedere meno spese
improduttive dell’amministrazione e più infrastrutture che sono
inevitabilmente collegate al sistema di sviluppo. Bisogna creare nuova
vie commerciali che mettano la città in collegamento con il mondo.
Dovrebbero rivendicare la propria indipendenza in nome del
principio di sussidiarietà orizzontale in base al quale i cittadini posso
organizzarsi autonomamente per la gestione spontanea del territorio
e delle sue attività.
Questo si tradurrebbe in una maggiore partecipazione attiva, meno
spese per il Comune e maggiore potere ai cittadini e alle associazioni
nella gestione della cosa pubblica(es. gestione parchi pubblici, spazi
comuni del quartiere ecc). Devono chiedere maggiore integrazione tra
territorio sia in ottica di relazioni commerciali quanto e soprattutto
in ottica di circuiti turistici nel quale inserire la città della carta. Devono
battersi per un minor assistenzialismo ed una maggiore promozione
ed incentivazione della
solidarietà come rete di
protezione sociale.
Per riassumere: la politica
abbatta i vincoli e ritragga
la sua longa manus, lasci
più spazio alle libere
energie e alla società
fabrianese.
Perché è lì che si annida la
forza propulsiva per una
spinta al rinnovamento
economico, culturale e
sociale.
Perché è solo grazie a
cittadini e società libere e
responsabili che un
territorio può battere la
crisi e ricominciare una
nuova epoca di prosperità.
12
INIQUITALIAAviero, “Il potere”. In mostra al Lu.C.C.A Lounge e Underground di Lucca fino all'11 dicemmbre
gennaio 2012 13
La violenza non è mai accettabile. E spedire un
pacco bomba. come quello esploso a Roma in mano
al dg di Equitalia Marco Cuccagna, è un reato da
condannare con durezza. D'altro canto però non si può
non registrare come alcuni comportamenti di Agenzia
delle Entrate e Equitalia siano avvertiti dalla gente
come vere e proprie vessazioni.L'azienda fallisce, il
datore di lavoro non paga loro l'Irpef e l'Agenzia delle
Entrate manda le cartelle agli ex lavoratori. Continua
la battaglia di Futuro e Libertà sulla situazione
paradossale che si è creata a Pesaro e relativa alle
richieste dell'Agenzia delle Entrate pesarese per
arretrati Irpef ai lavoratori di aziende soggette al
fallimento o ad altra procedura concorsuale. La
segnalazione era già stata fatta tempo fa dal segretario
provinciale di Fli Antonio Napolitano. La vicenda sta
provocando allarmismo e giustificati timori per via degli
eventuali esborsi finanziari cui si potrebbero trovare
a far fronte decine e decine di lavoratori attualmente
senza lavoro. Sulla questione è intervenuto anche
Daniele Silvetti, capogruppo di Fli in Regione Marche,
che con un'interrogazione al governatore Spacca al
quale è stato chiesto di attivarsi presso la Direzione
Generale delle Entrate per far conoscere la gravosa
situazione e, di concerto con l'Ente, trovare una
soluzione per non penalizzare oltremodo dei lavoratori
attualmente disoccupati e in un difficile status
economico e finanziario. Nel caso di un'azienda fallita
l'Agenzia delle Entrate, non potendo in molti casi
percepire nulla dai datori di lavoro perché non più
rintracciabili o soggetti all'apertura della procedura
fallimentare, si rivolge ai lavoratori richiedendo
importi che dovevano essere trattenuti alla fonte dal
datore di lavoro. È quanto avviene a Pesaro dove
stanno arrivando a numerosi lavoratori cartelle
esattoriali del 2003 con cui si richiede il versamento
delle ritenute IRPEF. Un comportamento questo che
ai sensi della normativa fiscale appare legittimo ma
non tiene conto di una sentenza della commissione
tributaria di Reggio Emilia del dicembre 2008 che
stabilisce il principio secondo il quale il lavoratore non
è responsabile del mancato versamento delle ritenute
da parte del suo datore di lavoro, a condizione che
lo stesso lavoratore fornisca prova di aver controllato
che tale versamento sia stato eseguito e che tale prova
può consistere in una copia del modello Cud per
dipendenti o dalla certificazione dei compensi. Il
problema è che, nella lettera inviata dall'Agenzia delle
Entrate ai lavoratori, non c'era nessun riferimento a
questa possibilità. Il consiglio di Futuro e Libertà è
quello di pagare nel momento in cui arriva la
richiesta per poi attivarsi per presentare ricorso ai sensi
della sopracitata sentenza.
Agenzia delle entrate, il danno e la beffa
Tra le persone
intervistate, il 56% ha la
percezione che il
comune di Pesaro sia
“appena sicuro”,
mentre non è
“abbastanza sicuro” per
il 32% degli intervistati.
Se Pesaro diventauna città insicura...
Pesaro è una città poco sicura e le forze dell'or-dine che la presidiano sono dotate di scarsi mez-
zi per contrastare il crimine. Sono questi gli aspet-ti salienti che emergono da un sondaggio effettua-to nei mesi scorsi dai militanti di Futuro e Libertàche hanno girato un questionario con domande adhoc ai cittadini. Il campione rappresenta uno spaccato di 692
persone: 51% uomini e 49% donne. Cittadini italiani(l'88%) ed europei dei quali, oltre il 60%, lavorato-ri e a seguire pensionati, giovani in attesa di occu-pazione e studenti. Tra le persone intervistate, il 56%ha la percezione che il comune di Pesaro sia appe-na sicuro, mentre non è abbastanza sicuro per il 32%degli intervistati. Il capoluogo di provincia è una cit-tà sicura solo per il 12%. Gli eventi criminosi pre-occupano la stragrande maggioranza delle persone:solo il 23% dice di aver pochi pensieri su quanto av-viene in città mentre il 77% di dice preoccupato omolto preoccupato (il 23%). I cittadini dicono cheil tema della sicurezza e della criminalità rappresentaun argomento di discussione che viene affrontato ab-bastanza spesso dal 76% degli intervistati. In meri-to alle cause del crimine il 42% risponde che que-ste vanno ricercate nella non certezza della pene. Peril 24% la colpa è da imputare alla scarsa integrazionedegli immigrati mentre il 19% pensa sia dovuta allaperdita di valori ed esempi negativi proposti dai me-dia. Le zone più a rischio, per un terzo del campio-ne, sono Baia Flaminia e la stazione ferroviaria. La gestione della sicurezza per gli intervistati è re-
sponsabilità del questore (uno su quattro), poi delprefetto ed in fine dei carabinieri. Secondo gli in-tervistati, una maggiore sicurezza si avrebbe, per il55%, con un integrazione dei controlli anche attra-verso l’utilizzo di pattuglie dell’Esercito, e per il 40%,con un aumento delle pattuglie di polizia e carabi-nieri. Interessante è il riscontro che si ha con la ri-sposta alla successiva domanda dove il 66% degli in-tervistati afferma che i mezzi messi a disposizionealla polizia ed ai carabinieri siano insufficienti. I que-stionari sono stati distribuiti in gazebo allestiti inpiazza, in scuole e ospedali. Ciascuno degli intervistati ha risposto a otto do-
mande. Un quadro tutt'altro che positivo, in linea conquanto registrato anche a Fano.
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In un grave momento dicosì forte stallodell’economia c’è unPaese che non si rassegnae sfida la crisi. È quellorappresentato dalledonne come mostral’ultima pubblicazione dell’Osservatoriodell’imprenditoria femminile di UnionCamere chesegnala un incremento rispetto allo scorso annodi imprese “rosa”. Non è un risultato che devesorprendere: le donne hanno meno paura dirischiare e sanno reinventarsi. La Provincia di Macerata nell'ultimo trimestre èin controtendenza. Si registra un calo dello 0,6%con 9890 imprese attive sul territorio nel 2011.Per spiegare questo fenomeno si deve tener contodi diverse variabili quali la posizione geograficae la dimensione del comune. Più alta è lapopolazione, maggiore è il numero di imprese edimprenditrici. Purtroppo la realtà maceratese èfatta di piccoli paesi. Non a caso i comuni con iltasso di imprenditoria femminile più alta sonoMacerata, Civitanova, Tolentino e Recanati. Vaanche valutato il fatto che molte imprese sononate negli anni '70 e '80 e che quindi alcuni settori- soprattutto agricoltura e commercio – sono giàsaturi. Nonostante i numerosi incentivi (come lalegge 215 del 1992 dedicata all’imprenditoriafemminile con bandi a scadenza) il calo c'è stato.Colpa della crisi economica. Oggi si ha piùtimore ad avviare un’impresa, pensando poi di nonpoter restituire i prestiti ottenuti. O si ha lafortuna di rientrare nei contributi a fondoperduto o a tasso altamente agevolato o sirinuncia. E anche quando si accede ai fondi siincontrano altri ostacoli. Non si può avviareun’impresa e scontrarsi nel primo anno con l’Ivae le tasse, costringendo magari l’impresa stessaa contrarre altri prestiti per poterle pagare, senzadarle il tempo di avviarsi e fare utile. La politicaha un ruolo fondamentale. Deve incentivarel’imprenditoria, essenziale per la ripresa, ma deveanche varare progetti adeguati e per quantopossibile personalizzati. Non si può dimenticareche molte delle donne che decidono di avviareun'impresa sono madri e quindi accanto agliincentivi economici vanno affiancate politicherivolte all'agevolazione del loro ingresso nelmondo del lavoro: asili nido più numerosi e menocostosi, orientamento e formazione. Proprioperché lavorare non deve essere, per le tantedonne, un lusso da non potersi permettere ma unascelta da poter fare.
Le imprese “rosa”contro la crisidi Claudia Ramadori
Pensiamo ancheai nuovi italianiNella provincia di MacerataFuturo e libertà non sta a guardare...
di Adriana Staicu
Inuovi italiani sono tutti co-loro che hanno scelto di co-
struire il loro futuro in Italia,formare una famiglia, inte-grarsi, chiedere e ottenere la cit-tadinanza italiana. Senza di-menticare i bambini nati inItalia da stranieri o quelli arri-vati da piccoli. Frequentano lenostre scuole, parlano lo stes-so dialetto delle città in cui abitano, tifano squadre di calcio locali,respirano lo stesso clima politico, culturale e sociale dei coetanei natida famiglie italiane: anche loro hanno il diritto di sentirsi italiani. Inprovincia di Macerata al primo gennaio 2010 gli stranieri residentierano 34.020. Al 31 dicembre il numero è salito a 35.752 (+0,8%).Nello stesso anno sono state presentate circa 800 richieste di citta-dinanza in prevalenza provenienti dal Marocco, Albania e Romania,con un incremento delle richieste fondate sul connotato della resi-denza (oltre il 56%) rispetto a quello del matrimonio. Se ne sono con-cluse favorevolmente 409 (258 per residenza, 151 per matrimonio).E la seconda generazione? I figli di stranieri nel Maceratese sono 5108(dati provvisori dal rapporto Caritas 2011): ben 658 sono nati lo scor-so anno. Futuro e Libertà non è stata a guardare. A settembre sonostate spedite a tutti i Comuni lettere per chiedere particolare atten-zione nell’informare gli stranieri nati, vissuti in Italia e neomaggio-renni, della possibilità di chiedere la cittadinanza entro un anno e nonoltre. Ai cittadini Ue sono stati ricordati il diritto di voto per le ele-zione comunali ed europee, previa iscrizione alle liste elettorali e itempi necessari di residenza per ottenere la cittadinanza. Si sente lanecessità di superare l'attuale legge sull'immigrazione e assumersila responsabilità di lavorare per un’Italia più aperta, accogliente e ci-vile. Occorre dare ai nuovi concittadini gli strumenti necessari perrichiedere e difendere i loro diritti. Solo così si può evitare lo sfrut-tamento della manodopera a basso costo o l’evasione fiscale di tan-te abitazioni occupate da “battaglioni” di immigrati stivati in pochimetri quadrati in condizioni di indigenza. E questo prendendo tut-te le tutele necessarie contro chi non ha requisiti, creando strumentiper la buona funzionalità del sistema ed elaborando una legge di uni-ca interpretazione, senza cavilli a cui aggrapparsi. La società in cuiviviamo sta diventando sempre più multietnica. Aumentano anchegli alunni immigrati nelle scuole superiori. Cominciamo la loro for-mazione (e tramite loro anche delle loro famiglie) verso una buonaintegrazione, il rispetto delle nostre leggi, verso il prossimo. Coin-volgiamoli. L’acquisizione della cittadinanza italiana impegna al ri-spetto, all’adesione e alla promozione dei valori di libertà, di egua-glianza e di democrazia posti a fondamento della Repubblica. La no-stra Costituzione stabilisce il principio di uguaglianza tra le perso-ne, impegnando lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impedisca-no il pieno raggiungimento: nei confronti di milioni di stranieri que-sto principio è disatteso.�
L'ospedale di Matelica, frutto di un atto di
generosità di Enrico Mattei, negli anni '70-'80,
costruito per rispondere alle esigenze di una
collettività che indubbiamente trova la collocazione
del proprio comune in un territorio "difficile"
geograficamente, donato alla cittadinanza, è
vittima da 10 anni a questa parte , giorno dopo
giorno, della chiusura dei suoi reparti, a vantaggio
di altri presidi ospedalieri, anche di nuova
costruzione come quello del Comune di Camerino
collocato logisticamente in un luogo anche in
questo caso di difficile raggiungibilità. L'ultimo
incomprensibile atto vede, attraverso la determina
Asur n. 240 della regione Marche, la richiesta della
"chiusura" del primo soccorso. E se ciò non
bastasse, persino l'eliminazione del medico dal
servizio della Potes nel comune di Matelica. Si è
deciso arbitrariamente a livello regionale di
depotenziare un ospedale frutto di un atto di
generosità, a vantaggio di altri presidi costruiti negli
ultimi anni, in altri Comuni i cui costi sono
elevatissimi, lasciando i matelicensi sprovvisti di
un servizio necessario. Matelica, costituito da una
elevatissima percentuale di persone anziane,
soggette alle note problematiche tipiche dell'età,
e soprattutto, caratterizzato da pessime vie di
comunicazione per giungere tempestivamente nel
presidio più vicino si vede ledere un
"diritto/servizio" senza nessuna logica né
spiegazione. Futuro e Libertà a qualsiasi livello si
è opposto a questa decisione. A livello cittadino è
stata avviata dalla locale Croce Rossa una raccolta
di firme appoggiata in maniera bipartisan da Pdl,
Fli e Rifondazione Comunista. Finora conta 5000
sottoscrizioni. Proteste che sono riuscite a far
sospendere, ma non revocare, la contestata
delibera. La situazione attuale è di completo
stallo. «Si tratta di una scelta che fa venir meno una
sanità funzionale alle esigenze del cittadino» ha
tuonato in consiglio regionale il consigliere Daniele
Silvetti. Una battaglia portata avanti anche a
livello provinciale da Giorgio Pollastrelli e da
Felice Munafò che hanno risposto con fermezza,
presentandolo anche nel documento programmatico
provinciale lo scorso luglio, attraverso un piano
sanitario alternativo che possa rispondere alle vere
esigenze della collettività, mettendo in primo piano
i bisogni dei cittadini.
Gessica Menichelli
Matelica: l’ospedale è un diritto di tutti
La disoccupazione in
provincia, secondo uno
studio commissionato
dalla Camera di
Commercio di Macerata,
è salita tra il 2009 e il
2010 dal 5,2 al 5,8%
La disoccupazione sale:i giovani sempre più “neet”
Negli ultimi tempi le pagine dei quotidiani localisono invase di speciali con annunci di offerte la-
vorative. Ai tempi della crisi occupazionale, che riguardagravemente sempre più giovani, si tratta di un argo-mento che senza dubbio tira. Fa vendere qualche co-pia in più, sicuramente. Nutriamo però forti dubbi sul-l'efficacia di questa campagna. Se infatti andiamo adanalizzare uno a uno gli annunci ci accorgiamo im-mediatamente che la maggior parte di essi richiedeesperienza nel settore. La domanda nasce spontanea:come può un ragazzo diciottenne, appena uscito dal-le superiori, oppure un universitario che si è appenalaureato, avere esperienza nel mondo del lavoro? Si do-vrebbe creare più sinergia tra mondo della scuola emondo del lavoro, creando corsi pratici pomeridianiobbligatori con l’ausilio di piccole e medie imprese del-l'industria e dell'artigianato. Da svolgere in aula, al-l'interno delle scuole o presso le stesse aziende. Cosìad oggi non è. La disoccupazione in provincia, secon-do uno studio commissionato dalla Camera di Com-mercio di Macerata, è salita tra il 2009 e il 2010 dal5,2 al 5,8%. Rispetto al dato nazionale, in provincia siè evidenziata una forte riduzione dell'occupazione nelsettore industriale (-8,5% contro il -4% registrato sututto il territorio nazionale) mentre aumentano gli oc-cupati nell'agricoltura: un +18,6%. Il dato però chemaggiormente sconcerta è quello legato al nuovo pre-occupante fenomeno dei cosiddetti "neet", acronimoinglese che sta per "not in education, employment ortraining". Sono i giovani tra i 15 e i 29 anni che nonstudiano e non lavorano. Abbandonati a loro stessi,sempre più rassegnati e senza prospettive per il futu-ro. Nel Maceratese sono ben 8100 secondo gli studidi Cgil Marche. Nelle Marche i giovani neet rappre-sentano il 16,5% della popolazione giovanile. La per-centuale di disoccupazione è ancora più pesante se siprende in considerazione l'universo femminile. Da Fu-turo e Libertà e da Generazione Futuro, per rilancia-re l'occupazione è arrivata una serie di propostecome quella di convertire tutti i contratti precari in es-sere in contratti a tempo indeterminato, senza tassea carico di lavoratori e impresa per almeno il primoanno. Sarebbe già un passo in avanti notevole che con-sentirebbe ai giovani di trovare quella stabilità che finoa poco tempo fa rappresentava un diritto ma che oggiviene invece considerata un lusso per pochi. Cristian Ripari
gennaio 2012 15
A Fermo polemiche e ricorsi, dopo i concorsi
pubblici indetti dalla Provincia. Per il Circolo Fli,
ciò che va innanzitutto sottolineato è
l’inopportunità politica di bandire concorsi in un
momento in cui tutte le province d’Italia si
trovano nella condizione “sub iudice”. Poi,
entrando nel merito, la mancanza di una politica
davvero incentrata sul rispetto dei principi di
trasparenza, legalità e meritocrazia. Infatti, la
distorta interpretazione dalla norma ministeriale
di equiparazione delle lauree tra vecchio e nuovo
ordinamento e il sospetto della presumibile
ingerenza della politica nella fase amministrativa
di redazione dei bandi hanno portato ad una
situazione di esclusione di molti dei possibili
candidati, senza che si mettessero in atti semplici
strumenti che avrebbero potuto sanare la
situazione.
Questione di merito
Legittime perplessitàsu quei concorsi pubblici...
di Alessandra Gramigna
Sarebbe davvero facile, direi scontato, visto lo scontro perennetra le parti, porre l’accento con metodo scandalistico sulle vi-
cende giudiziarie che hanno investito la Provincia di Fermo sul temadei concorsi pubblici banditi per l’assunzione del personale. Nonsiamo quelli delle carte bollate come mezzo per fare politica. Piut-tosto siamo quelli che non derogano sull’applicazione dei sani prin-cipi della politica e proprio da questa vicenda scaturiscono delleperplessità. In primis sull’inopportunità politica di bandire con-corsi in un momento in cui tutte le province d’Italia si trovano nel-la condizione “sub iudice”. È infatti noto il dibattito politico el’orientamento dell’opinione pubblica sulla soppressione delle stes-se e Fli ne è tra i più fervidi sostenitori.
Nel merito, sulle evidenti carenze e penalizzazioni di decine dilaureati che vi sono visti esclusi, in base alla distorta interpreta-zione dalla norma ministeriale di equiparazione delle lauree tra vec-chio e nuovi ordinamenti. La laurea vecchio ordinamento è equi-parata ad una sola categoria dei nuovi corsi, e già questo di per séè iniquo. Inoltre, ogni ateneo ha avuto facoltà di indicare una clas-se di equiparazione discrezionalmente, cosicché laureati con i me-desimi piani di studi, in diverse università d’Italia, hanno classi diequiparazione differenti.
La Provincia di Fermo, richiedendo come requisito di parteci-pazione il certificato di equiparazione delle vecchie lauree ad al-cune specifiche classi del nuovo, ironia della sorte, ha penalizza-to tutti i laureati all’Università di Macerata (e non solo) in quan-to non rispondenti alle classi richieste nel bando. Sollecitata la Pro-vincia affinché si riuscisse a trovare una soluzione, la stessa ha ac-campato pretesti per non modificare alcunché.
Da qui nascono i ricorsi giudiziari e soprattutto il sospetto del-
16
Residenze Sanitarie Assistenziali: pubblico è bello
di Cristina Corradetti
Alla vigilia dell'approvazione
del Piano Socio Sanitario
regionale 2012-2014 la
necessità di regolamentare le
strutture sociosanitarie per
anziani e soggetti non
autosufficienti è di grande
attualità: programmazione
sanitaria, rapporto tra pubblico
e privato nella pianificare
l'offerta, necessitano una
profonda riflessione.
Regolamentazione che deve
passare attraverso una
razionalizzazione della spesa
pubblica, l'individuazione del
fabbisogno generale e della
determinazione qualitativa e
quantitativa delle prestazioni,
perseguendo la strada maestra
della riqualificazione delle
strutture sanitarie pubbliche
con la riconversione dei piccoli
ospedali esistenti. Le strutture
inutilizzate vanno riconvertiti,
programmando servizi di
lungodegenza, consentendo
inoltre la perequazione tra
nord e sud delle marche,
avendo la provincia di Fermo
numerosi piccoli ospedali e
arretratezza in tema di
ricettività sociosanitaria. Alla
politica, al pubblico il compito
di stabilire criteri e modalità.
Al privato, la possibilità di
intervenire nell'ambito di
principi fissati, nel rispetto del
principio di sussidiarietà e a
riconversioni avvenute.
Affinché questi non perseguano
scopi meramente speculativi
ma siano organiche al progetto
Marche di conseguimento
dell'interesse comune.
rettifica del bando per superare l’impasse e permettere a tutti gliaventi diritto, a maggior ragione a quelli del territorio fermano dipartecipare; allora perché la provincia ha perseverato nella pena-lizzazione?
Non è un mistero che tali concorsi fossero stati banditi per lastabilizzazione dei precari, su questo molto si potrebbe dire in ter-mini di meritocrazia, ma rassegnati all’idea comunque centinaiadi ragazzi avrebbero voluto, di diritto, partecipare solo nella spe-ranza di essere ammessi in graduatoria ed aspettare…chissàquando, una chiamata per un contratto a tempo determinato in qual-che altro ente pubblico.
La negazione del principio di meritocrazia, di uguaglianza, di tra-sparenza nell’amministrare la cosa pubblica a favore di “pochi elet-ti” ha cancellato ancora una volta le speranze dei meritevoli. Hosperato e spero ancora in una politica territoriale che fondi il suoagire nel rispetto dei principi di trasparenza, legalità e meritocraziacome precondizione stessa del servizio che ogni cittadino è chia-mato a prestare indossando le vesti dell’uomo politico.�
la presumibile ingerenza della politica nella fase amministrativadi redazione dei bandi. Infatti, preso atto dell’oggettiva discrimi-nazione, sarebbe bastata una semplice determina dirigenziale di
gennaio 2012 17
Fabrizio Cesetti, presidente della Provincia di Fermo
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TUTTASALUTE
gennaio 2012
Quale sarà il destino della sanità ascolana?È la domanda che gran parte dei cittadini
del capoluogo piceno si sta facendo, ormai datroppi anni, mentre assiste impotente le de-cisioni della Regione Marche. Dall’istituzio-ne dell’Asur unica regionale, l'Ascolano ha vi-sto l’avvicendarsi di quasi una decina di di-rettori generali che sono stati al comando del-la Zona Territoriale 13 per pochissimo tem-po senza poter, per questo motivo, pianifica-re e operare una seria politica sanitaria sul ter-ritorio. L’ultima rivoluzione operata dalla giun-ta regionale è quella di dar vita all’Area Vasta,provvedendo di fatto all’unificazione delleZone Territoriali 12 e 13, rispettivamente quel-le che avevano come Comune capofila quel-lo di San Benedetto del Tronto e quello diAscoli. E per dar seguito a questo progetto siè provveduto alla nomina di un direttore diArea Vasta, che da subito si è trovato a doverdirimere alcuni nodi spinosi. In molti, a co-minciare dall’amministrazione comunale diAscoli e quella di San Benedetto del Tronto,avevano sperato che la realizzazione del-l’Area Vasta fosse un passaggio necessario perarrivare alla realizzazione dell’Azienda Ospe-daliera Marche Sud, un progetto di cui da trop-pi anni si parla e che fino ad ora è rimasto sul-la carta o nelle dichiarazioni di qualche as-sessore regionale. Ma a differenza di quantoaccaduto per il nord della regione, dovel’Azienda ospedaliera di Fano e Pesaro è unarealtà che funziona già da diversi anni, quel-la che riguarda il nostro territorio assume gior-no dopo giorno sempre più il contorno di unachimera. Non più di un mese fa, durante laConferenza dei sindaci della Zona Meritoria13, fu dichiarato che l’obiettivo da raggiungereera quello di ottenere il riconoscimento del-l’Azienda ospedaliera entro il 2012. Per que-sto, si era auspicato che le forze politiche e agliamministratori locali facessero fronte comu-ne remando tutti in un’unica direzione. Pec-cato che a remare contro ci ha pensato la stes-sa Regione Marche. La scorsa settimana, in-fatti, la giunta regionale ha approvato unemendamento che subordina la nascita del-l’Azienda ospedaliera solo nel caso in cui il Go-verno metta a disposizione le risorse neces-sarie alla sua costituzione. Ma intanto a far-ne le spese sono i cittadini. Gli ospedali diAscoli e San Benedetto sono carenti di per-sonale sia medico che infermieristico. Sono al-meno sei i dirigenti di unità operative (quel-
li che una volta venivano chiamati primari) chedovranno essere rimpiazzati ma, al momen-to, non è stato indetto alcun concorso. Intantosi continua a parlare dell'ospedale unico di Val-lata a metà strada tra Ascoli e San Benedet-to. Un’idea che da più di dieci anni alberga nel-le menti degli amministratori e che fu ipo-tizzata per la prima volta, nel 2000, dall’allo-ra direttore generale dell’Asl di Ascoli MarioMaresca. La giunta regionale ha confermatola volontà di voler realizzare il nuovo ospedalela cui ubicazione però è fonte di discussioni.L’attuale amministrazione comunale di Asco-li lo vorrebbe a ridosso dei propri confini men-tre quella di San Benedetto lo vorrebbe più ba-ricentrico rispetto alle due città. Prima peròdi litigare sul dove farlo, sarebbe più oppor-tuno ragionare se conviene farlo o meno ecome farlo. La scelta strategica dovrebbe es-sere quella di puntare su alcune specializza-zioni, che sarebbero facilitate dall’istituzionedell’Azienda ospedaliera, realtà che avrebbeanche la possibilità di catturare gran parte del-la mobilità passiva dei pazienti provenienti dalvicino Abruzzo, regione che si trova in pesantestato di crisi. Aspettando quello che se sarà,sarebbe più opportuno che intanto la Regio-ne Marche pensi a potenziare e migliorarel’ospedale Mazzoni di Ascoli e Madonna delSoccorso di San Benedetto. Magari iniziandoproprio dalla nomina dei dirigenti medici. Sonoi cittadini che lo chiedono. Gli stessi a cui pocoimporta delle beghe politiche e che vorrebbero,qualora ne avessero bisogno, usufruire di unservizio sanitario adeguato. �
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Dall’Area Vasta al nuovo ospedale,il dibattito sulla sanità ascolanadi Domenico Fattori
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Da Osimo sul tablet per rivoluzionare laforza vendita. Si chiama lagenteintasca l'ap-plicazione sviluppata in collaborazione conuna società di esperti informatici di Osimo,che sta vivendo un vero e proprio boom findalla sua anteprima allo Smau di Milano. LaUnisoft, società del Gruppo Ssi - circa 50 per-sone tra analisti, sviluppatori e sistemisti cheoperano anche in Lombardia, Lazio, Veneto,Piemonte e Sardegna - ha pensato agli agen-ti di vendita permettendo loro di averesempre con con sé tutte le informazioni re-lative all'azienda, ai prodotti e ai clienti. Sitratta di un software multipiattaforma (iOS,Android, Windows). La sua forza? Quella diaver intercettato una reale esigenza delmercato che, a sua volta, ha risposto facen-do registrare in brevissimo tempo centina-ia di adesioni. L'applicazione, scaricabiledal 15 dicembre anche in versione prova, èrivolta a tutte quelle aziende che hanno ne-cessità di ottimizzare la gestione della forzavendita: è integrata con i più diffusi proto-colli di collaborazione e scambio dati e per-mette una comunicazione evoluta tra l'agen-te e l'azienda. lagenteintasca.it porta sui di-spositivi mobili (tipo Ipad e pc portatili) tut-te le informazioni reperibili oltre che dal soft-ware gestionale anche dagli altri strumentinormalmente utilizzati in azienda (posta elet-tronica, calendari condivisi, Crm, telefo-nia) diventando un vero e proprio colletto-re di informazioni. Con la stessa semplicitàcon cui si sfoglia il catalogo dei prodotti sipotrà registrare un'offerta, un ordine o se-gnalare all’amministrazione che è stato ri-scosso un insoluto. E ancora registrare unanota multimediale e fissare un appuntamentoche sarà poi condiviso con i colleghi. Tuttoquesto in mobilità, senza la necessità di ave-re un collegamento internet sempre attivo.L'applicazione infatti sincronizza le infor-mazioni appena trova una connessione (3Go wi-fi) disponibile. Il server si occupa invecedi tenere sincronizzate le informazioni pro-venienti dal gestionale, dal Crm, dai servizicollaborativi (posta elettronica, calendari, ru-briche) con i dispositivi mobili per metter-le a disposizione dell’agente sul suo iPad, Ga-laxy Tab o portatile.
Basta cataloghi e carta: oggi è tutto sul tablet
Skioppa Nì Cò – Kurnalcool story di John Big George e Ricky Tiger Bigwhite
Chi, nella nostra regione, nonha mai sentito parlare dei Kur-nalcool, la cult-band falconaresenata nella metà degli anni’80?!? I Kurnalcool sono gliinventori del “Vì Metal”, cioèhard rock con testi che rac-contano storie alcoliche capitateai componenti del gruppo,usando un linguaggio giovani-le “corrente” che comprendeanche espressioni colorite. Perquesto il gruppo, col passare del
tempo, è diventato nelle Marche una vera epropria cult band osannata dai tanti fan maanche osteggiata ed ostacolata da una certaparte dell’opinione pubblica benpensante edella stampa. Per chi volesse saperne di più,consigliamo la lettura del libro Skioppa Nì Cò– Kurnalcool story, appena edito da CracEdizioni e scritto a quattro mani da due com-ponenti del gruppo: John Big George e Ric-ky Tiger Bigwhite. La storia, la musica, le sto-rie e le liti di un gruppo ad alta gradazionealcoolica!
Il Negromante del Rock di Steve Sylvester e Gianni Della Cioppa
È da pochissimi giorni in li-breria, per la Crac Edizioni, IlNegromante del Rock l’atte-sissima biografia di Steve Syl-vester (nome d’arte del pesa-rese Stefano Silvestri), scrittaassieme al giornalista musica-le Gianni Della Cioppa, che ri-percorre la propria storia mu-sicale, dal periodo che portòalla nascita del gruppo DeathSS, noto ben oltre i confini na-
zionali, ad oggi, attraverso i temi dell’oc-culto, del satanismo e dell’orrore mutuatodal vasto immaginario prodotto da cinemae letteratura gotica ed applicato "visiva-mente" ai componenti del gruppo. Le 220pagine del libro sono colme di storie, aned-doti e riflessioni che documentano gli esor-di del gruppo heavy metal, a partire dal lon-tano 1977. Non mancano foto inedite trat-te dall’archivio personale dell’autore e unadettagliatissima discografia. La chicca è inol-tre nella prefazione firmata da Carlo Luca-relli, noto scrittore giallista conosciuto perle sue trasmissioni in Rai.
Crac edizioni
Pp. 208
Euro 15,00
Crac edizioni
Pp. 218
Euro 18,00
ARRIVA DA OSIMOUNA NUOVA APPLICAZIONE
Nuove formule per poesie di stradadi Autori Vari
Poesia di strada XIII, è
un'antologia che raccoglie le
poesie dell'ultima edizione
dell'omonimo premio
maceratese. “Poesia di strada” si
svolge ogni anno nel capoluogo di
provincia marchigiano ed è ormai
diventato uno tra i più importanti
premi per poesia inedita in Italia
per qualità e quantità dei
partecipanti. Ideato da
Alessandro Seri nel luglio del
1998 e curato dall’associazione culturale
Licenze Poetiche dal 2006, il concorso è giunto
alla sua 13esima edizione e questa antologia
ne costituisce prova di longevità e costanza.
Per quanto riguarda l'edizione di quest'anno
sono dieci i poeti che si sono classificati:
Massimiliano Bossini, Angelica Cante, Anna Elisa
De Gregorio, Enrico De Lea, Irene Forino, Danilo
Mandolini, Fabio Orecchini, Michele Ortore,
Luigi Socci, Fabio Teti. Quattro di loro
provengono dalla nostra regione: Socci e la De
Gregorio sono di Ancona, Mandolini è di Osimo
e Ortone è di San Benedetto. A partire dalla sua
undicesima edizione “Poesia di Strada” ha
cambiato formula. Mentre prima il giudizio era
dato su un singolo testo, ora il regolamento del
concorso stabilisce per i partecipanti l'invio di
una micro silloge di tre componimenti in
modo da rendere meno casuale la scelta dei
finalisti e il vincitore stesso. La giuria del
premio, composta quest’anno da poeti quali
Cristina Babino, Maria Grazia Calandrone,
Marco Di Pasquale, Renata Morresi, Massimo
Sannelli e Alessandro Seri ha determinato i
dieci poeti finalisti per i quali sono state
riprodotte su tela, come ormai succede dal
2006, poesie da loro scritte e indicate. In questi
tredici anni di storia hanno partecipato a Poesia
di Strada oltre 4.000 autori provenienti da ogni
regione italiana e da innumerevoli paesi esteri
(Argentina, Belgio, Brasile, Canada, Croazia,
Danimarca, Francia, Germania, Lussemburgo,
Macedonia, Russia, Svizzera e Stati Uniti) a
testimoniare una diffusa conoscenza del premio
ben oltre i confini nazionali. Questo importante
dato numerico è inoltre supportato dalla
qualità dei finalisti che si sono succeduti
nell’arco degli anni, alcuni dei quali poi sono
addirittura entrati a far parte della giuria del
premio.
Vydia Editore
Pp. 90
Euro 10,00
gennaio 2012 21
Cari Lettori, diamo così il via alla rubrica le-gale che mi vedrà impegnata a rispondere alledomande che vorrete avanzare e a illustrarealcune questioni giuridiche e sentenze rela-tive a fattispecie che più di frequente posso-no capitare. Ricordo che la rubrica ha carat-tere essenzialmente orientativo ed esprimeconsiderazioni giuridico legali rese a titolo diricerca giuridica. Pertanto, le risposte non deb-bono essere intese come pareri o consulenzetecnico legali e non possono sostituire le pre-stazioni professionali. Iniziamo parlando di la-vori usuranti e pensioni: nei giorni scorsi inGazzetta Ufficiale è stato pubblicato il DecretoMinisteriale 20 settembre 2011 con il qualesono state emanate le modalità operative perla presentazione della domanda di pensiona-mento per coloro che hanno prestato un’at-tività particolarmente faticosa e pesante.
La domanda dovrà essere presentata all’enteprevidenziale presso il quale il lavoratore èiscritto il quale deve indicare la volontà di av-valersi del beneficio e specificare i periodi incui è stata svolta l’attività con allegata docu-mentazione. A sua volta il Decreto Legislati-vo 21 aprile 2011 n.67 ha indicato il diritto alpensionamento con tre anni di anticipo per ilavoratori “usuranti”, fermi restando il re-quisito di anzianità contributiva non inferio-re a trentacinque anni e il regime di decorrenzadel pensionamento vigente al momento del-la maturazione dei requisiti agevolati.
Solo a titolo esemplificativo vengono con-siderati “usuranti” i lavori in gallerie, cave eminiere, in cassoni ad aria compressa, in spa-zi sottomarini, quelli eseguiti ad alte tempe-rature, in spazi ristretti, per asportazione del-l'amianto, nonché alcuni lavori notturni,quelli delle cosiddette “linee catena”, le atti-vità di conduzione di determinati veicoli di tra-sporto collettivo. Dopo venti anni di discus-sioni, passi avanti, ripensamenti e veti in-crociati il Consiglio dei Ministri ha così ap-provato un decreto che fa proprie le risultanzedei confronti svolti in questi anni, tanto chel’approvazione del provvedimento ha registratola piena soddisfazione di tutte le parti politi-che con il completamento così del processodi riforma del sistema previdenziale.
Scrivi a: [email protected]
FUTURO & DIRITTOAi liberi e fortidi Maurizio Sacconi
Ricordate i liberi e forti chia-mati all'appello da don LuigiSturzo? Oggi sono richiamatidall'ex ministro del LavoroMaurizio Sacconi. Sì, lui, pro-prio quello schierato dalla par-te di Marchionne nel referen-dum Fiat. L'ex ministro hascritto un libro ed è intervenutoper presentarlo nei giorni scor-si a Macerata, ospite del con-sigliere regionale Pdl FrancescoMassi, presso l'antica bibliote-
ca della facoltà di Giurisprudenza. Il titolodel volume (Ai liberi e forti, appunto) rimandaal celebre appello del Partito Popolare. Erail 1919. Si spronavano gli italiani a “coope-rare ai fini superiori della Patria senza pre-giudizi né preconcetti”. Oltre 90 anni dopoviene da chiedersi a che tipo di Patria si ri-ferisce Sacconi. Una dove la cooperazione ar-riva solo dal basso mentre in alto si godonoi “fini superiori”? O dove i forti sono liberidi fare e disfare? “I liberi e forti sono un po-polo – spiega l'ex ministro - che diffida de-gli interessi particolari che pretendono di far-si bene comune”. Che abbia già dimentica-to per chi è stato ministro in questi anni?
Alba nuova di Sofia Bolognini
Romanzo breve scritto dallagiovanissima jesina Sofia Bo-lognini, la storia è ambientatain un futuro imprecisato elontano dai contorni indefini-bili. Un giovane si trova con-dannato ad Invisibilità in quan-to poeta, lettore e scrittore, tut-te attività vietate dal governo.L’Invisiblità dura tutta la vitae condanna ad una totale soli-tudine assurda e crudele, poi-ché è una solitudine che si at-
tua tra gli uomini, nelle strade della vita ditutti i giorni. Un volta scopertosi solo Ni-cholas Habbet si trova ad affrontare se stes-so, le proprie scelte, gli errori compiuti, ciòche ha fatto e ciò che avrebbe dovuto fare.Ed è proprio spinto sull’orlo della pazzia che,per caso o per effetto di un destino esattoquanto misterioso, si trova a fare un in-contro che cambierà completamente la suavita. La Bolognini (classe '92) ha iniziato ascrivere questo libro a 15 anni e lo ha fini-to a 16.
Mondadori
Pp. 128
Euro 17,50
l'orecchio
di van gogh
editore
Pp. 96
Euro 10,00
A CURA DI MANOLA GIORGINI
INTERNAZIONALE a cura di Valentina Cesarini
La presente rubrica intende
fornire a meri fini di critica,
discussione e ricerca, brevi
estratti dalla stampa estera.
Una crisi evitabile
[…] La situazione finanziaria italiana non è
certo rosea, ma non è peggiorata di molto
rispetto a dieci anni fa.infatti l'Italia, come solo
altri paesi del mondo sviluppato, ha un avanzo
primario: ovvero, se si escludono i pagamenti di
interessi sul debito, le entrate provenienti dal
gettito fiscale superano le spese. Il problema,
allora, non è il debito in sé ma, piuttosto, i tassi
di interesse alle stelle, guidati più dalla paura che
dai fondamentali economici. Gli investitori sono
molto più nervosi di quanto non fossero in
precedenza e la preoccupazione che l’Italia possa
fallire innesca un circolo vizioso: la paura di
fallimento innalza i tassi di interesse e i tassi di
interesse elevati aumentano le possibilità di
fallimento. […] Se la Banca Centrale Europea si
impegnasse pubblicamente a sostenere il debito
italiano […], acquistando tutte le obbligazioni
necessarie, la preoccupazione di fallimento
svanirebbe e i tassi di interesse diminuirebbero.
Questo non basterebbe a sopperire alle debolezze
dell’economia italiana […], ma permetterebbe di
evitare un tracollo stile Lehman, di guadagnare
tempo per attuare riforme economiche[…]
Tratto da An avoidable crisis di James
Surowiecki, pubblicato il 5 dicembre 2011
su www.newyorker.com.
Mario Balotelli indica la strada
[…] Balotelli è diventato il maggior
rappresentante degli oltre 500.000 figli nati in
Italia da genitori stranieri che non si sono visti
riconoscere la cittadinanza. Nonostante il loro
marcato accento regionale e un’istruzione nelle
scuole italiane, la legge (n. 91 del 5 febbraio
1992) prevede che i figli di cittadini stranieri
possono richiedere la cittadinanza se, al
compimento del diciottesimo anno di età,
dimostrano di aver vissuto legalmente nel paese
per 10 anni. Il messaggio è chiaro: “Non sei uno
di noi”. […] Durante la visita di Balotelli al
Quirinale, Napolitano ha parlato in maniera
specifica di quel mezzo milione di bambini nati
in Italia che rimangono stranieri […] Gli italiani,
intanto, dovrebbero capire dove risiedono i lori
interessi maggiori: nei figli delle comunità
immigrate, nati in Italia, impegnati nei confronti
del loro paese e che parlano dialetto romano,
veneto o napoletano, o nel razzismo reazionario
e populista che cerca di ostacolare la corrente
e il vento del cambiamento. […]”
Tratto da Mario Balotelli points the way for Italian
society di Simon Martin, pubblicato martedì 22
novembre 2011 su www.theguardian.co.uk
massimoG. CONTE
È UN RIGASSIFICATORE alle porte diAncona la soluzione al problema di fab-bisogno energetico? Indubbiamente larisposta al quesito potrebbe inorgogli-re i marchigiani. Nell’attesa che la di-sputa tra i due grandi progetti richia-mati nel titolo si risolva si è pensato chela soluzione di creare un impianto di rigassificazione apoche miglia, meno di otto, dalla costa potesse essereuna buona scelta. Le intenzioni di chi ha compiuto que-sta scelta le capiamo e le condivideremmo se non vi fos-sero alcune considerazioni legate alla sicurezza, in pri-mis, e alla sostenibilità ambientale che ci inducono adun atteggiamento, quantomeno, prudente. Non si trat-ta di una differenza di vedute tra noi ed i tecnici della Re-gione Marche visto che i pareri dei tecnici sono stati tut-ti negativi. Prenderemmo distanza, invece, dalle decisionipolitiche di detta amministrazione che, non avendo ana-lisi favorevoli da far valere ha pensato bene, di concer-to col ministero competente, di bypassare ogni valuta-zione sia di impatto ambientale, sia di rispetto della in-columità degli abitanti, appellandosi ad una, quanto maiipotetica “necessità ed urgenza” che – francamente – cipare a dir poco pretestuosa. Ciò di cui stiamo parlando è un accordo tra la RegioneMarche ed una società dell’Anonima Petroli Italiana (ApiNòva Energia) che prevederebbe la realizzazione di unimpianto “off shore” localizzato a metà strada tra An-cona e Falconara Marittima. Alcuni fattori concorronoal caro energia italico: la decisione (a torto o a ragione,ribadita dai cittadini in ben due referendum) di non ri-correre al nucleare, la scarsissima propensione all’effi-
cienza e la non certa lieve incidenza di fiscalità rendo-no la bolletta per le famiglie e per le industrie italianeparticolarmente gravosa e penalizzante. Le soluzioni aiproblemi hanno un costo che riduce la somma dei be-nefici prodotti. Lo sappiamo. E vince l’idea che presen-ta il maggior saldo positivo nell’operazione. Si tratta, indefinitiva, di vedere se sia questo il caso e non ci pareproprio. Pensiamo, infatti, che non computare alcuni co-sti alfine di rendere maggiormente positivo il risultatosia un atteggiamento, oltre che truffaldino, anche mol-to pericoloso e potenzialmente criminale. Questa voltanon si tratta della solita sindrome Nimby. Le istituzio-ni hanno esagerato con la sottovalutazione dei proble-
mi. Dal punto di vista del bilancio ener-getico il gioco potrebbe non valere lacandela e non è nemmeno certo chel’operazione riesca come nei piani,tant’è vero che una clausola del con-tratto prevede che la società erogatri-ce del servizio sia garantita nei suoi ri-cavi anche nel caso non riuscisse ad ero-
gare tutto il combustibile previsto. La domanda è: se la Regione non fosse nella compagi-ne societaria avrebbe concesso questo “paracadute”? Viè sempre l’eventualità di un incidente, nonché, quella re-mota ma possibile di un atto doloso. Del resto se per que-ste operazioni è prevista la stipula di contratti di assi-curazione con “premi” elevati non si può, poi, sostene-re che detti rischi non esistano o che siano probabili-sticamente irrilevanti; se hanno degli incidenti le pe-troliere, chi ha garantito alla giunta Spacca che le me-taniere siano esentate da rischi di questo tipo? Questoscenario ci vede molto scettici riguardo la decisione adot-tata dalla Regione Marche circa la collocazione del ri-gassificatore. Uno scetticismo che diventa vero e propriosgomento pensando quale sarebbe l’effetto di un inci-dente o peggio di un atto di pirateria.�
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South Stream o Nabucco? Falconara Marittima
L’impiantooffshoreè la soluzione?
Aser offre il modo migliore per realizzarequalsiasi attività di ricerca elaborando lavorioriginali, e non le solite scopiazzature chespesso mettono in difficoltà gli studentipresso i docenti con gravi danni, anche, sulpiano dell’immagine. Aser fornisce servizi altamente qualificati,realizzati in forma ineccepibile sotto il
profilo documentario e contenutistico. Dal supporto alla stesura di tesi di laureaalla correzione e revisione di tesi già in cor-so di realizzazione, dalle ricerche biblio-grafiche e di materiale documentario allasintesi di testi italiani e stranieri e, per fi-nire, alla redazione di ricerche scolastichee tesine per ogni tipo di studi e concorsi (esa-
mi di maturità, concorsi pubblici, etc.). Asergarantisce serietà e professionalità dei ser-vizi, capacità di reperire materiale realmenteutile ai fini delle ricerche da svolgere, pun-tualità delle consegne, prezzi assoluta-mente competitivi ed agevoli modalità di pa-gamento. Agente in zona. Info: www.gruppoorbis.it
Pubbliredazionale
simoneSCHIAFFINO*
«IL VINO È IL PIÙ BEL DONO che gli dei hanno fat-
to all'uomo» diceva Platone, ancor più gradito in al-
cuni casi se è dolce. Eh già. Proprio in questi giorni
le uve che stanno appassendo sulla pianta della vite in vigneto saranno, prima di Natale raccolte, per pro-durre il vino passito. Vediamo da dove viene questo vino passum e qua-le è la sua storia più remota. Avete mai sentito par-lare di Hajji Firuz Tepe? Difficile, se non siete stu-diosi di archeologia. Questo nome si riferisce infat-ti ad una località sui monti Zagrosin Iran. Là, tra i resti di un villaggiodel periodo neolitico sono state tro-vate delle giare che avevano conte-nuto vino passito. L'argilla, materialeche il tempo non riesce a scalfire,conserva la sua natura fortementeporosa che fa da spugna e ricovero datutte le sostanze organiche. Gli studi hanno accer-tato che queste giare sono state costruite nel 5.500avanti Cristo. Dunque il passito anche se non pro-prio come lo intendiamo oggi e' stata la prima tipo-logia di vino bevuta. Infatti le aree orientali e soleggiate erano ricche
di zuccheri e anzi, più dolci erano e più piacevano.Una dolcezza accentuata il più delle volte casualmente
da sovramaturazioni o appassimenti al sole. Passandoper i sumeri, i greci, gli egizi, i romani, gli arabi, iMedici, i mercanti rinascimentali e altri ancora. Tutti su e giù per il Mediterraneo al cui centro si
trova la nostra penisola, che ha assorbito metodi eutilizzi adattandoli e trasformandoli in tradizioni pro-prie. E dando vita a vini dolci davvero di lunga du-
rata, per i tempi. È così anche nelleMarche, dove ogni tipologia di uvacoltivata può dare vita a un partico-lare vino passito. Vi consiglio dav-vero di fare una bella passeggiata neivigneti in questi giorni per assiste-re alla magia delle foglie che si tin-gono di giallo e rosso e per con-
templare un posto magico quale è il vigneto. Vi lascio ad una breve poesia: «Questo vermiglio
e liquido / zampillante rubino / prima che fusse vino/ del sole un raggio fu; / raggio, che dentro un grap-polo / per belle vie secrete / fu preso come in rete/ per non uscirne più». �
*delegato Onav Ancona
emanueleSUARDI
A BREVE SARÀ NATALE! Periodo di tradizioni. Allora
quale miglior momento per presentare sulle tavole del-
le ricette classiche della nostra tradizione marchigia-
na, di quando le migliori prelibatezze nascevano per necessità! Come il bostrengo (o fristingo, frustingo, fro-stengo, pistingo il nome cambia a seconda della zona)nato come piatto povero, era detto anche svuota cre-denze. Gli ingredienti sono:150 gr. Farro/150 gr. orzo perlato/200 gr. riso/Latte/300gr. Miele/3 uova/scorza di un arancio e di un limone/300gr. uva passa/300 gr. pangrattato150gr. Vino cotto/6 tazzine di caffe/150gr. fichi secchi tritati/200 gr. Cacao inpolvere/150 gr. farina di polenta/150gr. di farina/3 cucchiai di olio/1Kg. dimele e pere/50 gr. di gherigli dinoce/50 gr. mandorle tritate/50 gr. dipinoli. Ammollate il farro, l'orzo per-lato e il riso per almeno un'ora e poi cuocerli assiemeal latte, per circa 45 minuti.Mettere in una grande casseruola il miele, le uova in-
tere, le scorze a pezzettini, l'uva passa , il pangrattatobagnato con latte, il vino cotto, il caffè, i fichi secchitritati, la farina per polenta, la farina tipo 0 ed il cacaoin polvere, l'olio, le mele e le pere i gherigli di noce ,le mandorle sbucciate ed i pinoli. Il tutto va mischia-
to e cotto a fuoco basso per alcuni minuti dal primo bol-lore, quindi viene aggiunto il composto di cereali cot-ti nel latte, amalgamato bene e messo in una teglia benunta e cosparsa di pangrattato. Se il composto lo trovate troppo duro, aggiungete
poco latte. Lo spessore che si ottiene non dovrebbe su-perare i 5 cm. Mettere in forno a 140-150 gradi per
un'ora, lasciatelo riposare ancora un po'a forno spento, rovesciatelo su un piat-to di portata, cospargetelo di zucche-ro a velo e servitelo a tranci. Questa èla ricetta classica, se ne esiste una.Come per il nome cambiano anche al-cuni ingredienti da “credenza a cre-denza” in base alla necessità delle mas-
saie di allora per fare un dolce nel periodo delle feste.Onoriamo chi di necessità fece virtù, quindi eccedetepure di fantasia provando ad aggiungere del mistrà sec-co, cioccolata a pezzi o sostituire la farina 0 con quel-la di castagne. Ma soprattutto svuotate le vostre credenze senza pen-
sare a qualche caloria in più e servitelo pure con vinodi visciole e felice Natale.�
Parte dai sumerila magia del “passito”
Gustatevi Natale(e non pensatealle calorie...)
gennaio 2012 23
Il bostrengo, un ottimo“svuota credenze”
Un donofatto di solee dolcezza
www.danielesilvetti.it